ItaliaImballaggio giugno 2019 COSMOPACK_SMART

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Il 4.0 dei costruttori italiani

RIPENSARE PRODOTTI E FABBRICA IN OTTICA A cura di Stefano Lavorini, Luciana Guidotti e Chiara Giannangeli

ue iniziative hanno ribadito l’unicità nel panorama fieristico internazionale della grande manifestazione Cosmoprof/Cosmopack 2019 - fiore all’occhiello di Bolognafiere - da sempre capace di accomunare i brand della bellezza e il contoterzismo evoluto con i produttori di imballaggi, i costruttori di macchine e di sistemi di confezionamento. Per la prima volta nella storia della fiera, infatti, il padiglione 19 era destinato ad accogliere campioni dell’innovazione tecnologica in ambito supply chain, cui ha fatto da contraltare la proposta di soluzioni industriali in grado di ridurre l’impatto ambientale della produzione cosmetica, in ossequio al tema conduttore dell’intera esposizione: quello della sostenibilità e dell’economia circolare, che ha trovato testimonianza diretta nella “Factory”, quest’anno dedicata a un processo produttivo “senza compromessi”. In particolare, l’area S.M.A.R.T. di Cosmopack Solution, Manufacturing, Automation, Research & Technology - ha avuto il merito di proporre l’eccel-

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lenza delle soluzioni di automazione in ambito cosmetico, con i costruttori italiani da tempo “sul pezzo”: l’adesione ai temi dell’Industry 4.0 li ha infatti spronati a intensificare ricerca & sviluppo, per proporre soluzioni allo stato dell’arte, con alcuni ovvii distinguo, a seconda dei mercati di riferimento, delle specializzazioni produttive e delle possibilità di investimento. Tracciabilità, monitoraggio e raccolta dati relativi al funzionamento di linee e processi per implementare funzioni di manutenzione predittiva e ottimizzare le performance. E, ancora, intelligenza artificiale, applicazioni di reti neurali, facoltà di auto-apprendimento delle macchine… Nel corso della nostra visita, abbiamo avuto conferma che tutte le tecnologie che aprono alla digitalizzazione rappresentano il futuro del mondo industriale: la transizione in corso è davvero senza ritorno e procede a passi da gigante. Dal confronto con alcuni protagonisti dell’area SMART emergono riflessioni, che proponiamo in queste pagine.

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«Nastri-Tex» Produzione di tele per la compattatura di polveri cosmetiche Federico Mocchetti, key executive Nastri-Tex

l nostro excursus sull’Industry 4.0, parte con un’azienda per certi versi anomala nell’ambito dell’area SMART di Cosmopack: infatti Nastri-Tex non produce macchine “hard” per la produzione dei cosmetici, ma fornisce un materiale di consumo fondamentale per realizzare make-up e dunque indispensabile al buon esito del “sistema packaging” nel suo insieme. «In pratica - spiega Federico Mocchetti, key executive dell’azienda - abbiamo voluto avviare un percorso di integrazione collaborativa “smart service” tra la nostra infrastruttura tecnica di ricerca e quella dei nostri clienti, e con questi verso le strutture esterne loro partner. Non abbiamo dunque presentato soluzioni di smart factoring, ma abbiamo testimoniato il nostro impegno nella costante ricerca di soluzioni tecnologiche innovative, con l’obiettivo di fornire ai nostri clienti, i produttori di cosmetici, soluzioni di prodotto e servizio davvero alternative. Per questo, nel biennio 2018-2019, abbiamo programmato e in

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parte già attuato investimenti in nuove tecnologie per 750.000,00 euro, ovvero l’8% del fatturato. Il proposito - continua Mocchetti - è di consolidare una smart production grazie all’impiego di macchinari e strumenti integrati nel sistema aziendale, inaugurando una stagione di maggiore cooperazione tra gli operatori e la nostra struttura. Ne è un esempio il NastriTex Lab, con cui abbiamo avviato un percorso di integrazione collaborativa “smart service” tra la nostra infrastruttura tecnica di ricerca e quella dei nostri clienti e con questi verso le strutture esterne loro partner». Tutto questo sempre con un occhio attento allo sviluppo sostenibile, pensando anche alla smart energy. «Il 60% circa dei materiali non valorizzabili che produciamo al nostro interno trova infatti impieghi alternativi al conferimento, nell’ambito del nostro progetto di economia circolare». In concreto, proprio in occasione dell’edizione 2019 di Cosmopack, Nastri Tex ha voluto presentare un nuovo prodotto/servizio, unico nel suo genere, che testimonia come questa azienda abbia fatto proprio il concetto di smart factory a vantaggio dell’industria cosmetica: «La ricerca di materiali innovativi, unita agli sviluppi tecnologici della nostra factory, ha infatti creato i presupposti per la nascita di TechMix®: due o più nastri di compattatura si combinano insieme, coniugando ed esaltando le caratteristiche tecniche di entrambi, con un vantaggio prestazionale non raggiungibile diversamente».

