Damp spring 2017

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damp magazine

prima di copertina

INSISTENT

Ricordi dalla fine del mondo

KALGARY

Perdersi e ritrovarsi in un viaggio solo

CFD

Shaping Re-Evolution

www.dampmag.com

MEXICO

Battesimo a Puerto Escondido



Distribuito da Holy Sport www.holysport.com




I N T R O

#STAYDAMP Sono passati un bel po’ di mesi e finalmente hai tra le mani un nuovo Damp, ed è sempre gratis, questo te lo fa godere ancora di più, non è vero? A dire la verità siamo abbastanza increduli anche noi di essere riusciti a confezionare questo volumetto con le tante belle foto che i nostri amici hanno prodotto durante l’inverno. Si, perchè in un clima di incertezza totale come questo, crediamo che avere messo in fila tutte queste pagine non sia affatto semplice. Lungi dal voler sopravvalutare il lavoro fatto, ma sai bene anche tu che l’incertezza regna sovrana in ogni angolo del pianeta, l’unica sicurezza che abbiamo è la fede nel nostro cuore. Ed eccola qui, tradotta a colori sulla carta che stai accarezzando con i polpastrelli mentre aspetti con ansia la prossima mareggiata. Sfoglialo con calma o con foga, come ti pare, Damp adesso è tuo e non te lo toglie nessuno, prestalo ad un amico se vuoi, portalo in giro con te nel tuo furgone per farlo vedere a chi ti sta a cuore, anche a tua nonna, tu non lo sai ma lei avrà piacere di condividere le tue passioni. Qualunque cosa scegli di fare, diffondi il verbo e condividilo perchè la condivisione arricchisce ogni cosa ed è per questo che ancora una volta condividiamo con voi tutte queste belle immagini ed esperienze. Ci sono voluti molti giorni e molti sacrifici per mettere tutto su carta, molte onde sono state surfate, chilometri percorsi, soldi buttati a prendere anche molti pacchi, ma alla fine eccolo qui. E’ un po’ come quella sensazione che provi quando te ne stai seduto ad ascoltare della buona musica, quel suono notturno frastagliato delle onde che si frangono sulla spiaggia in un solo momento rappresenta tutti noi, pensi a tutti i tuoi amici che da nord a sud stanno aspettando un giorno come questo, tutti nello stesso posto a far qualcosa di così frenetico e convulso. Domani le onde saranno buone. Vorresti iniziare dalla fine, da quando sei distrutto e appagato dal surf e rifletti sulla giornata appena passata, perché quando si finisce si pensa a ricominciare, anche se sicuramente si farà con calma, con molta calma, gustandosi i ricordi. Abbiamo racchiuso su Damp tanti di questi bei ricordi, messi da parte nei mesi invernali passati e assemblati in modo da poterceli gustare. Solo così si può capire il vero significato della fotografia, il vero legame che esiste fra surfista e la lente di un fotografo, per poi cercare di captare il vero stato d’animo del surfista immortalato, le emozioni, le gioie e le paure. Le onde sono tutte differenti, anche se composte tutte dalla stessa materia, come noi surfisti, tutti differenti ma con un punto in unione, cercare sempre l’onda perfetta. It’s a Damp life!

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DAILY WORK WEAR O N Y X

S E L E C T

ANDY CRIÈRE'S D A I LY W O R K W E A R

O N Y X SE L E CT

SURFIN G EL EMEN T S ION-PRODUCTS.COM


C O N T E N U T I #staydamp

4 EDITORIALE 8 COLLABORATORI 10 INSTAPORN 12 EPIC DAYS 16 COUNTDOWN

28 DISPATCH FROM MEXICO 42 INSISTENT

58 KALGARY 72 SHAPING RE-EVOLUTION

84 CERCATORI DI EMOZIONI DAMP MAGAZINE SPRING 2017

122 SPECIALE SURFCAMP 98 118 132 140

Hanno collaborato: Roberto Apuzzo, Eugenio Barcelloni, Yari Cava, Alessandro Dini, Filippo Eschiti, Giovanni Evangelisti, Luke Gartside, Carlos Joaquin, Graziano Lai, Francesco Meloni, Joao Bracourt, Hallvart Kolltveit, Marcello Rugai, Riccardo Rossi, Leon Glatzer, Roberto Montanari, Fabio Palmerini, Danilo Petraccini.

RADICAL TIMES GOLD COAST STORIE DI VINO, DI ONDE E GRANDI SOGNI COOL STUFF SURF ART

Finito di stampare: Maggio 2017 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l. Via Dell’Artigianato, 23 • 47826 Villa Verucchio (RN) Tutti i diritti riservati Per info, pubblicità e abbonamenti: info@dampmag.com

COVER FOTO

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CARLOS JOAQUIN SURFER

Progetto grafico a cura di Roberto Montanari e Yari Cava

EUGENIO BARCELLONI

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r u t s. e v a w make

. s d a n he


C O L L A B O R A T O R I #staydamp

EUGENIO BARCELLONI FREE SURFER/FILMAKER/TRAVELER

Eugenio Barcelloni è un filmaker, viaggiatore e free surfer specializzato nel “big wave” e nel “tube riding”. Quando queste due specialità si uniscono in una unica session ne esce fuori qualcosa di esplosivo. Sempre alla ricerca di onde incontaminate intorno al globo. Nei suoi numerosi viaggi ha surfato onde impegnative come Jaws, Teahupoo e Puerto Escondido, che potete ammirare nel suo articolo sulle pagine che seguono. instagram.com/eugenio_barcelloni

LUKE GARTSIDE

FOTOGRAFO/EDITOR

Luke Gartside è un fotografo e scrittore freelance che vive a Cornwall nel sud-ovest del Regno Unito. Oltre a coprire la sua linea costiera, Luke trascorre il suo tempo a cercare le onde per scattare negli angoli remoti e selvaggi della Gran Bretagna e dell’Europa, concentrandosi in particolare su spot circondati da splendidi paesaggi e sfondi. instagram.com/lugarts

HALLVARD KOLLTVEIT FOTOGRAFO

Autodidatta fotografo norvegese di surf dall’acqua che ha iniziato questo tipo di fotografia di nicchia nelle acque miti di Oahu, Hawaii. Successivamente ha capito l’unicità di quel luogo, ma è stato un ottimo campo di allenamento che lo ha portato a viaggiare per il mondo, vivendo in Portogallo fino a trasferirsi infine alle isole Lofoten, nel nord della Norvegia. Cerca sempre di aggiungere paesaggi e sfondi alle sue immagini e di entrare nell’acqua quando l’oceano lo permette. Le sue condizioni di scatto preferite sono con forti venti offshore su un solido point break artico. instagram.com/hallvardkolltveit FOTO KRISTINE TOFTE

RICCARDO ROSSI

INGEGNERE

Ingegnere meccanico con specializzazione in termo fluido dinamica ed esperto di Fluido Dinamica Computazionale (CFD), già direttore del laboratorio di termo fluido dinamica computazionale dell’Università degli Studi di Bologna. Dopo aver scoperto il surf mentre era ricercatore alla Stanford University in California, ha avuto l’intuizione di applicare i suoi studi di CFD al surf, aprendo il terreno per una autentica rivoluzione nel mondo dello shaping. E le grosse aziende del settore adesso si sono accorte di lui... instagram.com/redfluiddynamics



I N S T A P O R N #staydamp

Spesso si sottovaluta il fatto che le pinne che hai montato sotto la tua tavola svolgono un ruolo importante nella tua performance in acqua. La corretta scelta delle pinne può avere un impatto fino al 40% sulle prestazioni e letteralmente cambiare il comportamento della tua tavola. In meglio, o in peggio. Con così tante tavole diverse e diverse condizioni, è importante dedicare un po’ di attenzione alle pinne da usare. La cosa migliore è sempre sperimentare e tenersi aggiornati. Per questo seguiamo anche un nutrito gruppo di profili instagram dedicati a questo importante oggetto, e qui sotto vi proponiamo una piccola selezione di alcuni nostri preferiti.

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E P I C

D A Y S

FOTO ALESSANDRO DINI

#staydamp

CAPO MANNU, 2004 Ero in tour nel nord della Sardegna, a inseguire una perturbazione, in compagnia di Ryan Hakman (figlio di Jeff) e Alessandro Dini, che bruciava rullini a tutto spiano. Eravamo in zona Capo Mannu. La stessa mattina avevo gareggiato nel campionato longboard a Santa Caterina, poco più a Nord, una gara da dimenticare: floater con rottura tavola alla seconda onda della prima heat e fine dei giochi. L’umore non era dei migliori e ritornai da Ryan e Alessandro, che si erano fermati al Capo. Al pomeriggio, il mare era ingrossato ancora di più e Ryan rientrò in agriturismo, colpito da una “maledizione di Tutankamen” che lo costrinse ad un lungo processo catartico in bagno: fine dei giochi anche per lui. Il Mini Capo era di una buona misura, ma non avevo l’umore adatto, dopo la gara, per competere ancora fra urla e droppate. Volevo qualcosa di più “zen” e andai ad affacciarmi al belvedere di Capo Mannu. Lo spettacolo era maestoso: i set più grandi frangevano praticamente in mare aperto. La condizione non era pulitissima, ma il desiderio di scaricare il ricordo della gara e l’adrenalina accumulata, era davvero forte. Capo Mannu in condizioni simili è stato per tanti anni un break che sentivo mio, avendovi surfato in compagnia di pochi amici sin dalla notte dei tempi. Ho sempre amato quello spot, che conoscevo sopra e sotto l’acqua. Leo Ranzoni era a fianco a me, altri guardavano il mare dalle auto. “Dai Leo, entriamo a prenderne un paio e vediamo che succede”. Credo che in quel momento provassimo entrambi rispetto e desiderio di sfida al tempo stesso. Decidemmo di andare. Il mio ingresso in acqua dalla punta del capo fu subito inglorioso: in ritardo per posizionarmi sulla line up, fui sorpreso da un “freak set” che, in sette onde, uno schiumone

dopo l’altro mi riportò a riva, boccheggiante. Leo invece aveva bucato e sedeva fuori. Rientro ancora dalla punta e dopo una remata furiosa finalmente sono anche io sulla line up. Gli allineamenti soliti erano saltati: le due torri, usuale punto di riferimento per le misure “grosse” erano un bel po’ indietro e sedevamo, praticamente fuori, in mezzo al mare. Le onde intermedie sfilavano, forse Leo ne prese una, io ne mancai un’altra perchè ero troppo fuori, ma fu lì che vidi la fatidica ombra nera, quella che quando il sole è basso lo nasconde e quando non c’è sole, come quel giorno, sembra portare con sé la notte all’improvviso. Ma sapevo che c’ero e, timore reverenziale o no, dovevo remare con quanto fiato avevo in corpo. Il take off non fu in realtà eccessivamente radicale, anticipai abbastanza, ma arrivato al bottom e guardando verso l’alto vedevo solo nero. Presi l’ascensore verso il top dell’onda, col tempo che sembrava dilatarsi, nonostante la velocità. Giunto in cima portai il peso a sinistra e caricai sul rail per il reentry, ma un lip enorme stava già rovinando sotto di me ed io con lui. Situazione da “no guts, no glory”. Ripartii giù nel vuoto e atterrai a metà onda, con quasi tutta la tavola sott’acqua, ringrazio lo shape di Phil Grace e il thruster se riuscii a tenerla. Proseguii a velocità supersonica, tanto da non seguire più la parete e mi ritrovai sulla parte più moscia, da dove uscii. Nulla mi avrebbe potuto ridare quella sensazione, se avessi continuato, e tornai sulla line up con nelle orecchie i fischi e gli incitamenti che mi giungevano da terra. Surfai altre onde quel giorno, ma nessuna fu così… E questo è tutto.

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- Graziano Lai



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FOTO FRANCESCO MELONI Sardegna. E’ sempre lei la Regina. Roberto D’Amico è andato a caccia di un altro inverno da ricordare e l’ha trovato a poche ore di traghetto da casa.



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FOTO JOAO BRACOURT Un altro inverno, da un’altra parte, dove un tempo finiva il mondo. In Portogallo, al riparo dei suoi angoli incontaminati. (da pag. 36)



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FOTO MARCELLO RUGAI La fredda luce dell’inverno nel momento in cui rende tutto più caldo. Marco La Vite sospeso nel tempo dell’ora dorata. (guarda la sequenza completa nella pagina successiva)


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FOTO ROBERTO APUZZO Lances Right appena sveglia inizia subito a regalare mistiche visioni dorate, sia per chi è fuori che per chi è dentro. (da pag. 80)



EXTRA



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FOTO HALLVARD KOLLTVEIT “Remare in un oceano coperto di ghiaccio è una delle sensazioni più spettacolari che abbia mai provato” - Leon Glatzer (da pag. 76)



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FOTO FABIO PALMERINI E siamo di nuovo fuori dall’inverno. Enjoy! Alessandro Ponzanelli (da pag. 88)



MEXICO DAL DIARIO DI EUGENIO BARCELLONI FOTO CARLOS JOAQUIN


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F R O M #staydamp

Prima di iniziare a raccontarvi la storia del mio viaggio ci tengo a fare una premessa. Per anni ho sentito parlare con scetticismo del Messico, per via della pericolosità di alcune zone del paese, dove la violenza regna incontrastata. I luoghi più pericolosi sono lungo il confine degli Stati Uniti e il golfo del Messico, nello stato di Oaxaca. Lungo la costa del Pacifico settentrionale si respira un’atmosfera accogliente, occorre naturalmente sempre fare attenzione, come in ogni viaggio nei paesi in via di sviluppo. Arrivato di sera a città del Messico insieme ai miei amici Nils Astrologo e Lorenzo Marzocca, ci affrettiamo a prendere l’ultimo autobus per Huatulco, città nella regione di Oaxaca, quattro ore a sud di Puerto Escondido. Dopo aver trascorso le ultime quindici ore in aereo ci aspettano altre dodici ore di autobus su autostrade con tornanti mozzafiato, una lunga notte durante la quale i nostri pensieri non vedevano l’ora di svanire per incontrare la costa sud del Pacifico Messicano. Con qualche ora di ritardo, nel primo pomeriggio finalmente raggiungiamo la città di Huatulco, ci procuriamo una macchina e dopo un’abbuffata di pollo piccante sfrecciamo verso sud per raggiungere Barra della Cruz, dove troviamo sistemazione in un’accogliente casa messicana per i giorni successivi. Questo posto era diventato famoso quando nel lontano 2006 organizzarono una tappa del campionato del mondo con onde eccezionali. Qui rompe una lunga destra su sabbia che srotola diverse sezioni tubanti per centinaia di metri. Nella spiaggia adiacente sfocia un grande fiume e intorno al 2012 decisero di cambiare il suo corso a valle, il fiume non aveva più la stessa intensità quindi non portava abbastanza sabbia sullo spot per generare l’onda scavata che tutti ricordano. Il risultato finale è un’onda sempre lunga ma dalla forma totalmente diversa, un metro perfetto per longboarder e single fin, un’ottima tappa per entrare in sintonia con l’oceano e ritrovare la forma fisica dopo il lungo viaggio in aereo. Dopo aver smaltito il fuso orario e aver perlustrato la zona decidiamo di proseguire verso sud e raggiungere il villaggio di Bamba, un’ora a nord dalla città di Salina Cruz. Qui ci sono un paio di surfcamp ma ancora una volta optiamo per una sistemazione più spartana e ci sistemiamo in una casa per surfisti di passaggio gestita da un simpatico messicano. Tutta la zona è piena di point destri su sabbia, la cosa migliore è spostarsi con un 4x4 ma con la nostra tenacia riusciamo ad arrivare ovunque con l’utilitaria affittata a Huatulco. Le due onde di fronte al villaggio di Bamba sono molto divertenti e più impegnative, ma decidiamo di andare comunque in esplorazione approfittando di una bella mareggiata in arrivo.

