Rivista digitale di Horror, Sci-Fi e Weird
numero 2
10 inediti racconti
di fantascienza horror e weird
Francesca Angelinelli Valentino G. Colapinto M. Cortini & L. Moretti Mirko Dadich Riccardo Falcetta Anna Giraldo Gabriele Lattanzio Alfredo Mogavero Maria Adele Popolo Tanja Sartori
Il racconto di genere
consigli di scrittura
Narratore eclettico
Altrisogni intervista
Adriano Barone
...e in aggiunta: notizie, recensioni, suggestioni!
Nicco e Kappa, restauratore di nani da giardino il primo e giornalista free lance, romanziere inconcludente e gay cinico il secondo, hanno un problema: i nani di gesso hanno preso una brutta piega e sono diventati spacciatori di droga
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Editoriale
ora SI FA SUl serio
I
l primo numero di Altrisogni è stato una festa, un debutto, un colpo da artista. Ma è con il secondo che si fa sul serio. È con il secondo e i successivi numeri di una rivista che la procedura viene messa in moto ed eseguita, che la macchina viene rodata e i meccanismi si oliano a dovere. La nostra è una rivista fatta con passione, ma anche con metodo. Non pretendiamo di realizzare un’opera d’arte ogni volta, miriamo però a fare del nostro meglio, a confezionare da bravi artigiani uno strumento utile, una raccolta soddisfacente, un giornale che possa dimostrarsi ben scritto e interessante.
ATTENZIONE! Come molti di voi sapranno, recentemente abbiamo interrotto per un breve periodo la ricezione dei racconti da valutare. Dopo alcuni mesi di lavoro, infatti, ci siamo resi conto che era il momento di aggiornare leggermente le modalità di invio. Da questo numero, quindi, diventa necessario - per chiunque! - inserire nel corpo della email alla quale allegherete il racconto i seguenti dati: - nome e cognome dell’autore; - genere del racconto inviato (horror, fantascienza, weird); - sinossi di 5-10 righe per ogni racconto superiore ai 10.000 caratteri. Ulteriori informazioni a pag.100!
Il carburante di questi sforzi? L’entusiasmo. Entusiasmo innato nella follia di chi ha ideato questo progetto, ma anche scaturito dai molti e validi apprezzamenti di stima. Come quelli che abbiamo riscosso in occasione della fiera Lucca Comics and Games 2010, il più grande e importante salone dedicato al fantastico in Italia. Noi la frequentavamo già negli anni ’90, quando raggiungeva 25.000 presenze. Ci siamo tornati oggi, nel 2010. La kermesse ha totalizzato 135.000 visitatori. Una volta era limitata al palazzetto dello sport e a una tensostruttura. Questa volta la città di Lucca era “dentro” la fiera. E se una volta a dominare l’Area Games c’erano i prodotti Games Workshop o le carte di Magic, quest’anno abbiamo trovato… Narrativa. Sembrava di essere a una fiera del libro. A una fiera del libro dedicata al fantastico. Nel momento in cui abbiamo realizzato questo, abbiamo capito che Altrisogni è arrivata al momento giusto. E ora, scusate, ma abbiamo del lavoro da fare. Con metodo.
Viss
Altrisogni - Rivista digitale di horror, sci-fi e weird Pubblicazione aperiodica - dicembre 2010 Coordinamento editoriale: Christian Antonini e Vito Di Domenico Progetto grafico, grafica e impaginazione: Sabrina Rossi Redazione: Christian Antonini, Vito Di Domenico, Andrea Fattori, Luigi Lo Forti Copertina e illustrazioni interne: Ettore Biondo Hanno collaborato: Francesca Angelinelli, Valentino G. Colapinto, Matteo Cortini, Mirko Dadich, Luca Ducceschi, Riccardo Falcetta, Anna Giraldo, Maurizio “Scarweld” Landini, Gabriele Lattanzio, Alfredo Mogavero, Leonardo Moretti, Maria Adele Popolo, Alexx Priano, Tanja Sartori Redazione Altrisogni, dbooks.it presso Gruppo Orange, via Monfalcone 57/59 20099 Sesto San Giovanni, Milano www.dbooks.it
altrisogni@dbooks.it
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Sommario Pag. 3
Editoriale
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Sommario
Pag. 6
Notizie Novità editoriali, eventi e concorsi letterari.
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Racconti brevi Cinque racconti entro i 10.000 caratteri.
Pag. 32 Le interviste di Altrisogni: Adriano Barone Altrisogni incontra l’autore di Carni (e)strane(e) e Il ghigno di Arlecchino. Pag. 40 Approfondimento: Il racconto di genere - Consigli di scrittura Cosa fare o non fare per scrivere racconti horror, SF e weird efficaci. Pag. 50 Racconti lunghi Cinque racconti entro i 35.000 caratteri.
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Pag. 94 Recensioni Da scrittore a scrittore: i libri letti dalla redazione. Pag. 98 Suggestioni Fonti di ispirazione per chi scrive fantastico. Pag. 100 Procedura d’invio / Ricercato e 102 Vuoi scrivere un racconto per Altrisogni?