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[ paradigmi dell’Industria 4.0 sono destinati a improntare i nuovi standard tecnologici del comparto manifatturiero e rappresentano il futuro. In Marchesini, pensiamo che sia arrivato il momento di passare dalla teoria alla pratica. Ecco perché - esordisce Pietro Cassani - abbiamo avviato da tempo un percorso, basato su una strategia chiara e mirata, che sta dando buoni frutti: da un lato acquisire aziende di eccellenza specializzate in ciascuno di questi temi-chiave, dall’altro, coordinare e centralizzare tali attività a un livello superiore, nel cuore di Marchesini Group. Questo ci consente di ottimizzare le risorse, valorizzando le competenze di ciascuna realtà, raggiungendo, al contempo, i più alti livelli di efficienza».

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che devono poter registrare a livello informatico le rilevazioni effettuate. «Ecco quindi, il secondo e decisivo step affrontato con Sea Vision, relativo a raccolta ed elaborazione dei dati. Sea ha sviluppato un software che, oltre a garantire la non contraffazione, monitora e raccoglie i dati relativi ai processi in linea - produttività, consumi, efficienza ed eventuali interruzioni della produzione… - e li elabora fornendo agli operatori indicatori utili a gestire al meglio la stessa». Dalla manutenzione predittiva alle reti neurali. Marchesini ha affrontato il tema sfruttando le competenze di Proteo (azienda acquisita nel 2018, Ndr.), con cui sta lavorando su due fronti. «In primo luogo progettare e montare sulle macchine sensori ad hoc, in grado di monitorare, durante i processi produttivi, alcuni indicatori critici, come il livello di vibrazioni, rumore e calore: in questo caso, le rilevazioni consentono di individuare eventuali anomalie che spesso non comportano guasti nell’immediato, ma

«Marchesini Group» Fornitura di linee complete e macchine per il confezionamento di prodotti farmaceutici e cosmetici Pietro Cassani, CEO Marchesini Group

Dalla tracciabilità all’efficienza. Il percorso cui accenna il manager è partito con l’acquisizione Sea Vision, azienda specializzata in tecnologie per la tracciabilità in ambito farmaceutico e non solo. «Argomento, questo, cruciale e attualissimo in un mercato che richiede trasparenza e garanzie rigorose sulla non contraffazione dei prodotti, e più in generale, sulla loro origine e qualità. Ecco perché, oggi, il track and trace, oltre a essere imprescindibile nell’industria del farma, è guardato con il massimo interesse anche dai produttori di food e cosmetici». La tracciabilità passa, in primis, attraverso la digitalizzazione dei sistemi di visione e controllo qualità,

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potrebbero causarli se protratte nel tempo. Oltre all’ ”hardware”, Proteo programma anche il software che raccoglie i dati relativi ai rilievi effettuati, confrontandoli con i range di normale funzionamento impostati in fase di taratura, per individuare e segnalare l’eventuale superamento delle soglie critiche. Il sistema, che elabora milioni d’informazioni al secondo, e richiede pertanto un’architettura adeguata, consente di intervenire tempestivamente sulle linee con manutenzioni mirate o semplici correzioni ai parametri di funzionamento, evitando così problemi più gravi e fermi alla produzione non previsti e prolungati». Si tratta, in pratica, di automatizzare e programmare “a monte” una serie di operazioni, ottimizzandone la gestione a tutto vantaggio - ancora una volta - di efficienza e produttività… E seguendo questa direttrice, Cassani ricorda che «il passaggio successivo è l’implementazione dell’intelligenza artificiale, una sfida tecnologica su cui puntiamo moltissimo. Per realizzarla è fondamentale che tutte le applicazioni che ho citato - tracciabilità, raccolta dati, manutenzione predittiva - siano integrate tra