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All’alba ci avviamo verso il paese di Salina Cruz, dove sapevamo di trovare altri point destri di qualità che si sarebbero attivati con l’arrivo di onde più grandi. Il nostro programma viene bruscamente interrotto da un blocco stradale, conseguenza di una protesta dei “maestros”. Da anni infatti il governo messicano vorrebbe riformare la scuola, privatizzandola con docenti più qualificati e rendendola accessibile solo ai più abbienti che possono permettersi i relativi costi, garantendo un piano di studi migliore rispetto a quello attuale. I “maestros” presidiavano la strada giorno e notte facendo passare qualche macchina soltanto durante le ore notturne. Il nostro sogno di surfare l’onda che era dall’altra parte della valle stava svanendo. Tentiamo allora di seguire una macchina che proseguiva nello sterrato, ma dopo poco ci siamo già persi e impieghiamo più di un’ora prima di trovare la strada che ci faccia superare la zona interrotta dai manifestanti. Esausti ed accaldati dall’afa tropicale riusciamo finalmente nell’impresa, con il timore che il vento abbia già rovinato le onde. Data la vicinanza con l’equatore, in questa zona del Messico c’è molta umidità, durante l’ora di pranzo è quasi impossibile uscire di casa, il caldo è asfissiante, il più torrido di tutti i miei viaggi, assieme a quello Polinesiano. Per ovvi motivi non posso citare il nome dello spot che vi sto per raccontare. Uno spot molto difficile da trovare, bisognava ipotizzare un luogo sulla mappa e cercare, sapevamo che era in quel tratto di costa. Dopo aver guidato su diverse strade sterrate senza via d’uscita prendiamo quella giusta arrivando proprio davanti all’onda che stavamo cercando. C’erano già cinque o sei jeep 4x4 di americani accompagnati da guide messicane ed un gruppo di professionisti Hawaiani. Per essere praticamente un secret è piuttosto affollato ma le onde sono davvero disegnate, due metri tubanti che srotolano per circa trecento metri. Nils ed io ci affrettiamo a prendere le tavole quando a un certo punto una delle guide messicane si dirige verso di noi con un macete in mano: “Dovete pagare! Se volete surfare dovete pagare altrimenti la vostra macchina è a rischio!” Conosciamo Kuko, un uomo con un paio di cicatrici sul volto e dall’aspetto poco amichevole. Dopo qualche parola capisco che c’è margine per contrattare e ce la caviamo con venti dollari a testa contro gli ottanta degli americani. Grazie al fatto che parlo bene lo spagnolo riesco a fargli capire che non siamo “gringos”. Per fortuna questo è l’unico spot della zona dove bisogna corrompere qualcuno per poter surfare. E’ davvero assurdo dover pagare dei locali per surfare un’onda world class, segnerò anche questa esperienza tra quelle che non mi erano mai capitate.

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Finalmente possiamo entrare tutti e tre in acqua e dopo un paio d’ore il vento ci rovina le onde. Nei giorni successivi la mareggiata si intensifica, la protesta persiste a metà strada tra lo spot e il villaggio dove dormivamo ma ormai conosciamo la scorciatoia e arrivare a destinazione comporta solo la seccatura di allungare un po’ la strada. Con la giusta marea e in assenza di vento di prima mattina le onde sono incredibilmente perfette e tubanti. Durante il giorno più grosso della mareggiata, il nostro spot va fuori controllo, le sezioni non lavorano bene. A Puerto Escondido le onde sono enormi e danno il via alla prima tappa del Big Wave World Tour. Avevamo sentito parlare di un’onda che funziona raramente nei dintorni, si attiva soltanto con grandi mareggiate e la direzione giusta. Parcheggiamo la macchina in corrispondenza dell’interruzione della strada, lo spot non è visibile, iniziamo ad incamminarci. Scorgiamo la punta di sabbia avvicinarsi piano piano, un fortissimo vento da terra gonfia le barre di onde che si srotolano, di colpo ci mettiamo a correre sul bagnasciuga come bambini davanti ai regali di Natale, correvamo e urlavamo all’impazzata. In quell’attimo mi tornano in mente le parole di alcuni locali che mi avevano detto che spesso non c’è abbastanza sabbia su quest’onda e non lavora bene, ora però il bank sembra colmo di sabbia. L’onda si rivela più facile di quella surfata nei giorni scorsi e ancora più lunga, una volta fatto il take off si passano le prime sezioni più tranquille poi verso la fine l’onda s’ingrandisce e il tubo diventa più spesso. In acqua c’è già una trentina di persone ma in un posto del genere non risulta essere un problema, gli altri surfisti s’incontrano per lo più sul bagnasciuga quando alla fine di una surfata sei costretto a uscire dall’acqua per incamminarti verso il picco principale. Esausto, non riesco a credere ai miei occhi, eravamo partiti senza nemmeno guardare le previsioni, avevamo scoperto diverse onde e l’energia positiva del viaggio mi faceva pensare ad un presagio: surfare una grande mareggiata a Puerto Escondido. Nei giorni successivi visitiamo la città industriale di Salina Cruz, una località non particolarmente attraente, di cui apprezzo però la totale assenza di turisti e lo stile molto messicano. Ci fermiamo alcune ore al mercato per rifocillarci di tacos a base di pesce e per filmare lo stile di vita dei locali che sbraitavano e vendevano qualsiasi tipo di prodotto vegetale ed animale. Erano passate poco più di due settimane, purtroppo i miei amici Nils e Lorenzo dovevano tornare in Italia.

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EXTRA


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Decidiamo di risalire la costa verso nord, riconsegnare l’auto e salire su un autobus per raggiungere Puerto Escondido. Nils era già stato in Messico e voleva mostrare a Lorenzo la spiaggia di Zicatela. Arriviamo qualche giorno dopo la tappa del Big Wave World Tour, le onde sono ancora grandi ma lo spot non funziona bene, marea troppo bassa e onde close out. Nel pomeriggio i miei amici salgono sull’aereo per tornare a Città del Messico, io rimango insieme ad alcuni amici cileni, con noi c’è anche Cristian Merello, noto big wave rider che aveva partecipato alla gara pochi giorni prima. Puerto Escondido è una località turistica ma per fortuna non è colmo di turisti come Acapulco, anche se durante l’alta stagione, a Natale, c’è grande affluenza di Messicani che vengono in vacanza dalle grandi città disseminate nel paese. Raggiungo i Cileni in un albergo nella zona sud della spiaggia di Zicatela. Il Villa Belmar è un posto tranquillo, dalla mia stanza riesco a vedere i tre picchi principali e in cinque minuti sono già sul bagnasciuga pronto per entrare in acqua. Dopo una settimana arriva la prima grande mareggiata, Puerto Escondido non aveva nulla in comune con i perfetti point destri su sabbia surfati all’inizio del viaggio, era tutto un altro tipo di surf, altra categoria, come nello sci quando si passa da quello di fondo alla discesa libera. Qui si respira il big wave riding più puro, tavole lunghe dai sette ai dieci piedi, periodo d’onda molto lento, i set migliori ogni venti minuti e di solito erano infiniti a volte quattro, cinque set di fila da quattro onde l’uno. Prima di andare in acqua devi avere una strategia, sapere dove posizionarti e che tipo d’onda vuoi remare. E’ molto importante osservare l’oceano prima di entrare in acqua, in verità devi sempre guardare l’oceano, devi entrare in contatto con l’energia di questa spiaggia e capire qual è l’onda più perfetta, dato che la maggior parte sono close out. Guardare i surfisti più bravi è fondamentale, l’onda migliore arriva sempre in momenti diversi e la condizione dell’oceano cambia di continuo. Puoi ritrovarti sul set del giorno la mattina all’alba appena entrato in acqua o alla fine della session quando il vento inizia a rovinare le onde, la spiaggia di Zicatela è veramente imprevedibile proprio come Teahupoo. Il segreto è essere molto pazienti in acqua, un pò come nella pesca, e tener presente che stavolta la natura va a caccia e tu sei il predatore. Il giorno più grande della prima mareggiata a Puerto ci sono quattro metri, in acqua molti Big wave rider famosi reduci dalla gara, da Greg Long a Jamie Mitchell e in tre, quattro ore in

acqua riesco a prendere tre onde senza grosse soddisfazioni. Puerto fa paura, durante la session mi capita di trovarmi trova faccia a faccia con dei mostri d’acqua e con un pizzico di fortuna riesco a remare verso il largo. La maggior parte dei surfisti ha il giubbotto da big wave, un oggetto molto importante che da una sicurezza in più nel caso non si riesca a tornare in superficie dopo essere stato travolto dalla grande massa d’acqua o soprattutto se uno di questi grandi gun ti colpisce fortemente e rimani stordito sott’acqua. Non avevo il giubbotto e questo non mi rassicurava affatto ma dopo una settimana riesco a procurarmene uno grazie al mio amico che tornava in Cile. Puerto regala le onde migliori al mattino presto con la media marea e quando il vento off shore soffia incontrastato, a volte le onde rimangono perfette fino a mezzogiorno, all’ora di pranzo arriva il vento da mare ed è raro che il pomeriggio torni il vento da terra per un’altra session, anche se può capitare spesso, soprattutto dopo la fine di un acquazzone tropicale. Quando queste rare condizioni capitavano il pomeriggio, surfavo con la go pro in bocca, accumulando video di tubi sorprendenti per il mio video sul Messico. E’ passato un mese dal mio arrivo a Puerto, sono in acqua e c’è la mareggiata più grande che avessi visto sino a quel momento, mi sento molto sicuro di me. Provo un grande rispetto per Zicatela, la paura è svanita e la mente libera da qualsiasi ostacolo. Non penso a scegliere l’onda perfetta per uscire dai tubi più profondi, penso di volere soltanto le onde più grandi, anche se saranno close out e dovessi andare dritto. Sul picco più a nord, chiamato “Far Bar”, diversi set srotolano da soli con tanto di sbuffo finale. Coco Nogales, local noto e rispettato, inizia a remare insieme ad un suo amico verso quella direzione, senza pensarci due volte mi avventuro anch’io. Eravamo tutti e tre poco distanti l’un l’altro, seduti ad aspettare, il mare non dava cenni e per una ventina di minuti i set che avevamo ammirato da lontano non si fanno vedere. A un certo punto prima degli altri inizio a remare in diagonale verso il largo scrutando una serie di onde che stava arrivando, ero in posizione perfetta per la terza onda della serie, remo con tutta la mia forza per anticiparla. Una volta in piedi è come scendere da un precipizio a tutta velocità, riesco a tagliare l’onda che iniziava a tubare, di colpo ero in un salotto d’acqua, avrei potuto sbracciare senza minimamente toccare il lip dell’onda ma pensavo solo a navigare questo tubo che si stava chiudendo su se stesso.

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SOPRA Lorenzo Marzocca A DESTRA Eugenio Barcelloni

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Dopo un istante, prima che l’onda si chiudesse completamente, mi lancio. Sento come una grande esplosione, una specie di terremoto sott’acqua che mi strattona da ogni lato. Penso a mantenere la calma e a non oppormi a questa centrifuga infinita, per fortuna ho il giubbotto. Ad un certo punto vengo sparato in superficie dalla stessa esplosione ed aiutato dal giubbotto. Una volta riemerso un mix di gioia e adrenalina scorre lungo tutto il mio corpo provocando un’estasi di sensazioni, quello per cui amo surfare e confrontarmi con onde giganti. Sino a quel momento è l’onda più grande che abbia surfato a Puerto, dopo quel giorno durante ogni session di onde grandi riesco a prendere tubi sempre più profondi su onde sempre più grandi. Le gioie però non vengono senza i dolori. E’ sulla spiaggia di Zicatela che ho avuto anche lo spavento più grande. Le previsioni annunciavano una mareggiata ma la direzione era troppo da ovest, c’era molto periodo ma la misura delle onde era nella norma. Previsioni strane, il giorno che doveva essere migliore poi i set tardavano e non rompevano bene. Non surfavo mai con una tavola più piccola di 6’4 dato che anche nei giorni più piccoli un set arrivava sempre. Quel giorno ero in acqua con il mio 7’5 e pensavo non fosse un granché, per un’ora ho aspettato al largo i set più grandi senza vedere arrivare nulla di consistente. Decido di posizionarmi nell’inside per prendere qualche onda prima di uscire dall’acqua, anche gli altri erano con me. A un certo punto, un set che sembra giungere da un’altra mareggiata si dirige verso di noi, iniziamo a remare all’impazzata, riusciamo a superare le prime due onde, ma la terza onda sta per rompere proprio su di me. Lascio la tavola, immergendomi dove l’onda inizia a tubare, ritrovandomi subito dopo dall’altra parte. Perdo qualche secondo a recuperare la tavola tirando il mio leash lungo tre metri e spesso quanto un cavo dell’alta tensione, mentre la quarta onda, ancora più grande, esplode a un paio di metri davanti a me. Cerco di immergermi il più possibile ma l’esplosione mi travolge ugualmente, data la velocità dell’impatto non riesco a prendere bene il fiato. La sua forza mi porta in profondità, sento un‘altra onda rompere sopra la mia testa, quando riesco a riemergere mi ritrovo proprio nell’impact zone e un’altra onda poco più piccola mi sta rompendo addosso. Il tempo di riemergere, ed un’altra ancora mi trascina sotto, sono ormai vicino al bagnasciuga. Una volta in spiaggia mi sdraio per riprendere fiato, vedo gli altri uscire dall’acqua e per sdrammatizzare inizio a sorridere. Iniziamo a ridere tutti assieme e ormai esausti mettiamo la parola fine a quella session, commentando divertiti lo spavento.

