CENTRO REGIONALE DI STUDI E RICERCHE ECONOMICO-SOCIALI dalle DI Camere Commercio d’Abruzzo CENTROIstituito REGIONALE STUDI EdiRICERCHE ECONOMICO-SOCIALI Istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo
ECONOMIA ECONOMIA E E SOCIETÀ SOCIETÀ IN ABRUZZO INEDIZIONE ABRUZZO 2017 EDIZIONE 2017
CENTRO REGIONALE DI STUDI E RICERCHE ECONOMICO-SOCIALI Istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO EDIZIONE 2017
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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Il CRESA, Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali è stato istituito dalle Camere di Commercio d'Abruzzo nel 1968. Svolge studi, indagini e ricerche sull'economia della regione e sulle prospettive di sviluppo anche per conto delle Camere aderenti e di altri Enti Pubblici.
Presidente Consiglio di Amministrazione
Roberto Daniele Roberto Lorenzo
Di Vincenzo Becci Di Vincenzo Santilli
Direttore
Fausta Emilia Clementi
Comitato Scientifico
Luciano Fratocchi Lelio Iapadre Nicola Mattoscio
Sede legale: Sede provvisoria:
L'Aquila, Corso Vittorio Emanuele II, 86 L'Aquila, Via degli Opifici, 1 Tel. 0862.25335 e-mail: info@cresa.it sito web: www.cresa.it
La presente pubblicazione è stata redatta da: Alberto Bazzucchi (capitolo 1.1 e parte II) Matilde Fiocco (capitoli 1.3, 3.1, 3.2) Concettina Pascetta (capitoli 1.2, 3.3) Elaborazione statistica Maurizio Tani
Si ringrazia l'Assessorato al Turismo della Regione Abruzzo per la collaborazione.
ISSN 2038-8918 Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l'utilizzazione anche parziale del volume con l'obbligo della citazione della fonte.
2017 - CRESA CENTRO REGIONALE DI STUDI E RICERCHE ECONOMICO SOCIALI - L'Aquila
INDICE Presentazione.................................................................................................................................... 5 1 IL SISTEMA ECONOMICO 1.1 L’economia dell’Abruzzo nel 2016............................................................................................ 9
1.1.1 Il contesto europeo e nazionale................................................................................. 9 1.1.2 Reddito, consumi e investimenti............................................................................... 12
1.2 La struttura produttiva............................................................................................................... 17
1.2.1 Le imprese.............................................................................................................. 17
1.2.2 I settori produttivi..................................................................................................... 24
1.3 Le esportazioni......................................................................................................................... 49
1.3.1 Il contesto nazionale............................................................................................... 49 1.3.2 L’andamento regionale............................................................................................ 50
1.3.3. L’andamento provinciale........................................................................................ 54
2 IL MERCATO DEL LAVORO............................................................................................................ 63 3 DEMOGRAFIA E SOCIETA’ 3.1 Il profilo socio demografico...................................................................................................... 73
3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.1.5
L’andamento demografico....................................................................................... Il bilancio demografico........................................................................................... Gli stranieri in Abruzzo........................................................................................... La struttura per età................................................................................................... Gli indicatori di struttura..........................................................................................
73 74 78 83 88
3.2 La spesa per consumi delle famiglie abruzzesi......................................................................... 93
3.2.1 3.2.2 3.2.3 3.2.4
Premessa................................................................................................................ 93 Le famiglie abruzzesi.............................................................................................. 93 La spesa per consumi.............................................................................................. 95 Caratteristiche della spesa per consumi................................................................. 103
3.3 Gli abruzzesi e internet.......................................................................................................... 107
3.3.1 3.3.2 3.3.3 3.3.4 3.3.5 3.3.6
Introduzione.......................................................................................................... L’uso del personal computer................................................................................... L’accesso a internet............................................................................................... L’uso di internet da parte della popolazione........................................................... L’uso di internet nel sistema imprenditoriale............................................................ Conclusioni..........................................................................................................
107 107 109 111 113 114
Indice delle figure nel testo............................................................................................................ 117 Indice delle tabelle fuori testo........................................................................................................ 121
PRESENTAZIONE Questa edizione segna un momento importante nella storia di “Economia e Società in Abruzzo” in quanto per la prima volta non viene stampato su carta ma pubblicato esclusivamente in forma digitale. Pur cambiando la forma fisica, i suoi contenuti non subiranno modifiche sostanziali pur con un alleggerimento della pubblicazione rispetto agli anni precedenti. Nel 2016 la ripresa dell’economia italiana si è consolidata: il prodotto è cresciuto in misura leggermente superiore (0,9%) al 2015. Il recupero appare però lento, se confrontato con l’Area dell’Euro, dove la crescita è stata doppia (1,8%) e con l’intera Unione Europea dove l’incremento è stato ancora maggiore (1,9%). Secondo valutazioni elaborate dalla SVIMEZ, dopo un 2015 pressoché “straordinario” (2,1% la crescita annua, pari al doppio della media italiana) nel 2016 il PIL abruzzese (a prezzi concatenati) ha fatto registrare un modesto decremento rispetto all’anno precedente (-0,2%). Tale risultato si pone in controtendenza rispetto a quanto avvenuto nelle altre regioni meridionali. Sotto il profilo settoriale esso è addebitabile al negativo andamento della manifattura (-2,2% rispetto al 2015) e dell’agricoltura (-4,5%) non compensato dal positivo risultato dell’edilizia (2,9%) e dalla sostanziale stagnazione dei servizi. Positivi i segnali provenienti dal mercato del lavoro. Gli occupati sono aumentati di circa 7 mila unità rispetto al 2015, con una crescita in termini relativi dell’1,3%. Sotto il profilo settoriale, il positivo saldo netto finale del 2016 è stato determinato quasi esclusivamente dalla forte espansione dei servizi (6.000 addetti in più, +1,9%) ed in misura molto minore da agricoltura e manifatturiero (circa 1.500 unità in più complessivamente). Nel manifatturiero la crescita dell’occupazione è risultata in linea con quella media nazionale, confermandosi ampiamente al di sopra con il livello precedente la crisi, mentre l’edilizia è tornata a contrarsi leggermente (-1,1%) ma in misura inferiore alla media nazionale. Il sistema imprenditoriale abruzzese continua a evidenziare segnali di difficoltà per il fatto che perdura la diminuzione delle imprese attive (-0,3%) così come delle iscrizioni (-4,2%). Il calo consistente delle cancellazioni (-6,6%) sembra costituire una risposta che fa ben sperare per gli anni a venire. Quasi tutti i settori di attività economica mostrano segnali di sofferenza ad eccezione delle utilities e dei servizi non commerciali, in particolare quelli turistici. Persiste il processo di rafforzamento del sistema imprenditoriale dal punto di vista giuridico, attraverso la diminuzione delle imprese con forma giuridica semplice e il consolidamento delle imprese più strutturate che possono più facilmente operare sui mercati internazionali. Le esportazioni abruzzesi sono state contraddistinte nel 2016 da un andamento positivo: le vendite estere dei prodotti manifatturieri hanno visto un incremento (+9,7%) assai più consistente di quello medio nazionale (+1,2%). A ben vedere, però, tale risultato è riconducibile alle performance brillanti di pochi settori, mezzi di trasporto e macchine ed apparecchiature in primis con conseguente ulteriore concentrazione della struttura dell’export regionale intorno a pochi settori. L’edizione si conclude con una parte che riporta alcuni approfondimenti più specificamente socio demografici. ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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La società regionale risulta composta al 31 dicembre 2016 da 1.322.247 residenti, pari al 2,2% del totale nazionale, in calo dello 0,3% rispetto all’anno precedente a seguito di un tasso di crescita naturale negativo solo in piccolissima parte compensato da un tasso migratorio totale lievemente positivo. Le donne sono il 51,6%, i minori il 15,3%, assai mano che nella restante parte del Paese e, in particolare, nel Sud, gli over 80enni il 7,6%, assai più che in Italia, gli stranieri il 6,5%. L’incremento della popolazione anziana, la riduzione di quella giovane, l’aumento della sopravvivenza e il contenimento della fecondità, ben al di sotto del livello di sostituzione delle generazioni, fanno sì che il carico sociale ed economico stia aumentando velocemente. Secondo l’indagine CRESA pubblicata nel 2016 la spesa per consumi delle famiglie abruzzesi ammonta a 2.049 €, -10,5% di quella rilevata nella passata indagine pubblicata nel 2012. Le spese più consistenti riguardano l’abitazione, gli alimenti e bevande, e i trasporti, voci per le quali gli abruzzesi spendono poco più del 70% del loro budget complessivo, superiore al 64,5% medio nazionale. L’importo complessivo della spesa per consumi e il peso delle singole categorie dipendono sostanzialmente, oltre che dalla numerosità dei componenti, anche dalla loro età, dalla tipologia familiare (uni personali, coppie senza figli, coppie con figli, monoparentali) e dalla cittadinanza (italiana e straniera) Infine, il capitolo 3.3 riporta un’analisi sul rapporto tra gli abruzzesi e internet, questione di fondamentale importanza che consente l’integrazione della popolazione e delle imprese nella rete globale delle relazioni economiche e sociali in un momento cruciale come quello attuale in cui si manifestano i primi segnali della “quarta rivoluzione industriale”. IL DIRETTORE Fausta Emilia Clementi
IL PRESIDENTE Roberto Di Vincenzo
Parte I
IL SISTEMA ECONOMICO
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1.1 L’ECONOMIA DELL’ABRUZZO NEL 2016 Come nel 2015, anche nel 2016 le aspettative di una veloce ripresa dalla maggiore recessione subita dall’economia mondiale dal dopoguerra sono rimaste deluse. La crescita in Europa e in Giappone si è consolidata su ritmi blandi, mentre è stata inferiore alle attese negli Stati Uniti e nel Regno Unito, in rallentamento in Cina e negli altri paesi emergenti. L’economia britannica non ha pressoché risentito della “Brexit”: le aspettative negative sono state controbilanciate dalla svalutazione del cambio, ma permane comunque grande incertezza sulle prospettive. In particolare, l’andamento economico mondiale è stato sostenuto dallo sviluppo delle economie emergenti meno che nel passato. Nel 2016 la ripresa nell’Area dell’Euro è proseguita ma con un ritmo di crescita medio che è rimasto all’1,8% (rispetto al 2% segnato nel 2015) inferiore a quello registrato mediamente nei paesi europei esterni all’area (2,2%, in rallentamento rispetto all’anno precedente). Nel complesso, l’Unione europea a 28 paesi è cresciuta dell’1,9% (2,2% nel 2015). A tale risultato ha contribuito la domanda interna a fronte di un allentamento di quella estera, con il contributo della politica monetaria espansiva della BCE. 1.1.1 IL CONTESTO EUROPEO E NAZIONALE
Nel 2016 la ripresa dell’economia italiana si è consolidata: il prodotto è cresciuto dello 0,9%, poco più del 2015 (0,8%), segnando l’avvio della fase positiva del ciclo dopo la crisi dei debiti sovrani del 2012. Il recupero appare però lento, se confrontato con l’Area dell’Euro, dove la crescita è stata doppia (1,8%) e con l’intera Unione Europea dove l’incremento è stato ancora maggiore (1,9%). Si è quindi accresciuto il divario di sviluppo con l’Europa: dall’inizio della crisi il divario cumulato con l’Area dell’Euro è aumentato di oltre 10 punti percentuali, con l’Unione europea di oltre 12 punti. Il prosieguo della ripresa del 2016 ha caratteristiche simili a quella del 2015: l’aspetto principale è il miglioramento della domanda interna, sostenuta da un miglioramento nel clima di fiducia di famiglie e imprese e favorito dal basso livello del prezzo dei prodotti petroliferi. L’effetto trainante della domanda nazionale (+1% nel 2016) è attribuibile sia alla spesa per i consumi privati, aumentata del +1,4%, sia agli investimenti lordi (2,9%), con un incremento concentrato negli impianti, macchinari e attrezzature (7,4% a fronte di 4,9% nel 2015), sostenuto dal basso costo del credito e dal migliorato clima di fiducia delle imprese, pur in presenza ancora di una quota rilevante di capacità produttiva inutilizzata. Il ritmo di crescita delle esportazioni si è praticamente dimezzato (dal 4,4% del 2015 al 2,4% del 2016) e il calo è stato ancora maggiore per le importazioni (dal 6,8% al 2,9%), cosicché il contributo alla crescita della domanda estera netta è risultato negativo. La dinamica del Mezzogiorno è stata superiore a quella del Centro-Nord per il secondo anno consecutivo: un risultato non scontato, anche perché fa seguito ad una crescita del 2015 che sembrava avesse tratti di eccezionalità, legata a fattori difficilmente ripetibili. Secondo valutazioni di preconsuntivo elaborate dalla SVIMEZ, nel 2016 il PIL (a prezzi concatenati) è aumentato nel Mezzogiorno dell’1%, un valore pressoché analogo a quello del 2015. L’incremento è stato superiore di 0,2 punti a quello rilevato nel resto ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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del Paese (0,8%), mentre l’anno recedente il divario a favore del Mezzogiorno era stato doppio (0,4%). Dopo i sette anni di crisi interrotta fino al 2014, e dopo il risultato “eccezionale” del 2015, l’economia delle regioni meridionali nel 2016 ha quindi consolidato la ripresa, sebbene in ritardo rispetto al resto dell’Europa e al resto del Paese, risentendo di alcuni fattori che hanno agito sia dal lato dell’offerta che della domanda. Per quanto riguarda l’offerta, il recupero del settore manifatturiero e il consolidamento della ripresa nel settore edile, hanno risentito ancora favorevolmente (ma in misura ben minore rispetto al 2015) della chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013. Inoltre, il permanere di una situazione di crisi geopolitica nell’area del Mediterraneo, ha sostenuto un aumento del valore aggiunto nel settore che comprende i servizi turistici e di trasporto nel Mezzogiorno. Nel 2014 si erano manifestati i primi segnali dell’esaurimento della lunga fase recessiva, percepibili tuttavia solo in alcune regioni del Nord-Est e del Centro. Nel 2015 la recessione ha lasciato spazio ad una sia pur lenta ripresa economica che si è propagata in quasi tutte le regioni italiane e segnatamente in quelle del Mezzogiorno. La crescita del PIL in ciascuna delle quattro ripartizioni territoriali nel 2016 è il risultato di andamenti piuttosto differenziati che hanno comunque evidenziato una intensificazione della crescita nel Nord-Est, la conferma del processo espansivo nel Nord-Ovest e nel Mezzogiorno e una lieve ripresa nel Centro. Nel Mezzogiorno l’inversione del ciclo economico ha mostrato caratteri più marcati e un maggior grado di diffusione. L’area segna dunque un deciso cambio di passo che si spera possa portare rapidamente al recupero dopo un settennio di ininterrotta riduzione del livello del prodotto intervenuto in tutte le regioni, con la sola eccezione dell’Abruzzo e della Puglia che avevano mostrato, analogamente alla maggior parte delle regioni centro-settentrionali, tra il 2010 ed il 2011, un cenno di ripresa dopo il biennio 2008-2009 di recessione dovuta alla crisi dei mercati finanziari internazionali. In questa sezione del capitolo si analizza la performance dell’Abruzzo nel contesto europeo presentando i dati sul PIL pro capite in standard di potere di acquisto (SPA) prodotti dall’Eurostat. Nel 2014 il PIL pro capite medio europeo è di 28.900 euro. La Figura 1.1 riporta i valori del PIL in percentuale rispetto alla media europea e mostra una forte eterogeneità regionale. Le regioni dell’est sono in evidente ritardo: le regioni bulgare Severozapaden, Mayotte, Yuzhen tsentralen e Severen tsentralen, le più povere tra le regioni continentali, hanno un reddito pro capite pari a circa un terzo di quello europeo e a livello nazionale non si raggiunge la metà. Risultati simili riguardano la maggior parte del territorio di Romania (55%), Croazia (59%), Lettonia (64%), Ungheria e Polonia (entrambe al 68%). Tra le regioni più ricche si trova Inner London-West, con un PIL maggiore di quasi sei volte quello medio europeo (579%), seguita dal Lussemburgo e dalle regioni Hamburg e Bruxelles (rispettivamente 206% e 205%). Per quanto riguarda l’Italia, la Figura 1.1.1 evidenzia il ben noto dualismo Nord-Sud. Le regioni del Mezzogiorno registrano un PIL pro capite pari al 68% di quello europeo. Calabria, Sicilia e Campania risultano le aree più povere, con un valore del PIL pro capite pari in media a circa 17 mila euro. L’Abruzzo appare in posizione relativamente meno 10
svantaggiata rispetto al resto del Mezzogiorno con un reddito medio pro capite di poco superiore ai 25 mila euro, pari al 87% di quello dell’UE. Le regioni del Centro-Nord, invece, presentano un reddito pari o superiore a quello europeo. Tra queste, le più ricche sono Lombardia (127%) e la Valle d’Aosta (122%). Fig 1.1.1 PIL PROCAPITE IN SPA (MEDIA UE=100) anno 2015
Fonte: Eurostat
La Figura 1.1.2 mostra le variazioni intervenute nel reddito delle regioni italiane riportando la differenza in punti percentuali tra il PIL regionale e la media UE28 tra il 2007 ed il 2015. Il Sud dell’Europa ha subito maggiormente le ripercussioni della crisi: dopo Cipro e le regioni greche, sono l’Italia e la Spagna a registrare le perdite maggiori. Nessuna regione italiana mantiene la sua posizione rispetto al 2007: il Lazio è la regione che presenta il differenziale più elevato rispetto al 2007 (perde 25 punti percentuali) mentre l’unica area italiana che mostra un incremento della propria posizione relativa è la Provincia di Bolzano che acquista circa 3 punti percentuali (passando dal 144% della media UE al 147%). L’Abruzzo è la regione che mostra lo scostamento più basso (-3,2 punti percentuali (dal 90% all’87%) . Complessivamente, si manifestano quindi i segnali di una debolezza strutturale del nostro paese nella capacità di superamento della crisi in cui sono tuttavia le regioni del Centro Nord a mostrare gli arretramenti più significativi sempre in termini di media UE. ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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Fig 1.1.2 PIL PROCAPITE IN SPA (MEDIA UE=100) anni 2017 e 2015 140 120 100 80 60 40 20 0
2007
2015
1.1.2 REDDITO, CONSUMI E INVESTIMENTI
I dati Istat relativi al contesto nazionale permettono di analizzare la dinamica del reddito fino al 2015. In quest’anno il PIL in termini reali dell’Abruzzo ammonta a 32,1 miliardi di euro, in consistente aumento rispetto all’anno precedente (3,5%), rivelando una dinamica più che doppia rispetto a quella nazionale. La figura 1.1.3 presenta la serie annuale del PIL reale pro capite dell’Abruzzo e delle tre principali aggregazioni territoriali: Mezzogiorno, Centro-Nord e Italia. Nel 2015 il PIL abruzzese è pari a 22.945 euro per abitante un valore che, seppure superiore di circa sei mila euro a quello medio del Mezzogiorno, esso risulta inferiore al dato nazionale, pari a 25.586 euro. I divario si allarga La distanza si allarga con riferimento, mentre maggiore è la distanza con il Centro-Nord che raggiunge i 29.676 euro per abitante. Il differenziale di reddito tra il nord e il sud del Paese è evidentemente un fattore strutturale e poco variabile nel tempo, sul quale però la profonda recessione attraversata ha influito negativamente: dal 2010 il PIL per abitante del Mezzogiorno è inferiore al 57% del PIL del Centro-Nord, livello che non si era mai registrato dal 1995, primo anno disponibile nelle nuove serie dei Conti economici territoriali. Nel 2014 il PIL pro capite di tutte le aree del Paese è tornato ad un livello inferiore rispetto a quello registrato negli ultimi 15 anni. La comparazione tra la dinamica di breve e medio periodo, sul lato destro del grafico, mostra per tutti i territori considerati un incremento del reddito pro capite tra il 2014 ed il 2015 che sembra arrestare la tendenza negativa mediamente registrata negli anni precedenti. In particolare, gli anni più recenti hanno rivelato per l’Abruzzo una dinamica significativamente superiore a tutte le circoscrizioni che lo colloca, in tempi relativamente più rapidi, sulla strada del recupero rispetto al livello pre crisi. 12
Fig 1.1.3a PIL AI PREZZI DI MERCATO (valori pro capite in euro) 35.000 33.000 31.000 29.000 27.000 25.000 23.000 21.000 19.000 17.000 15.000
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Abruzzo
Centro-nord
Mezzogiorno
Italia
Fig 1.1.3b PIL AI PREZZI DI MERCATO (var. %) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 -0,5 -1,0 -1,5 -2,0
Abruzzo
Centro-nord var 2014-2015
Mezzogiorno
Italia
vma 2010-2014
L’andamento positivo del PIL è diretta conseguenza dell’incremento di una delle sue componenti, i consumi finali delle famiglie (mentre gli investimenti mostrano ancora una tendenza decrescente). Nel 2015 le famiglie abruzzesi hanno speso 19,6 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi, a fronte di una spesa totale nazionale di poco superiore ai 1.000 miliardi. Come evidenziato nel Grafico 1.1.4, che riporta le serie dei valori pro capite, si evidenzia un leggero recupero nel 2015 dopo tre anni di graduale arretramento. In Abruzzo nel 2015 i consumi per abitante sono pari a 14.704 euro, un valore maggiore del MezzoECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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giorno (12.665) ma ben inferiore a quello del Centro-Nord. La dinamica della spesa, conseguente al calo del potere d’acquisto determinato dalla crisi economica, mostra una connotazione geografica più marcata rispetto a quella del PIL. L’analisi delle grandezze macroeconomiche si chiude con l’osservazione degli investimenti fissi lordi. Questa componente del PIL è particolarmente influenzata dal clima di fiducia delle imprese che in base alle aspettative sul futuro modulano i loro piani di investimento ed è quella che maggiormente si mostra sensibile alla fase negativa del ciclo economico. Fig 1.1.4a Consumi finali interni delle famiglie pro capite (val. assoluti pro capite) 20.000 19.000 18.000 17.000 16.000 15.000 14.000 13.000 12.000 11.000 10.000
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Italia
Centro Nord
Mezzogiorno
Abruzzo
Fig 1.1.4b Consumi finali interni delle famiglie pro capite (var. %) 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 -0,5 -1,0 -1,5
Italia
Centro Nord var 2014-2015
14
Mezzogiorno vma 2010-2014
Abruzzo
Per questo tipo di dato le informazioni più recenti disponibili risalgono al 2014 e riflettono, per l’Abruzzo, uno scenario caratterizzato da una certa variabilità ma di sostanziale declino negli ultimi anni se considerato nel suo andamento tendenziale. In Abruzzo il livello degli investimenti si è contratto di circa un quinto rispetto al 2010, meno che nel resto delle regioni meridionali. Nel Grafico 1.1.5 le serie pro capite descrivono un forte rallentamento del processo di accumulazione in tutte le aree del Paese, che in Abruzzo ha mostrato uno sviluppo più simile a quanto accaduto nelle regioni centro settentrionali. Fig 1.1.5a INVESTIMENTI FISSI LORDI PROCAPITE (val. assoluti pro capite) 7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
-
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Italia
Centro Nord
Mezzogiorno
Abruzzo
Fig 1.1.5b INVESTIMENTI FISSI LORDI PROCAPITE (var. %) 3,0 1,0 -1,0 -3,0 -5,0 -7,0 -9,0 -11,0 -13,0 -15,0
Italia
Centro Nord var 2013-2014
Mezzogiorno
Abruzzo
vma 2010-2014
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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Tab. 1.1.1 PIL NELLE REGIONI ITALIANE (%; calcolati su valori concatenati, anno di riferimento 2010) Regioni 2014 2015
2016
2001-2007 m.a. var. cum.
2008-2014 m.a. var. cum.
2015-2016 m.a. var. cum.
Abruzzo -1,4 2,1 -0,2 0,6 4,2 -1,1 -7,2 1,0 1,9 Mezzogiorno -1,3 1,1 1,0 0,6 4,5 -2,0 -13,2 1,1 2,2 Centro Nord 0,5 0,7 0,8 1,3 9,7 -1,1 -7,2 0,8 1,5 Nord Ovest 0,2 1 1 1,2 8,7 0,9 -6,3 1,0 2,0 Nord est 0,9 0,7 1,2 1,3 9,2 -0,9 -6,4 1,0 2,0 Centro
0,6 0,1 0,2 1,6 11,9 -1,4 -9,3 0,1
ITALIA
0,1 0,8 0,9 1,2 8,5 -1,3 -8,6 0,8 1,7
0,3
Fonte: Svimez, Anticipazioni Rapporto 2017 Tab. 1.1.2 ANDAMENTO DEL VALORE AGGIUNTO PER SETTORE (var. %)
Agric. Ind. s.s.
Abruzzo
2016 Costruz. Servizi
Tot.
2008-2016 (var% m.a.) Agric. Ind. s.s. Costruz. Servizi Tot.
-4,5 -2,2
2,9 0,0 -0,4
0,6 -1,1
-0,9 -0,3 -0,5
Mezzogiorno -4,5 3,0
0,5 0,8 0,8
-1,1 -3,8
-4,4 -0,6 -1,3
Centro Nord
2,0
-0,3
1,1
-4,3
Italia
-0,7 1,3
1,0
Fonte: Svimez, Anticipazioni Rapporto 2017
16
0,5
0,6
-0,1 0,6 0,7
-1,1
0,2 -1,5
-0,2
-0,6
-4,3 -0,3 -0,7
1.2 LA STRUTTURA PRODUTTIVA 1.2.1 LE IMPRESE
La situazione italiana Secondo le rilevazioni di Infocamere-Movimprese, al 31 dicembre 2016 nel Registro delle Imprese delle Camere di Commercio italiane erano riportate 6.073.763 imprese registrate, valore in crescita rispetto al 20151 (6.057.647 unità) che prosegue nel trend positivo già riscontrato l’anno precedente. L’incremento deriva dal saldo di 41.354 imprese, equivalente a un tasso di crescita2 dello 0,68% lievemente inferiore a quello rilevato nel 2015, legato al fatto che le nuove iscrizioni (363.488 rispetto alle 371.705 del 2015) sono state superiori alle cancellazioni (giunte a 322.134 rispetto alle 326.524 dell’anno precedente). Secondo Unioncamere questi dati evidenziano una situazione positiva, legati come sono anche a una performance particolarmente favorevole dell’imprenditoria giovanile che fa ben sperare riguardo alla capacità del Paese di affrontare meglio le difficoltà derivanti dalle trasformazioni globali. Come accaduto negli ultimi anni, il 2016 ha visto proseguire il processo di ristrutturazione del tessuto imprenditoriale con il crescente rafforzamento delle tipologie giuridiche più strutturate, e quindi più capaci di fronteggiare i mercati internazionali. Le società di capitali, infatti, Fig. 1.2.1 IMPRESE REGISTRATE NEI PRINCIPALI SETTORI ECONOMICI IN ITALIA (var.% 2016-15) -0,3
Agricoltura, silvic., pesca Attiv. manifatturiere Costruzioni
-1,1 -1,0 -0,1
Commercio -0,5
Trasporto e magazz.
2,3
Alloggio e ristorazione 0,4
Att. immobiliari
1,7
Att. profess. scient. tecn.
3,6
Nol., ag. viag., serv. impr. 1,2
Altre attività di servizi 0,3
Totale -2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Lo stock di imprese registrate diminuisce anche in presenza di un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni perché nel calcolo dello stock si considerano anche le cancellazioni d’ufficio delle imprese non più operative disposte dalle Camere di Commercio che, al contrario, non vengono incluse nelle cessazioni. 2 Rapporto percentuale tra il saldo di iscrizioni e cancellazioni nell’anno rispetto allo stock delle imprese registrate all’inizio dello stesso. 1
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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sono arrivate a 1.591.590 unità registrate (+3,7% rispetto al 2015) e rappresentano il 26,2% delle imprese totali. Anche le “altre forme” giuridiche, che comprendono società cooperative, consortili, raggruppamenti e consorzi temporanei di imprese, hanno riscontrato un tasso di crescita positivo (+1,5%), arrivando a 212.888 unità (3,5% del totale). Le imprese individuali e le società di persone, al contrario, continuano a diminuire e hanno raggiunto rispettivamente 3.229.190 e 1.040.095 unità, con tassi di crescita negativi (rispettivamente -0,1% e -1,4%) e conseguente calo del loro peso sul totale (rispettivamente 53,2% e 17,1%). Durante il 2016 il tasso di crescita dello stock è stato positivo in tutte le circoscrizioni, con la sola eccezione del Nord-Est (-0,1%). Gli incrementi di Nord-Ovest, Centro e Mezzogiorno (rispettivamente +0,4%, +1,0% e +1,2%) sono stati trainati dagli andamenti favorevoli riscontrati, in particolare, da Lazio (+1,8%), Basilicata (+1,7%) e Campania (+1,6%). I settori di attività economica mostrano risultati diversificati: prosegue la diminuzione delle imprese registrate in edilizia (-8.263 pari al -1,0%), attività manifatturiere (-6.209 imprese pari a -1,1%), agricoltura (-2.496 imprese pari a -0,3%), commercio (-1.795 pari a -0,1%) e trasporto e magazzinaggio (-815 imprese pari a -0,5%). Ad esse si accompagna l’andamento positivo delle imprese registrate, tra gli altri, nell’alloggio e ristorazione (+9.672 pari a +2,3%), noleggio e agenzie di viaggio (+6.674 pari a +3,6%), attività professionali scientifiche e tecniche (+3.346 pari a +1,7%) e attività immobiliari (+1.082 cioè +0,4%). Il sistema produttivo abruzzese A fine 2016 in Abruzzo le imprese attive hanno continuato a diminuire (-0,3%), raggiungendo le 127.063 unità con un saldo negativo derivante dalla differenza tra 8.327 nuove iscrizioni e 8.410 cancellazioni. La diminuzione regionale è legata alla riduzione osservata in tutte le province (L’Aquila: -0,5%; Teramo: -0,1%; Chieti: -0,8%) ad eccezione di Pescara (+0,2%). Nonostante il calo, il peso delle imprese attive abruzzesi sul totale Fig. 1.2.2 IMPRESE ATTIVE NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 0,4 0,2
0,2 0,0 -0,1
-0,2
-0,3
-0,4 -0,6
-0,5
-0,8 -1,0
-0,8 L'Aquila
Teramo
Pescara
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese 18
Chieti
Abruzzo
nazionale non subisce variazioni, rimanendo sul 2,5%. A differenza degli anni precedenti, le imprese registrate non hanno rilevato variazioni di rilievo (-44 pari al ±0%) arrivando a 148.161 unità. Come negli anni scorsi e analogamente all’Italia, la struttura imprenditoriale regionale è in fase di rafforzamento, con l’aumento delle società di capitali (+5,5%) e delle “altre forme”giuridiche (+3,4%) e la contemporanea flessione delle società di persone (-2,7%) e imprese individuali (-1,5%). A livello provinciale emergono gli aumenti delle società di capitale a L’Aquila e Pescara (entrambe +5,9%) e delle altre forme giuridiche a Teramo (+4,1%) e Chieti (+4,4%). Spiccano, inoltre, le flessioni delle società di persone a L’Aquila (-3,4%) e delle imprese individuali a Chieti e L’Aquila (entrambe -1,8%). Dal punto di vista strutturale tra le imprese abruzzesi prevalgono le imprese individuali (66,3% del totale), in particolare nella provincia di Chieti (72,8%) e in agricoltura (94,7%), altre attività di servizi (82,6%), servizi finanziari e assicurativi (76,7%), commercio (70,8%). Le società di capitali aumentano il loro peso percentuale (18,3%) e spiccano nelle provincie di Teramo e Pescara (rispettivamente 20,3% e 19,9%) e prevalgono nella fornitura di energia elettrica, gas e vapore (73,5%), nell’estrazione di minerali (72,4%), nella fornitura di acqua, reti fognarie (60,1%) e nelle attività immobiliari (55,3%). Le società di persone costituiscono il 13,3% del totale mentre le altre forme giuridiche solo il 2,1%. Le specializzazioni produttive, essendo legate a caratteri strutturali, non hanno subito variazioni: la provincia dell’Aquila registra l’indice di specializzazione3 (calcolato sulle Fig. 1.2.3 IMPRESE ATTIVE IN ABRUZZO PER FORMA GIURIDICA (var.% 2016-15) 6,0
5,5
5,0 4,0
3,4
3,0 2,0 1,0 0,0 -0,3
-1,0 -1,5
-2,0 -3,0 -4,0
-2,7 Società di capitale
Società di persone
Imprese individuali
Altre forme
Totale
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Indice di specializzazione: rapporto tra il peso che le imprese di un comparto assumono sul totale delle imprese della provincia e l’analogo peso che lo stesso comparto assume nella regione. 3
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
19
Fig. 1.2.4 IMPRESE ATTIVE NEI PRINCIPALI SETTORI ECONOMICI IN ABRUZZO (var.% 2016-15) Agric., silvic., pesca
-1,4
Attiv. manifatturiere Costruzioni
-1,0 -1,9
Commercio
-0,7
Alloggio e ristorazione
1,3
Att. profess. scient. tecn.
