Santi, santità e santini di Calabria

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Santi, santità

DEMETRIO GUZZARDI

e santini di Calabria

Un percorso tra storia, arte e pietà popolare CATALOGO DELLA MOSTRA

editoriale progetto 2000



Ecclesia

CATTOLICESIMO POPOLARE



CATALOGO DELLA MOSTRA

Un percorso tra storia, arte e pietà popolare a cura di DEMETRIO

GUZZARDI

editoriale progetto 2000


DATI EDITORIALI

SANTI, santità e santini di Calabria : un percorso tra storia, arte e pietà popolare : catalogo della mostra / a cura di Demetrio Guzzardi. – Cosen-­ za : Progetto 2000, 2011. 144 p. : molto ill.;; 21 cm. – (Ecclesia. Cattolicesimo popolare) ISBN 978-­88-­8276-­371-­8 1. Religiosità popolare – Calabria – Esposizioni. ,FRQRJUDÀD ² (VSRVL]LRQL , *X]]DUGL 'HPHWULR

2. Santi calabresi –

270.4578 6FKHGD FDWDORJUDÀFD D FXUD GHOOD %LEOLRWHFD &LYLFD GL &RVHQ]D

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© editoriale progetto 2000 Prima edizione, Cosenza, dicembre 2011 ISBN 978-­88-­8276-­371-­8 Direttore editoriale: dott. Demetrio Guzzardi Direttore artistico: arch. Albamaria Frontino Nelle pagine del sito: www.premiocassiodoro.eu/santini calabresi si può conoscere i posti in cui la mostra è stata già organizzata e quelli dove verrà esposta;; inoltre è SRVVLELOH YLVXDOL]]DUH IRWR H ÀOPDWL H WXWWL L GDWL WHFQLFL SHU O·DOOHVWLPHQWR Le strutture espositive della mostra sono state realizzate dall’azienda Vram s.n.c. di Santoro e De Bartolo Contrada Petraro, 87062 Cariati (CS), tel. 0983 96117 -­ www.vram.it Per informazioni sulle opere pubblicate ed in programma e per proposte di nuove pub-­ blicazioni, ci si può rivolgere a: editoriale progetto 2000, Via degli Stadi, 27 -­ 87100 Cosenza;; telefono 0984.34700;; e-­mail: deguzza@tin.it -­ www.editorialeprogetto2000.it


PRESENTAZIONE

UNA RASSEGNA PER RACCONTARE LA GRANDE SANTITÀ IN CALABRIA

di DEMETRIO GUZZARDI Curatore della mostra «Santi, Santità e Santini di Calabria» A padre Maffeo Pretto che mi ha insegnato a comprendere e ad amare il mondo popolare calabrese

Una mostra di immaginette sacre per presentare la devozione del popolo cala-­ brese verso la Trinità, Gesù, la Vergine Maria e i santi più venerati, ma soprat-­ WXWWR SHU UDFFRQWDUH OD JUDQGH VDQWLWj YLVVXWD LQ &DODEULD GD PROWL VXRL ÀJOL Gli apostoli quando incontravano le prime comunità cristiane, testimo-­ niavano la loro sequela al Maestro, raccontando gli episodi salienti della vita di Gesù;; raccontare la santità è un modo per esprimere la propria convinta partecipazione alla vita della Chiesa. La mostra Santi, Santità e Santini di Calabria, è composta da 100 pannelli WHPDWLFL LQ RJQXQR XQ·LPPDJLQH VLJQLÀFDWLYD IRWR GLSLQWR VWDWXD HFF XQ WHVWR HVSOLFDWLYR VXO WHPD R VXO VLPEROR LFRQRJUDÀFR FRUUHGDWR GD DOFXQH LP-­ maginette, tutte rigorosamente made in Calabria. I primi 10 quadri espositivi ci introducono alla storia del santino e ci presentano l’origine e la diffusione di questo pezzettino di carta, tanto caro ai fedeli, da custodirlo gelosamente tra le pagine dei librettini di preghiera o nelle tasche del proprio portafoglio. Ci sono immaginette coloratissime ed altre in bianco e nero;; anche questa q XQD VWRULD FKH OD PRVWUD UDFFRQWD 7UD OD ÀQH GHOO·2WWRFHQWR H JOL LQL]L GHO XX secolo, milioni di italiani – furono tantissimi i calabresi – partirono per le Americhe;; era loro desiderio avere con sé le immagini sacre del proprio paese;; nacquero in quel momento i santini locali, stampati in bianco e nero. Per le copie da mandare all’estero era davvero proibitivo il costo del colore e così le statue della Madonna e dei santi da sempre conosciuti ed amati fu-­ rono fotografate e riprodotte nel modo più economico;; in quel tempo, oltre O·2FHDQR L QRVWUL QRQQL ©SUHJDYDQR LQ ELDQFR H QHURª Nei pannelli successivi viene presentata la devozione a Gesù: dal Dio Bambino, alle atroci sofferenze per la morte in croce e poi il suggestivo rito dell’Affruntata OD VFHQRJUDÀFD SURFHVVLRQH GHO &ULVWR ULVRUWR FKH ID VHQWLUH più vicina, al cuore dei credenti, la Vergine Maria. Ben 25 quadri espositivi sono a lei dedicati;; non c’è aspetto della vita in cui non si invoca la mamma di Gesù;; in particolar modo viene sottolineata la devozione verso la Madonna del Carmelo: la promessa della vita eterna (privilegio sabatino) è stata un’àn-­

Santini «made in Calabria»

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PRESENTAZIONE

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FRUD D FXL LO SRSROR VL q VHPSUH DIÀGDWR , OXRJKL PDULDQL H L VDQWXDUL VRQR vere e proprie isole di spiritualità, dove da maggio a settembre i fedeli si recano in pellegrinaggio, ripetendo gesti e parole trasmesse dai propri geni-­ tori;; in particolare nella mostra vengono presentati il Santuario del Pettoruto e quello di Laurignano ubicati nel cosentino, per la provincia di Catanzaro il Santuario di Porto, mentre per il reggino quello di Seminara e di Polsi. E poi i fatti prodigiosi, avvenuti in diversi luoghi della Calabria, per al-­ cuni di essi, ho potuto trovare notizie ed informazioni solo sul retro dei santi-­ ni. Ma come non parlare delle reliquie conservate nelle chiese calabresi e della venerazione per i corpi santi (o martiri delle catacombe);; ed ancora le imma-­ gini achiropite (non dipinte da mano d’uomo), come quella di Soriano Calabro che, tra Seicento e Settecento, fu un vero fenomeno mondiale, paragonabile solo all’attuale Lourdes. Da ricordare inoltre che in Calabria, e precisamente a /DSSDQR VL VRQR YHULÀFDWL L GXH PLUDFROL FKH KDQQR SRUWDWR DOOD VDQWLÀFD]LRQH di Gemma Galgani. Ed ancora i santi più venerati: da quelli biblici a quelli che il mondo popolare ha riconosciuto come meritevoli di devozione per il loro potere taumaturgico, in particolar modo: Sant’Antonio da Padova, San Nicola di Bari, i Santi Medici Cosma e Damiano e grande è l’attaccamento della gente calabra verso San Rocco. Il pellegrino di Montpellier è un santo molto parti-­ colare, non apparteneva a nessun ordine religioso, non era un prete, non morì martire, eppure il popolo cristiano lo ama e lo festeggia per l’esercizio della carità e per la fedeltà alla chiamata del Signore. Prima di arrivare alla santità calabrese, c’è da fare ancora un piccolo tour tra le dodici diocesi e le città di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria;; per tutte un pizzico di storia e una pa-­ noramica su alcuni luoghi dove si concentra maggiormente la pietà popolare. L’ultima parte è dedicata – e non poteva non essere così – alla santità in Calabria. 25 pannelli illustrano i santi di casa nostra: si inizia dai papi ca-­ labresi VL LQFRQWUDQR L VDQWL GHO SULPR PLOOHQQLR VL DSSURIRQGLVFRQR OH ÀJXUH di San Nilo e San Bartolomeo, senza dimenticare le pagine di testimonianza cristiana scritte col proprio sangue dai martiri per la fede e ci si sofferma su 6DQ )UDQFHVFR GL 3DROD ©LO SL VDQWR GHL FDODEUHVL H LO SL FDODEUHVH GHL VDQWLª QRQ WUDVFXUDQGR ©O·DOEHUR GHOOD VDQWLWj PLQLPLWDQDª SHU JLXQJHUH DOOH SHUVR-­ nalità della Chiesa calabrese del XX secolo. Molte di queste figure non sono ancora nell’elenco ufficiale dei santi, ma le loro comunità di appartenenza hanno già pubblicato testi per farne conoscere la vita e le opere. In partico-­ ODUH ² q JLXVWR VHJQDODUOR ² LQ &DODEULD D FDYDOOR WUD 2WWRFHQWR H 1RYHFHQWR sono sorte ben 13 congregazioni religiose femminili, che attualmente opera-­ no in ogni parte del mondo. Questa è un’altra bellissima storia che merita di HVVHUH UDFFRQWDWD DQFKH LQ &DODEULD ©OD YLJQD GHO 6LJQRUH KD VDSXWR SURGXU-­ UH L VXRL EXRQL IUXWWLª FRPH FL KD ULFRUGDWR QHO *LRYDQQL 3DROR ,,

Nella vigna del Signore


SAGGIO INTRODUTTIVO

NELLA CULTURA POPOLARE L’IMMAGINE SACRA È UNA VERA ICONA

di padre MAFFEO PRETTO Direttore del Centro studi «Beato Giovanni Battista Scalabrini», Briatico (VV)

In questo catalogo della mostra sulla devozione e la santità in Calabria, mi preme richiamare l’attenzione sulla venerazione delle immagini religiose nel-­ la pietà popolare. Se osserviamo come si comportano le persone del mondo popolare dinanzi alle immagini sacre, con facilità si può rilevare che esse si comportano di fronte alle statue ed alle immagini come dinanzi a persone: in queste umili immagini la pietà popolare esperimenta la presenza del mistero di Dio e delle altre realtà sacre e vive con la preghiera una comunione, un incontro intimo. 5LSHUFRUUHQGR OD VWRULD GHOOH LPPDJLQL VDFUH QHO PRQGR 2FFLGHQWDOH H QHO PRQGR 2ULHQWDOH VL SXz HYLGHQ]LDUH FKH OD SLHWj SRSRODUH KD HUHGLWDWR OD sensibilità bizantina di fronte all’icona. L’icona non è un quadro qualsiasi o un oggetto d’arte da proporre al godimento degli occhi, ma una realtà sacra, XQ VDFUDPHQWDOH HG LO FDUDWWHUH VDFUR GHOO·LFRQD q FRQVLGHUDWR XQD ©LPPHQVD FRQTXLVWD VSLULWXDOH GHOOD &KLHVD 2UWRGRVVDª Ë TXDQWR YLHQH DIIHUPDWR H VYL-­ luppato, anche se in maniera sintetica, ma nitida, dall’enciclica di Dimitrios I, patriarca ecumenico di Costantinopoli: Il Concilio di Nicea e la teologia delle icone 1. Ecco i punti fondamentali dell’enciclica del Patriarca. La prima icona è quella di Cristo che ci permette di decifrare la realtà sacra dell’icona stessa. L’icona di Cristo testimonia una presenza, la sua stessa presenza, che permette di giungere ad una comunione di partecipazione, ad una co-­ munione di preghiera e di risurrezione, ad una comunione spirituale, ad un incontro mistico con il Signore dipinto nell’immagine. Certo, l’icona di Cristo non è il Cristo stesso come nell’Eucarestia il pane è il corpo e il vino il sangue del Signore. Nell’icona vi è una presenza della sua ipòstasi FKH QRQ FDPELD Qp PRGLÀFD DVVROXWDPHQWH OD PDWHULD R L FRORUL o i pennelli o i disegni esteriori e le forme che corrispondono ai disegni. Tuttavia, l’icona riproduce in maniera ipostatica le sembianze e l’identità 1 AA.VV., La legittimità del culto delle icone. Oriente e Occidente riaffermano insieme la fede cristiana. Atti del terzo convegno storico interecclesiale (Bari, 11-­13 maggio 1987), Bari, Levante, 1988, p. 338.

La presenza del mistero di Dio

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MAFFEO PRETTO del Cristo rappresentato in essa;; e questa è la caratteristica principale di ogni immagine di lui. Tutto il mistero dell’icona è contenuto nella rassomiglianza dinamica e misteriosa che rimanda all’originale e, cioè, all’essere divino e umano del Signore... In questo modo, quindi, ogni icona del Cristo rappresenta e comprende l’ipòstasi del Signore, e questa ipòstasi è proprio l’elemento che, attraverso di essa, irradia verso l’esterno. E, grazie all’irradiamento e all’attrazione, diventa un mezzo che collega al modello, testimoniando e annunciando la presenza del prototipo 2.

Giovanni Paolo II scrivendo agli artisti afferma: In un certo senso l’icona è un sacramento: analogamente, infatti, a quanto avviene nei sacramenti, essa rende presente il mistero dell’Incarnazione nell’uno o nell’altro suo aspetto. Proprio per questo la bellezza dell’icona può essere soprattutto gustata all’interno di un tempio con lampade FKH DUGRQR H VXVFLWDQR QHOOD SHQRPEUD LQÀQLWL ULÁHVVL GL OXFH 6FULYH LQ proposito Pavel Florenskij3: ©/·RUR EDUEDUR SHVDQWH IXWLOH QHOOD OXFH GLI-­ fusa del giorno, con la luce tremolante di una lampada o di una candela si ravviva, perché sfavilla di miriadi di scintille, ora qui ora là, facendo SUHVHQWLUH DOWUH OXFL QRQ WHUUHVWUL FKH ULHPSLRQR OR VSD]LR FHOHVWHµª4.

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Questa concezione dell’icona di Cristo viene estesa all’icona della Ma-­ donna e a quella dei santi. La teologia delle icone dei santi appare strettamente legata alla loro ipòstasi, riempiti di grazia dallo Spirito Santo, poiché i santi possiedono, oltre il loro corpo terrestre, un corpo celeste immerso nella luce di Dio e rivestito da essi, che ne sono stati giudicati degni da Dio. Le icone della Madre di Dio e dei santi, quindi, proiettano davanti a noi il vero volto della loro ipòstasi JORULÀFDWD QHOOD TXDOH H PHGLDQWH OD TXDOH HVVL KDQQR potuto rendersi graditi a Dio, e grazie alla quale essi godono la contem-­ plazione dell’Altissimo. In altre parole, i santi sono rappresentati, onorati e venerati nelle loro icone da parte dei fedeli sotto le loro sembianze celesti: e in questo si può dire che esiste una profonda relazione con la teoria cristologica più generale delle icone5.

L’insegnamento dei Padri del Concilio Niceno II viene così riassunto dall’enciclica del patriarca: DIMITRIOS I, Il Concilio di Nicea e la teologia delle icone, in ibidem, pp. 334-­335. P. FLORENSKIJ, La prospettiva rovesciata e altri scritti, Roma-­Reggio Calabria, Gan-­ gemi, 1983, p. 63. 4 GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli artisti, Città del Vaticano, Lev, 1999, n. 8. 5 DIMITRIOS I, Il Concilio di Nicea e la teologia delle icone…, cit., p. 336. 2 3

L’imitazione della vita dei santi


NELLA CULTURA POPOLARE L’IMMAGINE SACRA È VERA ICONA Essi decisero che le icone rappresentano l’abitazione sacra della presenza LSRVWDWLFD GHOOH SHUVRQH UDSSUHVHQWDWH SHU OD VDQWLÀFD]LRQH GHOOD QRVWUD vita e la nostra partecipazione alla vita divina6.

Sono queste esplicitazioni che ci fanno comprendere il culto pubblico e SULYDWR GHOOH LFRQH QHOOD &KLHVD 2ULHQWDOH E la venerazione delle icone nel culto della Chiesa ha un’importanza anche più grande, poiché avvicina i fedeli che le venerano a Dio, alla presenza ipostatica delle persone rappresentate e ai gesti sacramentali che vengono celebrati nel timore di Dio. Certo, l’icona è anche oggetto della pietà e della preghiera nelle case private e in tutta la vita personale dei cristiani, i quali nei momenti di raccoglimento possono alzare gli occhi H O·DQLPD YHUVR OH VDQWH LPPDJLQL FKH VDQWLÀFDQR OD ORUR YLWD SDUWLFRODUH sia nella loro camera che altrove7.

&KL FRQWHPSOD XQ·LFRQD QHOOD VXD GLPHQVLRQH GL SUHVHQ]D GHO UDIÀJXUDWR ÀQLUj SHU VHQWLUVL FRQWHPSODWR /D &KLHVD G·2FFLGHQWH QRQ KD DVVXQWR TXHVWD sensibilità religiosa dell’icona, ma si è limitata a sostenere la funzione este-­ WLFD H GLGDVFDOLFD GHOOH LPPDJLQL DWWD DG LVWUXLUH JOL DQDOIDEHWL H DG HGLÀFDUH il popolo stimolandolo alla devozione e all’imitazione dei santi. Ma si deve riconoscere che il senso della presenza personale di Cristo, della Madonna e dei santi nelle loro immagini sacre ha continuato a vivere nella pietà popolare, anche se ciò è rimasto sconosciuto alle diverse culture dotte che hanno voluto vedere nell’atteggiamento popolare più superstizione che il senso religioso delle icone8. La venerazione delle immagini non è altro che una realizzazione splendi-­ da del rapporto fra l’indicibile del sensibile e l’indicibile di Dio esperimentato e vissuto con immediatezza dalla pietà popolare che ha imparato a prostrarsi davanti all’icona del Cristo, della Tutta Santa e dei santi sicura di percorrere LO VHQWLHUR FKH SRUWD DOOD VRUJHQWH GHOOD YLWD VHQ]D ÀQH /·LPPDJLQH KD SL VLJQLÀFDWL L’immagine ha una funzione da compiere rispetto alla totalità della vita umana, per la sua unità e continuità nei diversi livelli dell’esperienza umana ed ha anche una sua funzione nell’esperienza religiosa: il sensibile e la sua Ibidem, p. 339. Ibidem, p. 338. 8 S. MANNA, Introduzione ai lavori, in AA.VV., La legittimità del culto delle icone…, cit., p. 37. 6 7

Il senso religioso delle icone

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MAFFEO PRETTO dimensione dell’indicibile ci possono rimandare all’indicibile abisso di Dio;; l’indicibilità infra-­intellettuale del sensibile richiama come nell’oscuro rove-­ scio o in calco O·LQGLFLELOLWj GL 'LR Ë QHOOD GLPHQVLRQH GHO senso comune che la quasi totalità degli uomini esperimenta i problemi esistenziali e la pietà popolare trova le espressioni più appropriate del suo incontro con Dio, con &ULVWR OD 0DGRQQD H L VDQWL DWWLQJHQGR DO SRWHUH GHL VLPEROL H GHOOH UDIÀJX-­ razioni per suggerire o evocare quello che non può essere detto in maniera adeguata. ©/·LPPDJLQH KD XQD IXQ]LRQH GD FRPSLHUH ULVSHWWR DOOD WRWDOLWj GHOOD YLWD XPDQDª9;; questa funzione dell’immagine si svolge nel mantenere l’unità fra i diversi livelli della conoscenza e nella continuità dello sviluppo. L’uomo si sviluppa come organismo psichico, come intelligente, come razionale. Su questi piani diversi egli raggiunge la maturità in tempi diversi. Per questo c’è un’esigenza di un’unità fra diversi livelli;; l’immagine svolge questa fun-­ ]LRQH GL XQLWj SHUFKp FRPH LO VLPEROR q FDSDFH GL SRUWDUH XQ VLJQLÀFDWR VX-­ periore, di ispirare e di evocare, anche se propriamente non conosce che cosa. L’immagine, perciò, è un principio di continuità nel soggetto in sviluppo. L’immagine deve essere capace di portare le anticipazioni dell’intelli-­ genza e della razionalità;; deve sostenere lo sviluppo debole, imperfetto dell’intelligenza e della razionalità che sono proprie dell’uomo. In se stessa, l’immagine, il simbolo, è una funzione psichica10.

