DECALOGO DELLA FRATELLANZA
LA FRATELLANZA DEVE ESSERE LA FONTE DALLA QUALE SGORGANO I SENTIMENTI PIU’ ELEVATI DEGLI ESSERI UMANI.
LAVORARE IN SINTONIA GLI UNI CON GLI ALTRI.
NON GIUDICARE GLI ALTRI SE VEDI CHE I FRATELLI COMMETTONO UN ERRORE INVOLONTARIO.
OPERARE D’ACCORDO SUL PIANO DELLA FRATELLANZA UNIVERSALE.
NON LASCIATEVI VINCERE DAL MALUMORE CHE A VOLTE NON FAVORISCE I VOSTRI COLLOQUI.
IMPARARE AD ESSERE UMILI.
NON LASCIARVI VINVCERE DALL’INVIDIA VERSO CHI SA CHIARIRE UN DUBBIO MEGLIO DI CHI NON E’ IN GRADO DI FARLO.
OPERARE ALL’UNISONO DANDO QUANTO UNO PUO’ DARE SENZA PENSARE AL VALORE IN COMPARAZIONE A QUELLO CHE DANNO GLI ALTRI.
AMARE SENZA DISCRIMINAZIONE, IL COMANDAMENTO E’ AMARE INCONDIZIONATAMENTE.
TENERE SEMPRE PRESENTE CHE LAVORATE PER DIO E SOLO PER LUI, PER QUESTO TUTTI I VOSTRI ATTI DEVONO ESSERE IMPREGNATI DALLA CIECA OBBEDIENZA ALLA SUA LEGGE.
ASHTAR SHERAN
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EDITORE
LA VOCE
DELL’AQUILA
ASSOCIAZIONE CULTURALE “DAL CIELO ALLA TERRA “ CT
Email:
BIMESTRALE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “DAL CIELO ALLA TERRA” CATANIA
EDITORIALE Il presente giornalino “LA VOCE DELL’AQUILA”, non è altro che il risultato di una ricerca fatta da alcuni giovani, che ad un certo punto della loro vita, hanno sviluppato alcuni quesiti cercando delle risposte sulla loro esistenza. Ragionando e riflettendo su alcuni argomenti ci siamo resi conto che le nostre idee erano uguali, e nella certezza che queste siano anche le uniche, abbiamo predisposto positivamente i nostri pensieri al fine di elaborare questo giornalino Speriamo soltanto che la qualità di voi lettori ci dia man forte incoraggiandoci a continuare.
In questo numero.
dalcieloallaterra.catania@gmail.com
lagalileadeigentili@yahoo.it
WEB: http://lagalileadeigentili.wix.com/ dalcieloallaterract
DIRETTORE Giorgio Barbagallo Redazione Sudamericana: Agustin Saiz; Pao Becco; Damian Becco; Yesica Nievas. email: lavozdelaguila@yahoo.com.ar Hanno Collaborato Giorgio Bongiovanni Pasquale Lo Faro Saro Pavone
Carissimi lettori, questo numero è volto a fare memoria. Il Cielo attraverso lo Stimmatizzato Italiano, Giorgio Bongiovanni, ci ricorda la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, come appendice pubblichiamo alcuni messaggi di Eugenio Siragusa. Il viaggio nella memoria continua con la pubblicazione del Racconto “Il Cervo Bianco” scritto da una sorella del C.S.F.C. Ritornano le Esperienze di Pasquale Lo Faro, nostro fratello di Agrigento. Riprendiamo la lettura del libro “Le Profezie delle Piramidi” con la seconda parte del capitolo: “Il Cristallo Misterioso”. Ricorderemo la dipartita del nostro Padre Spirituale Eugenio e l’anniversario della stimmatizzazione del Servo di Dio Giorgio Bongiovanni. BUONA LETTURA!!!
PROGETTO GRAFICO Giorgio Barbagallo
Il Materiale qui trattato è frutto di un’accurata ricerca. Le fonti dalla quale attingiamo, provengono dagli Spazi Siderali, preziosi concetti dal profondo Valore Universale che i Contattisti Eugenio Siragusa Ieri e Giorgio Bongiovanni oggi con solerzia ed Amore ci offrono.
Giorgio Barbagallo .
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- HIROSHIMA E NAGASAKI PER NON DIMENTICARE_________________5. - LA BOMBA ATOMICA. IL VOSTRO MALE ASSOLUTO Appendice________6. - MESSAGGIO DI EUGENIO SIRAGUSA______________________________10. -
QUELLO CHE GLI EXTRATERRESTRI HANNO DETTO AD EUGENIO_11.
- MESSAGGI DI EUGENIO SIRAGUSA_______________________________13. - IL CERVO BIANCO_____________________________________________14. - ESPERIENZE DI PASQUALE LO FARO_____________________________23. - IL CRISTALLO MISTERIOSO –seconda parte_________________________26. - Il MIO COMPITO E’ TERMINATO________________________________31. - RENOVARE IUVAT____________________________________________32. - ANNIVERSARIO DELLE STIMMATE 2017_________________________43.
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HIROSHIMA E NAGASAKI PER NON DIMENTICARE
DAL CIELO ALLA TERRA
HO SCRITTO IL 6 AGOSTO 2017: REPETITA IUVANT! L’UMANITÀ, OGGI PIÙ CHE MAI, CORRE IL PERICOLO DELL’AUTODISTRUZIONE E CON LA STESSA LA SCOMPARSA DI OGNI FORMA DI VITA SUL PIANETA TERRA. L’APOCALISSE NUCLEARE POTREBBE MANIFESTARSI DA UN MOMENTO ALL’ALTRO. TUTTO È PERDUTO? NO! LASSÙ QUALCUNO CI GUARDA E PROTEGGE I GIUSTI E I BUONI. IN FEDE G. B.
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LA BOMBA ATOMICA. IL VOSTRO MALE ASSOLUTO HO SCRITTO IL 6 AGOSTO 2014:
DITECI! DITECI SE SIETE ANCORA DEGLI SPIRITI LIBERI, INDIVIDUALI ED ETERNI. DITECI SE VOLETE ESTINGUERVI.
SOPRAVVIVERE
O
NOI SIAMO PRONTI AD ACCOGLIERE NELLE NOSTRE ASTRONAVI COLORO CHE VOGLIONO VIVERE ED AMARE LA VITA. IL VOSTRO MALE ASSOLUTO (LA BOMBA ATOMICA) NON RIUSCIRÀ COMUNQUE A DISTRUGGERE LA MADRE TERRA. NOI LO IMPEDIREMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE E CON TUTTI I POTERI CHE L’INTELLIGENZA COSMICA CI HA CONCESSO. SE IL VOSTRO DELIRIO AUTODISTRUTTIVO CI COSTRINGERÀ AD ANNIENTARVI, PUR DI SALVARE IL VOSTRO BELLISSIMO PIANETA, NON ESITEREMO UN SOLO ISTANTE A FARLO. IN QUEL CASO NON POTREMO IMPEDIRE LO SCOPPIO DI ALCUNI ORDIGNI NUCLEARI MA, COME GIÀ VI ABBIAMO DETTO TANTE VOLTE, IN OTTO MINUTI DEL VOSTRO TEMPO INTERVERREMO MILITARMENTE E DRASTICAMENTE CONTRO TUTTE LE POTENZE NUCLEARI (Eugenio Siragusa 1979). I BAMBINI, I GIUSTI, I PACIFICI E TUTTI I PERSONAGGI CITATI DA GESÙ-CRISTO NEL DISCORSO DELLA MONTAGNA NON TEMANO NIENTE, PER NOI LORO RAPPRESENTANO IL SALVABILE. DAL CIELO ALLA TERRA
Wiltshire (Inghilterra) 6 Agosto 2014. Ore 9:18 G. B.
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HIROSHIMA – NAGASAKI 60 ANNI OR SONO Appendice al Messaggio
DAL CIELO ALLA TERRA HIROSHIMA – NAGASAKI 60 ANNI OR SONO
SETUN – SHENAR E GLI AMICI ESSERI DI LUCE DALLA OTHEN – NIS:
RICORDATE! RICORDATE UOMINI DELLA TERRA! TALE INUMANO, APOCALITTICO E TERRIFICANTE ATTO BARBARICO E FOLLE POTREBBE, OGGI, ANCORA UNA VOLTA, RIPETERSI CON LA TOTALE SCOMPARSA DELLA VITA SUL PIANETA CHE VI OSPITA. LA MENTE DELL’UOMO, A PARTE LE ECCEZIONI, È TOTALMENTE INQUINATA. IN PARTICOLARE LA FOLLIA CINICA E PERVERSA DEI POTENTI DELLA TERRA È AI MASSIMI LIVELLI NEGATIVI, PSICHICI E CEREBRALI. GLI UOMINI CHE GOVERNANO L’ATTUALE IMPERO SONO CAPACI DI TUTTO PUR DI MANTENERE SALDO IL PROPRIO POTERE E IL DOMINIO SUI POPOLI E SUI TERRITORI DI TUTTE LE NAZIONI DELLA TERRA. I LORO ISTINTI SONO CARICHI DI CIECA VIOLENZA E DI DINAMISMI ANIMALESCHI, SEMPRE PIÙ IRRITATI DALL’EGOISTICO POSSESSO E DAL DOMINIO DEL FORTE SUL DEBOLE. LE ARMI ATOMICHE, QUESTI INFERNALI ORDIGNI DI MORTE E DI DISTRUZIONE, DA ALLORA (1945) AD OGGI (2005) SI SONO MOLTIPLICATE A MIGLIAIA.