1,9
Nol., ag. viag., serv. impr.
-0,3
Totale -3,0
4,6
0,9
Altre attività di servizi
-2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
imprese attive) più elevato nell’estrazione di minerali (1,4), alloggio e ristorazione e costruzioni (entrambe 1,3). La provincia di Teramo spicca per la fornitura di energia elettrica, gas e vapore (1,6) e per le attività manifatturiere e quelle immobiliari (entrambe 1,3). A Pescara emergono istruzione, trasporti e attività professionali, scientifiche e tecniche (tutte con 1,3). Chieti risalta solo per l’agricoltura (1,5), considerando che l’indice fa riferimento solo al numero di imprese attive e non agli addetti o al valore aggiunto. Come nel 2015, la diminuzione delle imprese attive (Abruzzo: -0,3%) ha coinvolto soprattutto agricoltura, costruzioni, attività manifatturiere e commercio. La flessione in agricoltura (Abruzzo: -1,4%) ha riguardato tutte le province e soprattutto L’Aquila (-1,9%). Anche il calo delle costruzioni (-1,9%) e del commercio (-0,7%) ha coinvolto tutte le province e in particolare per entrambi i settori Chieti (rispettivamente -2,1% e -1,2%). Subiscono diminuzioni anche le imprese manifatturiere (Abruzzo: -1,0%; Chieti: -2,1%) e il trasporto e magazzinaggio (Abruzzo: -0,4%; L’Aquila: -2,0%) mentre registrano incrementi percentuali, tra gli altri, sanità e assistenza sociale (Abruzzo: +5,8%; Teramo: +6,6%), noleggio e agenzie di viaggio (Abruzzo: +4,6%; Teramo: +7,9%), istruzione (Abruzzo: +4,0%; Chieti: +8,2%), attività immobiliari (Abruzzo: +3,2%; Pescara: +5,0%), alloggio e ristorazione (Abruzzo: +1,3%; Pescara: +2,3%). Negli ultimi anni la natimortalità delle imprese ha visto la crescente importanza delle attività imprenditoriali di titolari immigrati. Il Registro Imprese a fine 2016 riportava per l’Abruzzo 12.195 imprese straniere attive (cioè quelle in cui la presenza di stranieri tra i soci, gli amministratori o le quote di capitale supera il 50% secondo percentuali che variano in relazione alla forma giuridica delle stesse). Esse sono particolarmente numerose nel commercio (4.846 pari al 39,7% del totale delle straniere) seguite da servizi non commerciali (2.846 cioè il 23,3%) e costruzioni (2.401 corrispondenti al 19,7%). Attività manifatturiere e agricoltura pesano meno (rispettivamente 11,0% e 5,9%) e, insieme al 20
commercio, mostrano in Abruzzo un peso maggiore di quello rilevato in Italia (rispettivamente 8,2%, 2,9% e 39,0%). Al contrario, costruzioni e servizi non commerciali pesano meno che in Italia (rispettivamente 24,4% e 25,3%). Durante il 2016 le imprese attive straniere sono aumentate in Abruzzo dell’1,3%, meno che in Italia (+3,3%). Emergono le attività agricole e quelle non commerciali che sono aumentate più della media regionale (rispettivamente +1,7% e +3,7%) ma oltre a ciò bisogna rilevare che gli andamenti di tutti i settori sono inferiori a quelli nazionali (agricoltura: +5,2%; attività manifatturiere: +2,6%; costruzioni: +1,3%; commercio: +3,2%; servizi non commerciali: +5,6%). La maggior parte delle imprese straniere abruzzesi è costituita nella forma di impresa individuale (83,3%) mentre meno rappresentative sono le società di capitale (11,4%) e le società di persone (4,5%) e quasi trascurabili le cooperative (0,7%) e le altre forme giuridiche (0,2%). In Italia il peso delle società di capitali è minore (9,0%) mentre quello di tutte le altre tipologie giuridiche risulta superiore (imprese individuali: 84,6%; società di persone: 5,2%; cooperative: 1,0%). Durante il 2016 sono diminuite le imprese straniere abruzzesi con forma di società di persone (-1,3% rispetto al +0,0% italiano) e di cooperativa (-5,6% rispetto al +6,5% nazionale) mentre sono aumentate le società di capitale (+11,5% come in Italia), le imprese individuali (+0,2% rispetto al +2,7% nazionale) e le altre forme giuridiche (+9,1% rispetto al +5,9% italiano). Fig. 1.2.5 IMPRESE STRANIERE ATTIVE NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var. % 2016-15) 3,3
3,5 3,0 2,5
2,5 2,0
1,8 1,4
1,5
1,3
1,0 0,5 0,0 -0,5 -1,0
-0,9 L'Aquila
Teramo
Pescara
Chieti
Abruzzo
Italia
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Stockview
Le imprese straniere attive si concentrano nella provincia di Teramo (3.920 unità pari al 32,1%), seguita da Pescara (3.505 imprese cioè il 28,7%), Chieti (2.890 pari al 23,7%) e, a maggiore distanza, L’Aquila (1.880 corrispondenti al 15,4%). Quelle agricole pesano più della media regionale nella provincia di Chieti (10,5%), quelle manifatturiere a Teramo (20,0%), quelle edili a L’Aquila e Chieti (rispettivamente 30,6% e 22,6%), quelle commerciali a Pescara (54,3%) e quelle che svolgono i servizi non commerciali a Chieti (24,8%). ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
21
Durante il 2016 tutte le province hanno visto aumentare le imprese straniere attive, ad eccezione di Chieti (-0,9%). Emergono gli incrementi delle attività manifatturiere a L’Aquila e Teramo (rispettivamente +2,6% e +2,1%) dove aumentano anche quelle commerciali (rispettivamente +4,3% e +3,4%). I servizi non commerciali aumentano soprattutto a Pescara (+5,8%) come le attività agricole (+4,8%). Tra le tipologie giuridiche spiccano le società di capitale a Teramo (13,0%), le imprese individuali a Pescara (84,7%) e le società di persone e cooperative a L’Aquila (rispettivamente 5,0% e 1,2%). Durante il 2016 sono aumentate particolarmente le società di capitale a Pescara (+13,7%), le imprese individuali a Teramo (+1,3%) le cooperative a Pescara (+7,1%) mentre le società di persone sono aumentate solo a Chieti (+0,8%). A fine 2016 sono 34.081 le imprese femminili (intese come imprese registrate nelle quali la presenza di donne tra i soci, gli amministratori o le quote di capitale supera il 50% secondo percentuali che variano in relazione alla forma giuridica delle stesse) attive in Abruzzo. Esse si concentrano prevalentemente nei servizi non commerciali (11.775 pari al 34,6%) e in misura minore nell’agricoltura (9.613 cioè il 28,2%) e nel commercio (8.625 corrispondenti al 25,3%). Risultano meno rappresentative le attività manifatturiere (7,7%) e le costruzioni (4,0%), entrambe con peso simile a quello osservato in Italia mentre l’agricoltura pesa di più (in Italia 18,7%) e il commercio e i servizi non commerciali pesano meno che in Italia (rispettivamente 29,6% e 40,1%). La maggior parte delle imprese femminili abruzzesi è costituita nella forma di impresa individuale (76,5% superiore al 70,3% nazionale). Meno presenti sono le società di capitale (13,5% inferiore al 16,5% italiano) e le società di persone (8,3% inferiore all’11,1% italiano) mentre sono quasi trascurabili le cooperative (1,4%) e le altre forme giuridiche (0,3%). A livello provinciale le imprese femminili sono più diffuse nella provincia di Chieti (11.870 unità pari al 34,8%), seguita da Teramo (7.985 imprese cioè il 23,4%), Pescara (7.637 pari al 22,4%) e L’Aquila (6.589 corrispondenti al 19,3%). Riguardo i settori di attività economica le imprese femminili agricole pesano più della media regionale a Chieti (41,5%), quelle manifatturiere a Teramo (11,1%), quelle edili, commerciali e di servizio a L’Aquila (rispettivamente 5,0%, 30,2% e 40,7%). In base alla forma giuridica emergono le società di capitale a Pescara (16,2%), le imprese individuali a Chieti (82,8%), le società di persone a L’Aquila e Pescara (rispettivamente 10,3% e 10,4%) e le cooperative a L’Aquila (2,1%). Al 31 dicembre 2016 le imprese giovanili (intese come imprese registrate nelle quali la presenza di giovani tra i soci, gli amministratori o le quote di capitale supera il 50% secondo percentuali che variano in relazione alla forma giuridica delle stesse) attive in Abruzzo sono 12.730. Rispetto al 2015 sono diminuite del 5,4%, più di quanto accaduto a livello nazionale (-2,6%). Esse si concentrano prevalentemente nei servizi non commerciali (4.836 pari al 38,0%) seguite dal commercio (4.019 cioè il 31,62%) e dalle costruzioni (1.756 corrispondenti al 13,8%) mentre seguono a una certa distanza le attività agricole (8,9%) e quelle manifatturiere (7,4%). In Abruzzo le imprese agricole ed edili pesano meno che in Italia (rispettivamente 9,8% e 15,4%), quelle manifatturiere e i servizi non commerciali pesano di più (in Italia rispettivamente 6,3% e 36,6%) mentre le attività commerciali incidono in misura simile. Rispetto al 2016 tutti i settori di attività 22
economica hanno visto diminuire le imprese giovanili in essi operanti, con flessioni più pesanti nelle costruzioni (-12,5%) e meno preoccupanti in agricoltura, attività manifatturiere, commercio e altri servizi (rispettivamente -2,0%, -5,9%, -5,4% e -3,4%). Le diminuzioni registrate in Abruzzo sono risultate peggiori delle flessioni nazionali (attività manifatturiere: -4,8%; costruzioni: -9,0%, commercio: -3,0%, altri servizi: -1,0%) in tutti i settori di attività economica, ad eccezione dell’agricoltura, unica in aumento in Italia (+5,8%). La maggior parte delle imprese giovanili abruzzesi è costituita nella forma di impresa individuale (74,4%). Meno diffuse sono le società di capitale (16,7%) e le società di persone (7,6%) mentre costituiscono una quota molto ridotta le cooperative (1,4%) e le altre forme giuridiche (0,3%). Rispetto alla situazione regionale, il peso delle società di capitali italiane è minore (14,9%) così come quello delle società di persone (in Italia 6,7%) mentre per le imprese individuali e le cooperative risulta superiore (in Italia imprese individuali: 76,7%; cooperative: 1,1%). Nel confronto con il 2015 nella regione risultati negativi hanno interessato le società di persone (-9,8% rispetto al -9,3% italiano), le imprese individuali (-6,7% rispetto al -3,2% nazionale) e le cooperative (-6,8% rispetto al -3,3% italiano), mentre le società di capitali hanno registrato un certo incremento (rispettivamente in Abruzzo +3,2% e +4,3% italiano). Fig. 1.2.6 IMPRESE GIOVANILI REGISTRATE NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var. % 2016-15) 0,0 -1,0 -2,0 -2,6
-3,0 -4,0 -4,6
-5,0 -5,2 -6,0 -7,0
-5,4
-5,6 -6,4
L'Aquila
Teramo
Pescara
Chieti
Abruzzo
Italia
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Stockview
Tra le provincie le imprese giovanili privilegiano Chieti (3.379 unità pari al 26,5%) seguita da Pescara (3.328 imprese cioè il 26,1%), Teramo (3.152 pari al 24,8%) e L’Aquila (2.871 corrispondenti al 22,6%). Durante il 2016 l’andamento è stato negativo in tutte le province ma più consistente della media regionale a Chieti (-6,4%) e Teramo (-5,6%) mentre a Pescara e L’Aquila è risultato meno pesante (rispettivamente -4,6% e -5,2%). Riguardo ai settori di attività economica, tra le imprese giovanili quelle agricole pesano più della media regionale a L’Aquila e Chieti (rispettivamente 12,4% e 10,5%), quelle maniECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
23
fatturiere a Teramo (9,5%), quelle edili a L’Aquila (17,0%), quelle commerciali a Pescara (38,6%) e quelle di servizio a Teramo (39,4%). Durante il 2016 hanno mostrato flessioni peggiori della media regionale a Chieti le attività manifatturiere, quelle edili e commerciali, a L’Aquila l’agricoltura e le attività di servizio, a Teramo l’industria in senso stretto, il commercio, mentre a Pescara i risultati sono stati sempre migliori rispetto all’Abruzzo. Riguardo alle forme giuridiche spicca il peso maggiore delle società di capitale a Teramo (17,3%), delle imprese individuali a Chieti (76,3%) e delle società di persone a Pescara e Teramo (entrambe 8,2%) e delle cooperative a L’Aquila (1,5%). Rispetto al 2015 fanno rilevare aumenti particolarmente elevati le società di capitale a Chieti (+5,2%) e le altre forme giuridiche a Pescara (+33,3%) mentre si osservano cali particolarmente pesanti per le società di persone a L’Aquila (-15,2%) e per le imprese individuali a Chieti (-8,5%) e per le cooperative a Pescara (-11,5%). 1.2.2 I SETTORI PRODUTTIVI
Agricoltura Il 2016 per l’agricoltura italiana non è stato un anno completamente positivo in quanto a fronte di un lieve aumento di occupazione, investimenti ed esportazioni, sono diminuiti produzione e valore aggiunto. Infatti, secondo i conti economici territoriali dell’Istat il valore aggiunto ai prezzi di base (a prezzi correnti) del settore primario (che include non solo l’agricoltura ma anche la silvicoltura e la pesca) ha registrato rispetto al 2015 un calo sensibile (-5,4%). L’annata agricola, infatti, ha visto diminuire la produzione a causa della flessione rilevata dalle coltivazioni erbacee (-4,0% in valori correnti) e soprattutto legnose (-9,7% derivante dal crollo del comparto olivicolo a causa di situazioni climatiche avverse e fenomeni fitopatologici) mentre aumentano lievemente le coltivazioni foraggere (+2,5%). Permane il calo dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli valutato dall’Istat pari al -3,4% al quale si accompagna il calo dei prezzi degli input agricoli del solo -1,5% per cui si riducono i margini rispetto al 2015. Durante il 2016 è lievemente aumentata l’occupazione in agricoltura con un incremento delle unità di lavoro (+0,9%) soprattutto dipendenti, e hanno registrato un significativo recupero (+3,1%) gli investimenti fissi lordi in agricoltura dopo il calo degli anni precedenti. L’interscambio italiano con l’estero dei prodotti agricoli, animali e della caccia (Divisione Ateco 2007 AA01), analizzato attraverso i dati dell’Istat4, è stato caratterizzato nel 2016 da un saldo negativo (-5.648 milioni di euro) tra esportazioni (6,4 miliardi di euro) e importazioni (12,1 miliardi di euro) lievemente migliore rispetto al 2015, grazie alla diminuzione delle importazioni (-1,3%) e un aumento delle esportazioni (+2,9%). Le esportazioni agricole sono dirette soprattutto verso l’Unione Europea a 28 (78,1%) e, in particolare, verso Germania (26,2%) e Francia (10,3%). Anche le importazioni, sebbene in misura minore, provengono soprattutto dall’Unione Europea a 28 (50,7%), in particolare da Francia (15,4%), Spagna (7,4%) e Paesi Bassi (6,9%).
Si avverte che tali dati vengono sottoposti a revisione annuale cosicché, ad esempio, quelli relativi al 2012 utilizzati nel presente Rapporto potrebbero non coincidere con gli analoghi dati pubblicati nel Rapporto 2012. 4
24
Fig. 1.2.7 IMPORTAZIONI E ESPORTAZIONI AGRICOLE NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-2015) 45,0
41,2
35,0 25,0 15,0
29,2 20,6
27,4
17,5 8,0 2,9
5,0 -5,0 -15,0
-2,2 -8,0 L'Aquila
Teramo
Pescara Importazioni
-3,3
-1,3
-9,8 Chieti
Abruzzo
Italia
Esportazioni
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
Anche per l’agricoltura abruzzese il 2016 non è stato un anno positivo. L’Istat ha stimato, infatti, che il valore aggiunto ai prezzi di base (a prezzi correnti) del settore primario (che include non solo l’agricoltura ma anche la silvicoltura e la pesca) ha registrato in Abruzzo rispetto al 2015 un calo maggiore di quello nazionale (-9,9%) accompagnato da una consistente riduzione del valore della produzione (-7,3%). L’annata agricola ha visto anche un significativo decremento del valore della produzione (-8,5% a prezzi correnti) a causa della flessione rilevata da tutte le tipologie di coltivazioni (erbacee: -8,4%; foraggere: -4,3%) e soprattutto legnose (-16,9%) derivante dal crollo del comparto olivicolo (-50,4%) a causa degli stessi fenomeni rilevati a livello nazionale. Il saldo commerciale agricolo regionale continua ad essere negativo (-83,120 milioni di euro) e risulta in alleggerimento rispetto al 2015 (-120,152 milioni di euro), a causa del calo delle importazioni (-3,3% arrivate a 148,1 milioni di euro) e dell’aumento delle esportazioni (+27,4% salite a 64,9 milioni di euro). Tutte le province continuano a mostrare un saldo negativo, ad eccezione di Teramo (+11,4 milioni di euro). Le esportazioni sono in aumento ovunque tranne a Chieti, mentre le importazioni registrano diminuzioni a Pescara e Chieti. Le esportazioni agricole regionali sono dirette quasi totalmente verso l’Unione Europea a 28 (84,9% del totale) e principalmente verso Germania (40,7%), Francia (13,2%) e Regno Unito (7,9%). Le importazioni provengono in buona parte sia dai paesi dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) sia dall’Unione Europea a 28 (rispettivamente 51,3% e 36,8%). In particolare, tra i paesi Apec spiccano Stati Uniti (32,6%) e Australia (14,6%) e tra quelli UE Francia (11,7%) e Paesi Bassi (7,3%). Come verificato in passato, l’Abruzzo pesa poco sull’interscambio agricolo italiano dato che rappresenta l’1,2% delle importazioni e l’1,0% delle esportazioni. Anche nel 2016 la provincia che ha maggiormente contribuito alle esportazioni agricole regionali è stata Teramo (62,8% del totale regionale). ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
25
Secondo i dati disponibili al 12 giugno 20175, la campagna agraria abruzzese dal 1° novembre 2015 al 31 ottobre 2016 ha fatto registrare andamenti generalmente negativi, in calo per la quasi totalità delle produzioni con la sola eccezione del comparto vitivinicolo. La cerealicoltura ha registrato una lievissima diminuzione della produzione, a causa dei cali registrati dalle province dell’Aquila e Teramo che non sono stati completamente bilanciati dagli incrementi di Pescara e Chieti, e a causa delle flessioni fatte rilevare dal frumento tenero, granoturco e orzo che non sono state pienamente recuperate dall’incremento di avena e frumento tenero. La produzione orticola ha mostrato una certa diminuzione, registrata in tutte le province, dovuta alla maggiore intensità dei decrementi (fava fresca e soprattutto carota) rispetto agli incrementi (carciofo, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo verza, cipolla, fagiolo, finocchio, indivia, lattuga, melanzana, peperone, radicchio, zucchina). Anche la produzione della patata è risultata in calo, a causa di andamenti negativi di tutte le province (esclusa Teramo la cui produzione non ha subito variazioni) e di entrambe le varietà, comune e soprattutto primaticcia. La vitivinicoltura regionale ha visto un consistente incremento della produzione di uva da vino concentrato nelle province di Teramo e Chieti, che ha più che assorbito il calo di L’Aquila e Pescara, e un lieve aumento dell’uva da tavola. L’olivicoltura non ha vissuto un anno positivo con un lieve calo produttivo che ha coinvolto le province di Teramo e Chieti che ha assorbito l’incremento dell’Aquila. La produzione frutticoltura è risultata in lieve calo perché diminuzioni hanno coinvolto tutte le produzioni con la sola eccezione delle nocciole risultate in aumento. Tale andamento è legato a quello negativo di tutte le province con la sola eccezione dell’Aquila che non ha registrato variazioni. Industria Le imprese manifatturiere, attive in quella che viene definita “industria in senso stretto”, erano in Abruzzo al 31 dicembre 2016 pari a 11.899 unità, concentrate principalmente a Teramo e Chieti (rispettivamente 31,0% e 29,1% del totale regionale). Come osservato in passato, tra i principali comparti manifatturieri regionali si annoverano la fabbricazione di prodotti in metallo (16,8%), l’industria alimentare (16,5%), la confezione di articoli di abbigliamento (11,5%) e l’industria del legno (7,0%). Le specializzazioni provinciali sono molto differenziate ma, essendo legate a fattori strutturali, non mostrano cambiamenti di rilievo rispetto agli anni precedenti. L’Aquila si distingue, tra gli altri, per l’industria del legno (con un indice di specializzazione calcolato sulle imprese attive pari a 1,7), la lavorazione di minerali non metalliferi (1,6) e la fabbricazione di prodotti chimici (1,5). Teramo emerge, in particolare, per la fabbricazione di articoli in pelle (2,6), la confezione di articoli di abbigliamento (1,7). Pescara si evidenzia soprattutto per la fabbricazione di prodotti farmaceutici (2,4), la fabbricazione di coke e prodotti della raffinazione del petrolio (1,7). Nella provincia di Chieti risaltano, tra le altre, l’industria delle bevande (1,8), la fabbricazione di coke e prodotti della raffinazione del petrolio (1,7) e la fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (1,5).
Tali dati vengono prodotti dall’Istat e aggiornati nel corso dell’anno, pertanto con le possibili discordanze ricordate sopra. 5
26
Fig. 1.2.8 IMPRESE ATTIVE NEI PRINCIPALI COMPARTI MANIFATTURIERI IN ABRUZZO (var.% 2016-15) -1,8
Fabbricaz. prodotti in metallo
1,5
Industrie alimentari -1,2
Confez. articoli di abbigl. e in pelle. -3,0
Industria del legno
-2,2
Fabbric. prod. lavoraz. min. non metall.
2,5
Riparaz. manut. macchine e apparecch. -2,0
Fabbricazione articoli in pelle
-0,4
Fabbricaz. macchinari e apparecchiature Stampa e riproduz. supporti registrati Fabbricaz. mobili
-1,4
-4,5
-1,0
Totale attività manifatturiere -5,0
-4,0
-3,0
-2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
3,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Durante il 2016, le imprese manifatturiere attive abruzzesi sono diminuite dell’-1,0%, con flessioni distribuite in tutte le province (L’Aquila: -1,1%; Teramo: -0,8%; Chieti: -2,1%) ad eccezione di Pescara (+0,4%). Tra i comparti maggiormente diffusi durante l’anno sono state osservate variazioni generalmente negative: fabbricazione di mobili (-4,5%), industria del legno (-3,0%), lavorazione di minerali non metalliferi (-2,2%), fabbricazione di articoli in pelle (-2,0%), fabbricazione di prodotti in metallo (-1,8%) e confezionamento di articoli di abbigliamento (-1,2%). Fanno eccezione le industrie alimentari (+1,5%) e la riparazione e manutenzione di macchine e apparecchiature (+2,5%). Artigianato Al 31 dicembre 2016 il Registro delle Imprese riportava 31.386 imprese artigiane registrate, in diminuzione del 2,1% rispetto al 2015 (peggiore del -1,4% nazionale) e 31.077 imprese artigiane attive (-2,2%). Nello stesso periodo le imprese artigiane iscrittesi sono state 1.804, in calo dell’1,3% rispetto al 2015 (meno pesante del -5,6% italiano), e quelle cancellate sono state 2.488, (-9,8%, più consistente del -7,4% nazionale). La distribuzione provinciale delle imprese artigiane registrate fa emergere Chieti (8.776 unità, cioè il 28,0% del totale regionale) seguita da Teramo (8.036 imprese pari al 25,6%), Pescara (7.502 cioè il 23,9%) e L’Aquila (7.072 pari al 22,5%). Tutte le province hanno sperimentato diminuzioni rispetto al 2015, particolarmente pesanti per la provincia di Chieti (-3,1%). Come facilmente intuibile, anche le imprese attive preferiscono la provincia di Chieti (28,1%), seguita da Teramo (25,4%), Pescara (23,9%) e L’Aquila (22,6%). Le nuove iscrizioni si distribuiscono soprattutto a Teramo (513 pari al 28,4%) seguita da Chieti (462 pari al 25,6%) e Pescara (452 cioè il 25,1%) e a distanza da ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
27
Fig. 1.2.9 IMPRESE ARTIGIANE ATTIVE NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 0,0 -0,5 -1,0 -1,3
-1,5 -1,7
-2,0 -2,5
-1,4
-2,2
-2,2
-3,0 -3,5
-3,2 L'Aquila
Teramo
Pescara
Chieti
Abruzzo
Italia
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
L’Aquila (377 corrispondente al 20,9%). Durante l’anno le nuove iscrizioni sono diminuite nelle province di Chieti e Teramo (rispettivamente -10,5% e -2,1%) mentre sono aumentate a Pescara (+10,0%) e L’Aquila (+0,3%). Le imprese artigiane cancellate si localizzano per la maggior parte a Chieti e Teramo (rispettivamente 744 pari al 29,9% e 657 pari al 26,4%) seguite da Pescara e L’Aquila (rispettivamente 547 e 540). Esse sono diminuite rispetto al 2015 in tutte le province, soprattutto a Teramo e Pescara (rispettivamente -15,9% e -11,9%) seguite da L’Aquila e Chieti (rispettivamente -5,9% e -4,7%). Fig. 1.2.10 IMPRESE ARTIGIANE ATTIVE NEI PRINCIPALI SETTORI ECONOMICI IN ABRUZZO (var.% 2016-15) 3,0 1,9
2,0 1,0
0,1
0,0 -1,0
-1,2
-2,0 -3,0 -4,0 -5,0
-2,2
-2,6 -3,6 -4,2 Costruzioni
Attiv. Manifatt.
Altre attiv. servizi
Commercio
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese 28
Trasp. magazz.