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/·LPPDJLQH q XQ SULQFLSLR GL HIÀFDFLD QHO VRJJHWWR VYLOXSSDWR 1HVVX-­ no sviluppo di intelligenza e di ragione può pretendere legittimamente che le immagini vengano usate solo come scala per raggiungere quel livello di sviluppo e che poi se ne possa fare a meno;; la norma generale è che l’imma-­ JLQH QRQ YLHQH VXSHUDWD ,O YROHUH q HIÀFDFH QHOOD YLWD QHOOD PLVXUD LQ FXL FLz FKH VL YXROH SXz HVVHU FRQQHVVR FRQ LPPDJLQL FKH VRQR HIÀFDFL DQFKH OH IRU-­ ]H VRQR QHFHVVDULDPHQWH DVVRFLDWH FRQ LPPDJLQL H VLPEROL ©Ë XQ·LPPDJLQH che libera in voi emozione, affezione e azione;; ed è questo tipo di immagine FKH q LPSRUWDQWHª11. L’importanza dell’immagine è espressa da un altro aspetto;; l’immagine ha una sua propria logica. Non è soggetta ad alcuna legge di univocità. Le SDUROH GHYRQR DYHUH XQ VLJQLÀFDWR R XQD VHULH OLPLWDWD GL VLJQLÀFDWL VH QRQ q VXIÀFLHQWHPHQWH FKLDUR TXDOH VLJQLÀFDWR VL VWD XVDQGR OH SDUROH GLYHQWDQR B. LONERGAN, Comprendere e Essere. Le lezioni di Halifax su Insight, a cua di N. SPAC-­ e S. MURATORE, Roma, Città Nuova, 1993, p. 270. 10 Ibidem. 11 Ibidem, pp. 270-­271. 9

CAPELO

L’immagine ispira ed evoca


NELLA CULTURA POPOLARE L’IMMAGINE SACRA È VERA ICONA LQXWLOL 0D O·LPPDJLQH QRQ q OHJDWD DG XQ VROR VLJQLÀFDWR 2JJL SXz DYHUH XQ VLJQLÀFDWR GLYHUVR GD TXHOOR FKH DYHYD LHUL 3Xz DYHUH VLJQLÀFDWL GLYHUVL SHU SHUVRQH GLYHUVH 3Xz DUULFFKLUVL GL VLJQLÀFDWR D PLVXUD GHOOR VYLOXSSR GL una persona. L’importanza dell’immagine religiosa – ad esempio, la morte-­ risurrezone di Cristo – sta nel fatto che può svilupparsi con l’intero sviluppo religioso della persona;; essa può essere percepita dal bambino e può arric-­ FKLUVL GL VLJQLÀFDWR FRQ OD FRPSUHQVLRQH FKH O·DGXOWR VYLOXSSDWR H FROWR KD della vita umana. L’immagine può accompagnare tutti i livelli di comprensione, dal più incompleto al più alto e completo. Inoltre, per via di questa molteplicità di interpretazioni, l’immagine non sta sotto la legge di contraddizione. 3Xz VLJQLÀFDUH FRVH GLYHUVH LQ WHPSL GLYHUVL Ë XQ FRPSOHPHQWR GHOOR sviluppo della comprensione, della razionalità e della virtù12.

,O VHQVLELOH QHOOD VXD LQGLFLELOLWj DQQXQFLD ULFKLDPD O·LQGLFLELOLWj GL 'LR /D IRQWH H LO QXFOHR GHOO·HVSHULHQ]D UHOLJLRVD ©VWDQQR QHOO·HVSHULHQ]D GL PL-­ stero di amore e di timore reverenziale che è propria della relazione con Dio, OD TXDOH DSSDUWLHQH DOO·DPELWR GHOOD WUDVFHQGHQ]Dª 4XHVWR VHQVR GHO PLVWHUR di amore e di timore tipico dell’esperienza religiosa nell’ambito del senso comune ©SXz ULXVFLUH QHO VXR LQWHQWR VROR DWWLQJHQGR DO SRWHUH GHL VLPEROL H GHOOH UDIÀJXUD]LRQL SHU VXJJHULUH R HYRFDUH TXHOOR FKH QRQ SXz HVVHUH GHWWR LQ PDQLHUD DGHJXDWDª13 Ë LQ TXHVWD GLPHQVLRQH GHO senso comune che la quasi totalità degli uomini esperimenta i problemi esistenziali e la pietà popolare trova le espressioni più appropriate del suo incontro con Dio, con Cristo, la Madonna e i santi. Si impone, quindi la domanda: che cosa tutte le manifestazioni vistosa-­ mente sensibili dicono delle realtà religiose e in che maniera costituiscono relazioni religiose? Che cosa suggeriscono o evocano di ciò che è mistero e quindi non può essere detto in maniera adeguata? In maniera più radicale: che cosa il sensibile ci annuncia di Dio? Non è una domanda di pura curiosi-­ Wj VSHFXODWLYD HVVD LQWHUHVVD VLD OD FRVFLHQ]D UHOLJLRVD FKH OD ULÁHVVLRQH WHROR-­ gica. Dal valore riconosciuto al sensibile dipende quello dei gesti, dei simboli e delle metafore che riempiono la Bibbia e di cui il linguaggio religioso, da nessuna parte, può fare a meno. Lo spazio e il tempo, le qualità, le attività sensibili, la stessa realtà sensibile che cosa possono dirci di Dio? Ibidem, p. 270. B. LONERGAN, Il metodo in teologia, a cua di N. SPACCAPELO e S. MURATORE, Roma, Città Nuova, 2001, p. 147. 12 13

Cose diverse in tempi diversi

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MAFFEO PRETTO

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Il mondo sensibile ci offre una ricchezza inesauribile;; esso presenta XQ·LQÀQLWj GL GLIIHUHQ]H TXDOLWDWLYH QHL FRORUL QHOOD YDULHWj GL IRUPH QHOOD diversità degli esseri e della vita. Nei colori possiamo con relativa facilità FRJOLHUH XQ·LQÀQLWD PROWLWXGLQH GL VIXPDWXUH VHQVLELOL FKH VL GRQDQR VXELWR D noi come qualcosa di essenzialmente positivo, ma anche come inesprimibile FRQ OH QRVWUH SDUROH LO SRVLWLYR GHOOH SHUIH]LRQL VHQVLELOL QHOOD ORUR VFRQÀQDWD ricchezza e varietà non si esaurisce nelle traduzioni concettuali che possiamo darne: è la dimensione dell’indicibile che esperimentiamo davanti al sensi-­ bile. Le innumerevoli differenze qualitative e quantitative proprie del sen-­ sibile in quanto sono inesprimibili con i nostri concetti ci aprono la strada e ci indicano la soluzione per incontrare qualcosa che ci richiami l’indicibilità di Dio. E non soltanto il sensibile in generale, sotto la comune rubrica di non (direttamente) intelligibile, ma il sensibile nella sua diversità cangiante può ri-­ chiamare l’indicibilità di Dio. Dio certamente non ha né colore, né sapore, né profumo, non è Lui stesso, nella sua realtà eterna, che si lascia toccare dalle nostre mani o ascoltare dalle nostre orecchie, e nondimeno tutte queste qua-­ OLWj WXWWH TXHVWH LPSUHVVLRQL FRQ OH ORUR LQÀQLWH VIXPDWXUH FL GLFRQR qualche cosa di Lui, corrispondono in Lui a qualche cosa che non possiamo discernere altrimenti e che è, in realtà, indiscernibile14. 'LR KD LQIDWWL XQ·LQÀQLWj GL DWWULEXWL VHQ]D QRPH H VHQ]D QXPHUR LQGL-­ scernibili nella semplicità dell’Atto puro di essere. Attraverso questa nozione viene indicato l’abisso senza fondo della deità e la sua trascendenza, non solamente rispetto ad ogni concetto umano, ma anche rispetto ad ogni forma di conoscenza che potremmo supporre in uno spirito ÀQLWR qualunque sia15. Il sensibile ci parla di Dio non soltanto attraverso l’intelligibile che lo informa e ci informa, ma mediante quello che in lui rimane opaco al nostro intelletto, essendo l’infra-­intelligibile come l’immagine invertita del sopra-­intelligibile;; l’indicilità infra-­intellettuale del sensibile richiama come il calco, come l’oscu-­ ro rovescio, l’indicibilità, la trascendenza di Dio16;; il calco è l’oscuro rovescio dell’immagine che non viene conosciuta, ma solamente richiamata. Lo spazio non è l’immensità divina, ma ne è il simbolo naturale;; la distanza, apparentemente insuperabile, tra terra e cielo, è sempre stata 14 J. DE FINANCE, Il sensibile e Dio. In margine al mio vecchio Catechismo, Città del Vati-­ cano, Lev, 1990, p. 285. 15 Ibidem. 16 © O·HWUH PHPH GH 'LHX GDQV VD WUDVFHQGDQFH VRQ LQGLFLELOLWp PDQLIHVWpH FRPH HQ FUHX[ SDU O·LQGLFLELOLWp LQIUD LQWHOOHFWXHOOH GX VHQVLEOHª J. DE FINANCE, En balbutiant l’Indi-­ cible, Roma, 3RQWLÀFLD 8QLYHUVLWj *UHJRULDQD S 9,

Il sensibile ci parla di Dio


NELLA CULTURA POPOLARE L’IMMAGINE SACRA È VERA ICONA l’espressione più naturale e più immediata della trascendenza, dell’assoluta superiorità ed inaccessibilità del Tutt’altro17. Per San Giovanni della Croce il silenzio degli spazi è musicale, tutto pieno di quella musica silenziosa – mù-­ sica callada – che esprime un’ammirabile convenienza e disposizione della sapienza di Dio, manifestata nelle differenze (le qualità particolari) di tutte le sue creature e di tutte le sue opere18 6H L FLHOL ©FDQWDQR OD JORULD GL 'LRª (Sal QRQ q VRODPHQWH FRQ OD PDJQLÀFHQ]D GHJOL DVWUL FKH OL SRSRODQR e di cui si entusiasma l’anima del salmista;; c’è già nell’immensità che essi aprono ai nostri sguardi e della quale la scienza, oggi, ci rivela le spaventose dimensioni, un elemento che, senza essere ancora numinoso, nondimeno lo evoca e, per il brivido che suscita, induce, per così dire, facilmente e quasi normalmente quella vibrazione dell’anima che è la sua risposta a tale valore. Il deserto interminabile nella sua estensione, il mare dove lo sguardo spro-­ IRQGD VHQ]D ÀQH OR VFRQÀQDWR RUL]]RQWH QHO ORUR VLOHQ]LR ODVFLDQR WUDVSDULUH la realtà indicibile di Dio;; ma anche la nudità del ristretto spazio della cella o della spelonca apre lo spirito davanti all’immagine sacra sulle pareti19 Ë VWD-­ ta quest’esperienza vissuta che ha messo in bocca a San Francesco d’Assisi il Cantico delle creature. Tutto quello che ci incanta e ci affascina nel sensibile ha il suo corrispondente eminente e misterioso nell’abisso primordiale dell’Es-­ sere divino20. /H OXFL L ÀRUL L FDQWL OD ULFFKH]]D GHJOL RUQDPHQWL OD ULFFKH]]D GL WDQWL altari, le processioni, le feste, non possono essere tanti aiuti alla pietà popo-­ lare per vivere in profondità la sua comunione con il mistero di Dio? Nello splendore di una moltitudine di suoni, di canti, di luci molti devoti pregano con più partecipazione sentendo la presenza misteriosa di Dio, di Cristo, della 0DGRQQD H GHL VDQWL 4XHVWD VHQVLELOLWj UHOLJLRVD QRQ q VHJQR GL VXSHUÀFLDOLWj H di grossolanità, ma è vivere in modo profondo ciò che è più misterioso in Dio. L’intelligibile in quanto coglie le perfezioni semplici, la cui nozione non dice alcun limite, può gloriarsi di un’analogia, per quanto lontana e distesa, con il trascendente perché le perfezioni semplici si trovano formalmente in 'LR Ë LQYHFH JORULD GHO VHQVLELOH HVSULPHUH PHGLDQWH OD VXD VWHVVD LUULGX-­ cibilità, la distanza irrimediabile tra il trascendente e quello che l’intelletto ÀQLWR SXz FRQRVFHUQH ( OR ID WDQWR PHJOLR TXDQWR SL OD VXD LUULGXFLELOLWj q manifesta. Giustamente l’Aeropagita e San Tommaso, dopo di lui, hanno ra-­ gione a dire che, trattandosi di Dio, le denominazioni più umili sono (spesso) Ibidem, pp. 105-­106. SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico spirituale (A), canzone 14. 19 J. DE FINANCE, Il sensibile e Dio…, cit., p. 106. 20 Ibidem, p. 290. 17 18

La presenza misteriosa di Dio

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MAFFEO PRETTO

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preferibili alle più nobili;; non è soltanto perché allora è minore il pericolo di fermarvisi, ma prima di tutto perché esse preservano meglio, esprimono meglio il segreto dell’indicibile21 Ë XQ DOWUR DVSHWWR GHOOD ULFFKH]]D GHO WHVRUR GHO SRSROR GL 'LR FKH q OD SLHWj SRSRODUH Ë OD ULYDORUL]]D]LRQH GHO VHQVLELOH e del suo ruolo nel richiamarci l’indicibilità del mistero di Dio;; le denomi-­ nazioni più umili sono spesso preferibili alle più nobili perché esprimono meglio il segreto dell’indicibile. La pietà popolare nasce e si sviluppa nei momenti in cui si impongono le domande più esigenti, nate dalle situazioni-­ limite come il dolore e la morte, o anche di fronte agli spettacoli della natura quando l’esperienza si apre alle dimensioni del trascendente che, pur sco-­ nosciuto, si manifesta unico rifugio e sostegno della vita che viene aperta alla speranza;; l’esperienza religiosa e l’accoglimento della fede avvengono per urgenze esperimentate all’interno della vita. Non ci sono svolgimenti LQWHOOHWWXDOL IUXWWR GL ULÁHVVLRQH FULWLFD LO senso comune non possiede, se non in minima parte, questi processi che vengono svolti dal pensiero dotto, ma è ricca dello svolgimento del dinamismo della vita che la porta al senso ultimo H DL FRQÀQL GHO PLVWHUR GL 'LR 6RQR HVSHULHQ]H FKH OH FXOWXUH SRSRODUL HVSUL-­ mono con i mezzi che possiedono e così scoprono diverse dimensioni delle cose di ogni giorno che sono aperte al mistero di Dio e al mistero della vita;; la realtà sensibile diviene via di comunicazione con Dio e anche espressione delle cose più profonde della vita. Per la pietà popolare l’uso della realtà sensibile nei rapporti con Dio è LQGLVFXWLELOH SHUFKp q XQ·HVLJHQ]D GHOOD YLWD VWHVVD OH RSSRVL]LRQL H L ULÀXWL che vengono dalla cultura dotta rimangono per lei incomprensibili e non SRUWDQR QHVVXQ WXUEDPHQWR O·HVSHULHQ]D UHOLJLRVD KD XQD VXD JLXVWLÀFD]LRQH interna22.

Ibidem, S ©FRQYLHQH PHJOLR DO FDUDWWHUH VHJUHWR GL &ROXL FKH LQ Vp UHVWD LQGL-­ FLELOH GL ULYHODUH O·LQYLVLELOH VROWDQWR FRQ LPPDJLQL VHQ]D VRPLJOLDQ]Dª 22 Per una trattazione più ampia vedi M. PRETTO, Teologia della pietà popolare, Cosen-­ za, Progetto 2000, 2005, pp. 231-­247. 21

Il dinamismo della vita


SAGGIO INTRODUTTIVO

DAL PROPRIO PAESE, PER LEGGERE IL MONDO

di mons. IGNAZIO SCHINELLA Ordinario di Etica teologica 3RQWLÀFLD )DFROWj 7HRORJLFD GHOO·,WDOLD 0HULGLRQDOH 6H]LRQH 6DQ 7RPPDVR 1DSROL

Un adagio spagnolo così riassume la parabola esistenziale-­spirituale dei FUHGHQWL ©&DPSDQH GHO PLR FDPSDQLOH DYHWH FDQWDWR TXDQGR QDFTXL SLDQ-­ JHUHWH TXDQGR PRUUzª 'DOOD QDVFLWD EDWWHVLPDOH DOOD QDVFLWD DOOD YLWD HWHU-­ na, nell’evento della morte, l’uomo è accompagnato dalla madre Chiesa del proprio piccolo o grande borgo, con un pathos XPDQR 4XHVWD q OD ELRJUDÀD dell’esperienza umano-­cristiana di ogni persona, incontrata da Cristo nello Spirito con il Vangelo della grazia: ogni sviluppo antropologico avviene in un radicamento che ha tutto lo spessore del proprio spazio e del proprio tempo di umanità. /D FRQGL]LRQH XPDQD OXRJR H LGHQWLWj /D FRQGL]LRQH XPDQD VL FDUDWWHUL]]D SHU OD VWRULFLWj FKH FL VHJQD ÀQ GDO concepimento e per la località in quanto non vi è nulla di umano che non debba inscriversi in un luogo, perché l’uomo si trovi. Questo tratto fa parte dell’identità. Si comprende tale importanza ove si pensi che ogni crisi umana è sempre crisi di radicamento locale: coloro che sono senza alloggio e residenza ÀVVD L PDODWL GL PHQWH SHUFKp non abitano più la loro coscienza e non sanno più dove sono. Lo si percepisce nella nostra epoca, caratterizzata da spaven-­ tosa assenza di patria e da uomini homeless (senza casa), perché sono caduti FHUWL YDORUL H SDUROH GL XQ·HWLFD QRQ SL VLJQLÀFDWLYD UHQGHQGR LQDELWDELOH LO luogo umano. Non si tratta soltanto dello spazio inteso come insieme di ele-­ menti costituenti un certo ambito e ordine. L’uomo dimora in un luogo, in XQR VSD]LR FRQQRWDWR GD VLJQLÀFDWL DIIHWWLYL VWRULFL H UHOD]LRQDOL $ GLIIHUHQ]D dello spazio, il luogo non è vuoto;; entra a far parte dell’esistenza e dell’iden-­ WLWj GHOOH SHUVRQH LQVFULYHQGRVL QHOOD QRVWUD DQLPD ÀQR D FRVWLWXLUH XQD YHUD mente locale. Il luogo evoca dunque l’identità ed evidenzia anche la dialet-­ tica tra particolare e universale che connota tutto il mondo umano. Luogo, e abitare in un luogo, fanno sì che l’uomo non sia mai cittadino del mondo o dell’universo, perché egli abita un luogo preciso, percepito come centro del mondo e dell’universo. Solo a partire da un luogo particolare si sviluppa ogni interesse e riferimento. Tale radicamento avviene nei primi anni di vita