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insistent R I C O R D I

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M O N D O TESTO E FOTO LUKE GARTSIDE



I N S I S T E N T #staydamp

insistent Non c’è da stupirsi se i Romani, già ai tempi, avevano etichettato questo posto “la fine del mondo”, pensai proprio mentre un fulmine squarciava il cielo scuro e grigio. Mi rintanavo con la schiena contro il roccione caduto che ci riparava dagli attacchi di freddo, cercando di fare spazio per le gambe di Harry, che sporgevano da sotto impotenti. Era chiaro che la grotta era troppo piccola per quattro uomini adulti, mentre la conversazione improvvisamente prendeva un’altra direzione. Marlon era dubbioso, e con estrema calma esponeva la sua contrarietà all’idea di fare una corsa attraverso il tratto di spiaggia che ci separava dalla macchina, allertando in particolare Roby sul fatto che la sua imponente statura romana avrebbe attratto maggiormente un fulmine in cerca di connettersi con la terra.

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Questo è stato il primo scatto del trip. La mareggiata doveva ancora arrivare ed Harry aveva già portato a casa questo supershot.

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insistent

Il check out mattutino dal cliff faceva parte della routine quotidiana. Lo spot era davvero imprevedibile, bisogna essere del posto per capitare nel posto giusto.

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I N S I S T E N T #staydamp

SOTTO Eravamo tutti molto in sintonia con Luke, ma Harry aveva un feeling particolare e sempre in linea perfetta per lo scatto. Al mattino presto appena il sole è sbucato da dietro il cliff non si è fatto sfuggire l’illuminazione migliore. A DESTRA Trovare onde così senza nessuno in acqua, a parte le scuole di surf nel basgnasciuga, è come trovare la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. PAGINA A FIANCO Gallerie liquide e ancora una volta deserte

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Devo ammetterlo, la scena non era come me l’ero immaginata appena pochi giorni prima, quando acconsentii ad unirmi al surfer inglese Harry Timson per una veloce missione in Algarve, in cerca di sole e onde in pompa. Si sarebbero uniti al trip l’italiano Roberto D’Amico, che non aveva avuto bisogno di tante lusinghe per fuggire dalla sua terra natia, e il tedesco naturalizzato portoghese Marlon Lipke, che ci avrebbe ospitato per tutta la settimana. I ragazzi rappresentavano un misto di cultura europea occidentale, ed ognuno portava fermamente sulle spalle il proprio carattere nazionale. Marlon era preciso e diretto nel parlare, Roby, splendente, pieno di passione, e sempre entusiasta. Infatti, l’unica volta che ho visto il suo sorriso smorzarsi nel corso del trip è stato quando mi ha beccato al tavolo della cena tagliare in pezzi la pasta che aveva cucinato per noi, una mossa che apparentemente equivaleva a un sacrilegio culinario se inflitta ad una varietà di pasta che era meglio mangiare intera. Una volta che il maltempo si era placato, la caccia si è ufficialmente aperta ed è cominciato il primo giorno di vere onde. Seguivo attentamente le tracce lasciate dalle ruote di Marlon mentre si faceva meticolosamente strada lungo un tratto di sterrato polveroso e apparentemente senza fine, disseminato di pozzanghere piene d’acqua. Nonostante i tonfi e i sobbalzi, Harry è riuscito a dormire sonoramente di fianco a me, ancora stanco da una notte passata disperso nel nebbioso abisso notturno di Lagos, un antidoto notturno ad alcuni giorni martoriati dal brutto tempo o onde merdose. A Marlon piaceva che le strade fossero così. Diceva che teneva lontano l’affollamento, ma per un guidatore nervoso, in una macchina a noleggio, che periodicamente toccava il fondo, non era piacevole. Di conseguenza, il parcheggio di fortuna alla fine della strada si è dimostrato tanto accogliente quanto la vista delle onde che pompavano e stavano aspettando solo noi.

“Prima session appena arrivato dall’Italia, avevo bisogno di riprendere un pò il manico, inoltre i picchi erano molto sparsi ed era difficile allinearsi col fotografo. Ci è voluto un pò di tempo prima che arrivasse lei ma ero perfettamente in linea con Luke. Un bellissimo ricordo di questa prima session.” - Roberto D’Amico

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“Marlon e i suoi super carve, uno di quei surfisti che non hanno quello che si meritano. Ogni session con Marlon vista da dentro è davvero impressionante. Una potenza e tecnica che pochi al mondo hanno. E’ solo grazie a lui se abbiamo preso tutte le onde di questo articolo... Grazie Marlon!” - Roberto D’Amico

Il resto del trip è proseguito in modo molto simile, una sequenza perpetua di strade dissestate che conducevano a lineup con barre tubolari e rampe di lancio. Nel mentre, ci rimpinzavamo di eccellente cibo preparato artigianalmente da Marlon e di caffè a buon mercato, servitoci da uno strano personaggio che aveva il tratto distintivo di una persona che si nasconde da qualcosa. Quella che doveva essere una missione breve si è trasformata in un soggiorno più lungo dopo aver deciso di aspettare quella che sulle mappe sembrava una giornata perfetta, che però non si è mai materializzata. Harry e Roby hanno prolungato il loro soggiorno ancora di più quando un’altra mareggiata promettente per la settimana successiva è apparsa sulle carte. Io ho mollato, poco convinto dalle abilità del previsore fino a quel momento. Tuttavia, questa seconda mareggiata, alla fine si è concretizzata, molto più grossa del previsto, e i ragazzi hanno beccato un altro round di onde belle cariche. Lungi dal sentirmi deluso, eventi come questo mi ricordano che, nonostante l’era avanzata in cui viviamo, l’imprevedibilità innata del surf, e il divertimento che ne consegue, è ancora bene intatta. Infatti, sembra che l’umore dell’oceano oggi sia solo leggermente più facile da prevedere rispetto a quando i Romani guardavano i suoi rigonfiamenti ondulati dalle coste dell’Algarve, tutti quei secoli fa, decidendo che questo luogo segnava i confini della fine del mondo.

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GUARDA IL VIDEO DEL TRIP

Roberto D’Amico trova spazio sufficiente a contenere la sua imponente statura romana dentro questa galleria glassy


Kalgary

Alcuni ricordi lontani sono dei messaggi che l’anima usa per farci ritrovare la strada che ci appartiene. Quando si fanno sempre più presenti, il mondo interiore ci ricorda di un viaggio da intraprendere che tocca proprio a noi. Il ricordo è il viaggio, niente di più. Fissarsi su di lui è come tenersi in tasca un biglietto, ma il viaggio deve iniziare, lascia il confine ed entra in un altro mondo. Che cosa sto tralasciando nella mia vita di autentico, di spontaneo e di naturale? La risposta non ha importanza, perché in realtà non ci sono né domande né risposte, c’è solo qualcosa da guardare. Vedere è farsi affascinare, cedere, stare in silenzio, fare spazio a qualcosa che esiste da sempre dentro noi stessi: la pace interiore. Fidati del tuo instinto e sogna. Kalgari e’ un viaggio lungo e intenso, unisce le persone e fa ritrovare se stessi.



Kalgary Ancora Montagne Ancora Neve Ancora Mondo

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K A L G A R Y #staydamp

PAGINA SINISTRA Nell’era di internet sembra impossibile, ma tutt’ora l’alba è un dono che ci lascia a bocca aperta QUESTA PAGINA Filippo Eschiti e il suo posto preferito, la lunga destra di uno dei gioielli liquidi del Northwest

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K A L G A R Y #staydamp

Nella mia testa i pensieri mi portano lontano indietro nel tempo. Il silenzio esterno a me viene rotto dalla voce del comandante che annuncia di allacciare le cinture di sicurezza, il nostro aereo attraverserà una zona di turbolenza. Dentro me la voglia di ritrovare i miei Amici, quelli che verrebbero anche dove finisce il mondo per vivere una storia come questa. Dal finestrino controllo e penso a Kalgary, quel posto dentro me, e a quando da piccolo andavo con mio Padre in aeroporto a vedere gli aerei e pian piano venivo catturato dalla fonetica di quelle mille destinazioni pronunciate per avvisare i viaggiatori. Caracas, Khartum, Bankok, La Paz. Non importava dove erano, non mi sarebbe mai passato per la testa di prendere un aereo per andare via, io iniziavo a viaggiare in quei posti spersi nel mio mondo. Kalgary con il tempo è diventato un modo di vivere un modo per ricordarsi chi sono. Un viaggio verso l’interiore che c’è in noi, un viaggio nei ricordi lontani sommersi dai mille input giornalieri. Da sempre la più antica e potente emozione umana è la paura. Sinonimo di scuro, la paura si annida dentro di noi. Pian Piano ci porta a essere distinti e razionali, la paura annienta i sogni, le scelte e avvolge la vita. Ma ricordare aiuta a vincerla e tutto ad un tratto il buio diventa di mille colori, gli occhi si accendono e velocemente un momento breve diventa lungo, il luogo prende forma, i suoni diventano sempre più forti e ritorno lì in quell’aeroporto rapito da quei momenti in cui cercavo la mia Kalgary. Yari Cava

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“Mancavano pochi minuti alla fine di questa giornata, avevo il tempo per prendere solo un set…ricordo bene questa onda. Alla fine scelsi bene” - Filippo Eschiti

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Spot check e un momento per ammirare una delle onde del North West accarezzata da un vento debole locale. Giovanni Evangelisti poco prima di entrare in acqua.


Kalgary


K A L G A R Y #staydamp

Una voce registrata annuncia quindici minuti di ritardo, la stazione è grigia e vuota. Un timido scirocco non è riuscito a creare onde ma solo tanta umidità, e mi lascia con i vestiti stretti e appiccicati addosso. Mi appoggio al sedile del treno, stanco della giornata, prendo un bel respiro e chiudo gli occhi. Mi torna in mente il verde. Enormi distese di verde che esplodono ai raggi di un ultimo timido sole di ottobre. Avamposto occidentale del vecchio continente. Enorme scoglio sferzato da venti e tempeste, frastagliato e spigoloso, raramente dolce. Ma romantico. Il vento quando soffia da terra porta fin dentro al mare i profumi di enormi boschi, e poi dei campi e delle mucche. Porta con sé storie di fate e di amori. Il vento da terra alza le creste di onde perfette, nere di riflessi di alga, castane contro il raro sole.

E il surf è solo un pretesto. Un contorno di qualcosa che conta molto di più. Le onde non sono sempre belle, spesso rovinate dai venti fortissimi da ovest, ma noi siamo fortunati. Una profonda depressione molte miglia fuori dalla costa ci manda in dono onde lunghe e perfette. Ogni spot lavora al suo meglio, un vento debole pettina da terra le lunghe linee scure. Non rimane che surfare. E se la parola è inadatta a descrivere l’emozione di onde perfette in posti sconosciuti, forse può aiutare qualche foto, scattata di corsa prima di entrare o da qualcuno di noi già sazio dei frutti del mare. Il treno è ripartito da un pezzo e mi sveglio di soprassalto. La solita voce annuncia: stazione di Carrara. Giovanni Evangelisti

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“Ogni giorno prendiamo decisioni, parole e azioni sono il risultato di una decisione, che ne siamo consapevoli oppure no. Per nessuna scelta fatta, grande o piccola che sia, esiste una formula magica che ti dica con certezza che è quella giusta.â€? - Giovanni Evangelisti

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“Ad occhi chiusi mi perdo nei momenti della mia vita...� - Yari Cava

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“Atlantico, Dream Roads. Immagina di viaggiare per un tempo che sembra infinito e, alla fine del viaggio, ricorda perfettamente che sei in viaggio verso la tua realizzazione.” - Filippo Eschiti

Un viaggio tra amici, tutti accomunati dalla solita passione e voglia di trovare l’Eldorado del surf. Un viaggio diviso in diverse tappe, differenti tra loro, ma ognuna con quel particolare che le rende uniche. L’Irlanda è stato il luogo che mi ha colpito maggiormente, per i suoi paesaggi mozzafiato e le sue onde sempre pennellate da quella lieve brezza da terra che le rende magiche.

ceano, un misto di sensazioni indimenticabili sono entrate in me e non mi hanno più lasciato, proprio quelle sensazioni che rendono un viaggio unico e incredibile. Questo viaggio mi ha segnato e sarà uno di quelli che custodirò nel mio cuore, uno di quei viaggi pieni di emozioni e di tanta amicizia. Sensazioni indelebili nella mia mente, tanto che ogni volta che chiudo gli occhi posso rivivere quei momenti, quegli attimi così lunghi, quella ricerca di quel qualcosa di quel particolare che solo un surfista può capire... Kalgary.

Nel corso del viaggio abbiamo condiviso molte session davvero incredibili. Ne ricordo una in particolare, nella quale ho avuto la fortuna di surfare da solo al tramonto. In quel momento ero un tutt’uno con l‘o-

Filippo Eschiti

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SHAPING Siamo sull’orlo di una nuova rivoluzione tecnologica. Fondamentalmente, altererà il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo con gli altri. L’amministratore delegato di Microsoft Italia, è convinto che tra 20 anni il 50% dei lavori che ci saranno, oggi ancora non esistono. In paragone, la portata e la complessità della trasformazione, sarà diversa da qualsiasi altra cosa che l’umanità abbia sperimentato prima, e questo che ci piaccia o meno sarà a 360 gradi della nostra vita. Surf incluso. Come si evolveranno gli shape delle nostre tavole da surf nel futuro post contemporaneo della quarta rivoluzione industriale? Quale sarà lo stile di surfata che accompagnerà le nuove forme di domani? Oggi, l’evoluzione degli shape è stata rimessa realmente in discussione, avanzando verso una strada dritta e ben precisa, noi possiamo solo percorrerla fino alla prossima svolta. La Fluidodinamica Computazionale, sinteticamente nota come CFD, è piombata nel settore del surf come un fulmine a ciel sereno. E l’artefice di tutto questo è Riccardo Rossi, un ingegnere romagnolo specializzato in dinamica dei fluidi, che dopo aver approcciato il surf in California ha avuto l’illuminazione di applicare i suoi studi, fino a poco tempo prima portati avanti in tutt’altri campi, al surf. Sembra incredibile pensare che nessuno prima di lui ci avesse pensato, eppure è così. La Fluidodinamica Computazionale è una scienza applicata all’aereodinamica in campi come l’aereonautica e l’automobilismo al fine di studiare e disegnare linee sempre più performanti. Finalmente ora è approdata anche al design delle tavole da surf, nell’ottica di ridefinire, ove possibile, linee e conoscenze che da decenni sono rimaste pressoché immutate, ed eventualmente sfatare alcuni miti.