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] loro. Dall’integrazione nasce l’autoapprendimento: il sistema stesso, elaborando i dati, può anche “imparare” in autonomia quali operazioni eseguire e quando, trascurando quelli che possono essere definiti “falsi positivi”. In questo modo l’intervento umano si rende necessario solo in caso di reale necessità. Per gli sviluppi in questo ambito tecnologico, stiamo collaborando attivamente con diverse università italiane, puntando all’utilizzo delle reti neurali, a loro volta mutuate dai meccanismi esperienziali del cervello umano. Il modello neurale consente infatti di avviare e rendere operative le linee in tempi brevissimi, come nel caso - esemplifica Cassani - della taratura delle macchine per il farma: se eseguita manualmente è un’operazione laboriosa, ma grazie alle reti neurali applicate a sistemi auto-apprendenti, l’intera messa a punto di una linea richiede molto meno tempo».

utilizzatori a rendere accessibili i dati sensibili della produzione, Marchesini ha scelto di dotare le linee di alcune funzionalità digitali per raccogliere ed elaborare informazioni relative alla non contraffazione, al funzionamento delle macchine stesse per indicare eventuali interventi di manutenzione o regolazioni da eseguire. «Tuttavia, questi dati - aggiunge Cassani non sono destinati a noi, bensì al cliente, che potrà scegliere, di volta in volta, se e quali mantenere riservati all’interno della rete locale dello stabilimento o, all’occorrenza, condividerli con il fornitore, consentendo il collegamento al sistema per fornire assistenza, anche da remoto».

Dalle parole ai fatti... passando per la cyber security. Queste tecnologie rappresentano lo stato dell’arte e il futuro del mondo industriale, e da esse non è più possibile prescindere. La transizione in corso è dunque senza ritorno? «Certo e procede a una velocità tale che chi, oggi, non si impegna con la dovuta energia e i dovuti investimenti, resterà “tagliato fuori”. Per quanto riguarda Marchesini, il nostro know how in materia di intelligenza artificiale su applicazioni e linee è peraltro una realtà: abbiamo infatti già messo a punto una linea per il confezionamento di blister su cui, per la prima volta, coesistono i paradigmi della quarta rivoluzione tecnologica, dall’interconnessione dei sistemi al machine learning, fino all’analisi dei big data. Abbiamo creato un “ecosistema” complesso, dove coesistono telecamere per un controllo multivisione di forma, spessore e colore delle compresse, un sistema di riconoscimento del principio attivo NIR (Near Infrared System), ma anche un sistema SCADA - che restituisce all’operatore un check completo dello stato di salute meccanico e funzionale della macchina grazie a un tracking costante dei parametri di qualità - nonché un sistema di manutenzione predittiva in grado di riconoscere ogni tipo di errore meccanico e suggerire azioni di manutenzione programmata. A valle, l’impianto è completato da un’etichettatrice con controllo peso e un’incartonatrice orizzontale per track&trace». Per superare le delicate (ma plausibili) diffidenze degli

cui sviluppo richiede competenze più specifiche e avanzate. Tuttavia, se si considerano i benefici derivanti dall’adozione di tecnologie 4.0 in termini di efficienza, semplificazione del lavoro degli operatori, sicurezza, riduzione dei guasti e continuità produttiva, credo di poter affermare che un tale investimento non solo garantisca un rapido rientro, ma vada anche considerato prioritario e fondamentale per restare competitivi e tenere il passo con gli standard di produttività del mondo globale. E questo vale in ogni ambito: l’ammodernamento delle infrastrutture produttive è un tema cruciale, che non interessa solo l’industria farmaceutica o cosmetica, ma l’intero tessuto economico del Paese. E come si migliora l’efficienza di un sistema?» chiosa Cassani. «Investendo in “conoscenza”, analizzando i processi in modo capillare, raccogliendo i dati ed elaborandoli, per capire dove e come possono essere ottimizzati. L’Industry 4.0 per noi significa questo».