Nol., ag. viaggio, serv. imprese
Totale
Le imprese artigiane abruzzesi costituiscono il 24,5% di quelle attive totali, in calo rispetto agli anni precedenti. Il peso dell’artigianato sul totale risulta ben superiore della media nei settori delle costruzioni, delle attività manifatturiere e soprattutto delle altre attività di servizio (rispettivamente 61,5%, 58,9% e 84,7%). Meno interessati dal fenomeno dell’artigianato sono l’agricoltura e il commercio, in cui le relative percentuali fanno segnare valori molto limitati (rispettivamente 1,0% e 7,1%). Il maggior numero di imprese artigiane abruzzesi è attiva nel settore delle costruzioni (10.967 pari al 35,3% del totale delle artigiane), delle attività manifatturiere (7.009 pari al 22,6%) e delle altre attività di servizio (5.387 pari al 17,3%). Durante il 2016 la maggior parte dei settori economici ha subito la diminuzione del numero di imprese artigiane attive, che ha raggiunto la maggiore intensità tra le costruzioni (-406 pari a -3,6%), le attività manifatturiere (-189 pari a -2,6%) e il trasporto e magazzinaggio (-69 corrispondenti a -4,2%). Fa eccezione in particolare il noleggio e agenzie di viaggio (+ 22 imprese pari al +1,9%). A livello provinciale il peso delle imprese artigiane su quelle attive totali supera la media regionale nelle province di L’Aquila e Teramo (rispettivamente 27,8% e 25,8%). Tra i settori di attività economica tale peso supera la media regionale nell’agricoltura a L’Aquila e Teramo (entrambe 1,8%), nelle attività manifatturiere a L’Aquila e Pescara (rispettivamente 68,9% e 60,8%), nelle costruzioni in particolare a Chieti (64,8%), nel commercio in tutte le province esclusa Pescara (L’Aquila: 7,9%; Teramo: 7,4%; Chieti: 8,1%), nelle altre attività di servizio a Chieti (86,6%). Rispetto alle imprese artigiane totali quelle manifatturiere raggiungono il peso maggiore a Teramo (25,4%), quelle edili a L’Aquila (42,1%), quelle commerciali a Chieti (8,1%) e quelle che svolgono altre attività di servizi a Pescara e Chieti (rispettivamente 19,6% e 18,1%). Nel periodo 2016-15 spiccano le variazioni positive delle imprese artigiane attive in agricoltura a Pescara (+3,1% rispetto a +0,0% regionale) e nelle altre attività di servizi a Teramo (+1,0% rispetto a +0,1%) e sensibilmente negative nelle attività manifatturiere a Chieti (-4,2% rispetto a -2,6% abruzzese), nel commercio a Chieti (-2,2% rispetto a -1,2%). Edilizia Il 2016 per l’edilizia italiana non può ancora definirsi un anno positivo, ma sono evidenti i segnali di recupero rispetto alla situazione di forte difficoltà riscontrata durante gli anni precedenti. In primo luogo si osserva che il valore aggiunto prodotto dalle attività di costruzione, secondo i dati resi disponibili dall’Istat, risulta ancora in diminuzione ma la flessione è quasi impercettibile (-0,1%) rispetto a quelle molto più pesanti riscontrate negli anni precedenti. Lo stesso andamento negativo, ma molto lieve e in rallentamento rispetto agli anni scorsi, è stato osservato per la produzione corretta per gli effetti del calendario (-0,3%). La fase di lieve miglioramento è evidente anche nella stima che l’Ance ha effettuato della totalità degli investimenti che nel 2016, per la prima volta dopo diversi anni, sono in lieve aumento (+0,3%). In particolare, aumentano soprattutto quelli nell’edilizia non residenziale (+0,6%) ma anche il più contenuto incremento riscontrato nell’edilizia abitativa (+0,1%) è da intendersi come segnale positivo in quanto per la prima volta si stima un valore non negativo dopo anni di diminuzioni. A questo proposito il comparto produttivo che ha ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
29
Fig. 1.2.11 IMPRESE ATTIVE NELLE COSTRUZIONI NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 0,0
-0,5
-1,0
-1,5
-2,0
-2,5
-1,3
-1,4
-2,0
-2,0
L'Aquila
Teramo
-1,9 -2,1
Pescara
Chieti
Abruzzo
Italia
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
ottenuto la migliore performance continua ad essere la manutenzione straordinaria con un risultato (+1,7%) in rafforzamento rispetto a quello del 2015, legato al potenziamento fino a dicembre 2016 degli incentivi fiscali per ristrutturazioni edilizie ed efficientamento energetico così come previsti dalla Legge di Stabilità per il 2016. Altri segnali rassicuranti che rafforzano la percezione di lieve ripresa del settore sono l’andamento dei permessi di costruire che per i nuovi fabbricati residenziali é positivo (+4,5%) per la prima volta dopo un decennio, e l’aumento delle compravendite nel settore residenziale (+18,9%) in rafforzamento rispetto alla crescita rilevata negli ultimi anni. Segnale negativo rimane l’andamento degli occupati che nel corso del 2016, come accaduto nei 7 anni precedenti, hanno continuato a diminuire (-4,4%) con un peggioramento rispetto al risultato riscontrato nel 2015. Le imprese attive nelle costruzioni proseguono nel calo (-1,3%) ma la variazione rallenta rispetto a quelle registrate negli anni precedenti (nel 2015 -1,7%; nel 2014 -2,1%). Per l’Abruzzo il 2016 non può dirsi un anno positivo per il fatto che persistono numerosi segnali sfavorevoli quali il calo dell’occupazione (-1,1% secondo l’Istat), il calo dei bandi di gara per lavori pubblici (-6,8%) e la diminuzione delle imprese attive (-1,9%). La diminuzione osservata nell’occupazione, rispetto al +5,7% dell’anno precedente, é legata al forte calo di occupati indipendenti (-11,8%) non completamente compensato dall’aumento di occupati dipendenti (+5,3%). La flessione delle imprese edili attive, meno pesante rispetto all’anno scorso (-2,8%) ma peggiore dell’andamento nazionale (-1,3%), è determinata dal calo subito da tutte le province (Teramo e L’Aquila: -2,0%; Chieti: -2,1% e Pescara: -1,4%). Sono presenti fortunatamente anche alcuni segnali positivi quali l’incremento del numero di transazioni normalizzate delle abitazioni residenziali (+15,4%) in rafforzamento rispetto ai valori registrati negli anni precedenti e l’aumento dei mutui bancari concessi alle imprese edili per 30
investimenti nella costruzione di edifici non residenziali (+17,8%), e per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie (14,9%). I mutui concessi per la costruzione di edilizia residenziale sono ancora in calo (-1,6%) ma in forte recupero rispetto alle diminuzioni degli anni passati. Commercio Le attività commerciali sono svolte in Abruzzo da 32.380 imprese attive, che costituiscono, come negli anni precedenti, il 2,3% del totale italiano e sono localizzate in particolare nelle province di Pescara (30,3%) e Chieti (27,3%). Nel 2016 il calo ha ripreso vigore (-0,7% dopo il -0,2% del 2015). Tutte le province hanno registrato diminuzioni (Teramo: -0,2%; Pescara: -0,5%; L’Aquila: -0,7%; Chieti: -1,2%). Tra le diverse componenti, il commercio al dettaglio continua a prevalere (59,9% delle imprese attive) rispetto a quello all’ingrosso (28,5%) e al commercio e riparazione di autoveicoli (11,6%). Anche nel 2016 solo il commercio e la riparazione di autoveicoli ha registrato un incremento (+1,6%) mentre le altre componenti sono risultate in calo, più lieve per l’ingrosso (-0,4%) e più pesante per il dettaglio (-1,2%). Le specializzazioni provinciali non hanno subito variazioni: Pescara emerge per l’ingrosso (35,9%), L’Aquila spicca per il dettaglio (66,2%) e Chieti per il commercio e riparazione di autoveicoli (13,4%). Gli andamenti provinciali mostrano particolari incrementi del commercio all’ingrosso a L’Aquila e Teramo (entrambe +0,5%) e del commercio e riparazione di autoveicoli a Teramo (+3,2%) e un calo particolarmente rilevante del commercio al dettaglio a Chieti (-2,1%). Fig. 1.2.12 IMPRESE ATTIVE DEL COMMERCIO NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 1,0 0,5
0,5
0,5
0,0
-1,1
-0,4
-0,5 -0,5
-0,7
-1,0 -1,5
-0,2
-0,2
-0,5
-0,7 -1,2
-1,2 -1,4
-1,2
-2,0 -2,1 -2,5
L'Aquila
Teramo Commercio all'ingrosso
Pescara Commercio al dettaglio
Chieti
Abruzzo
Commercio totale
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Turismo Secondo le stime della World Tourism Organization (WTO) nel 2016 gli arrivi turistici internazionali hanno raggiunto i 1.235 milioni (+3,9% rispetto ai 1.189 milioni del 2015). È il settimo anno consecutivo di crescita dopo la crisi del 2009, con lunghezza ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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e intensità che non si rilevava dagli anni Sessanta. Secondo la WTO il turismo si mostra con una capacità di resilienza che gli permette di superare i problemi di sicurezza che affliggono la scena mondiale e continua a contribuire alla creazione dell’occupazione e al benessere delle comunità. L’aumento degli arrivi internazionali è connesso ai buoni risultati registrati principalmente da Africa (+8,1% rispetto al -2,5% del 2015) e dell’Asia e Pacifico (+8,4% rispetto a +5,6% dell’anno precedente). Crescono in misura inferiore le Americhe (+4,3% in rallentamento rispetto al +6,0% del 2015), l’Europa (+2% in rallentamento rispetto al +4,7% del 2015) che hanno compensato la sensibile flessione del Medio Oriente (-4,1%). Secondo l’indagine campionaria Viaggi e vacanze dell’Istat, nel 2016 la popolazione italiana ha effettuato 66,5 milioni di viaggi6 con pernottamento in Italia e all’estero che hanno prodotto 355,8 milioni di pernottamenti. Rispetto al 2015 è aumentato sia il numero di viaggi sia il numero di pernottamenti con risultati (rispettivamente +13,7% e +4,5%) per la prima volta positivi dopo anni di diminuzioni che evidenziano la ritrovata domanda di turismo espressa dai residenti. L’incremento del numero dei viaggi è legato all’aumento delle vacanze sia lunghe con 4 o più pernottamenti (+11,3%) sia brevi (+20,7%) mentre i viaggi per lavoro sono rimasti stabili. La durata media dei viaggi svolti è scesa a 5,4 notti, con una diminuzione che ha coinvolto in particolare i viaggi per vacanza passati da 6,2 a 5,6 notti. Riguardo alle modalità di organizzazione del viaggio predomina e aumenta la prenotazione diretta (50,2% di cui il 38,5% effettuata tramite internet) mentre la partenza senza prenotazione (42,1%) è in calo. Anche nel 2016 i viaggi con destinazione in Italia sono la parte predominante dei viaggi realizzati dagli italiani (82,8%) e risultano in crescita negli ultimi anni. Continuano a prevalere le destinazioni nelle regioni centro-settentrionali, tra le quali Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia, Lazio e Trentino Alto Adige rappresentano globalmente il 56% dei viaggi totali (rispettivamente 12,5%, 9,7%, 9,2%, 8,9%, 8,5%, 7,2%). Tra le destinazioni straniere continuano a mostrare un peso molto elevato, ma in calo, i Paesi europei (77,6%), tra i quali spiccano Francia (13,1%) e Spagna (10,6%). L’alloggio in abitazioni private risulta preferito nei viaggi in Italia (57,0%) mentre in quelli all’estero gli italiani utilizzano principalmente le strutture collettive, in particolare gli alberghi (45,5%). Nel 2016 la bilancia dei pagamenti turistica italiana, che registra le transazioni internazionali in quei beni e servizi che costituiscono le spese turistiche, ha registrato un saldo positivo (13.812 milioni di euro) in aumento del 2,0% rispetto al 2015, andamento connesso al fatto che le entrate (spese che i viaggiatori stranieri hanno effettuato in Italia) sono state di 36.359 milioni di euro (+2,3% rispetto al 2015) mentre le uscite (spese turistiche che i viaggiatori italiani hanno effettuato all’estero) sono arrivate a 22.547 milioni di euro (+2,4%). I dati forniti dalla Banca d’Italia evidenziano che durante il 2016 il numero di viaggia-
Si avverte che tali dati sono provvisori e vengono sottoposti dall’Istat a revisione annuale cosicché, ad esempio, quelli relativi al 2015 utilizzati nel presente Rapporto potrebbero non coincidere con gli analoghi dati pubblicati nel Rapporto 2015. 6
32
tori7 stranieri in Abruzzo, dopo il calo degli ultimi anni, ha ripreso a crescere (+38,8%) arrivando a 519 mila unità, pari allo 0,5% del totale degli stranieri in Italia (111,9 milioni in aumento del 6,6% rispetto al 2015). Anche la spesa da essi sostenuta, 207 milioni di euro (0,6% del totale nazionale), ha ripreso a crescere (+6,7%) allineandosi alla tendenza positiva che continua a caratterizzare l’Italia (+2,3%). La provincia di Pescara ha continuato ad accogliere il maggior numero di visitatori stranieri (243 mila pari al 46,8% del totale regionale). Teramo e Chieti ne hanno ospitati rispettivamente 112 mila (21,6%) e 111 mila (21,4%), L’Aquila 52 mila (10,0%). Rispetto al 2015 tutte le province registrano incrementi del numero di visitatori stranieri, soprattutto Teramo (+75,0%) e Pescara (+40,5%). I viaggiatori abruzzesi all’estero, che nel 2016 sono stati 576 mila (0,9% dei viaggiatori italiani all’estero), sono in aumento rispetto al 2015 del 18,7% (Italia: +1,2%). La spesa sostenuta, 398 milioni di euro è diminuita rispetto all’anno precedente (-2,5%) al contrario di quanto accaduto in Italia (+2,4%). Dalla provincia di Pescara ne proviene il maggior numero (42,2% del totale regionale) che rispetto al 2015 ha registrato un importante aumento (+58,8%). Anche relativamente alla spesa da essi sostenuta si osserva che Pescara riveste il ruolo più importante (158 milioni di euro pari al 39,7%). A differenza delle altre province, solo L’Aquila ha fatto registrare un incremento (+32,1%). Riguardo all’Abruzzo, il saldo tra le spese dei viaggiatori abruzzesi all’estero e quelle dei viaggiatori stranieri in regione migliora arrivando a -191 milioni di euro del 2016 (-10,7% rispetto al 2015). Il saldo è negativo in tutte le province (Chieti: -54 milioni di euro; PescaFig. 1.2.13 ARRIVI TURISTICI ITALIANI E STRANIERI NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 35,0
29,5
30,0 25,0 20,0
16,9 12,7
15,0 10,0
4,3
5,0 0,0 -0,6
-5,0 -10,0 -15,0
3,7
10,8
0,2
-3,7
-8,3 L'Aquila
Teramo
Pescara Italiani
Chieti
Abruzzo
Stranieri
Fonte: elaborazione CRESA su dati Regione Abruzzo Assessorato al Turismo
Il concetto di viaggiatore non coincide con quello di turista, ad esempio tra i viaggiatori sono inclusi i lavoratori stagionali e frontalieri, nel calcolo delle variabili di spesa e nel computo delle variabili “fisiche” (numero di viaggiatori e numero di pernottamenti). 7
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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ra: -76 milioni; Teramo: -14 milioni; L’Aquila: -46 milioni). Passando ad analizzare il movimento turistico in Abruzzo, bisogna ricordare che i dati utilizzati, forniti dall’Assessorato al Turismo della Regione, sono da considerarsi provvisori in quanto ancora soggetti a verifiche e controlli di congruità. Inoltre, dal mese di giugno 2014, la Regione ne ha modificato la metodologia di acquisizione, passando dal supporto cartaceo a quello telematico. Come afferma il Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio competente per la rilevazione, in questo periodo di transizione e quindi anche per il 2016, non è stato possibile rispettare il requisito dell’omogeneità, fondamentale nelle rilevazioni statistiche, cioè l’uso di medesimi principi di rilevazione ed ipotesi di rilevazione. Le rilevazioni effettuate hanno registrato nel 2016 un totale di 6.085.525 presenze che, tenendo conto delle precauzioni precedentemente esposte, risultano approssimativamente stabili (+0,1%) rispetto al 2015. Gli arrivi sono aumentati dell’1,4%, con andamenti particolarmente positivi e superiori alla media nelle province di Pescara e Chieti (rispettivamente +18,6% e +4,7%) mentre sono diminuiti a L’Aquila e Teramo (rispettivamente -7,8% e -2,6%). In particolare, aumentano più della media gli arrivi di stranieri (+10,8%) soprattutto nelle province di Pescara e Chieti (rispettivamente +29,5% e +12,7%). Si confermano le caratteristiche strutturali del turismo in Abruzzo: è prevalentemente alimentato da italiani (più dell’85% sia degli arrivi che delle presenze) che prevalgono in tutte le province con valori superiori al 90% in quella dell’Aquila. Nella provincia di Teramo gli arrivi e le presenze di stranieri continuano a mostrare i valori assoluti più elevati, sebbene in quella di Pescara registrino il peso percentuale sul totale e gli incrementi più elevati. Credito La struttura bancaria regionale ha visto nel 2016 la presenza di 9 banche con sede amministrativa in Abruzzo, con un’accelerazione del trend in calo rilevato negli ultimi anni a causa dell’acquisizione di tre casse di risparmio regionali da parte di istituti di credito esterni al territorio abruzzese. Sono presenti, inoltre, 606 sportelli, compresi anche quelli relativi a banche con sede esterna all’Abruzzo, che continuano a rappresentare il 2,1% del totale nazionale (29.027) e hanno visto una diminuzione del 3,5% (in Italia -4,1%). Gli sportelli bancari abruzzesi si distribuiscono abbastanza omogeneamente nelle province sebbene prevalgano Chieti (165 unità pari al 27,2%) e Teramo (162 corrispondenti al 26,7%). Seguono Pescara (148 cioè il 24,4%) e, a maggior distanza, L’Aquila (131 pari al 21,6%). Rispetto al 2015 risalta l’andamento negativo di Pescara (-8,1%) insieme a quelli meno pesanti di Teramo e L’Aquila (rispettivamente -3,0% e -2,2%) mentre a Chieti il calo è stato molto lieve (-0,6%). Al 31 dicembre 2016 l’ammontare dei depositi bancari e del risparmio postale effettuati dalla clientela residente in Abruzzo ha raggiunto i 25,5 miliardi di euro (1,8% del totale nazionale), con una crescita del 1,4% inferiore a quella italiana (+4,7%). L’ammontare dei depositi continua ad essere massimo a Chieti (7,6 miliardi di euro pari al 29,7% del totale regionale). Seguono L’Aquila (6,3 corrispondente al 24,9%) e, a maggior distanza, Pescara (5,9 cioè il 23,2%) e Teramo (5,7 pari al 22,2%). Rispetto al 2015 l’incremento è stato più elevato nelle province di Chieti e Teramo (+2,7% e +2,8%) seguita da Pescara (+1,0%), mentre mostra un lieve calo a L’Aquila (-1,1%). A fine 2016 l’ammontare degli impieghi in Abruzzo è arrivato a 24,4 miliardi di euro con 34
Fig. 1.2.14 DEPOSITI E IMPIEGHI NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var.% 2016-15) 6,0
4,7
4,0
2,8
2,7
2,0
1,4
1,0
0,0 -2,0
-1,1
-4,0 -6,0
-1,1
-1,6 -4,0
L'Aquila
Teramo
-5,1 Pescara Depositi
-4,2 -5,1 Chieti
Abruzzo
Italia
Impieghi
Fonte: elaborazione CRESA su dati Banca d’Italia
un calo (-4,2% rispetto al 2015) più pesante di quello italiano (-1,1%). Anche relativamente agli impieghi l’ammontare massimo è stato raggiunto a Chieti (7,4 miliardi di euro pari al 30,2% del totale regionale). Seguono Pescara (6,5 corrispondente al 26,6%) e Teramo (6,3 cioè il 25,9%), mentre a maggiore distanza troviamo L’Aquila (4,2 miliardi di euro pari al 17,3%). Rispetto al 2015 tutte le province hanno registrato flessioni, elevate a Pescara e Chieti (entrambe -5,1%), meno consistenti a Teramo (-4,0%) e leggere a L’Aquila (-1,6%). Le sofferenze bancarie, cioè i rapporti in essere con soggetti in stato di insolvenza, la cui consistenza offre indicazioni sullo stato di salute del tessuto economico e sociale, nel 2016 hanno raggiunto in Abruzzo 4,0 miliardi di euro (-13,1% rispetto al 2015) con un andamento migliore di quello nazionale (+1,9%). A scala provinciale l’ammontare delle sofferenze bancarie continua ad essere massimo a Chieti (1,3 miliardi di euro pari al 32,1% del totale regionale). Seguono Teramo (1,1 corrispondente al 28,3%) e, a maggior distanza, Pescara (0,9 cioè il 22,4%) e L’Aquila (0,7 pari al 17,3%). Rispetto al 2015 ovunque sono stati registrati decrementi, che hanno raggiunto il valore più elevato a Chieti (-19,3%) e meno consistente a Pescara (-14,8%) e Teramo (-13,3%) mentre aumentano a L’Aquila (+4,7%). Il numero di affidati, cioè coloro che hanno ottenuto finanziamenti, fornisce informazioni sul ruolo svolto dal settore bancario nello sviluppo del territorio. Nel 2016 ha raggiunto in Abruzzo le 30.986 unità, in diminuzione del 3,4% rispetto al 2015, andamento in controtendenza rispetto all’aumento del 5,5% italiano. Il maggior numero di affidati si localizza nelle province di Chieti (8.130 pari al 26,2%) e Pescara (8.621 corrispondente al 27,8%) mentre nelle province di Teramo (7.619 cioè il 24,6%) e L’Aquila (6.616 pari al 21,4%) sono meno numerosi. Rispetto al 2015 tutte le province hanno rilevato diminuzioni, più consistenti a L’Aquila e Chieti (rispettivamente -7,0% e -6,6%) e più leggeri a Teramo e Pescara (entrambe -0,2%). ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
35
Gli sportelli automatici (o Bancomat) sono in Abruzzo 826 con un calo (-1,7% rispetto al 2015) verificatosi in diversa misura in tutte le province, ad eccezione di Chieti dove sono piÚ numerosi (30,7% del totale) e in lieve aumento. A fine 2016 il numero di clienti (sia famiglie che imprese) che effettua operazioni di home e corporate banking, cioè per via telematica, e di phone banking, cioè via telefono, sono aumentati rispettivamente dell’11,6% e del 7,4%, pur continuando a rappresentare una quota molto limitata del totale nazionale.
36
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
37
Teramo
Pescara
Chieti
Abruzzo
1.298 1.238 1.614 1.558 1.813 1.742 1.877 1.825 6.602 6.363 2.230 8 2.281 4 2.742 11 2.581 3 9.834 26 30.234 25.201 35.823 30.659 36.832 31.194 45.272 40.009 148.161 127.063
3.807 3.725 5.999 5.958 4.286 4.253 13.017 12.964 27.109 26.900 28 24 26 20 25 19 31 24 110 87 2.452 2.057 4.437 3.683 3.096 2.693 4.061 3.466 14.046 11.899 56 52 137 134 78 70 85 83 356 339 62 58 94 81 83 66 104 93 343 298 5.336 4.693 4.870 4.324 4.585 4.092 5.155 4.725 19.946 17.834 7.090 6.381 7.996 7.360 10.716 9.797 9.535 8.842 35.337 32.380 572 498 664 580 958 874 851 744 3.045 2.696 2.937 2.559 2.793 2.449 2.596 2.262 2.802 2.518 11.128 9.788 703 609 619 551 760 691 699 639 2.781 2.490 505 470 511 494 708 667 733 703 2.457 2.334 620 540 942 862 914 836 666 604 3.142 2.842 846 749 901 825 1.267 1.139 921 820 3.935 3.533 927 858 968 902 1.206 1.086 1.153 1.057 4.254 3.903 3 2 0 0 1 0 0 0 4 2 148 136 117 107 210 186 185 171 660 600 194 170 214 194 230 202 273 234 911 800 420 374 640 573 558 508 543 494 2.161 1.949
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Altre attività di servizi Imprese non classificate Totale
L’Aquila
Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive
Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali Attiv. manifatturiere Fornit. energ. elettr., gas, vapore Fornit. acqua, reti fogn., gestione rifiuti Costruzioni Commercio Trasporto e magazz. Alloggio e ristorazione Informaz. e comunicazione Att. finanz. e assicurative Att. immobiliari Att. profess. scient. tecniche Noleggio, ag. viaggio, servizi a imprese Amministrazione pubblica Istruzione Sanità e assist. sociale Att. artistiche, sportive intrattenim
Tab. 1.2.1 IMPRESE REGISTRATE E ATTIVE PER ATTIVITA’ ECONOMICA IN ABRUZZO. Anno 2016
38
L’Aquila
Iscritte Cessate
Teramo
Pescara
Chieti
Iscritte Cessate Iscritte Cessate Iscritte Cessate
Abruzzo Iscritte Cessate
Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
Agricoltura, silvicoltura e pesca 105 180 181 257 156 203 302 556 744 1.196 Estrazione di minerali 0 2 1 0 0 2 0 1 1 5 Attiv. manifatturiere 60 128 180 286 89 128 93 195 422 737 Fornit. energ. elettr., gas, vapore 0 2 13 6 1 2 7 3 21 13 Fornit. acqua, reti fogn., gestione rifiuti 0 1 3 1 1 2 2 2 6 6 Costruzioni 187 341 164 279 141 225 187 323 679 1.168 Commercio 261 479 369 515 485 695 353 668 1.468 2.357 Trasporto e magazz. 6 30 7 28 14 47 12 39 39 144 Alloggio e ristorazione 98 202 104 157 109 167 89 176 400 702 Informaz. e comunicazione 32 49 37 46 41 55 43 39 153 189 Att. finanz. e assicurative 20 41 16 42 42 45 47 53 125 181 Att. immobiliari 15 16 20 21 32 30 21 29 88 96 Att. profess. scient. tecniche 31 29 52 52 61 74 57 44 201 199 Noleggio, ag. viaggio, servizi a imprese 65 59 110 63 98 83 91 84 364 289 Amministrazione pubblica 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Istruzione 4 11 8 7 9 10 15 8 36 36 Sanità e assist. sociale 5 4 10 7 9 7 9 5 33 23 Att. artistiche, sportive intrattenim 13 18 33 35 27 28 22 30 95 111 Altre attività di servizi 43 61 80 73 71 106 68 107 262 347 Imprese non classificate 636 112 716 138 961 181 877 180 3.190 611 Totale 1.581 1.765 2.104 2.013 2.347 2.090 2.295 2.542 8.327 8.410
Tab. 1.2.2 IMPRESE ISCRITTE E CESSATE PER ATTIVITA’ ECONOMICA IN ABRUZZO. Anno 2016
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
39
2015 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016
11.691 9.471 7.107 7.102 3.700 3.658 1.263 403 2.110 2.110 511 512
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Cereali Ortaggi Patata Uva Olivo Frutta
44.700 44.710 5.131 4.982 540 540 2.820 2.820 5.830 5.840 827 826
Produz.
2.222.113 2.190.370 1.429.866 1.399.540 189.000 189.000 305.800 416.600 191.380 144.500 168.703 164.820
Produz. Superf.
256.600 235.776 2.951.958 2.938.675 1.470.000 1.435.031 61.150 45.120 17.600 28.650 56.280 56.341
Superf.
Chieti
Abruzzo
11.603 11.645 1.417 1.369 185 179 3.317 3.317 10.721 10.723 856 816
593.473 598.266 357.199 342.737 56.300 54.950 514.590 472.500 396.634 396.592 164.525 156.332
23.270 722.900 23.488 738.387 2.244 709.115 2.184 683.284 211 37.980 210 37.393 26.045 3.270.500 26.385 4.331.000 23.250 637.700 23.324 636.500 2.207 303.640 2.202 302.775
91.264 89.314 17.892 15.637 4.636 4.587 33.445 32.925 41.911 41.997 4.401 4.356
3.795.086 3.762.799 5.946.163 5.364.236 1.753.280 1.716.374 4.152.040 5.265.220 1.243.314 1.206.242 693.148 680.268
Superf. Produz. Superf. Produz. Superf. Produz.
Pescara
Tab. 1.2.3. SUPERFICIE E PRODUZIONE DELLE PRINCIPALI COLTIVAZIONI IN ABRUZZO Anni 2015 e 2016 (superficie in ettari, produzione in quintali)
Produzioni Anni L’Aquila Teramo
Tab. 1.2.4 IMPRESE ATTIVE MANIFATTURIERE NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anno 2016
L’Aquila
Industrie alimentari 429 Industria delle bevande 20 Industria del tabacco - Industrie tessili 32 Confez. articoli di abbigliamento e in pelle 94 Fabbricazione articoli in pelle 9 Industria del legno 251 Fabbricazione della carta 12 Stampa e riproduz. supporti registrati 97 Fabbricaz. coke e prod. da raffinaz. del petrolio - Fabbricaz. prodotti chimici 36 Fabbricaz. prodotti farmaceutici 3 Fabbricaz. articoli in gomma e plastica 33 Fabbricaz. prod. lavoraz. minerali non metallif. 169 Metallurgia 14 Fabbricaz. prodotti in metallo 356 Fabbricaz. computer e prodotti ottici e elettronici 39 Fabbricaz. apparecch. elettriche 28 Fabbricaz. macchinari e apparecchiature 34 Fabbricaz. autoveicoli e rimorchi 11 Fabbricaz. altri mezzi di trasporto 7 Fabbricaz. mobili 52 Altre industrie manifatturiere 242 Riparaz. manutenz. macchine e apparecch. 89 Totale attivitĂ manifatturiere 2.057 Totale imprese 25.201 Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese
40
Teramo
Pescara
415 25 - 183 709 433 187 42 103 1 24 2 70 184 15 482 62 53 129 19 14 162 233 136 3.683 30.659
462 654 1.960 23 76 144 - - 81 83 379 307 255 1.365 36 51 529 148 250 836 12 35 101 119 117 436 3 4 8 37 40 137 7 1 13 54 83 240 106 160 619 14 22 65 415 747 2.000 71 46 218 51 44 176 132 200 495 31 49 110 25 23 69 102 84 400 279 240 994 178 202 605 2.693 3.466 11.899 31.194 40.009 127.063
Chieti
Abruzzo
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
41
6 4 8.036 7.904
Fonte: elaborazione CRESA su dati Movimprese
9 7.015
Imprese non classificate Totale
11 7.072
107 106 2 2 2.070 2.011 - - 26 26 2.734 2.685 551 547 361 357 274 273 73 72 3 2 1 1 134 134 318 316 - - 9 9 35 35 18 18 1.314 1.306 27 27 7.502 7.416
33 33 3 2 1.664 1.637 - - 8 8 2.304 2.271 559 555 514 503 306 306 78 78 3 2 2 2 133 133 358 353 - - 15 15 15 15 24 24 1.456 1.452 3 2 8.776 8.742
57 57 4 4 1.952 1.943 - - 14 13 3.072 3.061 714 712 399 396 318 318 148 147 5 5 1 1 136 134 314 312 - - 26 26 6 6 25 25 1.582 1.580
47 42 31.386 31.077
265 264 17 15 7.115 7.009 - 59 58 11.084 10.967 2.326 2.315 1.609 1.581 1.135 1.131 367 364 17 14 4 4 513 510 1.194 1.185 - 63 63 63 63 105 105 5.403 5.387
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive
Agricoltura, silvicoltura e pesca 68 68 Estrazione di minerali 8 7 Attiv. manifatturiere 1.429 1.418 Fornit. energ. elettr., gas, vapore - - Fornit. acqua, reti fogn., gestione rifiuti 11 11 Costruzioni 2.974 2.950 Commercio 502 501 Trasporto e magazz. 335 325 Alloggio e ristorazione 237 234 Informaz. e comunicazione 68 67 Att. finanz. e assicurative 6 5 Att. immobiliari - - Att. profess. scient. tecniche 110 109 Noleggio, ag. viaggio, servizi a imprese 204 204 Amministrazione pubblica - - Istruzione 13 13 Sanità e assist. sociale 7 7 Att. artistiche, sportive intrattenim. 38 38 Altre attività di servizi 1.051 1.049
Tab. 1.2.5 IMPRESE ARTIGIANE REGISTRATE E ATTIVE PER ATTIVITA’ ECONOMICA IN ABRUZZO. Anno 2016
42
L’Aquila
Teramo
Pescara
Chieti
Abruzzo
Fonte: elaborazione CRESA su dati Movimprese
7 1 86 - 1 282 40 25 18 1 - 2 7 16 - - - 2 52 - 540
6 - 138 - 1 143 29 9 29 8 - - 13 43 - - 2 3 79 10 513
9 - 185 1 1 252 28 25 35 7 - 6 12 26 - - - 2 67 1 657
- - 98 - - 135 30 21 28 9 - - 12 27 - - - 2 81 9 452
5 - 119 1 1 183 34 36 36 8 1 - 15 21 - - 1 1 85 - 547
2 - 94 - - 164 31 19 20 14 - - 7 30 - 1 - 2 74 4 462
16 - 170 - - 282 55 33 33 14 1 1 12 34 - - - 8 85 - 744
12 - 386 - 1 601 119 60 103 36 - - 38 115 - 1 3 11 291 27 1.804
37 1 560 2 3 999 157 119 122 30 2 9 46 97 1 13 289 1 2.488
Iscrizioni Cessazioni Iscrizioni Cessazioni Iscrizioni Cessazioni Iscrizioni Cessazioni Iscrizioni Cessazioni
Agricoltura, silvicoltura e pesca 4 Estrazione di minerali - Attiv. manifatturiere 56 Fornit. energ. elettr., gas, vapore - Fornit. acqua, reti fogn., gestione rifiuti - Costruzioni 159 Commercio 29 Trasporto e magazz. 11 Alloggio e ristorazione 26 Informaz. e comunicazione 5 Att. finanz. e assicurative - Att. immobiliari - Att. profess. scient. tecniche 6 Noleggio, ag. viaggio, servizi a imprese 15 Amministrazione pubblica - Istruzione - Sanità e assist. sociale 1 Att. artistiche, sportive intrattenim. 4 Altre attività di servizi 57 Imprese non classificate 4 Totale 377
Tab. 1.2.6 IMPRESE ARTIGIANE ISCRITTE E CESSATE PER ATTIVITA’ ECONOMICA IN ABRUZZO. Anno 2016
Tab. 1.2.7 IMPRESE ATTIVE DELLE COSTRUZIONI NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2015 e 2016 Costruzione Ingegneria Lavori Totale di edifici civile di costruzione costruzioni specializzati
Totale imprese
2015 L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
2.224 1.949 1.908 2.206 8.287 261.263
69 63 68 87 287 10.736
2.496 4.789 25.329 2.401 4.413 30.682 2.174 4.150 31.133 2.531 4.824 40.323 9.602 18.176 127.467 488.868
760.867 5.144.383
2016 L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
2.202 1.910 1.870 2.137 8.119 255.127
69 69 69 84 291 10.716
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
-1,0 -2,0 -2,0 -3,1 -2,0 -2,3
