Come ogni anno la ricorrenza natalizia ripropone antiche tradizioni; riempie di gioia i piccoli, stima sentimenti di fratellanza tra gli adulti e accresce la voglia di affetti che ognuno vuole esprimere con regali. Ed i negozi si preparano per esaudire i desideri di tutti. Questa “Rivista di Natale“, che viene proposta alla cittadinanza, ha lo scopo di accompagnarla nella scelta dei regali e di far conoscere ed apprezzare le attività commerciali operanti nel territorio. Un ringraziamento quindi a tutti coloro che sfoglieranno la rivista che ci auguriamo l’apprezzino e tengano in buona considerazione i nostri consigli; un sentito grazie a tutti gli operatori commerciali che hanno apprezzato e quindi supportato la pubblicazione e a tutti gli enti che hanno dato il patrocinio. Annuale Gratuito Numero 14 - Novembre 2014
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Varese al n. 5812 del 21/10/2004 Grafica e Pubblicità: Publierre Communication Art di Romano Via XXV Aprile, 25/b - Luino (Va) - Tel. (+39) 0332 51 08 80 - Fax (+39) 0332 50 13 58 www.publi-erre.it - info@publi-erre.it Direttore Responsabile: Angelo Romano Finito di stampare: Novembre 2014 da Reggiani S.p.A. Opuscolo pubblicitario a distribuzione gratuita. Tutti i diritti sono riservati. Si ringraziano per il Patrocinio: l’assessorato Marketing territoriale e identità culturale della provincia di Varese, l’associazione Commercianti di Luino e l’Associazione panificatori della provincia di Varese. Inoltre si ringraziano tutti gli inserzionisti e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questa rivista. La rivista verrà distribuita gratuitamente in tutti gli enti pubblici ed attività commerciali della Provincia di Varese. Ogni riproduzione del giornale, anche parziale è vietata senza l’approvazione dell’editore. Legge 8 febbraio 1948, n 47 (pubblicata nella GU 20/02/48, n. 43)
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Storia ed origini del Natale Il Natale è la principale festa dell’anno. Festa che nella tradizione popolare era legata alla chiusura di un ciclo stagionale e all’apertura del nuovo ciclo. La festa appartiene all’anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio. La nascita di Gesù viene fatta risalire dal 10 al 4 a.C. Il Natale non viene introdotto subito come festa cristiana, ma bisogna aspettare l’arrivo del quarto secolo nell’Impero Romano, e più tardi ancora nelle zone dell’Oriente. La festa cristiana si intreccia con la tradizione popolare. Prima del Natale cristiano c’era la festa del Fuoco e del Sole, perché in questo periodo avviene il solstizio d’inverno, con il giorno più corto dell’anno, e da questa data (21 dicembre) le giornate iniziano ad allungarsi. Nell’antica Roma si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura ed era un periodo di pace, si scambiavano i doni, e si facevano sontuosi banchetti. Tra i Celti invece si festeggiava il solstizio d’inverno. Nel 274 d.C. l’imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole. Da queste origini risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio: osservandolo bruciare si presagiva l’anno nuovo. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi, e strade. Il nostro Natale deriva da tradizioni borghesi del secolo scorso, con simboli e usanze sia di origine pagana che cristiana. Il Natale è anticipato dalla Vigilia, che dovrebbe essere una giornata di di-
giuno e di veglia preparatoria alla Festa della natività. Nelle case viene allestito un presepe (o presepio), specie nei paesi meridionali, o un albero di tradizione più nordica. Il periodo di festa continua, con il 31 dicembre e Capodanno, primo giorno dell’anno. E’ una festa periodica di rinnovamento, celebrata in tutte le civiltà e caratterizzata da rituali che simbolicamente chiudono un ciclo annuale e inaugurano quello successivo. Infine arriva l’Epifania (che tutte le feste si porta via), una delle principali feste cristiane la cui celebrazione cade il 6 gennaio. Nata nella regione orientale per commemorare il battesimo di Gesù, fu presto introdotta in occidente dove assunse contenuti religiosi diversi, come il ricordo dell’offerta dei doni dei magi nella grotta di Betlemme, che poi ha determinato il nascere della figura della befana distributrice di doni. I magi erano un gruppo di personaggi (studiosi e maghi) che, guidati da una stella, arrivarono dall’oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato a Betlemme, donandogli oro, incenso e mirra. Successivamente vennero indicati come “re” e che il loro numero venne fissato a tre, con i nomi Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. Questa festa porta un supplemento di regali ai bambini, e fa terminare il ciclo di festeggiamenti. Il 7 gennaio si spengono le luminarie, si smantellano i presepi, si ripongono gli addobbi degli alberi di Natale….
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Il Presepe Fu San Francesco che la vigilia di Natale del 1223 decise di ricreare la scena della Natività in una grotta sulle colline dei Greccio, villaggio non lontano da Rieti. Si trattava di un presepe vivente: solo molto più tardi le persone in carne ed ossa furono sostituite da statue. L’esemplare più antico è quello realizzato dallo scultore Alfonso di Cambio nel XIII secolo e conservato nella chiesa di S. Maria Maggiore a Roma. Con il passare dei secoli, alla sacra famiglia si aggiunse una folla di Figure di contorno, pastorelli, artigiani e lavandaie che affollano intorno a Gesù Bambino.
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Il Bimbo di Betlemme Natale è… una gioia che nasce in fondo al cuore: portiamola a tutti.
Natale è… la festa di Gesù Bambino, la festa di tutti i bambini del mondo.
Ecco alcuni bei versi di Umberto Saba: “Sono davanti a te, Santo Bambino col capo chino e le manine giunte. Fa’ che il tuo dono s’accresca in me ogni giorno e intorno lo difonda nel tuo nome”.
La prima immagine che Dio ha voluto dare di sé agli uomini è quella di un bimbo in fasce dentro una mangiatoia.
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Babbo Natale... un simpatico vecchietto Circondato da folletti, gnomi e trolls, con la Regina delle Nevi e i suoi animali. Egli attende le vostre lettere per condurvi alla scoperta del suo paese magico e per portarvi nella notte di Natale i doni richiesti. Scrivete allora anche voi una letterina e inviatela a questo indirizzo: SANTACLUAUS 9999 KORVAFUNTURI - Finlandia
è un personaggio amato e atteso da tutti i bambini del mondo. Un amico che accompagna per tutta la vita nei ricordi dell’infanzia, con la giubba rossa e la barba bianca. Babbo Natale è una favola per bambini recitata dagli adulti. Una dimensione fantastica in cui ognuno gioca un ruolo preciso: i Piccoli che ingenuamente attendono il suo arrivo e i grandi che fanno finta di crederci. Sapete dove abita Babbo Natale? Cari Bambini, Babbo Natale abita in una regione coperta di neve dove vivono le renne, che trainano la sua slitta: il Polo Nord.
