a cura di Dario Bonetta e Fabio Paris 23 \ 27 luglio 2014 Brescia, Piccolo Miglio in Castello
CATALOGO
MOSTRA
Published by
Ufficio stampa, social network, fundraising Chiara Chiarelli
CorsivoBooks, Brescia http://www.corsivobooks.com/
Allestimenti Sabrina Baruzzi Chiara Chiarelli Davide Fogazzi Diego Taetti
ISBN 978-1-291-94419-8
Design Fabio Paris
Portale (dimensionale) progetto per l’ingresso alla mostra Gabriele Falconi gbr-falconi.tumblr.com
Testi schede Dario Bonetta Traduzioni Anna Paola Franchi Valentina Palumbo Crediti fotografici Lisa Boccaccio, Rinaldo Capra, Francesco Demichelis, Antonella Donara, Hugh Findletar, Renzo Marchetti, Allegra Martin,Mauro Prandelli, Davide Sala Courtesy by APALAZZOGALLERY, Brescia; AplusB, Brescia; Arte Sella,Trento; Fattoria La Loggia, Firenze; Galleria Giuseppe Pero, Milano; Galleria Dieci,due!,Milano; Gyeonggi Creation Center, Repubblica di Corea; Spazioborgogno, Milano
Copyright Pubblicato con licenza Creative Commons BY 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/
Con il patrocinio
Con la collaborazione di
SI RINGRAZIA
Emilio Del Bono, Sindaco del Comune di Brescia Laura Castelletti, Vicesindaco e Assessore alla Cultura, Creatività e Innovazione del Comune di Brescia Alessandro Boccingher (A+B studio)
In collaborazione con
Un affettuoso grazie a tutti gli ‘animali’ del MusicalZOO e nello specifico alle persone con le quali abbiamo direttamente condiviso questa esperienza: Armando Chiarini, Gabriele Falconi, Marco Tambussi, Ampelio Zecchini
Con il contributo di
030_2.0 arte da brescia 030_2.0 arte da brescia è una mostra collettiva che presenta venti artisti dal territorio bresciano che si sono distinti a livello nazionale ed internazionale e selezionati dalla divergente sensibilità di Fabio Paris, co-fondatore del Link Art Center e Dario Bonetta di A+B contemporary art.
La prima edizione della mostra ‘030 arte da brescia’ del 2003, curata da Fabio Paris e Francesco Tedeschi, vide come protagonisti alcuni degli artisti bresciani ora riconosciuti ed affermati a livello internazionale. Come più di 10 anni fa ‘030_2.0 arte da brescia’ propone una panoramica dove il luogo di nascita, di crescita o di azione degli artisti rappresenta il punto di incontro tra autori e storie personali. La mostra è presentata nel Piccolo Miglio del Castello di Brescia, luogo particolarmente adatto ad accogliere progetti d’arte contemporanea in tutte le sue espressioni. Sono stati selezionati un totale di venti artisti, così com’era accaduto nella prima edizione, di cui sono state mantenute alcune caratteristiche: oltre al numero e al criterio di provenienza geografica, la volontà di offrire una panoramica di tipologie espressive e linguaggi artistici.
Gli artisti invitati dai curatori presenteranno opere inedite e appositamente pensate per l’evento espositivo. Si tratta di: Silvia Beltrami, Antonio Cavadini (aka Tonylight), Francesco Fonassi, il trio di artisti Giovanni Fredi - Giorgio Mininno - Carloalberto Treccani, Marco Gobbi, Giorgio Guidi, IOCOSE, Marco La Rosa, Claudia Lauro, Francesca Longhini, Luca Macauda, Filippo Minelli, Elena Monzo, Bruno Muzzolini, NoiSeGrup, Marta Pierobon, Marta Roberti, Daniele Salvalai, Sara Scaramelli, Massimo Uberti.
Volendo riassumere i punti di contatto tra le ricerche artistiche si possono individuare sensibilità vicine le une alle altre. È il caso di Silvia Beltrami, Claudia Lauro, Elena Monzo e Sara Scaramelli che esprimono attraverso strumenti diversi, ma dominati dalla pittura, l’universo femminile usandolo come pretesto per indagare in senso più ampio il comportamento dei nuclei sociali che compongono la società contemporanea, partendo dalla sfera personale e famigliare per arrivare a community temporanee e spontanee della rete.
L’attenzione alle dinamiche sociali rappresentate e prodotte dalla rete e dall’universo tecnologico accomuna il progetto a 6 mani di Giovanni Fredi, Giorgio Mininno e Carloalberto Treccani il cui focus è sulla rappresentazione della violenza come gioco. Nel medesimo ambito di ricerca rientra il progetto fotografico e video di IOCOSE orientato alla definizione di possibili stilemi di comportamento da parte dei droni che si sostituiscono all’occhio umano ritraendosi attraverso una serie di Selfie.
Da annoverare come ricerca antropologica quella di Giorgio Guidi e Marta Pierobon che si caratterizza per la costruzione di particolare verosimiglianza di un universo nascosto e profondo cui tutti apparteniamo. In altra direzione invece il
030_2.0 arte da brescia is a group exhibition of twenty outstanding Brescianian artists, nationally and internationally recognized, selected by Fabio Paris, co-founder of Link Art Center, and Dario Bonetta, founder of A+B contemporary art gallery. The first edition of ‘030 arte da brescia’ took place in 2003 under the direction of Fabio Paris and Francesco Tedeschi. Some of the Brescianian artists that took part that time are now acknowledged and well established nationally and internationally. Like more than ten years ago, ‘030_2.0 arte da Brescia’ exhibits works where the place of birth, growth or work connects the artists and their personal histories. The location of the exhibition is the Piccolo Miglio of the Castle of Brescia, a place that is appropriate for contemporary art projects in all its forms. Like in the first edition, twenty artists have been selected based on same criteria: number, geographical feature, different media and expressions. The invited artists exhibit original works, created for the show. The artists are: Silvia Beltrami, Antonio Cavadini (aka Tonylight), Francesco Fonassi, the artists trio Giovanni Fredi - Giorgio Mininno - Carloalberto Treccani, Marco Gobbi, Giorgio Guidi, IOCOSE, Marco La Rosa, Claudia Lauro, Francesca Longhini, Luca Macauda, Filippo Minelli, Elena Monzo, Bruno Muzzolini, NoiSeGrup, Marta Pierobon, Marta Roberti, Daniele Salvalai, Sara Scaramelli, Massimo Uberti. Trying to find common features of the different artistic researches, it is possible to notice similar artistic sensibilities. Silvia Beltrami, Claudia Lauro, Elena Monzo and Sara Scaramelli express the world of women with different media. Through the feminine world, they investigate on the behavior of different contemporary social groups, starting from private and family life and going to temporal and spontaneous communities of the web. The project of Giovanni Fredi, Giorgio Mininno and Carloalberto Treccani, focusing on social dynamics represented and created by the Internet and technologies, shows violence that resembles a game. The photographic and video project by IOCOSE researches in the same field; it aims to define possible behaviors of drones that replace human eyes taking a series of selfies. Giorgio Guidi’s and Marta Pierobon’s research is anthropological and creates ostentation of a hidden and deep universe, to which we all belong. The new work by Filippo Minelli goes in a different direction. The works he created at the Gyeonggi Center in South Korea are exhibited in Brescia for the first time: they aim to visualize silence as a physical tool of landscape.
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lavoro inedito di Filippo Minelli che presenta per la prima volta a Brescia il frutto della sua recente residenza d’artista al Gyeonggi Center in Corea del sud: questi nuovi lavori hanno l’intento di visualizzare il silenzio come una forma fisica del paesaggio.