2.422 4.693 25.201 2.345 4.324 30.659 2.153 4.092 31.194 2.504 4.725 40.009 9.424 17.834 127.063 485.020
750.863 5.145.995
var.% 2016-15 0,0 9,5 1,5 -3,4 1,4 -0,2
-3,0 -2,0 -0,5 -2,3 -2,0 -0,1 -1,0 -1,4 0,2 -1,1 -2,1 -0,8 -1,9 -1,9 -0,3 -0,8 -1,3 0,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Movimprese
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
43
Tab. 1.2.8 IMPRESE ATTIVE DEL COMMERCIO NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2015 e 2016 Commercio Commercio all’ingrosso al dettaglio
Commercio Commercio Totale e riparazione totale imprese di autoveicoli
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
2015
1360 2021 3566 2313 9260 450982
4274 4512 5394 5465 19645 810570
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
4.225 4.458 5.366 5.352 19401 805.133
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo Italia
0,5 0,5 -1,4 -0,2 -0,4 0,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Movimprese
44
150640 1412192 5144383 2016
1.367 2.032 3.515 2.309 9223 450.765
793 6427 25329 843 7376 30682 891 9851 31133 1169 8947 40323 3696 32601 127467 789 870 916 1.181 3756
6.381 25.201 7.360 30.659 9.797 31.194 8.842 40.009 32380 127063
152.823 1.408.721 5.145.995
var.% 2016-15 -1,1 -1,2 -0,5 -2,1 -1,2 -0,7
-0,5 3,2 2,8 1,0 1,6 1,4
-0,7 -0,5 -0,2 -0,1 -0,5 0,2 -1,2 -0,8 -0,7 -0,3 -0,2 0,0
Tab. 1.2.9 MOVIMENTO TURISTICO NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2015 e 2016
Italiani Arrivi Presenze
Stranieri Arrivi Presenze
Totale Arrivi Presenze
2016 L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo
330.960 456.345 289.552 245.459 1.322.316
835.397 2.873.006 778.585 728.324 5.215.312
26.768 77.509 50.483 34.956 189.716
71.712 533.517 156.713 108.271 870.213
357.728 533.854 340.035 280.415 1.512.032
907.109 3.406.523 935.298 836.595 6.085.525
2015 L’Aquila 360.965 896.532 26.920 73.928 387.885 970.460 Teramo 473.656 2.892.557 74.346 513.175 548.002 3.405.732 Pescara 247.776 725.376 38.970 127.275 286.746 852.651 Chieti 236.798 749.041 31.029 99.887 267.827 848.928 Abruzzo
1.319.195 5.263.506
171.265 814.265 1.490.460 6.077.771
var. % 2016-15 L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo
-8,3 -3,7 16,9 3,7 0,2
-6,8 -0,7 7,3 -2,8 -0,9
-0,6 4,3 29,5 12,7 10,8
-3,0 4,0 23,1 8,4 6,9
-7,8 -2,6 18,6 4,7 1,4
-6,5 0,0 9,7 -1,5 0,1
Fonte: elaborazione CRESA su dati Regione Abruzzo - settore Turismo
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
45
46
***** **** *** ** * R.T.A. Totale ***** **** *** ** * R.T.A. Totale ***** **** *** ** * R.T.A. Totale ***** **** *** ** * R.T.A. Totale ***** **** *** ** * R.T.A. Totale
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 1 282 141 141 23 3.724 1.663 1.661 126 9.467 4.955 4.985 31 1.204 666 656 42 1.049 583 571 36 2.156 925 916 259 17.882 8.933 8.930 1 68 34 34 15 2.320 1.186 1.205 26 2.559 1.278 1.263 6 171 91 88 5 109 62 40 4 1.334 420 426 57 6.561 3.071 3.056 1 82 44 44 14 1.240 635 639 52 3.532 1.755 1.749 9 500 249 216 3 61 31 25 - - - - 79 5.415 2.714 2.673 3 432 219 219 52 7.284 3.484 3.505 204 15.558 7.988 7.997 46 1.875 1.006 960 50 1.219 676 636 40 3.490 1.345 1.342 395 29.858 14.718 14.659
74 1.254 3.861 593 283 20 6.085 - 224 758 139 126 25 1.272 72 120 572 28 68 - 860 - 345 1.125 203 62 - 1.735 146 1.943 6.316 963 539 45 9.952
79 1.265 3.803 539 254 20 5.960 - 224 755 137 112 19 1.247 72 120 573 27 65 - 857 - 345 1.104 199 46 - 1.694 151 1.954 6.235 902 477 39 9.758
2 32 132 38 24 1 229 1 28 150 40 53 38 310 2 19 47 8 11 4 91 1 22 90 22 8 - 143 6 101 419 108 96 43 773
Esercizi
Zona interna Letti Camere Bagni
2 198 32 2.781 132 7.750 38 1.128 24 515 1 60 229 12.432 - - 5 448 24 1.651 9 246 11 230 2 48 51 2.623 1 144 4 238 21 1.087 2 56 6 150 - - 34 1.675 - - 8 645 38 2.299 13 398 5 116 - - 64 3.458 3 342 49 4.112 215 12.787 62 1.828 46 1.011 3 108 378 20.188
Esercizi
Costa Letti Camere Bagni
Fonte: elaborazione CRESA su dati Regione Abruzzo - settore Turismo
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo
Esercizi
Categoria
Provincia
198 74 79 2.781 1.254 1.265 7.750 3.861 3.803 1.128 593 539 515 283 254 60 20 20 12.432 6.085 5.960 282 141 141 4.172 1.887 1.885 11.118 5.713 5.740 1.450 805 793 1.279 709 683 2.204 950 935 20.505 10.205 10.177 212 106 106 2.558 1.306 1.325 3.646 1.850 1.836 227 119 115 259 130 105 1.334 420 426 8.236 3.931 3.913 82 44 44 1.885 980 984 5.831 2.880 2.853 898 452 415 177 93 71 - - 8.873 4.449 4.367 774 365 370 11.396 5.427 5.459 28.345 14.304 14.232 3.703 1.969 1.862 2.230 1.215 1.113 3.598 1.390 1.381 50.046 24.670 24.417
Letti Camere Bagni
Totale
Tab. 1.2.10 CONSISTENZA ALBERGHIERA PER CATEGORIA NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anno 2016
Tab. 1.2.11 PRINCIPALI INDICATORI DEL SETTORE BANCARIO NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anno 2016 e var.% 2016-15
L’Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo
2016
Aziende 1 4 1 3 Sportelli 131 162 148 165 Comuni serviti 41 41 28 54 ATM 168 207 198 253 Depositi bancari e risparmio postale* 6.341 5.661 5.930 7.575 Impieghi * 4.213 6.319 6.501 7.370 Sofferenze * 691 1.132 896 1.285 Affidati 6.616 7.619 8.621 8.130 Home e corporate banking ** 122.125 127.557 146.809 161.883 Phone banking ** 34.956 31.356 51.803 52.438 Dipendenti
803
Aziende 0,0 Sportelli -2,2 Comuni serviti 0,0 ATM -1,2 Depositi bancari e risparmio postale* -1,1 Impieghi * -1,6 Sofferenze * 4,7 Affidati -7,0 Home e corporate banking ** 12,1 Phone banking ** 8,0 Dipendenti -0,5
1.014 -33,3 -3,0 0,0 -1,0 2,8 -4,0 -13,3 -0,2 6,3 7,5 -17,4
Italia
902
1.162
9 604 606 29.027 164 5.618 826 42.024 25.507 1.406.570 24.403 1.803.310 4.004 190.644 30.986 1.321.418 558.374 30.761.379 170.553 12.651.041 3.881
299.645
var.% 2016-15 -50,0 0,0 -25,0 -8,1 -0,6 -3,5 -9,7 -1,8 -2,4 -5,3 0,4 -1,7 1,0 2,7 1,4 -5,1 -5,1 -4,2 -14,8 -19,3 -13,1 -0,2 -6,6 -3,4 10,1 17,2 11,6 5,5 8,8 7,4 -24,6 -2,5 -12,2
-6,1 -4,1 -2,0 -3,1 4,7 -1,1 1,9 5,5 8,0 8,3 -1,0
Fonte: elaborazione CRESA su dati Banca d’Italia * Valori in milioni di euro per residenza della clientela ** Numero di clienti
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
47
1.3 LE ESPORTAZIONI 1.3.1 IL CONTESTO NAZIONALE
Le esportazioni italiane si attestano nel 2016 su 417 miliardi di euro con un aumento rispetto all’anno precedente dell’1,2%. A contribuire alla crescita delle vendite estere sono le regioni meridionali, che producono quasi l’8% dell’export nazionale, centrali (16%) e nord-orientali (32%). Negativo è l’apporto delle Isole maggiori (3%) e nullo quello delle regioni nord-occidentali (39%). Spiccano gli aumenti della Basilicata, della Calabria e dell’Abruzzo e i decrementi di Sicilia, Sardegna Valle d’Aosta e Piemonte. EXPORT DELLE REGIONI ITALIANE. Anno 2016 (var. % su anno precedente) REGIONI
Peso % 2015
Var % 2015-2016
Peso % 2016
Piemonte 11,1 -3,0 10,7 Valle d’Aosta 0,1 -5,6 0,1 Lombardia 27,0 0,8 26,9 Liguria 1,7 7,7 1,8 Trentino-A. A. 1,9 0,2 1,9 Veneto 14,0 1,3 14,0 Friuli V.-G. 3,0 6,3 3,2 Emilia-Romagna 13,4 1,5 13,5 Toscana 8,0 0,6 8,0 Umbria 0,9 0,3 0,9 Marche 2,8 5,6 2,9 Lazio 4,6 3,0 4,7 Abruzzo 1,8 9,7 2,0 Molise 0,1 7,0 0,1 Campania 2,4 2,9 2,4 Puglia 2,0 -2,2 1,9 Basilicata 0,7 53,5 1,1 Calabria 0,1 10,4 0,1 Sicilia 2,1 -17,3 1,7 Sardegna 1,1 -10,9 1,0 Italia 100,0 1,2 100,0 Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Le esportazioni di veicoli dalla Basilicata, di mezzi di trasporto, veicoli esclusi, da Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lazio e di articoli chimici e farmaceutici dalle Marche portano ad un aumento dell’export nazionale di circa un punto percentuale, quelle di prodotti petroliferi raffinati dalla Sicilia e di veicoli dal Piemonte ad una diminuzione dello stesso di circa mezzo punto percentuale. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, si osserva un incremento del 3,1% del valore delle merci cedute in ambito UE e un decremento del 1.2% di quelle vendute nei mercati non appartenenti all’Unione Europea. Al primo risultato hanno contribuito in particolare le performance dell’Emilia-Romagna, ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
49
della Lombardia, del Veneto, delle Marche e della Toscana e non irrilevante è stato anche l’apporto di Abruzzo e Liguria. Le regioni che hanno determinato in misura maggiore il decremento dell’export verso i Paesi non UE sono state il Piemonte, la Sicilia, l’Emilia-Romagna, la Sardegna e la Toscana. 1.3.2 L’ANDAMENTO REGIONALE
Per settore I dati Istat relativi al 2016 riguardanti le esportazioni regionali offrono un quadro decisamente positivo. Nel corso del 2016 il commercio estero dell’Abruzzo ha visto attestarsi intorno agli 8,2 miliardi di euro il valore delle esportazioni, con un incremento del 9,7% rispetto all’anno precedente (Italia: +1,2%), incremento che posiziona l’Abruzzo al terzo posto delle regioni più virtuose dopo la Basilicata e la Calabria. Nonostante tale buona performance, l’apporto delle vendite estere regionali sul totale nazionale, pur aumentando di 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, resta assai limitato (2%). Mettendo a confronto gli andamenti regionale e nazionale in un’ottica di più ampio periodo, si evidenzia che tra il 2000 e il 2016 le vendite estere abruzzesi hanno mostrato nel complesso un trend decisamente migliore, pur con qualche criticità tra il 2009 e il 2012 riconducibile agli effetti della crisi economica che ha interessato l’intero mondo e che l’Abruzzo ha superato con grande difficoltà. Fig. 1.3.1 ESPORTAZIONI ITALIA E ABRUZZO. Periodi 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016 (var. % su anno precedente)
6,2
2013-2016
1,7
-0,2
2009-2012
2,5
5,2
2000-2008
-2,0
4,6 0,0
2,0
4,0 Abruzzo
6,0
8,0
10,0
Italia
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
I settori che hanno contribuito maggiormente alla crescita dell’export abruzzese nel 2016 sono stati i metalli di base e prodotti in metallo (+18,4%), gli apparecchi elettronici ed ottici (+16,8%), quelli non classificati diversamente (+ 14,8%) e i mezzi di trasporto (+12,0%) che rappresentano rispettivamente il 5,4%, il 3%, il 10,5% e il 48,3% del totale annuo regionale. 50
Fig. 1.3.2 ESPORTAZIONI DELL’ABRUZZO PER SETTORE. Anni 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016 (quote sul totale manifatturiero) Alimentari Tessile e abbigliamento Prodotti chimici Articoli farmaceutici Gomma e plastica Prodotti in metallo Apparecchi elettronici Apparecchi elettrici Altri macchinari Mezzi di trasporto Altre manifatturiere 0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
50,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Negativa la dinamica del legno e carta (-5,1%) e della gomma e plastica (-0,9%) i quali incidono rispettivamente per lo 0,7% e per l’8% sull’export abruzzese 2016. Variazioni positive ma inferiori alla media regionale si registrano nel settore alimentare, (3,6%), nel tessile e abbigliamento (7,9%), nella chimica (4,8%), nella farmaceutica (5,1%), e negli apparecchi elettrici (6,1%). L’analisi degli andamenti medi di un più lungo lasso di tempo evidenzia che l’export regionale si è incentrato sempre più nel settore dei mezzi di trasporto il cui peso percentuale sul totale regionale passa dal 31% del periodo 2000-2008 al 39% del quadriennio 2009-2012 al 46% medio del 20013-2016 con un incremento di valore medio a prezzi correnti dal 2000-2008 al 2012-2016 del 72,6%. Perdono di importanza, invece, il tessile abbigliamento (dall’11% all’8% al 4%) e gli apparecchi elettronici (dal 9% al 4% al 2%). Pur avendo una minore incidenza sul totale mostrano nell’ultimo periodo incrementi al di sopra del 6% i macchinari esclusi quelli elettronici ed ottici, l’alimentari e le altre industrie manifatturiere. Resta sostanzialmente inalterato il peso dei settori dell’industria chimica e di quella della lavorazione di gomma e plastica. Si ridimensionano in maniera notevole le vendite estere del tessile abbigliamento e delle apparecchiature e macchinari elettronici. La rappresentazione grafica nei periodi 2011-2013 e 2014-2016 del posizionamento dei diversi settori e del loro peso percentuale rispetto al totale dell’export regionale nel 2016 conferma che le vendite estere abruzzesi si sono polarizzate sempre di più intorno a pochi settori, principalmente i mezzi di trasporto seguiti a distanza dai macchinari ed attrezzature non elettronici. Critiche le situazioni del tessile abbigliamento e nell’ultimo periodo anche dell’elettronica e della farmaceutica, stazionari la gomma e plastica e la chimica. ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
51
Fig. 1.3.3 ESPORTAZIONI DELL’ABRUZZO PER SETTORE. Anni 2011-2013 e 2014-2016 (var % di periodo e peso % 2016 su tot. regionale) 24,0 Elettronica
20,0 Mezzi di trasporto
Var. % 2011-2013
16,0 12,0
Altri macchinari
Farmaceutica
8,0 4,0
Chimica
Alimentari Altre
App. elettrici
0,0
Metalli Gomma e plastica
-4,0
Tessile - Abbigliamento
-8,0 -18,0
-14,0
-10,0
-6,0
-2,0
2,0
6,0
10,0
14,0
18,0
Var % 2014 - 2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Fig. 1.3.4 ESPORTAZIONI DELL’ABRUZZO PER SETTORE. Anni 2000-2004 e 2013-2016 (Italia=1) Alimentari Tessile-abb. Chimica Farmaceutica Gomma e plastica Prod. in metallo Apparecchi elettronici Apparecchi elettrici Altri macchinari Mezzi di trasporto Altre manifatturiere 0,0
0,5
1,0
1,5
media 2000-2004
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
5,0
media 2013-1016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Tali caratteristiche si riflettono nel modello di specializzazione internazionale dell’economia abruzzese, che presenta rispetto all’Italia vantaggi comparati concentrati nei mezzi di trasporto e nelle lavorazioni plastiche e della gomma. 52
Per area geografica Rispetto all’anno precedente, nel 2016 le esportazioni regionali verso il mercato UE confermano la tendenza ad aumentare in misura maggiore della media nazionale (Abruzzo: +8,1%; Italia: +3,1%) e rappresentano il 76,4% del totale annuo, peso superiore a quello medio nazionale (Italia: 55,9%). L’incremento più intenso interessa l’area Euro (Abruzzo: +9,7%; Italia: +3,5%), che è destinazione del 53,0% del valore dell’export regionale (Italia: 41,0%). ESPORTAZIONI ABRUZZESI PER AREA GEOGRAFICA. Anno 2016 (var.% annua e peso % 2016)
Peso % Var % 2016 2015-2016
Peso % Var % 2016 2015-2016
Abruzzo
UE a 28 Area Euro Altri paesi europei America del Nord Centro-Sud America Medio Oriente Asia centrale Asia Orientale Africa
Italia
76,4 8,1 55,9 53,0 9,7 41,0 6,0 9,1 10,4 7,0 18,9 9,7 2,0 14,2 3,1 2,1 17,9 4,8 1,0 171,8 1,4 2,8 20,3 8,6 2,1 -11,9 4,2
3,1 3,5 -2,4 2,5 -6,2 -6,7 6,0 2,4 -7,7
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat Fig. 1.3.5 ESPORTAZIONI DELL’ABRUZZO PER AREA GEOGRAFICA. Anni 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016 (quote %) UE28 Europa non UE Africa settentrionale America settentrionale America Centro-meridionale Asia orientale PAESI BRICS 0,0
10,0
media 2013-2016
20,0
30,0
media 2009-2012
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
media 2000-2008
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
53
In controtendenza con quanto si osserva a livello Italia, tornano ad aumentare anche le vendite verso i paesi europei non appartenenti all’UE (Abruzzo: 9,1%; Italia: -2,4%) che, nonostante tale incremento, mostrano di assorbire una quota delle vendite estere regionali inferiore a quella media nazionale (Abruzzo: 6%; Italia: 10,4%). Crescono in maniera considerevole i valori dei flussi regionali di merci verso l’America settentrionale (18,9%; Italia: 2,5%) e l’Asia (Medio Oriente: 17,9%; Asia Centrale: 171,8; Oriente: 20,3%; Italia: -6,7%, 6,0% e 2,4%), che arrivano a rappresentare la destinazione del 7% e del 6% del totale annuo (Italia: 9,7% e 14,8%). Le vendite nel continente africano si confermano in decremento: nel 2016 si contraggono dell’11,9% (Italia: -7,7%) e scendono al 2,1% dell’export regionale, quota inferiore a quella media nazionale (4,2%). 1.3.3. L’ANDAMENTO PROVINCIALE
L’evoluzione delle vendite estere delle province abruzzesi dal 2000 al 2016 fa osservare un andamento decisamente crescente dell’export teatino, trascinato dalle buone performance del settore automotive. Fig. 1.3.6 ESPORTAZIONI DELLE PROVINCE ABRUZZESI (2000=100) 250
200
150
100
L'Aquila
Teramo
Pescara
2016
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
0
2000
50
Chieti
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Di minore intensità sono gli incrementi dell’export delle aziende pescaresi e teramane e decrescente il trend dell’Aquila, il quale risente dell’indebolimento dell’intero comparto elettro-meccanico. Nel 2016 l’export della provincia dell’Aquila si attesta sui 536 milioni di euro risultante da un incremento rispetto all’anno precedente del 6,1%, inferiore a quello medio regionale. Il suo peso sul totale del valore delle vendite estere regionali scende dal 6,8% del 2015 al 6,6% del 2016, che corrisponde ad un terzo della quota che deteneva all’inizio degli anni 2000. 54
Fig. 1.3.7 ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DELL’AQUILA. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale) 25,0
20,0
20,2
20,1
21,1
19,3
19,6
15,0
17,9
13,1
13,0 13,4
11,4 9,2
10,0
9,7
9,7 6,2
6,8
6,6
5,0
0,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Tale incremento è la risultante di un aumento consistente delle vendite degli apparecchi elettronici, che in tal modo arrivano a rappresentare il 37,5% del totale provinciale, principalmente nel Nord America ma anche in Asia Orientale e nei Paesi europei non UE. Ad essi si aggiungono aumenti rilevanti in termini percentuali ma poco significativi in valore assoluto dell’alimentari, del legno e carta, dei prodotti in metallo. Buono nel complesso anche l’andamento del comparto chimico-farmaceutico che rappresenta il 24% del totale provinciale. Diffusi decrementi caratterizzano l’andamento di quasi tutti gli altri settori. Nel 2016 il valore delle cessioni in ambito comunitario, pari al 47,9% del totale, diminuisce del 3,7%, la perdita nella area UEM (pari al 34,9%) è dell’1,1%. Le vendite nei Paesi europei non UE vedono un lieve incremento (0,8% pari al 4,9% dell’export provinciale). Importante sono, invece gli aumenti dei flussi di merci destinate in America settentrionale (19,2%), dell’Asia orientale (+29,2%) che sono destinatari rispettivamente del 37,7% e del 5,1% del totale del valore dell’export provinciale. A seguito di un forte incremento delle vendite dirette nei paesi BRICS (45,3%) essi salgono ad assorbire nel 2016 più del 3% dell’export aquilano. Nel 2016 l’export della provincia di Teramo ammonta a 1.252 milioni di euro e fa registrare un incremento del 4,4%, anch’esso inferiore a quello medio regionale. Il suo peso sul totale del valore delle vendite estere regionali scende dal 18,2% del 2015 al 15,3% del 2016. Diminuiscono le vendite estere dell’alimentari (-2,6%), del legno e carta (-16,7%), della chimico-farmaceutica (-2,6%), dei prodotti in metallo (-7,6%) e dei mezzi di trasporto (-5,8%) che nel complesso passano a rappresentare dal 37% al 33% del totale provinciale. Si registra, al contrario, grazie ad un incremento delle vendite nei paesi UE, l’aumento del settore delle macchine e degli apparecchi elettrici, elettronici, ottici ed altri (+13,7%) che rappresentano l’11,6% del totale dell’export provinciale. Buono anche l’andamento delle ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
55
Fig. 1.3.8 ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI TERAMO. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale) 25,0
20,0
18,2
19,2 18,9
18,8
17,1 17,0
16,0
15,0
16,4 15,6 15,0
15,5
16,0
17,0
17,0 17,5
16,1
15,3
10,0
5,0
0,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
vendite del tessile-abbigliamento (+17,4%, 16,2% del totale annuo) e della gomma e plastica (+12,9% pari al 10% dell’export 2016). Restano prevalenti (65,3%) ma subiscono un lieve calo le vendite nei Paesi UE (-0,2%) mentre aumentano i flussi di merci diretti verso i paesi europei non UE (+28,7%) che arrivano a rappresentare l’11% del totale dei flussi esteri teramani. Incrementi intorno al 17% e al 13% interessano anche l’Africa (4% dell’export provinciale) e l’America del Nord (8%). Le vendite estere delle aziende pescaresi (554 milioni di euro) fanno registrare un increFig. 1.3.9 ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI PESCARA. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale) 9,0 8,0 7,0
7,1
7,4
7,6
7,2
7,3 6,8
6,9 6,1
6,0
6,0
5,8
7,5
7,5 7,1
6,7
6,8
5,9 5,9
5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat 56
mento del 10,8% di poco superiore a quello medio regionale e rappresentano il 6,8% dell’export regionale, poco meno del 7,1% registrato all’inizio degli anni Duemila. Aumentano in misura considerevole le esportazioni di articoli farmaceutici (+19%) e dei macchinari non elettronici (+20,6%) che rappresentano quote pari rispettivamente al 21% e al 22% delle vendite estere provinciali. In forte crescita anche le esportazioni di legno e carta (+14,7%) le quali producono tuttavia soltanto l’1% del totale pescarese. Mostrano contrazioni tutti gli altri settori; in particolare il tessile-abbigliamento (-7,5%) i prodotti chimici (-6,1%) i prodotti in metallo (-4,7%), gli apparecchi elettronici (-16,9%). Sotto il profilo territoriale si osserva che il grado di concentrazione geografica è meno elevato che nelle altre province. I Paesi UE perdono di rilievo (-1,1%) e costituiscono “solo” il 36,1% dei mercati esteri di sbocco. Al contrario, assai superiore rispetto alle altre province è il peso dei flussi di merci diretti verso i paesi europei non UE (19%), l’Asia Orientale (11,8%) e i Paesi BRICS (13,3%), tutti in aumento, sia pur in misura variabile (rispettivamente +4,0%, +30,9% e +32,1%), rispetto al 2015. L’export di Chieti aumenta rispetto all’anno precedente dell’11,1% e raggiunge quota 5,8 miliardi di euro che equivalgono all’85% del totale dell’export abruzzese. La provincia si classifica tra le prime 10 che hanno contribuito alla crescita dell’export nazionale. Sono i mezzi di trasporto, con 3.800 milioni di fatturato estero pari al 64,6% del totale provinciale e del 46,1% di quello regionale, in aumento rispetto all’anno precedente del 13%, a trascinare in alto la performance provinciale. Buono anche l’andamento complessivo della metalmeccanica ed elettronica che rappresenta più del 13% e mette a segno in incremento del 14,7%. Sotto il profilo della destinazione geografica si osserva che l’85,3% dei flussi, in aumento del 10,8% rispetto all’anno precedente è diretto verso i paesi UE (58,5% verso i soli paesi dell’Area Euro). Quote intorno al 3%-4% vengono assorbite dai paesi euripei non UE e dall’America settentrionale e tra il 2% e l’1% dalle altre destinazioni, paesi BRICS compresi. Fig. 1.3.10 ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI CHIETI. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale) 80,0 70,0 60,0
54,5 53,3 52,8
54,9
57,2
59,1
66,0 61,7 65,5
62,6
66,3
67,5
65,8
65,8 69,1
70,4 71,3
50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
57
Tab. 1.3.1 ESPORTAZIONI PER SETTORE. Italia e Abruzzo. Anno 2016 Settori
Val. assoluti Var % Peso % (mln di euro) 2015-2016 2016
Agricoltura Alimentari Tessile e abbigliamento Legno e carta Prodotti chimici Articoli farmaceutici Gomma e materie plastiche Prodotti in metallo Apparecchi elettronici Apparecchi elettrici Altri macchinari Mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere Totale
6.817,7 31.545,4 48.631,4 8.355,5 27.524,1 21.282,2 25.298,2 43.767,9 13.624,9 21.983,6 75.951,4 47.536,8 24.488,1 417.076,8
Val. assoluti Var % (mln di euro) 2015-2016
Italia
69,5 493,0 321,1 58,0 222,8 294,5 652,7 442,1 242,3 226,9 859,7 3.945,6 300,5
1,2 100,0
8.166,3
L’Aquila 7,1 8,0 1,3 19,3 28,6 3,6 28,9 0,4 5,4 7,6 42,3 1,4 25,2 7,0 4,7 103,9 2,0 19,4 40,9 -19,3 7,6 11,3 177,6 2,1 201,2 20,1 37,5 55,5 -14,0 10,4 19,2 -5,2 3,6 3,3 -25,4 0,6 9,3 -1,0 1,7
Totale
536,0
6,1 100,0 Pescara
Agricoltura Alimentari Tessile e abbigliamento Legno e carta Prodotti chimici Articoli farmaceutici Gomma e materie plastiche Prodotti in metallo Apparecchi elettronici Apparecchi elettrici Altri macchinari Mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere Totale
11,1 -4,2 2,0 62,5 0,6 11,3 49,9 -7,5 9,0 5,4 14,7 1,0 31,6 -6,1 5,7 116,4 19,0 21,0 15,7 31,5 2,8 40,4 -4,7 7,3 12,9 -16,9 2,3 22,6 37,9 4,1 99,2 17,2 17,9 43,7 -6,7 7,9 37,4 131,9 6,7 554,1 10,8 100,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat 58
Abruzzo
3,0 1,6 4,2 7,6 1,2 11,7 0,3 2,0 1,8 6,6 6,8 5,1 2,1 6,1 0,1 10,5 -0,5 3,3 0,2 5,3 0,2 18,2 5,4 11,4 0,7 5,9
Agricoltura Alimentari Tessile e abbigliamento Legno e carta Prodotti chimici Articoli farmaceutici Gomma e materie plastiche Prodotti in metallo Apparecchi elettronici Apparecchi elettrici Altri macchinari Mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere
Peso % 2016
20,4 0,9 3,6 6,0 7,9 3,9 -5,1 0,7 4,8 2,7 5,1 3,6 -0,9 8,0 18,4 5,4 16,8 3,0 6,1 2,8 14,8 10,5 12,0 48,3 2,6 3,7 9,7 100,0
Teramo 41,9 119,0 202,6 32,8 58,6 73,1 125,6 151,5 14,9 62,4 67,8 136,6 156,9 1.252,4
40,0 3,3 -2,6 9,5 17,4 16,2 -16,7 2,6 -3,1 4,7 -2,3 5,8 12,9 10,0 -7,6 12,1 5,1 1,2 6,2 5,0 23,9 5,4 -5,8 10,9 8,8 12,5 4,4 100,0
Chieti 9,4 292,2 39,8 12,2 107,4 1,2 470,5 238,8 13,3 86,3 673,5 3.762,1 97,0 5.823,8
-2,6 0,2 5,7 5,0 -6,3 0,7 4,5 0,2 13,1 1,8 -80,4 0,0 -2,9 8,1 46,6 4,1 30,6 0,2 16,5 1,5 14,2 11,6 13,0 64,6 -21,2 1,7 11,1 100,0
Tab. 1.3.2 ESPORTAZIONI PER AREA GEOGRAFICA. Italia e Abruzzo. Anno 2016 Settori
Val. assoluti
Var %
Peso %
Val. assoluti
Var %
Peso %
(mln di euro) 2015-2016
2016
(mln di euro)
2015-2016
2016
Italia
UE a 28 Area Euro Paesi europei non UE Amerca settentrionale Asia Orientale Africa BRICS
232.977,5 170.875,6 43.429,5 40.632,8 35.689,0 17.343,1 25.883,4
Mondo
417.076,8
6.241,4 4.330,3 491,3 571,0 232,2 174,5 261,4
1,2 100,0
8.166,3
L’Aquila UE a 28 Area Euro Paesi europei non UE Amerca settentrionale Asia Orientale Africa BRICS
256,6 187,3 26,0 202,2 27,4 8,0 16,7
Mondo
536,0
UE a 28 Area Euro Paesi europei non UE Amerca settentrionale Asia Orientale Africa BRICS Mondo
200,1 149,4 105,3 83,8 65,2 36,4 73,5 554,1
Abruzzo
3,1 55,9 3,5 41,0 -2,4 10,4 2,5 9,7 2,4 8,6 -7,7 4,2 -2,8 6,2
-3,7 47,9 -1,1 34,9 0,8 4,9 19,2 37,7 29,2 5,1 10,2 1,5 45,3 3,1 6,1 100,0 Pescara -1,1 36,1 -1,3 27,0 4,0 19,0 33,5 15,1 30,9 11,8 5,0 6,6 32,1 13,3 10,8 100,0
8,1 76,4 9,7 53,0 9,1 6,0 18,9 7,0 20,3 2,8 -11,9 2,1 21,3 3,2 9,7 100,0
Teramo 817,9 587,3 138,2 99,5 45,7 52,5 50,9 1.252,4
-0,2 65,3 -0,2 46,9 28,7 11,0 13,4 7,9 1,3 3,7 16,2 4,2 13,7 4,1 4,4 100,0
Chieti 4.966,7 3.406,3 221,8 185,5 93,9 77,6 120,3 5.823,8
10,8 85,3 12,8 58,5 2,8 3,8 15,9 3,2 22,1 1,6 -30,1 1,3 16,2 2,1 11,1 100,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
59
 
Parte II
IL MERCATO DEL LAVORO
2. IL MERCATO DEL LAVORO Il 2016 si caratterizza per il rafforzamento della dinamica positiva dell’occupazione e per l’ulteriore moderato contenimento della disoccupazione. Il miglioramento è dovuto in particolare al Mezzogiorno e agli uomini, oltre al persistere delle permanenze nell’occupazione degli ultracinquantenni. Nel 2016 in Abruzzo le forze di lavoro ammontavano a 552 mila unità, circa 4 mila in più rispetto al 2015 (cinque mila in più rispetto al 2008). In termini percentuali, la regione ha fatto segnare un incremento dello 0,8% sostanzialmente in linea con quanto avvenuto a livello nazionale ma pari alla metà del Mezzogiorno. Gli occupati sono aumentati di oltre 6 mila unità rispetto al 2015, passando da 479 mila a 485 mila, con una crescita in termini relativi dell’1,3%. La crescita del numero di occupati è stata ancora più intensa nelle regioni meridionali nel loro complesso (1,7%). Le persone in cerca di occupazione sono diminuite di 2 mila unità rispetto al 2015, passando da 69 a 67 mila unità. In tutte le aree del paese le persone in cerca di occupazione dal 2008 sono aumentate progressivamente fin quasi a raddoppiare nel 2014; questa tendenza ha subito una battuta d’arresto nel 2015 diffusa a quasi tutto il territorio nazionale. Nel 2016, mentre nelle regioni centro settentrionali la ricerca dell’occupazione si è ulteriormente ridotta nel Mezzogiorno è tornata ad aumentare. Sotto il profilo settoriale, in Abruzzo il positivo saldo netto finale del 2016 è stato determinato dalla forte espansione dei servizi (6000 addetti in più, +1,9%). Nel manifatturiero la crescita dell’occupazione è risultata in linea con quella media nazionale, confermandosi ampiamente al di sopra con il livello precedente la crisi, mentre l’edilizia è tornata a contrarsi leggermente (-1,1%) ma in misura inferiore alla media nazionale. Gli andamenti settoriali hanno forti ripercussioni sull’occupazione per genere. Nel 2016 torna infatti a crescere l’occupazione femminile (+5% a fronte dell’1,7% maschile) riducendo leggermente il gap di genere. Su questo esito potrebbero aver influito la connotazione settoriale degli sviluppi più recenti che hanno interessato il mercato del lavoro abruzzese, che ha coinvolto in Fig 2.1 OCCUPATI TOTALI (var. %) 2
1,3
1,3
1,7
1,2 0,3
0
-2
-1,4
-4
-6
-8
-5,0 -5,9
Abruzzo
ITALIA 2016/2015
Centro Nord
Mezzogiorno
2016/2008
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
63
Fig 2.2 OCCUPATI IN ABRUZZO E ITALIA PER SETTORE (var. %)
5
0
-5
-10
-15
Abruzzo
Italia
Agricoltura
Abruzzo
Italia
Manifatturiero 2016/2015
Abruzzo
Italia
Costruzioni
Abruzzo
Italia
Servizi
2016/2008
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
maniera molto significativa il settore dei servizi, tipicamente più femminilizzato rispetto agli altri. Allo scopo di precisare meglio la posizione dell’Abruzzo nell’attuale fase di ripresa del mercato del lavoro è stato preso in considerazione un altro indicatore derivante dai dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps1 (la relativa tabella è collocate alla fine del paragrafo). Secondo le informazioni dell’Inps nel 2016 in Abruzzo il numero complessivo delle assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) è risultato di 133.887 segnando un calo di oltre l’8% rispetto all’anno precedente. Tale flessione è stata determinata esclusivamente dai contratti a tempo indeterminato (le cui assunzioni hanno sono passate da 50 mila a 29 mila). In Italia la contrazione è stata relativamente meno ampia. Il pur significativo aumento delle assunzioni a termine e in apprendistato ha compensato solo in parte la forte riduzione di quella a tempo indeterminato. D’altra parte, le cessazioni sono diminuite del 2,4% (similmente all’Italia). Altro segnale da mettere in evidenza è la grande variabilità delle trasformazioni contrattuali che riguardano i rapporti di lavoro in essere: dal 2013 l’andamento è caratterizzato infatti da evidenti oscillazioni sia in senso positivo che negativo (come nel caso del 2016).