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MOLTE NAZIONI DEL VOSTRO MONDO ED ALCUNI GRUPPI DI FANATICI TERRORISTI, AL SOLDO DI UNA PARTE DELL’IMPERO E DEI SUOI OPPOSITORI, LE POSSIEDONO E SONO IN GRADO DI UTILIZZARLE.
NOI, COME ABBIAMO GIÀ DETTO NUMEROSE VOLTE, SE DOVESSE ESPLODERE UN CONFLITTO NUCLEARE TRA DUE O PIÙ NAZIONI O TRA DIVERSE FAZIONI TERRORISTICHE, INTERVERREMMO IMMEDIATAMENTE PER SOCCORRERE UNA PARTE DELLA VOSTRA UMANITÀ, TUTELANDO UNA GENETICA UNIVERSALE A NOI VICINA, SOPRATTUTTO I BAMBINI E ALCUNE FORZE ED ELEMENTI NATURALI INDISPENSABILI PER LA SOPRAVVIVENZA DELL’ECOSISTEMA DELLA TERRA. VI RICORDIAMO ANCORA UNA VOLTA CHE LA NOSTRA MISSIONE, UNITA OVVIAMENTE A QUELLA DELLO SCRIVENTE, È IN STRETTISSIMA RELAZIONE AD UNA PROFEZIA PROMESSA, LANCIATA 2000 ANNI OR SONO DA CRISTO: IL RITORNO E LA MANIFESTAZIONE DI GESÙ, IL MAESTRO, IL FIGLIO DELL’UOMO, UNTO DA CRISTO. ABBIAMO GIÀ AMPIAMENTE DIVULGATO, TRAMITE LO STESSO STRUMENTO, IL CONCETTO ED IL SIGNIFICATO PROFONDO CHE POSSIEDE QUESTA PROFEZIA RIGUARDANTE IL FUTURO DELLA NUOVA UMANITÀ CHE VIVRÀ IN PACE, AMORE E GIUSTIZIA SOTTO UN NUOVO CIELO E UNA NUOVA TERRA. CIÒ, RICORDATELO SEMPRE E COSTANTEMENTE! HIROSHIMA E NAGASAKI DEVONO ESSERE RICORDATE SOPRATTUTTO DALLE NUOVE GENERAZIONI CHE OGGI VIVONO IN MEZZO A UOMINI POTENTI NEI QUALI NON CREDONO PIÙ E NELLE MANI OMICIDA DEI QUALI È STATA CONSEGNATA, DA PADRI COLPEVOLI, LA LORO GIOVANE VITA. QUESTI UOMINI IMMENSAMENTE RICCHI E POTENTI DOMINANO L’IMPERO DEGLI STATI UNITI E DEI LORO ALLEATI, L’IMPERO CINESE ED ALTRE NAZIONI – CONTINENTI NON MENO POTENTI: RUSSIA, EUROPA, PAESI ARABI, ECC. IN ESSI È CRESCIUTA INESORABILMENTE LA FOLLIA OMICIDA E SUICIDA, NEI LORO CUORI E NELLA LORO MENTE DI ESSERI MALVAGI, ASSETATI DI SANGUE E DI MORTE, PROLIFERANO QUESTI SENTIMENTI NEFASTI. HIROSHIMA E NAGASAKI! 60 ANNI OR SONO.
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NOI, ALIENI, COME VOI CI DEFINITE, VI INVITIAMO A RICORDARE, AFFINCHÉ SIA PRESENTE NELLE VOSTRE MENTI L’IMMAGINE DI UN
DESTINO CHE POTRESTE EVITARE SE L’AMORE PREVARRÀ SULL’ODIO E LA SAGGEZZA SULLA FOLLIA. PACE A TUTTI E PACE A TE FRATELLO E AMICO DEI NOSTRI SPIRITI, A TE DEVOTI PERCHÉ UOMO PORTANTE I SEGNI DEL DIVINO E ADORATO MAESTRO DEI MAESTRI CROCIFISSO! GESÙ – CRISTO.
DAL CIELO ALLA TERRA PER GLI ESSERI DI LUCE SETUN – SHENAR Montevideo, 6 agosto 2005 Ore18:30
Nagasaki 9 agosto 1945. Ore 12:00 Hiroshima 6 agosto 1945. Ore 9.35.17 Il fungo atomico raggiunse i 18 km di altezza
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Hiroshima - Nagasaki 35 anni or sono Ricordate! Ricordate, uomini del Pianeta Terra! Tale immane, inumano, terrificante ed apocalittico atto barbarico potrebbe ripetersi con la totale distruzione della Vita sulla Terra. La mente dell'uomo è inquinata e gli istinti sono carichi di cieca violenza e di dinamismi animaleschi, sempre più irritati dall'egoistico possesso e del dominio del forte sul debole. Gli ordigni di morte e di distruzione si sono moltiplicati così come ipertroficamente è cresciuta la follia omicida e suicida nel cuore e nella mente di esseri malvagi assetati di sangue e di morte. Noi vi invitiamo a ricordare affinché sia presente nelle vostre menti l'immagine di un destino che potreste evitare se l'Amore prevarrà sull'odio e la Saggezza sulla follia. Pace.
Hoara 6 Agosto 1980 ore 13,00
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Quello che gli extraterrestri hanno detto ad Eugenio Siragusa GLI EXTRATERRESTRI ATTRAVERSO EUGENIO SIRAGUSA AVEVANO DETTO: I micidiali effetti degli esperimenti nucleari sotterranei cambieranno, fra non molto, la faccia del vostro pianeta Terra se gli uomini responsabili non li metteranno subito al bando! Voi, scienziati terrestri, non immaginate neppure lontanamente quello che avete già edificato e quello che ancora vi proponete di edificare con la vostra insensata mania della scienza atomica. La gravità dei vostri atti supera ogni limite d'irresponsabilità e di abbietto senso d'egoismo. Se la Terra ha tremato e continuerà a tremare con tanta violenza distruttrice, la colpa è principalmente vostra, del vostro cinico orgoglio, della vostra inconsapevole scienza priva di controllo, che ignora del tutto i disastrosi effetti prodotti dalle esplosioni nucleari nel sottosuolo sulla massa igneo-cosmica del vostro pianeta che ne costituisce il nucleo. Gli attuali disastri, che già hanno mietuto un considerevole numero di vittime innocenti, sono ben poca cosa in confronto a quelli che, inevitabilmente, dovete aspettarvi in un tempo molto prossimo a venire. Interi continenti potrebbero essere frantumati dalla terribile forza titanica degli elementi igneocosmici che, con tanta infantile disinvoltura, avete turbato e messi in così pericolosa agitazione. Già da tempo, tramite il nostro solerte operatore Eugenio Siragusa, vi abbiamo dato avvertimento di quanto ora si è avverato. La sola cosa che potete fare per rimediare è quella di smettere immediatamente ogni tipo di esperimento nucleare e, in particolar modo, quelli sotterranei, se volete evitare nel futuro ulteriori, peggiori ed irreparabili distruzioni.
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Nel passato, come purtroppo nel presente, abbiamo fatto e continuiamo a fare il possibile per arginare gli altri effetti ugualmente letali della "retina atomica" vagante nello spazio della vostra atmosfera. Ancora, però, i residui sono abbandonati ed il caso di incontrarli è molto frequente. Tutti i fatti in relazione con essi si riveleranno catastrofici. Tuttavia, questi residui radioattivi sono destinati ad essere neutralizzati se gli uomini di scienza e soprattutto di governo manterranno gli impegni assunti nel recente trattato che vieta ulteriori esperimenti atomici, sia in superficie che in alta quota. Non è così per gli esperimenti sotterranei! Noi non possiamo intervenire, non possiamo far nulla! Gli effetti che si sono sviluppati devono esaurirsi da sé. La regressività delle onde che agitano la massa igneo-cosmica necessita di un tempo assai lungo, finché non troveranno il naturale assestamento. L'ordine fondamentale è sconvolto dalla vostra scienza criminale. Sta a voi, scienziati ed uomini di governo, impedire un ulteriore aggravamento della già precaria situazione, le mostruose cause di tante tribolazioni, di tanto dolore, di tanto terrore! Sta a voi, infine, dire: "basta!". È un "basta!" per amore di chi soffre e di chi spera nella vostra saggia condotta dopo il ravvedimento. Noi vi abbiamo ancora una volta avvertiti!