Cover: Ettore Biondo
Sul web: www.flickr.com/photos/ettorebiondo
Ettore Biondo è nato nel 1989 a Napoli, dove vive e lavora come illustratore freelance e motion graphics artist. Nella città partenopea frequenta la facoltà di Architettura. Per i suoi lavori ricorre a varie tecniche, dalla grafite al digitale, che ama contaminare. È appassionato di fotografia, immagini digitali e animazione 3D. Ha creato i personaggi a fumetti di Cronache di Cozzagrande, pubblicandone un’anticipazione sulla rivista Malefico. Ha pubblicato illustrazioni sul volume di poesie Ho dischiuso l’uscio (Intra Moenia) e sulla rivista L’Espresso Napoletano (Vivara). Alcuni suoi lavori sono visibili sulla pagina web http://www.flickr.com/ettorebiondo.
RACCONTI BREVI Pag. 8 Rosso, di Mirko Dadich C’è sangue nell’arena. E l’equipaggio del cargo stellare è costretto a combattere per soddisfare il capriccio di ferocissimi alieni. Una storia violenta, un frammento scarlatto. Rosso vivo. Pag.12 Succo di vita, di Maria Adele Popolo Come si crea un vino prelibato? Servono tecnica, passione, pazienza, insieme agli strumenti e agli ingredienti... giusti. È un’arte antica, basata su tradizioni ataviche. Quasi come… Pag. 16 La stanza di Miku, di Tanja Sartori Ti svegli in una stanza spoglia, prigioniera, abbandonata. Con te c’è Miku. Ha l’espressione folle, è ormai rassegnata: da troppo tempo è chiusa lì dentro. Non resta altro che attendere. Pag. 20 Errore di valutazione, di Francesca Angelinelli Un incontro casuale, in biblioteca. Occhi che si toccano, sorrisi, due chiacchiere. Un ragazzo e una ragazza che vogliono stare insieme. Peccato per quel piccolo dettaglio… Pag. 26 La venuta, di Matteo Cortini e Leonardo Moretti Apri gli occhi e scopri che il “primo contatto” c’è stato. Ma non come molti avevano sperato… È stato un massacro. Apri gli occhi e scopri che l’incubo è appena iniziato. RACCONTI LUNGHI Pag. 50 Il cerchio, di Anna Giraldo Quando la vita è un’eterna routine, possono verificarsi eventi che piegano il destino verso direzioni impensabili. Un racconto lungo poetico e onirico, dai tratti inquietanti. Pag. 58 Limbo, di Riccardo Falcetta Una mattina come tante, l’inizio dell’ennesima giornata anonima. Basta poco per far prendere a tutto una piega imprevista: basta trovare un portafogli abbandonato… Pag. 64 La morte sa leggere, di Valentino G. Colapinto Il mondo è morto. Ma i morti non riposano: hanno fame. E i sopravvissuti sono sempre alla caccia di qualcosa che possa aiutarli… a tirare avanti. Nonostante la morte. Pag. 72 Di amore e di morte, di Gabriele Lattanzio Tra atmosfere gotiche e mitologia, una vicenda di violenza e disperazione, ma anche di amore e speranza. Una storia nera, di sangue, morte e leggende balcaniche. Pag. 84 Le notti in giardino, di Alfredo Mogavero Lunghe ore notturne a fumare e guardare la luna. Ma cosa accade se scopriamo di non essere soli? Cosa succede se chi ci osserva… non è nemmeno umano?
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racconti brevi
Rosso di Mirko Dadich
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a carica innestata nella pancia di Rogers esplode, proiettando rose di brandelli di carne come fuochi artificiali in miniatura. Lui crolla, aggiungendosi agli altri corpi smembrati: sono i tuoi compagni. Osservi Rogers, il collo rotto di Yuno, LeDansec e Arzog ancora avvinghiati, Matiage che giace scomposto vicino ai resti maciullati di Napo. Uomini che conoscevi da anni, fedeli e leali, costretti a combattere tra loro per compiacere gli Slek. L’istinto di sopravvivenza umano spinto alle estreme conseguenze. L’eco residua della detonazione si spegne, portando con sé le immagini di una vita che ti sembra ormai immensamente lontana. La folla degli alieni sugli spalti circolari è scossa da un delirio di arti segmentati che si dimenano in totale silenzio. L’aspettativa del rumore e la sua effettiva assenza, il cielo color carminio, rendono la scena inquietante; ti senti impotente come un insetto
intrappolato nell’ambra. Le schiene lucide degli alieni riflettono le braci dei soli gemelli alti nel cielo; gli Slek si agitano raggiungendo il piacere sessuale alla vista del colore rosso. Per questo amano il sangue umano, che qui nell’arena abbonda. Ciò che era il tuo equipaggio è sparso sul terriccio, un tappeto scuro di sangue venoso. Ti pulisci la faccia dagli schizzi. Resta solo Chang. Il tuo vice, la persona più vicina a un amico che tu abbia mai avuto. Stringi il punteruolo nella mano destra. Chang fa lo stesso con la spranga, le sue nocche sono bianche. Vi separano solo un paio di metri. Solo poche ore fa, la tua nave percorreva una rotta leggermente curva, lanciata verso la colonia Bohr. Gigaton di sementi occupavano il vano carichi, destinati alla terraformazione della colonia: migliaia e migliaia di varietà vegetali per arricchire la biodiversità del pianeta. Trasportare quei semi ti rendeva orgoglioso,