Queste statistiche sono complementari a quelle prodotte dall’indagine campionaria Istat sulle Forze di Lavoro, ma non direttamente confrontabili a causa del diverso obiettivo che le due fonti informative si pongono. Mentre le dichiarazioni Uniemens presentate all’Inps dai datori di lavoro e relative ai propri lavoratori dipendenti contabilizzano eventi e quindi sono direttamente finalizzati a statistiche sui flussi, i dati Istat della rilevazione sulle forze di lavoro, basati su un’indagine campionaria continua condotta mediante interviste alle famiglie, sono dati di stock e hanno come obiettivo primario la stima della dimensione e delle caratteristiche dei principali aggregati dell’offerta di lavoro. 1
64
Fig 2.3 OCCUPATI IN ABRUZZO PER GENERE (variazioni tendenziali assolute in migliaia di unità) 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30
2009
2010
2011
2012
maschi
2013
2014
femmine
2015
2016
Totale
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
In virtù di queste dinamiche, la percentuale dei nuovi rapporti di lavoro attivati/variati a tempo indeterminato sul totale dei rapporti attivati/variati è scesa al 27% dal 36% del 2013. Tali dinamiche vanno osservate anche sotto il profilo degli effetti sulla consistenza dei rapporti di lavoro. Per l’universo osservato a fine 2016 è stato registrato un saldo tra assunzioni e cessazioni pari a oltre 8.000 posizioni di lavoro: questo saldo misura l’incremento dello stock di posizioni di lavoro intervenuto rispetto alla situazione di fine 2015. È presumibile che a questo incremento nel numero di posti di lavoro corrisponda un analogo Fig 2.4 TASSI DI OCCUPAZIONE PER PROVINCIA (%) 62 60 58 56 54 52 50
2004
2005 Italia
2006
2007
2008
L'Aquila
2009
2010 Teramo
2011
2012
2013
Pescara
2014
2015
2016
Chieti
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
65
Fig 2.5 TASSI DI DISOCCUPAZIONE PER PROVINCIA (%) 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5
2004
2005
2006 Italia
2007
2008 L'Aquila
2009
2010 Teramo
2011
2012 Pescara
2013
2014
2015
2016
Chieti
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
incremento nel numero di occupati dipendenti regolari. L’incremento delle forze di lavoro registrato in Abruzzo è frutto di andamenti differenziati sotto il profilo territoriale. La partecipazione al mercato del lavoro è aumentata a Pescara (6%) e L’Aquila (2%) mentre si è sensibilmente contratta nelle altre due province. Anche nelle dinamiche delle singole componenti sottostanti degli occupati e delle persone in cerca di occupazione i movimenti del mercato del lavoro locale appaiono piuttosto differenziati: L’Aquila e Pescara hanno mostrato una dinamica molto positiva (oltre 10 mila addetti in più rispetto all’anno precedente) parzialmente compensata dalle flessioni di Teramo e Chieti (componente maschile innanzitutto). Va segnalata inoltre la vistosa riduzione delle persone in cerca di occupazione che si è verificata a L’Aquila (-18%) e in parte minore a Teramo. L’aumento degli occupati in Abruzzo si è tradotto in un modesto rialzo del tasso di occupazione (rapporto percentuale tra occupati e popolazione 15-64 anni), che l’anno scorso si è attestato sul 55,7%, quasi dieci punti percentuali in meno rispetto alle regioni centro settentrionali. Il tasso di disoccupazione appare leggermente più contenuto rispetto al 2015 (12,1%), in maniera simile a quanto avvenuto in media nel paese.
66
Tab. 2.1.1 FORZE DI LAVORO, OCCUPATI E DISOCCUPATI (valori assoluti in migliaia) Anno Occupati Persone in cerca Forze di lavoro Occupati di occupazione 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
511 489 486 499 500 486 476 479
2016
485
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
16.658 16.449 16.364 16.419 16.410 16.289 16.423 16.514 16.707
Abruzzo 36 547 42 531 46 533 47 546 61 561 62 548 68 544 69 548 67
6.432 6.250 6.163 6.179 6.156 5.901 5.856 5.950
552
6.051
17.446 17.466 17.474 17.513 17.830 17.911 18.133 18.115 18.243
23.090 22.699 22.527 22.598 22.566 22.191 22.279 22.465 22.758
Centro - Nord 788 1.017 1.110 1.093 1.420 1.622 1.710 1.601 1.536
Persone in cerca di occupazione
Forze di lavoro
Mezzogiorno 877 7.309 889 7.139 946 7.109 968 7.147 1.271 7.427 1.447 7.348 1.526 7.382 1.432 7.383 1.476
7.527
Italia 1.664 1.907 2.056 2.061 2.691 3.069 3.236 3.033 3.012
24.755 24.605 24.583 24.660 25.257 25.259 25.515 25.498 25.770
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
67
Tab. 2.1.1b FORZE DI LAVORO, OCCUPATI E DISOCCUPATI (variazioni %) Anno Occupati Persone in cerca Forze di lavoro Occupati di occupazione 09/08 -4,3 10/09 -0,5 11/10 2,6 12/11 0,3 13/12 -2,9 14/13 -2,0 15/14 0,6 16/15 1,3 09/08 -1,3 10/09 -0,5 11/10 0,3 12/11 -0,1 13/12 -0,7 14/13 0,8 15/14 0,6 16/15 1,2
Persone in cerca di occupazione
Forze di lavoro
Abruzzo Mezzogiorno 16,7 -2,9 -2,8 1,4 -2,3 9,2 0,3 -1,4 6,4 -0,4 1,3 2,5 0,3 2,3 0,5 29,9 2,8 -0,4 31,3 3,9 1,4 -2,4 -4,1 13,8 -1,1 10,9 -0,6 -0,8 5,5 0,5 1,2 0,6 1,6 -6,1 0,0 -3,1
0,8 1,7
Centro - Nord 29,2 9,0 -1,5 29,9 14,2 5,4 -6,4 -4,1
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
68
3,1
2,0
14,6 7,8 0,3 30,5 14,0 5,5 -6,3 -0,7
-0,6 -0,1 0,3 2,4 0,0 1,0 -0,1 1,1
Italia 0,1 -1,7 0,0 -0,8 0,2 0,3 1,8 -0,1 0,5 -1,7 1,2 0,4 -0,1 0,8 0,7 1,3
Tab. 2.1.2 Forze di lavoro, occupati e disoccupati nelle province abruzzesi (valori assoluti in migliaia) Provincia
Occupati 2015
Persone in cerca di occupazione 2016
2015 2016
Forze di lavoro 2015
2016 76,6 75,2 75,6 96,9
Maschi L’Aquila Teramo Pescara Chieti
66 70 64 90
ABRUZZO 290,5
70 67 66 89 292,2
8,9 7,9 9,0 8,9
6,6 7,8 9,7 8,0
75,0 78,0 73,4 98,8
34,7
32,2
325,2
324,4
51,9 53,1 49,2 68,4
52,7 52,6 53,9 68,7
Femmine L’Aquila Teramo Pescara Chieti
42 46 42 58
ABRUZZO 188,2
44 46 46 57 193,2
9,6 7,2 6,9 10,7
8,6 6,4 8,2 11,6
34,4
34,7
222,6
227,9
15,2 14,2 17,9 19,7 66,9
126,9 131,0 122,6 167,3 547,8
129,3 127,8 129,5 165,6 552,2
Totale L’Aquila 108,4 Teramo 115,9 Pescara 107,0 Chieti 147,7 ABRUZZO 479,0
114,1 113,6 111,6 146,0 485,3
18,5 15,1 15,9 19,6 69,1
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
69
70
131.334 35.237 92.354 3.743 6.491
145.928 50.808 92.572 2.548 11.608
133.887 28.961 101.360 3.566 7.463
-3.777 -675
-281 -4.649
16.999 19.962
Italia
Fonte: elaborazioni CRESA su dati INPS.
-118.552 -123.278 4.726
-430.230 -762.449 276.023 56.196 -207.396
-3.403 -5.013 1.610
-12.041 -21.847 8.788 1.018 -4.145
Var. 2015-2016 (val. assoluti)
-2,6 -11,8 1,9
-8,3 -43,0 9,5 40,0 -35,7
8.361 -1.017
130.931 131.615 128.929 125.526 46.477 46.377 42.454 37.441 84.454 85.238 86.475 88.085
127.154 35.424 87.938 3.792 10.378
Abruzzo
Var. 2015-2016 (%)
Nuove assunzioni 4.720.353 4.867.365 5.667.265 5.237.035 -7,6 a tempo indeterminato 1.300.740 1.270.179 2.026.223 1.263.774 -37,6 a termine 3.190.262 3.365.095 3.459.703 3.735.726 8,0 in apprendistato 229.351 232.091 181.339 237.535 31,0 Trasformazioni a tempo indeterminato 488.144 336.247 585.921 378.525 -35,4 di rapporti di lavoro esistenti Cessazioni 4.821.555 4.751.743 4.899.695 4.781.143 -2,4 a tempo indeterminato 1.754.721 1.716.933 1.763.668 1.640.390 -7,0 apprendisti, a termine 3.066.834 3.034.810 3.136.027 3.140.753 0,2 Variazione netta lavoro subordinato -101.202 115.622 767.570 455.892 a tempo indeterminato 34.163 -110.507 848.476 1.909
Nuove assunzioni a tempo indeterminato a termine in apprendistato Trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro esistenti Cessazioni a tempo indeterminato apprendisti, a termine Variazione netta lavoro subordinato a tempo indeterminato
2013 2014 2015 2016
Tab. 2.1.3 Posizioni lavorative annuali
Parte III
DEMOGRAFIA E SOCIETÀ
3.1 IL PROFILO SOCIO DEMOGRAFICO 3.1.1 L’ANDAMENTO DEMOGRAFICO
I residenti in Abruzzo al 31 dicembre 2016 sono 1.322.247, pari al 2,2% del totale nazionale e al 9,4% del Meridione. La densità abitativa è di 122,1 ab/kmq. Le donne sono 678.549 (51,3% dei residenti), i minori 202.787 (15,3% contro il 16,4% dell’Italia e il 17,1% del Sud). Gli stranieri residenti ammontano a 86.556, pari all’1,7% degli stranieri residenti in Italia e al 6,5% della popolazione abruzzese (Italia: 8,3%; Sud: 4,2%). Essi sono per il 54,7% donne (Italia: 52,4%) e per il 19,1% minori (Italia: 20,6%). Sotto il profilo sub regionale si osserva che la provincia più popolosa è quella di Chieti con 389.169 residenti (29,4% della popolazione abruzzese), seguita da Pescara con 321.309 (24,3%) e da Teramo con 309.859 (23,4%). Chiude la classifica L’Aquila, con una popolazione di 301.910 unità (22,8%). Pescara mostra la maggiore densità abitativa (261,2 ab./kmq), L’Aquila la più bassa (59,8 ab/kmq), in posizione intermedia sono Teramo (158,6 ab/kmq) e Chieti (149,7 ab/kmq). Le donne rappresentano il 51,9% dei residenti nella provincia di Pescara, il 51,4% a Chieti, il 51,1% a Teramo e il 50,7% all’Aquila. L’incidenza dei minori, in lieve calo rispetto all’anno precedente, ribadisce forti differenze territoriali: essi sono il 16,1% della popolazione pescarese, il 15,5% della teramana, il 15,1% della teatina e il 14,6% dell’aquilana. Nella provincia dell’Aquila gli stranieri residenti ammontano a 24.504 (pari all’8,1% della popolazione provinciale e al 28,3% degli stranieri residenti in Abruzzo), in quella di Teramo a 23.850 (rispettivamente pari al 7,7% e al 27,6%), a Chieti a 20.823 (rispettivamente pari al 5,4% e al 24,1%) e a Pescara a 17.379 (rispettivamente pari al 5,4% e al 20,1%); nella provincia dell’Aquila decresce ulteriormente l’incidenza delle donne sul totale degli stranieri residenti (51,8%) che, invece, è massima e tende ad aumentare Fig. 3.1.1 ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE ABRUZZESE. Anni 1992-2016 (valori assoluti) 1.350.000 1.335.000 1.320.000 1.305.000 1.290.000 1.275.000 1.260.000 1.245.000 1.230.000 1.215.000 2016
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1.200.000
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
73
Fig. 3.1.2 ANDAMENTO DEMOGRAFICO. ABRUZZO E ITALIA. Anni 1996-2016 (var ‰ annue) 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0
Abruzzo
Italia
2016
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
-30,0
1996
-25,0
Meridione
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
nella provincia di Pescara (58,2%). La presenza di minori è tra gli stranieri assai maggiore che tra la popolazione totale (Teramo: 20,0%; L’Aquila: 19,3%; Chieti: 19,0%; Pescara: 17,7%). La popolazione abruzzese fa osservare per il terzo anno consecutivo una diminuzione annua che per il 2016 si attesta su - 4.266 unità, cui corrisponde un decremento percentuale del -3,2‰ assai più aspro della contrazione che si osserva a livello medio nazionale (-1,3‰) e superiore al calo della circoscrizione di appartenenza (Meridione: -2,8‰). A registrare le più accentuate diminuzioni annue sono le province di Chieti (-4,6‰) e dell’Aquila (-4,4‰), che confermano la decrescita già iniziata nel 2014, mentre Pescara e Teramo, che fino al 2014 avevano registrato incrementi seppur lievi, riportano rispettivamente cali del -2,1‰ e -1,5‰. Osservando la dinamica demografica regionale degli ultimi decenni in relazione a quella nazionale e meridionale, si osserva che l’Abruzzo ha mostrato un andamento simile a quello italiano e assai più vivace di quello meridionale. Dopo una fase di espansione demografica di moderata intensità tra il 1996 e il 2002, la regione registra fino al 2010 un vivacizzarsi del ritmo di crescita, con variazioni positive di ampiezza variabile. È nel 2011, anno del censimento, che l’Abruzzo riporta un primo decremento demografico di modesta entità, seguito nei due anni successivi da una ripresa della crescita. La dinamica regionale mostra negli ultimi tre anni decrementi ripetuti e nel complesso più consistenti di quelli nazionali e meridionali. 3.1.2 IL BILANCIO DEMOGRAFICO
L’andamento demografico è determinato dall’interazione tra l’attitudine di una popolazione ad auto-rigenerarsi ed accrescersi (dinamica naturale) e la capacità del territorio di attrarre nuovi residenti (dinamica migratoria). 74
TASSI DI CRESCITA NATURALE1, MIGRATORIO2 E TOTALE3. ITALIA, NORD, CENTRO, MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anno 2016 (val. ‰) Natalità Mortalità Crescita Migratorio Migratorio Migratorio Migratorio Crescita naturale interno con l’estero per altri motivi totale totale Nord Centro Sud Abruzzo L’Aquila Teramo Pescara Chieti Isole Italia
7,8 10,4 7,7 10,5 8,1 9,5 7,6 11,0 7,5 11,8 7,8 10,4 7,9 10,2 7,3 11,5 7,8 9,8 7,8 10,1
-2,6 -2,9 -1,5 -3,4 -4,3 -2,6 -2,2 -4,2 -2,1 -2,3
1,1 0,6 -2,9 -1,1 -3,0 -0,7 0,8 -1,4 -2,3 -0,3
2,5 3,3 2,0 2,3 3,7 2,8 1,5 1,6 1,0 2,4
-1,5 -1,0 -0,4 -1,1 -0,8 -1,0 -2,1 -0,6 0,0 -1,0
2,1 -0,5 2,8 0,0 -1,4 -2,8 0,2 -3,2 -0,1 -4,4 1,1 -1,5 0,2 -2,1 -0,4 -4,6 -1,3 -3,4 1,1 -1,3
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat Fig. 3.1.3 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE ABRUZZESE. Anni 2002-2016 (val. per 1.000 residenti) 20,0 16,0 12,0 8,0 4,0 0,0 -4,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Tasso crescita nat
Tasso migratorio
Tasso crescita totale
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Anche nel 2016, a causa di più bassi tassi di natalità4 e più elevati tassi di mortalità5, in regione il tasso di crescita naturale assume un valore negativo (-3,4‰), peggiore di quello nazionale (-2,3‰) e di tutte le circoscrizioni territoriali. Negativi sono i tassi delle quattro province, Tasso di crescita naturale: differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità. Tasso migratorio: rapporto tra il saldo migratorio dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000. 3 Tasso di crescita totale: somma del tasso di crescita naturale e del tasso migratorio. 4 Tasso generico di natalità: rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della pop. residente, per 1.000. 5 Tasso generico di mortalità: rapporto tra il numero dei decessi nell’anno e l’ammontare medio della pop. residente, per 1.000. 1 2
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
75
Fig. 3.1.4 DINAMICA DEMOGRAFICA PER PROVINCIA. Anni 2002-2016 (val. per 1.000 residenti)
a. L'AQUILA
24,0 18,0 12,0 6,0
-0,1
0,0 -6,0
-4,3 -4,4 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Crescita naturale
Tasso migratorio
Tasso di crescita totale
b. TERAMO
24,0 18,0 12,0 6,0
1,1
0,0 -6,0
-1,5 -2,6 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Crescita naturale
Tasso migratorio
Tasso di crescita totale
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
particolarmente critiche permangono le situazioni dell’Aquila (-4,3‰) e di Chieti (-4,2‰). Il calo demografico è attenuato dal lieve valore positivo del tasso migratorio totale (0,2‰) che, senza considerare il saldo migratorio per altri motivi, beneficia di un aumento dei flussi dall’estero (+2,3‰) superiore alla contrazione di quelli interni (-1,1‰). Più consistenti sono gli incrementi fatti registrare dal Centro-Nord (al di sopra del 2‰), mentre il Mezzogiorno riporta decrementi più consistenti del -1‰. È la sola provincia di Pescara a registrare un incremento dei flussi interni (+0,8‰) e 76
Fig. 3.1.4 (segue) DINAMICA DEMOGRAFICA PER PROVINCIA. Anni 2002-2016 (val. per 1.000 residenti)
c. PESCARA
24,0
18,0
12,0
6,0 0,2 -2,1 -2,2
0,0
-6,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Crescita naturale
Tasso migratorio
Tasso di crescita totale
d. CHIETI 26,0 22,0 18,0 14,0 10,0 6,0 2,0 -0,4 -4,2 -4,6
-2,0 -6,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Crescita naturale
Tasso migratorio
Tasso di crescita totale
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
sono in particolare L’Aquila e Chieti a riportare le contrazioni più marcatamente negative (-3‰ e – 1,4‰). L’Aquila e Teramo mostrano nel corso del 2016 la maggiore capacità di attrarre i flussi esteri (3,7‰ e 2,8‰) mentre Pescara e Chieti si attestano intorno all’1,5‰. La dinamica demografica regionale relativa al periodo 2002-2016 mostra fino al 2013 incrementi della popolazione residente risultanti da tassi di crescita naturali negativi, che, tra il 2002 e il 2010 hanno sfiorato il -2‰ e nei 5 anni successivi hanno ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
77
assunto valori decrescenti tra il 3‰ e il 4‰, e tassi migratori positivi molto variabili con un picco massimo, determinato dal tasso migratorio per altri motivi, del 17‰ nel 2013. Negli ultimi anni presi in esame, ad una accentuazione del decremento naturale si aggiunge una moderata crescita migratoria che porta ad una diminuzione complessiva della popolazione regionale. A livello provinciale si confermano difficili le situazioni di Chieti e dell’Aquila, nelle quali continuano ad essere pesanti anche nel 2015 i decrementi riconducibili alla dinamica naturale ( rispettivamente -4,2‰ e -4,3‰), e anche a quella migratoria (nell’ordine -0,4‰; e -0,1‰) . Meno negativi gli andamenti di Teramo e Pescara, le quali tuttavia vedono anch’esse diminuire la popolazione residente a causa di contrazioni naturali (rispettivamente -2,6‰ e -2,2‰) solo in parte controbilanciate da aumenti migratori (1,1‰ e 0,2‰). Nel periodo 2002-2016 la componente naturale segna decrementi in tutto il territorio regionale, con andamenti particolarmente negativi all’Aquila, nella quale si registrano contrazioni annuali superiori al 3‰, e a Chieti con variazioni fino al 2011 intorno al -2,5‰ e negli ultimi anni superiori al -3‰. Meno intensi i cali fatti registrare dalle province di Teramo e Pescara, le quali tuttavia, dopo un quinquennio di diminuzioni inferiori all’1‰, a partire dal 2009 assumono valori marcatamente più negativi. Sotto il profilo migratorio, se si eccettuano i decrementi dell’Aquila del 2006, del 2009 e degli ultimi tre anni, e quelli di Chieti del 2016 si osservano aumenti, sia pur di intensità diversa, in tutte e quattro le province con valori particolarmente elevati negli anni 2003, 2007, 2008, 2012 e 2013, nella maggior parte dei casi effetti dell’entrata in vigore dei provvedimenti di regolarizzazione degli stranieri. Nel periodo 2002-2016 sono le province di Pescara e Teramo a mostrare le più consistenti intensificazioni dei flussi, L’Aquila l’andamento più oscillante, Chieti il meno crescente. 3.1.3 GLI STRANIERI IN ABRUZZO
Alla fine del 2016 gli stranieri in Abruzzo sono 86.556, pari al 6,5% della popolazione regionale (Italia: 8,3%; Sud: 4,2%): 24.504, pari al 28,3% del totale degli stranieri in Abruzzo, risiedono nella provincia dell’Aquila, 23.850 (27,6%) a Teramo, 17.379 (20,1%) a Pescara e 20.823 (24,1%) a Chieti. Per quanto riguarda l’incidenza percentuale degli stranieri residenti sul totale della popolazione residente, è L’Aquila a far osservare la quota più elevata (8,1%), seguita a breve distanza da Teramo (7,7%). Pescara e Chieti presentano pesi percentuali assai inferiori (5,4%). Rispetto al 2015 l’Abruzzo registra un debolissimo aumento dei residenti stranieri del (0,2%), inferiore alla media nazionale (+0,4%) e, soprattutto, assai più basso rispetto al Sud (+4,4%). Sono le province dell’Aquila e di Chieti a far osservare incrementi annui (rispettivamente +1,3% e +1,2%), Teramo e in particolar modo Pescara, al contrario, segnano contrazioni (-0,4% e -1,5%). A partire dall’inizio degli anni Duemila la regione, al pari di quanto si registra a livello nazionale e delle singole ripartizioni, presenta un andamento regolarmente crescente della popolazione straniera residente, con incrementi annuali a due cifre generalmente superiori a quelli medi nazionali e inferiori al Mezzogiorno. Solo nel 2011, per mancato 78
Fig. 3.1.5 STRANIERI RESIDENTI IN ITALIA, MERIDIONE E ABRUZZO. Anni 2003 e 2016 (var. % annue) 40,0 32,0 24,0 16,0 8,0 0,0 -8,0 -16,0
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Abruzzo
2010
2011
2012
Meridione
2013
2014
2015
2016
Italia
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
allineamento tra i dati anagrafici comunali e quelli censuari, la variazione è contraddistinta in tutti e tre i livelli territoriali presi in considerazione, come anche in tutte le parti del Paese, dal segno negativo. Negli ultimi tre anni a livello nazionale e regionale si osserva un progressivo rallentamento del flusso di stranieri residenti tanto che a partire dal 2015 la variazione è prossima allo 0. Continua ad aumentare, invece, in misura consistente il numero di cittadini non italiani resiFig. 3.1.6 STRANIERI RESIDENTI IN ITALIA, MERIDIONE E ABRUZZO. Anni 2002 e 2016 (peso % sul totale residenti) 9,0
8,3
8,1
7,7
8,0 7,0
6,5
6,0
5,4
5,0
5,4
4,2
4,0 3,0
2,7
2,6
2,0
1,3
0,9
1,0 0,0
2,4
1,9
Italia
Meridione
Abruzzo 2002
L'Aquila
Teramo
Pescara
1,5
Chieti
2016
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
79
Fig. 3.1.7 STRANIERI RESIDENTI PER SESSO IN ITALIA, MERIDIONE E ABRUZZO. Anno 2016 (peso % su totale stranieri residenti) Italia
47,6
52,4
Nord
47,5
52,5
Centro
46,9
53,1
49,2
Sud e isole
50,8
45,3
Abruzzo
54,7
48,2
L'Aquila
51,8
45,8
Teramo
54,2
41,8
Pescara
58,2
44,3
Chieti 0,0
10,0
20,0
55,7 30,0 Maschi
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
Femmine
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
denti nel Meridione, la cui incidenza sul totale della popolazione residente resta, tuttavia, assai al di sotto della media nazionale e regionale. Tra il 2002 e il 2016 gli stranieri presenti in Abruzzo e la loro incidenza sul totale della popolazione residente sono aumentati di 3,5 volte, essendo essi passati da 24.348 a 86.556 che corrispondono rispettivamente all’1,9% e al 6,5% (media nazionale: dal 2,7% all’8,3%; Meridione: dallo 0,9% al 4,2%). Osservando la presenza straniera nelle singole province, si rileva che L’Aquila e Teramo, vale a dire le province che già da tempo mostravano la maggiore capacità di attrarre popolazione proveniente da altri paesi, confermano tale attitudine e sono quelle nelle quali maggiore è nel 2016 la quota di stranieri. Pescara e Chieti, invece presentano un’incidenza di inizio e fine periodo meno elevata. Sotto il profilo di genere la quota di popolazione femminile sul totale degli stranieri è in Abruzzo particolarmente elevata, superiore a quella delle tre principali circoscrizioni territoriali nazionali. In regione, quindi, il fenomeno migratorio continua ad essere trascinato, più che altrove, dalla richiesta di lavoro di tipo assistenziale per il quale si richiedono competenze più prettamente femminili. Esso risponde, pertanto, in misura maggiore di quanto avviene nelle regioni settentrionali, alla necessità di soddisfare i bisogni delle famiglie piuttosto che quelli del sistema delle imprese. Ferma restando la prevalenza della componente femminile sulla popolazione straniera in tutte le province, si osserva che la quota di uomini all’Aquila (48,2%), in aumento rispetto al 2015, e di donne a Pescara (58,2%) e Chieti (55,7%) è significativamente più elevata della media regionale. All’Aquila i flussi provenienti dall’estero sono generati in misura più consistente che nelle altre province dai lavori di ricostruzione post-sisma, tipicamente maschili, quelli delle altre province, in particolar modo di Pescara e Chieti, dai lavori di assistenza e cura, tipicamente femminili. 80
STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER SESSO E AREA GEOGRAFICA DI CITTADINANZA. Anno 2016 (val. ass. e pesi % stesso sesso)
Valori assoluti Maschi Femmine Totale
Valori % Maschi Femmine Totale
Europa di cui UE di cui Europa Centro-Orientale Africa di cui Africa Settentrionale Asia di cui Asia Centro-Meridionale di cui Asia Orientale America di cui America Centro Sud Oceania Apolide Totale
24.830 35.496 60.326 63,3 75,0 69,7 13.531 22.090 35.621 34,5 46,7 41,2 11.260 13.323 24.583 28,7 28,1 28,4 8.075 5.081 13.156 20,6 10,7 15,2 4.995 3.668 8.663 12,7 7,7 10,0 4.905 3.918 8.823 12,5 8,3 10,2 2.170 936 3.106 5,5 2,0 3,6 2.486 2.727 5.213 6,3 5,8 6,0 1.379 2.778 4.157 3,5 5,9 4,8 1.215 2.590 3.805 3,1 5,5 4,4 24 53 77 0,1 0,1 0,1 7 10 17 0,0 0,0 0,0 39.220 47.336 86.556 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Tra il 2014 e il 2016 gli europei residenti in Abruzzo scendono progressivamente dal 72% al 69,7% della popolazione straniera: 41,2% proviene dall’area UE, il 28,4% dalla parte centro-orientale del continente. In ambito europeo prevalgono le donne, principalmente con cittadinanza di Paese UE (donne: 22,1 mila; uomini: 13,5 mila), meno squilibrata la presenza dei due sessi nel caso di stranieri dell’Europa centro-orientale (donne: 13,3 mila; uomini: 11,3 mila). Poco più del 15% degli stranieri residenti proviene dal continente africano, principalmente dal Maghreb, con una netta prevalenza della componente maschile (uomini: 8,1 mila; donne: 5,1 mila). Intorno al 10% il peso degli asiatici che nella maggior parte dei casi sono originari delle parti Centro-Meridionale e Orientale; nel loro ambito maggiore è la presenza della componente maschile (4,9 mila contro 3,9 mila donne). Il 4,8% degli stranieri è americano (uomini: 1,4 mila; donne: 2,8 mila), prevalentemente donne provenienti dalla parte centro meridionale del continente (2,6 mila). I dati evidenziano la netta prevalenza di donne straniere provenienti dall’UE, in particolar modo Romania e Polonia (18,1 mila) e dell’America Centro-Meridionale (2,6 mila), tradizionalmente impiegate nei lavori domestici e di cura delle persone. Il rapporto tra i due sessi è a favore degli uomini nel caso di cittadini africani e di quelli provenienti dall’Asia centro-meridionale, che trovano impiego nell’edilizia e nelle attività produttive in genere, e più equilibrato per i residenti provenienti dall’Europa Centro-Orientale e dall’Asia orientale, nell’ambito dei quali gli uomini trovano occupazione nelle aziende e le donne nelle famiglie. Per quanto riguarda la cittadinanza, si osserva che la comunità più numerosa è quella ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
81
PRINCIPALI PAESI DI CITTADINANZA DEGLI STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER SESSO. Anno 2016 (peso % su totale stranieri) Paese di cittadinanza
Maschi
Romania Albania Marocco Macedonia Cina Rep. Popolare Ucraina Polonia Senegal Kosovo Bulgaria Nigeria Bangladesh India Regno Unito Brasile
Femmine
M+F
12,6 18,7 31,3 7,3 6,9 14,1 4,8 3,7 8,5 2,8 2,4 5,2 2,5 2,4 4,9 1,0 3,5 4,5 0,8 2,4 3,2 1,7 0,6 2,3 1,1 0,9 2,1 0,4 1,3 1,7 0,8 0,6 1,4 0,9 0,2 1,1 0,6 0,4 1,1 0,5 0,5 1,0 0,3 0,7 1,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat PRIMI 10 PAESI DI CITTADINANZA DEGLI STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER PROVINCIA. Anno 2016 (peso % su totale stranieri stesso sesso) Paese di cittadinanza Romania Marocco Macedonia Albania Kosovo Ucraina Polonia Bulgaria Moldova Pakistan
M
F
M+F
Paese di cittadinanza
L’AQUILA 29,3 37,4 33,5 Romania 20,9 12,0 16,3 Albania 12,2 9,1 10,6 Cina Rep. Popolare 8,3 6,9 7,6 Marocco 5,0 3,4 4,2 Polonia 1,8 5,9 3,9 Macedonia 1,4 3,8 2,6 Ucraina 0,9 2,8 1,9 Senegal 0,9 1,5 1,2 Kosovo 2,1 0,4 1,2 Nigeria
M
F
M+F
TERAMO 19,9 25,8 23,1 21,9 17,8 19,7 12,4 9,5 10,8 7,8 6,7 7,2 1,8 5,6 3,9 4,2 3,2 3,7 1,4 4,0 2,8 4,1 1,4 2,6 2,0 1,5 1,7 1,9 1,4 1,6
PESCARA CHIETI Romania 24,5 31,7 28,7 Romania 38,0 41,6 40,0 Albania 13,5 9,2 11,0 Albania 20,8 15,6 17,9 Ucraina 4,3 11,9 8,8 Marocco 5,5 4,5 5,0 Senegal 11,5 2,3 6,2 Ucraina 1,7 4,6 3,3 Cina Rep. Popolare 5,2 3,9 4,4 Polonia 2,2 4,2 3,3 Marocco 4,0 2,9 3,4 Cina Rep. Popolare 3,4 2,7 3,0 Macedonia 4,1 2,8 3,3 Macedonia 2,6 1,9 2,3 Polonia 1,8 3,4 2,8 Regno Unito 2,0 1,6 1,8 Nigeria 3,1 2,3 2,7 Bulgaria 0,8 1,9 1,4 Bulgaria 1,2 2,6 2,0 India 1,8 1,1 1,4 Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat 82
romena (31,3%), seguita dalla albanese (14,1%) e, a distanza dalla marocchina (8,5%) che negli ultimi anni ha sopravanzato la macedone (5,2%), dalla cinese (4,9%), dalla ucraina (4,5%), dalla polacca, (3,2%), dalla senegalese (2,3%) dalla kosovara (2,1%), dalla bulgara (1,7%), dalla nigeriana (1,4%), dalla bengalese e indiana (1,1%), dalla britannica e brasiliana (1,0%). Prendendo in considerazione le prime dieci comunità straniere per provincia, si osserva che i Romeni, soprattutto donne, sono gli stranieri residenti maggiormente presenti in tutto il territorio regionale con percentuali che vanno dal 23% di Teramo al 40% di Chieti. Seguono gli Albanesi, che rappresentano la seconda nazionalità straniera a Teramo, Pescara e Chieti e la quarta all’Aquila, nella quale sono sopravanzati dai Marocchini e dai Macedoni che costituiscono comunità popolose anche nelle altre province, tutti prevalentemente uomini. Numerose anche le Ucraine e le Polacche. Importante la presenza prevalentemente maschile di Kosovari a L’Aquila e Teramo e di Cinesi a Pescara, Teramo e Chieti. Comunità consistenti sono anche quelle principalmente dei Nigeriani e Senegalesi a Teramo e Pescara, e delle Bulgare nelle province dell’Aquila, Pescara e Chieti. Presenti anche Moldave e Pakistani all’Aquila e britannici e Indiani a Chieti. 3.1.4. LA STRUTTURA PER ETÀ
La popolazione abruzzese prosegue nella fase di profonda trasformazione determinata non solo dall’ingresso di popolazione dall’estero e dall’uscita di residenti abruzzesi ma anche dal suo progressivo invecchiamento che, solo in parte, è attenuato dall’entrata di nuovi residenti che sono principalmente stranieri in prevalenza giovani. Tale processo di invecchiamento è tanto veloce che i suoi effetti sono evidenti nei cambiamenti annuali della composizione percentuale della popolazione per fasce di età.
