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Borghi d’Italia:

Ostuni


Dove ci troviamo

Foto sopra: Vista di Ostuni al tramonto

Ostuni, situata a pochi chilometri dalla costa adriatica che è propria della Murgia, al confine col Salento, è una città in provincia di Brindisi, nella Puglia. Celebre per i suoi paesaggi rurali, accostati alle antiche masserie e ai poderi ancora in attività nella fitta vegetazione che li connota, è detta anche la Città Bianca, per via del suo caratteristico centro storico interamente dipinto a viva calce, conosciuto dalla popolazione locale come “la terra”. Rinomato centro turistico, per dieci anni dal 1994 insignita della Bandiera Blu e più recentemente delle Cinque Vele di Legambiente per la pulizia dell’acqua, fa del turismo balneare e dell’attività vinicola i suoi vanti, approfittando soprattutto di frantoi e fattorie, molte delle quali tramandate di generazione in generazione da padre a figlio, ed è dislocata a più di duecento metri dal livello del mare su tre colline distinte. Ostuni rappresenta un faro, un punto di ristoro inondato dal sole d’estate come d’inverno, subito prima della zona carsica, arida e talmente priva di corsi d’acqua da aver chiamato i suoi letti torrentizi in secca “lame”, tipiche appunto della Murgia e dintorni.

C ome arrivare

Via aerea: Comodo e di facile arrivo per coloro che vengono dall’estero, l’aeroporto di Brindisi-Casale dista circa trenta chilometri da Ostuni. In alternativa il Karol Wojtyła di Bari, ad un’ottantina di chilometri, vi permette di raggiungere il paese con un rent-a-car o la classica navetta shuttle. Via terra: Inevitabilmente, per chi proviene dal nord, se non ha pianificato un lungo soggiorno, sconsigliamo caldamente di muoversi in auto per gli ovvi motivi chilometrici, e non ultimi quelli monetari. Il viaggio in treno, affittando una cuccetta, o il più veloce in aereo, saranno di gran lunga soluzioni migliori. Se comunque non vi fosse possibile fare altrimenti, il vostro punto di riferimento dovrà essere Bari, giungendo dall’A1 (o A3) alle diramazioni dell’A14 adriatica o dell’A16, prendendo per Bari Nord, successivamente per la direzione di Brindisi. L’uscita dedicata è Ostuni-Villanova. Dalla variante di Taranto, ci si immette nella statale 106 cercando l’uscita Grottaglie-Brindisi fino all’uscita Ostuni. L’auto inoltre si rivelerà, nel qual caso, la vostra migliore amica, ma vedremo in seguito. In treno, da e per le capitali del Nord, non sono previsti viaggi diretti a meno che non prenotiate un biglietto con l’Intercity notte, della durata indicativa di dieci ore. Nel caso di qualsiasi altra tratta, partendo da Milano potrete fare scalo o a Bologna, o a Brindisi, a seconda del titolo di viaggio comperato. Stesso discorso per la flotta in partenza da Roma, dove gli scali previsti toccano Bari e Ancona.


Un po’ di storia

Arroccata sulla cima di un irto complesso collinare, secondo la tradizione Ostuni prende il nome dal greco “Astu-neon”, ovvero città nuova, essendo stata con ogni probabilità ricostruita sui resti di una più antica, sì da sfruttare la felice posizione geografica. Le prime popolazioni che l’hanno abitata si fanno risalire d’altro canto al periodo lontano dei Messapi, abili costruttori di strade e di insediamenti urbani molto curati, e ce lo testimoniano le tombe al mercato Boario e alle ville. Dal quadro sereno di una popolazione contadina, non molto tempo passa prima che arrivi l’immagine più violenta del tremendo Annibale, il quale, con l’idea di conquistare i porti di Brindisi e Taranto, sfianca le province limitrofe con la seconda delle sue guerre puniche. Presa la Messapia come teatro del conflitto, i problemi si rincorrono fino ed intorno al VI secolo, tempo sotto cui la città si riprende a fatica dalle lotte coi cartaginesi, solo per buttarsi in quelle coi Bizantini e gli Ostrogoti. Mediamente calmo è il periodo sotto la dominazione seguente dei Longobardi, dove gli Ostunesi imparano loro malgrado a far coesistere una realtà preesistente fatta di lavoro di fatica e fattorie con il diritto, del più principesco stendardo longobardo. La città torna al suo periodo di primitiva calma, e di quell’epoca sono visibili ancora le Porte Nova e San Demetrio, che nel Medioevo segnavano il centro della vita commerciale e politica dell’abitato. Allo stesso tempo, col crescere della popolazione, cresce anche