“Elimina ogni inibizione letteraria, grammaticale e sintattica.” Jack Kerouac, Belief and Technique for Modern Prose
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stavi contribuendo a migliorare la vita di quei coloni. Tuttavia pilotare un cargo intersistema non è mai stato un mestiere facile. Comporta molti rischi… Come attraversare lo Spazio di Espansione Slek, con le sue fasce di asteroidi dalle orbite instabili e l’enorme pozzo gravitazionale di EH348 e N782, stelle binarie del sistema. Un buon capitano sa come eluderli. Eppure, quando i sensori rilevano un Agganciatore Slek, anche un ottimo capitano è consapevole di essere impotente. Gli Slek hanno abbordato il cargo e immobilizzato tutti e otto i membri dell’equipaggio. Hanno comunicato telepaticamente, lasciando quel retrogusto acido nel cervello… COMBATTETE PER PIACERE NOSTRO E SOLO UNO RESTA CON GRANDE ONORE. Tutti conoscono il crudo sadismo di cui sono capaci: hai frequentato la tua parte di locali, saturi di racconti e dicerie, ascoltando storie di sangue e morte mentre sorseggiavi vinodka… solo uno resta con grande onore! Al momento della cattura, se i tuoi muscoli non fossero stati temporaneamente neutralizzati, un lungo brivido ti avrebbe gelato la nuca. Al centro dell’arena, solo tu e Chang. La tua bocca arida stenta a pronunciare le parole che vorresti.
«Chang, vecchio mio... Non ci riesco. Ne abbiamo passate troppe insieme.» «Lo so, capitano. È lo stesso per me, non potrei mai ucciderla.» Chang lascia cadere la sua arma. «Guardaci!» Gli dici facendo un passo in avanti. «Sbattuti qui, a scannarci a vicenda, perché loro hanno deciso così. Ma non faremo il loro gioco!» «E le cariche, Capitano? Chi si rifiuta di combattere salta in aria come Rogers e Napo...» Annuisci. «Allora sarà così. Moriremo liberi.» Ti fissa negli occhi. Esita. «Che ne dici, Chang?» Si avvicina. «Sempre ai suoi ordini, Capita---» Non termina la frase. Il suo stupore è totale quando si accorge del punteruolo che gli infili nello stomaco. Lo colpisci ovunque, selvaggiamente, ancora e ancora. Gli occhi forati colano dalle orbite. Urli mentre il suo sangue caldo ti irrora. «Ho vinto!» Esulti quando Chang si affloscia. «Ho vinto io! IO!» Senti la testa leggera, frizzante. Alla vista del rosso che fuoriesce dalle ferite di Chang, la folla Slek si agita in un parossismo di movimento muto. La sgradevole voce mentale degli alieni ti sferza. CONGRATULO A TE UMANO. ESCI DA ARENA.
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racconti brevi
Un rettangolo luminoso si apre nella parete che delimita il campo di morte. Lo attraversi. Uno Slek ti accompagna nel breve corridoio bianco, fino alla stanza dove vi hanno innestato le cariche esplosive nell’addome. PER ANNULLARE ORDIGNO. RIMUOVI PELLE ESTERNA E MANTIENI FERMO IN BREVE PERIODO.
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L‘alieno avvicina alla tua pancia scoperta un piccolo cono grigio, ronzante. Durante i minuti che seguono hai modo di osservarlo da una distanza ravvicinata senza provare odio e disgusto. Guardi le complesse articolazioni multiple, gli intricati disegni dell’epidermide. Guardi la testa quadrata e scura in cui risaltano gli organi visivi, tre macchie bianche disposte a triangolo equilatero. La mancanza di espressione è in qualche modo rassicurante. Sei sollevato dal constatare che la sua mente aliena stia tenendo fede alla parola data.
Lo Slek si scosta, indicando con l’ondeggiare del capo una nuova apertura. Percorri un corridoio dai muri coperti da un metallo simile all’oro. Il tuo volto riflesso risulta distorto, irriconoscibile, forse è così che ti ha visto Chang prima di morire. Distogli lo sguardo. Pensi alle conoscenze scientifiche di questa razza, alla loro crudeltà giocosa, al tuo premio. Passi sotto un pesante tendaggio purpureo. Una stanza bianca. Di fronte a te torreggia uno Slek diverso dagli altri – sarà alto tre metri - che ticchetta gli artigli sul pavimento. La voce mentale spiega la tua situazione con scabra chiarezza. ECCO TU HA GRANDE PRIVILEGIO. SLEK MADRE PROVERÀ MOLTO PIACERE DI SANGUE COLORE ROSSO CHE IN TUO CORPO VITTORIOSO ABBONDA. SOLO UNO RESTA CON GRANDE ONORE.
