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I numeri di Valoritalia

VALORITALIA

2 MILIARDI DI BOTTIGLIE CERTIFICATE NEL 2020

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Quasi 2 miliardi le bottiglie di vino certificate da Valoritalia nel 2020 con un aumento complessivo dell’imbottigliato dell’1%. Sfiorati gli 8 miliardi di valore per le denominazioni gestite dall’ente, grazie al lavoro di 100mila operatori inseriti nel sistema di controllo.

andrea cappelli

È quanto emerge dal Rapporto Annuale della società italiana leader nella certificazione dei vini a denominazione che conferma la buona tenuta del prodotto imbottigliato complessivo nell’anno della grande pandemia, in crescita dell’1% rispetto al 2019. L’ente certifica il 43% della totalità delle denominazioni d’origine nazionali, il 57% della produzione interna, pari a oltre 19 milioni d’ettolitri. “Sono numeri che testimoniano la bontà del lavoro svolto per far fronte a una crisi senza precedenti – commenta il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio – pur nelle oggettive difficoltà di questi mesi legate all’imperversare del Covid-19 non abbiamo mai cessato le nostre attività di controllo e certificazione. Un risultato positivo, agevolato dalla tempestività con la quale le Istituzioni hanno affrontato l’emergenza e sostenuto dalla capacità di enti come i nostri e dall’operato dei player dell’intero mondo produttivo di mantenere saldo il timone, pur di fronte a una tempesta di portata mondiale”. Solo nel 2020 le posizioni gestite dall’ente sono state oltre 124 mila, quasi 11 mila le visite ispettive, delle quali il 68% in campo e il 32% in cantina; hanno superato quota 1 miliardo i contrassegni distribuiti, 229 le denominazioni gestite, 5mila le tipologie di vino con 729.601 movimenti di prodotto registrati e tracciati. Nelle stime di Valoritalia, le prime 10 denominazioni coprono il 72% del valore complessivo dell’imbottigliato di tutte le 229 denominazioni certificate. Il fulcro di questo sistema è formato dalle principali denominazioni del Nord Est, a cominciare dal Prosecco Doc (per un valore di 2.152 milioni di euro), Delle Venezie doc (817 milioni) e Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg (553 milioni). Un lavoro capillare, precisa il direttore Giuseppe Liberatore “che ha contribuito a tenere in linea di galleggiamen-

Francesco Liantonio Giuseppe Liberatore

to il settore in uno dei periodi più complessi della storia recente. Nell’insieme la viticoltura nazionale ha reagito bene al lockdown, pur nelle difficoltà dettate dalle restrizioni sui movimenti e dalla lunghissima chiusura dei canali Horeca, anche a livello internazionale. L’andamento dell’imbottigliato, secondo il Report di Valoritalia, aggiornato a settembre 2021, è in decisa crescita: a partire da giugno 2020, in corrispondenza della progressiva riapertura dei canali commerciali, Valoritalia ha registrato un deciso balzo in avanti dell’imbottigliato, aumentato in poco più di un anno di oltre il 13%. E le proiezioni sulle tendenze del 2021, assolutamente positive, non fanno che confermare la validità della strada intrapresa”. Assieme all’Annual Report 2020 di Valoritalia è stato diffuso anche il Rapporto Osservatorio Nomisma-Valoritalia sul valore delle certificazioni nel percepito di produttori e consumatori, dal quale sono emersi molti dati davvero interessanti. Uno studio che ha visto coinvolte oltre 100 imprese vitivinicole e 1000 consumatori di vino tra i 18 e i 65 anni in 2 diversi step d’indagine, realizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro (a settembre 2020 e 2021). I vini biologici, sostenibili e a basso contenuto alcolico saranno quelli che guideranno i trend di mercato del prossimo futuro e, per intercettare queste opportunità, il ruolo delle certificazioni diventa sempre più importante. Nell’acquisto di un vino, infatti, se il 64% dei consumatori tiene d’occhio soprattutto la Denominazione d’Origine e l’Indicazione Geografica, un buon 20% controlla la presenza del marchio bio o di sostenibilità con una crescita dal 4% del 2020 al 5% del 2021 dei consumatori interessati ad acquistare in particolare un vino a marchio bio o sostenibile, così come l’attenzione alla gradazione alcolica è cresciuta dal 9 al 12%. E, nell’arco di un anno, è cresciuto anche del 6% il panel di consumatori che riconosce il valore aggiunto delle certificazioni sul vino (dal 61 al 67% per la certificazione bio e dal 55 al 57% per la certificazione sostenibile). Del resto la pandemia ha accresciuto la sensibilità del consumatore verso il carrello “green”, tanto che il 61% degli ita-