il bisogno di difendersi; ecco sbocciare, letteralmente, le domus palatiate, le abitazioni a più piani tipiche per sfruttare al massimo tutto lo spazio disponibile in larghezza e in altezza dentro le mura, e che tutt’oggi contraddistinguono il centro storico. Nel 1148 si ha la svolta della dominazione Normanna con la maestosa costruzione del castello in cima alla città vecchia, e che da il via, da lì in poi, al periodo più roseo per Ostuni. L’apice si ha con l’arrivo degli Aragonesi molti secoli più avanti, nel cinquecento. Sotto Isabella, infatti, la città si popola di quell’atmosfera tipicamente rinascimentale pregna di colori e profumi sprigionati dai mercati, dai salotti dei fini pensatori, dalle belle arti figurative e dalla musica. Il periodo di benessere verrà mantenuto anche negli anni di signoria di Bona Sforza, se non che, nel 1639, Ostuni viene venduta ad un ricco mercante di nome di Giovanni Zevallos, poi Duca, che la metterà in ginocchio fra tasse e vessazioni, perdendo così le famiglie patrizie che completavano il basamento della classe sociale alta della città. Nell’ottocento, ancora zoppicante sulla via del rinomato turismo balneare, vede coinvolta tra le sue mura un’attivissima sezione della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini verso e per l’Unità, cominciando, solo dopo il secondo dopoguerra, a rispolverare quel bianco che tinge le case come propria bandiera di benessere, buona cucina, mari limpidi e umiltà, rendendola riconoscibile e indimenticabile ovunque nel mondo e a tutti i visitatori.

Foto sotto: Una via del centro storico di Ostuni


C ome spostarsi

Foto in questa pagina La riserva naturale di Torre Guaceto; Uno dei caratteristici Ulivi secolari.

Considerando che Ostuni non affaccia direttamente sul mare, abbarbicata com’è sulle colline, la manciata di chilometri che a piedi vi costerebbero un bel po’ di cammino, in macchina si esaurisce in un secondo. E’ perciò caldamente consigliato premunirsi di un buon pieno di benzina o quanto meno rivolgersi ad un rent a car. E’ pur vero che i centri di villeggiatura sulla Marina sono attrezzati per ospitare un buon numero di occupanti anche nella stagione alta, facilitandovi con l’arrivo in treno, ma il vero segreto per godersi al meglio il soggiorno è affittare un appartamento che vi dia agio nel non avere limiti di orario e lasciarvi un buon margine di autonomia. Si arriva comodamente in paese attraverso la statale E 55 Adriatica per Bari o la E 90 per Taranto, ottima come già accennato la variante del viaggio con il treno notturno, che costa poco, vi lascia al termine della corsa vicinissimi al centro e vi da diritto, in qualsiasi caso, a poter cambiare il biglietto di ritorno. Ostuni di sera diventa la città dei giovani, le vie sono animate e spesso i negozi restano aperti fino a tardi, lasciandovi liberi di godere non solo tanto mare e natura ma anche di un po’ di shopping.