Mirko Dadich Nasce per la prima volta a Zadar (Croazia) alcuni decenni fa. Trascorre la sua adolescenza in un solipsismo agrodolce, spennellando poesie decadenti in luoghi inaccessibili come fondali oceanici, catene montuose e parcheggi sotterranei. L’incontro con Philip K. Dick, in una macelleria di Santa Monica, lo sconvolge a tal punto da spingerlo alla Science Fiction. Ogni suo racconto è ispirato a una storia vera.
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racconti lunghi
Le notti in giardino di Alfredo Mogavero
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n po’ di tempo fa avevo trent’anni e la mia vita era un discreto squallore: tre università cambiate senza prendere la laurea, poche idee e pure confuse, rapporti umani prossimi allo zero e qualche cazzata di troppo che proprio non riuscivo a perdonarmi. Vivevo con i miei genitori, brava gente che mi voleva bene sul serio, forse gli unici a farlo: mi guardavano rassegnati mentre mangiavo leggendo i fumetti, ogni tanto mi chiedevano se avessi capito cosa volevo fare della mia vita o se avessi delle aspirazioni particolari. Niente, rispondevo. Tornavano a guardare la tv e a parlare tra loro. A dieci anni volevo fare l’esploratore, a quattordici il giornalista. A venti volevo solo divertirmi quanto più potevo, a ventitré mi ubriacavo tutte le sere e rimandavo ogni decisione importante a quando sarei stato sobrio. A venticinque anni cominciavo a capire, guardando i miei coetanei, che stavo camminando dalla parte sbagliata della strada, e a ventisei mi
dicevo che se volevo provare a essere una persona normale quello era il momento giusto. Poi, un giorno, mi sono svegliato e avevo trent’anni. Era tardi per tutto, gente, per tutto quanto. Era tardi e, mentre quelli che avevano fatto le superiori con me timbravano il cartellino in banca o concludevano il praticantato in qualche studio legale, io facevo lo schiavo in un call-center per pagarmi le sigarette, mettevo la benzina alla macchina coi soldi di mamma e mi facevo stirare le mutande come un pischello. Ambizioni non ne avevo, manco a dirlo; piuttosto, coltivavo la tenue speranza di non crepare completamente solo, come un cane in un vicolo cieco, ché quella era una cosa che mi faceva veramente paura e quando ci pensavo stavo male. Il fatto di essere uno stronzo e un coglione non mi aiutava in questo: donne e amici avevano mollato il colpo quando non ne avevano potuto più del mio egoismo e delle paranoie che vomitavo loro addosso, avevano salutato e se ne erano andati. E sì che avevo incontrato gente per cui
le notti in giardino
significavo qualcosa, che ci teneva a me, ma per un motivo o per l’altro me li ero giocati tutti, come monete in una slot-machine, e adesso che li avevo perduti non c’era modo di recuperarli. Ero solo. E, a ben vedere, me l’ero pure meritato. Mi piaceva fumarmi una canna nella quiete del mio giardino, la notte. Conoscevo un tizio che spacciava erba buona, uno che abitava vicino casa mia: gli cagavo settimanalmente una certa cifra, lui mi riforniva senza barare troppo sul prezzo. Ogni volta mi invitava a prendere un caffè, io rispondevo puntualmente che il caffè non mi piaceva e allora lui mi salutava con un laconico “ciao bello”. Quando tornavo a casa mi facevo un caffè. Ne prendevo almeno cinque al giorno. Come detto, di notte arrotolavo testoni di taglia considerevole e me li ciucciavo come biberon. La roba era davvero buona, abbastanza pesante da farti sentire la botta ma senza mandarti knock-out, la dose perfetta per farsi un viaggio andata-ritorno in assoluta rilassatezza. In quel giardino nascosto tra le facciate delle basse villette a due piani, silenzioso come il Paradiso, bastavano tre tiri affinché un flusso di coscienza violento come uno tsunami m’investisse travolgendomi, aprendomi dentro la testa una specie di terzo occhio attraverso il quale vedevo la realtà delle cose. Quasi sempre vedevo l’inutilità della mia vita, ed era come avere nella pancia una bestia che ti mordeva le
budella, però quando ero preso meglio capitava anche che mi venissero belle idee, alcune delle quali riuscivo ad acchiappare prima che si dileguassero nella notte come eteree farfalle. A volte le imprigionavo sulla carta, o su un foglio di Word, però sempre ne rimanevo deluso: mi pareva che perdessero la loro anima, in quella dimensione, che non ci si trovassero a loro agio. Alcune cose, penso, sono perfette soltanto fino a che restano indefinite, fluttuanti, nel proprio stato naturale. Fermarle, fissarle da qualche parte, fa perdere loro di forza. Le uccide. Dominare il flusso di coscienza era uno dei miei obbiettivi di quel periodo, e ci provavo ogni volta. Al di là della merda che mi sparava addosso, delle paure che mi faceva toccare, sentivo che se fossi riuscito a piegarlo al mio volere mi avrebbe mostrato cose fantastiche e rivelato verità preziose, avrebbe potuto perfino fornirmi la chiave per rispondere alla Domanda, quella che i miei mi ponevano da un casino di tempo: che cosa volevo fare della mia vita? Una notte ero là con il mio cannone in mano e ascoltavo la schizofrenia bussare alla porticina della mia testa, quando vidi uno strano essere. Arrivò volando da est, senza fare rumore, si appollaiò sopra il tetto della casa di fronte e là rimase immobile. Era alto come un quindicenne, con ali gigantesche sulla schiena e qualcosa di molto simile a una coda attaccata al culo. Magro, nero, ricurvo. Sputato da