Fig. 3.1.8 POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETÀ RESIDENTE IN ITALIA, MERIDIONE E ABRUZZO. Anno 2016 (pesi % su tot. res.)
Abruzzo
Sud
14,0
Italia
13,5
0%
22,3
36,9
27,3
40% 0-14 anni
20,3
35,7
30,1
20%
23,3
36,7
27,4
12,7
15-39 anni
60% 40-64 anni
80%
100%
65 anni e più
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
83
Fig. 3.1.9 POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETÀ RESIDENTE NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anno 2016 (pesi %)
12,4
Pescara
13,4
27,0
36,9
22,8
Teramo
12,8
27,9
36,8
22,6
L'Aquila
12,1 0%
27,0
24,2
Chieti
36,3
27,7 20%
40% 0-14 anni
23,3
37,0
15-39 anni
60% 40-64 anni
80%
100%
65 anni e più
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
A fine 2016 la popolazione regionale risulta composta per il 12,7% da giovani di età compresa tra 0 e 14 anni (12,7% nel 2015 e 13,1% nel 2008), per il 27,4% da individui tra i 15 e i 39 anni (27,8% nel 2015 e 31,7% nel 2008), per il 36,7% da adulti tra i 40 e i 64 anni (36,5% nel 2015 e 34,1% nel 2008) e per il 23,3% da anziani di età superiore a 64 anni (22,9% nel 2015 e 21,1% nel 2008). Rispetto al resto del paese e alla ripartizione territoriale di appartenenza, l’Abruzzo è caratterizzato da una bassa presenza di giovani, da una quota di residenti in età lavorativa allineata nel complesso a quella italiana (rispettivamente 64,1% e 64,2%) ma inferiore a quella del Sud (65,8%), soprattutto a causa della minore incidenza dei residenti tra i 15 e i 39 anni e del maggior peso della parte “matura” (40-64 anni), e da una percentuale di anziani decisamente più alta. Sono le province dell’Aquila e di Chieti, con la minor incidenza di giovanissimi (rispettivamente 12,1% e 12,4%) e il maggior peso degli anziani (23,3% e 24,2%) , a mostrare le maggiori criticità: rispetto al 2015 esse perdono 0,1 punti percentuali tra gli under 15 e vedono aumentare rispettivamente di 0,3 e 0,4 punti percentuali gli over 64. Tra le province Chieti presenta anche la più bassa quota di popolazione in età attiva (63,4%, con un decremento del -0,3% rispetto all’anno precedente), L’Aquila e Teramo la più elevata (64,7%, rispetto al 2015 la prima -0,3%, la seconda -0,1%). Nel confronto con i dati relativi al 2006 emerge con tutta evidenza che il processo di invecchiamento della popolazione regionale avanza velocemente. Nel lasso di tempo considerato la popolazione abruzzese aumenta di 38.400 residenti (pari al +3,0%), quale saldo di un decremento di 60.000 unità nell’ambito degli under 39, dei quali 5.100 nella fascia 0-14 anni (-3%) e 54.900 in quella 15-39 anni (-13,2%), di un aumento di 65.200 individui tra i 40 e i 64 anni (+15,5%) e di 33.200 tra gli over 65 (+12,1%). Solo la ripartizione Sud e Isole presenta un andamento più decrescente delle fasce gio84
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
85
2016
15-39
65 e più
val. ass. (in migliaia)
40-64
Totale
40-64
65 e più
Totale
pesi % su popolazione residente
15-39
14,1 32,6 33,4 19,9 100,0 13,5 27,3 36,9 22,3 100,0 13,2 31,3 34,3 21,2 100,0 13,4 26,0 37,4 23,3 100,0 15,9 34,8 31,8 17,5 100,0 13,8 29,8 35,9 20,5 100,0 13,4 32,5 32,7 21,4 100,0 12,7 27,4 36,7 23,3 100,0 12,6 32,2 33,3 21,9 100,0 12,1 27,7 37,0 23,3 100,0 14,0 33,2 32,4 20,4 100,0 12,8 27,9 36,8 22,6 100,0 14,0 32,3 32,7 21,0 100,0 13,4 27,0 36,9 22,8 100,0 13,2 32,2 32,6 22,0 100,0
0-14
-18,4 -2.374,4 2.917,8 2.000,2 2.525,2 374,1 -1.409,8 2.004,8 1.323,1 2.292,3 -392,6 -964,6 913,1 677,1 233,0 -5,1 -54,9 65,2 33,2 38,4 -1,5 -13,1 11,6 4,7 1,7 -2,0 -11,9 18,0 9,3 13,3 0,6 -11,2 19,5 9,8 18,8 -2,3 -18,7 16,1 9,5 4,6
variazioni 2006-2015 (val. ass. in migliaia)
-0,2 -12,6 15,0 17,4 7,6 -12,0 15,6 16,7 -12,0 -13,5 14,0 18,9 -3,0 -13,2 15,5 12,1 -3,9 -13,6 11,6 7,2 -4,9 -12,1 18,7 15,3 1,5 -11,4 19,7 15,4 -4,5 -15,1 12,8 11,2
4,3 6,1 1,1 3,0 0,6 4,5 6,2 1,2
variazioni 2006-2015 (pesi % stessa classe di età)
48 105 141 94 389 12,4 27,0 36,3 24,2 100,0
8.201 18.913 19.422 11.528 58.064 8.183 16.539 22.340 13.529 60.589 4.940 11.753 12.882 7.941 37.516 5.314 10.344 14.886 9.264 39.809 3.261 7.160 6.540 3.587 20.548 2.868 6.195 7.453 4.264 20.781 172 417 420 274 1.284 167 362 485 308 1.322 38 97 100 66 300 36 83 112 70 302 42 98 96 61 297 40 86 114 70 310 42 98 99 64 303 43 87 118 73 321 51 124 125 85 385
0-14
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Italia Centro-Nord Sud e Isole Abruzzo L’Aquila Teramo Pescara Chieti
Italia 2006 2016 Centro-Nord 2006 2016 Sud e Isole 2006 2016 Abruzzo 2006 2016 L’Aquila 2006 2016 Teramo 2006 2016 Pescara 2006 2016 Chieti 2006
POPOLAZIONE PER CLASSE DI ETA’. Italia, Centro-Nord, Mezzogiorno e Abruzzo. Anni 2006 e 2016 (pesi %)
Fig. 3.1.10 RESIDENTI CON 80 ANNI E PIÙ IN ABRUZZO. Anni 1998-2016 (peso % su totale popolazione) 7,5
6,0
4,5
5,7
5,3 4,4
6,1
6,4
6,8
7,1
7,4
7,6
2014
2016
4,7
3,0
1,5
0,0
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
vani e aumenti più considerevoli di quelle adulta e anziana. Il Centro-Nord, al contrario, vede crescere in misura consistente la popolazione giovanissima (+374 mila unità, pari al 7,6%) e, al contempo, anche quella 40-64 anni e anziana (rispettivamente +2.000 mila +1.323 mila unità pari al + 15,6% e +16,7%). La popolazione aumenta in tutte le province. Mettono a segno incrementi superiori alla media regionale Pescara (+6,2% pari a +18,8 mila residenti) e Teramo (+4,5% che corrisponde a +13,3 mila abitanti), inferiori rispetto ad essa Chieti (+1,2% pari a +4,6 mila residenti) e L’Aquila (+0,6% che corrisponde a +1,7 mila abitanti). Scendendo ad analizzare le variazioni per fasce di età, si osserva che in tutte le province si contrae l’incidenza di residenti fino a 39 e aumenta quella degli individui con almeno 40 anni. Considerando la popolazione 0-39 anni particolarmente critica è la posizione di Chieti, meno negativa quella di Pescara, sulla cui variazione demografica incide un minor calo di residenti tra i 15 e i 39 anni e, unica tra le province abruzzesi, un incremento di quelli con meno di 15 anni. I residenti con almeno 40 anni aumentano in modo considerevole a Pescara e a Teramo e meno all’Aquila e a Chieti, le quali, tuttavia, restano le province in cui il peso degli anziani è superiore rispettivamente al 23% e al 24%. La rapidità con la quale sta invecchiando la popolazione residente in regione è particolarmente evidente se si mette a confronto la speranza di vita relativa al 2016 con quella del 2006: in Abruzzo la stima della speranza di vita alla nascita è nel 2016 per gli uomini di 80,7 anni (78,6 nel 2006), per le donne di 85,2 (84,3 nel 2006), quella a 65 anni rispettivamente di 19,2 anni (17,9 anni nel 2006) e 22,6 anni (21,6 nel 2006). I valori regionali sono in entrambi gli anni considerati leggermente superiori al Mezzogiorno e alla media nazionale. Particolarmente pesante è la crescita della popolazione over 80, la cui incidenza percen86
Fig. 3.1.11 POPOLAZIONE STRANIERA PER CLASSE DI ETÀ. ITALIA, SUD E ABRUZZO. Anno 2015 (peso % su totale residenti) 1,4
1,1
7,8
1,7
7,3
1,2
7,2
6,2 13,4
4,2 11,1
Sud
11,9
10,6
1,0
5,5
5,1
8,6
6,6 4,4
Italia
13,7
0,7
1,2
11,3
8,6 Abruzzo 65 anni e più
40-64 anni
10,6
L'Aquila 15-39 anni
Teramo
6,1 Pescara
8,8 7,0 Chieti
0-14 anni
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
tuale sul totale della popolazione regionale passa dal 4,4% del 1998 al 6,1% del 2006 e arriva nel 2016 al 7,6%. Il contributo degli stranieri al rallentamento dell’invecchiamento della popolazione abruzzese è superiore a quello che si registra nel Meridione e inferiore alla media nazionale. L’incidenza percentuale per classi di età dei cittadini non italiani residenti in Abruzzo è assai superiore a quella degli italiani nelle fasce fino a 39 anni, nel complesso lievemente inferiore tra i 40 e i 64 anni e decisamente più bassa nell’ambito della popolazione anziana. Gli stranieri rappresentano in regione l’8,6% del totale dei residenti tra 0 e 14 anni, il 10,6% di quelli tra i 15 e i 39, il 6,2% delle persone tra i 40 e i 64 anni e l’1,2% delle popolazione oltre i 64 anni. Si conferma determinante l’apporto degli stranieri tra 0 e 39 anni (19,2% dei residenti in regione), i quali costituiscono una risorsa necessaria per la crescita demografica ed socio-economica della regione: si tratta, infatti, di individui che sono o stanno per essere in età fertile che spesso appartengono a culture con una maggiore propensione a procreare che ingrossano le fila di quanti hanno fatto appena ingresso nel mondo del lavoro o che vi entreranno nei prossimi anni e vi rimarranno almeno per i prossimi 25 anni. Nell’ambito di tale fascia di età a contribuire maggiormente sono le presenze straniere nelle province dell’Aquila (incidenza percentuale sul totale dei residenti stessa età: 13,0%) e di Teramo (11,5%), mentre a Pescara e a Chieti esse si attestano su quote intorno all’8%. Nell’osservare il grande contributo che i cittadini non italiani residenti in Abruzzo apportano alla popolazione giovane non si può sottacere che la loro incidenza nelle classi adulte e anziane (over 39), pur essendo, soprattutto nell’ambito delle persone di 65 anni e più, assolutamente marginale, tende ad aumentare nel tempo sia per l’ingresso di nuovi adulti in età lavorativa, sia per l’invecchiamento di quelli che sono arrivati in Abruzzo dall’estero ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
87
POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETÀ E CITTADINANZA. ITALIA, SUD E ABRUZZO. Anno 2016 (peso % su totale stessa cittadinanza) Italia Sud Abruzzo L’Aquila Teramo Pescara Chieti
0-14 anni 15-39 anni 40- 64 anni 65 anni e oltre Totale Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri 13,1 17,9 25,8 44,0 37,1 34,3 24,0 13,9 14,5 29,3 46,6 35,7 35,7 21,0 12,4 16,5 26,2 44,4 36,9 34,6 24,6 11,7 16,8 26,0 46,7 37,3 33,3 25,1 12,4 17,6 26,6 43,1 37,0 34,3 24,0 13,3 15,0 26,1 42,7 36,8 37,3 23,9 12,2 16,4 26,0 44,6 36,5 34,3 25,3
3,7 100,0 100,0 3,2 100,0 100,0 4,4 100,0 100,0 3,2 100,0 100,0 5,0 100,0 100,0 5,0 100,0 100,0 4,7 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
più di decennio fa, sia per i ricongiungimenti familiari degli stranieri ormai stabilmente residenti in Abruzzo. Che l’apporto degli stranieri sia determinante nel rallentamento dell’invecchiamento demografico è ancora più evidente se si considera la popolazione suddivisa per cittadinanza e classe di età. In regione il peso percentuale degli stranieri giovanissimi (0-14 anni) è, grazie al contributo dell’Aquila e di Teramo, di 4,1 punti percentuali superiore a quello degli italiani, gap leggermente inferiore alla media nazionale e decisamente superiore a quella Sud. Se si considera la popolazione tra i 15 e i 39 anni il divario raggiunge in Abruzzo quasi i 19 punti percentuali, nella provincia dell’Aquila supera i 21 punti percentuali, con una forchetta simile della media nazionale e più ampia del Meridione. È a partire dai 40 anni che la situazione, in regione come nel resto del paese, si inverte e le quote di cittadini italiani superano quelle degli stranieri. La differenza, minima tra i 40 e i 64 anni, diventa enorme nella fascia di età della popolazione anziana, nell’ambito della quale essa assume, relativamente agli italiani, valori nel complesso intorno al 25% e per gli stranieri al 4%. 3.1.5 GLI INDICATORI DI STRUTTURA
Gli indicatori strutturali forniscono un valido supporto per comprendere le ripercussioni socio-economiche della struttura per età della popolazione. L’incremento della popolazione in età anziana, la riduzione di quella in età giovanile, l’aumento della sopravvivenza e il contenimento della fecondità, ben al di sotto del livello di sostituzione delle generazioni, hanno fatto sì che la sproporzione tra gli anziani e i giovani sia aumentata in misura notevole. In regione il valore dell’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra il numero degli ultra sessantacinquenni ed il numero di residenti fino ai 14 anni), che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione, continua ad aumentare e raggiunge nel 2016 180,1 (176,2 nel 2015) il che equivale a dire che in regione ci sono più di 180 over 64enni ogni 100 persone con meno di 15 anni. Tale valore è assai più elevato di quello medio nazionale (161,4) e delle singole ripartizioni, in particolare del Mezzogiorno 88
INDICI DI STRUTTURA. ITALIA, NORD, CENTRO E MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anno 2016 Territorio Indice di Indice di Indice di Indice di vecchiaia dipendenza dipendenza dipendenza giovanile anziani Italia Nord Centro Sud e Isole Abruzzo L’Aquila Teramo Pescara Chieti
Età media
161,4 55,5 21,2 34,3 44,4 170,5 57,9 21,4 36,5 45,1 172,3 56,6 20,8 35,8 45,1 143,8 51,9 21,3 30,6 43,1 180,1 55,5 19,8 35,7 45,2 189,7 54,1 18,7 35,5 45,6 172,8 54,3 19,9 34,4 44,7 167,3 56,2 21,0 35,2 44,7 190,0 57,0 19,7 37,4 45,6
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
(143,8). Fortemente critica la situazione dell’Aquila e Chieti, province nelle quali l’indice di vecchiaia arriva a 190. L’indice di dipendenza strutturale (rapporto percentuale tra popolazione 0-14 anni e 65 anni e oltre e popolazione 15-64 anni) rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva su quella attiva e fornisce, in tal modo, una misura, anche se approssimativa, del grado di dipendenza economico-sociale tra le generazioni fuori e dentro il mercato del lavoro. In Abruzzo per 100 persone in età attiva ci sono 55,5 individui non ancora (0-14 anni) e non più (65 anni e oltre) in età lavorativa; di questi 19,8 (19,9 nel 2015) sono giovani con meno di 15 anni (indice di dipendenza strutturale dei giovani) e 35,5 (35 nel 2015) anziani con più di 64 anni (indice di dipendenza strutturale degli anziani). Il valore regionale dell’indice di dipendenza è pari a quello medio nazionale con la differenza sostanziale che quest’ultimo deriva da un minor carico di anziani e da un maggior peso di giovanissimi nelle principali circoscrizioni le quali, Mezzogiorno escluso, raggiungono valori inferiori rispetto all’Abruzzo. L’indice di dipendenza strutturale mostra valori particolarmente elevati a Chieti e Pescara, nella prima soprattutto per l’elevato peso della popolazione anziana, nella seconda di quella giovane. Partendo dal presupposto che la proiezione nel futuro delle due fasce di età “inattive” rappresenta, per quella giovanile una opportunità e per quella anziana una minaccia, non si può far meno di osservare che Chieti e L’Aquila sono sotto questo profilo le province più deboli a causa dell’alta incidenza degli anziani e il basso peso dei giovani sulla popolazione in età attiva. L’età media della popolazione arriva a 45,2 anni (43,7 anni nel 2007), valore più elevato di quasi un anno rispetto alla media nazionale, allineato al Centro-Nord e superiore di più di due anni rispetto al Mezzogiorno.
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
89
90
8,3
8,4
8,2
8,4
8,4
8,6
8,8
8,6
8,8
8,3
8,3
7,7
7,7
7,4
7,3
10,7
11,1 10,3
10,5
10,8
11,1
10,9
11,1
11,0
11,0
11,3
11,3
11,0
12,0 11,5
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Tasso di crescita naturale Italia -0,3 -0,7 0,3 -0,2 0,0 -0,1 -0,1 -0,4 -0,4 -0,8 -1,3 -1,4 -1,6 -2,7 -2,3 Nord -1,3 -1,7 -0,4 -0,4 -0,4 -0,5 -0,6 -0,6 -0,9 -1,5 -1,7 -1,7 -2,9 -2,6 Centro -1,4 -1,8 -0,7 -1,1 -0,7 -0,9 -0,6 -1,0 -1,1 -1,2 -1,9 -1,8 -2,0 -3,2 -2,9 Mezzogiorno 1,4 1,0 1,6 0,9 1,0 0,6 0,6 0,2 0,2 -0,3 -0,8 -0,9 -1,1 -2,0 -1,7 Abruzzo -2,1 -2,1 -1,5 -1,8 -1,7 -1,8 -1,5 -2,4 -1,9 -2,2 -2,5 -2,7 -2,9 -3,9 -3,4 L’Aquila -3,8 -3,3 -2,8 -3,4 -3,1 -3,1 -3,2 -4,7 -3,2 -3,1 -3,2 -3,6 -3,8 -4,1 -4,3 Teramo -1,0 -1,3 -0,4 -0,6 -0,4 -0,8 -0,7 -1,3 -1,4 -1,6 -1,9 -2,1 -2,2 -3,5 -2,6 Pescara -1,2 -1,1 -0,8 -0,9 -0,6 -0,4 0,1 -1,4 -0,8 -1,3 -2,0 -1,4 -2,1 -3,1 -2,2 Chieti -2,4 -2,7 -2,1 -2,1 -2,4 -2,5 -2,2 -2,5 -2,2 -2,7 -3,0 -3,7 -3,4 -4,6 -4,2
Chieti
Tasso generico di mortalità Italia 9,8 10,2 9,5 9,8 9,6 9,8 9,9 10,0 9,9 10,0 10,3 10,0 9,8 10,7 10,1 Nord 10,4 10,9 10,0 10,2 10,0 10,0 10,3 10,3 10,2 10,2 10,5 10,2 10,0 10,9 10,4 Centro 10,3 10,8 10,2 10,4 10,2 10,3 10,6 10,6 10,5 10,5 10,9 10,4 10,2 11,0 10,5 Mezzogiorno 8,7 9,1 8,5 8,9 8,7 9,1 9,1 9,4 9,2 9,5 9,7 9,4 9,4 10,2 9,6 Abruzzo 10,5 10,8 10,2 10,5 10,3 10,6 10,5 11,2 10,9 10,9 11,1 10,9 10,8 11,6 11,0 L’Aquila 11,5 11,4 11,0 11,5 10,9 11,4 11,5 12,9 11,9 11,7 11,9 11,7 11,5 11,9 11,8 Teramo 9,7 10,3 9,6 10,1 9,2 9,9 10,0 10,2 10,3 10,3 10,3 10,5 10,2 11,3 10,4 Pescara 10,1 10,2 10,0 10,1 10,1 9,9 9,6 10,5 10,3 10,6 10,8 10,0 10,4 11,0 10,2
Chieti
Italia 9,4 9,5 9,8 9,6 9,6 9,7 9,8 9,6 9,5 9,2 9,0 8,5 8,3 8,0 7,8 Nord 9,1 9,2 9,6 9,5 9,6 9,7 9,8 9,7 9,6 9,2 9,0 8,6 8,3 8,0 7,8 Centro 8,9 9,1 9,5 9,3 9,5 9,5 9,9 9,5 9,4 9,3 9,0 8,6 8,2 7,8 7,7 Mezzogiorno 10,1 10,1 10,1 9,8 9,7 9,7 9,7 9,6 9,4 9,1 8,9 8,5 8,3 8,1 8,0 Abruzzo 8,4 8,6 8,7 8,7 8,6 8,8 9,0 8,7 9,0 8,7 8,5 8,2 7,9 7,7 7,6 L’Aquila 7,7 8,2 8,3 8,0 7,8 8,3 8,3 8,2 8,7 8,6 8,7 8,0 7,7 7,8 7,5 Teramo 8,8 9,0 9,2 9,4 8,8 9,1 9,3 9,0 8,9 8,6 8,4 8,4 8,0 7,7 7,8 Pescara 8,8 9,1 9,3 9,2 9,5 9,5 9,7 9,1 9,5 9,3 8,8 8,6 8,3 7,9 7,9
Tasso generico di natalità
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Tab. 3.1.1 TASSI DI NATALITÀ, MORTALITÀ E CRESCITA NATURALE IN ITALIA, RIPARTIZIONI TERRITORIALI E ABRUZZO Anni 2002-2016 (val. per 1.000 abitanti)
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
91
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
0,6
0,3
0,2
0,1
-1,1
1,5
0,4
0,3
0,0
0,5
2,2
-0,3
0,0
-0,9
-1,4
3,9
6,1
4,6
0,7
2,1
9,2
6,1
2,2
0,1
2,1
2,2
1,1
0,9
1,1
1,6
Fonte: elaborazioni CRESA su dati Istat
Tasso migratorio totale Italia 2,8 7,1 6,3 3,5 2,7 7,5 6,1 3,6 3,4 2,7 6,2 19,7 1,8 0,5 1,1 Nord 5,9 10,9 10,2 5,2 9,6 8,7 4,7 4,5 4,2 8,4 16,2 2,3 1,3 2,1 Centro 4,9 9,7 9,1 6,0 5,3 12,0 10,2 6,8 5,9 4,6 9,6 34,6 3,7 1,3 2,8 Mezzogiorno -2,1 1,0 -0,2 -1,4 -1,9 2,2 0,3 0,3 0,5 -0,4 1,4 15,6 0,1 -1,0 -1,3 Abruzzo 4,6 9,1 6,3 4,7 2,9 11,5 7,7 3,8 1,5 2,6 7,2 18,9 1,1 0,0 0,2 L’Aquila 2,6 11,9 4,7 3,8 -0,1 8,2 4,2 -0,3 1,0 1,5 12,1 23,2 -2,2 -1,3 -0,1 Teramo 6,5 11,0 9,0 8,8 5,9 12,6 10,6 6,0 1,1 3,1 4,4 15,5 2,4 0,9 1,1 Pescara 5,1 8,1 7,1 6,8 5,5 14,5 9,7 7,1 4,3 3,4 6,3 22,3 3,2 0,6 0,2 Chieti 4,5 6,4 4,8 0,8 1,0 10,8 6,5 2,6 0,0 2,6 6,3 15,6 0,9 0,0 -0,4
Chieti
Italia 2,8 7,1 6,3 3,5 2,7 7,5 6,1 3,6 3,4 2,8 4,1 3,0 2,3 2,2 2,4 Nord 4,1 9,7 8,7 4,9 4,1 8,6 7,3 4,1 3,7 3,2 4,4 3,3 2,4 2,1 2,5 Centro 2,9 7,6 7,4 4,3 2,8 10,1 8,5 5,2 4,3 3,3 6,5 4,2 3,5 3,3 3,3 Mezzogiorno 1,2 3,6 2,7 1,2 0,9 4,6 3,1 2,1 2,4 2,1 2,4 1,9 1,6 1,7 1,7 Abruzzo 3,6 7,4 4,8 2,6 2,3 9,7 6,5 3,3 1,1 2,3 3,4 2,2 1,7 1,7 2,3 L’Aquila 4,2 10,9 5,3 2,7 2,0 10,1 5,5 2,0 2,6 3,5 4,9 3,4 2,7 2,6 3,7 Teramo 3,6 7,8 5,6 5,1 4,0 10,4 8,4 5,0 0,7 2,3 3,7 2,1 2,2 2,3 2,8 Pescara 2,7 5,2 3,8 2,5 1,5 9,3 6,2 4,4 1,1 1,5 3,0 2,4 1,3 0,9 1,5
Tasso migratorio con l’estero
Chieti
Italia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -0,2 0,2 -0,2 0,0 -0,2 -0,3 Nord 1,8 1,2 1,5 1,3 1,1 1,0 1,4 0,6 0,8 1,0 1,4 1,1 1,1 1,0 1,1 Centro 2,0 2,1 1,7 1,8 2,5 1,9 1,7 1,6 1,6 1,3 2,4 0,9 1,2 0,7 0,6 Mezzogiorno -3,4 -2,7 -2,9 -2,6 -2,8 -2,4 -2,8 -1,7 -1,9 -2,5 -2,6 -2,5 -2,1 -2,4 -2,7 Abruzzo 1,0 1,7 1,5 2,1 0,6 1,7 1,2 0,4 0,5 0,3 1,3 -0,3 -0,5 -0,8 -1,1 L’Aquila -1,7 1,0 -0,6 1,0 -2,1 -1,9 -1,2 -2,4 -1,7 -2,0 -0,7 -0,3 -2,0 -2,4 -3,0 Teramo 2,9 3,2 3,4 3,7 1,9 2,1 2,2 1,0 0,4 0,8 0,4 -0,5 -0,6 -0,6 -0,7 Pescara 2,4 2,8 3,2 4,3 4,0 5,2 3,5 2,7 3,2 1,9 2,9 0,1 0,5 0,8 0,8
Tasso migratorio interno
Tab. 3.1.2 TASSI MIGRATORI INTERNO, ESTERO E TOTALE IN ITALIA, RIPARTIZIONI TERRITORIALI E ABRUZZO Anni 2002-2016 (val. per 1.000 abitanti)
3.2 LA SPESA PER CONSUMI DELLE FAMIGLIE ABRUZZESI 3.2.1 PREMESSA
Il presente capitolo riproduce la sintesi elaborata in occasione della presentazione del volume La spesa per consumi delle famiglie abruzzesi – Edizione 2016. Il lavoro riporta i risultati della seconda indagine CRESA sull’argomento (la prima è stata realizzata tra il 2009 e il 2010 e resa nota nel volume I consumi delle famiglie abruzzesi. Indagine 2009-2010 pubblicato nel maggio 2012) condotta dalla società di rilevazione DOXA per conto del CRESA nel periodo febbraio 2014 - marzo 2015 su un campione stratificato composto da 837 famiglie residenti in Abruzzo. Il volume nasce dalla volontà del CRESA di proseguire l’attività di produzione di dati originali: si tratta, infatti, degli unici dati sul tema disponibili con dettaglio sub-regionale. Dal momento che ogni società ha una propria struttura economica che regola produzione, distribuzione e consumo dei beni e che, per tale ragione, esiste uno stretto rapporto tra economia e società, l’analisi dei consumi delle famiglie (come del resto anche lo studio dell’andamento del sistema industriale inteso in senso ampio e dei servizi) costituisce uno straordinario strumento “di sintesi” delle complesse interrelazioni che determinano la fisionomia di una comunità e le sue peculiarità. 3.2.2 LE FAMIGLIE ABRUZZESI
La società abruzzese fotografata dall’indagine CRESA è composta per il 30% da famiglie unipersonali, per il 25% da famiglie di due persone, per il 21% da nuclei di tre individui, per il 19% da famiglie di 4 componenti e per il 5% da nuclei più numerosi. Confrontando i dati con quelli della precedente rilevazione si osserva che la struttura familiare in Abruzzo, al pari di quanto avviene in più ampi contesti, sta vivendo una fase di Fig. 3.2.1 FAMIGLIE ABRUZZESI PER NUMERO DI COMPONENTI (peso % su tot. famiglie) Indagine 2009 - 2010
Indagine 2015 - 2015 4,8 4
9,2 22,5
29,9
18,9 22,0
1 2 3 4 5 e più 26,2 20,1
21,5
24,9
Fonte: CRESA ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
93
profonde trasformazioni: è aumentata l’incidenza delle famiglie uni personali e di quelle composte da 3 persone e, di conseguenza, diminuita quella dei nuclei formati da 2, 4 e 5 e più individui. Le cause che hanno determinato tali trasformazioni sono molteplici. L’allungamento della vita media, le migliori condizioni di salute che i progressi della medicina consentono anche in età avanzata, il minor tempo che le donne, a causa di impegni di lavoro, possono dedicare alla cura dei propri cari, anziani in primis, portano all’aumento del numero di persone, perlopiù donne, non più giovani che vivono da sole. La diffusione delle separazioni e dei divorzi e la tendenza ad uscire dal nucleo familiare di origine al raggiungimento dell’autosufficienza economica fanno sì che le fila delle famiglie unipersonali si ingrossino anche con l’ingresso di giovani e adulti “single”, in prevalenza uomini fino ai 50 anni di età, celibi o separati e divorziati, e, anche se in piccola parte, donne tra i 30 e i 40 anni con un buon livello di istruzione, nubili, separate o divorziate. Aumentano, in termini numerici e di incidenza percentuale, anche le famiglie monoparentali, (11,0%), quasi sempre costituite da madri con figli. Sono spesso le famiglie più fragili nelle quali, al disagio conseguente al decesso di un genitore, alla cessazione di un matrimonio o al crescere figli da “single”, si aggiunge la difficoltà a conciliare tempi di cura e di lavoro. Sono le famiglie nelle quali maggiore è l’incidenza della mancanza di reddito da lavoro o da pensione (9,4% contro il 6,1% delle coppie con figli), le quali, per fronteggiare gli ostacoli quotidiani, più spesso vedono la coabitazione di 3 generazioni, in cui i “nonni”, prevalentemente pensionati, sono “portatori” di reddito e di aiuto nelle attività domestiche e di cura dei figli. All’aumento delle famiglie unipersonali e monoparentali corrisponde una minor incidenza della famiglia tradizionale, quella cioè formata da una coppia con o senza figli, la quale, tuttavia, resta assolutamente prevalente (coppie senza figli: 18%; coppie con figli: 37%), anche se mostra al suo interno segni di cambiamento, quali un crescente numero di copFig. 3.2.2 FAMIGLIE ABRUZZESI PER TIPOLOGIA. Anni 2014-2015 (peso %) 11,0
4,4
29,9
Unipersonali Coppie senza figli Coppie con figli Monoparentali
37,3
Altro 17,5
Fonte: CRESA 94
pie non coniugate e la diminuzione del numero medio di figli. Le famiglie con a capo uno straniero, definite nella pubblicazione “famiglie straniere” rappresentano una quota del totale pari al 5,6%. Esse, in origine portatrici di comportamenti e abitudini di consumo diversi da quelli delle famiglie italiane, mostrano di incamminarsi su un percorso di integrazione con la popolazione autoctona. Fattori di natura culturale ed economica influenzano tale percorso e lo connotano fortemente. 3.2.3 LA SPESA PER CONSUMI La spesa media mensile familiare (SMMF)1
Secondo l’indagine sui consumi delle famiglie abruzzesi condotta dal CRESA nel periodo febbraio 2014 - marzo 2015 la spesa media mensile familiare (SMMF) ammonta a 2.049,1 euro, valore leggermente inferiore a quello rilevato per l’Abruzzo dall’Istat nell’anno 2014 (2.130,30 euro) e decisamente più basso di quello medio nazionale (2.488,5 euro). Nel confronto con l’indagine effettuata dal CRESA nel periodo 2009-2010, la spesa per consumi delle famiglie abruzzesi è diminuita del 10,5% (Istat Abruzzo: -11,9%; Istat Italia: +1,9%). Tale contrazione a livello regionale è coerente con il calo della propensione al risparmio2 (var. 2009-2014 a valori correnti: -14,1%) e il leggero incremento del reddito disponibile3 (var. Fig. 3.2.3 SPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO. Anni 2009-2010 e 2014-2015 (val. in euro) €3.000
€2.500
€ 2.419,2
€ 2.441,8
€ 2.488,5
Istat Italia 2009
Istat Italia 2014
€ 2.289,3 € 2.130,3
€ 2.049,1 €2.000
€1.500
€1.000
€500
€-
CRESA 2009-2010
CRESA 20142015
Istat Abruzzo Istat Abruzzo 2009 2014
Fonte: CRESA e elaborazioni CRESA su dati Istat e CRESA
La spesa media mensile familiare (SMMF) è la spesa totale relativa all’acquisto di beni/servizi divisa per il numero complessivo delle famiglie campione. 2 Prometeia, Conti pubblici territoriali, ottobre 2015. 3 Prometeia, Conti pubblici territoriali, ottobre 2015. 1
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
95
2009-2014 a valori correnti: +0,1%). Le spese più consistenti riguardano l’abitazione (788,7€, pari al 38,5% della SMMF), gli alimenti e le bevande analcoliche (430,9€, pari al 21,9%) nonché i trasporti (228,7€, pari all’11,2%), voci per le quali gli abruzzesi spendono poco più del 70% del loro budget di spesa, superiore al 64,5% medio nazionale. Nel complesso le famiglie abruzzesi, secondo una tradizione propria dell’Italia meridionale, tendono a spendere di più per la casa estensivamente intesa (incluso arredamento ed accessori) e per il soddisfacimento dei bisogni primari (alimentazione) e, al contempo tendono, da una parte, a risparmiare su alcune spese in qualche misura comprimibili (abbigliamento) facendo leva sulle quantità, sulla qualità e sul prezzo, e dall’altra, ad evitare spese superflue (vacanze). Pur precisando che, rispetto alle precedenti indagini Istat e CRESA, esiste una diversa imputazione di alcune voci ai capitoli di spesa a seguito dell’adeguamento alla classificazione COICOP (Classification of Individual Consumption According to Purpose), è possibile confrontare almeno per le principali categorie i risultati dell’indagine CRESA 2014-2015 con quella precedente. L’analisi consente di evidenziare la tendenza alla contrazione drastica di tutti i consumi tranne quelli che soddisfano i bisogni fondamentali (alimentari, abitativi, sanitari e di istruzione), che sono in qualche modo incomprimibili. In controtendenza con quanto si rileva nella media nazionale, aumentano le spese per gli alimenti e per l’istruzione e diminuiscono quelle per le comunicazioni e il tempo libero. Inoltre, rispetto al resto del Paese si osservano aumenti meno intensi per alcol e tabacchi e più elevati, in termini di peso percentuale, per l’abitazione e, in valore assoluto, per i trasporti, e si registrano decrementi più intensi per l’abbigliamento e gli accessori per la casa. La consistenza della spesa media mensile varia, anche se in modo meno che proporzionaSPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA. Anni 2009-2010 e 2014-2015 (val. in € e pesi %)
Capitoli di spesa
Abruzzo 2014-2015 Valori in Peso % euro su SMF
Cresa Abruzzo 2009-2010 Valori in Peso % euro su SMF
Istat Italia 2014 Valori in Peso % euro su SMF
Istat Italia 2009 Valori in Peso % euro su SMF
Alimentare e bevande non alcoliche 430,9 21,0 385,2 16,8 436,1 17,5 461,1 18,9 Bevande alcoliche e tabacchi 39,6 1,9 34,3 1,5 43,3 1,7 20,6 0,8 Abbigliamento e calzature 84,4 4,1 162,7 7,1 114,4 4,6 142,2 5,8 Abitazione 788,7 38,5 720,0 31,5 912,8 36,7 818,8 33,5 Mobili, articoli e servizi per la casa 94,2 4,6 161,1 7,0 102,1 4,1 133,2 5,5 Servizi sanitari e spese per la salute 96,2 4,7 67,1 2,9 109,5 4,4 88,2 3,6 Trasporti 228,7 11,2 335,0 14,6 256,9 10,3 336,0 13,8 Comunicazioni 31,5 1,5 63,9 2,8 65,7 2,6 48,6 2,0 Istruzione 28,3 1,4 19,6 0,9 14,1 0,6 23,9 1,0 Tempo libero 96,9 4,7 102,1 4,5 121,4 4,9 101,6 4,2 Altri beni e servizi 129,7 6,3 238,3 10,4 312,3 12,6 267,7 11,0 Totale 2.049,1 100,0 2.289,2 100,0 2.488,5 100,0 2.441,8 100,0 2049,14 100,00 2289,22 100,00 2488,49 100,00 2441,82 100,00 Fonte: CRESA e elaborazioni CRESA su dati Istat e CRESA 96
SPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA. Anni 2009-2010 e 2014-2015 (var. in € e %) Capitoli di spesa Variazione in € Variazione peso % Abruzzo Italia Abruzzo Italia Alimentare e bevande non alcoliche 45,7 -25,0 4,2 -1,4 Bevande alcoliche e tabacchi 5,3 22,8 0,4 0,9 Abbigliamento e calzature -78,3 -27,8 -3,0 -1,2 Abitazione 68,7 94,0 7,0 3,2 Mobili, articoli e servizi per la casa -66,9 -31,1 -2,4 -1,4 Servizi sanitari e spese per la salute 29,1 21,3 1,8 0,8 Trasporti -106,3 -79,2 -3,5 -3,4 Comunicazioni -32,4 17,1 -1,3 0,6 Istruzione 8,7 -9,8 0,5 -0,4 Tempo libero -5,2 19,8 0,3 0,7 Altri beni e servizi -108,6 44,6 -4,1 1,6 Totale -240,1 46,7 -10,5 1,9 Fonte: CRESA
le per via della presenza di “economie di scala”, al variare del numero dei componenti. Assumendo a base la SMMF di una famiglia di due persone (1.832,8 €), quelle con un solo componente spendono mediamente il 24% in meno (1.397 €), quelle formate da 3, 4, 5 e più persone il 27% (2.324 €), il 55% (2.837 €) e il 59% (2.916 €) in più. Se si considerano le spese destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, si osserva che alcune di esse, quali i generi alimentari, quelle cioè sulle quali incide in maniera più diretta il numero di consumatori all’interno della famiglia, aumentano, anche se in modo meno che proporzionale, all’aumentare del numero di componenti e arrivano ad avere l’incidenza massima sul totale della spesa per consumi nelle famiglie più numerose. Altre spese, non strettamente connesse con la numerosità dei componenti e per le quali è, pertanto, possibile realizzare economie di scala, quali l’abitazione, tendono, al crescere della numerosità delle famiglie, a diminuire in termini di incidenza percentuale e, ad esclusione delle famiglie composte da 5 e più persone, ad aumentare in termini di valore assoluto. Il budget complessivo e il peso delle singole voci che lo compongono dipendono sostanzialmente, oltre che dalla numerosità dei componenti, anche dalla loro età e dalla tipologia familiare (uni personali, coppie senza figli, coppie con figli e monoparentali). Alcune voci, quali l’istruzione, i trasporti e la sanità, sono connesse alla fase del ciclo di vita familiare. Le prime due tendono ad essere massime in presenza di adulti in età lavorativa e ragazzi in età scolare, vale a dire nelle famiglie monoparentali e in quelle composte da coppie con due o più figli; le spese relative alla salute arrivano a pesare il 6% circa sulla spesa media familiare delle famiglie composte da una e due persone, vale a dire nelle fasce di maggiore incidenza degli over 65, soli o in coppia. I consumi superflui, quali quelli per il tempo libero, e quelli necessari ma modulabili sulla base dello stile di vita e del budget familiare, quale l’abbigliamento, comprimibile fino ad una certa misura, aumentano, se si escludono i nuclei più numerosi, in termini di valore ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
97
SPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA E NUMERO DI COMPONENTI. Anni 2014-2015 (var. in in € e %) Capitoli di spesa
1 comp.