A cura di Roberto Apuzzo

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Negli ultimi venti o trent’anni, le linee delle tavole e i principi in base ai quali esse vengono disegnate non si sono evoluti in modo eclatante. Eppure, dagli anni sessanta fino ai primi ottanta, novità significative hanno influenzato le forme, cosa che avrebbe indotto a pensare ad un’evoluzione continuativa anche negli anni successivi. Da dopo gli anni ‘80 l’incremento delle major del surf ha standardizzato il mercato, abbassando i costi di produzione grazie al CNC. Il grande vantaggio era per chi acquistava a prezzi inferiori, ma d’altro lato ha cominciato a decrescere la nascita di piccoli shaper che lavoravano a mano più lentamente con costi più elevati, di conseguenza la creatività e la diffusa sperimentazione si è ridotta. Confrontandomi anche con shaper professionisti che hanno diverse decadi di professione alle spalle, nulla era emerso riguardo a quali potessero essere le prossime evoluzioni sostanziali nel design di una tavola, se non nei materiali di costruzione, ci si augurava l’arrivo di nuovi materiali più ecosostenibili e meno dannosi per gli addetti ai lavori, visto che i materiali dell’attrezzatura tecnica surfistica dipendono al 90% dall’industria petrolchimica, e i surfisti sono normalmente attenti alle tematiche ecologiche. Nulla sulle forme nuove che avrebbero potuto sviluppare in futuro. Mi ero rassegnato ormai all’idea che il mercato finisse per seguire principalmente un’evoluzione di stampo commerciale, protetto dai suoi solidi e immutati assunti. Per fortuna sbagliavo e l’idea di una nuova linfa vitale che riaccenda il desiderio verso la sperimentazione di nuove linee mi rallegra non poco. Nel prossimo futuro, il design delle tavole potrebbe cambiare parecchio e anzi sta già cambiando, perchè l’ingegner Rossi ha già avviato importanti collaborazioni con surf factory di livello internazionale come Firewire, e di livello nazionale come Sequoia, per lo studio e lo sviluppo di linee che rendano le tavole sempre più performanti.

RE-EVOLUTION 73


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Daniel Thomson, meglio conosciuto come “Tomo” e shaper di punta in Firewire, è considerato dai critici della comunità internazionale del surf un avanguardista nello shaping delle shortboards, il suo approccio è sempre pronto a mettere in discussione tutto il lavoro fatto fino ad un momento prima nell’ottica di portare alla luce linee innovative, distaccandosi dalla routine a cui eravamo abituati. Insomma, uno con la mente aperta e che non ha paura di sperimentare linee nuove e originali. Celebri sono i suoi shapes come la Vader o la Sci-Fi disegnata su richiesta di Kelly Slater. Quello che ha convinto in un solo colpo, durante una sola riunione, Tomo, Kelly Slater, Rob Machado e l’A.D. di Firewire, è la grossa potenzialità che la CFD e il lavoro di Riccardo hanno di segnare un cambiamento di rotta nell’evoluzione dello shaping nelle tavole da surf. Un approccio scientifico che, grazie a simulazioni generate al computer, permette di verificare il comportamento dinamico dei fluidi durante l’impatto con la superficie rigida di una tavola, con i suoi bordi e le sue linee, prima ancora di passare al test pratico sul campo, ed avere così un’idea sufficientemente precisa di quello che ci si possa aspettare dalle prestazioni di un determinato design. Si tratta di simulazioni virtuali che esistono già da molto tempo, ma per via del loro elevatissimo costo e della loro complessità di calcolo sono state usate fino ad ora solo per la progettazione sperimentale nel campo dell’ ingegneria aeronautica, navale o automobilistica. L’ingegner Rossi ha “solo” avuto l’intuizione e anche l’opportunità di applicare l’intero processo ad una tavola da surf. Le vasche d’acqua normalmente utilizzate per la ricerca “analogica”, risultano obsolete a confronto di questa nuova tecnologia, che utilizza per la processione dei dati di computer molto potenti all’interno di laboratori scientifici. Fino a poco tempo fa, per migliorare un aspetto idrodinamico, l’intuito dello shaper che voleva verificare nuove linee, poteva affidarsi solamente al parere umano di un test sul campo, contaminato però da fattori sia umani che ambientali piuttosto imprevedibili e mai uguali. Insomma, una scienza non così scientifica dal punto di vista del calcolo ma basata sull’esperienza e sulle sensazioni che derivavano dai feedback dei professionisti che testavano il prototipo. Con le simulazioni virtuali cambia tutto, è possibile verificare matematicamente gli effetti che produce una modifica, grande o piccola che sia. Un millimetro di concave in più o in meno sulla stessa tavola, un bordo più o meno affilato, più o meno basso, e così via. Qualsiasi shaper al mondo, anche senza la CFD, avrebbero potuto risponderci che la differenza c’è, spiegandoci cosa comporta un concave più o meno accentuato rispetto ad una tavola dal bottom piatto, ma ognuno avrebbe avuto una propria opinione personale rispetto agli effetti generati da quel millimetro o da quel bordo. La CFD applicata dall’ing. Rossi invece ci può dire che un millimetro in più di concave su un determinato shape incide in un determinato modo. 74

Confronto del trascinamento dell’attrito indotto dal flusso d’acqua sui contorni inferiori dei tre modelli più famosi di Daniel “TOMO” Thomson. Da sinistra a destra: OMNI, Vader e SciFi.


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“ There’s always a way to make a board better, Every board I do is tweaked from the previous one. Even if you make a magic board - the best one you ever had - you can always figure out a way to make that better. If I just keep that mentality, I can always continue to improve my work - Whether It’s a little or a lot - I’m Always moving forward, because there is no ultimate surfboard. It’s just an ongoing evolution that will continue as long as people are surfing.” - Tomo

Cit. da un’intervista a The Surfer Journal 75


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La matematica non è un’opinione. Turbolenze prodotte dai flussi, incisività dei rail, rocker, inclinazioni, lunghezza base e profondità delle pinne, sono ora al vaglio dei suoi studi finanziati da Firewire, la prima grande azienda a livello internazionale che ha ingaggiato Riccardo per sviluppare uno studio che porti a conclusioni Ingegneristiche reali ed inequivocabili, non supposte. Come sempre accade in questi casi, i puristi saranno i primi a ostentare scetticismo di fronte a una tale novità. Dov’è finita l’anima dello shaping? Dove il calore umano delle tavole prodotte in garage? Non bastavano i CNC a rovinare le feste? Ci si mette in mezzo anche la simulazione virtuale. Ma il mondo va avanti e nel futuro a quanto pare non ci sarà così tanto spazio per il calore umano. Il freddo digitale ci avvolge sempre di più, quasi senza che ce ne accorgiamo, già parliamo più sulle chat dei telefonini che di persona. Se preferite il “soul” delle tavole “garage” rimboccatevi le maniche e fatevela o, ancora meglio, andate dal vostro shaper locale e fatevela fare, ne rimarrete più che soddisfatti. Questo non toglie però che la novità esiste, perché gli outline e le scoperte che ne stanno derivando da questi calcoli vi sorprenderanno ed è estremamente probabile che lo stesso shaper o il semplice purista che inizialmente arricciava il naso di fronte ad essa, finirà per assimilarla e farla propria, come con ogni cosa che prima o poi diventa di uso comune. La CFD ha già contribuito a far luce anche su alcuni assunti rimasti immutati per anni. Quella che si pensava potesse essere la linea più veloce ed aderente, come il pin tail di un gun per esempio, si è rivelata anche la più turbolenta, per via dei due grandi flussi dei rail che si incrociano esternamente alla tavola provocando una quantità misurabile di instabilità, dovuta alle turbolenze dei flussi. Un rail delle stesse dimensioni ma con piccoli “wing” invece, dissiperà i due lunghi flussi in tante piccole zone di dispersione di turbolenza, rendendo nel finale, la somma delle turbolenze inferiore al classico pin tail. L’avreste mai detto? A vederlo, un rail del genere sembra la lama di un coltello seghettato, non viene naturale pensare che possa essere più veloce e stabile rispetto a un bordo perfettamente liscio e a “V”. Ma i calcoli non mentono e, alla prova dei fatti, tra l’uomo e il computer vince quest’ultimo. Un altro esempio interessante e convalidato dal CFD sono i bordi dritti. Qui Tomo ci era già arrivato da solo grazie al suo intuito. I bordi dritti scorrono più veloci rispetto alle classiche shortboards, permettendo di non frenare la velocità acquistata, di aprire e chiudere una manovra potente e radicale con meno

volume sulla stessa onda. Il minor volume di una tavola si traduce in prestazioni più performanti ma senza la pecca di “affondare”, in quanto la velocità sull’acqua è maggiore. Le evoluzioni si fanno a piccoli passi e attualmente siamo ancora in fase di studio del nuovo strumento, ma è probabile che di qui a poco vengano fuori tavole con forme nuove. Lo stile che ne può derivare potrebbe essere ancora più estremo e radicale, le manovre aeree saranno assolutamente avvantaggiate da tavole molto veloci e leggere anche in onde considerate “lente”, permettendo di schizzare fuori dai lip molto più facilmente, aprendo eventualmente alle nuove generazioni tutti i trick aerei già presenti nello snowboard e nello skate. In curva ci sarà sempre più modulabilità e velocità elevate, permettendo di sfruttare più parete possibile per darci linee che prima non era possibile ottenere. L’evoluzione analogica è stata sperimentata in lungo e in largo sotto ogni aspetto negli ultimi 100 anni sulle tavole da surf, arrivando quasi al limite tecnologico e umanamente possibile da raggiungere. Alcuni esperimenti si sono rivelati efficaci, come il passaggio dal legno alla vetroresina, il twinfin poi successivamente il truster, il concave ecc. Altri invece furono fallimentari e si sono persi nel tempo in una sorta di evoluzione naturale del surf. L’avvento del nuovo strumento “digitale” ci permette di virtualizzare le forme e trasformarle in matematica, se fino ad oggi la digitalizzazione serviva solo in fase costruttiva per velocizzare la produzione di massa e abbassare i costi di mercato, ora la simulazione digitale sarà parte integrante durante la progettazione stessa. Lo shaper sarà in grado di comprovare le sue intuizioni idrodinamiche vedendole in azione durante la simulazione e rendendosi conto di quello che stia effettivamente modificando. Nev Hyman è stato uno tra i pionieri nell’uso delle macchine “CNC” nella surf Industry, pochi come lui hanno preso così tante critiche durante i primi anni di sperimentazione delle shaping machine. Nel 1989 Nev produce le prime 100 tavole “popup” copiate da un’originale. Queste furono sgradite, chiacchierate e demonizzate. Rispetto ad un’ottica commerciale di una produzione in larga scala. Meno lavoro manuale significava meno shaper all’opera, e di conseguenza meno sperimentazione ed evoluzione. Solamente copie. La standardizzazione era alle porte. Hyman prevenuto dalle critiche che gli si infliggevano difende se stesso addirittura attraverso la pagine di Tracks: “Io ho shapato la tavola originale e l’ho fatto senza una macchina”, diceva Hyman tentando di avvalorare la manualità del suo operato.

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Parte della collaborazione tra l’ing. Rossi e Firewire comportava l’applicazione degli studi di CFD sugli shape già esistenti. In questa immagine, studio del comportamento della SciFi surfata da Kelly Slater a Cloudbreak.

I primi esperimenti con le CNC nel surf in realtà comparirono già negli anni ’70 divenendo parte integrante del processo a metà degli anni ’90 con l’industria di larga scala. Ma è solo nel nuovo secolo che le accuse si moltiplicarono verso i produttori. La coscienza comune era ormai totalmente conscia della produzione seriale. La critica al CNC si basava fondamentalmente sul punto di rottura tra il “fatto a mano” e il “pop-up seriale”, ovvero sull’etica di come viene creata una tavola da surf. La calda mano d’opera che produce un oggetto unico in quanto fatto da chi come te vive per le tue stesse emozioni, si opponeva contro il freddo, preciso e seriale oggetto industriale. Questo è sempre stato il punto di partenza dello scontro. Caratteristiche strutturali delle tavole a parte, la filosofia dell’oggetto era il punto di rottura. Oggi, anno 2017, siamo già altrove e a breve questo scontro sarà parte del passato. Sono ormai tantissime le “surf community” in rete sparse in tutto il

mondo. Così come per la musica, video e immagini anche i “CAD” delle tavole vengono scambiati, comprati e modificati. Questo ci permette di portare il file dal nostro shaper di fiducia e farcelo comodamente stampare tale e quale all’originale che abbiamo visto, oppure modificato a nostro piacimento. Potrebbe anche verificarsi un ritorno non seriale e non standardizzato nell’acquisto delle tavole, sostituito da questo nuovo tipo di tecnologia “swap” già oggi alla portata di tutti. I CNC al servizio dei progetti singoli? Le major potrebbero guadagnare vendendo la loro esperienza di sviluppo anche come file CAD? Difficile dirlo. Quello che penso è che la nuova frontiera del surf, rimarrà sempre il surf. L’uomo si sa, non si è mai accontentato e non incomincerà oggi, la ricerca delle prestazioni più estreme è da sempre usata per aumentare il livello della sfida alla quale non riusciamo a sottrarci. Nel nostro caso, Il mare e le sue onde.