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chissà quale inferno. Mi alzai dalla sedia per vederlo meglio, e fu in quel momento che si accorse di me. I suoi occhi scintillarono come braci accese, enormi anche a quella distanza, e prima di poter anche solo quantificare in che misura mi stessi cagando addosso lo vidi buttarsi in picchiata verso di me con le mani adunche protese in avanti. Era troppo tardi per scappare e urlare non sarebbe servito a niente, così decisi in un microsecondo che l’avrei affrontato, che gli avrei dato filo da torcere. Che cazzo, almeno finalmente succedeva qualcosa! Mi si avventò addosso ringhiando, ma approfittai del suo slancio per mandarlo a sbattere contro l’auto di papà. A quel punto gli vedevo la faccia, ed era come se gliela avessero tagliuzzata con un coltello, fatta a pezzettini e poi rimessa a posto alla meno peggio. Il naso era lungo e bitorzoluto, la bocca piccola ma piena zeppa di dentini aguzzi rivolti all’infuori. Mangiava carne, l’amico, ne ero sicuro. Approfittando di un suo momentaneo stordimento gli sferrai un calcio dove pensavo avesse i gioielli di famiglia, doppiato subito da un paio di diretti e da una testata. Sibilò come una camera d’aria bucata, poi scartò di lato e mi colpì con la coda, così forte da farmi cadere. Mi fu sopra, e con le unghie ricurve cominciò a graffiarmi ovunque poteva, a farmi saltar via la pelle in strisce e coriandoli. Mi dimenai come un ossesso, tentando a mia volta di graffiargli le gambe, ma per
quanto smaniassi non ci riuscivo, non c’era verso di schiodarmelo di dosso. Quando cominciavo a credere che fosse finita avvicinò un po’ troppo la sua testa alla mia, e fu allora che gli rifilai un’altra craniata, dritta sui denti, che lo fece balzare all’indietro; incazzato come un ultrà durante un derby gli parcheggiai parecchie gomitate sulla mascella, intontendolo per bene, poi una raffica di low-kick e qualche ceffone. Stavo per finirlo spaccandogli un vaso da fiori sulla testa, ma trovò la forza per spiegare le ali e se ne volò via, malconcio come un piccione impallinato. Rimasi a guardarlo fino a che non fu scomparso dietro i tetti, poi rientrai in casa per arginare il fiume di sangue che mi usciva da cento tagli differenti. Il giorno dopo, a mia madre quasi venne un colpo a vedere com’ero ridotto. Le dissi che ero uscito in bici, di notte, e che m’avevano investito. No, non avevo preso la targa dell’auto e no, la bici non era distrutta, anzi sembrava proprio nuova, come il giorno prima. L’avevo pure sistemata nello stesso posto, curioso eh? In verità, confessai alla fine, non ero andato in bici. Non con quella, almeno. A piedi, ero uscito a piedi. Per correre, fare due passi. I miei lasciarono penosamente scivolare sotto silenzio quella faccenda, rinunciando a chiedermi cosa mi fosse capitato davvero. Erano brave persone, troppo distrutte dal lavoro per aver voglia di scoprire qualcosa di terribile sul proprio figlio, e preferirono lasciar
le notti in giardino
perdere. Mi sembrava, comunque, di indovinare quelli che erano i loro sospetti, di poterli leggere chiaramente: mia madre pensava che mi avesse pestato qualche spacciatore, mentre mio padre probabilmente era convinto che fossi un sadomasochista pervertito o qualcosa del genere. Lasciai che credessero quel che volevano. Che ne sapevano loro, di quello che volava di notte sui tetti delle nostre case? La notte seguente fumai nella mia stanza, perché avevo paura di rivederlo. Tenni la tv a volume alto e la luce accesa, l’erba mi regalò brutti pensieri e qualche flashback di troppo di cui avrei sinceramente fatto a meno. Verso le tre, quando stavo per addormentarmi, udii chiaramente uno sbattere d’ali e poi il fruscìo dei rami della pianta di limoni appena fuori dalla finestra, come se qualcosa ci si fosse appollaiato sopra. Ancora dolorante per la lotta della notte prima, mezzo matto per la paura, mi tirai le coperte sulla faccia e
pregai di riuscire ad addormentarmi. Ci riuscii, alla fine, ma dall’altra parte mi aspettavano sogni tutt’altro che lieti. Quella faccenda non mi piaceva affatto. Che voleva da me la creatura? Perché mi tormentava? Tra tanta gente nel quartiere perché aveva scelto proprio me? Che fosse cattiva non c’erano dubbi, ma mi sfuggiva il suo movente. Era un abitante di un altro mondo persosi sulla Terra o un demone mandato a prendermi? O magari un incubo incarnato, la materializzazione di tutte le paure umane? Immaginavo i miei vicini nei loro letti, madidi di sudore mentre sognavano le cose più atroci, e quell’essere che pian piano nasceva dai loro terrori, colava fuori dalla notte, diventava tangibile. Non riuscivo a pensare ad altro, quella storia doveva finire.