Infine… dai costi ai benefici. Se pensiamo all’incidenza dell’intelligenza artificiale sul prezzo finale della linea, si evince che i dispositivi hardware con cui equipaggiare le macchine per integrare le funzionalità 4.0 telecamere, sensori, ecc… - rappresentano un investimento marginale rispetto al costo globale. «Ciò che incide in misura maggiore è l’infrastruttura software, il

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«CMI Industries» Soluzioni avanzate per il packaging di prodotti cosmetici, farmaceutici, alimentari e chimici Franco Comoli, presidente

arlare di Industria 4.0 significa parlare di regole e metodi per realizzare processi endto-end digitali, con l’obiettivo di aumentare la produttività e controllare i costi, e questo vale tanto per il costruttore di macchine, quanto per l’utilizzatore. Per CMI Industries, quindi, che ha sempre investito nella ricerca per proporre soluzioni tecnologicamente avanzate, è un paradigma irrinunciabile, fondamentale per poter lavorare in modo profittevole su commesse ad alta personalizzazione. Flessibilità in fase di progettazione e di configurazione delle macchine sono, infatti, fattori competitivi a patto, però, di monitorare puntualmente ogni singolo costo della produzione.

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Competenze e partnership. La tecnologia può essere una formidabile leva di innovazione, ma se

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non viene compresa e valorizzata dalle persone, se non viene messa sotto controllo, il suo potenziale innovativo rischia di vanificarsi. Sono gli uomini che fanno sì che la tecnologia sia elemento abilitante l’innovazione di processo. La tecnologia cambia le persone, ma le persone possono cambiare la tecnologia. In un mondo iper-tecnologico, le aziende devono acquisire e/o formare lavoratori specializzati con competenze modulate, verso il basso e verso l’alto, per soddisfare il nuovo modo di produrre. Competitività ed efficienza si costruiscono, inoltre, sapendo individuare partnership in grado di portare valore aggiunto alla propria attività, collaborando a definire e mettere in esecuzione un percorso di crescita. Produttività. È necessario mettere in gioco l’intera organizzazione, cercando di proiettare la propria evoluzione in un’ottica di cambiamento continuo. Un qualcosa, il cambiamento, che non si può improvvisare, ma che deve essere inteso come parte integrante della cultura aziendale. Altrettanto importante è un modello organizzativo forte, altamente specializzato, dove in ciascuna area tutto è pensato per ottenere il massimo valore. Una volta definito il modello sono le persone che possono fare la vera differenza, a tutti i livelli. Innovazione continua. La più grande sfida posta da Industry 4.0 è la standardizzazione di un processo organizzativo, coerente con una fornitura di un servizio su misura. Ovvero focalizzarsi sulla differenziazione, sulla soddisfazione di specifiche richieste del cliente, facendo leva sull’innovazione.

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] he evolution of ELECTRIC: così IDM Automation Srl si è presentata all’edizione 2019 del Cosmopack, portando in fiera la e-MF302, macchina per il riempimento di flaconi in plastica e vetro completamente elettrica, che integra due robot scara Mitsubishi, uno dedicato al carico e uno allo scarico dei flaconi. Una serie di plus ulteriori caratterizzano il modello rispetto alle versioni precedenti: più performante, più rispettoso dell’ambiente grazie ai ridotti consumi energetici, silenzioso per un maggior comfort lavorativo, protezioni “full glass” per una migliore funzionalità e praticità d’uso. «Tutto nasce in pratica dalla nostra costante propensione alla ricerca e alla sperimentazione» esordisce Riboni «che ci sta anche guidando verso nuovi sviluppi, in linea con i parametri di Industry 4.0». È il caso del progetto IDMind, nato dallo sviluppo del New Technology Dept. Grazie a questo progetto, IDM ha presentato un servizio di telemetria della produzione e supporto proattivo, denominato Machine.Care. «In pratica - sintetizza Riboni - abbiamo messo nero su bianco la nostra idea di manutenzione predittiva, con una soluzione che si basa su una App “lato cliente” e un dashbo-

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giungere l’utilizzatore in modo semplice e utile su diversi device, come un cellulare. Questo significa che ogni singola macchina di IDM ha nel cuore il concetto del Machine.Care, quindi la segnalazione del sintomo o di un problema viene generato dalla macchina stessa, togliendo dall’equazione il fattore umano, non perché sia inutile ma perché potrebbe creare “sensazioni” poco oggettive, che andrebbero a inficiare l’efficienza dell’intervento sulla macchina stessa». Una volta eliminata la possibilità di errore nell’identificare un malfunzionamento nel tempo, e con una mole maggiore di informazioni a disposizione, si genera una sorta di predittività… «e dico “sorta” perché la vera in-