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Surfboards e CFD

Intervista all’ing. Riccardo Rossi

Puoi spiegare in parole semplici cos’è la CFD? CFD è l’acronimo di Computational Fluid Dynamics, traduzione inglese per Fluidodinamica Computazionale. È una branca piuttosto recente della fluidodinamica in cui i computer vengono utilizzati per svolgere ciò che noi chiamiamo in gergo scientifico “esperimenti numerici”. Fino a circa venti anni fa, infatti, l’unica modalità per studiare ad esempio il flusso aerodinamico attorno ad un aereo o ad un’autovettura era svolgere dei test in galleria del vento, poiché le equazioni che governano il moto dei fluidi sono troppo complicate per poter essere risolte analiticamente in tali circostanze. Con l’avvento delle tecnologie informatiche e delle scienze computazionali, ci si è resi conto che era possibile ottenere una soluzione approssimata di tali equazioni attraverso i computer. Grazie a questa tecnologia, quindi, quando un progettista necessita di analizzare o stimare le prestazioni di una nuova forma oggi può da una parte svolgere dei test sperimentali e dall’altra eseguire, appunto, degli esperimenti virtuali attraverso le simulazioni CFD. Entrambe le tecnologie presentano ovviamente sia vantaggi che svantaggi e generalmente è solo utilizzandole entrambe che il progettista è in grado di ottenere i risultati più completi e accurati.

design meno convenzionali e più innovativi. Come è nato il tuo interesse per questa disciplina e come hai sviluppato queste competenze? Inizialmente, da grande appassionato di motori, mi sono iscritto ad ingegneria con il solo obiettivo di poter lavorare un giorno in un’azienda produttrice di auto o moto sportive, ma dopo i primi corsi specialistici nell’ambito della termofluidodinamica ho iniziato ad appassionarmi agli aspetti più scientifici della materia. Così dopo la laurea mi sono iscritto al corso di dottorato, in cui ho potuto approfondire tutte queste tematiche. Conseguito il dottorato ho poi continuato a lavorare in università come ricercatore a contratto ed ho quindi avuto l’opportunità di sviluppare ulteriormente queste competenze anche grazie ad un lungo periodo trascorso come ricercatore in visita presso la Stanford University, vicino a San Francisco, dove peraltro è nata la mia passione per il surf. Sembra quasi incredibile che nessuno ci avesse ancora pensato. A te come è venuta l’idea di applicare la CFD alle tavole da surf? La prima volta in cui ho pensato a questa possibilità è stato proprio mentre stavo lavorando a Stanford, circa 3-4 anni fa. Dovevo comprare una nuova tavola e a suo tempo surfavo prevalentemente delle Channel Island. Dato che sono sempre stato un grande fan di Dane Reynolds, ero interessato al modello “4” e mentre cercavo online un po’ di informazioni su quel particolare design mi sono imbattuto in uno degli episodi di “Shred Show”. Chris Grow, il conduttore dello show, ad un certo punto del video si mise a parlare in dettaglio di come l’acqua si muoveva attorno alle “wing” (delle piccole rientranze nel profilo posteriore della tavola, NDR) così ho pensato “come può sapere che l’acqua si comporta esattamente in questo modo? Magari usano la CFD per progettare le tavole”. Per mia grande fortuna non era così e questo mi ha permesso di applicare la CFD al design delle tavole e delle pinne per la prima volta grazie all’interesse da parte di Firewire e Sequoia.

Pensi quindi che questa sia la stessa ricetta da applicare al design delle tavole da surf, test e sperimentazione da un lato e simulazioni dall’altro? Attualmente si. Non vedo la possibilità che la CFD possa al momento sostituire completamente il processo di sviluppo delle tavole per “tentativi ed errori” svolto dallo shaper insieme ad un surfista professionista. E non solo per l’importanza dell’esperienza custodita dallo shaper, ma anche per la complessità legata alla dinamica del surf, che difficilmente può essere replicata in tutti i suoi aspetti e senza approssimazioni nelle simulazioni. Per cui ciò che vedo possibile, e a cui stiamo lavorando con Firewire e Sequoia, è la possibilità di utilizzare la CFD nelle fasi iniziali del design delle tavole e delle pinne per supportare e integrare il lavoro tradizionale dello shaper e ridurre il numero di iterazioni necessarie per lo sviluppo delle nuove tavole, ma anche di dare allo shaper la possibilità di liberare la sua creatività e di esplorare

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Validazione alla vecchia maniera... Filippo Orso testa la nuova Orso Pro Model sviluppata con Sequoia. Foto Ludovica Robaudo

Riccardo Rossi in compagnia di Kelly (sopra) e insieme a Marcello Zani di Sequoia e Tomo (a destra).

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Come è nata la collaborazione con Firewire e Sequoia? Dopo aver svolto i primi test in modo indipendente per verificare le potenzialità del modello CFD, ho preparato ed inviato a diverse aziende una breve presentazione che mostrava i risultati ottenuti e come la simulazione consentisse di analizzare le caratteristiche e le eventuali modifiche al design di una tavola in un dettaglio mai visto prima. Firewire e Sequoia sono state tra le prime due aziende a rispondere e con le quali ho iniziato a lavorare fin da subito. La tua intervista con Chris Grow pubblicata su YouTube attraverso il sito di Firewire ha già raggiunto 35k visualizzazioni. Ti aspettavi un tale successo? Devo dire di no e sono rimasto assolutamente sbalordito dal riscontro che abbiamo avuto. Non solo in termini di visualizzazioni, ma soprattutto per i commenti prevalentemente positivi. Mi aspettavo infatti molte più critiche e in fondo anche indifferenza da parte di una comunità come quella dei surfisti che credo sia decisamente meno appassionata agli aspetti tecnici rispetto a quanto può succedere, ad esempio, nel mondo dei motori. E invece abbiamo ricevuto commenti molto entusiasti e solo pochissime critiche. Che tipo di critiche? Prevalentemente commenti in cui si criticava il fatto che nel modello non si considera per esempio l’effettiva dinamica dell’onda o il peso e la posizione del surfista sulla tavola. Pensi che tali critiche abbiano un senso? Assolutamente si, sono sicuramente sensate. Ma la mia risposta a tali critiche essenzialmente e’ “qualcosa è meglio di niente”, ovviamente nella misura in cui siamo in grado di dimostrare che il modello ha una sua coerenza ed una sua utilità. In F1, ad esempio, anche prima dell’uso della CFD lo sviluppo aerodinamico avveniva in un ambiente controllato come la galleria del vento. Nel caso del surf, invece, tutto si basa sulle intuizioni e le congetture dello shaper e sulle sensazioni di chi prova le tavole, sensazioni che a loro volta dipendono dalle condizioni delle onde, dalla marea, dal vento etc. e non e’ quindi possibile sapere se le differenti caratteristiche di una tavola possano essere effettivamente attribuite alle modifiche fatte ad un particolare aspetto del design. Detto questo, mi piacerebbe anche vedere lo stesso tipo di senso critico quando gli shaper parlano di “effetto venturi” o “getti d’acqua” nei video di lancio di una nuova tavola (ride, NDR). Credi quindi che “prove sperimentali” significative non siano percorribili nel mondo del surf? Non in passato. Ma con l’arrivo delle onde artificiali si sono aperte nuove possibilità per un ciclo di sviluppo in cui i nuovi design pensati e concepiti dagli shaper possono essere in primo luogo sviluppati con l’aiuto della CFD per poi essere testati in un ambiente controllato e ripetibile come quello delle wave pools prima di arrivare alle prove in mare. Quando ho incontrato Kelly ho colto l’occasione per dirgli che il test che mi piacerebbe svolgere è di lavorare ad una versione modificata di uno dei modelli di Slater Design attraverso la CFD per poi fargli testare “alla cieca” le due tavole, originale e non, nel suo ranch e fargli compilare infine un questionario sulle sue sensazioni da confrontare con i risultati ottenuti dalla CFD in termini di resistenza, portanza dinamica, flusso attorno al rail etc. 80

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Validazione del modello. Simulazione delle idrodinamiche di una tavola da surf. Roberto D’Amico. Foto Fabio Palmerini.

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A proposito, parlaci un pò dell’incontro con Kelly… È stato molto interessante e surreale allo stesso tempo. Ci siamo incontrati in un ristorante vicino alla sede di Firewire, a Carlsbad, ed abbiamo parlato per quasi un’ora. All’inizio pensavo si sarebbe fermato per pochi minuti, ma dopo aver iniziato a mostrargli i risultati che avevo ottenuto dalle simulazioni di alcune delle tavole di Slater Design disegnate da Tomo il suo interesse e’ cresciuto al punto da voler conoscere tutti i dettagli del modello CFD per capire come potrebbe essere utilizzato per alcuni nuovi design a cui sta lavorando. Lavorare con un innovatore come Tomo deve essere altrettanto eccitante Si è così. Daniel non è solo uno shaper straordinario ma anche un grande innovatore. Senza la sua mentalità aperta e l’interesse che ha mostrato per la CFD sin dal primo dei nostri incontri in Firewire non sarebbe stato possibile iniziare questo progetto. È stato il primo shaper con il quale ho lavorato e condividere e discutere con lui i risultati CFD delle sue tavole più iconiche e vedere che alcune delle sue intuizioni sono state confermate delle simulazioni è stato molto gratificante. Il fatto che le simulazioni abbiano confermato le sue intuizioni potrebbe però far pensare che il modello di calcolo non sia in fondo necessario Si, ma un conto è avere una intuizione nella giusta direzione di un particolare design ed un altro è poter ottimizzare e rendere il più possibile efficace tale intuizione. Se prendiamo ad esempio la curva del rocker, sappiamo tutti che un rocker più aggressivo consente da una parte di adattare la tavola alla curvatura delle onde ma dall’altra riduce la portanza dinamica sviluppata dalla tavola ed è quindi necessario trovare un equilibrio. Grazie alla CFD, la portanza dinamica può essere calcolata e quantifica-

Simulazione degli effetti del concavo su una tavola. A confronto un modello high performance e un modello per small waves

ta al variare della curva del rocker ed in questo modo è possibile ottenere il miglior bilanciamento possibile per quella particolare tavola concepita per quelle specifiche condizioni d’onda. Ci sono poi altri aspetti del design delle tavole che a volte vengono mal interpretati, come ad esempio i canali. Spesso, infatti, gli shaper associano ai canali la possibilità di incrementare la presa sull’acqua in fase di manovra, mentre le simulazioni mostrano che in realtà il loro effetto e’ principalmente quello di diminuire l’attrito tra acqua e tavola attraverso un meccanismo ben preciso e associato ad una manipolazione passiva del cosiddetto “strato limite” che si crea appunto sulla superficie della tavola. In questo momento stai ancora lavorando con Tomo? No, al momento ho da poco iniziato a lavorare con Dan Mann. Anche se meno conosciuto dal grande pubblico, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti, Dan è tra migliori shaper della scena Californiana ed i suoi modelli sono tra i più venduti nella gamma Firewire. A breve avrò inoltre l’opportunità di lavorare con Rob Machado, per il quale ho da poco eseguito un test preliminare della suo nuova tavola “Go Fish”. E per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti? Al momento sto lavorando in esclusiva per Firewire e Sequoia per quanto riguarda le tavole e con Futures per quanto riguarda le pinne, ma recentemente sono entrato in contatto anche con un’altra importante società. Al momento non posso dare altri dettagli, ma diciamo che è possibile che in futuro anche chi scivola sulle onde in altri modi potrebbe trarre beneficio dalle simulazioni.

Simulazione dello scorrimento dell’acqua sulla superficie della tavola


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In un anno in cui si è parlato principalmente di Mick, Stephanie e Chippa, è ancora incredibile vedere un ragazzino come Leon Glatzer, cresciuto in pantaloncini, volare in cielo sulla sua tavola ricoperto da più di 6 millimetri di neoprene. Tre settimane di aggiornamenti quotidiani tra telefono e previsioni, si sono tradotti in alcune delle migliori condizioni che questo tratto di costa possa regalare.

Le isole Lofoten, nel nord della Norvegia, sono il luogo dove molte tempeste hanno origine, il che significa che avrai un’alta probabilità di rimanere bloccato al riparo proprio mentre stai cercando di andare a caccia una mareggiata perfetta. I venti, e il fatto che in pieno inverno hai solo un paio d’ore di luce al giorno, rendono quasi impossibile riuscire a beccare onde belle in un determinato periodo di tempo. La pazienza, qui, è la tua migliore alleata. Oltre al caffè… un bel pò di caffè caldo.

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Abbiamo seguito i movimenti di questa mareggiata fuori dall’ordinario, e accompagnata da venti e meteo favorevoli, per più di una settimana prima di deciderci a ufficializzare la chiamata, e sapevamo che, come con ogni mareggiata a basso periodo, anche la minima variazione nelle previsioni meteo avrebbe potuto decretare il fallimento dell’operazione, rendendo le onde insurfabili. Ma siamo stati fortunati... o bravi a leggere le previsioni, se preferite. Qualunque sia delle due, per Leon lanciarsi in air massicci e fare manovre radicali ai tropici era una cosa normale, fare tutto questo nell’artico è qualcosa di totalmente differente. Devi adattarti alla situazione e imparare minuto dopo minuto, ma anche realizzare che con 8 millimetri di neoprene è impossibile sentire i piedi sulla tavola.

A Leon ci sono volute un paio di onde prima di riuscire a ritrovare la giusta posizione dei piedi sulla tavola e cominciare a chiudere le manovre. Quella che sembrava una sezione difficile è diventata in breve tempo una rampa su cui lanciare la propria silouhette contro uno sfondo di montagne ricoperte di neve. Per tre giorni di fila abbiamo nuotato e surfato una sinistra perfetta nell’ormai famosa Unstad Beach senza nessun’altro nei paraggi. Queste acque si sono affollate negli ultimi due anni, ma c’è ancora una carenza di talenti in giro, percui le lineup si svuotano non appena le onde diventano overhead.