Dall’approccio concettuale o filosoficamente fondato è la ricerca di Marco La Rosa, Marta Roberti, Francesca Longhini e Marco Gobbi. I tre artisti, con strumenti del tutto diversi quali disegno, installazione e pittura, conducono lo spettatore all’interno dei propri lavori la cui materia è plasmata dalla contrattazione con il pensiero, per sua natura immateriale e imperituro. Provenienti dalla terra, diversamente intesa, sono i lavori di Daniele Salvalai e Luca Macauda. Il primo nella sua scultura tende alla rappresentazione della terra, ovvero del paesaggio, come luogo di sfide perdute. In mostra, infatti, K2 (meteorite) una scultura di grandi dimensioni che rappresenta in ferro la sintesi computerizzata della montagna più produttrice di vittime per la sua conquista. Luca Macauda invece parla della sua terra, la Sicilia, usata dalle civiltà pre-greche per la produzione di vasi in argilla cruda, azione sintetizzata nell’uso del pastello secco.
Sculture sonore sono invece quelle presentate da Francesco Fonassi che propone un recente progetto in cui chiede aiuto alla tecnologia per la realizzazione di uno strumento musicale impossibile e uscito dalla radicale immaginazione dell’artista. Atonio Cavadini (aka Tonylight), artigiano della tecnologia, mette in discussione la tecnologia stessa portandola all’errore, sviscerando la possibilità poetica al di fuori dei sistemi automatizzati imposti. Ponte tra la prima edizione di ‘030 arte da brescia’ e ‘030_2.0 arte da brescia’ sono Bruno Muzzolini e Massimo Uberti. Questi artisti presentano la loro ormai affermata ricerca. Il primo con la presentazione di opere che fanno dell’arte una disciplina resistente alle convenzioni e alle costrizioni del mondo in cui viviamo. Massimo Uberti fa dell’arte una ragione utopica in altra direzione, quella di costruttrice di possibili mondi ideali attraverso la materia luminosa del neon. Dario Bonetta e Fabio Paris Brescia, 23 luglio 2014
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The researches of Marco La Rosa, Marta Roberti, Francesca Longhini and Marco Gobbi have a conceptual and philosophical approach. Using different expressions, drawing, installation and painting, these artists lead the viewer inside their works, created by the negotiation of thought, immaterial and immortal by nature. The works by Daniele Salvalai and Luca Macauda come from different interpretation of land. The first one represents land in his sculptures, considered as landscape and place of lost challenges. He exhibits K2 (meteorites), a large-scale iron sculpture that represents the computerized synthesis of the mountain with the highest number of people who died climbing it. On the other hand Luca Macauda represents his land, Sicily, where pre-Greek societies produced raw clay vases, symbolized by the use of dry pastel. Francesco Fonassi presents sound sculptures. It is a recent project in which he produces an unreal musical instrument, invented by the artist’s imagination thanks to technology. Antonio Cavadini (aka Tonylight), a technological artisan, calls into question technology itself, mistaking it and finding poetry in forced automatic systems. Bruno Muzzolini and Massimo Uberti are the connection between ‘030 arte da Brescia’ and ‘030_2.0 arte da Brescia’, exhibiting their well-known researches. On one hand Bruno Muzzolini presents works that aim to depict art as a discipline far from conventions and coercions of our society. On the other hand Massimo Uberti represents the art as a different utopic intellect, creating possible ideal worlds thanks to the luminous matter of neon.
Dario Bonetta and Fabio Paris Brescia, July 23, 2014
FRANCESCO TEDESCHI Negli ultimi anni abbiamo assistito più e più volte alla realizzazione di mostre che raccontano altre mostre, ne ripercorrono la storia, i caratteri. Addirittura si è tentato di rievocare lo spirito e i dettagli di un’esposizione storica modificando lo stato dell’architettura interna di un edificio per farlo “inabitare” da un altro luogo. Non è questo il caso di ‘030_2.0 arte da brescia’, che guarda al presente e si proietta nel futuro, raccogliendo opere di autori più e meno noti, ma che interpretano questo particolare momento storico, fatto di contingenze, di frammenti di comunicazione, ma anche di proiezioni di modelli, di solidità derivate dalla sempre più avanzata competenza tecnologica. Questa mostra nel titolo e nell’impostazione richiama una precedente esperienza, ‘030 arte da brecia’ [1] di cui sono stato coprotagonista con Fabio Paris, Michela Arfiero e con gli artisti che undici anni fa avevamo selezionato a rappresentare non l’arte “bresciana”, che in sé è categoria inesistente, ma l’arte “da” Brescia, quella di autori di diverso rilievo, alcuni già conosciuti anche a livello internazionale, uniti dal fatto di essere nati o operare sul territorio bresciano. Non vi è alcun campanilismo, ora come allora, in questa scelta, ma essa si fonda su un tentativo di riconoscere come i tratti essenziali di un’epoca passino per le energie attive in un luogo, attraverso i singoli protagonisti. Allora quel progetto nasceva, per quanto mi riguarda, dalla precedente realizzazione di quattro mostre che dal 1998 al 2002 avevo contribuito a progettare – insieme ad altri due critici, Paolo Campiglio e Angela Madesani – per la Provincia di Milano. Periscopio, quello ne era il titolo, è stata una rassegna, destinata a giovani artisti al di sotto dei trentacinque anni, che si è fregiata della partecipazione di artisti già ampiamente riconosciuti, ha evidenziato alcuni autori, ne ha presentato altri che nel frattempo si sono persi per strada. Una serie di mostre disperse fra le tante, forse, ma che hanno avuto tutte il merito di presentare, documentandola con materiali accessori – interviste, dichiarazioni ecc. - una condizione in cui i singoli autori e i loro lavori sono stati, mi auguro, giustamente valorizzati. Trovare anche in questo nuovo progetto incentrato su Brescia alcuni artisti che nel frattempo si sono messi in luce, insieme ad alcuni giovanissimi di sicuro interesse vale a dimostrare come vi sia una vitalità dell’arte ben oltre i pochi nomi noti, molto noti o troppo noti e che, al di là delle mode, le proposte di molti giovani artisti siano sempre da considerare con attenzione, perché a volte colgono in modo nuovo e originale non solo i percorsi dell’arte, ma anche quelli della condizione oserei dire antropologica, più che sociale o esistenziale, nella quale ci troviamo. Conoscendo la passione di Dario Bonetta e di Fabio Paris, ma conoscendo anche il lavoro di alcuni degli artisti presenti in questa mostra, la validità dei quali si è già affermata, sono certo che ‘030_2.0 arte da brescia’ sia un’occasione per raccontare il presente dell’arte, dove l’ambiente bresciano conferma la sua vitalità.