il racconto prosegue sul numero completo
Alfredo Mogavero Nasce a Salerno, città dove tuttora vive e scrive. Autore emergente di weird, horror e occasionalmente fantascienza, ha visto i suoi lavori pubblicati in alcune antologie come N.A.S.F., Tributo a H.P. Lovecraft, L’orrore dietro l’angolo, Opera Narrativa Noir e Mistero. Ha anche vinto il concorso letterario Ferrara&Ghost. È autore della raccolta di racconti Six Shots, pubblicato nel 2010 da Edizioni XII e composto da sei storie weird western a base di piombo, umorismo, ubriaconi e mostri. Su Altrisogni n.1 ha pubblicato il racconto lungo Il traditore.
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recensioni Luca Ducceschi
IN QUESTO LIBRO C’È IL DIAVOLO
Raccolta di racconti di Luca Ducceschi per Edizioni Montag, In questo libro c’è il diavolo presenta nove botole spalancate sull’orrore moderno e credibile. Streghe, spettri, cannibali, vampiri… tutto il classico della narrativa horror torna con una rilettura moderna e attuale: un piacere vero, in un settore saturo di vampiri mollaccioni e streghette liceali che sognano di fare le pon-pon girl. Finalmente sangue e viscere unite a uno stile vario e maturo. Ducceschi approfitta della forma del racconto per narrare vicende autoconclusive che non hanno bisogno di spiegazioni: la morte, il sangue e la paura sono dati di fatto, eventi imprevedibili ma presenti… li accetti per quello che sono o chiudi il libro, senza mezze misure. Ma se state leggendo queste righe, il libro lo chiuderete solo una volta finito. In un settore ricco di finte storie horror e di polpettoni seriali, finalmente una raccolta di racconti forte come un ceffone. Uno di quelli che ti risveglia dallo stordimento e dall’apatia. Titolo: In questo libro c’è il Diavolo Autore: Luca Ducceschi Editore: Montag Pagine: 180 Prezzo: 14,00 euro
Vincenzo Bosica
IRREGOLARE
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Questo primo romanzo di Vincenzo Bosica, finora cimentatosi in racconti, mira a essere un’opera cyberpunk. Purtroppo di cyberpunk ha solo una patina e presenta difetti che ne minano l’efficacia come romanzo tout court. Denota però anche diversi pregi, per giunta non banali. L’impianto narrativo è quello di una tipica storia americana d’investigazione: un intreccio solido e ben delineato, che si snoda in maniera precisa. Bosica deve aver investito tempo e fatica per strutturare la storia, e l’impegno paga. Ma ecco un primo problema: la narrazione è rallentata dalle troppe informazioni sulla tecnologia e sul mondo in cui si muovono i personaggi. È un problema diffuso fra gli scrittori alle prime armi alle prese con mondi fantastici: la mania di descrivere nel minimo dettaglio qualcosa che per i protagonisti è di uso comune. A chi verrebbe in mente, in un romanzo contemporaneo, di spiegare al lettore come funziona in dettaglio un automobile? L’eccesso di descrizioni tecnologiche riduce il realismo dell’opera e raffredda la narrazione, ed è un vero peccato. Eccessivo è anche il numero di personaggi, che per questo risultano abbozzati. La situazione migliora negli ultimi capitoli, quando l’autore si concentra su due protagonisti, riuscendo così a descriverli bene e a coinvolgerci emotivamente nei loro problemi. Infine, l’ambientazione. Siamo in un mondo devastato dall’inquinamento e carente di risorse, sovrappopolato, in cui si può procreare solo con il permesso del Governo Mondiale... Eppure, la vita sembra scorrere fin troppo simile alla nostra, senza difficoltà particolari. Nonostante tutto ciò, però, Vincenzo Bosica non fa una cattiva figura e il romanzo risulta gradevole in più punti grazie a struttura solida, idee decenti e uno stile di scrittura limpido. Un’opera prima che avrebbe potuto essere di gran lunga migliore con un accurato editing da parte dell’editore. Attendiamo fiduciosi il prossimo lavoro di questo giovane autore.