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Buone Feste!
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Un classico delle decorazioni natalizie: l’Agrifoglio
Come mai l’agrifoglio è un classico delle decorazioni natalizie? Perchè, essendo un sempreverde, è simbolo di vita eterna, e
perchè, secondo gli antichi, le sue foglie spinose possono tenere lontane le forze del male e preservare gli uomini dai pericoli.
Il ginepro Quando nel 1900, si diffuse anche da noi l’uso, originario dei Paesi nordici, di addobbare un albero per Natale, nelle pianure o lungo le coste, dove non si trovavano facilmente pini ed abeti, si utilizzavano arbusti tipici della macchia mediterranea come il ginepro. Il ginepro è una pianta del Natale e simboleggia il Cristo. è un sempreverde con foglie aghiformi e appuntite. I suoi fiori, primaverili, sono poco vistosi, i frutti sono bacche carnose di colore blu-nero, maturano ogni due anni, in autunno, e sono aromatici. Il ginepro
si adatta a qualsiasi clima, si trova in Europa dal mare fino 2000 metri di altezza. Vive in luoghi aperti e ha bisogno di molta luce. Fino all’inizio del 1900 nelle campagne emiliane si usava bruciare un ramo di ginepro la sera di Natale, di San Silvestro e dell’Epifania. Il suo carbone, come quello del ceppo, veniva poi impiegato durante l’anno come rimedio superstizioso. Si riteneva inoltre che il bagno spirituale nel ginepro liberasse dall’eccidia, la sua cenere, invece, era simbolo di umiltà.
L’Abete
Ogni anno lo addobbiamo con festoni e palline colorate. Perchè? Difficile dirlo: le sue origini sono piuttosto misteriose. Nei miti antichi non manca mai un albero sacro, simbolo di nascita e rigenerazione. L’abete, ricoperto di nastri e fiocchi ha però la sua patria ideale in Alsazia, a Strasburgo, da dove si diffuse in Germania. Il suo primo, grande fan fu, nell’Ottocento, il principe Alberto, marito della regina Vittoria che lo fece conoscere agli inglesi. Alla fine del secolo l’albero di Natale approdò anche in Italia.
Bu
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Fiori freschi e secchi per decorare la casa a Natale e Capodanno
A Natale e Capodanno gli ornamenti floreali rappresentano una tradizione non ignorabile. La casa addobbata con gusto e garbo sarà più festosa e accogliente. Molto indicati sono i fiori dai colori delicati, come le fresie, i ciclamini rosa chiari o bianchi, le miniature, come i garofanini, anch’essi rosa e le roselline. Le rose a gambo lungo e nelle tonalità più accese, disposte in un vaso elegante, sono più consone al Capodanno.
La casa si può decorare anche con i fiori secchi, che ravviveranno un bel cesto di vimini riempito di muschio. Fra i fiori secchi si possono inserire spighe dorate, candele, pigne colorate, argentate o naturali e minuscole decorazioni natalizie.
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La piccola fiammiferaia
Era la fine dell’anno, faceva molto freddo.Una povera bambina camminava a piedi nudi per le strade della città. La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada. Un monello si era precipitato e aveva rubato una delle pantofole perdute. Egli voleva farne una culla per la bambola della sorella. La piccola portava nel suo vecchio grembiule una gran quantità di fiammiferi che doveva vendere. Sfortunatamente c’era in giro poca gente: infatti quasi tutti erano a casa impegnati nei preparativi della festa e la poverina non aveva guadagnato neanche un soldo. Tremante di freddo e spossata, la bambina si sedette nella neve: non osava tornare a casa, poiché sapeva che il padre l’avrebbe picchiata vedendola tornare con tutti i fiammiferi e senza la più piccola moneta. Le mani della bambina erano quasi gelate. Un pochino di calore avrebbe fatto loro bene! La piccola prese un fiammifero e lo sfregò contro il muro. Una fiammella si accese e nella dolce luce alla bambina parve di essere seduta davanti a una grande stufa! Le mani e i piedi cominciavano a
riscaldarsi, ma la fiamma durò poco e la stufa scomparve. La piccola sfregò il secondo fiammifero e, attraverso il muro di una casa, vide una tavola riccamente preparata. In un piatto fumava un’oca arrosto.... All’improvviso, il piatto con l’oca si mise a volare sopra la tavola e la bambina stupefatta, pensò che l’attendeva un delizioso pranzetto. Anche questa volta, il fiammifero si spense e non restò che il muro bianco e freddo. La povera piccola accese un terzo fiammifero e all’istante si trovò seduta sotto un magnifico albero di Natale. Mille candeline brillavano e immagini variopinte danzavano attorno all’abete. Quando la piccola alzò le mani il fiammifero si spense. Tutte le candele cominciarono a salire in alto verso il cielo e la piccola fiammiferaia si accorse che non erano che stelle. Una di loro tracciò una scia luminosa nel cielo: era una stella cadente. La bambina pensò alla nonna che le parlava delle stelle. La nonna era tanto buona! Peccato che non fosse più al mondo. Quando la bambina sfregò un altro fiammifero sul muro, apparve una grande luce. In quel momento la piccola vide la nonna tanto dolce e gentile che le sorrideva. -Nonna, - esclamò la bambina - portami con te! Quando il fiammifero si spegnerà, so che non sarai più là. Anche tu sparirai come la stufa, l’oca arrosto e l’albero di Natale! E per far restare l’immagine della nonna, sfregò uno dopo l’altro i fiammiferi. Mai come in quel momento la nonna era stata così bella. La vecchina prese la nipotina in braccio e tutte e due, trasportate da una grande luce, volarono in alto, così in alto dove non c’era fame, freddo né paura. (Dickens)
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Il regalo giusto sorprende
La capacità di donare è una caratteristica innata: l’atteggiamento del bambino è prendere. Quello del dono, dunque, è un comportamento adulto, che si acquisisce, e l’essere generosi è proprio di persone che abbiano raggiunto un livello ottimale di maturità. Di più: la generosità è al vertice della scala dei sentimenti. Fare regali (e Natale è un’ottima occasione) è un bene e fa bene. E per essere quello giusto il regalo deve fare più piacere a chi lo riceve che a chi lo fa. Ma il vero valore aggiunto a cui non bisogna rinunciare è la sorpresa. Il vero regalo deve sorprendere. In passato le donne chiedevano ai loro compagni di essere affidabili, di dare loro sicurezza. Oggi vogliono essere stupite. Anche il rito della consegna ha molta importanza. Il momento va scelto con cura. E non c’è magia se atmosfera e confezione non sono all’altezza. Pensati anch’essi attentamente e in funzione del carattere e dei gusti della persona a cui il regalo è destinato. Ai bambini si deve dare e donare. Inutile lesinare in affetto, in attenzione e anche doni per pretese ragioni di disciplina. Una buona educazione trova mille altri modi per esprimersi e per attuarsi correttamente. Anche a Natale o per la Befana, insomma l’umiliazione del carbone è decisamente fuori moda.