Eugenio Siragusa 30 Luglio 1963
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Per tutti i giovani del Pianeta Terra Molti di voi sono divenuti strumenti degli empi che godono del vostro dolore, della vostra disperazione, del vostro accecato desiderio di Amare, di vivere in Pace e di godere di una libertà sana e giusta tesa verso la ricerca del Sommo Bene Universale. Adoperatevi, giovani uomini della Terra, affinchÊ il Bene trionfi nel giusto diritto e nel giusto dovere e affinchÊ il frutto del pensiero sia frutto del Progresso, di quel progresso dove non vi è posto per la guerra, per l'odio, per l'ingiustizia, per il dolore e per l'ipocrisia.
Adoniesis Catania, 17 Febbraio 1971
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IL CERVO BIANCO
SETUN SHENAR COMUNICA:
LEGGETE QUESTO RACCONTO. È LA PROVA CHE L'ANIMA DELLE CREATURE CON SPIRITO COLLETTIVO HANNO PIÙ AMORE DEGLI ESSERI UMANI I QUALI HANNO ABUSATO DEL LIBERO ARBITRIO CONCESSO LORO DAL SUPREMO MONARCA SOLARE GESÙ CRISTO. MEDITATE E DEDUCETE! PACE!
SETUN SHENAR SALUTA Sant'Elpidio a Mare 30 Luglio 2017. Ore 13:41 G. B.
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C’era una volta – come nelle fiabe – un cervo bianco che dimorava sui fianchi di una montagna maestosa. Era regale nell’aspetto; un vero re della sua specie, con grandi corna, aria fiera, due occhi luminosi e dolci. Viveva lì da tanto tempo, si diceva da sempre, ma naturalmente erano solo chiacchere. Quando passava tutti lo guardavano con gioia perché il suo aspetto era molto gradevole, e lui accettava quei silenziosi omaggi con naturalezza, come se gli fossero dovuti, anche perché da quando era nato tutti gli animali della montagna si comportavano così con lui. Ai piedi della montagna si stendeva un grande lago dove gli uomini, quelle creature che tanto lo incuriosivano pescavano con barche e reti. A lui piaceva andare a guardare tra le foglie dei cespugli, anche se badava a non farsi scorgere, un po’ perché era molto timido e un po’ perché gli facevano molta paura. Ma la curiosità era più forte della paura così, ogni tanto, li spiava dal suo nascondiglio segreto. Un giorno vide una gran folla sulla sponda del lago; era veramente una gran moltitudine. Non aveva mai visto così tanti uomini tutti insieme. Si chiese cosa facessero e per scoprirlo si avvicinò il più possibile. Non si sentiva volare una mosca ad eccezione della voce di un uomo che parlava da una barca. Il suono di quella voce era armonioso, come la voce della natura che lui conosceva così bene; una voce così ricca di suoni melodiosi, dolci, che a sentirla dava una gran pace. Il cervo bianco non capiva cosa diceva quell’uomo, ma gli piaceva ascoltare. Proprio come quella moltitudine di gente. Lo ascoltò finchè l’uomo, con alcuni suoi compagni, si allontanò dalla riva e prese il largo. Alla povera bestia restò dentro un’inquietudine strana, un vuoto, un’ansia che la spingeva a seguire quell’uomo per riascoltare la melodia di quella voce. Non riusciva ad andarsene per far ritorno alla sua tana, anche se ormai faceva buio e aveva molta paura. Dopo aver brucato qua e là le tenere gemme dei cespugli circostanti, si accovacciò fra le braccia dell’erba fresca di rugiada, deciso ad attendere il ritorno della sua melodia. Le ore passavano e la notte era sempre più fonda. Ad un tratto un fremito passò fra le fronde. Il cervo bianco alzò la testa impaurito, annusò l’aria e il suo sensibile fiuto gli disse che stava per sopraggiungere una tempesta. Le acque del lago sottostante diventavano sempre più agitate; grandi onde sconvolgevano la sua superficie. La barca al largo sembrava in difficoltà e, nel rumore della tempesta, si udivano le voci concitate degli uomini che chiamavano e chiedevano aiuto.
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Il cervo bianco era stupito e impaurito ma ancora non se ne andava. Si sentiva inchiodato e niente avrebbe potuto indurlo ad andarsene. La tempesta infuriava violentemente; gli ululati del vento erano sinistri e le onde sempre più alte. Il cervo ebbe paura per gli uomini che sulla fragile barca lottavano contro la forza della natura. Ma ad un tratto sull’acqua apparve una luce purissima che si spostava lentamente verso la barca e quando l’ebbe raggiunta la tempesta si placò all’istante. Le acque del lago si calmarono; la natura ritrovò la sua armonia e per la barca fu possibile tornare a riva. Le prime luci dell’alba cominciavano ad apparire e il cervo trotterellò verso la riva dove gli uomini stavano tirando la barca in secca e si apprestavano ad una frugale colazione con del pane e dei pesci. Tra quegli uomini il cervo scorse quello dalla voce melodiosa; era ormai vicinissimo; sentiva il cuore fare le capriole. Aveva una gran voglia di bramire forte per esprimere tutta la gioia che sentiva dentro; si avvicinò ancora, ormai abbandonata ogni prudenza. Avanzava senza paura verso l’uomo che tanto l’aveva colpito. Si fermò un momento a fiutare l’aria e in quell’attimo l’uomo alzò gli occhi. Al cervo parve che tutta la forza della sua essenza l’avesse abbandonato. Sentì che le ginocchia si piegavano sotto quello sguardo dolcissimo e intenso. Il cuore prese a battere forte ed ebbe una gran voglia di fuggire e nascondersi, ma rimaneva dov’era. L’uomo sorrise ed alzò la mano per farlo avvicinare. Il cervo bianco, quasi in estasi, obbedì a quell’amorevole invito e gli si accovacciò ai piedi. Poi, l’uomo cominciò a parlare. La sua melodia calmava il piccolo cuore in tumulto e una gran pace scendeva nel suo essere. Non seppe mai quanto tempo volò in quell’estasi ma quando si ridestò l’uomo se ne stava andando e, in quell’attimo, capì che non avrebbe mai più potuto separarsi da lui. Cominciò così a seguirlo giorno e notte, per molti giorni e notti. Lo vide andare per città e deserti assolati; dissetarsi ai pozzi e alle fonti. Lo vide parlare agli uomini che lo ascoltavano incantati; sentiva sempre più la grande pace che emanava da quell’essere.
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Lo vide gioire, soffrire, aiutare i sofferenti, e gli uomini semplici che ascoltavano la sua parola se ne andavano con una luce in viso. Tutto ciò gli sembrava sublime, anche se gli sfuggiva l’essenza di quello che stava accadendo. Vide anche esseri, il cui cuore era buio, cercare di metterlo in difficoltà. Di farlo cadere in contraddizione e in quei momenti lo sguardo dell’uomo diventava immensamente triste. Il cervo si infuriava e scalpitava ma, presto, imparò che niente poteva scalfire la purezza e la maestosità di quell’uomo. Su di lui tutto scivolava, come l’acqua sulle piume dell’anitra che nuotava nello stagno della montagna. Lo stagno… La montagna… ora sembravano così lontani! Appartenevano ad un altro mondo, un mondo irreale. Ormai l’unico desiderio del cervo era di seguire la sua melodia e di sentire su di sé lo sguardo luminoso dell’uomo che ogni tanto cercava il suo e sorrideva. Era appagato e felice. Non chiedeva altro. Una sera, malgrado la stanchezza, non riusciva a prendere sonno. Si trovava in un uliveto, a portata di sguardo del suo idolo, ma percepiva qualcosa di strano nell’aria; una strana tensione che alla sua natura sensibile non piaceva affatto. Alzava continuamente il muso per fiutare l’aria. Si alzava, guardava l’uomo che, un po’ appartato dagli altri, stava in ginocchio. Tornava a coricarsi e non riusciva a darsi pace. La sera era già molto buia e al cervo parve sentire un lamento. Balzo in piedi e vide l’uomo piegato su sé stesso. Si avvicinò ulteriormente ed ebbe la conferma che il suono lamentoso proveniva proprio da lui. Senza esitare gli trotterellò vicino. Lo guardò un attimo con la testa piegata di lato come per chiedergli cosa avesse, quale pena così grande pesasse nel suo cuore. Poi, lui alzò la testa... La sua fronte era imperlata di sudore color del sangue. Il cervo bianco lo guardava sbalordito e troppo stupito per sapere cosa fare. L’uomo con un gesto stanco lo invitò a posare il capo sul suo grembo. Lo toccò sulla fronte. Poi gli parlò : “Amico mio, tu solo in quest’ora di sofferenza sei rimasto a vegliare con me. Vedi - disse indicando gli atri uomini addormentati – vedi, anche quelli che più amo mi sono lontani. Non
hanno saputo vegliare con me.” Il cervo bianco passava da uno stupore all’altro. Non capiva come ad un tratto, per quel semplice tocco, tutta l’armonia di quella voce fosse divenuta per lui comprensibile. Bramì piano, chiedendo al suo dolce amico se poteva essergli utile in qualche modo, e lui, dopo averlo guardato a lungo con amore, riprese a parlare:
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“Conosco il tuo grande cuore colmo d’amore. So chi sei, ma nessuna creatura sulla terra mi può
essere d’aiuto in quest’ora, anche se con la tua vicinanza e il calore del tuo amore hai alleviato la morsa che mi stringeva il cuore per un attimo.”