In recent times many exhibitions that talk about other exhibitions, their stories and features, have been set up. Some even tried to recall the atmosphere and the details of a passed exhibition, modifying the architecture of a building in order to make another place “inhabit” it. It is not the case of ‘030_2.0 arte da brescia’, which focuses on the present and looks at the future, with works by well-known and less known artists, who describe this particular moment with its junctures, communication fragments and also projections of models and stabilities coming from an advanced technology. This exhibition recalls a previous one in its title and setting, ‘030 arte da brescia’[ 1 ]. I had a leading role in that exhibition together with Fabio Paris, Michela Alfiero and the artists we selected eleven years ago to represent not the “Brescianian” art, which does not exist, but the art from Brescia, made up by different artists, some of them even internationally renown, with the common feature of being born or working in Brescia. There was not that time nor is now parochialism in this choice, but the aim to acknowledge that the main features of a specific time can be found in the energies of a place through every character. In my view that project came from four exhibitions I set up with Paolo Campiglio and Angela Madesani between 1998 and 2002 for the Province of Milan. The show was called Periscopio and it was addressed to young artists under 35. Some already well renowned artists took part, some new ones stood out and other ones that participated do not produce art anymore. A series of exhibitions among others, but that presented and documented with interviews, declarations etc. the conditions in which every artist and work have been; I hope, rightly appreciated. The fact that in this new project focused on Brescia there are some known artists together with really interesting very young artists demonstrates the dynamism of art beyond the few known, well known or maybe too known names. It also demonstrates that, regardless to fashion, it is necessary to consider many young artists, because they sometimes understand not only art, but also the anthropological condition, more than the social and existential one, where we are. Knowing the strong passion of Dario Bonetta and Fabio Paris, and knowing the work of some successful exhibited artists, I am confident that the show ‘030_2.0 arte da Brescia’ is a way to talk about that current art, where the Brescianian environment confirms its dynamism. Milano, July 23, 2014
Milano, 23 luglio 2014
[1] 030 arte da brescia, A cura di Fabio Paris e Francesco Tedeschi. Catalogo con interviste agli artisti di Michela Arfiero. Brescia, Palazzo Bonoris, 3 maggio-1 giugno 2003
[1] 030 arte da brescia, curated by Fabio Paris and Francesco Tedeschi. Catalogue with artists interviews by Michela Arfiero. Brescia, Palazzo Bonoris, May 3-June 1 2003
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DARIO BONETTA
http://aplusbcontemporaryart.wordpress.com/
Il punto di osservazione dal quale sono partito per la selezione degli artisti di ‘030_2.0 arte da brescia’ è la stratificazione della mia storia nella città di Brescia che parte dall’importantissima esperienza universitaria, a pochi passi dall’attuale spazio espositivo di cui mi sono fatto carico, durante la quale ho incontrato Fabio Paris e Francesco Tedeschi. Francesco Tedeschi rappresenta per me il primo approccio sistematico, e nello stesso tempo interrogatorio e non definitivo, allo sguardo verso l’arte contemporanea e la sua storia. Fabio Paris invece mi ha trasportato in un mondo completamente nuovo, di fermento, legato alla contingente situazione artistica nazionale ed internazionale. Ognuno ha donato qualcosa in funzione della propria formazione, oltre che della propria esperienza di vita. Questo ultimo aspetto è forse lo strumento che più di altri ha dominato la personale ricerca nella produzione contemporanea che si sintetizzata anche in questa mostra.
La stratificazione di esperienze (lavorative, di studio e di relazione) ha caratterizzato elementi intellettuali ed affettivi che mi hanno messo in relazione con il mondo che si è voluto esporre in ‘030_2.0 arte da brescia’. Il metodo attuato per la selezione degli artisti è stato quello dell’ascolto del racconto dell’attuale viaggio in corso. L’attenzione è rivolta nei confronti di alcune questioni, come quelle del recupero, da parte delle ricerche degli artisti, di un’identità comune come elemento di scoperta e spunto per nuove riflessioni, come in particolare l’apertura al dialogo con il mondo. Ognuno degli artisti ha preso la propria strada partendo da premesse riconoscibili, e quindi dialoganti, trasformate in un linguaggio forte della diversità rispetto alla consuetudine e all’ordinario al quale siamo abituati. All’interno di questa tensione ho ascoltato quello che gli artisti vogliono dirci e che viene proposto con l’utilizzo maturo e denso degli strumenti espressivi: pittura, scultura, fotografia, video, suono, installazione.
Considero la mostra ‘030_2.0 arte da brescia’ un punto di arrivo, e nello stesso tempo un punto di partenza, forse un capitolo che cerca di fare ordine solo per il fatto che avviene. All’interno di sé apre a molteplici storie e sensazioni che hanno come elemento comune, in un momento di particolare difficoltà per la generazione alla quale appartengono questi artisti, e alla quale io stesso appartengo, la volontà di superare le stratificate ed attuali sordità alle necessità espressive che, come è stato per molti artisti della prima edizione di 030, sono poi diventate importanti e condivise sia sul territorio che nel mondo.Innegabile comunque la freschezza aurorale di questo capitolo, promessa che da inizio a una narrazione che ci vede già attenti a nuovi ascolti. Ringrazio tutti coloro che si sono impegnati per questa mostra. Brescia, 23 luglio 2014
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I selected the participating artists of ‘030_2.0 arte da brescia’ looking at the different layers of my story in the city of Brescia. It started during my amazing times at university, located near the gallery I later founded, when I met Fabio Paris and Francesco Tedeschi. To me Francesco Tedeschi is the first systematic, interrogative and non-ultimate approach to contemporary art and its history. Fabio Paris took me to a completely new, dynamic place, related to the present national and international art scene. Everyone gave something depending on their education and experiences. This last feature can be what really dominated the artistic research presented in this show. The layering of experiences (from job, education and relations) influenced the thoughts and feelings that related me to the world exhibited in ‘030_2.0 arte da brescia’. I selected the artists listening to their stories, to their journeys. This implies a special focus on some topics like the recovery of a common identity through the researches of the artists and the promotion of new considerations, favoring a dialogue with the world. Every artist has an own way and style, but some preconditions are recognizable and, therefore, they dialogue. They are transformed into a language that is different from the usual and ordinary one. I listened to what the artists wanted to communicate and presented using different media in a mature and solid way: picture, sculpture, photography, video, sound and installation. I consider the exhibition ‘030_2.0 arte da brescia’ a finishing and a starting point, maybe a chapter that aims to neaten through its happening. It creates many stories and feelings that, in this hard moment for our generation, want to overcome that lack of attention on those expressive needs that, like for many artists of the first 030 exhibition, started to be considered in Brescia and in the world. This chapter presents an undeniable freshness, a promise that starts a new story where we already are careful listeners, open for new narrations. I would like to thank everybody contributed to this exhibition.
Brescia, July 23, 2014
FABIO PARIS
http://www.linkartcenter.eu/
Dal mio drone ho osservato a volo d’uccello la galassia del panorama artistico contemporaneo del territorio bresciano, e i dieci artisti che ho invitato a partecipare a questa mostra sono lo specchio del mio sguardo di oggi.
Nei dieci, anzi undici anni da quando curai assieme a Francesco Tedeschi la prima edizione della mostra “030 arte da brescia”, ho avuto la fortuna e il privilegio di incontrare una nuova generazione di giovani artisti bresciani. Abbiamo selezionato un totale di venti artisti, così come era accaduto nella prima edizione, di cui abbiamo mantenuto alcune caratteristiche: oltre al numero e al criterio di provenienza geografica, la volontà di offrire una panoramica di tipologie espressive e linguaggi artistici: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video, dalla sound art all’installazione. In questa seconda edizione “030_2.0 arte da brescia”, la curatela e la selezione degli artisti sono state condivise con Dario Bonetta. Anche con Dario la conoscenza e la frequentazione sono di lunga data. Lo conobbi nel 2003, durante un viaggio scolastico a Berlino organizzato da Francesco Tedeschi con gli allievi dell’Università Cattolica. Dario era uno di loro. Quindi non è del tutto casuale che la curatela di questa mostra sia passata da Francesco Tedeschi a Dario Bonetta: un segnale di continuità di pensiero, il passaggio di “testimone” tra due generazioni. La selezione di questi artisti è avvenuta attraverso l’osservazione dell’evoluzione del loro lavoro. Ben consapevole dei continui sviluppi che la proposta artistica offre sul nostro territorio, sono certo di aver tralasciato qualcuno. Tuttavia, questa mostra non ha la pretesa di presentare “tutto” o “il meglio” del panorama artistico locale: è semplicemente la sintesi dello sguardo mio e di Dario. Vi propongo quello che il mio occhio ha catturato in questi anni: lavori di persone che ho conosciuto, frequentato, e con i quali il mio karma è entrato in sintonia – un fatto positivo che ha dato i suoi frutti e beneficiato entrambe le parti. Le loro opere vibrano ciascuna di sé, emettono quel “sound” che alimenta la linfa vitale di ciascuno di noi. Non è un caso che questa mostra “vibrante” si svolga in collaborazione con il festival MusicalZOO. Il “sound” è il leitmotiv: quale migliore occasione per fondere musica e arti visive?