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Quando vivi in queste regioni del mondo ti abitui al freddo come ad una sorta di piacevole dolore. Ti abitui a togliere e indossare la muta mentre soffiano venti impetuosi, così come ti abitui a gestire la condensazione e la porta ghiacciata della tua abitazione. Quello che per noi è routine quotidiana viene visto come magia pura da parte dei visitatori, come il fatto di portare un thermos di acqua calda per le mute gelate, o come evitare di fare la duck dive come fosse la peste, o ancora mettersi e togliersi la muta in una manciata di secondi. Louis, il nostro filmer, che aveva nuotato per due ore in condizioni gelide e overhead al mattino, ha subito conosciuto la dura realtà di questo posto e ha dovuto filmare la seconda session del giorno da terra a causa della stanchezza. Nemmeno la più grande porzione al mondo di stufato di balena avrebbe potuto cambiare le cose. Il tuo corpo comincia a risucchiare tutto il sangue dalle dita e dai piedi per mantenere attivi gli organi vitali quando nuoti a queste temperature, e dopo un po’ comincia a spegnere alcune funzioni, rendendo difficile parlare, pensare rapidamente o addirittura sentire il freddo. Nel giro di un’ora e mezza sei costretto a usare entrambe le mani anche solo per schiacciare il piccolo pulsante della camera, oppure non senti più i piedi, perché non hai più il sangue né la forza né alcuna sensazione tattile nelle dita e nei piedi. Per Leon, surfista cresciuto in Costa Rica con origini tedesche, il viaggio alle Isole Lofoten è iniziato con un “mi vedrei bene a vivere qui” quando eravamo ancora in macchina, fino a diventare un “per nessun motivo al mondo”, dopo essere entrato in acqua, e finire con un “forse potrei pensare a una sorta di rifugio qui” dopo aver provato il surf. Queste isole sono una calamita per le anime creative, e le comunità locali sono un mix di pescatori, artisti, cercatori di emozioni e vagabondi. Vedere tutti i pezzi incastrarsi insieme e l’entusiasmo sulla faccia di Leon mente remava nelle acque gelide è tutto ciò che chiedevamo. Un trip iniziato con la mentalità del “prendiamo quello che viene” si è trasformato in un qualcosa che sembrava uscito direttamente da una favola vichinga, con momenti ed emozioni che difficilmente si vedono in queste parti del mondo. Condizioni glassy, pulite e con buona misura sono rare quassù, per non menzionare gli occasionali cieli blu che abbiamo avuto la fortuna di avere per tre giorni consecutivi. Ripensando ai momenti trascorsi insieme, non è difficile spiegare alle persone perché ci spingiamo là fuori. Semplicemente perché amiamo farlo.

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Immagina un luogo in cui la città proietta le sue ombre nel mare. Dove le spiagge di sabbia bianca scompaiono in acque blu brillanti e le acque stesse si piegano formando alcune delle migliori onde della terra. Dove il cibo è sano e la gente è gentile. Immagina uccelli che cantano e palme che oscillano nella brezza. Ora, immagina che non sia tutto un cliché, c’è un equilibrio in tutte queste cose. Immagina che questo posto abbia nightclubs e torte farcite con carne e salse. Immagina feste ogni sera, immagina i casinò. Immagina di vedere l’alba. Ora smetti di immaginare. Questo posto esiste e si chiama Gold Coast. Leonardo Fioravanti ci ha passato momenti radicali insieme ai suoi compagni del team Quiksilver.




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Storie di vino, di onde e grandi sogni Di Irene Bellucci

ZIOBAFFA è molto più che un semplice vino: è un progetto che celebra la tradizione vitivinicola e la cultura del surf in Italia.


C’era una volta un gruppo di ragazzi con un sogno: seguire le onde e sentire la forza del mare entrare improvvisamente nel corpo, come una scossa. E’ quasi paradossale come tutto questo si possa legare all’atto conviviale di bere un bicchiere di vino ma, la cultura del surf insegna anche questo e lo esprime nel concetto di “Aloha”, che nella lingua hawaiiana significa affetto, amore e condivisione. In questa stessa parola è riassunta la storia di Piergiorgio Castellani, di Jason Baffa e di tutti gli altri che, nel 2012, hanno dato vita al progetto ZIOBAFFA. Come in tutte le storie che si rispettano, si deve partire dall’inizio, da un luogo, da una sensazione e dal classico ”C’era una volta…”.


Nella zona di Pisa, il mare e i vigneti si guardano negli occhi, come due innamorati, vicini, ma mai abbastanza per toccarsi davvero, separati dalle colline e da una lingua di sabbia: mare e vino, vino e mare, uniti, in armonia perfetta. Forse il destino, forse un pizzico di follia ma l’incontro di questi due mondi è magia, come nelle amicizie più belle, vere ed intense. L’amore per il mare legava insieme tutti gli artefici di questo sogno: Jason Baffa, documentarista californiano ed un gruppo di surfisti esperti, curiosi di raccontare e di vivere il surf in Italia. Per fare surf in Italia, bisogna avere passione, bisogna credere in un sogno e aspettare che si realizzi; aspettare le onde, perché si sa che, prima o poi, arriveranno. Seguendo le onde hanno percorso le coste del Bel Paese scoprendo la bellezza a volte sottovalutata dell’attesa e proprio in attesa delle onde, hanno iniziato a “vivere all’italiana” e a percepire la magica forza di questa terra. Da questo è nato il documentario “Bella Vita”, che cuce insieme tanti elementi apparentemente distanti anni luce tra loro. ZIOBAFFA nasce dall’incontro di questo modo di vivere con i valori della cultura italiana, fatta di sapori e di tradizioni tramandate generazione dopo generazione. Si sa, il vino è da sempre sinonimo di condivisione, di amicizia ed è insostituibile sulle tavole italiane. La tradizione della produzione di vino sul nostro territorio è secolare e cambiare il modo di vedere un’azienda vitivinicola non è facile, ma per ottenere grandi risultati, bisogna sempre sognare in grande. Piergiorgio Castellani non si è mai messo freni in questo: con lui lo stereotipo che si ha del produttore di vino “classico” si ribalta completamente e si scopre una persona poliedrica ed eclettica. Piergiorgio ha sposato all’istante il progetto ZIOBAFFA mettendo a disposizione tutta l’esperienza che la famiglia Castellani ha nella produzione di vini. Nella figura di Piergiorgio tradizione ed innovazione si fondono e si proiettano nel futuro. Il vino ZIOBAFFA è molto di più di un semplice vino: è un’idea, un progetto, una passione, un modo di vivere si potrebbe dire.


Un vino da un sapore autentico arriva alle persone per la sua semplicità e ZIOBAFFA è così: semplice, senza bisogno di definizioni. Dietro a questa semplicità e immediatezza, però c’è un’universo di entusiasmo e di storie che si intrecciano tra loro: storie di vini e vigneti, ma anche di mare e di surf. Tutti i vini ZIOBAFFA, Prosecco, Pinot Grigio e Toscana Rosso sono prodotti con tecniche sostenibili per la salvaguardia dell’ambiente. Pensare alle generazione future è diventato l’obiettivo principale di tutti quei prodotti che, come ZIOBAFFA, si fanno portavoce di un cambiamento necessario nel modo di produrre vino. La passione è qualcosa di difficile definizione ma è facile riuscire a percepirla: ci sono persone che la sanno trasmettere e tutto ciò che riguarda i vini ZIOBAFFA emana questa incredibile forza. E’ impossibile non aver voglia di scoprire ancora di più. Forse facendo un passo indietro ed osservando l’Italia con altri occhi, ci renderemmo conto dei tanti tesori e della bellezza di tutto quello che ci circonda. Potremo rimanere stupiti dal significato profondo che si nasconde nel semplice gesto di offrire un bicchiere di vino da condividere in compagnia e godere di quell’istante di pace. Un falò, una spiaggia, il suono di una chitarra e un sorso di buon vino: per un attimo, tutto, ma proprio tutto, sembra perfetto. www.ziobaffa.com

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SPECIALE

Il concetto di surf camp così come lo conosciamo oggi si è evoluto in modo compiuto nell’arco degli ultimi 15-20 anni, non che prima non esistessero i surf camp ma di certo rappresentavano ancora un concetto piuttosto rudimentale. Strutture che offrivano alloggi e in alcuni casi rari altri servizi, le quali nel corso del tempo e degli anni si sono rafforzate, misurandosi con la concorrenza sempre più pressante, fino ad offrire ogni tipo di servizio e diventare quelle che conosciamo al giorno d’oggi. Oggi il tipico surf camp offre, oltre all’alloggio, diversi tipi di servizi, alcuni generici o adattabili ad ogni location, come i corsi di surf, le escursioni, i day trip, lezioni di yoga e quant’altro, altri servizi invece legati alle particolarità del luogo, come le gite sui cammelli, escursioni extra surf per fare un bagno sotto le cascate, massaggi orientali e addirittura day trip in secret spot. E’ però negli ultimissimi anni che si è potuto as-

sistere a un vero e proprio boom dei surf camp spuntati come funghi in tutto il mondo, complice anche la crisi economica internazionale che ha spinto molti surfisti rimasti senza lavoro a reinventarsi e rifarsi una vita altrove investendo i propri risparmi in un’attività che è frutto della propria passione. Sono ormai davvero pochi gli angoli del mondo dove non sia possibile trovare un surf camp, il boom delle nascite ha indotto a esplorare località ancora vergini dove poter essere i primi ad arrivare per fondare il proprio surf camp. Il che non è sempre un male, se pensate che il flusso turistico generato dai surf camp e l’indotto economico si traduce anche a favore di una maggior ricchezza delle comunità locali, e in alcuni casi arriva a diminuire persino il tasso di mortalità legato a motivi futili nell’ottica di una società moderna, ma affatto scontato in una comunità primitiva e priva di risorse.

Solo fino a qualche anno fa, in zone remote dell’Indonesia per esempio, l’unico modo di curarsi in caso di malattie o infortuni era grazie all’assistenza occasionale fornita dalle barche di surfisti di passaggio. Senza il loro aiuto, guarire da alcune malattie avrebbe richiesto un processo più lungo o non si sarebbe potuto guarire affatto. Molte di queste situazioni appartengono ormai al passato, grazie anche all’avvento dei surf camp, che se è vero che traggono vantaggio dalle risorse naturali di un luogo, è anche vero che provenendo da una società e cultura più civilizzata, portano strumenti e conoscenze utili alla comunità locale. I surf camp sono ormai ovunque e spesso a pochi

passi dai migliori spot al mondo, sono frequentati non solo da principianti ma anche da surfisti esperti, che spesso optano per il camp per sentirsi in un ambiente più a loro vicino e familiare, oltre che per la comodità della location e dei servizi offerti. Spesso si confonde il concetto di surf camp con quello di surf school. Nella maggior parte dei casi la scuola surf è uno dei servizi offerti agli ospiti del camp, ma scegliere un surf camp non significa dover necessariamente fare un corso di surf. Se sei un principiante in cerca di un camp con corso di surf annesso però assicurati che il camp abbia tutte le autorizzazioni necessarie per farlo, al fine di evitare spiacevoli esperienze.


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poco tempo molteplici esperienze. Ci sono surf camp di tutti i tipi tra cui scegliere, da quello dove ancora l’elettricità e l’acqua sono razionate, a quelli dotati di accomodation e servizi di qualità. Ce ne sono migliaia ormai in tutto il mondo e spesso decine in una stessa location. Quelli che vi segnaliamo nelle pagine seguenti sono solo una minima parte selezionata in base alla nostra esperienza, da cui puoi trarre spunto per il tuo prossimo trip. Il fattore chiave nella scelta di un surf camp rimane sempre la posizione del camp e la professionalità dei servizi offerti. La cosa importante da tenere a mente nella scelta di un camp è valutare attentamente la presenza di tutti i servizi di cui si ha bisogno, dopodiché non resta che fare le valige e godersi la vacanza.

FOTO ROBERTO MONTANARI

Affidarsi a un buon surf camp può risolvere tanti problemi logistici ed evitare notevoli perdite di tempo, massimizzando il tempo in acqua. Lo scopo principale di un buon camp è quello di offrirti un’esperienza indimenticabile e farti surfare più possibile rimanendo sempre vicino alle onde. L’esperienza in un camp poi, può essere perfino migliore per un surfista di quella in un hotel di lusso. Certo, l’avventura è bella, e sarebbe ancora più bello avere tutto il tempo del mondo a disposizione per esplorare nuove destinazioni in autonomia, ma non sempre questo è possibile e anzi, sempre più spesso, il tempo a disposizione è sempre meno e allora perchè sprecare quell’unica settimana o due di ferie per una semplice presa di posizione? Il surf camp può essere la soluzione giusta, trovi persone con la tua stessa passione che ti possono dare le dritte giuste, puoi scegliere i servizi che ti interessano, come solo il pernottamento o anche il corso di surf se sei alle prime armi, e usufruire dei tanti altri servizi e iniziative offerte, concentrando in


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Pure Surfcamps Buggerru Surfschool

Santa Cruz Surflodge Portugal by Puresurfcamps

DOVE La surf house si trova nella pittoresca località balneare di Buggerru, sud ovest Sardegna, situata a soli 300 mt dallo spot, località ideale per trovare relax lontano dalla folla, in un ambiente sorprendente per amicizia e professionalità. Nei dintorni si trovano numerosi surfspot con onde per tutti i livelli.

DOVE Strategicamente situata nella cittadina di SantaCruz, tra Ericeira e Peniche, sulla costa occidentale del Portogallo, con un ottimo e consistente beach break di casa e oltre 30 spot nelle immediate vicinanze e Lisbona a solo un’ora di distanza. Home breaks sono SantaCruz e Praia Azul, sede di una tappa annuale del circuito WSL QS3000.

STORIA Splendida e curata Surfhouse fondata dalla leggenda locale Simone Esposito, uno dei primi surf coach dell’Isola e detentore del brevetto I.S.A 2 . Simone ha unito la sua passione per il surf e per l’insegnamento ad un’ottima struttura ricettiva al fine di garantire agli ospiti corsi di surf di alto livello/attenzione e sicurezza in un ambiente curato e confortovele.

STORIA Nuovissima struttura di fresca apertura, dotata di tutti comfort, ampio giardino con piscina camere doppie, quadruple e multiple, wifi e web tv. Surf lodge specializzata in corsi surf per tutti i livelli. Fondata dal longboarder italiano Andrea Sonato e dal local coach Bernardo Monteiro in collaborazione con Puresurcamps.

SERVIZI E ATTIVITA’ La Surfhouse dispone di tutti comfort di cui un surfista ha bisogno in vacanza; camere doppie, e triple, un ampia zona tv dotata di wifi ed una cucina attrezzata sempre a disposizione degli ospiti del surf camp. La scuola surf offre corsi di surf per tutti i livelli da lezioni per principianti assoluti a corsi per surfisti intermedi, sia lezioni mirate per surfisti esperti che vogliano migliorare il proprio livello di surf. Surfguiding operativo per i surfisti più accaniti tutti da Ottobre a Aprile. Noleggio surfboards e gommone. Gite in gommone.