Il luogo è la nostra identità

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IGNAZIO SCHINELLA e rende il luogo il principio di ordine per ogni persona: è il mistero del luo-­ go, quel genius loci che è umano prima di essere cristiano, e fa comprendere la portata sovversiva dell’Incarnazione quando ha cominciato ad abitare il luogo umano. Joseph Lagrange sottolinea come Gesù, a differenza di Gio-­ YDQQL %DWWLVWD ©QRQ q VWDWR DOOHYDWR QHOOD VROLWXGLQH PD VHPSUH GLPRUz QHOOD VXD IDPLJOLD H QHOOD VXD ERUJDWD SDUWLFRODULWj TXHVWH PROWR SUH]LRVHª FKH VL ULÁHWWRQR QHOOH SDUDEROH 5RPDQR *XDUGLQL GLFHYD FKH QHO PRQGR HJOL VL VHQWLYD RYXQTXH ©LQWHUURJDWR SHUVRQDOPHQWH >«@ 9L VRQR GHOOH SUHVHQ]H H LR DELWR LQ PH]]R D ORUR &RQ ORUR KR XQD UHOD]LRQH YLYD 2JJHWWL FDVH VWUD-­ GH FLWWj VRQR FRPH SHUVRQHª $QFKH LO VDQWR q LO IUXWWR GHO genius loci e porta stampato dentro di sé il volto del luogo in cui nasce, cresce e vive. ,O OXRJR OLWXUJLFR

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La vocazione cristiana è la YRFH GL ÀQH VLOHQ]LR che l’essere umano sente dentro di sé e a cui deve dare una risposta;; è esperienza personale dell’ascolto del Vangelo, che nello Spirito ci pone dinanzi all’evento pasquale di Cristo;; ma avviene in un luogo dove l’uomo fa esperienza concreta di Dio e dove Dio OR LQFRQWUD /D GLPHQVLRQH FULVWLDQD UDWLÀFD TXHVWR GDWR SULPDULR VLPEROL H riti sacralizzano il territorio dove accadono e in cui l’essere umano costruisce un luogo, una Chiesa capace di determinare lo spazio del divino e distinta dal suo habitat. L’architettura sacra testimonia la centralità della casa di Dio intorno a cui si organizza ogni altra dimora. Lo testimonia ogni paese e cit-­ tà, soprattutto Roma. L’incontro che il Dio cristiano suscita con l’umanità QRQ VXJJHULVFH QHVVXQ REOuR GHOOD QRVWUD ORFDOLWj 2JQL UHOD]LRQH FRQ 'LR ULPDQGD DOO·HYHQWR SHU HFFHOOHQ]D GHO FULVWLDQHVLPR ©,O 9HUER VL q IDWWR FDUQH H KD PHVVR WHQGD IUD QRLª Gv 1,14), dando a Dio stesso quell’umanità che gli consente di pregare in un luogo e in un tempo. Ponendosi alla sorgente dell’esperienza dell’iniziativa divina e della vita spirituale, la liturgia ci proi-­ bisce di dissociare la corporeità dall’anima, ci ordina di assumere l’uomo QHOOD VXD LQWHJUDOLWj ,O OXRJR OLWXUJLFR QRQ VL LGHQWLÀFD FRQ OR VSD]LR FH OR testimoniano gli emigrati, in quanto ricreano nei luoghi dove emigrano la liturgia del proprio paese natìo, persino talvolta l’architettura, le statue, e le LPPDJLQHWWH« FKH SRUWDQR GHQWUR GL Vp FRPH LGHQWLWj GHOOD SURSULD JHQH-­ razione e delle generazioni passate, da consegnare alle generazioni future in XQ PDJQLÀFR FRUWHR VWRULFR LQ FXL OD WUDGL]LRQH QDUUD OD PLVHULFRUGLD GL 'LR ricevuta nel rito, di generazione in generazione. Nella sua totalità di anima e corpo l’uomo è costretto a pensarsi in un luogo per poter passare dal sacro al santo. Colpisce che Naaman il Siro, al termine della sua esperienza di salvez-­

Il santo è frutto del genius loci


DAL PROPRIO PAESE, PER LEGGERE IL MONDO ]D FKLHGH GL SRUWDUH FRQ Vp ©WDQWD WHUUD TXDQWR QH SRUWDQR GXH PXOL SHUFKp LO WXR VHUYR QRQ LQWHQGH FRPSLHUH SL XQ RORFDXVWR R XQ VDFULÀFLR DG DOWUL GHL PD VROR DO 6LJQRUHª 2Re 5,17). Tutta la terra è di Dio, ma quella dove Dio incontra l’uomo, rimane segnata dalle orme di Dio, che diviene il quinto Vangelo o meglio il primo Vangelo della grazia. Nella Scrittura, nella prima fase dell’alleanza, la terra è il santuario di Dio e il suo possesso è condizione che rende possibile l’adorazione di Dio. Gesù, inaugurando in lui la nuova H GHÀQLWLYD DOOHDQ]D SURFODPD FKH LO OXRJR GHOO·DGRUD]LRQH q OR 6SLULWR H OD verità (Gv /D WHUUD q WUDVFHVD GDO VXR VLPEROLVPR ÀVLFR JHRJUD-­ ÀFR FXOWXUDOH H SROLWLFR D TXHOOR VSLULWXDOH FKH LQJORED H ULOHJJH LO SLDQR ÀVLFR /·RULJLQDOLWj GHOOD OLWXUJLD FULVWLDQD q DIIDUH GL OXRJR genius loci, tesa all’abbattimento di ogni luogo che voglia porsi come zona chiusa, perché il luogo che lo genera è lo Spirito Santo;; è Lui che dà vita a tutte quelle liturgie locali antiche che costituiscono il tesoro della Chiesa e del suo mistero di rea-­ lizzazione locale. /D SURIRQGLWj DQWURSRORJLFR FXOWXUDOH VSLULWXDOH GHO FDWDORJR GHOOD PRVWUD Dentro questo quadro di pensiero, si comprende la profondità dell’itinerario interiore-­carnale che ci viene proposto con il racconto della storia della vita FULVWLDQD DWWUDYHUVR OH LPPDJLQHWWH ©WXWWH ULJRURVDPHQWH made in Calabriaª A ben vedere si tratta di una storia particolare, spirituale: narra, infatti, il colloquio tra lo Spirito Santo e il popolo meridionale, che mostra la bellezza GHO ©&ULVWR FURFLÀVVR H ULVRUWR QHOOD carne GL XQD FXOWXUD SDUWLFRODUHª Questa operazione culturale e spirituale, rende visibile, in corpi e volti umani, come il volto bello di Gesù e di Maria, nella sua drammaticità di una bellezza vulnerabile-­risorta, si sia scritta nelle pieghe dell’animo umano, in uomini e donne di carne e ossa, senza esclusione di nessuna località geogra-­ ÀFD DQFKH TXHOOD GHOOD QRVWUD &DODEULD FKH FL ULPDQGD O·LPPDJLQH YHUD GHOOD nostra gente, chiamata a contribuire all’umanizzazione della terra con la sua santità regionale. Tale percorso connota il cuore di ogni uomo e donna, che anela al vero e al bello, senza mai dimenticare le sue radici carnose. Quasi in un richiamo di sangue verso quelle radici culturali, che ricordano all’uomo che cultura viene da culto e che senza quest’apertura al trascendente ogni cosa e sforzo è vano nella vita. Questo cammino è una vera e propria storia della salvezza, che con-­ tinua la storia di Dio con l’uomo nella casa dell’universo e la trascrive nel tempo, divenendo cultura, sì, ma soprattutto catechesi visiva e pedagogica. Tommaso Campanella, il frate di Stilo, mostra nella sua Città del sole che l’in-­

Una storia spirituale

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IGNAZIO SCHINELLA

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segnamento va fatto all’aria aperta e tappezzando di murales tutto il tragitto della città per insegnare alle future generazioni, attraverso l’attivazione di tutti i sensi, la nobiltà dei valori e dei saperi. Tale proposta si muove den-­ tro questa pedagogia totale e integrale, a cominciare dalla realizzazione di un processo uditivo-­visivo che Paul Claudel esprime nella frase l’oeil écoute: l’occhio vede come l’udito ascolta. In questa immersione di umanità, traluce la bellezza del divino che si narra in termini di fragilità e di condivisione, di DEEDWWLPHQWR GHOOH EDUULHUH JHRJUDÀFKH GDO YROWR GHOOH 0DGRQQH FKH QRQ sono solo bianche, ma anche nere, nell’ospitalità e nell’elezione di santi a patroni della città dal volto turco e meticcio, proponendosi così – la nostra cultura – non solo una cultura dell’ospitalità e della convivialità, propria del-­ la nostra terra, ma anche una cultura globale, un villaggio globale e ciò da molti secoli, fecondati dalla fede nell’Incarnazione di Dio. In tale orizzonte senza FRQÀQL XQLYHUVDOH H JOREDOH QHVVXQR GHYH PDL VHQWLUVL DQRPLQR R RPROR-­ gato, ma protagonista e principe in un’apertura universale, che la custodia delle immaginette non restringe al proprio piccolo paese natìo, da cui è pos-­ sibile leggere e interpretare il mondo, ma allarga in una visione di fratello universale, quale diviene sempre non solo il Cristo con l’abbraccio largo e FRVPLFR GHO &URFLÀVVR H GHOOD 0DGUH FKH LQ RJQL OXRJR DVVXPH QRPL H YROWL diversi perché Madre di tutti, ma anche lo stesso volto del santo, che dalle altre nazioni emigra dentro la nostra cultura come i volti dei nostri uomini e donne santi vengono accolti in altre nazioni. Con quella carità, che piove sui giusti e sugli ingiusti, fecondando la terra e la storia. Chiamando alla stessa lo-­ gica di vita nello spendere la propria per Dio e per gli altri. In una condivisione di quella visita carnosa che Dio ha fatto per noi in Gesù Cristo, nato dal grembo della donna dolcissima, che ha nome Maria. La vita dell’emigrante, come quella degli immigrati (chissà se avremo la ventura gioiosa di leggere la loro storia narrata attraverso le loro immagi-­ nette!), emerge come fattore culturale nella capacità di creare ponti – e non era questo lo scopo della bioetica alla sua nascita? – tra le diverse sponde del mondo in modo che esso non rimanga mai oceano, generando una cultura oceanica, cioè della paura, della lotta della sopravvivenza tra squali umani, ma una cultura potamica SURSULD GHL ÀXPL H GHL PHGLWHUUDQHL GHO PRQGR aperti sì, ma come incanalati tra sponde visibili desiderosi di parlarsi e ap-­ procciarsi non per l’arrembaggio dei pirati, ma per la costruzione di una cultura dei popoli. 6u TXHVWD VWRULD q OD QRVWUD VWRULD QDUUDWD SHUDOWUR GD ÀJXUH antiche ed eterne, come un nostro albero genealogico che affonda la sua genetica nei natali divini della creazione e dell’Incarnazione e in quella dei nostri padri e

Una cultura dei popoli


DAL PROPRIO PAESE, PER LEGGERE IL MONDO SHUFLz VWRULD GHO FXRUH QHO VXR VLJQLÀFDWR SURIRQGR GL OXRJR LQ FXL VL GHFLGH OD VRUWH GHOOD SURSULD YLWD PD DQFKH TXHOOD GHJOL DOWUL ,O ÀXPH GHO WHPSR porta questa storia, ma non la distrugge come un pezzo di legno o una foglia di autunno, piuttosto la tramanda come testimone che di generazione in ge-­ nerazione narra la misericordia di Dio, e a ciascuno e a tutti viene passato per DUULFFKLUH O·XPDQLWj H OD WHUUD GHL FRORUL GHL ÀRUL GL 'LR FKH VRQR L VDQWL 9HUD-­ mente essi ci sorridono e ci rimandano il nostro volto e la descrizione del no-­ stro cuore e dell’immagine cristiana dell’uomo, che non solo è udito e ascolto in contrapposizione – come si vorrebbe in un luogo comune – all’immagine greca dell’uomo espressa nell’occhio e nella vista. Malvagia contrapposizione che viviseziona l’uomo, ponendo steccati e vocabolari di incomprensione e di contrapposizione. Mi piace chiudere con le belle due terzine con cui Dante comincia la XXVII cantica del Paradiso: «Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo», cominciò, «gloria!», tutto ’l paradiso, sì che m’inebriava il dolce canto. Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso de l’universo;; per che mia ebbrezza intrava per l’udire e per lo viso. 6u SHUFKp ©,O YHUER VL q IDWWR FDUQH H QRL DEELDPR YLVWR OD VXD JORULD JORULD GHOO·8QLJHQLWR GHO 3DGUH SLHQR GL JUD]LD H GL YHULWjª GDOOD FXL SLHQH]-­ za di vita noi tutti abbiamo ricevuto, soprattutto e principalmente Maria, la piena di grazia e l’amata da Dio. E la vita cristiana, come quella di Maria, divie-­ ne comunicazione di amore, così come – a dire del prologo di San Giovanni ©DOO·LQL]LR HUD LO Logosª FLRq LO VHQVR O·DPRUH OD FRPXQLFD]LRQH ² ©TXHOOR FKH noi abbiamo udito e abbiamo visto coi nostri occhi e abbiamo palpato con le nostre mani a riguardo della Parola della vita che era presso il Padre e a noi VL q PDQLIHVWD QRL O·DQQXQFLDPR D YRLª 1Gv 1,4). Si sente in queste parole l’esperienza degli apostoli e di tutta la Chiesa di aver sentito questo racconto VDOYLÀFR GDOOH ODEEUD GHOOD FRPXQH 0DGUH 0DULD DL SLHGL GHOOD TXDOH FRPH in una riunione di famiglia, si ascolta e si tiene nel cuore l’eredità spirituale GHOOD YLWD ©4XHOOR FKH LR KR XGLWR«ª Con questo carattere di annuncio del Verbo della vita, quasi un’omelia laica del mistero dell’amore, rimane tra noi e con noi questa proposta, che apre strade linguistiche e comunicative del mondo religioso e cristiano.

Comunicazione di amore

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SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA

IL GIORNO CHE M’APPARVE SAN GIORGIO di G IUSEPPE ROCCA1

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Il mio interesse per i santini risale a una campagna di rilevamento di tradizioni orali compiuta nell’estate del 1974 in una piccola comunità contadina della Presila greca2. In questa ricerca conoscemmo un mezzadro di cinquant’anni, Francesco Stumpo, narratore espertissimo e portatore di uno dei repertori folklorici più integri che abbia mai incontrato. Dopo averci narrato la sua variante del tipo Thompson n. 300 (The Dragon-­Slayer, l’Ammazzadraghi), Francesco aggiunse che quello era un fatto veramente successo tanti anni fa, lì vicino, tanto che lo VL SRWHYD YHGHUH UDIÀJXUDWR QHOOD FKLHVD GL 6DQ *LRUJLR $OEDQHVH XQ FRPXQH arbëresh poco distante. In quel tempo ero molto interessato all’immaginario popolare e mi colpì alquanto quel riferimento così preciso di Francesco, che apriva uno spiraglio sulla sua rappresentazione mentale del protagonista di quella favola. Naturalmente DQGDL D YHGHUH TXHO TXDGUR (UD XQ VDQWR VXIÀ-­ cientemente dialettale, coi suoi lineamenti senza complicazioni: occhi tondi, volto tondo, braccia tonde;; tondo tondo anche il cavallino ed imman-­ FDELOPHQWH WRQGH OH GXH FDSRFFHOOH GL VHUDÀQL appese a una nuvoletta. Tutto fatto, insomma, a linee curve, tranne la lancia dritta dritta, in-­ ÀO]DWD QHO SRYHUR GUDJR FKH URWHDYD JOL RFFKL H la lingua, tutto intento a recitare il suo ruolo di mostro in quel teatrino paesanotto, incorniciato da svirgolanti stucchi d’un Settecento ingenuo ed indeciso. E indeciso ero anch’io che guardavo e pensavo. Francesco aveva detto che, dopo aver ucciso il drago, l’eroe della storia gli aveva aperto le sette bocche, aveva tagliato le lingue e (giacchè JOL VDUHEEHUR VHUYLWH QHO EDQFKHWWR ÀQDOH D VPDVFKHUDUH OR VWXSLGR FDUERQDLR cioè il falso eroe) le aveva avvolte in un foglio di giornale e se l’era messe nel portafogli. Già, il portafogli... ma dove lo tiene il portafogli uno con la corazza e il mantello? E all’edicola cosa avrebbero detto a vederselo venire con tanto di pennacchi a comprare il giornale? Eppure questo San Giorgio era proprio quello di Francesco. Le due immagini si sovrapponevano e si sfalsavano. Fu così che cominciai a comprendere che cos’è il santino. 1 G. ROCCA, Le saette di fuoco. Sulle scaltrezze delle ingenue immagini, in Santi e san-­ WLQL ,FRQRJUDÀD SRSRODUH VDFUD HXURSHD GDO 6HGLFHVLPR DO 9HQWHVLPR VHFROR &DWDORJR GHOOD mostra, (Napoli, 9-­30 aprile 1985), Napoli, Guida, 1985, p. 36. 2 Cfr. Favola e Tatro-­Resoconto di un’esperienza di ricerca a Pertina di Acri, in A. MILILLO, La vita e il suo racconto. Tra favola e memoria storica, Roma-­Reggio Calabria, La Casa del Libro, 1983.

Santini e immaginario popolare


STORIA DEL SANTINO

21 Jacopo da Varazze nella seconda metà del XIII secolo scrive la Legenda Aurea, il libro più famoso di tutto il Medioevo in cui sono raccontate, in modo leggendario, le vite dei martiri. In una edizione del 1492, vengono riprodotti con la tecnica delle incisioni su legno 243 disegni: è l’origine delle immagini devote.

Le nostre chiese calabresi sono piene di immagini religiose e per il popolo sono XQD SUHVHQ]D VLJQLÀFDWLYD FL VL VRIIHUPD in preghiera o in contemplazione. 'LYHUVL L VLJQLÀFDWL GHO WHUPLQH immagine: immagine come copia del vero, immagi-­ ne come forma del conoscere, immagine come modo di presentarsi della realtà. La gente utilizza molti segni per espri-­ mere la sua venerazione alle immagini sacre: accende candele, manda dei baci, tocca la statua, fa delle offerte.

Le immagini devote


STORIA DEL SANTINO

L’immagine di Cristo è l’icona per eccellenza. Le altre, che rappresentano la Madonna e i santi, significano Cristo, che in loro è glorificato. (Compendio, 240)

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Cerchiara di Calabria (CS), Santuario Santa Maria delle Armi, La Vergine Assunta alla presenza della Santissima Trinità, particolare del soffitto.

Era uso non strappare i santini, al massimo li si bruciavano tutti in-­ sieme recitando alcu-­ QH IRUPXOH WLSR ©6DQ-­ ti in cielo e carta in WHUUDª RSSXUH ©&RPH santo ti venero, come FDUWD WL EUXFLRª LO mondo popolare ha sempre percepito la differenza tra adora-­ zione e venerazione. $ WDO ULJXDUGR PROWH LPPDJLQL UDIÀJXUD-­ no la Vergine Maria che mostra, o indica, LO %DPELQR *HV R LO VDQWR FRQ LO &URFLÀVVR LQ PDQR D VLJQLÀFDUH FKH RFFRUUH JXDUGDUH sempre e solo a Cristo, il Figlio del Padre.