Anche con gli “animali” – un termine con cui mi rivolgo spesso alle persone che stimo – del MusicalZOO la sintonia ha portato dei buoni frutti. “Stando in mezzo alla gente ho imparato ad amare gli animali”, diceva Eric Satie. [1] Nel frattempo, il mio drone (che vola sempre sottotraccia) è già in azione alla ricerca di nuovi panorami. Un sincero grazie a tutti. Brescia, 23 luglio 2014
From my drone, I got a bird’s-eye view of the galaxy of contemporary art in the Brescia area, and the ten artists I invited to take part in this exhibition are the mirror of my today’s vision. In the ten or perhaps eleven years since, with Francesco Tedeschi, co-curated the first “030 arte da brescia” exhibition, I’ve been lucky enough and privileged to meet a new generation of young artists from Brescia. We selected a total of twenty artists, as for the first edition, and we have retained some features: in addition to the number and the criterion of geographical origin, we wanted to provide an overview of the types and forms of artistic expression from painting to sculpture, from photography to video, from sound art to installation. For this second edition of “030_2.0 arte da brescia”, the curatorial selection of the artists is shared with Dario Bonetta, a long-standing friend with whom I have shared years of knowledge and experience. We met in 2003 during a school trip to Berlin organized by Francesco Tedeschi with the students of Università Cattolica. Dario was one of them. So it is not entirely coincidental that the management and organisation of this exhibition has been handed down from Francesco Tedeschi to Dario Bonetta: a signal of continuity of thought, the passage of “witness” between two generations. Selection of the artists was made by observing the evolution of their work. Well aware of the continuing development of local artistic proposals, I’m sure to have missed someone. However, this exhibition does not claim to present “all” or “the best” of the local art scene: it is purely a synthetic vision through two pairs of eyes: Dario’s and mine. I propose what in recent years has caught my eye: works of people I have met, associate with, and with whom my karma was in unison – a good thing that has paid off and benefited all parties. Their works have a vibration of their own, they emit the “sound” that nurtures our lifeblood. It is no coincidence that this “vibrant” exhibition occurs in collaboration with the MusicalZOO festival. The “sound” is a leitmotiv: what better way to blend music and visual arts? Even with the MusicalZOO “animals” – a term I often use to address the people I admire – syntony has brought good results. “Being in the midst of people I have learned to love animals,” Eric Satie used to say. [1] In the meantime, my drone (always flying undercover) is already in action seeking new horizons. My sincere thanks to all.
July 23, 2014 [1] Eric Satie, Quaderni di un mammifero. A cura di Ornella Volta. Adelphi. 1980.
[1] Eric Satie, Quaderni di un mammifero. Edited by Ornella Volta. Adelphi. 1980.
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SILVIA BELTRAMI http://www.silviabeltrami.com/
Prospettiva accidentale è un’opera a collage dalla forte connotazione pittorica. Le strutture geometriche come le figure di uomini e donne sono frutto di una minuziosa sovrapposizione di centinaia di ritagli di giornale e riviste. L’opera, come viene dichiarato nel titolo, si basa sull’idea della prospettiva accidentale sia dal punto di vista della sua geometria dominante che dal punto di vista concettuale. La direzione della prospettiva accidentale viene ribaltata usando i punti di fuga come punti di partenza per ognuno dei personaggi che lo abitano. Il centro dell’opera diventa il luogo del giudizio dato a ognuno dei personaggi da parte dell’artista: salvezza o condanna a seconda della prospettiva che il viaggio di ognuno intraprende nello spazio accelerato. Prospettiva accidentale is a collage that resembles a painting. The geometrical feminine and masculine figures are created layering hundreds of clippings from newspapers and magazines. As the title suggests, this work is based on accidental perspective, considered from the geometrical and from the theoretical point of view. The accidental perspective’s direction is diverted using the vanishing points as starting points for every character that inhabit it. The focus of the work is on the artist’s judgment on every character: liberation or sentence, depending on the perspective of everybody’s journey in a speeded up space.
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Prospettiva accidentale. 2014. Collage su faesite. 100x80 cm
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Untitled. 2013. Collage su faesite. 84x104 cm
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Untitled. 2013. Collage su faesite. 43x42 cm
ANTONIO CAVADINI (aka TONYLIGHT) https://www.facebook.com/tonylight.light?fref=ts https://www.youtube.com/user/tonylight
Con Piero Manzoni a Varsavia è una scultura ispirata all’idea di ordine\caos, di libertà. All’accensione, alla partenza della sequenza luminosa i 392 led rgb sono tutti sincronizzati. Col passare del tempo, un errore, una sfasatura, dovuta alla naturale distribuzione\interazione della corrente nel circuito, provoca un progressivo disordine nella sincronizzazione dei led, che presto sfocia nel caos. Una volta raggiunto il caos i led si stabilizzano, si sincronizzano a gruppi via via sempre diversi e mutevoli, come dei micro organismi che interagiscono tra loro. Premendo il pulsante di reset si fa ripartire il ciclo luminoso dall’inizio, come usa sorta di nube, di niente di universo privato, personale. Questo comportamento non è programmato né programmabile ma naturalmente indotto dall’artista nell’atto della creazione del circuito d’alimentazione. Con Piero Manzoni a Varsavia [With Piero Manzoni in Warsaw] is a sculpture inspired by the idea of order \ chaos and freedom. When turned on the sequence of 392 RGB LEDs is completely synchronized but, after some time, an error, a discrepancy due to the naturaldistribution\interaction of power in the circuit causes progressive confusion in the timing of the LEDs and it soon becomes chaos. In this chaotic juncture, the LEDs stabilize and synchronize into increasingly diverse and changeable groups, like microorganisms interacting with each other. Pressing the reset button, the cycle of lights restarts, like a cloud, nothingness, a private and personal universe. This behaviour is neither predicted nor predictable, but is naturally induced by the artist creating the power circuit.
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Con Pero Manzoni a Varsavia. 2014. Led rgb, gommapiuma, materiale sintetico, materiali vari. 200x100 cm. Foto Rinaldo Capra
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Flooding Noise. 2012. Luci ad incandescenza, componenti elettronici, legno, materiali vari. Dimensioni variabili. Foto Hugh Findletar
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Lumanoise. 2013. Legno laserato, stampa carta, componenti elettronici vari. 12x7x4 cm. Foto Allegra Martin
FRANCESCO FONASSI http://www.francescofonassi.com/
Canto minore (Minor Strain) è un fenomeno acustico generato attraverso un codice che applica modelli fisici non lineari alla sintesi sonora digitale. Il lavoro è frutto della collaborazione con il fisico esperto in modelli numerici nel campo della sintesi sonora Michele Ducceschi. La simulazione sonora, che si fonda sulla fluidodinamica e sulla sintesi modale, ha come oggetto un piatto metallico che si estende per 10.000mq e dialoga con un secondo piatto in scala 100:1. Il piatto viene percosso e messo in vibrazione applicando e modificando le condizioni fisiche in cui gli strumenti virtualmente suonano, secondo criteri compositivi che ne misurano e controllano i modi. Insieme all’opera sonora è presentato un paper che raccoglie contributi visivi e testuali di artisti e teorici, curato in collaborazione con Valerio Mannucci. Canto minore [Minor Strain] is an acoustic phenomenon generated through a code that attaches physical non-linear models to digital sound synthesis. It was created in collaboration with Michele Ducci, a physicist expert in models of equations for sound synthesis. The simulation is based on Newton’s law of elasticity theory and physics. A 10,000sqm metal plate interacting with a second plate on scale 100:1 composes it. The dish is beaten and made to vibrate by applying and modifying the physical conditions in which the instruments virtually play according to compositional criteria that measure and control each part. In addition to the sound work a paper is presented with visual and textual contributions collected in collaboration with Valerio Mannucci and Daniela Zangrando.
