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Famiglia Baldetti Felice, vignaioli da oltre un secolo
POGGIO SORBELLO, FAMIGLIA BALDETTI FELICE, VIGNAIOLI PER NATURA DA OLTRE UN SECOLO
L’azienda, a conduzione familiare, nasce grazie alla famiglia Baldetti nei primi del Novecento sulle colline tra Cortona e Montepulciano (terra del Vino Nobile), al confine tra le provincie d’Arezzo, Siena e Perugia. Dal centro aziendale, posto a 360 s.l.m., si intravedono il Lago Trasimeno, le montagne cortonesi, il Monte Amiata e il Subasio.
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ne tecnologie. “Quello che contraddistingue la nostra azienda è l’estrema selezione delle uve: in base all’andamento climatico dell’annata e alla risposta delle viti al diverso terroir, dei dieci ettari di vigneto infatti solo i tre migliori vengono scelti per la vinificazione. Su di essi viene effettuato un diradamento dei grappoli all’invaiatura e successivamente, durante la raccolta manuale in cassette, viene fatta un’ulteriore cernita. Per finire, dopo la diraspatura, viene effettuata, su di un tavolo di cernita, la selezione manuale degli acini, volta a eliminare eventuasoffice. In seguito alle sfecciature, i nuovi vini vengono avviati all’affinamento in barriques o nei serbatoi di cemento, dove rimangono per circa un anno. Le barriques utilizzate sono tutte di rovere francese e rimangono in uso per cinque anni: questo permette di ottenere dei vini che rispettino appieno le caratteristiche pedo-climatiche dell’annata. I nostri vini si contraddistinguono per il loro stile elegante e pulito, profumi netti ma mai aggressivi, rotondità in bocca data da tannini morbidi ma decisi. Sono vini che si prestano per natura a esser invec-
daniela fabietti
I vigneti, da sempre presenti in azienda, iniziano a esser ammodernati dalla metà degli anni Novanta da Felice Baldetti con l’introduzione di varietà locali e internazionali che meglio esprimono le proprie caratteristiche in questo territorio, come il Syrah. In queste colline, vocate fin dai tempi più antichi alla produzione di uve d’altissima qualità, la famiglia coltiva oggi circa dieci ettari di vigneto con un’età media che si aggira attorno ai vent’anni e sesto d’impianto ad alta densità (circa 5.200 ceppi/ettaro). Il metodo principale di allevamento è il cordone speronato. Le varietà presenti sono il Syrah, che è il vitigno alla base della Denominazione Cortona Doc, il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Sangiovese. Recentemente sono stati impiantati anche dei vitigni a bacca bianca, quali Chardonnay e Viognier, e altri vitigni autoctoni. I metodi di coltivazione utilizzati mirano al massimo rispetto dell’ambiente e al mantenimento del naturale equilibrio tra pianta, terreno e microrganismi, portando all’ottimizzazione ed elevazione di tutte le caratteristiche organolettiche delle uve. Tale impegno è agevolato dal fatto che tutti i vigneti sono cinti, come in un abbraccio, da antichi boschi che creano un microclima unico, aiutando la diffusione e la riproduzione degli insetti utili, che in questi ambienti naturali trovano il loro habitat ottimale. Nel 2014, dopo alcuni anni di prove di vinificazione, grazie all’ingresso in azienda di Daniele Baldetti dopo la laurea in Agraria, viene costruita la cantina che coniuga la tradizione con le moderli bacche danneggiate. Tutte le altre uve invece vengono destinate alla vendita. La fermentazione e la successiva macerazione, che a seconda delle uve e dell’annata dura dai 25 ai 45 giorni, avviene in tini d’acciaio a temperatura controllata e i mosti non superano mai la temperatura di 27° per mantenere integri tutti gli aromi e i profumi caratteristici del terroir. Dopo tale periodo, i vini vengono separati dalle vinacce con una pigiatura molto chiati a lungo in bottiglia”. Oltre a essere vignaioli per natura, la famiglia Baldetti, grazie al suo amore per la natura e per la biodiversità, conduce nei propri terreni altre innumerevoli colture quali olio extravergine d’oliva, fagiolina del Trasimeno, fagiolo zolfino, zafferano, aglione e altri prodotti tipici di questo meravigliosa territorio.