Natura

Ostuni, rientrando nelle bellezze del Salento, è il saliscendi naturale di aree protette e oasi naturalistiche più ricche del territorio. Le coste vengono caratterizzate per la qualità di accostamenti cromatici molto particolari, il blu della risacca, l’acquamarina delle secche e il bianco dei carsi e dalla sua conformazione geologica spesso improponibile altrove, alternandosi tra falesie calcaree a picco sul mare, le cui pareti ripide, le “lame”, si buttano nei burroni delle gravine, a minuscole calette di sabbia bianca, dove i fondali sono gli habitat ideali per interi tappeti di Posidonia oceanica e Coralligeno. La sabbia inoltre è peculiare del Mar Ionio, annoverando arenili come quelli di Porto Cesareo, Santa Maria di Leuca, Otranto e Gallipoli, al contrario delle scogliere che si snodano nell’altra confluenza del suo mare, l’Adriatico. L’area Marina Protetta Porto Cesareo, che si allunga per circa 16.654 ettari di superficie marina, e ricade nei comuni di Porto Cesareo e di Nardò, è un esempio lampante di questa diversità geologica senza eguali, rubando il cuore con le sue dune di sabbia alte e “vaporose” nell’area del “Lido degli Angeli”. Nel tratto di costa tra Otranto e Santa Maria di Leuca non si contano le nicchie costiere, veri capolavori paesaggistici custodi di grotte profonde: Zinzulusa, la Palombara, la Grotta dei Cervi e molte altre, che potrete rintracciare con l’ausilio di qualsiasi depliant turistico. Non è inusuale imbattersi durante la navigazione nelle tartarughe marine o, a terra, nei più pericolosi colubri, soprattutto nelle zone boscose. A tal proposito una lancia va spezzata a favore della straordinaria macchia mediterranea che guadagna i paesaggi carsici, o, gettandosi in bocca alle colline più rigogliose dell’entroterra, ai boschi di leccio e le imponenti querce ombrose, nei loro bei mantelli erbosi popolati da crocchi e papaveri. Il valore che attribuiamo alla flora del Salento non è indifferente, dato che occupa oltre duemila chilometri quadrati, componendosi di rarità nemmeno tanto casuali in un tratto di costa così ben protetto. Basti pensare che circa l’80% del patrimonio arboreo è costituito da uliveti, molti dei quali vecchi anche di secoli nella zona tra Maglie a Casarano, o che qui sopravvivono varietà floristiche speciali come la Periploca o L’iris Revoluta, oltre alla presenza di molte specie di orchidee spontanee, come l’Anacamptis laxiflora, l’Ophrys candica e la Serapias politisii che crescono nelle aree paludose dei pascoli. Nella Valle d’Itria in particolare, il visitatore gode della vista di una distesa di ulivi senza eguali, cresciuti sul rossore di una terra ricca, non dissimile da quella della Valle dei Trulli tra le provincie pugliesi di Bari, Brindisi e Taranto. Dal punto di vista faunistico, la zona è frequentata da molti uccelli migratori quasi estinti altrove nello Stivale, come le cicogne e i fenicotteri. Proprio per questo tutta l’area è meta ideale per gli amanti del Bird Watching, senza dimenticarci degli appassionati del trekking che non di rado potranno trovare le tracce di volpi e di cervi, o rincorrere enormi ramarri dal collo rosso. Sconsigliamo di avvicinarvi al padrone di casa più pericoloso, la tarantola, simbolo di una ciclo musicale che è incrocio tra storia e folclore.

Foto sopra: Torre Pozzelle


L a cucina di Ostuni

Foto sotto: Turcineddi; Ricci di mare; Zuppa di Cicerchia; Taralli.

I piatti che rievocano la tradizione gastronomica Salentina, e in generale quella di tutta la puglia, sono i capisaldi della cucina di Ostuni. Caratterizzata dall’impiego di farina poco raffinata, meno costosa, al tempo delle prime messi, di quella del grano, dalle verdure spontanee tipiche della costa come i carciofi, il cardo, la melanzana, i pomodori o le biete, così come soprattutto dal prelibato pesce azzurro, riempiva la pancia al posto della carne, sempre troppo costosa per i contadini. E’ infatti sul pescato giornaliero che Ostuni ha sempre, e tutt’ora, fatto seguire il suo vanto; sardine, orate, sarde, triglie e merluzzi sono solo alcuni dei pesci che più comunemente arrivano nelle tavole dei ristoranti. Il mare Adriatico regala anche polpi, seppie e ogni sorta di squisitezza più ricercata, dai ricci di mare alle vongole ottime nella pasta allo scoglio. La materia prima viene di solito marinata, ma non è raro che i fritti misti le succulente zuppe in guazzetto solletichino il palato dei più esigenti. Per quanto riguarda i tagli di carne, basta cercare una delle qualsiasi masserie della fantomatica zona collinare. Le carni di agnello e cavallo sono quelle che dai tempi dei bisnonni dei fattori hanno visto mille e più intingoli nei quali essere preparate, arrosto, o allo spiedo, soprattutto nel periodo pasquale. Niente va sprecato, nemmeno le interiora, chiamate turcineddi o gnommareddi, ottime cotte sulla brace. Pollame, cacciagione, per lo più di penna, e ragù di lepre coronano i secondi. Raffinato protagonista è l’olio di oliva, tipico per l’eccellenza del gusto, dovuto al clima ideale, dolce al palato e con un basso grado di acidità, da assaggiare assolutamente sulla bruschetta. L’intero territorio ricade nella D.O.P “Collina di Brindisi”, assieme naturalmente alla collezione di bianchi e rossi delle vigne. Indimenticabili le ricette con le cime di rapa o i legumi sempre graditi: fagioli, fave, ceci o piselli, freschi in primavera o conservati per la stagione invernale. Le dispense vengono riempite di frutti selvatici come i i corbezzoli, le giuggiole o le carrube a seconda della richiesta, mentre le cicorie selvatiche sono un’altra specialità che non vi capiterà di assaggiare altrove, presenti tutto l’anno, assieme al finocchietto marino che cresce a ciuffi proprio sulla costa. Per quanto riguarda la produzione casearia, numerosi sono i formaggi a base di latte di capra, o di pecora. Nella stagione estiva si produce il cacioricotta, sostituito in inverno dalla semplice ricotta, corrispettivo per i pugliesi del parmigiano in molte ricette. Meno diffusa ma ugualmente gustosa è la giuncata, formaggio fresco paragonabile al primo sale. Grande onore va al pane, ottenuto utilizzando il lievito naturale e spesso cotto in forni di pietra, più simile alla pasta della pizza che ai filoni tradizionali come consistenza. I taralli e i tarallini aromatizzati al finocchio, i pani speciali farciti con cipolle, olive o pomodori, la focaccia di patate ripiena, detta Pitta, assieme alla frisella, una sorta di pane a doppia cottura che ricorda un biscotto salato, sono il meglio della gastronomia da forno che potrete trovare. La pasticceria ha spesso una base di miele, ricotta o marmellata, esaltando i sapori agrodolci delle mandorle o dell’amaretto, richiamando i sentori della dominazione bizantina mai del tutto dimenticati, nella cucina. Apprezzata la frutta secca come le noci, sotto le feste, e squisiti i fichi “maritati” con le mandorle, cotti al forno. In conclusione, nel salentino, e ad Ostuni in particolare, difficilmente vi imbatterete in un fast food. I ristoratori sono sempre attenti a mantenere l’idea originale dei prodotti tipici, seguono le verdure di stagione ai mercati migliori e, forti delle masserie che oggigiorno vengono più spesso adattate ad attività agrituristiche, vi faranno godere di una componente che rende ancora più sapide le ricette: il gusto di mantenere intatto il passato.