Il cristiano venera non l’immagine in se stessa, che è semplicemente un oggetto materiale (può es-­ sere una statua, un dipinto, un simbolo);; se si veneras-­ se l’oggetto si cadrebbe nell’idolatria. Si venera invece la persona che le immagini riprodu-­ cono: Gesù Cristo, la Ma-­ donna, i santi. Al riguardo è molto chiaro San Basilio 0DJQR FKH GLFH ©/·RQRUH reso ad un’immagine ap-­ partiene a chi vi è rappre-­ sentato e chi venera l’im-­ magine venera la realtà di FKL LQ HVVD q ULSURGRWWRª L’onore tributato alle sacre immagini è da considerarsi XQD ©YHQHUD]LRQH ULVSHW-­ WRVDª QRQ XQ·DGRUD]LRQH che conviene solo a Dio. Il grande teologo San Tom-­ maso d’Aquino affermava: ©*OL DWWL GL FXOWR QRQ VRQR rivolti alle immagini con-­ siderate in se stesse, ma in TXDQWR VHUYRQR D UDIÀJX-­ UDUH LO 'LR LQFDUQDWRª

Adorazione e venerazione


STORIA DEL SANTINO Un forte impulso alla diffusione delle immagini devote fu dato da San Bernar-­ dino da Siena (1380-­1444) quando un fabbricante di carte da gioco si lamentò del danno economico che gli procura-­ vano le prediche dell’uomo di Dio, che spesso concludeva con l’invito a brucia-­ re dadi e carte da gioco. San Bernardino suggerì al tipografo il rimedio: al posto delle carte da gioco produrre immagini sacre. Il fabbricante seguì il suo consi-­ glio e iniziò la produzione di quelli che ancora oggi noi conosciamo col nome popolare di santini.

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Le immagini dei santi tendono ad essere tutte uguali, o perlomeno molto somiglianti perché la dimen-­ sione della trascendenza tende a to-­ gliere le differenze che provengono dalle vicende storiche dei singoli santi. Il tempo storico e lo spazio JHRJUDÀFR QRQ FRPSDLRQR LQ QHV-­ suna cultura orale, ecco perché la dimensione storica viene svuotata e il tempo passato viene appiattito in una vaga lontananza.

Morano Calabro (CS), Chiesa di San Bernardino, San Bernardino, particolare del polittico di Bartolomeo Vivarini, 1477.

San Bernardino da Siena per un’intera quaresima nel Duomo di Tropea, predicò al popolo l’amore per il Santo Nome di Gesù.

La «provocazione» di San Bernardino


STORIA DEL SANTINO I santini hanno avuto una grande funzione nella storia della devozione popolare, ol-­ tre a facilitare la meditazione e la preghiera, hanno aiutato nella diffusione della cono-­ scenza dei santi, della loro vita e delle loro virtù.

Canivet

Canivet deriva dal francese canif (coltellino) ed è una tec-­ nica manuale per produrre intaglio su carta con l’imma-­ gine dipinta del santo. In Calabria ne troviamo po-­ chissimi.

Santini borghesi

24 Ritratto su pergamena della Madonna di Schiavonea in Corigliano Calabro (CS).

Con la diffusione delle nuove tecniche di stampa, in special modo la cromoli-­ WRJUDÀD YHQJRQR UHDOL]]DWH GHOOH EHOOLV-­ sime riproduzioni a colori, la tiratura di ogni esemplare supera anche il milione GL FRSLH 4XDQGR OD IRWRJUDÀD VL DIIHUPD il mondo dei santini trova terreno fertile, infatti molte immaginette, specialmente quelle in bianco e nero, sono delle mini cartoline. La prima santa di cui abbiamo un ritratto IRWRJUDÀFR q OD VXRUD FDUPHOLWDQD 7HUHVL-­ na del Bambino Gesù.

1HL SULPL GHFHQQL GHOO·2W-­ tocento si sviluppa un pro-­ cedimento meccanico per la fabbricazione di delicate im-­ maginette merlettate;; il piz-­ zo veniva realizzato con una pressa ed un punzone. Sono i cosiddetti santini “borghesi”, realizzati principalmente per essere collezionati. Successivamente, si afferma-­ no le bellissime cromolitogra-­ ÀH FRQ PDUJLQL OLVFL H IXVWHO-­ lati, predestinate agli strati popolari dei fedeli.

In questi ultimi anni i santini vengono riprodotti con la tecnica della quadricromia offset, ma qualcuno ora li realizza anche come card plastificate.

Tecniche di stampa e datazione


STORIA DEL SANTINO

La notizia che al di là dell’Oceano era possibile realizzare il «sogno americano» spinse milioni di persone ad abbandonare la miseria dei propri paesi per raggiungere una nuova terra. Immagine pubblicata dal mensile «La stella degli emigranti» di Polistena, 1904.

Nel 1876 (è l’anno di cui possediamo i primi dati) dalla Calabria partirono per le Americhe 530 persone;; nel 1901 furono 34.437, nel 1902 35.918, nel 1903 QHO H O·DQQR GRSR PD LO ÁXVVR PLJUDWRULR FRQWLQXz senza soste. La Calabria, così come altre regioni italiane, si spopolò. Che l’emigrazione non era un fenomeno passeggero, come allora si diceva, per primi ne presero coscienza mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cre-­ mona, e mons. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, che succes-­ sivamente fondò per gli emigrati italiani la Congregazione Missionari di San Carlo Borromeo. Chi partiva desiderava avere con sé l’immaginetta del santo patrono o della Madonna venerata nel proprio paese. Cambiò la richiesta agli stampatori, non più santini generici, con richiami simbolici ad una Chiesa tutta tesa alla sola salvezza delle anime, ma santini particolari, anche solo foto delle sta-­ tue davanti cui si era sempre pregato;; proprio in quel periodo si stava svi-­ OXSSDQGR O·DUWH IRWRJUDÀFD 1DWXUDOPHQWH L FRVWL GL VWDPSD GL XQ VDQWLQR LQ milioni di esemplari erano molto minori di uno riprodotto in poche migliaia GL FRSLH H SRL LO FRORUH« HUD GDYYHUR SURLELWLYR XVDUOR VH QRQ VL VXSHUDYDQR almeno le 10.000 tirature;; così si accettò di avere il proprio santino ad un solo colore, ma almeno ricordava quello visto e pregato da sempre. In questo periodo i nostri nonni pregavano in bianco e nero, ed avevano dato inconsapevolmente un nuovo modo di intendere l’appartenenza alla Chiesa: l’inculturazione della fede;; infatti non si può vivere il cristianesimo se non dentro una precisa comunità. Un grazie ai nostri emigrati che ci hanno fatto capire il grande valore dell’identità e dell’appartenenza.

Si varca l’Oceano

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STORIA DEL SANTINO

La Croce, l’Addolorata, l’angelo e i fiori sono i temi iconografici usati nei luttini. Parole di consolazione e la fotografia del defunto. Il luttino (o ricordino di morte) è l’ul-­ timo appiglio del defunto al mondo dei vivi. Una pagellina di 4 pagine, all’interno: a sinistra, la foto, il nome e il cognome, la data di nascita e di mor-­ WH RUD q LQ XVR GLUH ©ULWRUQR DOOD &DVD GHO 3DGUHª H D GHVWUD XQ WHVWR VFULWWR dai familiari per evidenziare tutto il bene fatto in vita dal loro congiunto.

26 L’angelo conforta chi resta, cromolitografia liberty.

Nei luttini una vita evangelica


STORIA DEL SANTINO

A Milano, nel 1896, sotto l’egida dei padri Carmelitani, nasce la tipografia della Santa Lega Eucaristica che stampa bellissimi santini utilizzando la tecnica cromolitografica. Sono le immaginette più ricercate dai collezionisti di tutto il mondo, riconoscibili dallo scudetto carmelitano con cui vengono “firmate”. Copertina dell’opuscolo a cura del cav. Alessandro Buccieri, pubblicato dalla tipografia Santa Lega Eucaristica, Milano, 1919.

Padre Gerardo Beccaro

Il carmelitano oltre ad essere l’iniziatore della casa editrice Santa Lega Eucaristica, si adoperò instancabilmente per dare un tetto ai terre-­ motati di Calabria e Sicilia ed ospitò i piccoli orfani nei suoi istituti.

Nacque in provincia di Alessandria il 18 gennaio 1846. A soli 15 anni prese l’abito carmelitano e nel 1866 emise i voti solenni. Erano gli anni delle soppressioni degli ordini religiosi e padre Beccaro partì missionario per le isole del Malabar, da sempre a cuore dei car-­ melitani dopo che mons. Giuseppe Sebastiani (vescovo di Bisignano dal 1667 al 1672) aveva riconciliato i cristiani delle Indie orientali. Ritornò in Italia nel 1876 e ricostruì la Provincia religiosa lombarda;; collaborò con le opere sociali di mons. Scalabrini e don Guanella. Nel 1896, con l’approvazione di Leone XIII fondò la Santa Lega Eucaristica che divenne una delle principali case editrici GHOO·HGLWRULD FDWWROLFD LWDOLDQD 1HO GLHGH YLWD DOO·2VSL]LR QD]LRQDOH GHL piccoli derelitti e quando il disastroso terremoto del 1908 colpì la Calabria e la Sicilia, padre Beccaro si dedicò ad alleviare le sofferenze di chi aveva perso tutto. Morì a Roma il 28 dicembre 1912.

Santa Lega Eucaristica

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STORIA DEL SANTINO A Milano nel 1914 viene fondata un’azienda tipo-­ JUDÀFD FRQ OD VLJOD &*0 (Carlo Gariboldi Milano) che produce santini anche per altri editori. Ma la serie che darà maggior successo sarà la Isonzo, dal nome della strada dove è ubicata la ditta. Successivamente cambierà denominazione nell’attuale Egim (Edizioni Gariboldi Italia Milano).

L’azienda milanese, tuttora sul mercato, è riuscita a diffondere in maniera capillare i suoi santini popolari, della serie “Isonzo”.

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Stampa devozionale su San Francesco di Paola dell’Egim.

Casa editrice Egim


STORIA DEL SANTINO

Tante le case editrici del Centro-Nord che hanno stampato santini per chiese e santuari calabresi. La loro riconoscibilità è data dal logo che contraddistingue la ditta produttrice. /H LQGXVWULH JUDÀFKH H IRWRJUDÀFKH GHJOL $OWHURFFD GL 7HUQL JOL VWDELOLPHQ-­ WL WLSRJUDÀFL PLODQHVL GL (B;; $5 $PEURVLDQD ULSURGX]LRQL *1 *UDÀFKH Nicolini);; Scuola Beato Angelico;; LAM (Longone Ambrogio Milano) e tra i produttori meridionali di santini FRN (Franco Rinaldini Napoli).

29 Fino a qualche decennio fa non F·HUDQR LQ &DODEULD WLSRJUDÀH FKH potevano stampare santini in qua-­ dricromia. Troviamo però alcune immaginette che sul retro riportano il nome di un editore calabrese. Il motivo è facilmente spiegabile: ac-­ quistando un notevole quantitativo si aveva il diritto di far comparire sul retro la propria ditta in qualità di produttore.

Altri editori


STORIA DEL SANTINO I santini, molto spesso, vengono utilizzati anche come ricordino. Sul retro sono personalizzati con una sovrastampa le date per ricor-­ GDUH 3ULPH &RPXQLRQL 2UGLQD]LR-­ ni Sacerdotali, anniversari o eventi ecclesiali. Normalmente viene evi-­ denziato lo stampatore o il rivendi-­ tore dell’immaginetta.

30 Immaginetta ricordo del Congresso eucaristico regionale svolto nella città dello Stretto nel settembre del 1928.

Il segno della comunione pa-­ VTXDOH q XQD VRUWD GL FHUWLÀFDWR per aver assolto l’obbligo della comunione almeno una volta l’anno. Fino al 1870, nello Stato 3RQWLÀFLR HUD REEOLJDWRULR SUH-­ sentarlo per le testimonianze giurate nei tribunali.

Il verso (retro) dei santini


GESÙ Dio in Cristo si umanizza e divie-­ ne il Dio Bambino, il maestro divi-­ no che cammina per le strade del PRQGR PD DQFKH O·2QQLSRWHQWH che soffre per la passione e che ri-­ suscita nel giorno di Pasqua. /·LFRQRJUDÀD GHOOD QDVFLWD GL *HV nella grotta di Betlemme, riempie volumi di libri di storia dell’arte, ma dal XIV secolo, in ambito con-­ ventuale femminile, nasce l’esi-­ genza di avere delle piccole statue devozionali del Dio Bambino;; in PROWH UDIÀJXUD]LRQL WLHQH LQ PDQR un globo, simbolo del suo regno universale, ed è rivestito con tes-­ suti degni del suo rango. Stilo (RC), Chiesa di San Giovanni Therestis, Gesù Bambino, statua in legno, autore anonimo, XVIII secolo.

Il Santo Bambino di Praga Ë XQD VWDWXHWWD GL FHUD DOWD FP IX un dono di nozze ad una donna spa-­ gnola andata sposa ad un nobile della Boemia. Tante le grazie ed i miracoli legati al Santo Bambino di Praga ed oltre ai normali ex voto, vengono donati nuo-­ vi e bellissimi vestitini, tanto che il suo guardaroba ha raggiunto i 100 esem-­ plari. Tra i più antichi e preziosi qual-­ cuno del 1700 e uno cucito e ricamato personalmente dall’imperatrice d’Au-­ stria.

Il Dio Bambino

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GESÙ Con il Concilio di Trento si diffonde una nuova spiri-­ tualità, tesa all’espiazione e alla penitenza. La solitu-­ dine del Cristo diventa un momento essenziale della vita religiosa del buon cat-­ tolico. Il volto del Cristo di Cutro, guardato da diversi punti di osservazione, mostra tre aspet-­ ti differenti: lo strazio dell’ago-­ nia, il sussulto del trapasso e la quiete della morte. Impressionante il realismo del-­ la goccia di sudore sul naso del &URFLÀVVR

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Cutro (KR), Santuario Santissimo Crocifisso, opera lignea del 1638 di fra’ Umile da Petralia.

A sinistra, il Volto Santo di Gesù, vene-­ rato da San Gaetano Catanoso, che ve-­ deva Cristo in ogni uomo sofferente. A destra, il Volto di Gesù che per ben tre volte, nel 1947 ad Ariola (Benevento), ha versato sangue nella casa della mi-­ stica calabrese Maria Concetta Pantusa.

Passione e Volto Santo


GESÙ

In Calabria 9 reliquie della Croce

Rossano (CS), Museo diocesano di arte sacra, Crocifissione, XV secolo, proveniente dall’Abbazia del Patire.

Secondo la tradizione, nove frammenti della Croce di Gesù sono conservati e vene-­ rati in Calabria: nella Stauro-­ teca del Duomo di Cosenza;; a Cerchiara di Calabria nella Chiesa di San Giacomo;; a Ca-­ tanzaro nella Chiesa di Santa Croce;; a Reggio Calabria so-­ pra il tabernacolo nella Chiesa di San Giorgio al corso;; a Ge-­ race nella Cattedrale e nel Vi-­ bonese: nella Matrice di Serra 6DQ %UXQR D 6DQW·2QRIULR D Tropea e a Filogaso. Nel Santuario di Petilia Poli-­ castro è custodita la Santa Spi-­ na, reliquia donata da Santa Giovanna di Valois, regina di Francia, al francescano Dioni-­ sio Sacco, originario del paese del Marchesato crotonese.

La Croce di Cortale

La Croce del Signore Gesù è il vero albero della vita.

Un contadino, mentre arava il terreno, vide che i suoi buoi si ingi-­ nocchiavano. Scavò e rin-­ venne una croce in pietra dalle proprietà miracolose. Una grande riproduzione della Croce di Cortale è stata posizionata sull’alta-­ re per la Messa celebrata da Benedetto XVI a La-­ mezia Terme nell’ottobre 2011.

Il 20 luglio 1533, a Palmi, LO &URFLÀVVR GHOOD &KLH-­ sa di Terranova Sappo Minulio (RC) durante la processione, incontrando il simulacro della Madon-­ na del soccorso, trasudò sangue dal costato ferito. $QFKH DO &URFLÀVVR GL Rocca Imperiale (CS), il PDU]R VL YHULÀFz lo stesso miracolo.

La Croce di Gesù

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GESÙ

Il rito dell’affruntata

34 Gerace (RC), Cattedrale, L’incredulità di Tommaso, bassorilievo in marmo XVI secolo.

Lo stendardo bianco di Gesù con la croce rossa è il simbolo della vittoria sulla morte.

L’affruntata è una sacra rappresenta-­ zione in cui viene drammatizzato il commosso incontro tra l’Addolorata e il giovane apostolo Giovanni che, dopo aver corso verso il sepolcro, tro-­ vandolo vuoto, si reca ad annunciare la resurrezione di Gesù alla Vergine Maria. Ma come credere che un uomo morto sulla croce, riposto in un sepol-­ cro sia nuovamente vivo? Per ben 3 volte Giovanni porta la buona notizia, ma Maria ancora non crede;; anche lei, come chiederà Tommaso, vuole vede-­ UH« H VROR SHU O·LQVLVWHQ]D GHOO·DSR-­ stolo, lo segue. La sequela è già l’inizio della fede. Maria vede venire verso di lei il suo Figlio risorto, i portatori della statua dell’Addolorata, con un gesto fulmi-­ neo, tirando una cordicella, tolgono il velo nero che avvolge il suo corpo;; nello stesso istante Maria si mostra con l’abito azzurro, quello della gloria GHOOD UHVXUUH]LRQH Ë LO PRPHQWR SL commovente, ma anche quello teatral-­ mente più suggestivo;; tutto avviene di corsa, in pochi secondi, e se qualco-­ sa va storto, viene interpretato come un triste presagio. L’affruntata si tiene normalmente la domenica di Pasqua e sono tanti i paesi calabresi che sottolineano la Re-­ surrezione con questa suggestiva pro-­ cessione;; ma ci sono due comuni della provincia di Vibo Valentia, Arena e Dasà, che invece organizzano l’Af-­ fruntata rispettivamente il lunedì e il martedì dopo Pasqua.

Cristo Risorto


GESÙ

Mesoraca (KR), Chiesa del Ritiro, tabernacolo di argento sbalzato, 1772.

Il 27 dicembre 1673 una gio-­ vane religiosa francese, Santa Margherita Maria Alacoque, ebbe nel convento Paray-­le-­ Monial delle visioni del Sacro Cuore che le chiese di diffon-­ derne il culto. Da allora in tut-­ to il mondo nuovo impulso venne dato a questa devozio-­ ne. Tra le 12 promesse di Gesù a Santa Margherita Alacoque YL q DQFKH TXHOOD FKH GLFH ©/D mia benedizione si poserà sul-­ le case dove sarà esposta ed onorata l’immagine del mio 6DFUR &XRUHª ,O 6DFUR &XRUH diventa un motivo di appar-­ tenenza alla Chiesa cattolica, tanto che padre Agostino Ge-­ melli dedicherà l’Università Cattolica milanese al Sacro Cuore di Gesù. Molte le con-­ gregazioni religiose sorte tra 2WWRFHQWR H 1RYHFHQWR FKH hanno scelto come nome il ©6DFUR &XRUH GL *HV ª

L’iconografia classica del Sacro Cuore è quella di Pompeo Batoni custodita nella Chiesa del Gesù a Roma.

Sacro Cuore di Gesù

Il dipinto fu realizzato nel 1760, ed è una delle rappresen-­ tazioni più diffuse.

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MARIA

Il 25 marzo, esattamente 9 mesi prima della Natività del Signore, l’arcangelo Gabriele fece visita a Maria.