Il 2000 è stato un anno importante non soltanto per l’inizio di un nuovo millennio, ma anche perché è in quell’anno che Bibi Graetz inizia un percorso nuovo della sua vita. Ha poco più di trent’anni ed è circondato dalla bellezza.
andrea cappelli
Suo padre, isrealiano, è uno scultore di rilievo internazionale; sua madre, norvegese, è figlia di artisti. Lui è nato e cresciuto in un castello a Fiesole, quello di Vincigliata, che domina Firenze. Dopo aver frequentato il liceo artistico era naturale che anche lui si misurasse con l’arte. “Mi dedi-
BIBI GRAETZ FESTEGGIA NELLA NUOVA CANTINA NEL CENTRO DI FIESOLE I PRIMI VENT’ANNI DI “COLORE”
cavo a una pittura istintiva, gestuale – ci racconta – uno scavare nella tela per poi riempirla di colori. I miei colori primari”. Anche se proviene da una formazione artistica, quando decide, alla fine degli anni Novanta, di dedicarsi alla vigna di famiglia a Vincigliata, lo fa mettendoci la faccia. E il sudore. La vigna, di due ettari, giace sulle colline di Fiesole, non particolarmente rinomate per il vino, ma è composta da viti molto vecchie, dai 30 agli 80 anni, quelle che i francesi venerano e che indicano con enfasi nelle etichette come vieilles vignes, un certificato di nobiltà. A 300 metri d’altitudine il suolo è dominato da argilla e galestro, con esposizione nord-est. Ma cosa unisce il vino e l’arte, cos’hanno da dirsi? “Il vino non è soltanto agricoltura. È estetica, profumo, sapore, colore. Ci offre la possibilità di esprimere concetti, adattare la natura ai nostri obiettivi e perfino ai sogni. E dunque è creatività, comunicativa. Il vino è qualcosa che, evolvendosi, può durare negli anni. È civiltà ed è storia. Il vino è arte”. All’inizio Bibi fa i primi esperimenti e si appoggia ai consigli di un caro amico, grande esperto di vigna e cantina. Fin da subito, legge la vite e il vino secondo i suoi canoni di artista, la sua vitalità, e un pizzico d’incoscienza, caratteristica di un personaggio fuori dal comune. È appunto il 2000 quando comincia un percorso fatto di passione. “Al mio amico enologo dissi semplicemente: voglio fare il vino più bello del mondo”. Sì, non il vino più buono, ma il più bello. Perché in fondo Bibi già sapeva che quella era la sua strada. E ce la fece. Il primo anno, alla prima vendemmia, già il suo vino era indicato dalle guide più prestigiose tra i migliori in Italia. Alla seconda vendemmia, nel 2001, al Vinexpo di Bordeaux fu definito il miglior vino rosso del mondo. “Il vino rendeva possibile la mia urgenza di esprimermi, era un traguardo da perseguire giorno dopo giorno. Quel ‘gioco’ sarebbe diventato la mia vita”. La forza della sua viticoltura è quella di saper guardare. Che diventa poi un elemento chiave per capire le viti che ha davanti. “Legavo ogni singolo tralcio a raggiera. Quindici centimetri l’uno dall’altro perché potessero inebriarsi di sole e avere la possibilità di esprimersi. Era il 2003 e il mio agronomo disse che non c’era in Italia una vigna lavorata come la mia”. Una vigna boutique, come ormai oggi molti la definiscono. Sono appunto vent’anni che Bibi Graetz crea vino e per quest’anniversario ha voluto organizzare lo scorso aprile, nonostante la pandemia, una verticale del suo primo vino Colore. Un viaggio nei suoi primi vent’anni da vigneron. Dalla sua nuova cantina nel centro di Fiesole, con la barricaia panoramica su Firenze, insieme a James Suckling, il più importante esperto di vini al mondo dalla sua sede di Hong-Kong, hanno dialogato per una straordinaria degustazione verticale che ha ripercorso tutte le annate di questo vino cult. Sei città, anch’esse in collegamento streaming, con i vini precedentemente ricevuti, hanno celebrato Colore, assaggiando questa unica verticale: Bordeaux, Zurigo, Londra, Seoul. In ognuna di queste città, presenti giornalisti e importanti collezionisti di vini.