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Il pranzo di Natale PANDORO E PANETTONE
Piacciono indipendentemente dall’età, dal sesso e dal livello sociale. Non si avvertono neppure differenze tra nord e sud e questo è un fatto molto significativo perchè a tutti è bene noto che entrambi i dolci sono frutto dell’abilità culinaria nordica: il panettone è di Milano e il pandoro veronese. Una ricerca dimostra inoltre che oltre essere graditi, soprattutto come dono natalizio, sia pandoro che panettono non si consumano solo nel periodo delle feste: circa 14 milioni di italiani li mangiano da novembre a metà febbraio e li definiscono “uno dei piacere della vita”.
I CONSIGLI DI UN BUONGUSTAIO
Si mangia felici. Il pranzo di Natale, secondo un severissimo critico gastronomico, che ha assicurato gusto ed olfatto, deve essere abbondante. Nell’antipasto devono essere presenti culatello stagionato, salami, lardo e burro di montagna. Il primo piatto “importante”: ravioli di carne o pesce, oppure tortelli di zucca al burro fuso. Il secondo: per il pesce sono da preferire i tranci di spigola o di orata dalle dimensioni superlative. Dopo il pesce la carne: cappone, tacchino o gallina ripiena, magari con castagne. Dolce: la cassata o i cannolli. Ma per noi lombardi non può mancare il panettone. Frutta secca, arance grosse e succose, cuncludono il pranzo. Vino? Mai esagerare. Per questa festa non superare la mezza bottiglia a persona. Per finire un rhum, un whisky, una grappa non guastano.
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La tavola di Natale
La tavola di Natale, preparata con cura, con le stoviglie più preziose, i bicchieri e le posate scintillanti, acquisterà ancora più fascino se sarà abbellita dai fiori. Un discorso a parte merita il centro tavola che, come vuole la regola, dovrà essere basso per non impedire ai commensali di parlarsi e non troppo largo; la ciotola che lo contiene sarà di un colore intonato la tovaglia e ai piatti, sempre bello e delicato quello composto di fiori freschi, ma per l’occasione andranno bene anche rami di pino, candele e piccole pigne.
Bu
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La leggenda del vischio
C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all’amicizia e ai rapporti umani. L’andamento dei suoi affari era l’unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. Per avere sempre più soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava dell’ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze. Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti. Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù. Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato. E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle. Era nato il vischio.
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La stella di Natale
Una leggenda narra che un giorno un bambino poverissimo, non avendo altro da offrire, raccolse un mazzetto di ramoscelli per portarli in chiesa il giorno di Natale. Quando si avvicinò all’altare, i ramoscelli si trasformarono, per miracolo, in bellissimi fiori rossi. Così nacque la stella di Natale. Un racconto commovente.
Stella di Natale va collocata in posizione luminosa, anche soleggiata e tenuta a temperatura ambiente, lontana dalle correnti. La pianta deve essere annaffiata con regolarità, senza mai lasciar asciugare la terra completamente; essa teme la mancanza di luce e l’eccessivo calore.
Ma la realtà è decisamente meno suggestiva. Infatti, il simbolo del “bianco” Natale proviene in realtà dalla distese messicane. Il suo vero nome è “poissentia”, da Joel Robert Poinsett, l’ambasciatore americano in Messico che nell’Ottocento portò la pianta in America. Era un grosso arbusto e solo negli anni Sessanta, quando venne miniaturizzata, la poissentia si conquistò la fama di fiore natalizio. La stella di Natale vuole un clima caldo, è molto delicata e non sopporterebbe le temperature rigide dei nostri giardini. Spontaneamente, cresce a cespuglio, ma nelle nostre serre, si trova nel classico vaso, nelle composizioni natalizie o in quelle più originali ad alberello. Le foglie della Stella di natale sono ovalo-ellittiche, verde chiaro, leggermente lobate; i fiori sono giallastri, in corimbi terminali, poco decorativi mentre le foglie apicali, brattee lunghe anche venti centimetri disposti intorno all’inflorescenza, sono molto spettacolari perché all’inizio della fioritura, che per noi è fatta coincidere proprio con il Natale, assumono un bellissimo rosso scarlatto. Alcune varietà sono rosa o bianche. Una volta acquistata, la
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Piero Chiara Il cantore del Verbano
Ecco alcuni passi tratti da libri di Piero Chiara, tutti pubblicati da Mondadori, dove lo scrittore evoca le magiche atmosfere del lago e i segni della memoria. Da “La stanza del vescovo” “Il sole non si era ancora alzato, ma un bagliore rossiccio annunciava, dietro Luino, una lucida mattina di vento, di quelle che sembrano chiudere l’estate, dopo il Ferragosto, quando il lago, come una donna che cambia d’abito, perde i suoi colori tenui e leggeri per vestirsi di azzurro intenso e qualche volta di scuro turchino, se al mattino lo spazza la tramontana e lo ripettina al pomeriggio l’inverna”. “Al tramonto, dopo aver toccato una dopo l’altra l’Isola Bella e l’Isola Pescatori, andammo a dar fondo nel porto di Stresa (...) “Ho visto il lago color madreperla con le isole immerse nella bruma che prendevano forma lentamente, come in acquarello cinese o giapponese, mi pareva un sogno”. Da “Il cappotto di Astrakan” “Nell’angolo vicino alla vetrata quattro clienti giocavano uno dei magri pokerini che servono, nei paesi, a passare il pomeriggio. Avvolti nel fumo delle sigarette con le tazze di caffè sui tavoli di fianco, in silenzio, i quattro spillavano carte e ramazzavano gettoni”.