36 Castiglione Cosentino (CS), Chiesa del Convento, l’Annunciazione, tela di Girolamo Imparato, 1591.

La giovane Maria riceve la vi-­ sita di un messaggero di Dio che le annuncia qualcosa di sconvolgente: sarà proprio lei la Madre di Dio. Inizia dal sì della Vergine l’incarnazione di Gesù Cristo. Dio, l’eterno, l’onnipotente, si fa carne, entra dentro la storia. Per ricordare quell’incontro la Chiesa chiede quotidianamente ai fedeli di pregare a mezzogiorno con le parole che rievocano l’episodio nel Vangelo di Luca. Da qualche anno l’Angelus è diventato l’appuntamento do-­ PHQLFDOH GHO URPDQR SRQWHÀFH con i fedeli per la recita di que-­ sta preghiera, ma anche per ri-­ chiamare tutta la comunità dei credenti a guardare con corag-­ JLR H ÀGXFLD O·RJJL GHOOD VWRULD

La Visitazione ricorda la visita che Maria fece a sua cugina Elisabetta subito dopo avere ricevuto l’an-­ nuncio che sarebbe diventata la Madre di Gesù. /·DQJHOR OH GLVVH DQFKH SHU HVHPSOLÀFDUH OD SRWHQ]D di Dio, dell’incredibile maternità di sua cugina Eli-­ sabetta, già al sesto mese di gravidanza, nonostante la sua presunta sterilità e anzianità. Maria dalla Ga-­ lilea andò in Giudea, nella città di Ain-­Karim a 6 km da Gerusalemme. Elisabetta quando la vide capì di trovarsi di fronte alla donna che portava in grembo il Cristo. Maria espresse il ringraziamento a Dio at-­ traverso quello che è conosciuto come il 0DJQLÀFDW.

Angelus e Magnificat


MARIA

L’atto del nutrimento di Gesù rappresenta sia la vera maternità di Maria, che la vera natura umana del Cristo.

Paola (CS), Chiesa ipogea di Sotterra, Madonna lactans, affresco XI-XII secolo.

/·HYDQJHOLVWD /XFD VFULYH ©%HD to il ventre che ti ha portato e le mammelle da cui hai preso il ODWWHª 1HO SURWRYDQJHOR GL *LD-­ FRPR ,,, VHF F·q VFULWWR ©$S-­ parve il Bambino, che si volge a prendere il seno di sua madre 0DULDª ,O WHPD GHOOD Galactotro-­ fousa (Madonna che allatta), fu molto utilizzato durante il Me-­ dioevo e gli ordini monastici sono stati grandi diffusori del culto della Madonna allattante. Dopo il Concilio di Trento, alcu-­ ne censure iconiche hanno rite-­ nuto non più opportuna l’espo-­ sizione delle Madonne lactans, venivano solo ammesse quelle in cui la Vergine indicava il pro-­ prio seno, coperto, in segno di richiamo spirituale alla fonte della grazia.

Feroci furono le critiche dei protestanti contro la «meravigliosa carnalità della vita divina».

La Vergine che allatta

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MARIA La Mater dolorosa q UDIÀJXUDWD come una matrona aristocrati-­ ca vestita a lutto o, nella pie-­ tà, come una madre che regge sulle sue ginocchia il corpo esanime del Figlio. La Vergine Addolorata indossa le vesti e i tratti della madre calabre-­ se che quando vede morire il SURSULR ÀJOLR GHYH VRSUDYYL-­ vere al grande dolore. In tutte le chiese calabresi è presente una statua della Madonna che piange il suo Figlio Gesù e vie-­ ne portata in processione per le funzioni del venerdì santo. A Pedace, nel cosentino, si tiene ogni anno, a settembre, la festa dei dolori di Maria o della Pecorella. Questo titolo è rivolto alla mansuetudine e ras-­ segnazione della Beata Ver-­ JLQH QHO VDFULÀFLR GL VH VWHVVD presso la croce.

38 Soverato (CZ), Chiesa dell’Addolorata, la Pietà, gruppo marmoreo della scuola del Gaggini.

I 7 dolori della Vergine Vengono ricordati con 7 pugnali impressi nel cuore di Maria i 7 dolori: la profezia GHO YHFFKLR 6LPHRQH ©DQFKH D 7H XQD VSD-­ GD WUDÀJJHUj O·DQLPDª Lc 2,35);; la stra-­ ge degli innocenti e la fuga in Egitto;; lo smarrimento di Gesù a 12 anni;; Gesù è DUUHVWDWR H JLXGLFDWR *HV q FURFLÀVVR H muore;; Gesù è deposto dalla croce;; Gesù giace nel sepolcro.

Addolorata


MARIA Ë 0DULD GL 1D]DUHWK OD GRQQD GHOO·$SRFDOLVVH ©8Q VHJQR JUDQGLRVR apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul FDSR XQD FRURQD GL VWHOOHª 3ULPD i Francescani e successivamente i Ge-­ suiti diffusero il culto dell’Immaco-­ lata, ma l’apparizione a Santa Cate-­ rina Labouré, che coniò la medaglia miracolosa, spinse il papa Pio IX, l’8 dicembre 1854, a proclamare il dog-­ ma dell’Immacolata Concezione, con la bolla Ineffabilis Deus. Dopo appena quattro anni, i fenomeni di Lourdes suggellarono il grande amore del po-­ polo cristiano per l’Immacolata.

Sulla bandiera blu dell’Unione europea campeggiano le 12 stelle, un simbolo mariano delle radici cristiane del Vecchio Continente.

Cosenza, Chiesa delle Cappuccinelle, Immacolata, opera di Pietro Negroni, 1558.

Presente in tutte le Chiese dei Minimi A Roma, nella Chiesa di Sant’An-­ drea delle Fratte, retta dai padri Mi-­ nimi, il 20 gennaio 1842, all’ebreo Alfonso Ratisbonne apparve la Vergine Maria. Da allora la Ma-­ donna del Miracolo è la protettrice GHOO·2UGLQH IRQGDWR GD 6DQ )UDQFH-­ sco di Paola.

Immacolata Concezione

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MARIA Un racconto popolare narra che la Ma-­ dre della Chiesa desiderava, prima di morire, avere accanto a sé gli apostoli, che già diffondevano la buona novella in ogni parte del mondo. I discepoli, ra-­ piti dalle nubi, furono trasportati a Ge-­ rusalemme per dare l’ultimo saluto alla mamma del loro Signore. Meravigliati di ritrovarsi ancora insieme, Maria spiegò che era stato esaudito un suo desiderio. Il corpo della Vergine fu avvolto da una grande luce e portato in cielo. Anche questa volta non era presente Tommaso, che al racconto degli apostoli non credet-­ te;; gli apparve subito la Madonna che gli donò la sua cintura, la stessa che indos-­ sava durante la vestizione funebre. Nocara (CS), statua della Madonna Assunta in cielo.

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L’Assunta e la mandorla Quando la Vergine lascia il sepolcro la si vede racchiusa in una mandor-­ la;; così molti artisti rappresentano l’assunzione della Madonna. La mandorla, detta anche Vescica Pisces è un simbolo di forma ogivale ottenuto dall’intersezione di due cerchi di identico raggio che simboleggia l’unione mistica tra il mondo divino e TXHOOR XPDQR /D VXD XWLOL]]D]LRQH VL ULIj DJOL VWXGL PDWHPDWLFL H ÀORVR-­ ÀFL GL 3LWDJRUD &RQ OR VYLOXSSR GHOO·LFRQRJUDÀD FULVWLDQD OD PDQGRUOD non diviene solo un elemento decorativo per dare ULVDOWR DOOH ÀJXUH GL *HV H 0DULD PD DFTXLVWD una duplice chiave di lettura: la mandorla (il frut-­ to e il seme) diventa un simbolo di vita, attributo SHU HFFHOOHQ]D GHO &ULVWR FKH q ©9LD 9HULWj H 9LWDª se lo si legge come intersezione di due cerchi, rappresenta la compenetrazione fra due dimen-­ sioni diverse, il divino si incontra con l’umano, e proprio la Vergine Maria è l’unico essere vivente che ha vissuto direttamente questo mistero.

Assunta


TITOLI MARIANI

La Madonna è raffigurata con una catena che scende a terra e tiene legato un moretto, simbolo di protezione dagli infedeli e crudeli saraceni. Il simbolo della catena originaria-­ mente era riferito alla protezione della Vergine contro i nemici della fede. In primis i musulmani che fa-­ cevano prigionieri quanti trovavano durante le loro scorrerie. A Cariati &6 QHO ÀQu LQ FDWHQH SHUÀQR il vescovo Giovanni Carnuto, che poco tempo dopo trovò la morte DG $OJHUL /·2UGLQH PHQGLFDQWH GHL Mercedari fu fondato con lo scopo di liberare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai musulmani. Successiva-­ mente il termine catena prenderà il VLJQLÀFDWR GL SURWH]LRQH FRQWUR LO maligno e di libertà dai peccati. Cassano allo Jonio (CS), Santuario Santa Maria della catena, ceramica.

…e a Cassano il moretto diventa cinesino Il Santuario della catena a Cassano Jonio è posto a pochi chilometri dal paese, la struttura è del Settecento, con un am-­ pio porticato. La statua della Madonna è forma-­ WD GDOOH ÀJXUH GL 0DULD il Bambino Gesù ed un uomo, il cinesino, nell’at-­ to di liberazione dalle ca-­ tene della schiavitù.

Madonna della catena

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TITOLI MARIANI

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La recita della corona del Rosa-­ rio, con i richiami agli episodi più salienti del Vangelo costitu-­ isce un vero e proprio catechi-­ smo, che arricchisce di contenuti teologici la pietà popolare. Il Rosario non è un gesto magico per piegare la volontà di Maria, ULSHWHQGR ÀQR DOOD QRLD OD VWHVVD invocazione di aiuto, ma nasce GDOOD ÀGXFLD FKH VL KD LQ XQD PD-­ dre che ama di un amore specia-­ OH L VXRL ÀJOL 1HO LO GRPHQL-­ cano Timoteo Ricci organizza il Rosario perpetuo, detto anche Ora di guardia, mentre Paolina Jari-­ FRW GRSR DYHU IRQGDWR O·2SHUD per la Propagazione della fede dà vita al Rosario vivente, gruppi di 15 persone che si impegnano a recitare quotidianamente il mi-­ stero assegnato. Catanzaro, quartiere Mater Domini, Chiesa Madonna di Pompei, il grande mosaico absidale opera di fra’ Ugolino da Belluno, 1981.

Il quadro della Vergine di Pompei 1HOOD VHFRQGD PHWj GHOO·2WWRFHQWR %DUWROR /RQJR costruisce un santuario mariano per far rinascere la nuova Pompei. Da una suora riceve un quadro di non grandi dimensioni (cm 100x120) e in cattive condizioni di conservazione;; successivamente la tela verrà attribuita alla scuola di Luca Giordano, uno dei più celebri pittori del barocco napoletano. /·LFRQRJUDÀD ULFKLDPD OD YLVLRQH GL 6DQ 'RPHQL-­ co, quando la Vergine Maria, con in braccio il piccolo Gesù distribuisce una corona del Rosario al fondatore dei domenicani e a Santa Caterina da Sie-­ na. Tra le pratiche di preghiere più diffuse la Supplica e i Quindici sabati.

Madonna del Rosario


TITOLI MARIANI Nel 1306 a Palermo al padre agostiniano Nicola La Bruna, affetto da un male incurabile, apparve la Madonna che in cambio dell’immediata gua-­ rigione gli chiese di diffon-­ dere la devozione alla Madre del soccorso. Gli agostiniani diffusero ben presto questo culto in tutta Italia. La carat-­ WHULVWLFD GHOO·LFRQRJUDÀD q OD presenza del demonio con la Vergine che lo prende a ran-­ dellate. Con questa immagi-­ ne si voleva educare i fedeli all’intercessione dell’onnipo-­ tenza divina sul diavolo.

43 Caccuri (KR), Chiesa della Riforma, Statua lignea della Madonna del soccorso, 1542.

Dopo il Concordato del 1929, a Vibo fu stampato un santino della Madonna del manganello protettrice dei fascisti.

Madonna del soccorso


TITOLI MARIANI

La Vergine Maria ha sempre in braccio il Bambino Gesù, è questa la grazia più importante che può donare a tutti gli uomini.

44 Gallico Superiore (RC), Santuario Madonna delle Grazie, icona.

Ë XQR GHL WDQWL DSSHOODWLYL FKH i cristiani riconoscono alla Vergine Maria, specialmente da parte di coloro che sono PDJJLRUPHQWH DIÁLWWL H ELVR-­ gnosi di aiuto e che avvertono la necessità di essere amati e protetti, proprio da una ma-­ dre. A chi rivolgersi se non a colei che ha permesso che Dio diventasse uomo? Ecco la principale grazia, O·(WHUQR O·2QQLSRWHQWH GLYHQ-­ ta uno di noi, grazie al sì della giovane di Nazareth.

Madonna delle grazie


TITOLI MARIANI Isidoro era un contadino di Ba-­ dolato (CZ), dopo aver perso pre-­ maturamente la moglie si ritrovò FRQ O·XQLFR ÀJOLR JUDYHPHQWH ammalato. Pregò molto la Ma-­ donna che una notte gli apparve in sogno e gli consegnò alcune ciliegie da far mangiare al bambi-­ QR ©7XR ÀJOLR JXDULUj H TXL IDUDL sorgere un luogo di preghiera che FKLDPHUDL &KLHVD GHOOD VDQLWjª Anche in altre occasioni la Vergi-­ ne aveva dato frutti per le guari-­ gioni, come a Catanzaro, quando in un’apparizione consegnò a dei EDPELQL SDQH H ÀFKL Badolato (CZ), Santuario Madonna della sanità, statua benedetta da Paolo VI il 29 aprile 1964.

Da sempre i fedeli invocano la protezione della Beata Vergine Maria per una pronta guarigione dalle malattie. ©7XWWR R 9HUJLQH 0DULD dentro di me si ribella alla sofferenza e ho biso-­ gno del tuo conforto per SURQXQFLDUH TXHOOD GLIÀ-­ cile parola che tuo Figlio, il nostro Signore Gesù Cristo, alzò al Padre suo: sia fatta la tua volontà. Aiutami ad accettare la mia situazione di mala-­ to e a credere che nono-­ stante la mia inattività, io possa essere ancora utile D TXDOFXQRª

Madonna della salute

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TITOLI MARIANI Maria è la sorgente di ogni bene, è il modello per vivere l’ideale della preghiera comunitaria. La fraternità carmelitana fa sentire tutti fratelli e Maria diventa vera madre e vera sorella.

Carmelo in ebraico significa frutteto, giardino, luogo di pace. Cerisano (CS), Chiesa del Carmine, Madonna con Bambino di Salvatore Fiume.

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CETRARO (CS)

Madonna del Carmine - Cosenza


TITOLI MARIANI

In tutto il Regno di Napoli vi fu una fervida devozione allo scapolare della Madonna del Monte Carmelo. Tante le chiese, le confraternite che portano il nome della Vergine carmelitana. Nocera Terinese (CZ), Statua della Madonna della Cona.

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A Curinga il Santuario del Carmine è il luogo più amato dagli abitanti. Il giorno della processione, il 16 luglio ol-­ tre al simulacro della Vergine, viene portata per le vie del paese la statua di Sant’Elia. La partico-­ larità del Santuario è la presenza di un sepolcreto utilizzato per l’inumazione dei padri carmeli-­ tani. Ancora oggi sono visibili i sedili in pietra su cui venivano posti i corpi per l’essiccazione.

Madonna del Carmine - Catanzaro


TITOLI MARIANI

Scapolare e privilegio sabatino

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Crotone - Capocolonna, Monastero delle Suore carmelitane, statua lignea della Madonna del Carmine.

6DQ 6LPRQH 6WRFN JHQHUDOH GHOO·2UGLQH FDU-­ melitano, il 16 luglio 1251, vide la Regina del cielo che gli porse uno scapolare, detto co-­ munemente abitino, la Vergine così gli disse: ©3UHQGL ÀJOLR PLR GLOHWWLVVLPR TXHVWR VFDSR-­ ODUH GHO WXR 2UGLQH VHJQR GLVWLQWLYR GHOOD PLD confraternita, privilegio a te e a tutti i carme-­ litani. Chi morirà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno, questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di SDFH H GL SDWWR VHPSLWHUQRª $L SULPL GHO la Madonna apparve nuovamente, ma questa volta al papa Giovanni XXII, al quale coman-­ dò di confermare in terra il privilegio ottenuto da lei in cielo dal suo Figlio. Il privilegio è quello di entrare in paradi-­ so, il primo sabato dopo la morte, ciò vuol dire che il defunto resterà in purgatorio al massimo una settimana, e se avrà la fortuna di morire di sabato, la Madonna lo porterà subito in paradiso. Ma, mentre nella gran-­ de promessa a San Simone è chiesto solo di portare con fede e devozione, giorno e notte, la divisa carmelitana, per quanto riguarda il privilegio sabatino le condizioni volute dalla Vergine sono anche: l’iscrizione ad una con-­ fraternita carmelitana, osservare la castità se-­ condo il proprio stato e recitare ogni giorno le ore canoniche. Inizialmente lo scapolare era un vero abito da lavoro utilizzato dai monaci;; successivamen-­ te diventerà segno dell’amore di Maria per gli uomini, assumendo forme più ridotte tali da consentire di essere portato giorno e notte.

A Capocolonna un monastero di clausura femminile per vivere l’ideale carmelitano.

Madonna del Carmine - Crotone


TITOLI MARIANI

Reggio Calabria è la provincia più carmelitana della Regione. In molti paesi è festa grande il 16 luglio per onorare la Madonna del Carmine.

49 Bagnara Calabria (RC), Chiesa dell’Arciconfraternita Maria Santissima di Monte Carmelo.

A Palmi il miracolo dura 16 giorni ©(UD O·DOED GHO RWWREUH GRSR OD 0HVVD OD Madonna del Carmelo, si faceva notare dai fedeli presenti in chiesa con il viso pallido e gli occhi spenti. I presenti ed altri accorsi notavano che le colonne dell’altare, e il volto della Madonna e le mura della chiesa grondavano acqua. Nello stes-­ so tempo la Vergine chiude gli occhi, li riapre, cambiando spesso la tinta del volto, ora come di SDOORUH RUD FRPH GL JLRLDª ,O PLUDFROR YHQLYD UH-­ gistrato dal 31 ottobre al 16 novembre 1894 per ben 16 giorni, data dell’apocalittico terremoto.

Madonna del Carmine - Reggio


TITOLI MARIANI Il Santuario della Madonna del Carmine più visitato nella nuo-­ va provincia di Vibo Valentia, è sicuramente quello del Monte Poro nel territorio di Caroniti di Ioppolo. Il luogo di culto nacque da una dolce visione avuta nel 1875 da un pastore del luogo, Carmelo Falduto, che, mentre pascolava il suo gregge, vide la Mamma bella che gli chiedeva di cambiare vita e di costruire una chiesa. Ebbe in dono il terreno dal cav. Miceli Scolaro di Spi-­ linga e lo stesso Carmelo pone mano alla piantagione del casta-­ gneto ed alla costruzione di una fontana per accogliere i pellegri-­ ni che desideravano trovare un luogo di pace e di meditazione.

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Caroniti (VV), Santuario di Maria SS. del Carmelo sul Monte Poro, Il sogno di fra’ Carmelo, tela di Pino Pontoriero, metà del XX secolo.

Madonna del Carmine - Vibo V.


LUOGHI MARIANI

Catanzaro, Pontificio Seminario «San Pio X», riproduzione della Grotta di Lourdes.