SERVIZI E ATTIVITA’ Accomodation: camere per tutte le esigenze, doppie, quadruple e una multipla da 6. I letti dispongono di lenzuola e cuscini. Asciugamani inclusi. Soggiorno con grande schermo TV con surf movies, surf contest in diretta streaming e le vostre foto di surf dalla settimana! Mini bar interno dove potrete prendere una birra da sorseggiare in compagnia o per rinfrescarvi al sole nel giardino di fronte alla piscina. Atmosfera rilassata e accogliente. L’ampio giardino e la piscina privata vi permetteranno di rilassarvi al sole dopo una lunga giornata di surf. Il team sarà a completa disposizione 24/7 per assicurarvi il miglior soggiorno durante le vostre preziose vacanze. Surfschool: tutti i coach hanno certificazione ISA L2 o FPS e qualifica lifeguard I.L.S. Grazie all’esperienza acquisita vi insegneranno a fare surf in maniera veloce e sicura. Il materiale fornito è di primissima qualità; lezioni pratiche e teoriche con o senza video coaching a seconda del livello per velocizzare e massimizzare i vostri miglioramenti. Noleggio tavole disponibile in bassa e media stagione. Surfguiding/ALL YOU CAN SURF: In bassa e media stagione servizio “All You Can Surf” per surfisti intermedi ed avanzati, una mix fra corso avanzato e guiding per i surfer più assatanati! Trips ed escursioni in occasione dei contest per vedere i migliori surfer del mondo in azione, così come gite a Nazarè, lo spot che detiene il record mondiale per onde giganti.

COME ARRIVARE Per chi arriva da Cagliari la strada più comoda è la S.S.130 in direzione Iglesias. Il percorso richiede circa 1h 45min per 90 km. Seguendo le indicazioni verso Fluminimaggiore, dopo 2.5 km si svolta per Buggerru e si arriva dopo circa 12 km. Per chi arriva da Sassari si percorre la S.S. 131 e si gira per Terralba-Marrubiu, si prosegue per Guspini, Arbus e da qui si procede in direzione Fluminimaggiore e successivamente Buggerru. Pick up disponibile su richiesta da Cagliari (aeroporto, stazione treni, o arrivi marittimi) o Carbonia/Iglesias (stazione dei treni o dei bus) fino a un massimo di 6 passeggeri. CONTATTI Website: www.puresurfcamps.it/surfcamp/surfcamp-sardegna email: info@puresurfcamps.it Tel +393281773554

COME ARRIVARE Santa Cruz è facilmente raggiungibile dall’aeroporto di Lisbona sia in macchina (50min circa) sia con il nostro servizio di navetta/shuttle. CONTATTI Website: www.puresurfcamps.it/surfcamp/surf-camp-lodge-santa-cruz-portogallo email: info@surflodgesantacruz.com Tel +39 3281773554 / +351 938679637

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Blue Waves Surf House

Mauka Lodge Paddle & Surf Retreat

DOVE Le surf house Blue Waves si trovano in Marocco, ad Anza e a Tamraght, località accoglienti e con una cultura del surf crescente, che le rendono luogo ideale per trascorrere una vacanza indimenticabile in Marocco. Qui si trovano alcune delle condizioni di mare più consistenti della regione, che vanno dalle onde per i beginner fino a grandi onde per i surfisti esperti. Le surf house Blue Waves si trovano solo di fronte alle onde, quindi tutto quello che dovete fare è mettere il neoprene, afferrare la tavola e andare in acqua!

DOVE Mauka Lodge si trova a 5 minuti in auto dai principali spot di Ericeira come Ribeira D’ilhas, Coxos (point break) e Foz do Lizandro (beach break). Il villaggio di Ericeira si trova a soli 6 minuti dal Surf Camp Mauka. Il Lodge si trova su un acro di foresta naturale, dove il profumo dei pini e i canti degli uccelli locali consentono una connessione senza sforzo alla natura. STORIA Mauka Lodge è nata nell’agosto 2015 come un rifugio dedicato a surf e stand Up Paddling. Ideale per i surfisti che desiderano essere circondati dalla natura e cercano un luogo più privato per soggiornare lontano dalla folla. Luogo perfetto per rilassarsi dopo una divertente giornata in surf. Tiago Silva, il direttore, vi consiglierà dove andare a fare surf ogni giorno e vi darà suggerimenti su ristoranti, vini portoghesi e negozi locali. Il lodge è ideale per famiglie ma anche viaggiatori individuali che vogliono vivere la vera esperienza del “vivi come un locale”.

STORIA Blue Waves Surf House nasce da un sogno personale pieno di speranza e di passione per il surf. Tono e Bruno sono i surfisti che volevano costruire qualcosa che permettesse loro di surfare più a lungo. Si stabilirono in piccoli villaggi di pescatori incantevoli della costa atlantica marocchina, questo angolo del mondo non gode solo i migliori spot, offre anche un’esperienza unica. In attesa del momento migliore per surfare, potrete bere il tè, guardare le onde, rilassarvi al tramonto nella strepitosa terrazza chill-out.

SERVIZI E ATTIVITA’ Molteplici sono le attività offerte: Lezioni di Surf & SUP Noleggio Surfboard e SUP rentals (da softboard a tavole high performance) SUP Yoga Retreats Uso gratuito di Mountain Bikes Slackline Equipaggiamente per Outdoor e Fitness Airport transfers Navette per la città 24h

SERVIZI E ATTIVITA’ Blue Waves offre una serie completa di pacchetti adatti a ogni esigenza con l’unico scopo di offrire un’organizzazione perfetta per le vostre vacanze Marocco affinchè siano memorabili. Il team Blue Waves è super appassionato di surf e sempre pronto a condividere la propria passione con tutti gli ospiti. Sempre a vostra disposizione per proporre svariati servizi e mostrare i migliori spot surf del Marocco, la natura e la cultura marocchina. Il concetto di Blue Waves è diverso, la surf house come seconda casa, pensata con cura, per coloro che sono alla ricerca di qualcosa in più. Accomodation in diverse tipologie di sistemazione: camere condivise e camere private. Le camere comuni hanno la cucina, il soggiorno e una terrazza incredibile, tutte rigorosamente con vista sul mare. Lezioni di Surf, guida esperta per visitare i migliori spot e noleggio attrezzatura. Escursioni (Paradise Valley, Imsouane, Agadir Souk,ecc.) e diverse attività extra (percorso cammello, massaggi, Yoga e altre attività). Non ci sarà mai modo di annoiarsi.

COME ARRIVARE Mauka Lodge offre un servizio navetta privato da e per l’aeroporto di Lisbona (tempo medio di 35 minuti). E’ possibile anche raggiungere la struttura con metropolitana e autobus. Un’altra opzione è quella di noleggiare un’auto, questo è il modo migliore per muoversi liberamente, in ogni caso Mauka troverà la soluzione migliore per raggiungere il Lodge.

COME ARRIVARE Molte compagnie aeree volano direttamente su Agadir e molte di più su Marrakech. Tempo di volo approssimativo per arrivare in Marocco dall’Europa compreso tra 3-4 ore.

CONTATTI Indirizzo: Rua Alto da Cabrita, Santo Isidoro, 2640-054, Mafra Tel +351 911 155 270 Email: info@maukalodge.com Website: www.maukalodge.com

CONTATTI Email: Italy@bluewavesmorocco.com Tel +39 331 1194715 Website: www.bluewavesmorocco.com

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Surfintrip Camp

Australia Surfaris

DOVE Surfintrip Camp si trova a Corralejo, Fuerteventura, punto di riferimento per il surf di tutta l’isola e il più importante centro turistico circondato da spiagge e dune di sabbia finissima (Parco Naturale de las Dunas de Corralejo). Dal camp, infatti, è possibile raggiungere facilmente i migliori surf spots, sia quelli situati a nord est, come il Burro e Flag Beach, sia quelli a nord/nord ovest di Fuerteventura, come Los Lobos, Rocky Point, il Muelle, Hierro, Punta Gorda, Cotillo ed Esquinzo.

DOVE Viaggio di gruppo da Brisbane a Sydney.

STORIA Surfintrip Camp è stato ideato per surfisti da surfisti, nato nel 2016 due anni dopo l’apertura della Surf Academy Surfintrip. I fondatori e gestori, Andrea Pizzo e Roberto Romancino, decisero di aprire un Surf Camp dove istituire la sede operativa di Surfintrip. Andrea, surfista siciliano con numerose esperienze all’estero come istruttore di surf, e Roberto, surfista siciliano con un’esperienza agonistica nel campionato italiano di surf e un background professionale come consulente di direzione, sono pronti a darvi il benvenuto e a condividere la loro passione con chi desidera vivere una vacanza all’insegna del surf e del divertimento. SERVIZI E ATTIVITA’ Il Surf Camp si trova in una splendida villa con vista mozzafiato sull’isola di Los Lobos, dotata di due stanze condivise (4 posti letto ciascuna) con un bagno condiviso, una stanza doppia/ tripla privata con bagno privato, una terrazza, ampio salone con tv, cucina equipaggiata, un giardino con zona relax e bbq. Il pacchetto base del Surfintrip Camp include: Alloggio per 7 notti (stanza e bagno condivisi presso il Surfintrip Camp); N. 6 lezioni di surf per livello principiante/intermedio (4 h per singola lezione); Attrezzatura (tavole, mute, leash, wax); Pranzo giornaliero (nei giorni di lezione); Video-analisi delle lezioni di surf con consegna di materiale; Assicurazione; Transfer giornaliero da/per i surf spots; Massimo 6 persone per Istruttore; Transfer da/per aeroporto; T-shirt Surfintrip; Utilizzo dei carver skate. Tutto personalizzabile a richiesta. Ulteriori servizi: corsi base e avanzati, corsi privati, surf training&coaching, surf guide, carver skate training, Foto e/o video shooting; Servizio di ristorazione “home made” su richiesta; Organizzazione BBQ; Noleggio attrezzatura (tavole, mute, calzari, carver skate). COME ARRIVARE E’ previsto un servizio di pick-up da/per l’aeroporto. In alternativa, il Camp è raggiungibile con i mezzi pubblici oltre che con quelli privati. CONTATTI Calle Alcaudon 25C Tel. +34 667015604 Email: booking@surfintrip.com Website www.surfintrip.com/it/surf-academy/surf-camp/

STORIA Una guida italiana e istruttore federato Surfing Australia, sarà il vostro riferimento durante tutta la permanenza e vi porterà a vagabondare sulla famosa costa est dell’Australia, da Brisbane a Sydney. Il viaggio porta alla scoperta di parchi nazionali, decine di specie di animali autoctoni, della cultura Aborigena...e naturalmente il surf! Si percorreranno in totale circa 1500km di costa, visitando 100+ spot alcuni dei quali di fama mondiale. Un viaggio per tutti: dal surfista più esperto a chi per la prima volta si avvicina a questa disciplina, dall’avventuriero estremo a chi nonostante l’intraprendenza non voglia rinunciare a docce calde corrente elettrica e Wi-fi. Un viaggio dove si conosce il punto di partenza e quello di arrivo, ma durante il quale sarete liberi di farvi guidare da madre natura alla ricerca di panorami mozzafiato e onde incredibili. Un viaggio per il corpo ma sopratutto per lo spirito, in grande sintonia con la natura che vi circonderà. SERVIZI E ATTIVITA’ Tour di 2 settimane o 3 settimane con pernottamento in camper, soste in aree attrezzate con docce calde e corrente elettrica, colazioni ontheroad, 2 BBQ, visita in un centro culturale aborigeno con workshop a scelta (pittura, scultura, costruzione di un boomerang ecc…), visita pressp 2 famose Surf Factory Australiane, gita 4X4 in spiaggia, visita Hunter Valley con degustazione vini, visita ospedale dei Koala. Prima notte in ostello a Brisbane, 2 notti finali in ostello a Sydney, assicurazione viaggio, annullamento ed infortunio, welcome pack Surfcamp.it ( tshirt+stickers ). Partenze previste per il 2017: Giugno / Agosto / Settembre / Dicembre. COME ARRIVARE Volo in collaborazione con Korean Airlines per arrivi e partenze coordinate. Servizio navetta aeroporto incluso. CONTATTI Email: info@surfcamp.it Tel. +39 0110447546 Website: www.surfcamp.it/oceania/australia/east-coast/ Fb: www.facebook.com/SURFCAMPIT-31389022977/


QS/1,000 JQS/1,000 LQS/1,000

WSL Qualifying Series

Costa Rica + Nicaragua Surf Trip

CAPARICA PRO

DOVE Viaggio di gruppo dal Costa Rica al Nicaragua, America Centrale, con Surfcamp.it. STORIA Tour in 2 paesi centro americani ormai famosi per la natura incontaminata, spazi infiniti e per le sue onde perfette. Con la guida e istruttore ISA livello 2 Lorenzo Castagna si andrà alla scoperta del surf a Tamarindo e percorrendo la zona con una serie di escursioni extra surf. Il tour continua a San Juan del Surf in Nicaragua poco dopo il confine, località più sviluppata turisticamente e con spot perfetti per tutti, per finire a Popoyo famosa per le sue onde perfette dove sono previste 2 uscite surf in barca e 2 in 4x4 per accedere a spot difficilmente accessibili. Anche qui le escursioni completeranno questa proposta fatta di tanto surf ma anche di esplorazione.

WSL Junior Qualifying Series

CAPARICA

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JUNIOR PRO

© Nuno Fontinha

SERVIZI E ATTIVITA’ Pernottamento in camere condivise Colazione Navetta aeroporto Liberia e Managua Surf school e surf guide con lorenzo castagna Noleggio tavola ( opzionale ) Trasferimenti in spiaggia Trasferimenti Costa Rica/Nicaragua Escursioni costa rica: canopy tour + sunset in catamarano Escursioni nicaragua: tour granada, (isletas granada), (mirador catarina), mercado artesania masaya e volcan masaya Boat trip Nicaragua: 2 uscite in barca per surf outer reef Assicurazione inforunio, annullamento, spese mediche Welcome pack surfcamp.it : tshirt + stickers

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WSL Longboard Qualifying Series

CAPARICA

LONGBOARD PRO

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COME ARRIVARE Arrivo cn volo intercontinentale su Liberia (Costa Rica) e partenza da Managua (Nicaragua). Tutti i transfer inclusi.

10 GIORNI DI SURF E MUSICA!

CONTATTI Email: info@surfcamp.it Tel. +39 0110447546 Partenza Giugno : www.surfcamp.it/185/tour-costa-rica-e-nicaragua-giugno/ Partenza Agosto: www.surfcamp.it/188/tour-costa-rica-nicaragua-agosto/ Fb: www.facebook.com/SURFCAMPIT-31389022977/

7 SPETTACOLI STUPEFACENTI, TRA CUI 30 ARTISTI E DJ 20 CHILOMETRI DI SPIAGGE DI SABBIA PER SURFARE ONDE POCO AFFOLLATE

VI ASPETTIAMO NEL 2018! caparicaprimaverasurffest PROMOTOR

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S P E C I A L E

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TSE The Surf Experience

Vertical House Bali

DOVE Il surfcamp Villa Catarina si trova a soli 5-10 minuti di macchina da Lagos, Portogallo, in un quartiere tranquillo e piacevole. I numerosi magnifici surf spot della regione non hanno rivali, così come i lussuosi alloggi del camp. La Villa è circondata da giardini rigogliosi ed è dotata di piscina e sauna. Tutte le stanze hanno il bagno privato, è possibile partecipare a lezioni di teoria, giocare a biliardo, ping pong e godere di ottimi pasti cucinati in casa.