L uoghi di interesse

Forse dei tanti anfratti impolverati che troverete a Ostuni, il particolare più tipico è proprio l’imbiancatura delle sue case, il bianco che durante i secoli passati permetteva di assicurare più luce alle viuzze e agli ambienti ristretti del borgo, oggi testimonianza di come nella città resti a imperitura memoria l’impronta fondamentale del medioevo, visibile soprattutto nel Rione Terra. L’attuale aspetto urbanistico di Ostuni non è molto dissimile da quello di tre secoli fa, quando la città prendeva il suo posto tra i colli di Casale, Cappuccini, Sant’Antonio e Molino a Vento. Tutt’attorno ci si ferma volentieri ad osservare le rifiniture di molte dimore signorili, come il barocco palazzo ducale Zevallos, il palazzo Siccoda o i settecenteschi edifici del Palazzo Vescovile e del vecchio Seminario. Si respira la stessa aria davanti alle antiche mura difensive, ampliate in epoca aragonese. In gran parte distrutte per il terremoto del 1743, mantengono comunque intatti otto degli antichi torrioni e le due porte, la Nova, rivolta ad ovest, e San Demetrio rivolta ad est, contrassegnata da un arco ogivale. La facciata in stile gotico-romanico della sua Cattedrale si dice abbia richiesto mezzo secolo per essere ultimata. L’accesso prestigioso, dato da tre portali con archi sempre ad ogiva, con il rosone di quello centrale abbellito dalle figure degli Apostoli, è il simbolo più conosciuto di Ostuni, e al 1435 si fa risalire la sua costruzione. Ritroviamo in via Pepe la chiesa dell’Annunziata, eretta nel 1196 e trasformata in stile barocco dai frati Riformati nel 1668. Ci attrae per i pannelli del coro laccati, con bassorilievi raffiguranti l’Annunciazione e i Santi Francesco e Antonio, l’Annunciazione dell’altare maggiore di Giacomo da San Vito e, custodita nella sagrestia, l’Ultima Cena di Barnaba Zizzi. Monumento simbolo della cittadina è la Guglia di Sant’Oronzo, alta più di venti metri e voluta da di Giuseppe Greco, decorata in un ormai inconfondibile e onnipresente stile barocco. Non perdetevi una visita al “dolmen di Montalbano”, noto anche come la Tavola dei Paladini, tra Ostuni e Fasano, in contrada Piscomarano. Un imponente monumento preistorico costituito da due lastre di pietra infisse parallelamente nel terreno e un’altra posta sovrastante a coprirle, utilizzato durante riti funerari ormai obliati. In tema, il Museo di “Civiltà preclassiche della Murgia meridionale” nell’ex monastero carmelitano di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, che espone i reperti preistorici rinvenuti negli scavi più recenti.