In una grotta l’Eterno ha incontrato la fragilità umana. La devozione per la ri-­ produzione della Grotta di Lourdes è diffusa in tantissimi posti;; addirittura nei giardini vaticani nel 1903 è stata ri-­ prodotta a grandezza naturale con alcu-­ ne pietre portate da Lourdes. Ma cosa è scattato nel mondo popolare per amare così Lourdes e il suo messaggio? Forse perché la Grotta di Lourdes ricorda quel-­ la di Betlemme? Forse perché il desiderio della luce è più forte delle tenebre? Forse perché la veggente è una ragazza pove-­ ra? Forse perché la Vergine dona l’acqua per le guarigioni? Forse perché il dialo-­ JR WUD %HUQDUGHWWH H ©4XHOOD Ojª DYYLHQH nella lingua del popolo? Forse perché dopo l’iniziale dubbio il parroco è vicino a Bernadette? La semplicità della propo-­ sta di Maria alla conversione è stata più convincente del messaggio illuministico-­ PDVVRQLFR GL PHWj 2WWRFHQWR

A Massabielle la giovane Bernadette Soubirous si incontra con Aquero; da quel momento la storia d’Europa non è più la stessa. Il primo santuario in Italia dedicato alla Madonna di Lourdes è stato edi-­ ÀFDWR LQ &DODEULD D 0RORFKLR 5F SURPRWRUH GHOO·LQL]LDWLYD LO IUDWH FDS-­ puccino Francesco Maria Zagari (1843-­1918), nativo di Scilla. La prima pietra fu benedetta il 29 giugno 1890 dal cardinale di Reggio, Gennaro Portanova. L’anno dopo padre Zagari andò a Parigi per procurarsi un’im-­ magine della Vergine;; nella capitale francese la terzia-­ ria francescana, la contessa Maria Probeck Schlestatd, donò al religioso calabrese una bellissima statua li-­ gnea dell’Immacolata di Lourdes. Il simulacro giunse con un vascello a Gioia Tauro, ma per nove anni fu cu-­ stodito nella casa del parroco di Molochio, don Rocco Zagari, fratello di padre Francesco, perché il santuario fu aperto al culto solo il 14 settembre 1901. Nel cente-­ nario dell’apparizione di Lourdes (2 agosto 1958) la statua della Vergine è stata incoronata.

Grotta di Lourdes

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LUOGHI MARIANI

52 Bombile (RC), facciata del Santuario della grotta, prima del crollo.

Tra i luoghi mariani calabresi più suggestivi ci sono alcune grotte che meritano di essere conosciute. In alcuni anfratti è stata rinvenuta o miracolo-­ samente portata un’immagi-­ ne della Vergine. Tra quelli SL VLJQLÀFDWLYL OD 0DGRQQD della grotta di Praia a mare, quella dell’eremo di Pazza-­ no Santa Maria della Stella o della scala (per via dei 75 gradini), la Madonna della fontana a Spilinga, mentre in contrada Pizzuti a Cropalati, nel rossanese, si venera Santa Maria ad gruttam. Una vera particolarità era rappresentata dal Santuario della Madonna della grotta a Bombile, che il 28 maggio 2004 è stato distrutto da una grande frana;; miracolosa-­ mente illesa la bellissima sta-­ tua marmorea attribuita alla scuola dei Gaggini.

All’inizio del secolo XX Do-­ menica Muià di Spilinga (VV) ricevette in sogno un messag-­ gio della Vergine. Si recò nel posto indicatole, una grotta, e trovò una statua della Ma-­ donna. Sempre in sogno la Madre di Gesù indicò le mo-­ dalità per far sviluppare il culto mariano in quel luogo. Il titolo Santa Maria della fontana deriva dalla presen-­ za di una sorgente d’acqua.

Gli anfratti della Gran Madre


LUOGHI MARIANI

Dal 1986 gli amanti delle immersioni possono pregare la Madonna del mare posta sul fondo marino al largo di Torre Melissa. Chianalea di Scilla (RC), Madonna di Porto Salvo, statua.

53 ,O FXOWR GHOOD 0DGRQQD G·,WULD R 2GLJLWULD è presente in molte località dell’Italia me-­ ridionale;; nasce dalla venerazione verso un’icona della Madonna attribuita a San Luca evangelista, custodita per molti anni a Costantinopoli, che per sfuggire alla furia iconoclasta dell’imperatore Leone III l’isaurico, venne imbarcata su una nave, destinazione Italia. Le fonti più accreditate sono concordi nell’af-­ fermare che l’icona, tanto amata a Costantinopoli, fu distrutta durante l’at-­ tacco turco del 1453 in cui vennero massacrate 40mila persone. L’icona seguì OD VRUWH GHO VXR SRSROR PD LO FXOWR VL GLIIXVH ROWUH FRQÀQL Le immagini similari di Cirò Marina e di Polistena raccontano di una cassa che affronta il mare e due monaci riescono a portarla in salvo. Il titolo della Madonna di Porto Salvo è legato anche alla circostanza storica che in alcune località costiere era possibile imbarcarsi senza incorrere nelle scorrerie dei turcheschi. Grazie all’intervento divino il tratto di mare era libero ed erano possibili gli scambi commerciali e non solo. La Madonna di Porto Salvo è la protettrice, insieme a San Francesco di Paola, dei lavoratori del mare.

L’azzurro mare della Vergine


LUOGHI MARIANI

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L’icona della Madonna del-­ la Consolazione venerata a Reggio Calabria è opera di Nicolò Andrea Capriolo (1547) ed è custodita nel-­ la Basilica dell’Eremo retta GDL SDGUL &DSSXFFLQL 2JQL anno, il sabato successivo all’8 settembre viene porta-­ ta in solenne processione in Cattedrale con una vara alta 4,50 m, larga 2,18 m e dal peso di 3 tonnellate. Essere portatore della vara è un pri-­ vilegio, un tempo riservato ai pescatori, che ora viene trasmesso di generazione in generazione. La vara di Reggio Calabria, olio su faesite di Ai primi di novembre, dopo Nik Spatari, 1951. aver celebrato i 15 sabati in onore della Madonna della Maria è chiamata in molti modi ma è sem- Consolazione, l’icona, sem-­ pre la mamma di Gesù che ama i suoi figli pre processionalmente, vie-­ di un amore unico e incommensurabile. ne riportata all’Eremo.

Mille nomi, un solo amore


LUOGHI MARIANI

Dasà (VV), statua processionale della Madonna della Consolazione per la ’Ncrinata di Pasqua.

La devozione alla Vergine porta mol-­ ti fedeli ad abbellire le statue;; ci sono corone per i giorni feriali e corone per quelli di festa, così anche per i vestiti. I vari colori contraddistinguono alcuni titoli: il rosso richiama la natura divina, il blu quella umana, il bianco la purez-­ za, il marrone è quello della Madonna del Carmelo, il nero dell’Addolorata. Alcune volte, però, si possono incon-­ trare Madonne del venerdì santo vestite di bianco e azzurro. Le Madonne del Rosario hanno bellissimi abiti che ri-­ cordano le regi-­ ne della Spagna. Ma errori di in-­ terpretazione nei riguardi del-­ la Vergine Ma-­ ria sono molto comuni, alcune Assunte sem-­ brano Immaco-­ late e viceversa e poi si posso-­ no incontrare rappresentazioni della Grotta di Lourdes con statuine della Madonna apparsa a Fatima.

I colori dei vestiti della Madonna hanno tutti un significato simbolico. Ma… attenti agli errori.

Un divino atelier

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SANTUARI MARIANI

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San Sosti (CS), la facciata della Basilica della Madonna del Pettoruto.

Il lancio delle pietre nel fiume Rosa I pellegrini che giungono ai piedi del Santuario, pri-­ ma di iniziare la salita che li condurrà davanti la chiesa, buttano delle pietre nel letto GHO ÀXPH 5RVD Ë XQ JHVWR simbolico di chi promette, prima a se stesso e poi a Dio, ma facendolo in modo pub-­ blico anche alla comunità, di non peccare più e di presentarsi al cospetto di Maria con il cuore puro.

Il nome Pettoruto deriva da petruto FKH VLJQLÀFD SLH-­ troso, roccioso, ed indica il posto dove è stato costruito il Santuario. A pochi chilo-­ metri da San Sosti, in pro-­ vincia di Cosenza, verso la metà del XV secolo Nicola Mairo di Altomonte, si na-­ scose per sfuggire ai soldati che volevano arrestarlo per un omicidio che non aveva commesso. Pregò incessan-­ temente la Vergine Maria, e nei lunghi giorni della sua latitanza incise su una pietra un’immagine della Madon-­ na. Dopo molti anni, Giu-­ seppe Labbazia, un pasto-­ rello sordomuto di Scalea, che stava pascolando il suo gregge, udì una voce che lo chiamava per nome, tro-­ vò la statua della Madonna scolpita da Mairo e riacquistò la pa-­ rola. Il miracolo fece nascere subito un culto verso la Madonna del Pet-­ toruto;; venne co-­ struita una piccola cappella che man mano è stata in-­ grandita tanto da essere elevata nel 1979 a basilica mi-­ nore e dal 2002 la Conferen-­ za episcopale calabra l’ha di-­ chiarata santuario regionale.

Santuario del Pettoruto


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Laurignano (CS), il quadro dopo il restauro dell’Istituto Vaticano.

Il Bambino Gesù ha tra le mani la rosa mistica, simbolo mariano per eccellenza. È un doppio abbraccio: la Vergine ha in braccio il Bambino, mentre Gesù tiene in braccio la Vergine.

Prima che a Laurignano arrivas-­ sero i Passionisti, fra Benedetto Falcone da Grimaldi (1810-­1866) aveva fondato gli Eremiti della Ca-­ labria ed eretto una chiesetta de-­ dicata alla Madonna della catena. Era stato lui a ritrovare nel muro della cappella l’immagine di Ma-­ ULD FKH FKLDPz ©GHOOD FDWHQDª QHO QXRYR VLJQLÀFDWR GL OHJDUVL FRQ un vincolo di totale consacrazione D &ULVWR 5HGHQWRUH DIÀGDQGRVL D Maria (Ad Jesum per Mariam);; dopo 40 anni dalla sua morte, l’istituto di fra Benedetto si estinse. Il vescovo di Cosenza mons. Ca-­ millo Sorgente chiamò i Passioni-­ sti di Manduria per ridare vita al Santuario, che venne ricostruito dal 1929. Il maestro Nello Galeotti di Pietrasanta (Lucca), oltre all’ar-­ tistica Via Crucis e alle due pile dell’acqua santa, tutte di marmo bianco di Carrara, ha realizzato an-­ che la statuetta della Madonna che è collocata sulla strada per Lauri-­ gnano, ma che guarda, benedice e protegge la vallata del Crati e la città di Cosenza.

Da Madonna lactans a Madonna delle grazie

Nei primi anni del Novecento i padri Passionisti fecero IDUH PRGLÀFKH H ULWRFFKL SLWWRULFL DOO·LFRQD IX RFFXOWDWR il seno della Vergine e fu commissionata una statua ri-­ SURGXFHQWH O·LPPDJLQH ULWRFFDWD 7XWWL L VDQWLQL ÀQR DO restauro avvenuto nel 1966 propongono non più una Madonna allattante ma una semplice Madonna delle gra-­ zie con una catena. L’istituto vaticano che ha restaurato l’icona l’ha attribuita ad Andrea Sabbatini (detto Andrea da Salerno) e l’ha datata tra il 1490 e il 1550.

Santuario di Laurignano

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Gimigliano (CZ), il grande mosaico della Madonna odigitria nella nuova chiesa.

A Gimigliano nei pressi di Catanzaro, nel 1626 dopo una forte scossa tellurica si SURÀODYD O·DUULYR GL XQD SHVWLOHQ]D $ FKL votarsi? Alla Madonna di Costantinopoli che qualche anno prima aveva liberato dal ÁDJHOOR OD FLWWj GL 1DSROL )X FRPPLVVLR-­ nato un quadro della Vergine ad un pit-­ tore, ma, come tramanda la tradizione, fu completato dall’intervento divino. Cento anni dopo, in località Porto, nei SUHVVL GHO ÀXPH &RUDFH LO EULJDQWH 3LHWUR Gatto ebbe un’apparizione della Madonna e sul luogo, venne costruita una cona con l’immagine venerata a Gimigliano. Da al-­ lora il posto è diventato meta di numerosi pellegrinaggi. Si costruì prima una picco-­ la cappella e dalla metà del Novecento il grande e moderno santuario. Il martedì successivo alla Pentecoste la festa con la processione dell’icona miracolosa. A Por-­ WR L SHOOHJULQL UDFFROJRQR GDO ÀXPH VDVVR-­ lini, sia come testimonianza dell’avvenuto pellegrinaggio, ma anche perché, secondo molti, hanno un potere miracoloso.

La Madonna di Costantinopoli Nel V secolo venne realizzata a Costantinopoli un’icona della Vergine nella posizione odigitria, at-­ tribuita a San Luca e considerata protettrice della città. Nel corso dei secoli ne sono state realizzate svariate riproduzioni, diffuse nel Mediterraneo, secondo la teologia orientale per cui la copia di un’icona conserva le proprietà dell’originale. Ciò ha ispirato una conseguente devozione popolare, oltre i FRQÀQL GHOO·$VLD PLQRUH LQ SDUWLFRODU PRGR LQ ,WDOLD PHULGLRQDOH /D ÀQH GL XQ·HSLGHPLD GL SHVWH D 1D-­ poli, nel 1528, fu attribuita all’icona della Madonna di Costantinopoli e a furor di popolo fu proclamata patrona della città e dell’intero Regno di Napoli.

Santuario di Porto


SANTUARI MARIANI Intorno all’anno Mille, nei pressi di Se-­ minara (RC), in un roveto alcuni conta-­ dini intenti a raccogliere il grano videro una grande luce. Si avvicinarono e ca-­ pirono che quel bagliore proveniva da una statua di Madonna dal colore scu-­ ro. Furono chiamate le autorità civili e religiose, ma non riuscirono a staccare il simulacro dai rovi, tutti i loro sforzi furono inutili. Quando si avvicinarono nuovamente i braccianti, il bagliore au-­ mentò e fu facile trasportare la statua sull’altare della chiesa. Fu chiaro a tutti che Maria voleva essere vista e poi sol-­ levata solamente dai poveri. Fu così che la Vergine nera da quel giorno fu chia-­ mata Madonna dei poveri.

Le Madonne Nere

Il simulacro della Madonna dei poveri, riccamente vestito ed ornato; in basso la facciata della Basilica.

In Calabria sono venerate molte Ma-­ donne nere o di colorito scuro, come le famose Madonna di Loreto (Anco-­ na), Tindari presso Patti (Messina) e quella di Czestochowa in Polonia legata al beato Giovanni Paolo II. 2OWUH D TXHOOD GHL SRYHUL GL 6HPLQD-­ ra, troviamo: la Madonna nera dei carbonari a Longobucco (CS), la Ma-­ donna della lettera a Palmi (RC) e quella del Santuario Maria Santissi-­ ma di Patmos a Rosarno (RC), copia della statua distrutta da un incendio;; secondo la tradizione l’originale sa-­ rebbe stata portata da Patmos per salvarla dai turchi iconoclasti;; ed ancora la Madonna di Schiavonea a Corigliano e la Madonna nera di Crotone, venerata sia nella Cattedra-­ le che nel Santuario di Capocolonna.

Santuario di Seminara

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La Madonna di Polsi in un dipinto di Saverio Scutellà.

Un bovaro di nome Giuseppe Ita-­ liano di Santa Cristina mentre pa-­ scolava i suoi armenti si accorse di aver perso uno dei suoi tori, e lo andò a cercare;; trovatolo vide qualcosa di strano. L’animale era inginocchiato in atto di adorazione di fronte ad una croce di ferro che aveva rinvenuto scavando il terre-­ no con le sue corna e con le zampe. Al giovane apparve la Madonna con in braccio il bambino che gli GLVVH ©1RQ WRFFDUH LO WRUR YDL D chiamare il parroco e i cristiani del tuo paese, perché desidero che in TXHVWR OXRJR YHQJD HGLÀFDWD XQD chiesa dove dispenserò le mie gra-­ zie a tutti i devoti che verranno qui D YLVLWDUPLª 'D DOORUD GD PDJJLR a settembre, nella vallata di Polsi vi sono innumerevoli pellegrinag-­ gi e tanta gente riceve le grazie ri-­ chieste alla Vergine Maria.

La volontà divina affidata al toro In quasi tutti i racconti di rinvenimenti di immagini sacre, c’è la presenza di un animale;; nella stragran-­ de maggioranza un toro. Così facendo il mondo popolare cerca la volontà di Dio nella concretez-­ ]D GHOOD YLWD ©$ 'LR WXWWR q SRVVLELOHª H OD GRFLOLWj degli animali, anche quelli meno mansueti, è letta come un chiaro segno divino. I carri trainati da bo-­ vini, che all’improvviso si fermano e non ripartono più, sono interpretati come un segno: Dio stesso ha scelto quel luogo per essere a Lui dedicato. Anche il bovaro di Polsi guarda meravigliato la scena del toro inginocchiato;; lì nascerà un luogo di preghiera, anche se si ha coscienza che la residenza ordinaria di Dio non appartiene a questo mondo.

Santuario di Polsi


SANTUARI MARIANI

Il ballo come una preghiera Lo scrittore Corrado Alvaro, che era nato a San Luca, così descrive il pellegrinaggio settembrino alla Madonna GHOOD PRQWDJQD ©, SDHVL VL spopolano e persone di ogni condizione, tutte insieme, si recano a Polsi e ballano ac-­ compagnati dalle note della zampogna, dell’organetto e del piffero, fanno una musi-­ ca che pare un rovello. E bal-­ lano uomini e donne, specialmente le ragazze di Cardeto che fanno voto DOOD 0DGRQQD GL 3ROVL GL EDOODUH SHU WXWWD OD VWUDGDª

Aspromonte: la grande statua del Redentore a 1.956 metri

A Radicena (Taurianova) il 9 settembre 1894, due mesi prima del terremoto, molti fedeli videro muovere gli occhi della statua della Ma-­ donna della montagna. Il prodigio si ripetè per più di un anno.

Per arrivare al Santuario di Polsi la strada non è agevole;; se si sceglie di andare da Gambarie si passa dalla cima più alta che è 0RQWDOWR G·$VSURPRQWH FKH VÀRUD L PLOD metri. All’inizio del Novecento, anche in Calabria, come in tutte le regioni italiane, venne eretto un monumento a Cri-­ sto Redentore. E lassù VÀGDQGR L YHQWL TXHO Gesù benedice e pro-­ tegge gli uomini e le donne della nostra re-­ gione. La prima statua fu opera dello scultore Francesco Jerace;; fu re-­ staurata più volte e nel 1975 fu rifusa ad opera del prof. De Raco.

Santuario di Polsi

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MIRACOLI IN CALABRIA

Sant’Agazio era un centurione romano martirizzato nel 304. Le sue reliquie miracolosamente furono ritrovate a Squillace, dove è venerato come Patrono. Nel 1584 il vescovo Sirleto portò Squillace (CZ), Cattedrale, l’urna d’argento, realizzata nel un braccio 1735, contenente le ossa di Sant’Agazio centurione martire. a Guardavalle.