Da “Era inverno”, in con la faccia per terra e altre storie. Ci sono impressioni che il tempo, dopo averle concesse, si affretta a nascondere nel folto della memoria. Tocca a noi allo scoccare di un ricordo, andarle a cercare nel passato”. “L’inverno mi pareva un personaggio vivo, e il lago, le piante, il battello, tanti esseri che prendevano vita e sostanza alle sue parole e ai suoi gesti. Senza pensarci, mi insegnava a vedere il mondo, a conoscere la vita, a sapere come prenderla, a trovarci gusti e navigarla con calma.”
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Poesie di Vittorio Sereni
Vittorio Sereni, una delle voci più alte della poesia del novecento italiano. Vittorio nacque a Luino il 27 luglio 1913 e si spense a Milano il 10 febbraio 1983 e riposa a Luino nella tomba di famiglia.
ECCO LE VOCI CADONO
Ecco le voci cadono e gli amici sono così distanti che un grido è meno che un murmure a chiamarli. Ma sugli anni ritorna il tuo sorriso limpido e funesto simile al lago che rapisce uomini e barche ma colora le nostre mattine.
SUL TAVOLO TONDO DI SASSO
Sul tavolo tondo di sasso due versi a matita, parole per musica fiorite su una festa. Di occhi ardenti, di capelli castani? Come fu quel tuo giorno, e tu com’eri? E oggi qui attorno la quiete dei vetri indifferenti, oggi il minuto sfaccendare dei passeri là fuori.
SOLO VERA è L’ESTATE E QUESTA SUA...
Solo vera è l’estate e questa sua luce che vi livella. E ciascuno si trovi il sempreverde albero, il cono d’ombra, la lustrale acqua beata e il ragnatello tessuto di noia sugli stagni malvagi resti un sudario d’iridi. Laggiù è la siepe labile, un alone di rossa polvere, ma sepolcrale il canto d’una torma tedesca alla forza perduta. Ora ogni fronda è muta compatto il guscio d’oblio perfetto il cerchio.
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Il luinese e il lago
Da “Il volto di Dio” ...un luinese, che no sia un pescatore o un barcaiolo, guarda raramente al lago; vive, in apparenza, come se il lago non esistesse. Ma siccome da un qualche punto bisogna pur guardare, mi piace soprendere l’attimo di distrazione durante il quale gli occhi del mio uomo luinese si appuntano, da questa sponda lombarda, non tanto al lago maggiore che sarebbe dir troppo - ma all’Alto Verbano. A tutto il lago ha guardato una volta per tutte un altro uomo. Ascoltate queste parole con cui il divo Leonardo vuol rendere un effetto di nubi temporalesche: «Io sono già stato a vedere tal multiplicazione di arie e già sopra a Milano, inverso lago Maggiore, vidi una nuvola in forma di grandissima montagna, piena di scogli infuocati, perchè li raggi del sole che già era all’orizzonte, che rosseggiava, la tigneano del suo colore. E questa tal nuvola
attraeva a sè tutti li nuvoli piccoli, che intorno le stavano; e la nuvola grande non si muoveva da suo loco, anzi riservò nella sua sommità il lume del sole insino a una ora e mezza di notte, tant’era la sua immensa grandezza; e infra due ore di notte generò sì gran venti, che fu cosa stupenda e inaudita». Qui sì, è il caso davvero di parlare di volto di Dio, di sguardo circolare e illimitato. Ma l’uomo luinese non ha gli occhi di Leonardo. Getta un’occhiata pudica o indifferente alla vicenda dei battelli che arrivano o ripartono: si direbbe che la sua attenzione duri il breve spazio compreso tra il rintocco della campana di bordo e il cancellarsi della scia dietro l’imbarcazione che si allontana. Forse sulla riva piemontese le cose avvengono in altro modo: probabilmente tutto quanto gravita sul lungolago e sul lago: un mondo più smagliante, più concluso e perfetto, pago di sé. C’è forse un tanto di inconsapevole polemica, in quel modo di guardare luinese rispetto ai solari abitatori dell’altra sponda? Sara una fissazione: ma il luinese io l’ho sempre visto compreso tra cose eterne e cose umili, al confine tra due diverse realtà, perplesso sul modo di ingranare l’una nell’altra, portato a non lasciar cadere ed asaudire i propri gesti quotidiani pur di ritrovarli con tutto il loro senso in un altro ordine, in un ritmo che ne rappresenti la destinazione perenne... Vittorio Sereni “La Rotonda Almanacco Luinese 1979” Francesco Nastro Editore
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NATALE
Voci al femminile
Dice l’angelo: Gloria in excelsis Deo, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Pace a te persona cara, pace a voi che mi amate, pace a tutti voi nel nome di Gesù che scese in terra a portare la salvezza. Pace a te mamma che mi hai dato la gioia di aprire gli occhi alla luce del giorno, di guardare il sole nascente, le stelle nel firmamento. Pace a me, pace a lui. Mentre Maria adagiava Gesù sulla paglia, il mistero compiuto era già. La cometa appariva all’istante, annunciando al mondo l’evento divino: è nato Gesù! Gloria in excelsis Deo! Cantano in coro gli angeli in cielo mentre in terra suonano le cornamuse. è nato Gesù! Venite o re dall’Oriente la stessa vi dice: è nato Gesù!
NOTTURNO A COLMEGNA Ombra nelle tenebre accanto ad un balcone scruto la notte, ne ascolto la musica.
Un coro di voci si intona all’archestra del creato, canta l’amore, gli affanni ricorda chi alle nevi salì. Silenzio! Una fuga di note, una canto di fisarmoniche si innalza e si effonde per le vie di Colmegna adagiata sul lago nel pulviscolo delle stelle. Angela Frigeridi
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Aperitivi
A Luino, affacciato sulla riva del Lago Maggiore, troviamo il locale storico per eccellenza: Caffè Le Volte. Questo incantevole edificio ha dato i natali al grande Piero Chiara. L’ambiente interno è semplice e caratteristico. Vi troviamo un antico acquedotto a cunicolo e oltre ai muri in sasso originali, uno storico soffitto a volte che ha dato origine al nome del locale stesso. Incantevole la vista invernale dalla parte esterna del locale con le montagne innevate a
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Cocktail
specchio sul lago “disegnano” una fantastica cartolina. Dal 2005 Le Volte è guidato dalla famiglia Rana che, con i suoi 25 anni di esperienza, offre una gestione professionale, simpatica e cortese. Gli ampi saloni interni durante il giorno funzionano come un classico bar, mentre la sera si trasformano e Le Volte diventa un locale pieno di vita, ideale per trascorrere una piacevole serata. Il locale è rinomato per gli aperitivi
American bar
accompagnati da sfiziosi stuzzichini e da una vasta scelta di cocktail alcolici e analcolici, svariati panini, piatti freddi ed ancora insalatone e taglieri di salumi. L’atmosfera è informale, l’ideale per bere e sgranocchiare qualcosa facendo quattro chiacchiere con amici e gestori, entrando in contatto con la storia luinese. I gestori e tutto lo staff augurando buone festività sono pronti ad accogliervi tutti i giorni fino all’una di notte.