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Canto minore (Minor Strain). 2014. Listening session at Auditorium Parco della Musica di Roma (detail) Courtesy: Francesco Fonassi, Francesco Demichelis
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Canto minore. 2014. Image from self-archive
Canto minore (Minor Strain). Paper N.0_May ’14 (contributions by Francesco Demichelis, Michele Ducceschi, Francesco Fonassi, Valerio Mannucci, Alessandra Messali, Daniela Zangrando e Alberto Tadiello)
Canto minore (Minor Strain). 2014. Listening session at Auditorium Parco della Musica di Roma Courtesy: Francesco Fonassi, Foto Francesco Demichelis
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Simone W. 2014. HD video, color. 11’
GIOVANNI FREDI
http://instagram.com/giovannifredi
GIORGIO MININNO http://www.giorgiomininno.com
CARLOALBERTO TRECCANI http://www.carloalbertotreccani.com/
Il progetto Bovezzo mano armata è frutto di una temporanea convergenza di tre ricerche artistiche indipendenti. Il progetto verrà presentato in forma di 3 distinti book, uno per artista, e ha come contenuto immagini che sintetizzano tre diverse declinazioni della medesima ricerca. Il soggetto iconografico sul quale gli artisti si sono concentrati ha come argomento il rapporto infanzia/ violenza. La ricerca, di stampo sociologico, è avvenuta interamente attraverso le immagini disponibili in rete e da materiale cartaceo esistente, e vede decine di variazioni sul tema dei bambini che si atteggiano in vario modo brandendo armi. Bovezzo mano armata è una pubblicazione composta da 3 volumi, uno per artista, edita da Bruno (http://www.b-r-u-n-o.it). Testo all'interno del libro di Silvio Lorusso.
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The Bovezzo mano armata project comes from three independent artistic researches. It is made up of three photo books, one for every artist, that illustrate three different perspectives on the same artistic research on the relationship between childhood and violence. It is a sociological research. The ar t i st s use e xi st i ng pi ct ure s t ak e n f rom t he Int e rne t and pri nt e d phot og raphs, w i t h di f f e re nt pose s of chi l dre n hol di ng guns. Bovezzo mano armata is in 3 volumes, one per artist, edited by Bruno (http://www.b-r-u-n-o.it). The text is by Silvio Lorusso.
Giovanni Fredi, Bovezzo mano armata. 2014. Book 1/3. 11,5x16,5 cm
Giorgio Mininno, Bovezzo mano armata. 2014. Book 2/3. 11,5x16,5 cm
Carloalberto Treccani, Bovezzo mano armata. 2014. Book 3/3. 11,5x16,5 cm
MARCO GOBBI
https://www.facebook.com/marco.gobbi.39
Copy with original shadow è una scultura che nasce come risposta a una domanda, del tutto poetica, che l’artista si pone e che può essere cosi formulata: quando copio un oggetto copio anche la sua ombra? Nel caso della scultura presentata in mostra, nata dal prelevamento di un oggetto appartenente alla sfera familiare, avviene un cortocircuito in cui, completando l’ombra dell’oggetto prelevato aggiungendo la parte mancante (le zanne dell’elefante) essa si manifesta come vera ombra. In generale il lavoro artistico di Marco Gobbi si basa sul gioco che nasce dalla mancanza e dal ricordo e dalle sensazioni legate agli oggetti carichi di storie quotidiane e tensioni simboliche provenienti dalla storia dell’arte.
The sculpture Copy with original shadow is the answer to a poetic question formulated by the artist: when I copy an object, do I copy its shadow as well? The exhibited sculpture contains a familiar thing. Its shadow is completed adding the missing part (the elephant’s fang), which creates a real shadow. Marco Gobbi’s work focuses on aching, memories and feelings caused by objects with familiar stories and symbolism taken from art history.
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Copy with original shadow. 2014. Argilla, legno, ferro, grafite, ombra, luce.
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From the banks of a thought. 2013. Framenti di vetro. 27x15x11 cm
From the banks of a thought. 2013. Vista dell’installazione, Padiglione Crepaccio at yoox.com, 29-31 maggio 2013, Ca' Soranzo, Venezia. Foto Lisa Boccaccio.
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Portrait like a furniture by ClĂŠment Cadou ( serie, n 7 e n 8). 2012. Incisione su legno.
Portrait like a furniture by ClĂŠment Cadou (serie, n 7 , dettaglio)
GIORGIO GUIDI http://www.giorgioguidi.com/
Memories of a cut-off hand fa parte di una serie di sculture dal titolo Messaggi (2012-2013) che hanno come soggetto oggetti magici, dai Feticci alla scultura della Madonna di Lourdes. La riflessione dell’artista su immagini culturalmente così connotate si concentra sulle molteplici possibilità interpretative attribuite ai simboli nel trascorrere della storia. L’iconografia originale, infatti, viene sovrascritta da necessità profonde e da azioni che, nel caso dell’opera, sono intimamente legate al vissuto dell’artista e prendono forma attraverso oggetti e segni. La traccia lasciata sulla superficie dell’oggetto appare come un frammento, un dettaglio che nasconde piuttosto che completare la complessità di cui il simbolo è portatore.
Memories of a cut-off hand is part of a series of sculptures named Messages (2012-2013) that reproduce objects considered to have magic powers, such as talismans and sculptures of the Lourdes Madonna. The artist speculates on the possible interpretations of symbols in history. The original iconography changes because of needs and actions that, in this case, are deeply connected to the artist’s life and are represented with objects and signs. The trace on the surface of the subject is a fragment, a detail that hides more than completing the complex symbol.
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Messaggio#3: "everything was beautiful and nothing hurt". 2013, Ottone, bronzo, argento, polistirolo, stoppa, vetro, plastica e colori acrilici. 105x45x45 cm
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I tre punti#7 - medusa fiorita. 2011. pennarello inchiostri e stucco su cartongesso, cornice in abete colorato a mordente. 190x130 cm. Courtesy: APALAZZOGALLERY, Brescia
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Skull. 2010. Stucco, pizzi, legno, rete, strumenti musicali, polistirolo, pelo sintetico, dimensione installazione 400x400x300 cm. Courtesy Fattoria la Loggia
Skull. Performance 'La tigre e l'osso' VIR Viafarini in redidence, aprile 2011.
IOCOSE
http://www.iocose.org/
In Times of Peace è un progetto complesso al quale appartiene anche la serie fotografica Drone Selfies. Il drone è un oggetto bellico ad altissima tecnologia che si trova anche nella versione tecnologicamente elementare, inevitabilmente imprecisa, abbordabile economicamente. Da oggetto con uno scopo specifico di spionaggio, e quindi dotato di un sistema di registrazione video e fotografico, diventa un oggetto ludico che per la maggior parte del tempo non viene utilizzato. Il collettivo IOCOSE si immagina quindi le possibili attività che questi droni possono fare nei tempi di inattività, slegati dal controllo al quale sono indissolubilmente destinati. La serie Drone Selfie è una di queste attività, inutili e nello stesso tempo ironicamente contemporanee.
In time of Peace is an elaborated project to which the Drone Selfies series of photographs also belongs. The drone is a high-tech war unmanned aircraft. There can also be a version with lower a technology, which is more inaccurate and affordable. An object produced for espionage purposes, and equipped with a video and photographic recording system, becomes a sort of toy not very often used. The artist collective Iocose wonders what can these drones do in their downtime, when they are disconnected from the controlling system they are made for. The Drone Selfie series is one of these activities: they are useless and at the same time ironically typical of our time.