Il cervo abbassò il capo confuso, chiuse gli occhi e si abbandonò alla magia di quel momento.
“Eccoli… Si avvicina colui che mi tradisce. Vai ora, ma ti prego, non intervenire. Custodisci
tutto nel tuo cuore, perché tutto ciò che avverrà è così che deve essere. Vai… Vai… Vai.” Il cervo si ritirò nella macchia ed assistette al più grande dei tradimenti col cuore a pezzi e lo sfinimento dell’impotenza. Vide Gesù, perché questo era il nome dell’uomo, trascinato via come un malfattore da uomini armati. Vide che gli facevano violenza, che lo deridevano. Lui, che aveva consolato tutti gli uomini. Lui, che aveva predicato l’amore. Lo seguì dovunque e si accorse che poteva vederlo anche attraverso le cose. Non c’era ostacolo che potesse fermare il suo sguardo. Sentiva su di sé tutto il dolore di quel povero corpo martoriato dalla mostruosità dell’animo “umano”. Era in simbiosi con lui. Vide il corpo colpito dalla sferza e dagli sputi dei soldati; vide il capo coperto di spine e una grossa croce pesare su quelle fragili e pur possenti spalle. Sentì la disperazione degli amici fedeli che amavano Gesù; la pena mortale che pesava sul cuore di Maria, sua madre, e delle altre donne. Sentì tutto e il suo cuore era stretto da una morsa impietosa così forte da essere annientato, ma teneva fede alla parola data a Gesù.
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Arrivati in cima alla montagna lo inchiodarono a quella croce. E il cervo bianco si accasciò distrutto dal dolore. Il suo corpo era scosso da tremiti violenti e tutto ciò che aveva intorno aveva perso ogni significato. Rimase assopito, avvolto da un torpore fatto di nebbia e di dolore; non seppe mai quanto. Ormai la tirannia del tempo non aveva più presa. Poi udì Gesù gridare ed esalare l’ultimo respiro. Tutto il cielo si oscurò. La terra fu percorsa da un fremito di rivolta contro quell’ennesimo crimine commesso dall’“umanità”. Tutti furono presi da spavento e si misero a correre per trovare un riparo. Anche i soldati erano intimoriti e uno di loro disse “Certamente quell’uomo era un giusto.” Il cervo bianco trovò la forza, benchè sconvolto, di avvicinarsi alla croce e lambire i piedi del suo Dio. Nessuno badava a lui; sembrava che neanche lo vedessero. Restò lì finchè un uomo devoto a Gesù venne, lo tolse dalla croce, e dopo averlo avvolto in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro nuovo. Tutti in corteo lo accompagnarono, e il cervo chiudeva la fila, ignorato da tutti. Quando gli amici, i discepoli e le donne se ne furono andati, lui si accovacciò accanto all’entrata del sepolcro dove era stato posto dai soldati un grosso masso e stette lì, con il muso tra le zampe, senza far niente, pensando a tutto quello che in così breve tempo aveva imparato, piangendo silenziose lacrime interiori per la perdita di un così bene prezioso. Cominciava ad albeggiare, quando udì un lieve rumore, come un ronzio. Tese l’orecchio destro e aprì gli occhi. Vide una gran luce venire verso di lui, e in quella luce due uomini di straordinaria bellezza. Gli sorrisero e toccata la pietra, la spostarono, come se fosse una piuma. Il cervo bianco balzò in piedi e con immensa gioia e stupore vide il suo Dio seduto sul giaciglio, con il sudario piegato da una parte, e le bende che lo avvolgevano dall’altra parte a terra. Sorrideva ed irradiava una luce purissima. Una musica dolce si sentiva nell’aria.
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Poi Gesù parlò: “Amico mio, sono contento di ritrovarti.” “Mio Signore” – balbettò il cervo – “Mio Signore…” – e non seppe dire altro.
Gesù, allora, lo accarezzò sul muso candido come la neve e lo congedò dicendogli: “Ora vai con questi messaggeri… Vai nei pascoli di mio Padre, nei meravigliosi giardini della sua dimora. Io ho ancora qualcosa da fare qui… Ecco, viene Maria, e io mi devo mostrare a lei per prima. Vai… Vai… Vai.” Poi, per il cervo fu come se il mondo esplodesse in una girandola di colori e musica. Si sentì trascinato in un vortice e quando si riebbe, attorno a lui si stendevano dolci colline e morbidi prati; paesaggi di straordinaria bellezza, soffusi da una luce dorata e nell’aria soavi profumi aleggiavano dolci. Le acque dei ruscelli avevano il sapore del nettare dei fiori. Tutto era armonia; parlava del Padre e di Suo Figlio. Il cervo lasciò che gli occhi contemplassero quella magnificenza. Finchè la sua natura gioiosa cominciò a sentire la mancanza di qualche cosa di non ben definito; qualche cosa che dava un velo di tristezza ai suoi dolci occhi. Si, forse era la solitudine. Come tutti gli esseri viventi desiderava stare coi suoi simili, riconoscersi in loro, giocare, rotolarsi con gioia nell’erba. Non aveva ancora finito di formulare quel pensiero che, vicino a lui, vide un grande cervo vecchio e saggio che lo guardava con amore e che, con un sorriso enigmatico, gli disse: “Benvenuto, amico mio. Vieni.” Il cervo bianco lo seguì e, appena passata la cima della collina, vide una gran valle dove mille cervi bianchi giocavano e si rincorrevano allegramente. Subito fu preso da una gran voglia di correre con loro e guardò il vecchio cervo con una muta domanda negli occhi. E il vecchio cervo gli rispose: “Vai… Vai… Vai.”
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CARLA, UNA DEI NOSTRI, UNA LACRIMA DI GESÙ TRASFORMATA IN UN SORRISO DI VITA E DI AMORE.
EUGENIO SIRAGUSA
Scritto da Carla nel dicembre 1983 a Legnano.