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Percorsi salumi e violini di capra ta di antichi e tradizionali sapori. In particolare il latte caprino, per le sue caratteristiche organolettiche, è facilmente digeribile e consigliato per i bambini e gli anziani. Gli allevamenti sono basati sullo sfruttamento del pascolo per otto-nove mesi all’anno e gli animali restano in stalla per l’ultimo mese di gestazione e per il periodo di allattamento naturale del capretto.
Nelle valli del Luinese operano diverse aziende che allevano capre di razza nera di Verzasca (in purezza o incrociata con altre razze), trasformano il latte, commercializzano formaggi e salumi e a Pasqua mettono sul mercato il tradizionale capretto.
Nella stagione non adatta al pascolo, l’alimentazione delle capre Verzaschesi, si basa prevalentemente su fieno e per gli animali in fase di allattamento la razione viene integrata. Dal mese di aprile le capre vengono avviate al pascolo e nei mesi successivi sono condotte agli alpeggi. Nel mese di ottobre, gli allevatori procedono alla messa in “asciutta” dei capi.
Le condizioni climatiche ambientali e l’alimentazione a base di essenze particolari, che crescono su questi pascoli montani, arricchiscono il latte di profumi ed aromi unici. Il latte è l’elemento determinante per ottenere formaggi caprini di qualità. Ciò li rende particolarmente graditi al consumatore che sceglie la tradizione e il sapore di diverse varietà di formaggi a pasta fresca e stagionata. Il latte, i formaggi e le carni sono adatte a un’alimentazione sana ed equilibrata orientata verso la riscoper-
Bu
on Natale!
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Sapete come fu inventato il famoso risotto alla milanese?
Si racconta che Mastro Valerio da PROFONDO VALLE, fiammingo, per colorare le vetrate del Duomo di Milano usasse anche lo zafferano. Aveva una bella figlia che sposò uno dei suoi “garzoni”. Al pranzo di nozze era previsto del riso al burro e un collega dello sposo era impegnato a sorvegliare la cottura, ma per un gesto brusco, urtò un sacchetto contenente lo zafferano necessario alle vetrate, che andò a cadere sul risotto. Spaventato continuò a gridare macchinalmente e poi assaggiò; gli parve buonissimo e fu servito. Tutti gli ospiti ne furono entusiasti! E così nacque il risotto giallo alla Milanese, che acquistò sempre maggior forma.
Il segreto del vino rosso Il vero segreto del vino rosso sembra essere proprio il resveratrolo, un polifenolo, presente già nella vite, usato dalla pianta come difesa naturale contro l’aggressione dei raggi ultravioletti e contro gli attacchi di batteri e funghi. Questo spiega le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie preziose anche per l’organismo umano. I livelli di resveratrolo prodotti dalla vite variano dal vitigno a vitigno ed è direttamente proporzionale alla quantità di raggi ultravioletti cui è esposta la vite. Il resveratrolo ha la capacità di ostacolare i processi ossidativi che portano alla formazione di radicali liberi di ossigeno, vere e proprie mine vaganti responsabili di danni cellulari alla base di molte patologie e dell’invecchiamento dei tessuti. A livello circolatorio, il resveratrolo contrasta i meccanismi che favoriscono la formazione della placca aterosclerotica: previene, infatti, i processi infiammatori della parete arteriosa, contrasta l’ossi-
dazione delle lipoproteine. LDL e l’aggregazione delle piastrine, impedendo la formazione dei trombi che vanno a restringere o a occludere i vasi arteriosi. Tanto che in bicchiere di vino rosso al giorno è consigliato dai cardiologi, anche a chi ha avuto un infarto. A livello cerebrale, aumenta l’attivazione di segnali elettrochimici intracellulari: ne deriva una stimolazione dei processi di apprendimento e di memoria a lungo termine e una riduzione dell’incidenza di demenza senile. In campo oncologico, il resveratrolo sembra avere un’attività chemiopreventiva anticancro, soprattutto perchè inibisce processi infiammatori all’origine di alcuni tumori, come il cancro del colon.
Bu
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Cotechino con lenticchie
Il cotechino con le lenticchie è un piatto tipico del menù delle feste natalizie ed in particolar modo della notte di capodanno perchè la tradizione vuole che mangiare un pezzetto di cotechino prima della mezzanotte, sia di buon augurio per l’anno nuovo. Tanto per chiarire le idee iniziamo col dire che il cotechino è una cosa completamente diversa dallo zampone: infatti, nonostante sia un insaccato di maiale identico allo zampone per il contenuto, il cotechino è insaccato nelle budella del maiale, mentre lo zampone, come dice la parola stessa, nella zampa. Per quanto riguarda le origini, possiamo dire che il cotechino nasce come piatto povero che mangiavano i contadini
abitualmente con le zuppe di legumi ed il minestrone. Prodotto tipico dell’Emiliana Modena, il cotechino era anticamente preparato solo ed esclusivamente dai “lardaroli” ed i “salsicciari”, gli ex “beccai”, che si riunirono in corporazione autonoma solo a partire dal 1547. In realtà, però, la prima citazione riguardo al cotechino viene fatta solo duecento anni dopo, nel 1745, in un calmiere e la prima ricetta appare l’anno dopo. L’importanza che ha assunto il cotechino ai giorni nostri, la si deve però al grande padre della cucina italiana Pellegrino Artusi che, nella sua immensa opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, parla del famoso “cotechino fasciato”.
Bu
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Ristorante MONTESOLE di Mark Saredi & C. Sas
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Cannelloni di crêpe al prosciutto
Prima di iniziare, prepara la besciamella.