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In Times of Peace. #shopping #droneselfie #intimesofpeace. 2014. Stampa digitale su DBond. 30x30 cm
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In Times of Peace. #littleangels #droneselfie #intimesofpeace. 2014. Stampa digitale su DBond. 30x30 cm In Times of Peace. #lounge #droneselfie #intimesofpeace. 2014. Stampa digitale su DBond. 30x30 cm
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In Times of Peace. #bedroom #droneselfie #intimesofpeace. 2014.Stampa digitale su DBond. 30x30 cm In Times of Peace. #happyhour #droneselfie #intimesofpeace. 2014. Stampe digitali. Stampa digitale su DBond. 30x30 cm In Times of Peace. #restroom #droneselfie #intimesofpeace. 2014. Stampe digitali. Stampa digitale su DBond. 30x30 cm
MARCO LA ROSA
http://aplusbcontemporaryart.files.wordpress.com/2013/10/marco-la-rosa-2013-_-aplusb.pdf
Il titolo Antinomie è da intendersi nell’accezione di contrasto, opposizione o contrapposizione. Ogni singola opera, ogni singola antinomia, rappresenta un cambiamento di stato, sia fisico che mentale: è una rottura, una frattura, un passaggio, un salto, una dissociazione. Antinomie sono la rappresentazione fisica di un possibile percorso mentale. Le linee sono composte da gesso con aggiunta di polvere di alabastro, il materiale reso liquido è stato colato direttamente sulle superfici sulle quali l’artista ha posto l’attenzione. Il gesso, seccandosi, assorbe alcune delle caratteristiche delle porzioni di mondo prescelte (forma, colore, eventuali elementi estranei come polvere o sassolini).
The title Antinomie [Antinomies] of Marco La Rosa’s work means contrast, opposition or contraposition. Each work, each antinomy, represents a change of physical and mental state: it is a break, a fracture, a passage, a leap and a dissociation. Antinomie are the physical representations of a possible mental journey. The lines are made of plaster with the addition of powdered alabaster. The liquefied material was poured directly onto the surface that interested the artist. When drying, the plaster absorbs some features of the selected portions of World (shape, colour, any other extraneous elements such as dust or pebbles).
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Antinomie. 2013. Gesso alabastrino, armatura in ferro, installazione di dimensioni variabili (ogni singola striscia 12x100 cm, spessore massimo 6 cm). Courtesy AplusB, Brescia.
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Senza titolo (dittico). 2014. Cemento armato, pigmento e foglia d'oro. Ciascun pannello 43,5x34,5 cm. Courtesy AplusB, Brescia. Cemento. 2014. Cemento armato, pigmento. 24x19x3 cm. Courtesy AplusB, Brescia.
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Febbraio 2014. 2014. Cemento e pigmenti di colore, installazione, dimensioni variabili (28 pezzi, ogni singolo pezzo 15x10 cm, spessore 3cm). Courtesy AplusB. Foto Davide Sala
CLAUDIA LAURO
http://clauslaus.wordpress.com/
La serie denomianta Easy Day (una giornata qualunque) è formata da 8 opere ricamate a punto catenella sui fazzoletti di cotone ottocenteschi provenienti dalla dote ereditata dall’artista dalla propria famiglia. Claudia Lauro ci introduce, con la sua consueta attitudine catalogatoria, nella propria sfera personale indicandoci la profonda stratificazione di cui è portatrice in quanto appartenente alla storia del proprio nucleo familiare e nello stesso tempo a una collettività regolata. La riproduzione di 8 scatole di medicinali coincide con il mix di farmaci necessari a regolare gli enzimi del cervello al fine di permettere un normale andamento psicofisico della vita quotidiana di un familiare caro all’artista. The series Easy Day consists of 8 18 t h -century cotton handkerchiefs embroidered with chain stitch, passed down to the artist in her family dowry. Claudia Lauro takes the viewer into her personal life, with her usual inclination to classify everything. She shows her inner stratification given by her family history and her appurtenance to a well-instated community at the same time. The 8 reproduced medicine boxes symbolize the drugs a relative of the artist needs to regulate brain enzymes in order to have a regular mental and physical daily life.
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EASY DAY (una giornata qualunque) TAVOR ORO 1 mg. 2014. Rricamo su cotone. 37x37 cm
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EASY DAY (una giornata qualunque), LACIREX 4 mg, LANSOPRAZOLO RATIOPHARM ITALIA 30mg, LYRICA 75mg, MITTOVAL 10mg, PLAQUENIL 200mg,ZESTORETIC 20mg + 12,5mg. 2014. Ricamo su cotone. 37x37 cm ciascuno.
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EASY DAY (una giornata qualunque) SEROQUEL 200mg. 2014. Ricamo su cotone. 37x37 cm
FRANCESCA LONGHINI http://francescalonghini.blogspot.it/
Wood Sail è la sintesi del recente lavoro pittorico concentrato intorno al concetto di punctum inteso come quel particolare soggettivo irrazionale dal quale lo spettatore struttura la memoria dell’opera. Le tele pittoriche sono considerate dal punto di vista strutturale, e quindi, oggetto naturale dal quale partire per rielaborare tematiche del paesaggio. Nello stesso modo la scultura Wood Sail, da considerarsi un pretesto per far entrare attivamente la pittura nello spazio, fa interagire e rende visibili le caratteristiche dell’oggetto-opera considerando ogni elemento, comprese le imperfezioni, qualità distintive di una superfice/paesaggio che attrae l’osservatore all’interno di un residuale pezzo di passato o porzione di presente.
Wood Sail is the pictorial work based on a recent research on the punctum, that subjective and irrational detail the viewer uses to create the memory of the artwork. The canvases are structures, natural objects from where the landscape is considered. In the same way the sculpture Wood Sail is an opportunity to put the painting in a three-dimensional space. It creates interaction and highlights the features of the object, every element, including those imperfections that are the singular qualities of an area/landscape that draws the observer into a residual piece of the past, or of the present.
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Wood Sail. 2014. Legno inciso, marmolina, pigmento e grafite. 110x14x32 cm
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Blu di Prussia II. 2013. Cemento e olio su marmo. 30x14x5 cm
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Line. 2014. Pigmento e grafite su tela, 80x80 cm
LUCA MACAUDA
http://aplusbcontemporaryart.files.wordpress.com/2013/10/portfolio-luca-macauda.pdf
Untitled fa parte della recente serie di opere la cui principale caratteristica è la fascinazione dell’artista per il luogo originario, inteso come suo luogo di provenienza, ossia la Sicilia sud orientale. Partendo da ricerche specifiche sulla civiltà castellucciana e in particolare sull’oggetto che per eccellenza è testimonianza e portatore della sua memoria, Luca Macauda rielabora, attraverso la tecnica del pastello secco, il complesso portato dei vasi di argilla cruda. Essi sono parte di ogni corredo funerario e solitamente contenevano cibo per il defunto. Di particolare importanza il fatto che il materiale dei manufatti nasce dalla raccolta della terra sulla quale la civiltà castellucciana si è sviluppata, e la decorazione è la firma che ne definisce l’unicità. Luca Macauda’s Untitled, 2014 is part of the recent series of works dominated by his fascination for his place of birth, his origins, south-eastern Sicily. Starting from specific research on Castelluccio di Noto civilization, and in particular on its unique raw clay vases that are the main representation of its memory, Luca Macauda elaborates the layering of the vases using pastels. These vases were part of grave goods and usually contained food for the deceased. An important feature of these artefacts is that their material has the same origins as Castelluccio di Noto civilization. The decoration makes them unique.
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Untitled. 2014. Pastello morbido su tela. 136x204 cm. Courtesy AplusB, Brescia. Foto Davide Sala.
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Untitled. 2013. Pastello morbido su carta. 182x136 cm. Collezione privata. Foto Mauro Prandelli. Courtesy AplusB, Brescia.