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ESPERIENZE DI PASQUALE LO FARO Con il presente articolo, voglio rendere pubbliche alcune esperienze vissute dai Fratelli Siciliani. In particolare, voglio Parlarvi di Pasquale Lo Faro, insignito da Eugenio Siragusa come Delegato per il C.S.F.C. di Torino prima e di Agrigento dopo il suo trasferimento in Sicilia. Pasquale è un Ex Carabiniere che dopo il Servizio nell’Arma, fu assunto come Guardia Particolare Giurata alla FIAT di Torino, dove una volta ebbe degli Avvistamenti di UFO e la Stampa Locale ne riportò Notizia, perfino il CUN. Nel 1962, vide in Edicola, la copertina dell’ormai nota “DOMENICA DEL CORRIERE” che recava la notizia dell’incontro di Eugenio Siragusa con gli Extraterrestri avvenuta in data 30 Aprile 1962 sul Monte Sona-Manfrè alle ore 21.00. Pasquale Lo Faro, vive a Palma di Montechiaro (AG) ormai in pensione, ricorda con emozione tutti i momenti vissuti con Eugenio ed è ancora oggi delegato dell’Opera Dal Cielo alla Terra. Quanto segue è una sua piccola testimonianza. in Fede. Giorgio Barbagallo
****************************** Una sera ero di servizio notturno in pista collaudo alle ore 2,30 il capo turno di zona mi telefona e mi dice di fare un giro di controllo in pista collaudo e di prendere i cani lupo e portarli con me e cosi feci, arrivai in pista dove vi era un palo molto alto dove passavano i fili dell'alta tensione elettrica, una sfera di luce di colore rosso cupo grande quanto un volano dello sterzo dell'auto che ondeggia e si muoveva a foglia morta poi si innalzava e muoveva zig zag etcc. I cani, impauriti fuggirono, chiamai via radio il mio capo turno di zona riferendogli l'accaduto e mi rispose di rientrare al corpo di guardia e fare uscire i cani che fra poco sarebbe venuto lui. I cani erano rintanati nella loro cuccia e non volevano uscire cercai in tutti i modi ma era impossibile farli uscire si mettevano a ringhiare per difendersi erano molto impauriti, telefonai dal corpo di guardia e il telefono non funzionava, chiamai via radio e non funzionava, prendo la macchina di servizio, idem, cambio diverse vetture e nessuna delle quali funziona, tutto ad un tratto viene a mancare la luce, quella notte il cielo era stellato e vi era un quarto di luna quindi si vedeva bene, mi recai di nuovo in pista collaudo e mi avvicinai il più vicino possibile, smontai la pistola di ordinanza tolsi le cartucce e alzai la mano destra in segno di pace, mi sedetti in posizione yoga meditando e cercando di trasmettere mentalmente che se erano i nostri fratelli extraterrestri, potevano far cambiare colore alla sfera di luce rosso cupo in un altro colore vivo e
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quando ripartiva, poteva illuminare la zona a giorno e di cambiare la traiettoria ad angolo retto e dirigersi verso fiat caselle. Dopo pochi minuti la sfera di luce, eseguì alla lettera tutto quello che io avevo comunicato loro mentalmente, quando la zona fu illuminata, sentivo che il mio capoturno di zona che mi chiamava tutto sconvolto e mi diceva che cosa stesse succedendo, “non funziona nulla” – disse “la macchina si è fermata e non voleva ripartire e son venuto a piedi, ti chiamavo per radio ma non funzionava ora questa strana luce”. Tutto ad un tratto, tornò la luce e rientrammo al corpo di guardia e immediatamente squilla il telefono, era il sorvegliante di caselle che mi cercava riferendomi che a caselle era atterrato un disco di fuoco, vi sono pompieri e carabinieri e come se ci fosse una barriera che non si può passare, si interruppe la telefonata. Il capoturno mi disse di fare una segnalazione ai miei superiori io gli risposi - “non faccio nessuna segnalazione perchè un giorno il mio capitano mi disse che io ero un visionario”. Il mio capoturno fece la sua, io gli dissi – “vedrai che sulla stampa citeranno - avvistamento di ufo a fiat caselle - e vedrai che la stessa stampa all’indomani ritratteranno dicendo che era stato un pallone sonda”, e così fu; Sempre la congiura del silenzio, Top Segret. Lo stesso giorno alle ore 10,30 mi telefona il mio capo squadra dicendomi di recarmi in fiat che mi volevano parlare dell'accaduto, mi recai nell’ufficio del mio capitano e vi trovai una decina di persone, il mio capitano mi disse di raccontare di quella notte e io raccontai tutto l'accaduto, anche che quella notte vi era stato un blackout totale di luce sullo stabilimento della fiat. Dopo questa esperienza, un mese dopo mi telefona il capo squadra dicendo che vi erano dei giornalisti che mi volevano intervistare e io accettai, raccontai tutto, dopo un paio di giorni vennero a casa mia ad intervistarmi di nuovo facendomi delle foto che pubblicarono sul giornale della Fiat ma non hanno scritto tutta la verità sull'avvistamento all'interno dello stabilimento ma hanno fatto riferimento ad un altro avvistamento, quello avvenuto all'esterno dello stabilimento fiat. Dell'avvistamento all’interno fiat non hanno voluto dire nulla, ed ecco che ritorna sempre la congiura del silenzio Top Segret, di questo fatto accaduto, lo raccontai a papà Eugenio cui mandai copia del giornale Fiat (foto allegata).
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Quando scesi in Sicilia per le ferie nel mese di luglio, gli raccontai tutti i particolari, a casa sua, nel suo studio sotto, trovai delle persone che mi ha presentato e rivolgendosi a loro disse: “Vedete, sempre la congiura del silenzio, hanno paura di dire la verità”, gli lasciai le foto che avevamo fatto con l’amico Beniamino Valente. Vi racconto un altro episodio che ha segnato la mia vita e l’opera stessa. Una sera del 1976 / 1977, non ricordo bene se era a Valverde o Nicolosi, andai a trovare a Papà Eugenio e lì vi erano diversi giovani, Eugenio mi presentò un ragazzo, era Giorgio Bongiovanni, abbiamo discusso un poco e prima di andarmene, Eugenio si avvicina e con fare deciso mi disse: “Pasquale, vedi questo ragazzo (riferendosi a Giorgio), un giorno lui continuerà la mia Opera”. Che dire, profezia avveratasi. Un’altra volta, qualche anno più tardi mi disse: “Pasquale vedi, ci sarà una chiamata di tutti i fratelli delle arche, nessuno saprà il giorno saranno i fratelli superiori che mentalmente avviseranno, e così fu, nei primi anni’90, fine di agosto, partii da Palma di Montechiaro per andare verso Catania ad accompagnare i miei genitori all’aeroporto perchè dovevano partire per Torino, al ritorno, prendo l'autostrada per andarmene dopo qualche chilometro mi fermo sulla corsia di sosta come se avessi ricevuto un messaggio mentale che mi diceva di tornare indietro e andare da Papà Eugenio, tornai indietro salendo verso Nicolosi e mentre mi avviavo verso il paese, incontrai un fratello, (oggi defunto) il carissimo Gino Pierno e gli dissi: ”Gino dove vai?” e lui mi rispose: “come non lo sai, vi è la chiamata di tutti i fratelli delle arche”, li incontrai a distanza di anni Giorgio Bongiovanni, nella conferenza ricordo bene furono dette le famose parole: “tante sono le chiamate ma pochi saranno gli eletti). Continua sul prossimo numero de: “LA VOCE DELL’AQUILA” Con Dilezione. Vostro Fratello Pasquale Lo Faro.
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IL CRISTALLO MISTERIOSO – seconda parte Riprendiamo la lettura del capitolo omonimo presente nel Libro “Le Profezie delle Piramidi” di Max Thoth Ed. Mediterranee. La prima parte è stata pubblicata sul n° 7 de “LA VOCE DELL’AQUILA” ************************** Dovettero passare cinque anni prima che mi sentissi sicuro di mostrare il cristallo in pubblico. Che io sia veramente morto per ricevere questo cristallo, non lo so, sarete voi stessi a giudicare. Adesso mi sento diverso, la mia mente, il mio modo di pensare è molto diverso. Il cristallo in sé è una cosa fenomenale. È stato esposto al pubblico solo cinque volte, e molte persone hanno affermato diverse cose su di esso. Stiamo studiando gli effetti ed i fenomeni che esso produce. Molte persone sostengono di essere guarite alla sua vista, altre di avere sensazioni particolari. Non penso ci siano state più di una decina di persone che, tenendo il cristallo nelle mani, non abbiano sentito il vento ionico che esso sprigiona. Il cristallo è composto da quarzo. Come pietra è stata valutata nel 1970 ventimila dollari, oggi la valutazione sarà un po' più alta. Naturalmente, si tratta di un oggetto il cui valore è inestimabile. Si tratta di una sfera perfetta, e deve essere stata tagliata, perché il quarzo non ha per natura una forma sferica. Ha al centro una piccola incrinatura. Fuori dal quarzo affumicato vi è una piramide perfetta, e guardandola si distinguono tre piramidi, una attaccata all'altra, e nella posizione alfa ce n'è una quarta che si vede dietro le altre. Guardandola di lato, si nota che la forma piramidale è prodotta da un migliaio di pagliuzze che formano un reticolato all'interno del quarzo affumicato, quindi, guardandola dal di fronte si vede la piramide, mentre di lato si vedono queste linee. Ci sono piramidi incastrate l'una dietro l'altra in una serie che appare interminabile, piramidi rovesciate, di lato, in altre mille posizioni, ma quelle maggiori sono dritte e perfettamente visibili.» Qualsiasi persona che ascolta il dottor Brown raccontare questa storia spettacolare di come è diventato il guardiano del cristallo di Atlantide ha decine di domande da rivolgergli. Ne abbiamo qui riportato una serie di quelle che più aiutano a capire qualcosa di più su questa bellissima gemma recuperata all'interno della piramide.
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D. In che zona sono localizzate queste rovine? R. Non sono in grado di fornire una latitudine ed una longitudine esatte, ma posso indicare un punto sulla carta dove si trovano. E' un punto nei pressi della punta della lingua dell'oceano, in linea diretta con le isole maggiori della isole Bari una ventina di miglia dalla scogliera. E' molto distante dalla terraferma, e ha da una parte le isole Andros, e il luogo abitabile più vicino è l'arcipelago di Bimini. D. Qual’era la profondità della sabbia da cui emergeva la piramide? R. Alla base della piramide, circa un trentasei metri, di cui ventisette erano allo scoperto. Le superfici di tutto quello che la circondava erano coperte di alghe e limo prodotto da animali. Nella stanza non c'era traccia di forma di vivente, tutto era perfettamente limpido, e la superficie della piramide era talmente splendente tanto da sembrare uno specchio. La piramide era stata costruita con pietre bianche. Fuori dall'acqua sarebbe apparsa come un pezzo gigantesco di marmo bianco. D. Da che parte si trovava l'apertura? R. Esattamente al centro. Penso che l'asta fosse direttamente collegata alla sommità, tra l'altro, mi sembrava di lapislazzuli. D. Se l'entrata fosse rimasta aperta, la stanza si sarebbe riempita di sabbia? R. Si, certamente. E' per questo che sono sicuro che ad un certo momento si è richiusa. Non l'ho osservata da vicino, ma penso che se ci avessi girato attorno e non avessi visto un buco o un'apertura, e ne avessi poi trovato uno, qualsiasi cosa l'avesse fatto aprire l'avrebbe successivamente anche chiuso. D. Non c'era sabbia nella stanza? R. No, non ne ho vista. Il pavimento era in pietra bianca. Ero anzi sorpreso dal fatto che fosse tutto così pulito e lucente. D. Cos'è Accaduto all'apertura della piramide quando tu te ne sei andato? R. Da quando ho potuto constatare, l'apertura è rimasta aperta. Non ho visto niente che assomigliasse ad una porta. Avevo guardato dentro, toccato i bordi delle pietre, ma non c'era niente. E' un mistero.