2 comp.
3 comp.
4 comp. 5 e più comp.
valori in € Alimentare e bevande non alcoliche 290,5 371,7 497,7 582,1 721,6 Bevande alcoliche e tabacchi 27,5 37,2 50,2 47,7 48,3 Abbigliamento e calzature 37,5 68,8 101,8 149,3 125,5 Abitazione 631,1 770,4 859,4 957,4 886,7 Mobili, articoli e servizi per la casa 41,6 90,6 146,9 120,4 102,6 Servizi sanitari e spese per la salute 79,4 95,3 95,6 121,5 108,6 Trasporti 118,8 184,9 279,6 369,6 359,3 Comunicazioni 18,5 23,7 37,6 50,5 50,7 Istruzione 3,4 7,4 34,8 64,0 122,7 Tempo libero 60,0 85,8 86,5 172,1 137,1 Altri beni e servizi 88,7 97,2 133,4 202,0 252,6 Totale
1.397,0 1.832,8 2.323,6 2.836,7 2.916,1
pesi %
Alimentare e bevande non alcoliche Bevande alcoliche e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Mobili, articoli e servizi per la casa Servizi sanitari e spese per la salute Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero Altri beni e servizi Totale
20,8 20,3 21,4 20,5 24,7 2,0 2,0 2,2 1,7 1,7 2,7 3,8 4,4 5,3 4,3 45,2 42,0 37,0 33,8 30,4 3,0 4,9 6,3 4,2 3,5 5,7 5,2 4,1 4,3 3,7 8,5 10,1 12,0 13,0 12,3 1,3 1,3 1,6 1,8 1,7 0,2 0,4 1,5 2,3 4,2 4,3 4,7 3,7 6,1 4,7 6,4 5,3 5,7 7,1 8,7 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: CRESA e elaborazioni CRESA su dati Istat e CRESA
assoluto all’aumentare della numerosità della famiglia ma hanno la massima incidenza (circa il 6% per il tempo libero e il 5% per l’abbigliamento) nelle famiglie di 4 componenti (soprattutto coppie con figli). Sono proprio le coppie con figli a far osservare una SMMF più elevata delle famiglie monoparentali (2.673 € contro 1.898 €). Le differenze in valore assoluto sono evidenti (intorno o al di sopra del 50%) nel caso dell’abbigliamento, dei mobili ed accessori per la casa, della sanità, dei trasporti, dell’istruzione e del tempo libero. Se si considera l’incidenza percentuale delle singole voci sulla SMMF totale, assai maggiore è il peso nelle monoparentali degli alimenti, bevande e tabacchi nonché dell’abitazione, simile è il peso della spesa per comunicazioni. La differenza tra famiglie con a capo un cittadino italiano straniero e quelle che lo hanno è abissale: queste ultime spendono il 41% in meno delle prime (1.229 € contro 2.098 €). Il divario di spesa è tanto maggiore quanto più è superfluo il genere di consumo: esso si atte98
SPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA E TIPOLOGIA FAMILIARE. Anni 2014-2015 (val in € e %) Capitoli di spesa Unipersonali Alimentare e bevande non alcoliche Bevande alcoliche e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Mobili, articoli e servizi per la casa Servizi sanitari e spese per la salute Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero Altri beni e servizi Totale Alimentare e bevande non alcoliche Bevande alcoliche e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Mobili, articoli e servizi per la casa Servizi sanitari e spese per la salute Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero Altri beni e servizi Totale
Coppie senza figli
Coppie Monogenitoriali con figli
valori in €
290,5 377,0 554,8 27,5 38,4 47,7 37,5 70,9 133,4 631,1 772,4 906,4 41,6 87,8 139,3 79,4 112,5 111,0 118,9 205,3 349,0 18,5 23,6 45,6 3,4 0,0 61,6 60,0 95,2 136,7 88,5 96,6 187,3 1.397,0 1.879,7 2.672,7 pesi %
464,6 44,3 64,8 811,1 58,7 67,6 172,0 31,2 24,8 69,1 89,5 1.897,7
20,8 20,1 20,8 2,0 2,0 1,8 2,7 3,8 5,0 45,2 41,1 33,9 3,0 4,7 5,2 5,7 6,0 4,2 8,5 10,9 13,1 1,3 1,3 1,7 0,2 0,0 2,3 4,3 5,1 5,1 6,3 5,1 7,0 100,0 100,0 100,0
24,5 2,3 3,4 42,7 3,1 3,6 9,1 1,6 1,3 3,6 4,7 100,0
Fonte: CRESA
sta intorno al 70% per tempo libero, mobili ed accessori per la casa, tra il 50% e il 63% per sanità, abbigliamento, istruzione e trasporti, è più “contenuto” tra il 24% e il 36%, per abitazione, alimenti e comunicazioni. Una curiosità: la spesa per bevande alcoliche e tabacchi delle famiglie italiane e straniere è pressoché identica (40 €) ma la sua incidenza sul totale della SMMF è nel caso delle straniere più assai più elevata (3,2% contro 1,9%). In realtà, a ben guardare all’interno della categoria, si rilevano diversità sostanziali: le famiglie straniere spendono assai più delle italiane per i tabacchi (28 € contro 21 €) e assai meno per le bevande alcoliche (11 € contro 18 €), certamente per una maggiore diffusione nell’ambito delle prime di tabagisti e al, contempo, per la presenza al loro interno di musulmani. Dietro una spesa media mensile familiare simile si nascondono, quindi, diversità di comportamenti che riflettono differenze socio-culturali. Inoltre, le famiglie con a capo un cittadino straniero, a differenza di quelle che lo hanno italiano, spendono per l’abbigliamento maschile di più ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
99
SPESA MEDIA MENSILE FAMILIARE IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA E CITTADINANZA DEL CAPOFAMIGLIA. Anni 2014-2015 (val in € e %) Capitoli di spesa Alimentare e bevande non alcoliche Bevande alcoliche e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Mobili, articoli e servizi per la casa Servizi sanitari e spese per la salute Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero Altri beni e servizi Totale
Famiglie italiane ValorI Peso % in euro su SMF
Famiglie straniere Valori Peso % in euro su SMF
437,9 20,9 314,66 25,6 39,6 1,9 39,70 3,2 87,1 4,1 40,44 3,3 810,9 38,6 522,86 42,5 98,1 4,7 29,59 2,4 99,7 4,8 37,02 3,0 235,2 11,2 120,00 9,8 31,9 1,5 24,32 2,0 29,2 1,4 13,34 1,1 101,0 4,8 28,44 2,3 127,4 6,1 58,8 4,8 2098,0 100,0 1229,19 100,0
Fonte: CRESA
che per quello femminile, e nel loro ambito, per la maggior ricorrenza di figli minori, l’abbigliamento per bambini ha un peso leggermente superiore. La spesa media mensile effettiva (SME)4 La SME consente di cogliere meglio della SMMF le caratteristiche dei comportamenti d’acquisto, evidenziando, innanzitutto, la percentuale di famiglie che hanno effettuato le specifiche spese e, inoltre, “spalmando” la spesa non sulla totalità del campione, ma solo sullo specifico sottogruppo di famiglie che ha effettivamente affrontato quella spesa. Nel caso di consumi diffusi, quali quelli volti a soddisfare la stretta sopravvivenza (alimenti e abitazione), non esiste una differenza rilevante tra SMMF e SME, ma nel caso di spese non strettamente necessarie, essa diventa assai rilevante. Si pensi ad esempio all’abitazione principale e a quella secondaria. Tutti hanno una casa in cui vivere, per cui la percentuale di famiglie consumatrici, se si eccettua un esiguo numero di nuclei “ospitati” a vario titolo da altri che non sostiene alcun costo, è assai vicina alla numerosità del campione e, pertanto, la SME assume un valore prossimo alla SMMF. Diverso è il discorso per l’abitazione secondaria, per la quale, dato l’esiguo numero di famiglie “consumatrici” (8,1% del campione), la SME è assai più elevata della SMMF. Le coppie senza figli fanno osservare per tutte le voci di spesa una SME superiore, ma, nella quasi totalità dei casi non doppia, rispetto alle unipersonali. Unica eccezione è l’istruzione, per la quale la spesa effettiva e la percentuale di famiglie consumatrici sono nell’ambito dei nuclei uni personali assai superiori alle coppie senza figli.
La spesa media mensile effettiva (SME) è la spesa totale relativa ad un determinato bene/servizio divisa per il numero delle famiglie che hanno sostenuto quella spesa specifica. 4
100
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
101
Abruzzo SME % fam.
1 comp. SME % fam.
Coppie senza f. SME % fam.
Coppie con f. SME % fam.
Mono parentali SME % fam.
116,3 82,7 103,1 77,0 130,9 86,0 129,9 85,6 78,7 85,9 119,9
271,8 84,2 192,0 61,9 220,4 93,1 363,9 95,8 189,4 90,8 274,6
Salute
Trasporti
98,9 529,3
85,7 202,6
83,2 48,9
49,6 90,6
98,0
59,2
75,6
32,7
Fonte: CRESA
60,9
133,8
68,1
174,8
69,0
170,4
75,0
102,5
32,5
52,8
64,2 65,3
9,9
43,5
101,6
Altri beni e servizi
138,3
153,7 63,1 111,0 54,0 162,4 58,6 189,2 72,3 109,5 63,1 157,3
Tempo libero
31,2
110,0 25,7 112,1 3,0 4,2 0,7 119,5 50,6 58,0 42,8 113,4 25,8 52,7 25,3
Istruzione
38,0 82,8 25,2 73,4 27,4 86,4 50,7 89,9 37,3 83,6 38,6 82,6 28,8 84,5
193,8 48,6 110,7 37,6 183,7 47,8 231,9 60,4 144,7 40,6 197,9
Comunicazioni
797,5 98,9 643,6 98,1 791,0 97,6 906,7 100,0 811,1 100,0 813,5
Mobili
99,8 84,6 47,7 78,6 89,6 79,2 144,6 92,1 75,2 86,2 102,3 85,1 53,2 75,9
Abitazione
Abbigliamento
Straniere SME % fam.
98,6 358,5 100,0
Italiane SME % fam.
Alimenti e tabacchi 483,1 98,7 327,8 98,4 432,9 97,2 613,5 99,3 485,6 100,0 490,7
Beni e servizi
SME E FAMIGLIE CONSUMATRICI IN ABRUZZO PER CAPITOLO DI SPESA. Indagine 2014-2015 (SME in € e fam. consumatrici in %)
Nel complesso la SME nelle monoparentali è più bassa che nelle coppie con figli. La differenza è assai grande nel caso del tempo libero e dei beni e servizi per la casa (bisogni superflui), dell’abbigliamento, della salute, dei trasporti e delle comunicazioni (spese necessarie ma comprimibili), e dell’istruzione, che, invece, risente del più elevato numero medio di figli nelle coppie. Al contrario, per gli alimenti e l’abitazione la differenza è inferiore. Per quanto riguarda le percentuali di consumatrici, esse sono simili per alimenti, abbigliamento, abitazione e comunicazioni, superiori nelle monoparentali per beni per la casa, salute e trasporti. Le famiglie straniere riportano una SME sensibilmente inferiore a quella delle italiane. Per la maggioranza delle voci tale divario ammonta a circa il -50%. La forchetta è più stretta nel caso dell’alimentazione, delle comunicazioni e dei trasporti, più ampia per il tempo libero e i beni e servizi per la casa. Notevolmente più basse sono anche le quote di famiglie straniere consumatrici. Anche in questo caso fanno eccezione le spese per l’alimentazione e l’abitazione, volte a soddisfare bisogni primari, le comunicazioni, unico modo per mantenere contatti regolari con le famiglie di origine, e l’istruzione, per la più alta incidenza nel loro ambito di minori. Alimenti, bevande e tabacchi La SME più elevata è quella relativa all’acquisto di carne (80 €) e pesce (63 €). Tra i 40 e i 45 euro l’ammontare della spesa effettiva per gli altri generi alimentari, di poco superiore ai 25 € quella per le bevande analcoliche, acqua compresa. La maggiore incidenza di famiglie consumatrici si osserva in corrispondenza di paste, pane e riso (95%), seguita da carne, frutta, latte e formaggi (80%). Pur essendo maggiori le percentuali di famiglie monoparentali consumatrici, la SME è particolarmente elevata nelle coppie con figli ad indicazione che le famiglie composte da un solo genitore tendono ad acquistare alimenti e bevande in quantità minore o a più basso costo. Evidenti le diversità tra famiglie italiane e straniere nel caso della carne (82 € contro 51 €) e della pasta (47 € contro 33 €). Pur essendo sostanzialmente uguale tra famiglie italiane e straniere la SME per bevande alcoliche e tabacchi, le italiane mostrano una maggiore spesa e incidenza delle bevande alcoliche, le straniere dei tabacchi. Abitazione Non esistono differenze sostanziali tra SMMF e SME per l’abitazione. Le voci più consistenti riguardano l’affitto e il fitto figurativo, la manutenzione straordinaria (sostenuta da un esiguo gruppo di famiglie), il gas e gli altri combustibili. I costi tendono a salire all’aumentare del numero di componenti (fino a 4) e sono nelle coppie con figli superiori a quelli delle monoparentali. Abbigliamento Quasi il 70% delle famiglie ha sotenuto una spesa di 64 € per l’abbigliamento, le calzature e gli accessori femminili (uomini e bambini 51 €), più del 56% per l’abbigliamento maschile e solo il 23% per i bambini. 102
A differenza delle italiane, le famiglie straniere fanno osservare un minor divario di spesa tra l’abbigliamento maschile, femminile e bambino e, anzi, riportano per il primo una maggiore incidenza delle famiglie consumatrici rispetto alle italiane. Per quanto riguarda i bambini, grande è la differenza in termini di spesa effettiva ma non in termini di diffusione (le straniere, con più bambini, acquistano tanto diffusamente quanto le italiane ma spendono sensibilmente di meno). Salute Rispetto agli italiani, gli stranieri spendono meno diffusamente e minor danaro per la salute: la metà per farmaci (31 € contro 56 €) e lenti e apparecchi ortodontici (62 € contro 28 €), meno di un quarto per visite specialistiche (91 € contro 22 €), due terzi per analisi ed accertamenti (31 € contro 21 €). Anche la SME e le percentuali di famiglie consumatrici sono nelle mono parentali inferiori rispetto alle coppie (ad eccezione delle famiglie di 3 persone). Trasporti La spesa più diffusa è quella per l’acquisto di carburanti (144 € speso dall’81% delle famiglie). Seguono l’RCA (61 € dal 74% delle famiglie), l’acquisto di autovetture (495 € dal 7,1%), il trasporto pubblico (45 € dal 15%). Le mono parentali di tre persone tendono a spendere più delle coppie con un figlio per l’acquisto di autovetture, la manutenzione e l’RCA. Nel complesso, sono particolarmente elevati i valori nelle famiglie con figli, bassi nelle uni personali. 3.2.4 CARATTERISTICHE DELLA SPESA PER CONSUMI
Reddito e consumi Valutando l’aspettativa di variazione del reddito nell’anno successivo all’indagine come differenza percentuale tra risposte con indicazione di aumento e diminuzione, si osserva che prevale il timore di una contrazione delle entrate familiari (-28,9%). Tale timore riguarda in modo più significativo della media regionale le mono parentali (-32,3%) e le famiglie con a capo uno straniero (-36,2%). Del resto, che la situazione sia preoccupante, è dimostrato anche dal fatto che il 68,8% delle famiglie dichiara di spendere tutto per i consumi e di non riuscire a risparmiare. Tale saldo diventa particolarmente negativo nelle famiglie straniere (84,1%), nelle coppie anziane senza figli (72,2% contro il 68,1% di quelle giovani), e nei nuclei con figli (coppie: 71,9%; monogenitorali: 70,4%), meno importante nelle uni personali (65,9%). La spesa per consumi tra il 2013 e il 2015 Tra il 2013 e il 2015 la riduzione della spesa per consumi, misurata in termini di differenza percentuale tra le risposte con indicazione di aumento e di diminuzione, si attesta sul -19,8%. Meno consistente la contrazione riportata dalle coppie senza figli e dalle famiglie con a capo un cittadino italiano, intorno alla media complessiva quelle delle altre tipologie familiari, che vedono la contrazione massima nelle monoparentali. ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
103
Fig. 3.2.4 LA RIDUZIONE DELLA SPESA PER CONSUMI TRA IL 2013 E IL 2015 (saldi percentuali delle risposte con indicazioni di aumento e diminuzione e quota % di famiglie che hanno ridotto i consumi per necessità di risparmio) 0,0 -5,0 -10,0 -12,3
-15,0 -20,0
-19,8
-20,5
-20,7
-25,0
-24,0
-30,0
-26,5
-27,5
-28,7
-27,5 -30,5
-31,2
-35,0 -40,0
-18,8
-21,1
-36,2 Abruzzo
Uni personali
Coppie senza figli
Coppie con figli
Mono parentali
Italiane
Straniere
Fonte: CRESA
La quota di famiglie che ha ridotto i consumi per necessità di risparmio si attesta sul 28,7%, con valori inferiori per le coppie senza figli (-24,0%) e le famiglie italiane (-27,5%) e superiori per le coppie con figli (-31,2%) e le straniere (-30,5%). Si assiste, in particolare, ad un drastico taglio delle spese superflue (dal -42,8% delle vacanze al -23% dei mobili ed accessori per la casa); le altre voci subiscono una riduzione pari o inferiore a quella della media regionale complessiva e solo i carburanti e la sanità mostrano incrementi (rispettivamente del 2,9% e del 9,0%). Fig. 3.2.5 LE PRINCIPALI RIDUZIONI DI SPESA PER CONSUMI TRA IL 2013 E IL 2015 (saldi percentuali delle risposte con indicazioni di aumento e diminuzione) 20,0 9,0
10,0
2,9
0,0 -10,0
-32,4
-40,0
-23,1
-19,8
Salute
Carburanti
SMMF tot
Mobili e altro
Autovettura
Cinema e teatro
-42,8
Fonte: CRESA 104
-26,1
-37,0
Vacanze
-50,0
-27,8
Giornali
-30,0
Tempo libero
-20,0
L’aumento delle spese per la salute è certamente connesso all’ingrossarsi delle fila degli anziani per l’ingresso di sempre nuovi over 65, mentre l’incremento della spesa per carburanti, letto insieme al debole calo delle spese per la telefonia mobile (-14,3%), raccontano di una società che ha assunto uno stile di vita fatto anche di consumi superflui, ai quali non vuole rinunciare. Meno diffusa la necessità di risparmio tra le coppie senza figli e le famiglie italiane, più ricorrente, invece, nell’ambito delle famiglie con figli e, soprattutto, con a capo uno straniero. Acquisto di particolari tipologie di beni Prendendo in considerazione alcune particolari categorie di beni, categorie correlate ad una gestione consapevole dell’ambiente (prodotti a risparmio energetico, biologici, a km. 0), a requisiti di qualità dei beni alimentari (DOC, IGT, DOP) o ad un’esigenza di risparmio (in saldo), la metà delle famiglie abruz-zesi ha comprato prodotti a risparmio energetico, più di un quarto prodotti biologici e a Km. 0, con un incremento rispetto al 2013 del 30% circa per tutte e tre le categorie di beni. Quasi il 30% ha preferito l’acquisto di alimenti e vini DOC, IGT, DOP, con un aumento rispetto ai due anni precedenti di poco superiore al 10%. La maggioranza delle famiglie (71%), in crescita del 31% se confrontata al 2013, ha effettuato spese nei periodi di saldo. Le famiglie con figli mostrano nel complesso una maggiore attenzione alla qualità, all’ambiante e al ri-sparmio e sono soprattutto le monoparentali a far registrare il maggior incremento dell’acquisto di prodotti a risparmio energetico e in saldo, mostrando in tal modo una maggiore propensione al risparmio nel breve e medio periodo. Diminuisce la quota di famiglie straniere che ha comprato prodotti DOC, IGT e DOP.
Fig. 3.2.6 UTILIZZO DI PARTICOLARI TIPOLOGIE DI BENI IN ABRUZZO (colonna di sinistra % famiglie utilizzatrici, colonna di destra saldi % delle risposte) 80,0
71,0
70,0 60,0 50,0
49,5
40,0
29,5 26,9
30,0
31,5 26,4
27,6
31,5
29,1
20,0 10,3
10,0 0,0
A risparmio energetico
Biologici
A km. 0 % fam.
DOC, IGT, DOP
In saldo
var. % 2013-2015
Fonte: CRESA ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
105
Frequenza d’acquisto Riguardo l’acquisto di alimenti nei supermercati/ipermercati, la maggior parte delle famiglie (63%) effettua la spesa una o due volte la settimana, meno frequentemente ricorre il caso di una sola spesa settimanale (29%), ancora meno di frequente una mensile (5,6%). L’importo unitario di ognuno di questi acquisti è per il 93% delle famiglie inferiore a 100 € (65% fino a 50 €, 29% da 50 € a 100 €). Solo il 5,7% arriva a spendere fino a 300 € e lo 0,1% più di tale importo. Il giorno più “gettonato” per tali acquisti è la domenica (73%), gli altri giorni riportano percentuali assai più basse che vanno dal 39% del martedì al 24% del sabato. I luoghi d’acquisto Le famiglie abruzzesi stanno modificando radicalmente le proprie abitudini di acquisto. Pur restando prevalenti, i centri commerciali (46% per i prodotti alimentari e 57% per i non alimentari), i supermercati (65% per i prodotti alimentari) e i negozi tradizionali (33% per gli alimenti e 64% per gli altri beni), nel biennio preso in esame (2013-2015) perdono terreno a vantaggio degli acquisti on line (+14%), di quelli effettuati direttamente dai produttori (+32%), degli hard discount (+26%) e dei mercati ambulanti (+23%) per i prodotti alimentari, degli outlet (+8%) e dei grandi magazzini (+9%) per i beni non alimentari. Solo i negozi tradizionali, relativamente ai prodotti non alimentari, fanno registrare un incremento consistente (+14%). Tali osservazioni spingono a ritenere che esista, da una parte, una tendenza ad acquistare, a parità di qualità, prodotti in punti vendita meno costosi e, dall’altra, che una quota principalmente ma non esclusivamente di popolazione meno abbiente stia orientando le proprie scelte di acquisto verso prodotti non solo a più basso costo ma anche di qualità percepita inferiore (hard discount per i prodotti alimentari e grandi magazzini per quelli non alimentari, principalmente abbigliamento). Impressionante l’aumento del ricorso agli acquisti on line, i quali vedono un incremento assai consistente legato alla crescente e sempre più diffusa dimestichezza con l’informatica e il mondo web e certamente corroborato dalla sempre maggiore presenza di siti di e-commerce sui social (Facebook, Youtube, Twitter, ecc.) che hanno contribuito ad abbassare il livello di diffidenza dei consumatori. Colpisce, al contrario di quanto si osserva a livello medio nazionale, la tendenza al decremento del ricorso ai Gruppi di acquisto solidale.