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Untitled. 2012. Olio su tela. 10x8 cm. Collezione privata, Brescia.
FILIPPO MINELLI http://www.filippominelli.com/
Geometry of silence è un progetto che si basa sull’elemento di massima contraddizione per l’era contemporanea: il silenzio inteso in modo ambivalente come presenza e assenza. Da un lato presenza, in quanto fatto nominato da ogni cultura, dall’altro assenza, in quanto luogo per definizione in cui vi è assenza di ogni componente tangibile. Geometry of silence vuole rendere tangibile, con il media della fotografia e della scultura, la ricerca nell’area urbana, suburbana e rurale di Seul, Ansan, Incheon e Daebudo in Corea del Sud, di strutture caratterizzate dall’assenza di una comunicazione visuale. Dalla ricerca nel paesaggio l’artista ha estratto varie dimensioni e proporzioni standard di cartelli pubblicitari vuoti per creare una serie di lavori di varie materie diverse, tra cui una scultura monumentale. The project Geometry of silence is based on the greatest contradiction of our time: “silence” considered as an ambivalent presence and absence. It is presence because every culture acknowledges it; but it is also absence because it is by definition the absence of any tangible component. Using photography and sculpture, Geometry of silence aims to recreate in a tangible way the research on urban, suburban and rural Seoul, Ansan, Incheon and Daebudo areas in Corea, where structures have no visual communication. After his research on landscapes, the artist produced various standard sized and proportioned empty billboards to create a series of works of various materials, including a monumental sculpture.
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Ricerca visiva sul paesaggio urbano: Seoul, Incheon, Ansan 2014
Frame A/C. 2014. Stampa digitale. 80x120cm. Progetti realizzati col patrocinio di: Gyeonggi Creation Center. Gyeonggi Modern Art Museum.
ELENA MONZO
http://www.elenamonzo.com/
La rappresentazione della figura femminile è il focus intorno al quale si svolge la ricerca di Elena Monzo. Ogni elemento iconografico è ossessivamente ricercato e derivato dagli standard estetici imposti dalla cultura commerciale e popolare. Stereotipi reiterati nella patinatura delle pagine, gesti e azioni che provengono dal voyerismo della stampa trash, sono trasformati attraverso l’uso mixato di colore acrilico, grafite, texture di tessuti e glitter in un’iconografia di resistente vitalità all’appiattimento identitario alla quale l’immagine commerciale tende. Le donne che si incontrano nelle opere di Elena Monzo sono restituite a se stesse ed esprimono la complessità identitaria con i loro gesti, che vanno dalla drammatica solitudine alla giocosa e spensierata complicità.
Elena Monzo’s artistic research focuses on the feminine world. Every iconographic feature is obsessively refined and taken from esthetic standards of commercial and pop culture. These stereotypes are repeated in the patina on the pages. Acrylic color, graphite, different textures and glitters transform gestures and actions in these photographs taken from tabloids and create an iconography of dynamism in contrast to the flattening caused by that commercial image. The women in Elena Monzo’s works do not belong to anybody but themselves and express their complex identity in their actions that can come from dramatic loneliness or happy and carefree empathy.
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Jesus sister. 2014. Tecnica mista su carta. 170x110 cm
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New Geta. 2014. Tecnica mista su carta. 170x110 cm
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Ectoplasma. 2014. Tecnica mista su carta. 150x100 cm
BRUNO MUZZOLINI
http://www.italianarea.it/artista.php?artista=MUZB&let=M#alfabeto_artists
Le immagini che l’artista ci propone sono frutto di scatti eseguiti con una macchina fotografica analogica che accompagna l’artista nei suoi periodici sconfinamenti. Come di consueto le due immagini in mostra sono trovate e raccolte e ci mostrano una possibile narrazione difficilmente agguantabile. L’arcobaleno artificiale è composto da porta pillole settimanali contenenti psicofarmaci. Diversamente l’apparente rebus è composto da un bersaglio per arcieri parzialmente piegato che ha come soggetto un cervo accompagnato da un ferro di cavallo. Non è possibile ricostruire una possibile storia in ognuna di esse, si tratta semplicemente di frammenti non convenzionali di una quotidianità che noi avremmo ordinato in modo del tutto diverso e che non avrebbe avuto la medesima forza straniante. The exhibited photographs were shot with an analogic camera the artist took during his journeys. They have been found and collected and they illustrate a hard to understand narration. The artificial rainbow is made up of weekly pill cases containing psychopharmacological drugs. The illusory puzzle is made of a slightly bent bull’s-eye and has in its center a deer and a horseshoe. There is no story, but only unconventional fragments of a daily life we would have organized differently and with a much weaker estrangement power.
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Rainbow. 2013. Stampa digitale da pellicola analogica. 48x68 cm
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Target. 2013. Stampa digitale da pellicola analogica. 48x68 cm
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Hole. 2013. Stampa digitale da pellicola analogica. 48x68 cm
NoiSeGrup
http://www.noisegrup.org/NoiSeGrUp/NoiSeGrUp_home.htm
Il video Help di NoiSeGrup appartiene a un ciclo di opere che si concentra sulla problematica del rapporto tra uomo e territorio. In particolare l’azione del collettivo si è concentrata sulle aree di rischio per la salute pubblica. Help è il grido, di cui si fa portatore NoiSeGrup, emesso dal territorio stressato da ogni tipo di sfruttamento. In particolare il video si concentra sulla contaminazione PCB di alcuni aree apparentemente incontaminate. Il linguaggio del sistema di segnalazione con bandiere rispetta il suono emesso da questi campi e nello stesso tempo avverte che qualcosa di nascosto lo vive. Help is a video by NoiSeGrup and it is part of a series that focuses on the relationship between human being and land. The collective especially researched on danger for public health. Help expresses the scream of the overexploited land. This video illustrates how apparently uncontaminated areas are contaminated. The flags create a signage that reflects the sound of these fields and points out that something hidden is living there.
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HELP. 2013. video, HD, colore, sonoro. 00:57 sec
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Un immediato bisogno di aiuto. 2013. Progetto di arte pubblica, bandiere e affissioni, Affissione. 70x100 cm
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Untitled. 2014. Fotografia digitale, colore, stampa inkjet su alluminio. 90x100 cm Untitled(logo). 2014. Slide show, serie di 30 diapositive, colore. Dimensioni variabili
MARTA PIEROBON http://www.martapierobon.it/
Custode è una doppia scultura in cui viene sintetizzato, attraverso l’elaborazione di elementi iconografici e i caratteri di alcuni dei materiali utilizzati, il portato di un mito e di una leggenda. Appartiene alla tradizione greco-romana il mito di Cerbero che, con le sue tre teste, incarna il tempo passato, presente e futuro. La leggenda della spada nella roccia, invece, compare nella storia italiana a San Galgano di Siena e fa riferimento alla rinuncia alla vita da cavaliere. I luoghi di passaggio, fisici e mentali, sono i luoghi in cui l’artista si colloca per incarnare una narrativa mitica in oggetti che appaiono come “colonne” di portali, passaggi attraversati dallo spettatore per entrare nel mondo custodito dalle sculture stesse. The double sculpture Custode shows the importance of myths and legends elaborating iconographic elements and features of some materials she used. Cerbero is a GreekRoman mythological character, a dog with three heads that represent past, present and future. The legend of the sword in the stone symbolizes the surrender of knight life and it can be found in Italian history in San Galgano di Siena. The physical and mental crossing points are places where the artist positions herself to represent myths in objects such as “columns” of gates; junctures the viewer passes to enter the world guarded by the sculptures.