Titolo: Irregolare Autore: Vincenzo Bosica Editore: Solfanelli – collana Pandora Pagine: 271 Prezzo: 16 euro
altre recensioni sul numero completo
Suggestioni IL MONDO SENZA DI NOI
libro
Sul web: www.worldwithoutus.com
Uno dei grandi temi che da sempre la narrativa fantastica si è trovata ad affrontare è quello dell’evoluzione del nostro mondo, in particolare dopo una guerra, un’epidemia o un evento cataclismatico che elimini dalla faccia della Terra buona parte dell’attuale presenza umana. Quanto tempo ci metteranno allora i giganteschi manufatti umani a scomparire? E i rifiuti tossici? Cosa rimarrà di riconoscibile della nostra civiltà? Quali specie animali e vegetali torneranno a prendere il sopravvento? In poche parole: come sarà il mondo senza di noi? Centinaia di scrittori hanno provato a immaginarlo. Ma oggi c’è un libro che prova a rispondere a queste domande, e a molte altre, partendo da solide basi scientifiche e osservando come sono andate le cose in quelle zone del nostro pianeta già “de-umanizzate”. Il mondo senza di noi, del giornalista statunitense Alan Weisman (edito in Italia da Einaudi, 376 pagine, 11 euro) è rimasto in testa alle classifiche di vendita americane per mesi, è stato tradotto in 30 lingue e ha dato origine a un documentario di History Channel dallo stesso titolo. Per chi scrive narrativa fantastica e/o si è posto le suddette domande almeno una volta nella vita, Il mondo senza di noi è un testo imprescindibile. Interessante dalla prima all’ultima pagina, è zeppo di informazioni incredibilmente dettagliate e… suggestive. Ogni pagina del saggio produrrà nella testa di qualunque scrittore delle reazioni a catena inarrestabili che genereranno idee e spunti per una miriade di situazioni narrative. Il solo fatto di sapere come si comporteranno le centrali nucleari o le raffinerie di petrolio senza più nessuno a tenerle sotto controllo, ad esempio, è in grado di scatenare visioni apocalittiche sufficienti ad alimentare almeno un racconto lungo! Non resta che addentrarsi nelle pagine intense di questo eccellente saggio, pronti a sfruttarne ogni singola informazione.
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A cura della Redazione
ROBOT: ISPIRAZIONI VISUALI Sul web: http://conceptrobots.blogspot.com
grafica
Navigando in Rete ci siamo imbattuti in un blog zeppo d’illustrazioni di robot: Conceptrobots. Siamo rimasti folgorati. Le immagini presenti nel sito sono davvero tante e di ottima qualità; le tecniche e le versioni presentate sono diverse: si va dal semplice bozzetto al progetto terminato, impiegando la grafica 2D e 3D. Numerosi gli artisti, più o meno famosi, che caricano le loro opere: da Gavin Rothery a Ben Mauro; da Mike Hill di Karakterconcept al grande Pascal Blanché; non mancano certo le tavole dei fumetti come Spacegirl di Travis Charest. Il sito tuttavia non si limita alle immagini statiche: scorrendo il portfolio troveremo anche suggestivi filmati in loop e gif animate. Su tutto prevale la voglia di “concepire” macchine ipertecnologiche ispirandosi all’anatomia umana e animale. Negli sketch abbondano mecha e armature, ma c’è anche spazio per i mezzi da esplorazione o da escavazione. Molti sono i tributi a pellicole come Transformers e agli eroi tecnologici di manga e anime (il celebre Gundam, in primis). Insomma, Conceptrobots è un punto di riferimento per disegnatori e appassionati dell’illustrazione a tema robotico ma non solo... Gli scrittori di fantascienza potranno trarre ispirazione dalle immagini di automi da combattimento e macchine umanoidi ospitate in questo blog. Osservare si rivela un ottimo espediente per descrivere; osservare con passione, quindi, per scrivere appassionandosi. Senz’altro Conceptrobots, e il suo cugino Conceptships (http://conceptships.blogspot.com) dedicato alle astronavi, forniscono a chi si cimenta nel genere fantascientifico un’infinità di spunti per scrivere di macchine da combattimento o da lavoro, di armature, mobile suit e di qualunque altra estensione avveniristica del corpo umano; soffermiamoci anche sugli ambienti dove questi soggetti vengono spesso inseriti: anche in questo caso, è importante non sottovalutare i particolari, i colori, o verso quali orizzonti si spinge l’immaginazione dell’artista. A cura di Maurizio “ScarWeld” Landini
IL MORTO CHE CAMMINA IN TV Sul web: www.foxtv.it/the-walking-dead/news#contenuto
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Siamo fra coloro che degli zombie non ne avranno mai abbastanza, è vero. Ma non è per questo che consigliamo caldamente di recuperare senza indugio la nuova e intrigante miniserie horror The Walking Dead, andata in onda dal 1° novembre al 6 dicembre sul canale FOX del pacchetto Sky (sicuramente verrà replicata in abbondanza). La miniserie narra la storia del vice-sceriffo Rick Grimes che, risvegliatosi in ospedale dopo mesi di coma, trova un mondo che non è più quello di prima. Ora i morti camminano per le strade di tutta l’America, e sono affamati di carne viva… Che fine avranno fatto sua moglie e suo figlio e tutti i vecchi amici? Il successo di pubblico e gradimento è stato travolgente e il network statunitense AMC ha già annunciato una seconda stagione di 13 episodi per il prossimo anno. Il nostro consiglio è di vedere questa miniserie in sei episodi perché è un gioiellino sotto tutti gli aspetti: sceneggiatura, fotografia, regia, ritmo e tensione… ma soprattutto perché era ora che anche la TV si accorgesse della devastante forza drammatica che la figura degli zombie è in grado di catalizzare. Guardando The Walking Dead ci si rende conto di quanto paghi trattare realisticamente e con cura per il dettaglio un tema come quello degli zombie. Ormai ampiamente sfruttati al cinema, sembra che l’arrivo nella serialità televisiva sia riuscito a donar loro una dimensione ancor più drammatica, grazie ai tempi prolungati (e quindi alla maggiore quantità di approfondimento) sui quali la narrazione seriale si basa. È proprio questa la suggestione: al di là della trama primaria, non proprio originale, è il modo in cui i singoli elementi della serie sono stati sviluppati e miscelati che fa la differenza. Per gli scrittori, un invito implicito a non soffermarsi sulle soluzioni narrative più facili, ma a cercare un modo efficace e bilanciato per raccontare storie sempre emozionanti.