Foto sopra: Dettaglio del rosone della Cattedrale di Ostuni; Cattedrale di Ostuni - dettaglio.


R icettività, turismo ed

eventi

Un paio di punti non necessariamente di rilevanza storica ma interessanti comunque da visitare sono Villa Nazareth, costruita nel 1957 da Don Raffaele Pomes, riadattata ad edificio medico psicopedagogico per ospitare i bambini disagiati, e la Conceria del Tabacco, la sede ufficiale che ospitava le scorte di sigarette per la popolazione, una sorta di edificio fantasma abitato dai montacarichi dopo un brutto incidente. Visitando il centro storico, da Piazza Libertà, dove ritroviamo il palazzo del Municipio e l’Obelisco di Sant’Oronzo, si apre un bel panorama sulla via omonima, fino a Porta San Demetrio e la successiva via Bixio Continelli verso il cuore di Ostuni. La sua arteria è una lunga strada nel biancore che ben conosciamo, e ad attenderci c’è la Cattedrale. Dalla Demetrio alla Nova, cercano sempre di restare a portata di sguardo gli uliveti e l’azzurro del mare. E c’è sempre la possibilità di degustare i prodotti tipici reperibili in paese, come i dolciumi e la pasta fresca, così come i cesti in vimini o l’oggettistica in legno d’olivo che fanno parte della manifattura di Ostuni. Viceversa, per fare incetta del resto della gastronomia locale, tappa obbligata alle masserie, prestando attenzione ai frantoi medioevali scavati nella roccia. Ostuni infatti è sulla “la Strada dell’olio”, che propone assaggi nella maggior parte delle aziende olivicole e di quello che i locali chiamano l’Oro degli Dei. Non è raro che gli agriturismi costruiti sulla falsa riga abbiano convenzioni con

gli allevamenti o i pascoli più in alto, potendovi così fornire a prezzi ragionevoli salumi e formaggi, o, ingolosendo in una maniera ben diversa i più piccini, proponendovi una passeggiata sui carri agricoli d’epoca trainati dai cavalli delle fattorie. Spiagge: fino al porto di Villanova ci sono venti chilometri di scelta tra rocce, dune e insenature. La Marina di Ostuni propone la spiaggia di Lido Morelli, Torre Pozzella e la Riserva Naturale di Torre Guaceto verso Brindisi, più selvaggia e meno accessibile alle famiglie. Più o meno ovunque è possibile fare snorkeling, i resort non mancano, il personale, come sembra connaturato nella gente del Salento, è di prassi gentile e disponibile. Già che avete percorso tanta strada, fate in modo di visitare i trulli! Sono le inimitabili costruzioni coniche con il tetto a pinnacolo, interamente fatte di pietra, tipiche della tradizione pugliese, lavorate a secco come i muretti che cintano il terreno spesso annesso all’abitazione. I Trulli di Alberobello, a riguardo, sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Per le festività, ricordiamo quella dedicata a San Biagio il 3 febbraio, in cui è possibile affiancare i devoti che a centinaia si recano al santuario attraverso la natura incontaminata che lo circonda, in onore della messa dedicata. Festa della Madonna della Nova la domenica dopo Pasqua, la Cavalcata di Santo Oronzo ad agosto che lascia sfilare i cavalli durante la processione, questa volta in onore del santo protettore della città, scortando la statua verso la chiesa, la processione della Grata la seconda domenica di agosto, invece, che dal santuario al centro città coinvolge un simbolico accendersi di candele che illuminano a giorno la campagna.


Dintorni

Con l’inestimabile patrimonio dei parchi protetti, le Dune Costiere, Torre Guaceto e il Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine a fare da sfondo, Lecce, città d’arte del Meridione e luogo prescelto dall’Università del Salento, e Brindisi storicamente legata al suo porto naturale e alla ricchezza delle sue pianure, Taranto e Bari facilmente raggiungibili dalle maggiori infrastrutture, e invidiata dai più per rappresentare un caposaldo del turismo su tutti i fronti nelle perle del Mediterraneo, Ostuni non solo è riuscita a mantenere inalterato il suo spirito verace e la storia che l’ha cresciuta, ma non smette di affascinare durante tutto l’anno.

Foto sotto:

Lecce - Piazza della Cattedrale; La Riserva Naturale di Torre Guaceto; Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine.


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