«IDM Automation» Azienda specializzata nella progettazione e nella realizzazione di macchine e impianti rivolti al settore della cosmesi Ivan Riboni, Ceo IDM Automation (con un contributo di Andrea Radaelli, CEO & Solutions Analyst di CleverMind)

ard “lato produttore”, che consente di gestire in modo organizzato e ottimizzato gli interventi a bordo macchina ed è attivabile sia sui nuovi macchinari sia su tutti quelli forniti sino ad ora. In altri termini, Machine.Care è una soluzione di tracciamento dati, in grado di creare uno storico delle manutenzioni da inviare sia a gestionali MES/ERP di terze parti, sia al portale e all’App dedicati in primis alla manutenzione ordinaria e straordinaria». Dati “per” tutti… ma non “di” tutti Per l’approfondimento puntuale sulla soluzione, interviene Andrea Radaelli, responsabile del progetto IDMind, che parla di Industry 4.0 come di un puzzle di varie tecnologie. «L’idea di dover gestire una quantità crescente di informazioni può risultare ostica, se non si dimostra agli utilizzatori che alcuni sistemi possano offrire vantaggi concreti e significativi. Per questo l’approccio che abbiamo adottato è stato di lavorare su una presentazione user friendly delle informazioni, sviluppando strumenti chiari, accessibili, immediatamente utili e fruibili. Strumenti - ribadisce Radaelli - capaci di creare una consapevolezza oggettiva sul funzionamento delle macchine, tramite notifiche che possono rag-

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telligenza artificiale è un’altra cosa». Sempre più consapevoli del valore reale dei dati e della loro gestione, le imprese sono d’altronde sempre meno propense a condividerle nel “cloud” e quindi «l’approccio che abbiamo adottato è stato di non “portare fuori i dati” dalle aziende, seguendo il concetto di On-Sight-Cloud, che permette ai nostri clienti di avere tutti i benefici dell’App e del cloud, ma che ha come punto di partenza casa loro. E la sicurezza dei dati, in questo caso è implicita, perché l’oggetto che utilizziamo come gestore dei dati in ingresso e in uscita è garantito all’origine». «L’intento di IDM - interviene nuovamente Riboni - è stato proprio quello di dotare le nostre macchine di un sistema capace di offrire un aiuto immediato al cliente, mentre il dato più sensibile viene invece trasmesso ad altri sistemi per essere processato in modo più strutturato. Potremmo dire di aver contribuito a creare una cerniera tra due mondi che, per natura, non parlano ma che adesso devono per forza collaborare. Solo chi conosce la macchina può infatti inviare i dati nel modo corretto a chi non ha questa competenza, perché gli sviluppatori di programmi gestionali come MES o ERP non sono i programmatori dei PLC... hanno DNA diversi». La maggiore efficienza nell’identificare il malfunzionamento di una macchina all’origine consente ovviamente di diminuire in modo drastico i fermi produttivi perché, di fatto, Machine.Care nasce non per “guarire” la macchina ma per monitorarla e non farla “stare male”. Un concetto che il clienti hanno recepito in modo positivo, apprezzandone soprattutto la concretezza.

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[ er i suoi “vent’anni di Cosmopack”, Omas Tecnosistemi ha fatto le cose in grande. Oltre ad aver presentato gli sviluppi più recenti dei mixer e delle intubettatrici, un monoblocco automatico per il riempimento di mascara e lipgloss e un monoblocco per profumi con roll-on, ha dato un contributo significativo alla Factory 2019 “NO-CONo compromise” (dove, insieme ad Aliplast, Cosmoproject, Verve, si produceva e confezionava live durante la manifestazione uno scalp oil sostenibile), presentando la nuova linea di confezionamento a godets sotto flusso laminare, con robot per trasferimento dei flaconi da vassoio d’ingresso nel godet, “filling docking station”, stazione automatica per inserimento e chiusura tappo a vite, estrazione del flacone con depucker su tavolo rotante d’uscita. Per Savino Giudici (presidente di Omas Tecnosistemi) «L’azienda 4.0 è un’azienda “gestita”, che conosce a fondo tutti i suoi processi produttivi e commerciali e, per questo, è capace di attribuire loro il reale valore economico (sa quanto costano). E il principio è valido tanto per i costruttori come noi, quanto per i nostri clienti perché, ancora oggi, uno dei problemi maggiori è che le aziende non conoscono i margini delle varie fasi di lavoro».