106
3.3 GLI ABRUZZESI E INTERNET 3.3.1. INTRODUZIONE
Creata negli anni Sessanta a scopi militari, nei decenni successivi Internet ha avuto un utilizzo circoscritto alla comunità scientifica internazionale per poi vedere, a partire dagli anni Novanta, un esponenziale ampliamento degli utilizzatori, svolgendo un ruolo essenziale nel processo di globalizzazione della società e dell’economia contemporanea, permettendo lo scambio di informazioni a livello globale e trasformando la società, la vita delle persone e l’organizzazione delle imprese e degli enti. Durante gli ultimi decenni del XX secolo, lo sviluppo di Internet è stato uno dei fenomeni che ha favorito la cosiddetta “terza rivoluzione industriale”, basata sugli enormi progressi tecnologici di informatica, telematica ed elettronica che, globalmente intesi, costituiscono l’Information and Communication Technology (ICT). Inoltre, le trasformazioni verificatesi nel sistema industriale durante gli ultimi anni sono state interpretate da alcuni studiosi come “quarta rivoluzione industriale”, un nuovo stadio della produzione industriale la cui automazione è così profondamente integrata con le nuove tecnologie ICT da portare alla definizione della smart factory, la fabbrica intelligente, in cui la smart production è strettamente connessa con gli smart services (sistemi cyber fisici che permettono di integrare le aziende tra di loro e con le strutture esterne) e utilizza la smart energy (sistemi energetici attenti alla sostenibilità, alla riduzione degli sprechi e al miglioramento delle performance). Da tutto ciò consegue che nell’era attuale è fondamentale e imprescindibile l’accesso alle tecnologie dell’informazione affinché i soggetti possano integrarsi nella rete globale delle relazioni economiche e sociali. Questo contributo si pone l’obiettivo di effettuare una prima ricognizione del rapporto che gli abruzzesi, intesi sia come individui sia come imprese, intrattengono con internet, per esaminare il livello di integrazione alla suddetta rete globale. A tal fine sono stati presi in considerazione gli ultimi dati relativi all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte di cittadini e imprese elaborati dall’Istat. 3.3.2. L’USO DEL PERSONAL COMPUTER
La dotazione e l’uso del personal computer sono le condizioni necessarie affinché si possano sviluppare nella popolazione le competenze informatiche e si possa diffondere l’uso e la familiarità con la cosiddetta ICT. A questo proposito sono 729.000 gli abruzzesi di età superiore a 3 anni che nel 2016 hanno usato il personal computer. Essi corrispondono al 56,6% della popolazione corrispondente, percentuale lievemente maggiore di quella italiana (56,1%) e sensibilmente migliore tra tutte le regioni meridionali che in media raggiungono il 47,7% ma che registrano il valore minimo in Sicilia (43,7%). Nonostante il valore non deludente, l’Abruzzo si colloca però a circa 8 punti percentuali di distanza rispetto alle migliori regioni del Nord (Lombardia e Trentino-Alto Adige entrambe con 64,3). Da questi primi dati è evidente un gap rilevante (20,6 punti percentuali) tra le regioni nelle posizioni estreme che si riflette in un divario nord-sud di 13,4 punti. Rispetto ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
107
Fig. 3.3.1 PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE USANO IL PERSONAL COMPUTER NELLE REGIONI ITALIANE. Anni 2010 e 2016 (val. per 100 persone con le stesse caratteristi-che) 70,0 60,0
ITALIA 2016
50,0
ITALIA 2010
40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
2010
2016
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
al 2010 si nota un generalizzato miglioramento della penetrazione dell’uso del personal computer ma un contemporaneo peggioramento della disparità, cioè l’allargamento della distanza sia tra la prima regione e l’ultima (nel 2010 di 17,1 punti tra 58,7% del Trentino Alto-Adige e i 41,2% punti della Campania) sia tra le regioni meridionali e settentrionali (nel 2010 di 10,4 punti percentuali). Comunque l’Abruzzo nell’arco di tempo considerato ha incrementato sensibilmente la percentuale di utilizzatori del personal computer (passato da 49,7% a 56,6%) con un aumento di punti percentuali superiore a quello medio nazionale e che pone la regione al quarto posto nella relativa graduatoria. Gli abruzzesi che usano il personal computer tutti i giorni nel 2016 sono 421.000, pari al 32,6% della popolazione con più di 3 anni. La loro diffusione è inferiore a quella media italiana (33,4%) ma è migliore di quella meridionale (27,3%). A questo riguardo la percentuale regionale si colloca a metà della graduatoria nazionale caratterizzata da un divario di 14 punti percentuali tra il valore migliore (38,7% del Lazio) e quello peggiore (24,4% della Puglia). Tra il 2010 e il 2016 l’utilizzo giornaliero è aumentato in ognuna delle regioni italiane tra le quali l’Abruzzo ha registrato una delle migliori performance (+12,9% rispetto alle 373.000 persone, incremento superiore al +9,9% nazionale che pone la regione al quinto posto nella graduatoria regionale). Gli abruzzesi che usano il PC una o più volte a settimana sono 250.000, cioè il 19,4% della popolazione con più di 3 anni, percentuale migliore di quella sia nazionale (18,1%) sia meridionale (16,3%). In questo caso la regione si pone al quarto posto della graduatoria nazionale che vede il predominio del Trentino Alto Adige (22,9%) e l’ultimo posto della Sicilia (14,2%) con un divario di 8,7 punti percentuali. Questa categoria di utilizzatori aumenta in Abruzzo del 7,8% rispetto alle 232.000 persone del 2010, meno del +14,1% rilevato a livello nazionale. 108
Fig. 3.3.2 PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ PER FREQUENZA DI UTILIZZO DEL PERSONAL COMPUTER NELLE REGIONI ITALIANE. Anno 2016 (val. per 100 persone con le stesse caratteristiche) Lazio Lombardia Veneto Emilia-R. Friuli-V.G. Valle d'Aosta Piemonte Trentino - A.A. Toscana Marche Liguria Sardegna ABRUZZO Umbria Molise Calabria Campania Basilicata Sicilia Puglia 0% 7 volte / settim.
20% >1 volta / settim.
40% >1 volta / mese
60% >1 volta / anno
80% 100% non usano PC
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
Gli abruzzesi che usano il Personal computer qualche volta al mese o qualche volta l’anno sono in numero molto limitato (rispettivamente 37.000 e 21.000). Essi costituiscono rispettivamente il 2,9% e l’1,7% della popolazione con più di 3 anni, percentuali che non hanno subito variazioni di rilievo tra il 2010 e il 2016. Gli abruzzesi che non usano il computer nel 2016 sono 533.000, in calo del 14,9% rispetto alle 626.000 unità rilevate nel 2010. Essi costituiscono il 41,4% della popolazione con più di 3 anni, valore che ha subito una diminuzione di 6,7 punti percentuali rispetto al 48,1% del 2010, risultato che si pone al quarto posto nella relativa classifica delle regioni italiane. 3.3.3. L’ACCESSO A INTERNET
In Abruzzo le famiglie che dispongono a casa di un accesso a Internet sono il 70,0%, percentuale poco superiore a quella italiana (69,2%) ma sensibilmente maggiore di quella del Meridione (63,5%). La regione si colloca a metà della classifica nazionale nella quale la Lombardia, al primo posto con 73,7%, distanzia di 14,3 punti percentuali l’ultima regione in graduatoria (Calabria con 59,4%). Durante il periodo 2010-2016 la diffusione dell’accesso casalingo a internet è aumentata in tutte le regioni italiane. In Abruzzo il valore è salito dal 54,1%, con un incremento di quasi 16 punti percentuali, valore inferiore alla media nazionale (+16,8 punti %) e a quella meridionale (+16,3 punti %), che pone la regione in terzultima posizione nella graduatoria regionale. Nella fig. 3.3.3 è riportata una nuvola di punti rappresentativi delle regioni italiane sulla base della percentuale di famiglie che dispongono di un accesso da casa a Internet. Sull’asse orizzontale è rappresentato il valore relativo al 2016 e sull’asse verticale la differenza tra il valore 2016 e quello 2010. Suddividendo l’area del grafico in quattro settori ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
109
Famiglie con accesso casalingo a Internet (differenza peso% 2016-2010)
Fig. 3.3.3 FAMIGLIE CHE DISPONGONO DI ACCESSO CASALINGO A INTERNET NELLE REGIONI ITALIANE (peso % 2016 e differenza peso % 2016-2010) 22,0
IV
Valle d'Aosta
20,0 Molise Puglia
18,0
Piemonte
Basilicata
Liguria Sicilia
16,0
Campania
Umbria
Emilia R.
I
Friuli V.G.
Toscana Veneto Trentino A.A. Marche Sardegna Abruzzo
Lombardia Lazio
14,0 Calabria
12,0
III
10,0 55,0
II 60,0
65,0
70,0
75,0
Famiglie con accesso casalingo a Internet (peso% 2016)
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
sulla base del valore medio nazionale delle due grandezze, si osserva che nel settore I sono rappresentate le regioni che registrano risultati migliori della media per entrambe, manifestando un ruolo di traino rispetto all’andamento nazionale. Nel settore II, dove si posiziona anche l’Abruzzo (in arancione), le regioni mostrano una situazione migliore pur avendo rilevato un andamento più lento, perdendo sprint. Le regioni del settore III sono le più penalizzate per il fatto che hanno registrato una velocità di diffusione peggiore della media che le ha relegate a una situazione di ritardo anche molto rilevante. Nel settore IV le regioni sono in fase di recupero, con migliore velocità ma non sono ancora riuscite a recuperare il gap con la media nazionale. Le motivazioni che impediscono alle famiglie abruzzesi l’accesso a Internet sono principalmente il fatto che non si hanno le competenze necessarie per utilizzarla (56,2% poco inferiore al 56,6% italiano ma migliore del 58,5% meridionale) o che è considerata inutile e non interessante (21,1% poco meno del 23,6% nazionale ma peggiore del 18,7% meridionale). Incide anche la mancanza nella zona di residenza della connessione a banda larga, con un peso percentuale che è il più elevato tra le regioni italiane e quasi quadruplo di quello nazionale (7,1% rispetto al 1,9% italiano) dovuto principalmente alla scarsità di investimenti effettuati finora dalle compagnie di telecomunicazioni. Pesano anche le motivazioni economiche legate all’alto costo sia degli strumenti necessari per connettersi (6,6% inferiore all’8,8% nazionale e all’11,7% meridionale) sia del collegamento (5,3% minore 110
Fig. 3.3.4 MOTIVO PER CUI LE FAMIGLIE NON DISPONGONO DI ACCESSO A INTERNET DA CASA IN ITALIA, MEZZOGIORNO, ABRUZZO. Anno 2016 (peso %) 60 50 40 30 20 10 0
accesso altrove
mancanza interesse
alto costo strumenti Italia
alto costo collegamento Sud
mancanza capacità
motivi di privacy, sicurezza
mancanza connessione banda larga
Abruzzo
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
dell’8,5% italiano e dell’11,0% meridionale). Inferiori sono le percentuali relative alle famiglie che non accedono da casa perché lo fanno in altri luoghi (3,6% inferiore all’8,0% nazionale e 7,6% meridionale) e che sono dissuase dal connettersi per perplessità relative a sicurezza e privacy (1,8% quasi allineato all’1,9% italiano e 2,0% meridionale). Rispetto al 2010 aumenta il peso della mancanza sia di interesse sia di capacità (rispettivamente incrementi di 5,6 e 5,8 punti percentuali), mentre diminuisce il peso degli alti costi degli strumenti e del collegamento (rispettivamente -3,7 e -3,2 punti percentuali). La connessione maggiormente usata dalle famiglie abruzzesi, così come quelle italiane, è quella fissa a banda larga (48,4%), seguita da quella a banda larga tramite rete di telefonia mobile (32,1%) mentre la connessione a banda stretta è ormai residuale (2,4%). 3.3.4. L’USO DI INTERNET DA PARTE DELLA POPOLAZIONE
Gli abruzzesi che usano Internet sono circa 800.000, cioè il 63,6% del totale della popolazione con più di 6 anni, percentuale poco superiore a quella italiana (63,2%). Essi risultano in aumento rispetto al 2010 quando erano il 47,6% della popolazione con più di 6 anni con un aumento di 16,0 punti percentuali migliore del +14,3 punti percentuali italiano. La maggior parte degli abruzzesi usa internet con frequenza giornaliera (44,6% allineato al valore italiano ma superiore al 38,5% meridionale) e circa un sesto qualche volta alla settimana (16,4% poco superiore al 16,0% nazionale e al 14,9% meridionale). Gli utilizzatori quotidiani sono aumentati di 21 punti percentuali rispetto al 2010 quando costituivano il 23,6%, ottenendo il secondo risultato tra le regioni italiane dopo il Trentino Alto Adige (+21,8 punti percentuali) e molto migliore della media nazionale (+18,2 punti percentuali). ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
111
Fig. 3.3.5 PERSONE DI 6 ANNI E PIÙ CHE HANNO USATO INTERNET PER ATTIVITÀ SVOLTA IN ABRUZZO E ITALIA. Anno 2016 (val. %) 80 70 60 50 40 30 20 10 0
Abruzzo Italia
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat
Gli abruzzesi che usano internet lo fanno principalmente per spedire e ricevere email (69,1%), partecipare ai social network (57,3%), leggere giornali, informazioni, riviste online (55,1%), giocare o scaricare giochi, immagini, film, musica (53,6%), consultare un wiki per ottenere informazioni su qualsiasi argomento (50,2%), attività che registrano tutte percentuali lievemente più basse di quelle rilevate a livello nazionale. Tra le attività svolte Fig. 3.3.6 PERSONE DI 14 ANNI E PIÙ PER TIPO DI RELAZIONE CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TRAMITE INTERNET IN ABRUZZO E ITALIA. Anno 2016 30 25,8
26,8
25
22,5 20,4
20 16,1 13,5
15 10 5 0
ottenere informazioni
scaricare moduli Abruzzo
Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat 112
Italia
spedire moduli compilati
su internet dagli abruzzesi emergono anche la ricerca di informazioni sanitarie (37,9% rispetto al 41,4% nazionale), l’utilizzo di servizi bancari online (31,2% rispetto a 37,6% italiano) e di servizi relativi a viaggi e soggiorni (28,5% rispetto al 35,7% nazionale). I prodotti acquistati o ordinati online dagli abruzzesi sono principalmente abiti e articoli sportivi (33,8% inferiore al 38,6% italiano), articoli per la casa (26,6% inferiore al 28,4% nazionale), pernottamenti e altre spese per vacanza (rispettivamente 25,3% e 21,9%, sensibilmente più bassi del 30,3% e 27,6% italiani), libri e ebook (21,7% minore del 23,2% nazionale) con percentuali tutte più basse di quelle rilevate a livello nazionale. Fanno eccezione le attrezzature elettroniche che vengono acquistate su internet più frequentemente dagli abruzzesi (19,1%) che non dagli italiani (18,3%). Tutte queste tipologie di acquisti sono generalmente in crescita con la sola eccezione delle attrezzature elettroniche e dei pernottamenti e spese per vacanze. Internet risulta importante anche nei rapporti con la Pubblica Amministrazione considerando il fatto che gli abruzzesi usano il web per ottenere informazioni (25,8%), per scaricare moduli (20,4%) e, in misura inferiore, per spedire moduli compilati (13,5%), con percentuali tutte minori della media nazionale e generalmente in calo rispetto al 2010. 3.3.5. L’USO DI INTERNET NEL SISTEMA IMPRENDITORIALE
L’Istat effettua annualmente la “Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese” che permette di avere importanti indicazioni su dotazioni e utilizzo di tali tecnologie tra le imprese con almeno dieci addetti anche a livello regionale. Anche a questo proposito, l’uso del computer nelle attività di impresa si configura come condizione indispensabile. I dati disponibili evidenziano che nel 2016 il 100% delle imprese abruzzesi utilizza il computer, mentre a livello nazionale non è stata ancora raggiunta la copertura totale ma il 99,2%. Rispetto al 2012 l’Abruzzo ha realizzato un recupero considerevole tenendo presente che partiva dal 96,1% rispetto a un valore nazionale del 97,5%. Anche in relazione all’accesso a Internet, le imprese abruzzesi fanno registrare una situazione migliore rispetto a quella nazionale considerando che nel 2016 erano tutte connesse contro il 98,2% rilevato in Italia. Anche in questo caso la rincorsa dell’Abruzzo è stata notevole perché ha recuperato 6,6 punti percentuali rispetto al valore del 2012 (93,4%) contro un recupero di soli 2,5 punti riscontrato a livello nazionale (nel 2012 registrava 95,7%). Anche riguardo alla tipologia di connessione la situazione abruzzese è migliore di quella italiana in quanto il 94,5% di esse utilizza la banda larga fissa contro il 92,4% delle imprese italiane. Se per le dotazioni la situazione regionale non vede motivi di preoccupazione, non si può dire lo stesso relativamente all’utilizzo di tali tecnologie. Le imprese abruzzesi che hanno un sito web o una pagina su Internet sono solo il 61,6% rispetto al 71,3% italiano. Considerando che nel 2012 erano il 59,1% in Abruzzo e il 64,5% in Italia, si può dire che nonostante l’utilizzo sia aumentato, si è allargato il divario rispetto alla situazione nazionale aggravando il ritardo che prima era solo di 5,4 punti percentuali e poi è arrivato a 9,7. Il gap a scapito delle imprese abruzzesi viene registrato anche per le vendite e gli acquisti online, modalità utilizzata dal solo 39,4% rispetto al 45,5% nazionale. Nel 2012 le ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
113
corrispondenti percentuali erano 33,2% per l’Abruzzo e 37,5% per l’Italia, evidenziando comunque un ampliamento del divario, sebbene meno sensibile. Nello specifico delle imprese attive nel commercio elettronico quelle che effettuano la vendita online via web e/o sistemi di tipo EDI sono nel 2016 il 9,4% in Abruzzo e l’11,0% in Italia, mentre nel 2012 erano 5,7% in Abruzzo e 6,2% in Italia, con una crescita consistente in entrambi i livelli territoriali ma che comunque determina anche in questo caso un approfondimento, seppure limitato, del divario. La stessa dinamica si registra anche per le imprese che effettuano acquisti online via web e/o sistemi di tipo EDI che nel 2016 in Abruzzo erano il 33,6% e in Italia il 40,9% mentre nel 2012 le corrispondenti percentuali erano del 30,2% e del 35,1%, con una minore crescita abruzzese e ampliamento del ritardo regionale. Inoltre, i dati disponibili evidenziano che nel 2016 la percentuale di addetti che usano il computer almeno una volta alla settimana sono in Abruzzo il 34,6% percentuale molto inferiore a quella italiana (48,4%), ma comunque in crescita rispetto al 2012 (rispettivamente 32,9% e 45,3%). Gli addetti che usano computer connessi a Internet almeno una volta alla settimana sono in Abruzzo 30,2% e in Italia il 42,6%. Considerando che nel 2012 le corrispondenti percentuali erano 26,3% e il 36,6% si osserva che seppure il valore abruzzese risulti in crescita, in realtà si assiste a un approfondimento del divario rispetto alla situazione nazionale. Nel 2016 le imprese che acquistano servizi di cloud computing1 in Abruzzo sono il 13,8% con un evidente gap rispetto all’Italia (21,6%). Nel 2013 la rilevazione ha analizzato anche i rapporti intrattenuti tramite internet tra imprese e Pubblica Amministrazione. In totale le imprese che hanno usato internet per interagire con la Pubblica Amministrazione sono state in Abruzzo l’86,7%, valore superiore all’85,5% italiano. Sembra che però il tipo di interazione effettuato dalle imprese abruzzesi sia principalmente di tipo banale, come l’acquisizione di informazioni (77,5%) e di moduli vuoti (77,7%) con valori superiori a quelli italiani (rispettivamente 75,3% e 73,0%). L’invio elettronico di moduli compilati è stato effettuato in Abruzzo dal solo 50,1% (in Italia si registra il 58,0%) e la dichiarazione interamente elettronica dell’iva e/o contributiva per i dipendenti dal solo 26,8% (30,9% in Italia). 3.3.6. CONCLUSIONI
In base a quanto sopra, si potrebbe dire che il rapporto tra gli abruzzesi e Internet mostra aspetti ambivalenti, presentando contemporaneamente luci ed ombre. Gli aspetti positivi possono essere identificati nella diffusione dell’uso degli strumenti, cioè il personal computer e Internet. Il PC viene utilizzato in Abruzzo in misura leggermente più ampia rispetto a quella italiana e nel periodo tra il 2010 e il 2016 ne è stata osservata un’espansione migliore della
Tecnologia che consente di usufruire, tramite server remoto e come servizio offerto da un provider, di risorse software e hardware (come memorie di massa per l’archiviazione di dati posta elettronica, software per ufficio, archiviazione di file, hosting di database dell’impresa, applicazioni software di finanza e contabilità o di custo1
114
media nazionale. Coloro che non usano il personal computer sono meno numerosi rispetto alla situazione italiana e nel periodo considerato hanno subito un calo maggiore. Analogamente l’accesso a Internet da casa è più diffuso tra la popolazione regionale rispetto a quella italiana così come accade anche per la sua utilizzazione. In entrambi i casi la situazione abruzzese risulta in miglioramento. Anche le informazioni riguardanti la frequenza dell’uso non sono negative: l’utilizzo giornaliero di internet mostra una diffusione allineata alla media nazionale mentre è solo poco inferiore quello del personal computer, e l’impiego di entrambi gli strumenti più volte a settimana è più esteso. Inoltre, può essere considerata positivamente la minore incidenza sul mancato utilizzo di internet in Abruzzo della carenza di interesse o di capacità e dell’elevato livello dei costi degli strumenti e della connessione, interpretabile come un’azione meno pesante a livello regionale di ostacoli ed impedimenti di tipo economico e socioculturale, per cui il divario con la situazione media nazionale non è molto rilevante. Gli aspetti negativi sono rappresentati dal fatto che in Abruzzo il mancato uso di internet è causato dall’assenza della connessione a banda larga in misura doppia rispetto alla media italiana e peggiore tra tutti i valori regionali, e dal minore livello qualitativo delle attività svolte su internet, considerando che quelle più qualificate e meno banali, come l’utilizzo dei servizi bancari e quelli legati a viaggi e soggiorni, registrano una frequenza molto inferiore a quella nazionale. La limitata qualità delle attività svolte su internet dagli abruzzesi riguarda anche i rapporti con la pubblica amministrazione (l’invio elettronico di moduli riempiti è meno frequente della ricerca di informazioni e del download di moduli vuoti) e le attività svolte dalle imprese che, sebbene tutte dotate di personal computer e accesso a internet, rispetto a una copertura italiana ancora incompleta, e dotate di connessione a banda larga più diffusa della situazione nazionale, sono invece fornite molto più raramente di pagine web, effettuano acquisti e vendite online e acquistano servizi di cloud computing molto meno frequentemente. In sintesi si può dire che molto è stato fatto ma molto è ancora da fare, considerando che bisogna tenere presente diverse criticità: in primo luogo sarebbe necessario fornire di adeguata connessione a banda larga e ultralarga tutta la popolazione regionale finora gravata in misura pesante dal digital divide. Oltre a quelle generalmente identificate come cause del digital divide, cioè che impediscono l’uso di internet ad alcune fasce di popolazione, quali le condizioni economico-professionali e le competenze generalmente legate all’età e al livello di istruzione, nella regione incide in maniera considerevole lo stato delle infrastrutture digitali. Nel territorio regionale sono presenti estese aree non coperte, in genere rurali o di montagna dove la popolazione è principalmente costituita da soggetti tra i meno interessati a internet e risulta dispersa in innumerevoli piccoli centri abitati nelle quali l’opera di infrastrutturazione impone costi considerevoli e non è garantita da sufficienti profitti futuri. Tali lavori sarebbero necessari per onorare gli impegni fissati nell’Agenda digitale per l’Europa, una delle sette iniziative nell’ambito della Strategia Europa 2020, e per rendere possibile anche in Abruzzo le attività alla base del piano Industria 4.0.
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
115
INDICE DELLE FIGURE NEL TESTO Parte I Fig 1.1.1 Fig 1.1.2 Fig 1.1.3a Fig 1.1.3b Fig 1.1.4a Fig 1.1.4b Fig 1.1.5a Fig 1.1.5b
Pil procapite in SPA (media UE=100) anno 2015.................................................................. Pil procapite in SPA (media UE=100) anni 2017 e 2015....................................................... Pil ai prezzi di mercato (valori assoluti pro capite)................................................................... Pil ai prezzi di mercato (var. %)........................................................................................... Consumi finali interni delle famiglie pro capite (val. assoluti pro capite)....................................... Consumi finali interni delle famiglie pro capite (var. %)............................................................. Investimenti fissi lordi procapite (val. assoluti pro capite)........................................................... Investimenti fissi lordi procapite (var. %).................................................................................
11 12 13 13 14 14 15 15
Fig. 1.2.1 Imprese registrate nei principali settori economici in Italia (var.% 2016-15).................................. Fig. 1.2.2 Imprese attive nelle province abruzzesi (var.% 2016-15).......................................................... Fig. 1.2.3 Imprese attive in Abruzzo per forma giuridica (var.% 2016-15)................................................. Fig. 1.2.4 Imprese attive nei principali settori economici in Abruzzo (var.% 2016-15).................................. Fig. 1.2.5 Imprese straniere attive nelle province abruzzesi (var. % 2016-15)............................................ Fig. 1.2.6 Imprese giovanili registrate nelle province abruzzesi (var. % 2016-15)....................................... Fig. 1.2.7 Importazioni e esportazioni agricole nelle province abruzzesi (var.% 2016-2015)....................... Fig. 1.2.8 Imprese attive nei principali comparti manifatturieri in Abruzzo (var.% 2016-15)........................... Fig. 1.2.9 Imprese artigiane attive nelle province abruzzesi (var.% 2016-15)............................................ Fig. 1.2.10 Imprese artigiane attive nei principali settori economici in Abruzzo (var.% 2016-15)..................... Fig. 1.2.11 Imprese attive nelle costruzioni nelle province abruzzesi (var.% 2016-15)................................... Fig. 1.2.12 Imprese attive del commercio nelle province abruzzesi (var.% 2016-15)..................................... Fig. 1.2.13 Arrivi turistici italiani e stranieri nelle province abruzzesi (var.% 2016-15).................................... Fig. 1.2.14 Depositi e impieghi nelle province abruzzesi (var.% 2016-15)..................................................
17 18 19 20 21 23 25 27 28 28 30 31 33 35
Fig. 1.3.1 Fig. 1.3.2 Fig. 1.3.3 Fig. 1.3.4 Fig. 1.3.5 Fig. 1.3.6 Fig. 1.3.7
50
Esportazioni Italia e Abruzzo. Periodi 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016.......................... (var. % su anno precedente) Esportazioni dell’Abruzzo per settore. Anni 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016................... (quote sul totale manifatturiero) Esportazioni dell’Abruzzo per settore. Anni 2011-2013 e 2014-2016...................................... (var % di periodo e peso % 2016 su tot. regionale) Esportazioni dell’Abruzzo per settore. Anni 2000-2004 e 2013-2016 (Italia=1)......................... Esportazioni dell’Abruzzo per settore. Anni 2000-2008, 2009-2012 e 2013-2016 (quote %)........ Esportazioni delle province abruzzesi (2000=100)............................................................... Esportazioni della provincia dell’Aquila. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale)................. ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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51 52 52 53 54 55
Fig. 1.3.8 Esportazioni della provincia di Teramo. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale)................. 56 Fig. 1.3.9 Esportazioni della provincia di Pescara. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale)................. 56 Fig. 1.3.10 Esportazioni della provincia di Chieti. Anni 2000-2016 (peso % su totale regionale).................... 57
Parte II Fig 2.1 Fig 2.2 Fig 2.3 Fig 2.4 Fig 2.5
Occupati totali (var. %)...................................................................................................... Occupati in Abruzzo e Italia per settore (var. %)..................................................................... Occupati in Abruzzo per genere (variazioni tendenziali assolute in migliaia di unità).................... Tassi di occupazione per provincia (%)................................................................................. Tassi di disoccupazione per provincia (%).............................................................................
63 64 65 65 66
Fig. 3.1.1 Andamento della popolazione abruzzese. Anni 1981-2016 (valori assoluti)............................... Fig. 3.1.2 Andamento demografico. Abruzzo e Italia. Anni 1996-2016 (var ‰ annue).............................. Fig. 3.1.3 Dinamica della popolazione abruzzese. Anni 2002-2016 (val. per 1.000 residenti)................... Fig. 3.1.4 Dinamica demografica per provincia. Anni 2002-2016 (val. per 1.000 residenti)....................... Fig. 3.1.5 Stranieri residenti in Abruzzo, Meridione e Italia. Anni 2003-2016 (var. % annue)....................... Fig. 3.1.6 Stranieri residenti in Abruzzo, Meridione e Italia. Anni 2002 e 2016 (peso % sul totale residenti)...... Fig. 3.1.7 Stranieri residenti per sesso in Abruzzo, Meridione e Italia. Anno 2016..................................... (peso % su totale stranieri residenti) Fig. 3.1.8 Popolazione per classi di età residente in Abruzzo, Meridione e Italia. Anno 2016..................... (pesi % su tot. res.) Fig. 3.1.9 Popolazione per classi di età residente nelle province abruzzesi. Anno 2016 (pesi %).................. Fig. 3.1.10 Residenti con 80 anni e più in Abruzzo. Anni 1998-2016 (peso % su totale popolazione)............ Fig. 3.1.11 Popolazione straniera per classe di età. Italia, Sud e Abruzzo. Anno 2015............................... (peso % su totale residenti)
73 74 75 76 79 79 80
Parte III
Fig. 3.2.1 Fig. 3.2.2 Fig. 3.2.3 Fig. 3.2.4 Fig. 3.2.5 Fig. 3.2.6
118
83 84 86 87
Famiglie abruzzesi per numero di componenti (peso % su tot. famiglie)....................................... 93 Famiglie abruzzesi per tipologia. Anni 2014-2015 (peso %).................................................... 94 Spesa media mensile familiare in abruzzo. Anni 2009-2010 e 2014-2015 (val. in €)................. 95 La riduzione della spesa per consumi tra il 2013 e il 2015................................................... 104 (saldi percentuali delle risposte con indicazioni di aumento e diminuzione) Le principali riduzioni di spesa per consumi tra il 2013 e il 2015........................................... 104 (saldi percentuali delle risposte con indicazioni di aumento e diminuzione) Utilizzo di particolari tipologie di beni in Abruzzo................................................................. 105 (colonna di sinistra % famiglie utilizzatrici, colonna di destra saldi % delle risposte)
Fig. 3.3.1 Fig. 3.3.2 Fig. 3.3.3 Fig. 3.3.4 Fig. 3.3.5 Fig. 3.3.6
Persone di 3 anni e più che usano il personal computer nelle regioni italiane............................ Anni 2010 e 2016 (val. per 100 persone con le stesse caratteristiche) Persone di 3 anni e più per frequenza di utilizzo del personal computer nelle regioni italiane....... Anno 2016 (val. per 100 persone con le stesse caratteristiche) Famiglie che dispongono di accesso casalingo a Internet nelle regioni italiane.......................... (peso % 2016 e differenza peso % 2016-2010) Motivo per cui le famiglie non dispongono di accesso a Internet da casa in Italia,..................... Mezzogiorno, Abruzzo. Anno 2016 (peso %) Persone di 6 anni e più che hanno usato Internet per attività svolta in Abruzzo e Italia................. Anno 2016 (val. %) Persone di 14 anni e più per tipo di relazione con la Pubblica Amministrazione tramite............... Internet in Abruzzo e Italia. Anno 2016
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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108 109 110 111 112 112
INDICE DELLE TABELLE FUORI TESTO Tab. 1.1.1 Pil nelle regioni italiane (%; calcolati su valori concatenati, anno di riferimento 2010)................. 16 Tab. 1.1.2 Andamento del valore aggiunto per settore (var. %)............................................................... 16 Tab. 1.2.1 Imprese registrate e attive per attività economica in Abruzzo. Anno 2016................................ 37 Tab. 1.2.2 Imprese iscritte e cessate per attività economica in Abruzzo. Anno 2016................................. 38 Tab. 1.2.3 Superficie e produzione delle principali coltivazioni in Abruzzo.............................................. 39 (superficie in ettari, produzione in quintali) - Anni 2015 e 2016 Tab. 1.2.4 Imprese attive manifatturiere nelle province abruzzesi. Anno 2016.......................................... 40 Tab. 1.2.5 Imprese artigiane registrate e attive per attività economica in Abruzzo. Anno 2016................... 41 Tab. 1.2.6 Imprese artigiane iscritte e cessate per attività economica in Abruzzo. Anno 2016.................... 42 Tab. 1.2.7 Imprese attive delle costruzioni nelle province abruzzesi. Anni 2015 e 2016............................ 43 Tab. 1.2.8 Imprese attive del commercio nelle province abruzzesi. Anni 2014 e 2015............................. 44 Tab. 1.2.9 Movimento turistico nelle province abruzzesi. Anni 2015 e 2016........................................... 45 Tab. 1.2.10 Consistenza alberghiera per categoria nelle province abruzzesi. Anno 2016........................... 46 Tab. 1.2.11 Principali indicatori del settore bancario nelle province abruzzesi.............................................. 7 Anno 2014 e var.% 2014-13 Tab. 1.3.1 Esportazioni per settore. Italia e Abruzzo. Anno 2016......................................................... 58 Tab. 1.3.2 Esportazioni per area geografica. Italia e Abruzzo. Anno 2016............................................ 59
Parte II Tab 2.1.1 Forze di lavoro, occupati e disoccupati............................................................................... 67 Tab 2.1.2 Forze di lavoro, occupati e disoccupati nelle province abruzzesi (valori assoluti in migliaia)......... 69 Tab 2.1.3 Posizioni lavorative annuali............................................................................................... 70
Parte III Tab. 3.1.1 Tab. 3.1.2
Tassi di natalità, mortalità e crescita naturale in Italia, ripartizioni territoriali e Abruzzo................ 90 Anni 2002-2016 (val. per 1.000 abitanti) Tassi migratori interno, estero e totale in Italia, ripartizioni territoriali e Abruzzo.......................... 91 Anni 2002-2016 (val. per 1.000 abitanti)
ECONOMIA E SOCIETÀ IN ABRUZZO
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Finito di stampare Novembre 2017 Tipolito 95 - L’Aquila
Con Economia e Società in Abruzzo, giunta quest’anno all’ottava edizione, il CRESA prosegue l’attività di analisi e studio dell’economia e della società regionale che realizza fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1968, svolgendo una funzione informativa importante perché necessaria per la conoscenza e per l’attività di programmazione. La struttura dell’edizione corrente è alleggerita rispetto alle precedenti e risulta composta da tre parti: la prima analizza la recente evoluzione dell’economia regionale, della struttura produttiva, del commercio internazionale. La seconda illustra le principali caratteristiche strutturali e le tendenze del mercato del lavoro. La terza si occupa della società regionale e ne esamina la struttura demografica, la spesa per i consumi sostenuta dalle famiglie e il rapporto che la popolazione e le imprese abruzzesi intrattengono con internet.