DOVE La Vertical House si trova a Bali, al sud dell’isola, zona denominata Bukit (la collina). A pochi minuti dal surfspot di Balangan, 10 min da Padang Padang, Uluwatu, Impossile, Bingin ovvero tutti i piu’ famosi break balinesi. La zona è strategica e permette di raggiungere in pochissimi minuti anche tutti gli spot meno conosciuti della costa sud ed est, tra cui Greenbowl, Pandawa, Nusa Dua, Mushroom, Nikko, e altri.

STORIA Fin dal 1995, TSE The Surf Experience è stato uno dei surf camp più atmosferici al mondo. Dopo essere stato fondato da Coni e Dago Lipke, il camp ha guadagnato rapidamente riconoscimento nel mondo del surf, aumentando ulteriormente quando il figlio Marlon è diventato uno dei surfisti tedeschi più forti al mondo. Ha vinto numerose competizioni e si è perfino qualificato per il leggendario Dream Tour nei top 45. Nel 2013, Iris e Urs hanno preso la gestione di TSE. Entrambi hanno lavorato in diversi surfcamp in giro per il mondo, ma non avevano ancora trovato quello giusto in cui fermarsi. Finchè non sono arrivati in Portogallo. Qui hanno trovato l’equiibrio tra una natura incredibile, gente amichevole e onde tutto l’anno.

STORIA Nel dicembre 2015, dopo quasi 4 anni passati ad esplorare le onde indonesiane, i ragazzi di Verticalife decidono di lanciarci nell’avventura di costruire casa e scelgono Bali come base. Legno riciclato da un peschereccio centenario, tetti in paglia, bamboo, rocce e un po’ di cemento sono i materiali usati per creare la loro dimora... con l’idea di farla diventare anche la vostra! Riccardo Chiura, Stefania Basile, Andrea Bardini, Paz Mateo, Christian Audino sono un team di gestori accomunati dalla passione per le onde, i viaggi e le avventure, hanno deciso di unire le forze e le esperienze passate con l’intento di creare un punto di riferimento surfistico e non per chi vorrà scoprire le bellezze di Bali, l’Isola degli Dei. SERVIZI E ATTIVITA’ Tranquillità, professionalità e pulizia in un ambiente familiare ed internazionale. Accomodation in 2 bungalow in legno di cocco, 1 stanza standard con letto matrimoniale e una grande stanza condivisa con letti a castello, ideale per viaggiatori e backpackers. Grande salone e cucina condivisa con stupenda vista sulla baia di Jimbaran. Inoltre: surfschool, tour surfistici guidati, lezioni di yoga, trekking sui vulcani, settimane avventura tra le giungle piu’ spettacolari del pianeta, tour in mountain bike, boat trips, giornate di rafting, canyoning e parapendio, noleggio attrezzatura, scooter con portatavola, auto private o con autista, servizio navetta da e per aeroporto, e tutti i fastboat utili a spostarsi da Bali alle altre isole quali Gili, Lombok, Java, etc. La casa è attrezzata con Wifi ad alta velocità. Prezzi da 12 euro a notte per la stanza in condivisone a 30 euro per il bungalow privato. Da 300 a 400 euro a persona per un pack con surfschool, accomodation, trasporti etc.

SERVIZI E ATTIVITA’ Guida e allenamento surf Scuola surf per bambini Surf Coaching privato Surf’n Yoga Surf’n Climb SUP-Tours Massaggi Dettagli su www.thesurfexperience.eu/activities Prenotazioni su: thesurfexperience.eu/accommodation/vila-bela-luz COME ARRIVARE Treno Bus Navetta Dettagli su www.thesurfexperience.eu/how-to-get-here

COME ARRIVARE Siamo a circa 20 min dall’aeroporto di Denpasar, a 2 minuti dal Nirmala Ungasan del Bukit, lungo la strada che porta allo spot di Balangan. Bali è facilmente raggiungibile da qualsiasi aeroporto europeo ed internazionale.

CONTATTI Tel: +351 282 760 964 o +351 914 980 997 e-mail: contact@thesurfexperience.eu website: www.tse.surf

CONTATTI Vertical House Bali Indirizzo: Jalan Taman Paradise – Bali – Ungasan website: www.verticalife.it / Facebook: verticalhousebali

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Boa Onda Guesthouse Peniche

Orange Surf School

DOVE Consolacao, Peniche, Portugal. Onde, onde e ancora onde, la costa è ricchissima di spots, reef, point, beachbreak e il gioiello della costa e probabilmente di tutta Europa, Supertubos, che dista solo 1.5km dalla Guesthouse. Spots per tutti i livelli e che lavorano in quasi tutte le condizioni che l’oceano Atlantico lancia sulla costa.

DOVE La sede di Orange Surf school si trova nel piccolo paesino di Lajares, Fuerteventura, rinominata the city of surf. Si trova nel centro nord dell’isola da dove sono facilmente raggiungibili i migliori surf spots, north shore a soli 3 km e la costa ovest a 7 km. Lajares pur essendo un paese piccolo, dispone di tutto: ristoranti, pizzerie, bar, supermercato e farmacia e vari negozietti caratteristici e di surf.

STORIA Boa Onda – The coast of redemption. Boa Onda Guesthouse Peniche è una realtà giovane ma ben organizzata. Il camp è gestito da Riccardo Pezzani, surfer romagnolo e istruttore dell’Asi che, dopo aver sperimentato alcune delle migliori onde del pianeta, ha deciso di stabilire in Portogallo la sua base. La simpatia e l’accoglienza sono di casa al Boa Onda, l’obiettivo è semplice: permettere a ognuno di surfare come se fosse a casa, nel suo spot preferito.

STORIA Orange nasce nel 2006, quando Paolo e Sara decidono di trasferirsi a Fuerteventura definitivamente e iniziare a vivere il loro sogno, surfare immersi in una natura ancora incontaminata. Paolo Stragliotto, head coach presso Orange House, inizia all’età di 10 anni come skater, prosegue a 17 con lo snowboard. Nel 1998 conosce il surf, e dopo anni passati a seguire le sue passioni, fonda nel 2007 Orange Surfschool a Fuerteventura. E’ istruttore ufficiale e preparatore atletico per il surf e il bodyboard certificato dalla Federazione Spagnola di Surf (FESURF) e dalla Federazione Canaria di surf. Ha esperienza pluriennale come istruttore, specializzato per tutti i livelli, dai principianti e bambini, ai più esigenti che vogliono pefezionare la tecnica o fare preparazione atletica. Sara Mattana è insegnante di yoga. Ha iniziato il suo percorso con lo yoga durante un viaggio in Australia nel 2006, dove si innamorò non solo di questa disciplina, ma anche dello stile di vita ‘easy going’ rilassato e a contatto con la natura e l’oceano. Da allora segue praticando ed ha ottenuto nel 2013 il titolo di Ashtanga Vinyasa Yoga Teacher, riconosciuto da Yoga Alliance International. Ora impartisce lezioni di yoga per tutti i livelli di praticanti, e specifiche per il surf.

SERVIZI E ATTIVITA’ Non ci sono limiti alla Boa Onda Guesthouse Peniche, si insegna il surf a tutti: i primi passi per i principianti e il perfezionamento della tecnica per chi ha già esperienza. È possibile noleggiare tutto quel che serve, dai longboard per i beginners alle tavole più performanti, mute, skate. Gli insegnanti del Boa Onda propongono diverse tecniche per imparare, sia dentro che fuori dall’acqua: esercizi di potenziamento e agilità, utilizzo del carver skate e video-coaching per vedere i propri errori. Boa Onda non è solo un surf camp, qui troverete la quiete di una Guesthouse a pochi passi dal mare, con tutte le comodità a disposizione. E per chi vuole un po’ di relax dopo aver affrontato le onde portoghesi, il Boa Onda offre anche un pacchetto di lezioni di yoga, tenute da un’insegnante professionista. Chi ama fare semplicemente il turista troverà nei dintorni alcune delle più belle mete portoghesi. A pochi chilometri sorge la città di Peniche e l’affascinante arcipelago di Berlenga. Poco più a nord si può ammirare l’emozionante onda di Nazarè (che non ha bisogno di presentazioni), mentre a sud si può visitare la bella Lisbona.

SERVIZI E ATTIVITA’ Orange offre pacchetti surfcamp diretti a soddisfare ogni esigenza, corsi di surf privati e semiprivati, sistemazioni in camere condivise oppure in appartamenti a Lajares ma anche a Corralejo. La qualità e la soddisfazione dei clienti sono l’obiettivo principale. Orange farà il possible per rendere il vostro soggiorno unico ed indimenticabile, dall’ alloggio alle escursioni, dal corso di surf personalizzato alla cena nel ristorante caratteristico. Ogni giorni si va alla ricerca delle onde migliori in base a livello e condizioni di maree e vento. Surfari per i livelli intermedio ed avanzato. Surf guiding negli spot con avvertimenti per surfare in totale sicurezza. Lezioni teoriche sul funzionamento delle correnti nei vari spot sempre con istruttore.

COME ARRIVARE Il modo più semplice ed economico per arrivare a Boa Onda Guesthouse Peniche, è prendere un bus dall’aeroporto di Lisbona (la stazione dista poco ed è facilmente raggiungibile in taxi o Metro) e rilassarsi fino a Peniche. Può però rivelarsi adatto noleggiare un’auto direttamente dall’aeroporto di Lisbona. La Guesthouse fa anche servizio di shuttle dall’aeroporto.

COME ARRIVARE Lajares si trova a 40 km circa dall’aereoporto. Consigliato il noleggio auto, economica se prenotata con anticipo, vi permetterà di raggiungere i luoghi piu caratteristici dell’isola.

CONTATTI Indirizzo: Praceta do Mar 1 R/C, 2525-434, Consolacao, Peniche Website: http://boaondaguesthousepeniche.com/ Email: info@boaondaguesthousepeniche.com Tel +351 926988006 Whatsapp +39 3397581207

CONTATTI Website: www.orangesurfschool.com Email: orangehouse7@gmail.com Tel +34 663 60 27 83 | +34 637 18 54 30

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STUFF cool

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1. ION Onyx Amp Zipless Semidry a partire da Euro 299,95 | 2. FCS Change Mat tappetino porta muta Euro25 | 3. QUIKSILVER Sedona Jacket Parka impermeabile Euro 259,95 | 4. ION MIssion Backpack da Euro 89,95 | 5. QUIKSILVER Waterman Weather giacca impermeabile con cappuccio Euro 159,00 | 6. ION Surf Core sacca tripla Euro 199,95 |

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STUFF cool

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1. TORQ Tec Performance Fish in Epoxy Composite da Euro 534,90 | 2. QUIKSILVER Highline Series 4/3 muta integrale Euro 329 | 3. DC Trase SD scamosciata Euro 69 | 4. DC Indygo Snapback EURO 39,99 | 5. FUTURES Fins Jordy Smith thruster set Euro 115,00 | 6. QUIKSILVER Waterman collection Moon Tide camicia in flanella Euro 79,90

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STUFF cool

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1. ROXY Adley occhiali da sole Euro 99,95 | 2. ZIO BAFFA Vino Biologico Euro 9,90 | 3. ROXY Performance 3/2 muta integrale Euro 329 | 4. ROXY Sea Dance Parka idrorepellente Euro 129 | 5. QUIKSILVER Syncro guanti 3mm Euro 45,00 | 6. DC Carry All backpack Euro 69,95 | 7. FUTURES FINS Rob Machado signature 119,95

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STUFF cool

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1. Ocean&Earth Sacca stretch Euro 45 | 2. ION T-shirt Logo Euro 32,95 | 3. ION Hooded Neo Vest 2/1 Euro 74,95 | 4. FCS Sacca Longboard Dayrunner 3DXfit 9’2’’ Euro 138 | 5. QUIKSILVER Highline Neogoo 3mm Calzare infradito Euro 64,90 | 6. Roxy Zaino 18L Euro 39,95 | 7. FCS Julian Wilson signature athlete series Euro 50

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STUFF cool

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1. Gorilla Grip Mojo Lazy Beers Euro 40 | 2. ROXY Pop Surf Leggins Euro 79,95 | 3. TORQ Tec The Don Longboard performer Euro 744,00 | 4. QUIKSILVER Trestles Army Bomber Euro 129,99 | 5. QUIKSILVER Renegade 2 Euro 25,95 | 6. ION Surf Tec sacca singola da viaggio Euro 89,95

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STUFF cool

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1. DC Convoy Jacket Euro 119,95 | 2. FUTURES FINS Alpha JJF Thruster M Euro 99,99 | 3. ION Trinity Amp Semidry 4/3 muta donna integrale Euro 319 | 4. SEQUOIA Super Jampbo 6’4’’ Euro 630,00 | 5. ROXY Girl Molly Stivali Euro 49,95 | 6. QUIKSILVER Calzari surf Highline Neogoo 3mm Euro 65 | 7. QUIKSILVER Slim Vintage wallet brown portafogli EURO 22,95 | 8. OCEAN & EARTH Monkey Magic tail pad centrale tre pezzi Euro 40,00

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S U R F A R T #staydamp

L’estate sta arrivando, sei pronto a gestire il sofraffollamento estivo delle line up? Ovviamente ci auguriamo di non arrivare mai ai livelli di questa divertente illustrazione dell’artista marchigiano Danilo Petraccini ma se dovessimo avvicinarci anche solo di poco a situazioni simili ricordati di usare sempre la testa e pensare alla sicurezza tua e degli altri prima di tutto. “Traffic in the lineup” è il titolo di quest’opera di “Nilo”, se ti piace puoi ritagliare la pagina e farci un quadretto, oppure acquistare le magliette di Nilo con le sue variopinte illustrazioni. Seguilo sul suo profilo instagram @86nilo e come sempre...

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C A L I F O R N I A S P O R T S - T E L 0 1 1 9 2 7 7 9 4 3 - W W W. C A L I F O R N I A S P O R T. I N F O

terza di copertina interno


California sports - tel 0119277943 - www.californiasport.info

quarta di copertina


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