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D. Qual era la fonte di luce nella camera interna? R. Non so. Non c'era niente che evidenziasse una fonte di luce precisa, l'ambiente era illuminato con una luce diffusa e molto forte. Ero poi talmente eccitato dalla scoperta che al momento di buttarmi mi sono scordato di portare un faro con me. D. C'era qualche legame tra l'asta e il cristallo? R. No. La distanza tra i due corpi era di oltre un metro. Il cristallo dava l'impressione di essere uno strumento utilizzato in qualche cerimonia che aveva luogo nella piramide. D. Cos’era L’asta di metallo? R. Di preciso non lo so. Era un’asta d’oro apparentemente trattata con del materiale indurente. Le antiche popolazioni conoscevano un processo tramite il quale tempravano il rame, e so che diverse industrie metallurgiche offrirebbero notevoli somme per conoscere questo processo, che consente di ottenere livelli di durezza superiore a quella dell’acciaio. Non siamo purtroppo venuti a conoscenza di questo segreto. D. Puoi elencare alcune proprietà fisiche del cristallo? R. Si tratta di Quarzo, nonostante ci sia qualcosa di strano in questa pietra, dotata di una particolare proprietà tipica dei metalli. Dalla rifrazione della luce si può dire che è un quarzo, ma il suo peso è metà di quello che dovrebbe essere se fosse quarzo. Forse è la forma metallica contenuta in quel reticolo di linee che la fa assomigliare più ad un metallo che ad una pietra. D. Cosa succede toccandolo? R. Molte volte quando mi trovo vicino alla pietra torno alle mie esperienze fuori dal corpo. Prendo visione delle cose in modo molto cosciente ed attento. Altre sensazioni sono difficili da descrivere. Posso vedere in esso la soluzione dei problemi su cui sto lavorando. Altre persone che si sono avvicinate al cristallo mi hanno descritto di avere anch’esse la sensazione di poter risolvere i loro problemi. Abbiamo notato che alcune volte la pietra brilla di luce propria. Abbiamo avuto lettere da medium di tutto il paese e tutte hanno confermato che la pietra è una cosa estremamente particolare per il nostro pianeta, ed è mezzo tramite il quale è possibile aumentare di molte volte le facoltà intellettive ed energetiche di una qualsiasi forma. I Medium affermano inoltre che può produrre effetti sia negativi che positivi. I piccolissimi chips che sono sui nostri computer sono fatti di cristallo, e sappiamo che i cristalli hanno proprietà elettroniche. Che il reticolo attorno al cristallo sia della medesima natura è ancora da vedersi. Alcuni ritengono di essere stati curati dal cristallo. D. Credi nella reincarnazione? R. Elizabeth Bacon di New York ha dato una lettura sul cristallo alla presenza di cinquecento persone. E’ entrata in trance e la gente le faceva delle domande sul cristallo e i dati relativi ad esso. La Bacon ha detto: <<l’uomo che l’ha usato si chiamava “Thoth”>>
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D. Il cristallo varia a seconda della forma pensata? R. Si. Ad esempio, ero abituato a mostrarlo senza la protezione di vetro e ogni tanto qualcuno l’ha toccato. Una volta venne una signora che soffriva di problemi al pancreas. Era piegata in due dal dolore, e dopo aver toccato la pietra il dolore scomparve, e lo ereditò la signora che toccò il cristallo alcuni minuti dopo. Glielo trasferì tramite le impronte digitali ed è da quel momento che lo tengo sempre coperto. D. Hai mai provato a duplicare una piramide con l’aiuto del Cristallo? R. Si, nonostante i miei esperimenti non siano stati fatti con grandi piramidi. Abbiamo messo il cristallo dentro una struttura piramidale, abbiamo misurato l’energia emessa e abbiamo ottenuto risultati incredibili! Mettendo poi una piramide sul cristallo e mettendola vicino alla stessa posizione in cui era nella struttura originale, la quantità di energia misurabile era veramente notevole. D. Se tu lo volessi, sapresti tornare alla piramide? R. Si, sarei in grado di portarvi in quell’area di venticinque chilometri per otto; non sarei del tutto sicuro di arrivare direttamente in corrispondenza della piramide. Devo precisare che trascorremmo tutta l’estate a scavare buche di dodici metri senza mai incappare nella piramide, il tutto con un costo di un milione e mezzo di dollari. Poi un giorno, un colpo di fortuna ci portò lì durante una bufera, e gettammo l’ancora direttamente sulla sua cima. Ora la sabbia naturalmente avrà sepolto tutto, ma ci saranno momenti in cui tutto sarà ancora perfettamente visibile. D. Rispetto a quest’area, in che posizione si trova il Mar dei Sargassi? R. Duecentoquaranta chilometri ad est. D. Quali erano gli altri strumenti che i sub hanno trovato? R. Due di essi sono stati trovati dentro un edificio che assomigliava ad una biblioteca o ad una galleria d’arte. Erano appoggiati su un tavolo di pietra in una posizione che, qualsiasi cosa fossero, sembravano avere un grande valore. L’altro strumento, dalla forma abbastanza diversa dai primi due, fu ritrovato in quella che sembrava essere una casa. Anche in questo caso non so di che cosa si tratti, ha una forma quadrata, ed è più grande degli altri di dimensioni minori e dalla forma affusolata. Avevano angoli smussati e il colore era piuttosto opaco. D. Pensi che il cristallo sia originario del nostro pienata? R. No, ma la mia è solo un’opinione. D. Quali sono i tuoi progetti futuri per il cristallo? R. Non so. Diverse strade ci sono aperte. Il cristallo non è solo un mezzo per curare malattie, tuttavia occupandomi di questo settore, questo è il primo indizio che seguirò.
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La città sommersa esplorata dal Dr. Brown, con tutti i suoi edifici coperti d’acqua, potrebbe benissimo essere l’antica Atlantide. In questo momento non si è in possesso di alcuna prova che possa testimoniarlo, tuttavia le rovine sembrano trovarsi nel posto giusto. aveva predetto: << Posedia sarà fra le prime rovine di Atlantide a riemergere – fra il ’68 e il ’69 – quindi fra non molto tempo. >> (Lettura 958-3, 28 giugno 1940).
Se la piramide è considerata una costruzione singolare, tanto che negli scritti indù viene citata come un edificio che risale a periodi di gran lunga precedenti a quelle che rimandano oggi, e assumendo che l’esistenza di Atlantide risale ad un periodo precedente alla storia che noi oggi conosciamo, è possibile concludere che il modello originale di tutte le piramidi esistenti non solo viene identificato con la civiltà di Atlantide, ma avremo una conferma di queste supposizioni quando Atlantide stessa verrà scoperta.
Particolare del Disegno della cartina di Atlantide.
Eugenio Siragusa mostra una della mappe che gli Extraterrestri gli fecero disegnare di Atlandide e i Continenti prima della deriva.
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7 Novembre 1994 In data odierna confermo quanto comunicato il 2 Marzo 1992 alle ore 10.30
IL MIO COMPITO E’ TERMINATO Non ho più nulla da dire e tanto meno da rammemorare. Mi reputo completamente disinteressato a quanto, fino ad oggi, mi ha legato per quarant’anni. Le terrificanti cronache di questo tempo mi hanno concesso la possibilità di comprendere quanto sia difficile il ravvedimento di questa generazione imbelle e codarda, dedita ai malefizi più degenerati, violenti e sanguinari. Gli avvenimenti di questi ultimi tempi mi hanno rivelato chiarissimamente che l’umanità è frustata dall’Ira Santa di Dio e mai come oggi e valido quanto è stato detto e scritto: “Mi son pentito di aver creato l’uomo, io lo distruggerò”. Penso che la sua celeste milizia sia in piena battaglia con i demoni di questo mondo. Penso che le lacrime di sangue della Vergine Maria e le Stigmate di Giorgio Bongiovanni vogliano dire “l’Apocalisse è iniziata!”. Addio a tutti.