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di centri di lavoro, macchine a controllo numerico, frese e torni paralleli tradizionali. «Questo reparto è il nostro fiore all’occhiello: tutto viene realizzato in Omas, perché riteniamo essenziale avere il controllo assoluto sull’intera produzione, dalla progettazione alla costruzione, con un occhio di riguardo ai dettagli che fanno la differenza». E quindi, da “utilizzatore” dell’Industry 4.0, i risultati stanno arrivando? «Penso proprio di sì. Dopo aver avviato un percorso di crescita otto anni fa, passando da venticinque addetti agli attuali centoquindici, abbiamo giocoforza cambiato il gestionale, ed è stato come indossare un nuovo abito: fino a poco tempo fa le nostre macchine di produzione venivano programmate a bordo macchina, oggi le programmiamo da remoto con sistemi autocad cam. Il che ci consente di predisporre la produzione di un particolare meccanico e le

«Omas Tecnosistemi» Soluzioni per l’imballaggio, il riempimento e la tappatura destinate all’industria cosmetica, farmaceutica e alimentare Savino Giudici, Presidente

Statistiche per l’efficienza. «Crescere con il 4.0 consente davvero di avere il pieno controllo delle tempistiche di produzione e, soprattutto, dell’efficienza di macchine e impianti, controllati da un sistema in grado di monitorare l’intero processo produttivo» ribadisce Giudici. Per ottenere questi risultati, Omas si appoggia a varie software-house «che forniscono i sistemi con cui programmare le macchine in un’ottica di gestione e controllo. Perché se fino a cinque anni fa le informazioni rimanevano “all’interno” della macchina (un fermo o un guasto segnalati da allarmi specifici), oggi tutto viene importato in un sistema gestionale che consente di creare delle statistiche, fondamentali per individuare le problematiche nel tempo e migliorare l’efficienza complessiva dell’impianto. Si tratta di sistemi “stand alone” che risiedono nella fabbrica del cliente… fabbrica che ora è addirittura possibile controllare da remoto e in tempo reale». Interessante la visione e l’esperienza di questa azienda, che mantiene in-house molte lavorazioni meccaniche, effettuate in un sito produttivo interno dotato

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tempistiche con un’efficienza e una precisione prima impensabili. Il che, per noi, significa anche conoscere a priori i costi di una certa lavorazione…». Tecnologia su misura. Infine, se per il momento, obiettivo di Omas è di dotare le macchine di sistemi e controlli per la diagnostica preventiva («sfruttiamo l’esperienza dei controlli con PLC ma non montiamo sensoristica specifica per la manutenzione predittiva»), per quanto riguarda la robotica sentono di essere «perfettamente al passo con i tempi, grazie all’integrazione della tecnologia di alcuni costruttori, come Comau, che hanno insegnato al mondo come fare automazione». Ma in questo scenario industriale, dove le azioni sembrano essere guidate dall’intelligenza artificiale, le persone non serviranno più? Giudici non lo crede possibile dato che «è sempre e comunque l’uomo a fare la differenza. Le macchine, alla fine, funzionano, ma non hanno “nulla che batte”, non hanno l’anima… noi ce l’abbiamo». E meno male.

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] e funzionalità Industry 4.0, all’interno di FT System, e del gruppo Arol di cui l’azienda è parte, sono state implementate seguendo due direttrici principali: la prima è quella di integrare i sistemi di ispezione e controllo con le altre macchine della linea per ottimizzarne il funzionamento; la seconda è mirata al monitoraggio del funzionamento delle singole macchine per recuperare informazioni finalizzate alla manutenzione predittiva e al servizio di assistenza da remoto.

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Manutenzione predittiva. Tutto passa dai sensori montati sulle macchine e che consentono di monitorane il funzionamento. I dati sono rilevati, registrati ed elaborati per individuare eventuali anomalie, e produrre in tempo reale analisi statistiche; tutte queste informazioni vengono poi pubblicate in un cloud così da poter offrire ai clienti un servizio di manutenzione predittiva e di assistenza da remoto. C’è dato e dato. Un aspetto che senza dubbio va tenuto in considerazione e gestito in modo attento,

Sistemi di ispezione e controllo. In questo ambito, l’introduzione di tecnologie “Smart” ha determinato un cambio di paradigma. I sistemi di ispezione e controllo 4.0 installati sulle linee non si limitano, infatti, a verificare la correttezza delle operazioni di riempimento, chiusura, etichettatura, nonché la qualità del packaging, ma si integrano con le macchine “a monte”, acquisendo una serie di informazioni aggiuntive utili a ottimizzare l’intero processo. Nello specifico, per quanto riguarda il gruppo Arol, tale principio è applicato alle linee di chiusura e tappatura, dove controlli svolti dai sistemi a telecamera