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Il termine reliquia, dal latino relinquo (lascio) o reliquiae (resti) designa ciò che UHVWD GHO FRUSR XPDQR R SDUWH GL HVVR 6RQR FODVVLÀFDWH LQ ex ossibus i resti del corpo di una persona di eccelse qualità;; ex indumentis tutto ciò che è apparte-­ nuto al santo e per contatto tutti quegli oggetti che hanno avuto un rapporto con il corpo del santo. Per i primi cristiani custodire le spoglie di un martire costituiva un tesoro inestimabile anche perché furono da subito considerati oggetti con virtù taumaturgiche. Molte reliquie risultarono false e agli inizi del 1700 il papa Clemente IX co-­ stituì la Congregazione delle indulgenze e delle sacre reliquie. Il Concilio 9DWLFDQR ,, FL ULFRUGD FKH QHOOD YLWD GHOOD &KLHVD L VDQWL VRQR YHQHUDWL H FKH ©OH ORUR UHOLTXLH DXWHQWLFKH H OH ORUR LPPDJLQL VRQR WHQXWH LQ RQRUHª

A Cropani (CZ) la rotula di San Marco Nella colleggiata dell’Assunta è conservata e vene-­ rata una rotula dell’evangelista San Marco. Secondo la tradizione una nave di veneziani, ai tempi delle crociate, trovandosi al largo delle coste calabresi in JUDQGH GLIÀFROWj SHU XQ·LPSURYYLVD WHPSHVWD ULFH-­ vette aiuto e soccorso da parte di alcuni cittadini di Cropani. Quale ringraziamento per l’aiuto prestato cedettero una parte della reliquia del corpo di San Marco che stavano portando nella loro città, da sempre sotto il patronato di San Marco.

Reliquie


MIRACOLI IN CALABRIA

Santini con reliquia Sono immaginette che hanno un frammento di un oggetto appartenuto ad un santo, generalmen-­ te qualche indumento, oppure qualsiasi altra cosa che in vita il santo abbia toccato o il suo corpo ab-­ bia avuto un contatto diretto: ad esempio il legno della bara prelevato dopo la sua ricognizione, frammenti di pietruzze sulle quali pregava. Tale tipologia di santini inizia a diffondersi verso OD ÀQH GHO ;,; VHFROR H WURYD OD PDVVLPD GLYXO-­ gazione nella prima metà del XX secolo. Inizial-­ mente la reliquia veniva attaccata al santino con XQ ÀOR URVVR R GHOOD FHUDODFFD GD TXDOFKH DQQR viene inserita in una piccola nicchia ricavata dal santino protetta da una pellicola trasparente. Pos-­ siamo avere santini con: reliquie ex indumentis, SH]]HWWLQL GL DELWL LQGRVVDWL SURSULR GDO VDQWR R SLHWUX]]H H SROYHUL ÀRUL GL 7HUUD 6DQWD ÀRUL H IRJOLH VHFFKH D ULFRUGR GHL VDQWXDUL UHOLTXLH SHU FRQWDWWR

Altre reliquie conservate nelle chiese calabresi &$7$1=$52 Duomo, San Vitaliano, donate dal papa Callisto II. 0217$852 VDQJXH GL 6DQ 3DQWDOHRQH 6$1 )/252 RVVD GL 6DQ )ORUR 6$1 6267(1( 6DQ 6RVWHQH H 6DQ 5RFFR 6$1 9,72 68//2 -21,2 FUDQLR GL 6DQ 9LWR VDQWL PDUWLUL DQRQLPL 2SSD-­ to, Candiolo, Gaudioso, Generosa). $&48$)25026$ HUDQR FRQVHUYDWL più di 100 reliquie di santi, ma attual-­ mente ne sono presenti solo 17. BELVEDERE M.: San Daniele. %8219,&,12 6DQ &LULDFR &25,*/,$12 &$/$%52 Chiesa An-­ nunziata, pollice di Sant’Alberto. 025$12 &$/$%52 FDSSXFFLR GL IUD Bernardo Milizia. &$62/( %58=,2 6DQWD 0DULQD PEDACE: San Pio da Pietrelcina. 6$1 *,29$11, ,1 ),25( Abbazia,

Reliquie

Beato Gioacchino da Fiore;; Chiesa par-­ rocchiale, Isabella Pizzi. 5(**,2 &$/$%5,$ Tempio della vitto-­ ria, Beato Giovanni Guarna. %29$/,12 683(5,25( 0XVHR G·DUWH sacra in due reliquiari oltre 200 fram-­ menti di reliquie. &$8/21,$ EUDFFLR GL 6DQW·,ODULRQH H ossa del Beato Pietro, brigante convertito. GERACE: Cattedrale, San Teodoro, San Pantaleone, Santa Veneranda, Sant’An-­ tonio del castello. 0$002/$ 6DQ 1LFRGHPR PALMI: il sacro capello della Madonna. RIACE: Santi Cosma e Damiano. 6$17·(8)(0,$ '·$63520217( 6DQ Bartolomeo da Simeri. SEMINARA: Basilica, avambraccio e cranio di San Filareto. 6,'(512 6DQW·,ODULR H 6DQ 3URVSHUR

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MIRACOLI IN CALABRIA

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Mileto (VV), Cattedrale, il busto argenteo di San Fortunato.

I primi cristiani seppellivano i martiri nelle catacombe, che erano dei cimi-­ teri sotterranei. Negli ultimi anni del XVI secolo vennero eseguiti scavi e studi sulle catacombe ed estratti mol-­ ti corpi che vennero inviati in diversi luoghi per essere venerati dai fedeli. Con il termine corpo santo o martire delle catacombe VL LGHQWLÀFDQR OH UH-­ liquie ossee provenienti dalle cata-­ combe romane e non solo. Il corpo santo è il corpo di un defunto delle catacombe;; ma non tutte le sepolture rinvenute erano di martiri. La simbo-­ ORJLD FKH GHÀQLYD OD VHSROWXUD GL XQ martire era: la palma, il XP, la scrit-­ ta B.M. (Beato Martire), e poi nel suo interno un balsamario con il sangue. Spesso la lapide riportava il nome del martire, in caso contrario dopo l’estrazione una commissione gliene attribuiva uno nuovo, ad esempio: Giusto, Candido, Adeodato, Vittore, Vittoria, Felice, Pio, ed altri consimili.

La valenza simbolica del corpo santo è quella di un martire della Chiesa dei primi secoli. Un testimone verace del Vangelo.

Corpi santi nelle chiese calabresi $*$3,72: Santuario San Francesco, Paola

(CS). $/(66$1'52: Montauro Superiore (CZ). AURELIA MARCIA: Chiesa San Giusep-­

pe, Luzzi (CS). %21$9(1785$: Belmonte Calabro (CS). CLEMENTE: Cattedrale, Nicotera (VV). )('(5,&2 e FELICE: Caulonia (RC). FELICE: Montepaone Superiore (CZ). )25781$72: Cattedrale, Mileto (VV). )25781$72 e altri 4 martiri: Taverna

(CZ). GENIALE: Aiello Calabro (CS).

Corpi santi

*,867,12: Scigliano (CS). ,112&(1=$: Chiesa San Francesco,

Longobardi (CS). ,112&(1=2 (Vincenzo): Chiesa Santa Maria in Gamio, Saracena (CS). MARTIRE: Vibo Valentia (VV). MARTIRI: Chiesa San Biagio, Serra San Bruno (VV). 3$&,),&2: Duomo, Gioia Tauro (RC). 9$/(17,12 e BEATRICE: Convento San Daniele, Belvedere Marittimo (CS). VENERA (capo): Museo diocesano, Tro-­ pea (VV).


MIRACOLI IN CALABRIA A Rossano si racconta che un pit-­ tore stava dipingendo l’immagine della Vergine in una cappella;; ma stranamente durante la notte scom-­ pariva il lavoro eseguito di giorno. Fu lasciato a guardia un sordomuto che vide una bianca signora che, fa-­ cendo sparire il dipinto, vi impresse la sua immagine. Naturalmente il fatto venne raccontato dal ragazzo privo di parola che, invece, divenne subito loquace.

La «macchietta» di Rende

Rossano (CS), Cattedrale, la Madonna achiropita.

Achiropita, vuol dire: non dipinta da mano umana.

Nel Santuario della Madonna di Costantinopoli a Rende è conserva-­ ta una piccola immagine achiropi-­ ta, che la pietà del popolo chiama affettuosamente macchietta perché secondo la tradizione il quadretto non fu realizzato da mano d’uomo ma miracolosamente venne rinve-­ nuto e consegnato ai custodi della Chiesa della Madonna di Costanti-­ nopoli, dove è custodito e venerato.

La Madonna dello Scoglio di Placanica Anche l’immagine della Madonna venerata nella grotta dello Scoglio a San-­ ta Domenica di Placanica, come sostiene fratel Cosimo Fragomeni, è un’im-­ PDJLQH DFKLURSLWD Ë OR VWHVVR H[ FRQWDGLQR D UDFFRQWDUH O·HSLVRGLR ©$ anni nei pressi del mio podere l’11 maggio 1968, mi apparve una grande OXFH HG XQD GROFH ÀJXUD GL JLRYDQH GRQQD HUD OD 0DGRQQD 'RSR TXDOFKH anno mi rivolsi ad Ilario Tarsitani di Caulonia, che per hobby si dedica alla pittura, per avere un’immagine della Vergine che avevo visto. Per ben 3 volte mi confessò che mentre dipingeva, arrivato al collo, la mano gli si bloccava. Lo rassicurai: “Non vi preoccupate, che la Madonna ci penserà”. Il giorno dopo il pittore, con le lacrime agli occhi, mi portò nel suo labora-­ torio e mostrandomi il volto della Vergine mi disse: “Io non ho fatto niente. 6L q IDWWD GD VROD GXUDQWH OD QRWWH 2UD GRYUz IDUH VROR L SLHGL H TXDOFKH DOWUR ULWRFFRµ 0D OR SUHJDL GLFHQGRJOL ´/DVFLDWHOD FRVu FRP·qµª

Immagini achiropite

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MIRACOLI IN CALABRIA

66 Bocchigliero (CS), Santuario Madonna de Jesu. La miracolosa immagine da cui sprizzò sangue dal dito mignolo.

Il 23 maggio 1626, a Ionadi nel Vibo-­ nese, don Giovam-­ battista De Gen-­ naro, durante una funzione, si accorse che le candele non sarebbero bastate per ultimare il san-­ WR XIÀFLR 0D PLUD-­ colosamente apparì sull’altare la cande-­ la che tuttora viene conservata.

A Benestare (Rc) il 7 feb-­ braio 1783, due giorni dopo il disastroso terremoto, che non aveva arrecato vittime in paese, la statua della Ma-­ donna del Rosario miraco-­ losamente iniziò a sudare, il popolo gridò al miracolo. Da allora tutti gli anni si ri-­ corda l’evento con una pro-­ cessione molto partecipata.

Apparizioni e fatti prodigiosi


MIRACOLI IN CALABRIA

A Lappano (CS) i miracoli di Santa Gemma Gemma Galgani ha operato ben due miracoli nel piccolo centro presilano di Lappano. Il primo il 14 maggio 1933, guarisce Elisa Scarpelli, mentre LO PDJJLR ULGj SLHQR YLJRUH ÀVLFR D 1D-­ tale Scarpelli. Il 26 marzo 1939 Pio XII riconosce i due miracoli di Lappano e il 2 maggio 1940 la povera Gemma è elevata agli onori degli altari. Ma c’è un altro miracolo da raccontare: proprio in terra calabra, a Cariati (CS), padre Pio da Pie-­ trelcina paga il copyright alla mistica lucchese per aver copiato in gioventù alcuni suoi scritti spiri-­ WXDOL LQGLUL]]DQGR LO EHQHIDWWRUH 2OLQGR *UHQGH-­ QH GL 7UHYLVR D ÀQDQ]LDUH LO &HQWUR PLVVLRQDULR voluto da madre Gemma Eufemia Giannini, fon-­ datrice delle Sorelle di Santa Gemma.

Lacrime di sangue della Vergine Maria A Maropati un paese della Piana di Gioia Tauro il 3 gennaio 1971 in un appartamento privato, una copia del ritratto della Madonna di Pompei iniziò a versare sangue;; anche il parroco vide il prodigioso fenomeno. Pochi giorni dopo, una bambi-­ na di tre anni, davanti all’im-­ magine, guarì in modo mira-­ coloso. Ma negli ultimi tempi diverse sono state le immagini mariane in Calabria che hanno versato sangue o lacrime;; si citano: Calabrò di Mileto (14 dicembre 1953, 2 e 6 gennaio 1954), immagine della Madonna delle lacrime;; Castrovillari (12 marzo 1995), statuetta Madonna di Lourdes;; Cinquefrondi (1972), la-­ crimazione di una statua della Vergine Maria;; Dasà (10 febbraio 1999), lacrimazione di sangue di una statua UDIÀJXUDQWH OD 0DGRQQD H GXUDQWH XQ YLDJJLR LQ PDF-­ china da Catanzaro a Cirò Marina (8 settembre 1987), lacrimazione di sangue di una statuetta appena com-­ prata in un negozio di articoli religiosi di Catanzaro.

Apparizioni e fatti prodigiosi

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MIRACOLI IN CALABRIA

Il convento di Soriano nel Seicento era la meta preferita dai pellegrini, paragonabile all’attuale fenomeno di Lourdes.

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San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage, Apparizione della Vergine e consegna dell’effige di San Domenico, Juan Bautista Maino, 1630.

…e la statua si mosse per ben 2 volte Pieno di fascino e mistero è il con-­ vento di Soriano Calabro nel vibo-­ nese. Nel 1855 lo scultore Giusep-­ pe Ruffo, nativo del luogo, modellò in un solo blocco di WLJOLR XQD VWDWXD FRQ O·HIÀJH di San Domenico. Ma per ben due volte il simulacro mostrò segni prodigiosi, muovendo-­ si, dinanzi a numerosi fedeli e pellegrini presenti nella chie-­ sa. La prima volta fu il 15 set-­ tembre 1870, la seconda il 15 settembre 1884 e questa volta davanti ad uno dei più acerri-­ mi sostenitori dell’impossibi-­ lità di tale fenomeno.

Alle prime luci dell’alba del 15 set-­ tembre 1530 frate Lorenzo da Grot-­ teria andò ad aprire la chiesa del convento domenicano di Soriano, ma all’interno trovò tre donne che gli consegnarono una tela con l’im-­ magine di San Domenico. La mo-­ strò al suo superiore e gli raccontò lo strano incontro;; erano la Vergine Maria, Santa Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena. Il quadro da su-­ bito divenne oggetto di venerazione non solo in tutta Europa, ma anche LQ DOFXQL SDHVL GHO 0HGLR 2ULHQWH ,O FRQYHQWR SHU O·DIÁXVVR GHL SHOOHJUL-­ ni, crebbe a tal punto da diventare una vera e propria cittadella. Il ter-­ remoto del 1659 lo distrusse una SULPD YROWD PD TXHOOR WHUULÀFDQWH del 1783 lo rase al suolo. Ancora oggi sono visibili i ruderi di quello che fu uno dei più grandi complessi monastici dell’Italia Me-­ ridionale. L’immagine achiropita di San Domenico porta-­ ta in dono dalle tre don-­ ne divenne ben presto XQ WHPD LFRQRJUDÀFR sviluppato da numero-­ sissimi artisti, tanto che alcune tele del prodigio-­ so evento si possono am-­ mirare in conventi eu-­ ropei ed anche a Bogotà nell’America Latina.

La celeste immagine di Soriano


SANTI BIBLICI

San Michele è il capo supremo dell’esercito celeste, degli angeli sempre in guerra contro il male. ,O VXR QRPH VLJQLÀFD ©&KL q FRPH 'LR"ª HG q FLWDWR SL YROWH QHOOD 6DFUD 6FULWWXUD Ë UDSSUHVHQWDWR QHOOD SHUHQ-­ ne lotta contro il demonio che sparge il male nel mondo istigando la ribellione contro Dio. Il santuario italiano più ce-­ lebre è a Monte Sant’Angelo sul Garga-­ QR GHÀQLWR ©FHOHVWH EDVLOLFDª XQD GHOOH mete più frequentate dai pellegrini. San Michele difende la Chiesa e il papa dalla sommità di Castel Sant’Angelo a Roma;; per questo, anche in Calabria molte volte la sua statua è posta sopra i campanili delle chiese. San Michele compare spesso nelle immagini di San Francesco di Paola perché, a nome di Dio, gli consegna lo stemma Charitas. Cariati (CS), Cattedrale, La vittoria di San Michele Arcangelo sugli angeli ribelli, affresco di Luigi Taglialatela, 1912.

La composizione della corte celeste , VHUDÀQL VRQR JOL DQJHOL FKH VWDQQR DO FRVSHWWR GL Dio, di colore rosso, segno di amore ardente. I che-­ rubini (dall’ebraico orante) sono cosparsi di occhi, come il pavone. Gli arcangeli: Gabriele è il mes-­ saggero dell’annuncio (a Zaccaria per la nascita del Battista e a Maria per Gesù);; Raffaele (Dio mi ha guarito) è l’angelo accompagnatore di Tobia a cui fa catturare un grosso pesce. Ma ci sono an-­ cora: Uriele che guida San Giovanni Battista nel deserto per conoscere gli insegnamenti divini, e poi Barachiele (l’aiutante), Geudiele (il remunera-­ tore) e Sealtiele (l’orante);; questi ultimi quattro da molto tempo non vengono più menzionati.

San Michele Arcangelo

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SANTI BIBLICI ,O ÀJOLR GL =DFFDULD HG (OLVDEHWWD QRQFKp cugino di Gesù è l’ultimo dei grandi pro-­ feti e uno dei più importanti personaggi GHOOD VWRULD GHOOD VDOYH]]D FULVWLDQD Ë l’unico santo, insieme alla Madonna, di cui si celebra il giorno della nascita ter-­ rena, il 24 giugno, esattamente sei mesi prima che nascesse Gesù. Nuovi studi, specialmente dopo i ritro-­ vamenti archeologici di Qumran, voglio-­ no Giovanni Battista tra i frequentatori della comunità giudaica degli esseni. Ma è per eccellenza il battezzatore, colui FKH QHO ÀXPH *LRUGDQR FKLDPD DOOD FRQ-­ YHUVLRQH ©,R YL EDWWH]]R FRQ DFTXD PD verrà uno, al quale io non sono degno di VFLRJOLHUH QHDQFKH L OHJDFFL GHL VDQGDOLª Per la sua azione profetica contro l’im-­ moralità fu decapitato per ordine di Ero-­ de Antipa;; molte città si contendono le VXH UHOLTXLH 1HOO·LFRQRJUDÀD q VSHVVR ritratto con una pecora, un modo sim-­ bolico per dire che Giovanni è colui che indica l’Agnello di Dio. Nella tradizione SRSRODUH OHJDWD DOOD ÀJXUD GL 6DQ *LR-­ vanni c’è il comparaggio (’u sangiuvan-­ ni), cioè il legame che si crea con il padri-­ no di battesimo o di cresima.

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Plataci (CS), icona di San Giovanni Battista.

Tante categorie hanno scelto San Giovanni Battista come loro patrono: i fabbricanti di coltelli, i sarti, i pellicciai e i conciatori di pelle, ed ancora gli alberga-­ WRUL Ë LO SURWHWWRUH GHL WURYD-­ telli che venivano abbandonati all’alba sulle porte delle chiese.

San Giovanni Battista


SANTI BIBLICI

Marri di San Benedetto Ullano (CS), icona di San Giuseppe.

San Giuseppe è il padre putativo di Gesù, o come dice l’etimolo-­ gia latina, quello che tutti credo-­ no che sia il genitore del piccolo di Nazareth. La sua età è molto controversa: per alcuni è giovane, per altri è un giovane adulto, per altri ancora è un vecchio vedovo. Tanti gli appellativi per dire che Giuseppe più che il padre di Gesù potrebbe essere il nonno, eviden-­ ziando in questo modo la sacra integrità verginale di Maria. /D ÀJXUD GL *LXVHSSH q FDSLWD HG amata dalla pietà popolare, per-­ ché rappresenta il custode della SUHVHQ]D LQ WHUUD GHO ÀJOLR GL 'LR protegge il bambino da Erode, gli insegna il suo mestiere di carpen-­ tiere, ammira questo ragazzo che discute con i dottori della legge nel tempio e quale ricompensa per tutta questa responsabilità, morendo, al suo capezzale lo as-­ sistono la Vergine Maria e Gesù.