Eugenio Siragusa
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RENOVARE IUVAT Esiste purtroppo ancora una perniciosa attitudine in alcuni nel voler a tutti i costi contrapporre la figura di Eugenio Siragusa a quella di Giorgio Bongiovanni in virtù della presa di posizione dissociativa che il primo ebbe nei confronti del secondo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del millennio. Lungi dal voler entrar in dettagli sul “come” e sul “perché” circa le umane vicende che portarono a questa clamorosa separazione, ho desiderato riesumare un mio vecchio articolo in merito che possa contribuire ancora a porre riflessione e vero discernimento spirituale soprattutto a beneficio di quelle anime “nuove” che il Cielo copiosamente spinge sul sentiero del Risveglio.
“PREMONIZIONI SINCRONIZZATE” – “In particolare per coloro che credono di appartenere alla “Tribù di Giovanni” –
Tanti e tanti anni fa, era la seconda metà degli anni ’70, quando, ragazzi, avevamo la nostra piccola sede del Centro Studi Fratellanza Cosmica, vivevamo un tempo particolare di crescita e di risveglio, stimolati in questo dalla presenza e dagli scritti del fratello “maggiore” Eugenio la cui Personalità spirituale che lo guidava era stata da tutti noi già perfettamente compresa. Fu in quel periodo che prendemmo un vecchio registro contabile e lo adibimmo a diario, che poi scherzosamente etichettammo con il termine di “Diario di bordo”, in cui annotavamo le nostre esperienze, quello che avveniva ed il nostro intimo sentire. Per la gran parte è tutto scritto da me, ma buona parte ebbe anche Giorgio ed a seguire anche Tino, Salvatore, senza contare tutti gli altri, anche i tanti coloro che si trovarono a “passare” da li.
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Diversi sogni fatti venivano anche annotati, poiché contenevano elementi ed a volte conoscenze che ritenevamo importanti. Di due di questi vorrei oggi parlarvi, sogni che ho fatto io: il primo nel periodo antecedente l’arresto e la storica vicenda giudiziaria di Eugenio Siragusa; il secondo nelle settimane succedanee all’uscita dal carcere dello stesso.
DIARIO I
I°) – “Ricordo di un uomo, condannato a morte. Quando venne preso, con voci e clamori, era come se a bordo di un camioncino, camminando, travolgesse quello che incontrava, uomini o cose (ma come se fosse anche la notizia di tutto ciò, che travolgeva). Poi vedo una stanza dove è questo uomo, seduto e calmo. Noi cerchiamo vagamente di fare qualcosa per lui. Niente: come se la sentenza o la condanna non avessero possibilità di appello. Eppure eravamo li con lui, coscienti del fatto, rattristati ma nello stesso tempo sereni e pacati come se comprendessimo che quello che doveva accadere non si poteva mutare, anche se speravamo… Il volto dell’uomo non era chiaro, quasi evanescente… ma una sensazione mi pressava tanto che mi spinse letteralmente a fare uno zoom sul suo viso: per un attimo, ma solo per un attimo, vidi chiaro e distinto il volto di Eugenio che appena abbozzò il suo radioso sorriso. Un attimo, dopo di ché tornò ad essere evanescente, quasi sfocato…“
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DIARIO II
II°) – “Ricordo di essere nella piazza del paese che sta di fronte a casa mia, all’angolo quasi con la strada ed il bar di “Paolino” e mi trovo dinnanzi molte persone, tra cui fratelli di Nicolosi di cui vedo i volti assieme ad altri che non conosco. Attorniano tutti una figura quasi come fosse un totem o un feticcio, in un clima che molto mi ricorda l’ambiente di Erode nel famoso film “Jesus C. Superstar”. Io provo un senso di fastidio, quasi di repulsione.
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Alcuni di loro si accorgono di me e mi si precipitano tutti incontro, portando a spalla la figura che attorniavano, un uomo che con mio sommo stupore vedo che è “papà” Eugenio, un Eugenio che però istintivamente ed immediatamente non sento essere come il vero, bensì un falso. Era identico nel viso, la sua tuta, lo stemma dell’Aquila su di essa, il cappellino da baseball che porta sempre, ma…non era lui. Sorrideva anche, larghi sorrisi, ma non era il sorriso che conosciamo, solare e radioso, lo percepivo bene. Forte era la mia determinazione interiore a resistere a questo inganno, come forti il senso di fastidio e di repulsione che provavo verso di loro, i quali era come se tentassero con ogni mezzo di coinvolgermi e soprattutto convincermi che quello era Eugenio e che con loro dovevo stare, arrivando persino a sollevare un braccio di “Eugenio” per ostentarmi l’anello che portava al dito, identico a quello che ha…
Dopodiché la mia “rabbia emozionale”, sfocata questa scena, mi porta ad un’altra dove mi vedo avvinghiato in mezzo a topi e serpenti, da cui faticosamente riesco a divincolarmi e gustare la sensazione liberatoria dall’incubo. E subito mi sveglio, sudato: erano le sei meno un quarto del mattino.“
Per quanto riguarda il primo sogno fu facile trovare, alla luce di quello che sarebbe accaduto in seguito, una forma di spiegazione interpretativa che lo legava alla vicenda giudiziaria di cui fu vittima Eugenio nel 1978. Un periodo, dal giorno dell’arresto sino a quello del processo, che vivemmo molto intensamente e di cui possediamo in parte appunto un resoconto in memoria che si potrebbe anche postare in seguito.
Ma per il secondo, per quanto mi sforzassi di analizzare simboli e significati come ad esempio topi e serpenti che rappresentano categorie ed atteggiamenti di bassissimo livello e verso cui in natura l’aquila è implacabile…, non sono mai riuscito a trovargli un collegamento con il vissuto reale. A parte l’identificazione sommaria del “mandante” di tale inganno, l’Avversario, il nemico di sempre, attraverso di chi o di cosa si sarebbe servito quest’ultimo per attuarlo?
Vi confesso che per oltre 30 anni questo sogno, vivissimo e lucido nei ricordi ancor più che nello scritto, non ha trovato per me nessuna possibilità “esegetica”, pur essendosi consumato, nel lontano 1995, il mio distacco dallo stesso Eugenio con una serie di travagliate vicissitudini che pochi conoscono.
E’ solo in questo tempo, in questi anni trascorsi dalla sua dipartita, che alcune vicende ed il loro inevitabile corollario mi hanno fatto lentamente metabolizzare il significato vero, profondo ed al tempo stesso tremendo di questo sogno.
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E’ la nota e dolorosa separazione tra Eugenio e Giorgio ad essere il sostrato su cui si adagia una triste vicenda che, paradossalmente rinvigorita dopo l’umano addio dello stesso Eugenio e con la postuma pubblicazione di alcuni video, vede una deleteria ed aspra contesa contrapporre ferocemente il fratello al fratello, ponendo in ginocchio la fraterna cristica comune unione e lasciando il Cielo sconcertato…
Umane vicissitudini, debolezze della carne, sbagli ed incomprensioni mortificano il valore dello Spirito e confluiscono in un coacervo di mistificazioni che danno origine a quel che io definisco “L’ERRORE, che vedrà il suo culmine di blasfemìa nel tentativo, in seguito rientrato, di depotenziare la legittimità della missione di Gesù il Cristo e del Suo sacrificio, determinando confusione, disorientamento, la “fuga” e l’allontanamento di molti.
E tornando al sogno, sono sempre i “vecchi” – tra i quali per anagrafe mi colloco anch’io – con il concorso dei “nuovi”, gli ultimi dell’ennesima ultima evangelica ora.., coloro che fomentano ed alimentano un dinamismo fratricida, pernicioso e velenoso, servendosi della figura di Eugenio, “portandolo a spalla“, ed, nel tentativo di perseguire il fine di chi realmente li spinge a ciò, arrivano persino ad “ostentarne l’anello“, ovvero il sigillo, il suo sigillo, ovvero la sua vera ed autentica opera. Il grande Messaggio Cristico, passato per la spirituale personalità di Eugenio, viene così strumentalizzato ed utilizzato come cuneo nella coscienza soprattutto di chi è ignaro od ancora non sufficientemente cosciente…,per veicolare odio e disprezzo per gli “altri”, i propri fratelli…
Vi confido che anche io mi sono trovato coinvolto in questa logica devastatrice, come “topi e serpenti” potrebbero testimoniarne forse.., ma da un bel poco di tempo mi sono accorto dello sbaglio commesso ed adesso ho deciso di rendervi partecipi di queste riflessioni, poiché si può ben essere convinti di “rispettare” la memoria di Eugenio o di “difendere” le azioni di Giorgio…, ma così continuando altro non si farà che allontanarsi dalla Luce della Verità e dal profondo senso di responsabilità che ha comportato e comporta la “chiamata“.