A cura della Redazione
PER LO SCRITTORE IGNORANTE Sul web: N/D
libro
Scrivere, si sa, è faticoso. Scrivere per pubblicare, e pubblicare bene, è anche peggio. Chi ci è riuscito può dirci quanto sia arduo come processo. Chi ancora non ci è riuscito e sta provando può raccontarci della frustrazione che questo cammino genera in chi lo percorre. Ce ne parla molto bene Filippo Tuena, con il suo Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante (Edizioni Mattioli 1885, 109 pagine, 12 euro), tanto bene che questo libro non ha meritato una recensione ma addirittura una Suggestione. Perché suggestivo è il termine adatto a descriverlo: offre spunti di riflessione ma anche una speciale “risonanza” con le energie di chi sta scrivendo nell’ottica di completare la sua opera con la pubblicazione. Quante fatiche, quanti problemi, quante e quali soddisfazioni! Il processo creativo, la sua trance artistica, la necessità di scovare la costanza, gli sguardi di parenti e amici quando scoprono la nostra attività, il fastidio quando si incontrano persone che si atteggiano a grandi scrittori quando in realtà hanno pubblicato solo robaccia: è tutto qui dentro. Questo Manualetto è un libro composto per chi scrive, è l’equivalente cartaceo di una birra in compagnia di un amico che ti conosce bene e che sa cosa stai passando. Presenta una serie di indicazioni, di consigli pratici, di suggerimenti… ma la sua forza è la sintonia che genera immediatamente: leggendolo ci si rende conto che – sebbene in chiave ironica – tutto quello che l’autore racconta è frutto dell’esperienza diretta, esperienza condivisa da chiunque stia percorrendo la sua stessa strada. E anche gli incubi, proposti a fine libro, sono fedeli rappresentazioni dei timori di chi esordisce: la competizione, gli errori, la frustrazione derivante dal non trovare il frutto della propria fatica in libreria. Davvero un libro divertente e importante, per tutti gli scrittori ignoranti, nel senso che ignorano il mondo in cui si stanno infilando. Attenti a voi! A cura della Redazione
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procedura d’invio
come inviare
un racconto ad altrisogni ? Con l’uscita di questo numero viene riaperta la fase di ricezione e valutazione dei racconti da parte della Redazione. Allo stesso tempo cambia la procedura con la quale potrete sottoporci i vostri racconti.
la nuova procedura d’invio
Potete inviarci i vostri racconti via email, come documento .RTF in allegato, al seguente indirizzo: altrisogni@dbooks.it.
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I nostri consigli
Se volete avere più probabilità di essere valutati in maniera positiva, vi consigliamo di porre attenzione ad alcuni aspetti importanti: - evitate sperimentazioni lessicali e utilizzate una scrittura che sia il più possibile corretta: cerchiamo testi chiari e comprensibili; - limate bene ogni aspetto del vostro racconto: una trama solida, personaggi convincenti e atmosfere ben costruite sono la base di una narrazione efficace; - valutate accuratamente il vostro racconto prima di inviarlo: se non convince voi che ne siete l’autore (e che quindi avete un legame emotivo con l’opera) difficilmente convincerà il lettore; - effettuate sempre un’accurata correzione ortografica del testo. Buona scrittura!
La Redazione
Diciassette storie brevi scritte nell’arco di 23 anni, da racconti “realistici” ad avventure fantasy, horror e fantascientifiche
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RICERCATO ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE! La redazione di Altrisogni è alla ricerca di un individuo speciale. Il soggetto è maschio o femmina, maggiorenne, dotato di fantasia, originalità e talento. Capace di scrivere in italiano, predilige la fantascienza, l’orrore e il weird. Non ha paura di osare, non si lascia fermare da nulla, la scrittura è la sua vita. Il soggetto spedisce via email, in formato RTF, testi non più lunghi di 35.000 caratteri. Chi avesse informazioni utili all’identificazione del ricercato è pregato di scrivere all’indirizzo email: altrisogni@dbooks.it Grazie per la collaborazione
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