«FT System» Sistemi di ispezione e controllo qualità per il settore alimentare, delle bevande, dei prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della casa, nonché soluzioni di monitoraggio dell’intero processo di produzione Fabio Forestelli, Ceo

sul posizionamento e applicazione del tappo o da sistemi che rilevano la forza di serraggio della capsula, non servono solo a rilevare le difettosità, ma anche a elaborare una sere di analisi statistiche – come deviazione standard, valore medio di chiusura, ecc. - che consentono in tempo reale di mantenere ottimizzato e bilanciato il funzionamento della singola testa della tappatrice, correggendo in automatico eventuali “disallineamenti”.

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è quello della condivisione dei dati tra fornitore della tecnologia e utilizzatore: è necessario infatti distinguere tra informazioni quali-quantitative relative alla produzione, che difficilmente il cliente desidera condividere con soggetti terzi, e informazioni provenienti dai sensori installati sulle macchine che sono indicative del loro funzionamento - cicli, condizioni di usura, indicatori critici. Dati di questo tipo, utili esclusivamente a individuare in tempo reale eventuali derive o anomalie, a pianificare interventi di manutenzione preventiva e, in generale, a mantenere le linee nel modo più efficiente, non sollevano particolari problemi di riservatezza, e possono essere condivisi senza problemi con il costruttore di macchine. La realtà dei fatti. In pratica, oggi, la condivisione dei dati avviene, più che altro, in modo puntuale, a seguito di una richiesta di assistenza remota da parte del cliente. Se fino a qualche anno fa per controllare lo stato di una macchine era necessario recarsi in loco, oggi le procedure di audit e assistenza possono essere svolte collegandosi da remoto e verificando una serie di indicatori. La risoluzione dei problemi è quindi più veloce, efficiente e a costi ridotti, rispetto a quando era necessario mobilitare tecnici ed operatori.

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[ Si tratta, comunque, di un approccio nuovo, dal punto di vista tecnologico e “culturale”, le cui potenzialità non sono ancora comprese e sfruttate a pieno. Il nostro obbiettivo per il futuro è quello di estendere le funzionalità di manutenzione 4.0 realizzando un’infrastruttura che funzioni in modo sistematico e realmente predittivo. Gli aspetti più critici da affrontare. Un primo focus riguarda la creazione di infrastrutture adeguate a sostenere una mole ingente di informazioni. Ma è altrettanto importante concentrarsi sulla fase successiva, ovvero la creazione di algoritmi di analisi in grado di estrapolare dai dati raccolti informazioni realmente utili per i clienti. Esistono ovviamente, ad oggi, diverse piattaforme che operano in questa direzione, nonché start-up specializzate nell’ambito dei Big Data. La cosa più importante, a nostro avviso, è non perdere di vista l’obiettivo finale, che è quello di sfruttare le tecnologie 4.0 per offrire vantaggi concreti agli utilizzatori. Altrimenti si corre il rischio di creare infrastrutture complesse e costose in grado di immagazzinare una mole imponente di dati, di cui il cliente non riesce, però, a servirsi.

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Parola d’ordine… personalizzazione. Per offrire realmente un valore aggiunto è, quindi, indispensabile comprendere nel dettaglio la specificità di ciascuna produzione, lavorando in stretta collaborazione con il cliente per individuare quali siano effettivamente gli indicatori che è utile monitorare. Parlando, ad esempio, di sistemi di controllo qualità occorre studiare a fondo il core business del cliente, ma anche il profilo del suo consumatore tipo: in altri termini, definire qual è la qualità percepita, quali sono gli standard qualitativi e di sicurezza alimentare da garantire... Per realizzare un’infrastruttura dati “sostenibile”, occorre selezionare accuratamente le informazioni utili da archiviare. Soprattutto sicurezza. È un tema vasto e cruciale, che si articola lungo due direttrici fondamentali. Da un lato occorre garantire “fisicamente” la sicurezza e l’integrità dei dati, proteggendoli da eventuali tentativi di hackeraggio. Ma esiste anche un secondo aspetto, altrettanto importante, che riguarda come tutelare la proprietà e la riservatezza di tali informazioni, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche legale e giuridico. Insomma, anche in ambito tecnologico, non dimentichiamo che il fattore umano è ancora protagonista.

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