Il Maestro ci lasciò uno strumento efficace per poter esercitare il nostro discernimento, condensato in poche e semplici parole: “Dai loro frutti li riconoscerete”.
Vorrei chiarire a tal fine – avrei potuto premetterlo prima – che nessuno, ripeto NESSUNO, deve sentirsi il destinatario e/o l’accusato dell’espressione dei miei pensieri, in quanto desidero solo evidenziare gli atteggiamenti, le azioni, e non puntare l’indice verso alcuno, come si dice in gergo… “il peccato, non il peccatore …“. E questo in virtù di quanto ci è stato detto, scritto e tramandato, ovvero “non giudicare”, poiché è vero che nessuno di noi se lo può permettere, ché sbagliamo tutti, ché nessuno in realtà sa cosa alberga veramente nell’intimo del fratello, ché
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nessuno sa realmente come si siano svolte le sue vicende, che tutti spesso siamo spinti da forze buone o meno buone ad agire… Evidenziare, constatare, riprendere: questo ci è lecito.
Ora, come si può parlare di “Leggi Cosmiche”, “Padre Glorioso”, “Verità di Cristo” e “Rivelazione del Consolatore”, quando contestualmente si insinua il dubbio ed il sospetto verso il fratello? Quando si punta l’indice contro i propri fratelli definendoli “traditori” e seguaci dell’inganno e dell’Anticristo? I propri fratelli! Gli stessi che il Tempo ha posto sullo stesso sentiero, che sentono e lottano per le medesime cose…
Come si può pensare e dire: “A me di questi…non interessa niente!” Oppure rispondere con luciferino orgoglio: “Io lavoro, faccio questo…faccio quest’altro…tu cosa fai? Tu non fai niente!” Come si può invocare, ad ogni piè sospinto, la giustizia divina per gli altri quando si è talmente ciechi da non vedere la grande ingiustizia che commettiamo? Procede dal Padre tutto questo?
Diverse volte sono rimasto turbato e triste nel vedere il reiterarsi di questa postura ed in un paio di occasioni, come ci aveva insegnato Eugenio, “consulto” *L’Imitazione di Cristo*, e quello che ne viene fuori é simile nel contenuto: “Contro i vuoti giudizi umani” e poi “Riferire tutto a Dio, ultimo fine”, che sono un invito chiaro a lasciar perdere vane contese e malsane seduzioni.
Un’ultima volta, molto amareggiato per quanto leggevo, “chiesi” di nuovo aiuto e lumi al mio Signore. Il passo che si “aprì” ve lo voglio trascrivere nelle sue parti salienti: “Sappi che l’antico Avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione: distogliendoti cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall’utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù.
L’antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalle preghiere e dalle sante letture…
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…Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: é a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressocché incurabile. E’ questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza ed indefettibile umiltà”.
In verità dovremmo chiederci, con vera umiltà e cosparsi di cenere, “cui prodest?”, in coloro che si riconoscono toccati dallo Spirito Giovanneo, questa deleteria dinamica atta a distruggere anziché, come dovremmo, costruire? A chi serve alimentare odio e divisione?
Di sicuro non al Padre, di certo non a Cristo, e chiaramente neanche allo spirito del Consolatore. I Loro desiderati sono tutt’altro, e stolto è colui che pensa di poterli adattare al proprio volere.
Chi invece, con la sua arte sottile e raffinata, è riuscito ad introdursi… ed ispira le strategie peculiari della sua natura dissuasiva è il nemico di sempre, l’Avversario, lo stesso che fu all’origine della divisione tra Eugenio e Giorgio.
Chi ha intelligenza comprenda!
E’ l’annientamento, la distruzione della “Tribù di Giovanni” nelle sue mire…e sta a noi evitare che questo avvenga poiché, in caso contrario, come fu un tempo per altri…, anche per noi “il Regno di Dio ci sarà tolto dalle mani e dato ad altri che ne porteranno gran frutto”. All’Intelligenza Divina non mancano certo i mezzi per mutare programmi e programmati, e gli Angeli del Signore non ci metterebbero molto a “raccogliere per le strade poveri, storpi, ciechi e zoppi” e condurli nella sala del Convito in luogo di coloro che hanno rifiutato l’invito…
Penso che questo sia molto di più di un semplice ammonimento.
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In questo periodo di grande confusione dove con quotidiana frequenza sorgono nuovi messaggeri, nuovi contattati, sibillini mistici e veggenti, apostoli, profeti, loquaci canalizzatori, discepoli e con una certa inflazione le Maddalene…, in questo tempo dico, le forze della dissuasione sono più che mai operanti, osando quello che raramente veniva osato: provare, indurre in tentazione e sedurre utilizzando suadenti forme ed energie che l’imponderabile extra dimensionale loro concede, e servendosi ingannevolmente anche delle figure verso cui si nutre una particolare devozione, Gesù ed Eugenio compresi…
Per riconoscere chi “servono” costoro forse qui potrebbe entrare in gioco il tanto decantato discernimento:
se antepongono i veri valori dello spirito a quelli illusori della mera retorica pseudo-spirituale, se alimentano la comunione delle anime e non la loro divisione, se il loro fare edifica e non distrugge, se manifestano l’umiltà vera del silenzio e della comprensione anziché quella servile e bugiarda delle parole, se amano rimanere semplici tra i “piccoli” piuttosto che mostrare adulazioni ed esaltazioni sulla loro “esclusività”, se accusano le mille e una oppressione dell’Anticristo invece di vedere il “maligno” nei propri fratelli, se si spendono nel soccorso del proprio fratello che abbisogna…in luogo di presenziare solo quando il loro ego viene offeso, se hanno l’amorevole pazienza di tendere sempre la mano al fratello che non ha ancora compreso in luogo di “selezionare” e sentenziare, se le loro parole riscaldano l’animo ed illuminano lo spirito piuttosto che turbarli nel dubbio e nel fanatismo dogmatico, se aprono il loro cuore anche nelle piccole cose piuttosto che annunciare roboanti rivelazioni ed improbabili salvezze nella carne,
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se dimostrano di saper scindere l’umano dallo spirituale invece di avvolgere il tutto nell’ebbrezza dell’esaltazione, se amano grandemente la Giustizia sapendola radicata nella luce dell’Amore anziché mistificare con essa le insane velleità, se intimamente sono devoti a Cristo e nel suo sacrifico vedono la legge maestra dell’evoluzione e non invece la debolezza o addirittura il dubbio del fallimento, se...se fanno ciò vi è una buona probabilità che costoro servano il Bene di Cristo. Ma se fanno l’opposto vi è la quasi certezza che servano l’Altro.
In verità noi pensiamo di essere grandi, importanti, indispensabili, lo abbiamo sempre creduto, solo gli ipocriti lo negherebbero; ma la realtà potrebbe essere diversa: il passato ed il presente della “nostra Opera” potrebbero costituire né poco né meno che un granello di un pugno di sabbia assieme a tantissimi altri granelli che concorrono quanto e forse meglio di noi nel “lavoro” di risveglio delle anime e delle coscienze ed in quello di aiuto e sostegno alle tante cause della Vita. E forse con molta più coerenza di tanti di noi.
Siamo “nulla” o ben poca cosa in vero: una profonda immersione nelle tonificanti acque dell’umiltà ci farebbe molto bene.
“Il Padre chiama”, sento dire da qualcuno, e non penso che abbia tutti i torti, poiché i tempi stringono e pesano sempre di più ed Egli è addolorato che tanto “seme” possa disperdersi invece di recare copioso frutto.
Ma Lui ci vuole in quella maniera: semplici e puri come i bambini, puliti nei pensieri e nelle intenzioni, tutti pervasi dallo “spirito del servitore”, adamantini, fiduciosi ed aperti verso il fratello che, magari ancora non conosciamo e malgrado le apparenze, è coinvolto anche lui nel grande programma di “Renovatio” che avrà come suo primo evento eclatante il ritorno del Figliuol dell’Uomo.
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Le diffidenze, i dubbi, i sospetti, le maldicenze, le calunnie, le esaltazioni e le “investiture”, i dogmi e gli anatemi, mettiamoli da parte e lasciamoli pure a coloro che senza di essi non trarrebbero più alimento per sopravvivere…
Se crediamo veramente di essere stati “chiamati” ad infoltire l’esigua schiera “di coloro che amano la croce di Gesù” ed acquisire quindi quelle caratteristiche “genetiche” di cui parlava il Maestro nel famoso discorso della Montagana, per poi trasmetterle alle generazioni future, se vogliamo veramente questo…andiamo avanti stringendoci tutti sotto la volontà del Padre e la Legge di Suo Figlio le quali, al contrario di quanto qualche stolto continua ancora a dire, sono univoche ed in perfetta sintonia. Fraternamente. s. p. (Pubblicato su http://www.giorgiobongiovanni.it il 20 gennaio 2011)
Foto che l’autore dell’articolo fece personalmente ad Eugenio Siragusa
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