Ingredienti:
500 ml di latte, 40 g di burro, 40 g di farina, 2 tuorli, q.b. noce moscata, q.b. sale e pepe
Preparazione:
Scaldate a temperatura tiepida il latte. In un’altra casseruola, fondete a fuoco bassissimo il burro. Aggiungete la farina e mescolate con una frusta per tre minuti, fino a ottenere una consistenza ben omogenea. Unite il latte tiepido, senza smettere di mescolare. Quando il composto raggiungerà l’ebollizione, regolate di sale e pepe, e noce moscata, senza smettere di mescolare per almeno un minuto dall’ebollizione. Spegnete il fuoco e unite i tuorli, sempre mescolando con un certo vigore e evitando con la massima cura che si formi il minimo grumo. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Quindi cominciamo e prepariamo le crêpe:
Ingredienti:
2 uova, 2 cucchiai di farina 00, 1 bicchiere latte, q.b. sale
Preparazione:
Unisci farina e uova, mescolando bene in modo da ottenere una
crema uniforme e senza grumi. Quindi aggiungi un pizzico di sale e versa a poco a poco il latte, a filo, continuando sempre a mescolare. Il segreto per una buona riuscita è che l’impasto sia assolutamente uniforme. Fai sciogliere, a fiamma molto bassa in un padellino, un fiocchetto di burro. Appena si scioglie, unisci immediatamente una cucchiaiata di pastella. Gira subito la crêpe quando si è indurita sul fondo. Quando si rassoda anche sull’altro lato, toglila dal fuoco e lasciala riposare, bene aperta, mentre ripeti il procedimento fino a esaurire l’intera pastella. Non dimenticare di ripartire del burro ogni volta, che sarà sempre molto poco ma sempre necessario per ogni crêpe.
Ingredienti (per 4 porzioni):
400 g di prosciutto cotto, 2 uova, 2 cucchiai di farina 00, 1 tazza di besciamella, 1 bicchiere di latte, q.b. Parmigiano Reggiano, sale, burro
Preparazione:
Trita il prosciutto cotto finemente, quindi mescolalo insieme al Parmigiano Reggiano, in quantità a tuo piacimento. Regola di sale e aggiungi al ripieno due cucchiai di besciamella. Comincia a far scaldare il forno a 180 gradi. Deposita una cucchiaiata del ripieno sopra ognuna delle tue crêpe, quindi racchiudilo proprio come fossero dei cannelloni, avvolgendole a una a una. Imburra una pirofila, e sistemaci i tuoi cannelloni-crêpe ripieni. Quindi ricoprili con la restante besciamella, facci piovere sopra qualche fiocco di burro e una grattuggiata di Parmigiano Reggiano, e passa in forno a gratinare per mezz’ora. Servili caldissimi!
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Le ricette di TORTA FRANGIPANE
INGREDIENTI: Gr. 400 BURRO FLECHARD 82% Gr. 800 TPT (50% MANDORLE FARINA - 50% ZUCCHERO SEMOLATO) Gr. 300 UOVA INTERE Gr. 200 FARINA DEBOLE PROCEDIMENTO: montare con la foglia il burro, aggiungere ½ TPT e ½ uova e ½ TPT e ½ uova ed infine la farina; continuare a montare per 2/3 minuti. Coprire delle tortiere con frolla e versare il composto; finire sopra con delle pere sciroppate. Cottura 180° 50 minuti v.a.
TORTA DI MANDORLE
INGREDIENTI: Gr. 180 BURRO FLECHARD 82% Gr. 150 SACCAROSIO Gr. Q.B. AROMI Montare e alternare gli altri ingredienti Gr. 30 SACCAROSIO Gr. 180 MANDORLE Gr. 75 FARINA Raffinare PROCEDIMENTO: versare in stampo con frolla, cospargere di mandorle filettate e cuocere a 180° per 45/50 minuti v.a.
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Risotto alla zucca, crema di gorgonzola e riduzione all’amaretto LA RICETTA DI ALESSIO D’ALBERTO
Ingredienti per 4 persone: Per la purea di zucca: 300 gr di zucca 50 gr di cipolla di tropea un rametto di rosmarino 20 gr di olio extravergine d’oliva Per il risotto: 320 gr di riso vialone nano 1,5 litri di brodo vegetale 40 gr di Amaretto di Saronno 40 gr di burro 40 gr di Parmigiano Reggiano
finchè diventa traslucido (2/3 minuti circa) poi sfumare con l’Amaretto di Saronno. aggiungere man mano brodo vegetale caldo finche si raggiunge una cottura al dente ed aggiungere la purea di zucca, mantecare con burro e Parmigiano, nel mentre riscaldare la crema di Gorgonzola. Presentazione: Impiattare il risotto al centro del piatto, aggiungere al centro la crema di Gorgonzola e decorare con dei bastoncini di zucca, un rametto di rosmarino e degli amaretti sbriciolati, aggiungere a piacere del pepe nero macinato.
Per la crema di Gorgonzola: 200 gr di gorgonzola 100 gr di latte fresco intero Procedimento: In una casseruola sciogliere il Gorgonzola con il latte, in un altra casseruola soffriggere la cipolla e il rosmarino in olio extravergine e poi aggiungere la zucca, stufare e poi frullare con un frullatore a immersione. Una volta pronta la purea di zucca in una terza casseruola tostare il riso a secco, senza niente,
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Luino: Briciole di storia locale
IL DELEGATO DI POLIZIA SVIZZERA A LUINO
Nel novembre 1882, com’è noto, veniva inaugurata con fastosa cerimonia la grandiosa stazione ferroviaria di Luino, più grande da sola di tutto il resto della città, come amava dire Piero Chiara. Per tutto il tempo della “bella èpoche” visse una sua vita autonoma con protagonisti nobili di passaggio, gente del commercio, viaggiatori stranieri, camerieri in guanti bianchi e, naturalmente ferrovieri e vetturali in paziente attesa. In questo ambiente apparentemente ovattato e quasi da “Orient Express” non mancavano però i tutori della legge, che per una stazione internazionale come Luino, non solo erano quelli del Regno, ma pure quelli della Confederazione Elvetica (Convenzione stipulata tra i due Paesi nel 1881, nell’imminenza della strada ferrata del Gottardo, che prevedeva la reciprocità degli interventi delle due polizie per le stazioni di Luino e Chiasso). Con l’entrata in funzione della stazione iniziò così anche l’opera a Luino di due gendarmi confederati (di cui uno, sergente responsabile del servizio). La storia di questa piccola stazione di gendarmeria elvetica è in realtà storia di piccola cosa; perché elementi particolarmente pericolosi non transitavano spesso da Luino. I problemi più grandi da risolvere per i due gendarmi erano dunque, una volta sbrigate le formalità per i passeggeri in transito, quelle della loro sistemazione logistica. Tutto si riduceva ad un paio di stanzette “umide e malsane” che neppure il Commissario Distrettuale di Mendrisio, responsabile superiore, era riuscito a sistemare in maniera accettabile. Fu così che dopo pochi mesi di vita grama il