liani nel 2021 ritiene importante che i prodotti alimentari che acquista siano sostenibili contro il 55% nel 2020 (+2 milioni) e il 57% nel 2021 ritiene importante la presenza del marchio bio contro il 55% del 2020 (+600mila). “Il concetto di sostenibilità, declinato nelle sue diverse accezioni, offre importanti impulsi alle trasformazioni dei mercati e alle richieste degli stessi – ha commentato Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas – e definisce scenari in costante evoluzione. Questo sia dal lato della domanda che sul fronte dell’offerta. Il caso Equalitas, il cui standard in pochi anni ha ottenuto concreti riconoscimenti da parte dei principali organismi internazionali e dei più importanti monopoli del Nord Europa, ne è un felice esempio. La direzione è segnata e fa piacere vedere come grandi imprese vitivinicole italiane ci seguano in questo percorso sul quale siamo stati tra i primi a muoverci”. “Origine, sostenibilità e attenzione alla salute rappresentano le tre direttrici principali nella scelta di consumo degli italiani in questo ‘new normal’ che coinvolgono necessariamente anche il vino – ha dichiarato Denis Pantini, responsabile agroalimentare & Wine Monitor di Nomisma – le imprese vitivinicole hanno compreso benissimo l’orientamento ‘green’ dei consumatori, tanto che il 90% si dice d’accordo sul fatto che nei prossimi due anni i consumatori mostreranno un crescente interesse per i vini biologici e sostenibili”. Dal rapporto Nomisma è anche emerso come la sostenibilità sia già un driver delle strategie aziendali: 9 aziende su 10 hanno infatti intenzione di adottare almeno una nuova certificazione entro i prossimi due anni. Il 15% delle aziende ha già una certificazione di sostenibilità Equalitas o Viva, mentre il 27% sta progettando delle iniziative su questo tema, il 24% ha in corso un progetto di certificazione di sostenibilità e il 27% ha già in atto delle concrete iniziative su questo tema. E tutto questo – come rileva l’indagine Nomisma – non solo perché avere una produzione di vini certificati sostenibili ha il vantaggio semplicemente di essere più “green” (47%) ma anche perché si valorizza economicamente il prodotto, accrescendo la marginalità e ricavi (22%). Le aziende vitivinicole italiane prevedono inoltre per il 2022 un buon aumento delle vendite di vini bio e sostenibili, con una previsione, rispettivamente per le due tipologie, di vendite in aumento (tra il 2% e il 10%) del 41% sul mercato nazionale e 43% all’estero e del 38% (Italia) e 42% estero. Tutto questo mentre bio e sostenibile potrebbero un giorno confluire sotto un unico marchio, un percorso che ritengono possibile sia Liantonio che Ricci Curbastro, ma “con molta cautela”, sottolinea Liantonio. Si intravede invece all’orizzonte la possibilità di arrivare a un marchio unico di certificazione in Italia, atteso da tempo, e Valoritalia continua a impegnarsi su quello: “Non è un percorso facile – sottolinea il presidente Liantonio – perché gli interessi sono tanti e svariati, ma il consumatore vuole riconoscere in una sola sigla un percorso etico, morale e responsabile d’impresa e dunque con l’aiuto delle istituzioni ci arriveremo. I tempi per arrivare al traguardo? Qualche mese, se non qualche anno, l’importante è lavorare ed è quello che stiamo appunto facendo”. A chiudere i lavori Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che, nel sottolineare l’attenzione con la quale il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali segue il percorso legato alla sostenibilità, ha ribadito che mai come ora l’Italia del vino deve esser pronta a soddisfare le richieste del mercato interno e di quelli internazionali. “La sfida – ha detto Gallinella – è ora quella d’ottenere il giusto compenso per gli sforzi che le aziende compiono nella ricerca costante della qualità sostenibile. Del resto nel mondo c’è da molti anni voglia di made in Italy e adesso c’è una straordinaria voglia di made in Italy sostenibile. Sta a noi continuare a giocare nel migliore dei modi questa partita!”.

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