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Il custode. 2012. Legno, tessuto, argilla, resina, pittura e vernice spray, 145x35x25cm ciascuno. Courtesy APALAZZOGALLERY, Brescia
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Untitled#2. 2014. Stampa su specchio e alluminio. 120x84 cm. Courtesy APALAZZOGALLERY, Brescia
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II. Legno, stoffa, creta, resina, vernice e vernice spray. 180x42x27cm. Courtesy APALAZZOGALLERY, Brescia
MARTA ROBERTI http://vimeo.com/martaroberti
Selva romana è un’opera installativa composta da 169 disegni di 20x30cm ciascuno e disposti a parete. Questi disegni uniti tra loro creano l’immagine di un roveto fotografato dall’artista nei pressi del suo studio a Roma. I disegni sono delle incisioni realizzate su fogli di carta copiativa di grafite, ottenuti ricalcando l’immagine fotografica del rovo. Questa immagine provoca uno spaesamento rispetto allo stereotipo di Roma, una città percepita come portatrice di un passato grandioso, che qui viene rappresentata nella sua dimensione più selvaggia. Il roveto fa inoltre riferimento all’idea di rizoma, ripresa dal repertorio concettuale di Deleuze & Guattari, e che sta a indicare il movimento non strutturato del desiderio. Selva Romana [Roman wilderness] is an installation consisting of 169 20x30cm drawings hung on the wall. These drawings combined together create the image of a thicket photographed by the artist near her studio in Rome. The sketches are engravings on sheets of graphite copy paper, created retracing the photograph of the bushes. This image portrays a very different scenario compared to the stereotype of Rome, a city with a great past but here represented in its most savage dimension. The bushes also refer to the idea of rhizomes as conceived in Deleuze & Guattari's repertoire, indicating the unstructured movement of desire.
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Selva Romana. 2014. Installazione di 169 calchi su carta grafite. 270x320 cm. Courtesy Galleria Giuseppe Pero, MIlano
DANIELE SALVALAI
http://www.resilienzaitaliana.org/Daniele_Salvalai.php
K2 (meteorite) è un’opera che nasce dall’osservazione attraverso l’occhio a volo d’uccello di google earth della montagna che ha sconfitto il maggior numero di scalatori per la sua conquista. L’osservazione viene sintetizzata attraverso una ricostruzione modulare e geometrica in elementi di ferro saldati tra di loro. La geometria che Salvalai utilizza solitamente appartiene alla natura, per questo motivo giungere alla definizione di una geometria complessa come quella del k2 è paragonabile alla sua conquista. Salvalai, artista che proviene da zone montane, sa che la sfida di ogni scalata non è mai una conquista definitiva, la montagna, infatti, la si deve abbandonare. Per questo motivo capovolge K2 e lo rende un meteorite, oggetto per eccellenza momentaneo e inafferrabile. The idea of K2 (meteorite) comes from viewing the mountain that deceived the highest number of climbers on Google Earth. This view is symbolized by soldered iron geometrical elements. Usually Salvalai represents nature with geometric shapes and, therefore, depicting the complex geometry of K2 is like climbing it. Salvalai comes from an alpine region and knows that every climbing is not a conquest because you also have to leave the mountain. This is the reason why he turns K2 down and makes it a temporary and unreachable
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K2 (meteorite). 2012-13. Ferro. 109x300x196 cm
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Osservatorio II e Sepolcro. 2011, Museo Gipsoteca Antonio Canova, Possagno (TV) Osservatorio II. 2011. Ferro, 58x300x400 cm. Chiesa del monastero di San Remigio, Parodi Ligure (AL) Foto Antonella Donara Carapax e Minotauromachia. 2009. Mostra personale Prothesis, Galleria Dieci.due! Milano
Alveare – omaggio a La Ruche de Montparnasse. 2009.
Legno. 4,20x18,50x16 m
Foto Renzo Marchetti. Courtesy Arte Sella – Incontri Internazionali Arte Natura. Borgo Valsugana (TN).
SARA SCARAMELLI http://www.sarascaramelli.it/
Caelifera crativa è l’opera installativa composta da due dipinti, uno dei quali appartiene alla famiglia dell’artista e ha accompagnato l’infanzia della pittrice con la sua immagine ammonitrice di vanitas. La squillante opera di grande formato dipinta da Sara Scaramelli rappresenta, invece, il doppio ritratto dell’artista, in posa come modella e nell’atto di dipingere la realtà circostante, con lo sguardo concentrato sullo spettatore. L’atmosfera sospesa e irreale che domina l’insieme è accentuata dalla sovrapposizione di insetti Caeliferae che congelano il tempo scenico, e nello stesso tempo lo rendono fragile ad ogni tentativo di eternità della pittura.
Caelifera crativa is an installation consisting of two paintings, one of which belongs to the artist’s family and accompanied the painter’s childhood with its warning image of vanitas. The brightly coloured large-size work painted by Sara Scaramelli represents the double portrait of the artist, posing as a model and painting the surrounding reality gazing at the viewer. A suspended and unreal atmosphere dominates the installation. The superimposition of Caeliferae insects, which freezes the time of the painting and takes it to a fragile eternity, emphasizes the atmosphere.
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Caelifera creativa. 2014. Olio su tela. 170x180 cm G. Marani, Ginger. 1975. Tecnica mista. 58,5x43,5 cm
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Conversazione. 2011. Olio su tela. 60x90 cm
Le tre etĂ . 2011. Olio su tela. 100x120 cm
Ettore. 2013. Olio su tela, 40x30 cm
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Tina e Claudia. 2011. Olio su tela. 80x80 cm
MASSIMO UBERTI http://massimouberti.it/
Lo spazio evocato dai lavori di Massimo Uberti è uno spazio transitorio, un luogo di cantiere (la scala) dove ogni strumento è necessario alla definizione di un confine entro il quale costruire il proprio mondo (loved space). È il mondo che noi amiamo e che appare fragile come la luce impalpabile. Per l’artista è lo spazio della creazione, dell’arte stessa; il luogo ove appaiono e nello stesso tempo scompaiono, le immagini necessarie alla produzione di mondi, città e poesia, nei quali ritrovarci. Ognuno è interrogato dalle opere di Massimo Uberti a immaginare, e nello stesso tempo a vedersi, all’interno di uno spazio senza confine, ma che non è composto dalla stessa materia nella quale viviamo.
Massimo Uberti depicts a temporary and in progress space in his works (the ladder) where every tool defines boundaries where to build a personal world (loved space) It is a world we love, it is as fragile as intangible light. The artist considers it the space of creation, of art; the place where the necessary images to create that worlds, cities and poetry where we can find ourselves, appear and disappear at the same time. With his works Massimo Uberti invites the viewer to imagine and visualize her and himself in a place without boundaries, made of a different substance from the world we live in.
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Senza titolo. 2012. Neon e trasformatore. 250x40 cm. Courtesy Spazioborgogno, Milano.
Loved Space. 2014. Neon e trasformatore. 60x30 cm. Courtesy brothers' art gallery - Lugano
030_2.0 arte da brescia A cura di Dario Bonetta e Fabio Paris Publisher: Corsivo Books, Brescia 2014 http://www.corsivobooks.com/ Pubblicato con Licenza Creative Commons BY 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/ Stampato e distribuito da: Lulu.com www.lulu.com ISBN 978-1-291-95033-5
SILVIA BELTRAMI
ANTONIO CAVADINI (Aka TONYLIGHT) FRANCESCO FONASSI
GIOVANNI FREDI GIORGIO MININNO CARLOALBERTO TRECCANI MARCO GOBBI
GIORGIO GUIDI IOCOSE
MARCO LA ROSA
CLAUDIA LAURO
FRANCESCA LONGHINI LUCA MACAUDA
FILIPPO MINELLI ELENA MONZO
BRUNO MUZZOLINI NoiSeGrup
MARTA PIEROBON
MARTA ROBERTI
DANIELE SALVALAI
SARA SCARAMELLI
MASSIMO UBERTI