sergente Pedrazzini chiese di essere trasferito altrove ed il gendarme Salvadè diede addirittura le dimissioni. Rilevando l’inutilità del servizio il Consiglio Federale già nel giugno 1883 sopprimeva il posto di polizia attribuendo però il titolo di “delegato di polizia” al veterinario cantonale Pietro Gerosa che prestava la sua opera a Luino più o meno come ufficiale sanitario per gli animali e gli alimenti. Per 400 franchi l’anno questo aveva la possibilità di chiedere telegraficamente l’intervento di due gendarmi della Svizzera per far eseguire l’ordine di estradizione di qualche ricercato. Anni dopo a svolgere la funzione di “delegato di polizia a Luino” fu chiamato il capostazione della ferrovia Luino-Ponte Tresa, il Sig.Romeo Nadi. Fu lui che ebbe, agli inizi della Prima Guerra Mondiale, l’incombenza di “favorire e facilitare il rimpatrio di cittadini svizzeri evitando loro non poche noie e spese”. Ma al termine del conflitto la Confederazione ritenne del tutto superflue la presenza di un proprio delegato a Luino essendo prossime le stazioni di frontiera di Dirinella e Ranzo-Gerra. La storia della vecchia polizia svizzera alla stazione ferroviaria internazionale di Luino è dunque fatta da pochi nomi e da nessun evento fuori dall’ordinario: la sua funzione decade, forse, quando cade l’illusione di fare di Luino un centro di notevole importanza nel settore del traffico tra Italia e Svizzera. Altre scelte furono poi privilegiate ed altre convenzioni stese nei rapporti tra i due Stati. Vincenzo Omodei Zarini
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Proverbi locali
“La nev dicembrina per tri mes la se sampigna” (la neve caduta a dicembre si calpesta per tre mesi) “Seren de noecc u var un pieucc” (sereno di notte non vale un pidocchio, non è preludio di una buona giornata) “Ul temporal de matin u ga né co né fin” (Il temporale mattutino non ha inizio né fine, nel senso che dura per un tempo determinato) “Tempural de Lugan, piancc ul fieul cul pan in man; tempural de la Madona dul Mond ciapa la sapa e vala a scond” (Temporale proveniente da Lugano:piange il bambino, ma col pane in mano; temporale che viene dalla madonna del Monte - Sacro Monte di Varese - prendi la zappa e valla a nascondere). “Quand ul soo us volta indree, u fa bel al di andree”. (Quando il sole al tramonto si volge indietro facendo capolino tra le nuvole, farà bello il giorno dopo).
“Una bella gesa l’ha ga de vegh un bel campanin” (Una bella chiesa deve avere un bel campanile, allusione al naso) “Vestis na scoa, la par na sposa”. (Vesti bene una scopa, una ragazza mediocre, sembrerà una sposa). “Un paa u mantegn sett fieu, ma sett fieu i mantegn mia un pa”. (Un padre mantiene sette figli, ma sette figli non mantengono un padre). “Fieu picul, fastidi de picul, fieu grand, fastidi de grand” (Figli piccolo, preoccupazioni da piccoli, figli grandi, preoccupazioni da grandi). “Per Sant Bartulumèe, l’acqua l’è bona da lavaa i pee”. ( Per San Bartolomeo- 24 agosto- l’acqua serve solo per lavare i piedi).
“Ul pan di alter u ga sett crost”. (Il pane degli altri ha sette croste, è duro da mangiare)
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Il Presepe di radici di Formentini
In un locale presso la chiesa di S. Maria Annunciata di Bosco Valtravaglia è allestito un Presepio artistico e originale, unico nel suo genere: autore Fermo Formentini. La particolarità di quest’opera è dovuta al fatto che tutte le figure del Presepe sono costituite da radici estirpate dal suolo, nei boschi che circondano l’abitato. Nel suo laboratorio, con un delicato, paziente lavoro, ha fatto nascere nel giro dei sedici anni ben centoquaranta elementi che formano il suo presepe. Radici lineari, radici curve, radici attorcigliate e anche con tonalità di colore diverso danno vita alle figure, volti sofferenti, sereni, distesi, affaticati. Formentini ogni anno sostituisce alcune figure con delle nuove, per variare le caratteristiche del suo capolavoro. è un presepe che ci riporta ad altri tempi. è visitabile alla chiesa, nel periodo di Natale/Epifania dalle 14 alle 17. Per comitive o gruppi contattare l’autore telefonando allo 0332.508183.
Luino - Affreschi in terra natalizia Nella Chiesa di S.Pietro in Campagna sono conservati due affreschi di Bernardino Luini. Sono una “Natività” e un’”ADORAZIONE DEI MAGI”. Meritano di essere ammirati.
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Brezzo di Bedero Tradizione Natalizia: il Presepe vivente
Nell’ambito delle manifestazioni popolari che si richiamano ai canoni più genuini della tradizione lombarda, il Presepe Vivente di Brezzo di Bedero occupa un posto di tutto rilievo. Ha luogo nell’ampia e suggestiva area che fronteggia l’antica Canonica (Monumento romanico del XII Secolo e sede delle manifestazioni organistiche note in Italia e all’Estero.) La rievocazione storica si basa sulla sapiente ricostruzione del presepio classico italiano: le capanne dei pastori, le attività artigianali con modelli fedelmente copiati dall’originale, le decine di comparse nei loro costumi, l’illuminazione studiata per dare risalto ai vari quadri, sacri e profani, che con spiccato realismo costituiscono l’insieme. La presentazione ha luogo la Vigilia di Natale e si conclude all’Epifania con l’arrivo dei Re Magi e la distribuzione della calza con leccornie da parte della Befana, a tutti i bambini presenti. La tradizione del Presepe Vivente è mantenuta grazie alla Pro Loco. La sacra rappresentazione avrà inizio alle ore 22.15 del 24 dicembre.
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Iniziative Natalizie Brezzo di Bedero
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GIOVEDÌ 18 DICEMBRE
Scuola dell’Infanzia di Brezzo di Bedero Festa delle luci Inizio ore 17.00 presso la scuola
MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE
34° Rappresentazione del presepe Vivente a cura della Pro-Loco Località Canonica.
MARTEDÌ 6 GENNAIO 2015
34° Rappresentazione del presepe Vivente e festa della Befana a cura della Pro-Loco Località Canonica
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Germignaga 31 dicembre: se brüsa ul vécc
Un altro anno arriva al “capolinea” e nella sera di San Silvestro alle ore 18, come è tradizione, a Germignaga, al Cantun, gli si dà l’addio appiccando il fuoco ad un fantoccio di proporzioni considerevoli (oltre 4 metri di altezza) posto nel greto del torrente San Giovanni.
Il beneaugurante rito è accompagnato da uno spettacolo pirotecnico che saluta con qualche ora di anticipo l’arrivo dell’anno novello. Non mancheranno per l’occasione cioccolata calda e vin brulè per riscaldare il cuore e lo spirito dei presenti. Farà da cornice con allegra marcette il Corpo musicale S. Cecilia di Germignaga. La Pro Loco, promotrice della simpatica manifestazione, augura a tutti un felice 2015.
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Iniziative Natalizie Brinzio
23 NOVEMBRE
NATALE NEL BORGO Info: 348 5478890 - brinzioperlasolidarieta@gmail.com
8 DICEMBRE
15a PEDALA CON I CAMPIONI Giro cicloturistico dell’alto varesotto con i campioni del ciclismo provinciale Info: 0332 747782 - www.pedalaconicampioni.com
13 DICEMBRE
CONCERTO DI NATALE Concerto Natalizio nella Parrocchiale Inizio ore 20:45 - Info: 0332 435359
24 DICEMBRE
AUGURI DI NATALE Scambio degli auguri dopo la S. Messa di mezzanotte con panettone e vin brûlé Info: 0332 435359
25 DICEMBRE
APERTURA PRESEPI ARTISTICI Nella Parrocchiale ed in alcuni angoli del paese
5 GENNAIO 2015
BEFANA DEL FONDISTA Fiaccolata sulla neve, distribuzione doni ai bambini Info: 347 0331560 - 349 5625432
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Iniziative Natalizie Maccagno con Pino e Veddasca
Domenica 16 novembre dalle ore 16:15 AUDITORIUM BIM BUM BAM - burattini, pupazzi e cantastorie “Pirù Pirù”- Compagnia W Broggin Ingresso libero Venerdì 21 novembre ore 21:00 PUNTO D’INCONTRO Presentazione del filmato “UN DÌ…NELLA VALLE” - Premio Lago Maggiore 1991 Usi e costumi nell’antica Val Veddasca Con la collaborazione di Achile Locatelli – Associazione Culturale “Amici di G. Carnovali detto il Piccio” di Montegrino Inaugurazione della mostra fotografica di Tobia Alberti “Dizionario per l’umo di città” La mostra rimarrà aperta dal 21 al 30 novembre da lunedì a venerdì ore 16:00/19:00 - sabato ore 16:00/19:00 e 20:00/22:00 e domenica 10:00/12:00 e 16:00/19:00 Ingresso libero
Sabato 29 novembre ore 9:30 AUDITORIUM Convegno: DEI SUOI TESORI. Il censimento dei beni culturali ecclesiastici nell’alto Verbano lombardo A cura di Federico Crimi e Maurizio Isabella Ingresso libero Domenica 30 novembre ore 16:15 AUDITORIUM BIM BUM BAM – burattini, pupazzi e cantastorie “Il Signor Aquilone e il risveglio di Olga” - Teatro Ridotto Ingresso libero Domenica 21 dicembre ore 16:15 AUDITORIUM BIM BUM BAM - “Bobo Babbo e il mistero di Natale” Ingresso gratuito Martedì 6 gennaio 2015 ore 16:15
AUDITORIUM “Lo schiaccia noci e il Re dei topi” Ingresso gratuito
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Buon Natale!
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La Befana
Povera vecchietta, così buona e generosa porta i doni ai bambini buoni e il carbone ai birichini è la protagonista di una delle notti magiche dei nostri nipoti. Ma da dove viene la tradizione della Befana? Era una figura pagana dell’antica Roma l’antenata della nostra Befana: una sorta di “Dea della notte”, che una volta all’anno lasciava l’Olimpo per portare regali ai bambini. Si chiama Strenia, e dal suo nome deriva la parola strenna, sinonimo di regalo. Era indicato come strenia, nella Roma imperiale, il dono offerto dai potenti nei giorni di festa, specialmente nelle calende di gennaio che corrispondevano al nostro capodanno. E nell’ultima notte dell’anno si muoveva la Dea, per occuparsi dei figli di potenti e poveracci. Disponeva di un cocchio celeste trainato da bianchi cavalli per i suoi spostamenti ed era giovane e bellissima. Come si sia passati nei secoli da tanta bellezza alla bruttissima “vecia” dei nostri giorni è un mistero mai chiarito. In comune le due befane del prima e del dopo Cristo hanno soltanto una cosa: la generosa disponibilità ad elargire i doni. Non è cambiato molto, in più di due millenni. La distribuzione dei doni è stata spostata di sei giorni e ai fuochi tradizionali di fine anno si sono aggiunti quelli dell’Epifania. “Abrusa la vecia” gridano nelle piazze dell’Emilia Romagna. Perché tanto accanimento, tanta crudeltà nei confronti della vecia. Nessuna crudeltà, spiegano gli studiosi, con quel falò si rinnovano riti arcaici, legati al mondo agricolo-contadino e la befana ne è soltanto il simbolo, l’immagine della pagana madre natura che, giunta alla fine del ciclo annuale ha bisogno di rinnovarsi e rinascere a nuova vita. Il fuoco è l’elemento purificatore. Madre natura rinascerà da quelle ceneri con il nuovo anno, rinascerà
anche la vecchietta che vola cavalcando una scopa. Gli elementi poveri e familiari cui è collegata la figura della Befana (la calza, i piccoli giocattoli, i dolci fatti in casa) rispetto a Babbo Natale (giocattoli più sfarzosi) sono certamente un freno al consumismo esasperato ed è anche importante sotto l’aspetto educativo e psicologico (carbone ai cattivi, dolci ai buoni). Ma al di la di storie e leggende e di riflessioni più o meno serie la Befana è una figura che appartiene alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, vediamola così: è la nostra nonnina di tutti che fa felici i nostri nipotini e un po’… anche noi. Da “Solidarietà”
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Buon Anno 2015! Balla sacca poverella, di quest’an che se ne va, voglio togliere in gidello di letizia e di bontà. Poi la dono a quel fratello, che gioviale e ridanciano, se ne vien tirando appresso, una ronda capricciosa di giornate,
di stagion, settimane e mesi vari, nella ridda di una danza, fatta solo dall’illusion. “Ave a te, anno novello”! Così carco di promesse, porgi a tutti lieti doni, per la vita e per l’amor. A.F.
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