A Cosenza lo scultore ebanista e il suo autoritratto Nella Chiesa di San Giuseppe a Cosenza, nel popoloso quartiere di Serra Spiga, è esposta alla venerazione dei fedeli una statua in le-­ gno del patrono scolpita nel 1978 dall’ebani-­ sta cosentino Pasquale Rago. L’artista ha voluto riprodurre il proprio vol-­ to in quello di San Giuseppe e la condizione GHO ÀJOLR 9LQFHQ]R SRUWDWRUH GL KDQGLFDS nel piccolo Gesù. Un realismo che inizial-­ mente ha fatto storcere il naso a più di uno, ora invece la statua è accettata e ben voluta da tutta la comunità.

San Giuseppe

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SANTI BIBLICI Gli apostoli per ec-­ cellenza sono Pietro e Paolo;; il pescatore di Betsaida, rinnegò per ben 3 volte il suo maestro;; il secondo instancabilmente cer-­ cò di fermare in tutti i modi la predicazione dei primi discepoli. Eppure la Chiesa il 29 giugno di ogni anno, propone alla venera-­ zione dei fedeli que-­ VWH GXH JUDQGL ÀJXUH di predicatori della buona novella, posti a fondamento della comunità cristiana.

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Reggio Calabria, Piccolo Museo San Paolo, icona dei Santi apostoli Pietro e Paolo.

A Reggio Calabria San Paolo si fermò per pochi giorni;; avrebbe voluto annunziare il Vangelo, ma gli abitanti erano impegnati nei festeggiamenti della dea Diana Fascelide. L’apostolo, che stava per recarsi a Roma, chiese, come aveva già fatto all’Areopago di Atene, di parlare del Dio fatto uomo, la richiesta venne accolta con una clausola: ©'LFFL WXWWR TXHOOR FKH YXRL PD KDL LO WHPSR GL XQD FDQGHODª H PLVHUR XQD WRUFLD VX XQD FRORQQD San Paolo iniziò a parlare della buona novella, il messaggio d’amore di Gesù, che è un invito a bru-­ FLDUH O·XRPR YHFFKLR SHU DGHULUH WRWDOPHQWH DOOD YLWD GL 'LR /D ÀDFFROD VL consumò, ma non si spense, anzi prese fuoco l’intera colonna, i cui resti sono conservati nella Cattedrale reggina. Secondo una tradizione orale, anche San Pietro, il primo Papa, sarebbe giunto in Calabria a predicare il Vangelo. Alcuni paesi, prendono nome dall’apostolo pescatore.

Santi Pietro e Paolo


SANTI BIBLICI

In Calabria 417 località abitate portano nella toponomastica il nome di un santo. Ma tra quelli più venerati un posto particolare è riservato ai 12 apostoli e agli evangelisti. La vicinanza con Gesù e con la Vergine li ha resi testimoni del Risorto. Bagnara Calabra (RC), Chiesa abbaziale, Santa Maria e i dodici apostoli.

Simboli: come riconoscere apostoli ed evangelisti P,(752 A32672/2: chiavi, libro, gallo, catene. P$2/2 A32672/2: spada, libro, fontane. F,/,332 A32672/2: croce (appeso a testa in giù). GIUDA T$''(2 A32672/2: alabarda, spada, borsa. BARNABA A32672/2: ascia, lancia, pietre. B$572/20(2 A32672/2: coltello e la propria pelle. G,$&202 M$**,25( AP.: bastone, zucca, conchiglia. ANDREA A32672/2: croce ad X, arnesi da pesca. T200$62 A32672/2: squadra, cintura. G,$&202 ,/ M,125( AP.: mazza da battilana e libro. S,021( ,/ C$1$1(2 A32672/2: sega. G,29$11, EVANGELISTA: aquila, calice, libro. LUCA EVANGELISTA: bue, libro. M$5&2 EVANGELISTA: leone alato, libro. M$77(2 EVANGELISTA: angelo, libro, borsa di monete.

Santi apostoli ed evangelisti

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SANTI

Reggio Calabria, Parrocchia San Giorgio al Corso, Tempio della Vittoria, vetrata artistica. Sull’altare principale della Chiesa di San Giorgio, si venerava, fino al terremoto del 1908, una reliquia del Santo donata alla città di Reggio da papa Alessandro VII nel 1658.

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La vita di San Giorgio è tutta descritta nelle grandi manifestazioni di eroismo, SHU TXHVWR YHQQH SUHVR FRPH PRGHOOR GXUDQWH OH &URFLDWH H OD VFRQÀWWD GHO GUD-­ JR VLPEROHJJLz OD YLWWRULD FULVWLDQD VXOO·,VODP 1HOOD VXD LFRQRJUDÀD q LQ JURSSD al cavallo e lotta per difendere i più deboli e gli indifesi. In Calabria, a Terravec-­ chia, un paesino del cosentino, nella Chiesa della Madonna del Carmine è con-­ VHUYDWR XQ GLSLQWR LQ FXL q OD 9HUJLQH 0DULD D VFRQÀJJHUH LO PRVWUXRVR GUDJR

Nei santini si nasconde uno zoo sacro A*1(//2 (Sant’Agnese): simbolo d’innocenza. AQUILA (San Giovanni): potenza, vittoria. API (Sant’Ambrogio): operosità, concordia. A6,12 (San Giuseppe): umiltà, mitezza, semplicità. CANE (San Rocco, San Vito): fedeltà, devozione. C$9$//2 (San Lupo): fedeltà all’uomo. C2/20%$ (San Gioacchino): pace, innocenza. C(592 (Sant’Uberto): anima che anela a Dio. D5$*2 (San Giorgio): simbolo del male. L(21( 6DQ 0DUFR IRU]D H ÀHUH]]D L8&(572/$ (San Gerolamo): ricerca del sole. L832 (San Francesco d’Assisi): avidità, male. MAIALE 6DQW·$QWRQLR DEDWH ÀJOLRO SURGLJR P$921( (San Liborio): immortalità, resurrezione. SERPENTE (San Patrizio): male, peccato, Satana.

San Giorgio martire


SANTI

Riace (RC), un momento della festa per San Cosma e San Damiano.

Secondo la tradizione i Santi Cosma (o Cosimo) e Damiano erano due gemelli di origine araba, medici in Siria e martiri sotto l’impero di Diocleziano. Curavano i malati in modo completamente gratuito, da qui l’appellativo anàrgiri (dal greco anargyroi, senza dena-­ ro);; con questo termine si de-­ signavano nella Chiesa greca i santi che, secondo gli scritti DJLRJUDÀFL HVHUFLWDYDQR OD medicina senza alcuna retri-­ buzione. Il mondo popolare ha visto LQ TXHVWH GXH ÀJXUH LO ULWUDW-­ to del vero cristiano che come il buon samaritano, spende i suoi soldi, per curare il fratel-­ lo ammalato o sofferente.

Tanta devozione per i Santi Medici In Calabria, la devozione ai Santi Medici è molto sentita e praticata. A San Cosmo Albanese (CS) la festa viene celebrata due volte all’anno: il 27 settembre e la seconda domenica di novembre. Nel reggino sono festeggiati a Riace con un partecipato pel-­ legrinaggio di fedeli che arrivano anche dalle province vicine. Nel catanzarese: a Cortale e a Satriano c’è una grande devo-­ zione nei confronti dei Santi Medici. A Satriano nella Chiesa matrice sono con-­ servati numerosi ex voto e, tra questi, una piccola bara di un bambino satrianese morto e tornato miracolosamente in vita Lo scultore Nicola Drosi ha durante il passaggio della processione dei realizzato le statue di Saprodigiosi martiri Cosma e Damiano. triano e quelle di Riace.

Santi Medici Cosma e Damiano

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SANTI

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Stampa devozionale su Sant’Antonio da Padova dei primi del Novecento.

Di ritorno dal Marocco, una tempesta fece approdare l’imbarcazione su cui viaggiava il santo, nei pressi di Taormina per poi passare a Messina, ma una tradizione orale lo vuole anche ospite a Pizzo Calabro.

Fernando Buglione nacque a Lisbona in Portogallo il 15 agosto 1195, è conosciuto però col nome di Sant’Anto-­ nio da Padova perché morì nella città veneta il 13 giu-­ gno 1231. Da giovinetto entrò tra i Ca-­ nonici Regolari di Sant’Ago-­ stino nel convento di Coim-­ bra, ma ben presto fu attratto GDO PHVVDJJLR GL ©0DGRQQD SRYHUWjª Intervenne nel 1221 al Ca-­ pitolo delle stuoie di Assisi e San Francesco lo nominò maestro di teologia dei fra-­ ti. Numerosi i miracoli che compì in vita tanto da essere considerato già santo. San Bonaventura, 32 anni dopo la morte, nella ricognizione del suo corpo, trovò la lin-­ gua incorrotta. Nell’icono-­ JUDÀD q UDIÀJXUDWR QHOO·DWWR di tenere in braccio il Bambi-­ no Gesù, che gli era apparso a Camposampiero.

Sant’Antonio da Padova


SANTI

Lungro (CS), Cattedrale, portone bronzeo, San Nicola, opera di Giovanni Talarico.

San Nicola nasce a Pata-­ ra di Licia, probabilmen-­ te tra il terzo e il quarto secolo;; è un grandissimo santo e pur non essendo un personaggio biblico è considerato come un isapostolos, uguale agli apostoli;; questo posto vicino a Dio l’ha avuto non perché martire, ma per la sua grande atten-­ zione per le miserie, le sofferenze, le tragedie della vita e la sua com-­ passione verso tutte le sofferenze. San Nicola è percepi-­ to dal mondo popolare come uno capace di aiu-­ tare i più deboli contro gli abusi dei potenti. Un particolare patrocinio San Nicola l’esercita sui mercanti, sulle vittime dei furti, sui poveri, sui ricchi diventati poveri e su tutto ciò che riguarda il benessere economico. Cinquemila sono le chiese in Europa dedicate a San Nicola, 1.200 in Italia e 114 in Calabria. Possiamo dire che è il santo più ricordato e più venerato nella storia della nostra regione.

San Nicola ha due ricorrenze: il 6 dicembre, la memoria liturgica, mentre il 9 maggio si ricorda la traslazione delle sue reliquie da Myra a Bari nel 1087. Una leggenda russa contrappone le 2 feste annue di San Nicola con quella di San Cassiano che è il 29 febbraio, ogni quattro anni.

San Nicola di Bari

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SANTI

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Palmi (RC), festa di San Rocco, gli spinati.

San Rocco ha grande popolarità nel popolo cristiano per l’esercizio della carità e per la fedeltà alla chiamata del Signore.

2JQL DQQR D PHWj DJRVWR D Palmi si tiene la processio-­ ne di San Rocco, alcuni fe-­ deli occupano uno spazio SHQLWHQ]LDOH H VÀODQR GD-­ vanti alla statua del santo. Sono uomini e donne, an-­ ziani, giovani e in qualche caso anche bambini, ac-­ compagnati da parenti e amici. Stringono sul petto l’immagine del loro patro-­ no San Rocco e indossano una cappa intrecciata con i rami della ginestra spi-­ nosa, una pianta selvati-­ ca che cresce nella zona, poggiata sul capo come una gabbia. Gli aculei non entrano nella carne, ma lo VWURÀQLR LUULWD OD SHOOH DO dolore si resiste con una grande forza di volontà. Tutto ciò esprime un rin-­ graziamento ad una ri-­ chiesta esaudita dal santo. A Girifalco (CZ), il 24 agosto per l’ottava di San Rocco, c’è la spartienza, una particolare processio-­ ne per il saluto tra il santo pellegrino e la statua della Madonna Assunta.

Il cane di San Rocco Il piccolo breton di nome Reste fa parte della muta del nobile Gottardo Pallastrelli di Sar-­ PDWR PHQWUH WXWWL WUDWWDQR 5RFFR ©FRPH XQ FDQHª 5HVWH LQYHFH OR WUDWWD ©FRPH XQ XRPRª

San Rocco


SANTE

Corigliano Calabro (CS), Santuario di Schiavonea, tela raffigurante Sant’Anna e Maria Bambina.

Sant’Anna

Sant’Anna, la nonna di Gesù, è ignorata dagli scritti del Nuovo 7HVWDPHQWR PD JOL DSRFULÀ FL aiutano nel ricostruire la sua sto-­ ria. Il marito era Gioacchino, un facoltoso galileo di Nazareth. La Vergine Maria nacque quando i due erano già in vecchiaia. Per il privilegio di essere stata scelta, dalla Divina Provvidenza, quale madre della Vergine, Sant’Anna è invocata dalle donne desidero-­ VH GL DYHUH ÀJOL GDOOH SDUWRULHQWL e dalle mamme. Non esiste clini-­ ca di maternità senza una statua o un’immagine a lei dedicata. Sant’Anna però è anche la pro-­ tettrice dei gioiellieri, forse per-­ ché il suo ventre è stato lo scri-­ gno prezioso che ha custodito la Vergine Maria. Una leggenda racconta che Sant’Anna da giovane era una lavandaia, per questo il 26 lu-­ glio non si faceva il bucato;; pure le tessitrici, devote a Sant’An-­ na, nel giorno della sua festa, si astenevano dal lavorare. La let-­ WHUDWXUD SRSRODUH OHJD OD ÀJXUD di Sant’Anna ad antiche ninne-­ nanne dialettali.

Gesù nel Vangelo afferma: «Dal frutto si conosce la pianta». Il frutto nato dall’unione di Anna e Gioacchino fu Maria Santissima che, preservata dal peccato originale, doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo.

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SANTE

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Serra San Bruno (VV), Chiesa dell’Arciconfraternita Maria Santissima dei sette dolori, statua di Santa Lucia.

I santi nella loro vita hanno accolto Dio e Cristo, sono diventati loro amici e per questo ora sono nella gloria;; sono la realizzazione della speranza. La de-­ vozione ai santi, così diffusa e profon-­ damente sentita fa emergere il bisogno enorme di speranza che pervade la PHQWDOLWj SRSRODUH ©$YDQWL DOOD VSH-­ UDQ]D GL 'LRª ULSHWH LO SURWDJRQLVWD GL XQD ÀDED UHOLJLRVD FDODEUHVH

Santa Lucia

Lucia era una bellissima ragazza siciliana che, avendo incontrato lo sguardo di Cristo, se ne era per-­ dutamente innamorata. Questo le bastava e quando le fu proposto un buon matrimonio lo respinse, perché aveva già fatto la sua scel-­ ta di verginità per il regno di Dio. Lucia visse nel periodo più buio delle persecuzioni dei cristiani, ma con la sua forte testimonianza, pagata con il martirio, illuminò anche chi era accecato dalla super-­ bia e dall’odio. Da sempre la San-­ ta di Siracusa è la protettrice degli RFFKL H JXDULVFH GDOOD FHFLWj ÀVLFD e morale. Nella sua città natale, a metà degli anni Cinquanta del Novecento, un quadretto in ges-­ so della Madonna emise lacrime umane, quasi a voler sottolineare che gli occhi esprimono i più alti e VLJQLÀFDWLYL VHQWLPHQWL XPDQL Tante le manifestazioni che la pietà popolare dedicava a Santa Lucia, ad esempio la vigilia della sua festa le ragazze osservavano un rigido digiuno, così nella notte potevano vedere in sogno il loro futuro marito.

I martiri portano accanto a sé gli strumenti delle torture, Santa Lucia mostra nel piattino i suoi occhi quale monito a vedere, tutti i giorni, il bisogno e la povertà che ci circonda.


SANTE

Santa Domenica, martire di Tropea, è una giovane che ha deciso di consacrarsi totalmente a Gesù. Pagherà con la vita il rifiuto di sposare un ricco pretendente.

Tropea (VV), Cattedrale, la statua d’argento di Santa Domenica.

Ciriaca, martire greca, trovò la morte durante la persecuzione di Diocleziano, secondo altre fonti Domenica nacque in Campania, ma il suo corpo fu portato dagli angeli a Tropea. Lo storico Barrio, seguito da altri eruditi locali, affermano che la giovane martire nacque a Santa Domenica di Ricadi, dove la tradizio-­ ne avrebbe anche individuato il luogo della nascita. Il suo culto oltre a Tro-­ pea è molto diffuso in tutta la Calabria. 1HOO·LFRQRJUDÀD 6DQWD 'RPHQLFD YLHQH rappresentata come una giovane don-­ na circondata da belve feroci, in ricor-­ do del miracolo con cui ammansì, con la forza della preghiera, i leoni e le tigri che avrebbero dovuta ucciderla. Come le sante martiri ha in mano la palma del martirio e il giglio simbolo di purezza. In alcune rappresentazioni calabresi le belve feroci africane diventano lupi si-­ lani, ma sempre docili, come se fossero cagnolini.

Santa Domenica

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SANTE

A Polistena 26 statue per la Teoria dei Santi

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Santa Marina vergine è da tempo immemo-­ rabile la protettrice di Polistena. La festa con OD ©7HRULD GHL VDQWLª è stata istituita dopo il terremoto del 1783 che distrusse l’intera cittadina provocan-­ do oltre 2.000 vitti-­ me su 5.000 abitanti. Quando il popolo di Polistena si riprese dalla calamità ebbe la necessità di ricorrere all’intercessione del-­ la Santa Patrona e di tutti i santi presenti Polistena (RC), la Teoria dei santi, processione con 26 nella cittadina, por-­ statue, per accompagnare Santa Marina. tandoli in gran festa per le vie del paese. /D PDQLIHVWD]LRQH IX VRSSUHVVD TXDOFKH DQQR GRSR SHU OH LQÀQLWH GLVFXVVLRQL sulla precedenza delle statue;; ma nel 1998 fu ripristinata grazie alla determi-­ nazione di don Giuseppe Demasi e di un comitato che continua a so-­ stenere questa importante tradizio-­ ne. La processione si tiene la prima domenica di agosto, per dare modo agli emigrati di partecipare. La sta-­ tua di Santa Marina si fa precedere in processione da una lunga Teoria di santi (26 statue), accompagnata dalle autorità civili e religiose, dalle 4 confraternite, da 3 bande e da mi-­ gliaia di fedeli.

Santa Marina


SANTE

Santa Marina per la vita monastica finse di essere uomo 0DULQD HUD ÀJOLD XQLFD LO SDGUH (XJHQLR GLYHQXWR YHGRYR SHQVz GL DQGDUH a vivere in un monastero e, per non lasciare da sola la piccola, le fece indos-­ sare un vestito maschile chiedendo all’abate il permesso di entrare padre e ÀJOLR LQ FRQYHQWR Marina fu da tutti chiamata frate Marino;; ad Eugenio, sul letto di morte, giurò che non avrebbe mai rivelato ad alcuno di essere donna. Svolgeva con DPRUH WXWWL L FRPSLWL FKH OH YHQLYDQR DIÀGDWL DQGDYD LQ FDPSDJQD FRQ XQ carro tirato dai buoi a prendere la legna per il convento e talvolta veniva RVSLWDWD D FDVD GL XQ RVWH FKH DYHYD XQD JLRYDQH ÀJOLD 4XHVWD VHGRWWD GD un soldato, era rimasta incinta. La ragazza incolpò il povero frate Marino che, per non venire meno alla promessa fatta al padre, non rivelò la sua vera identità. Fu caccia-­ ta dal monastero, ma rimase sempre nei pressi del convento. Quando il bimbo venne svezzato, fu portato all’abate e questi lo consegnò a Mari-­ na che lo accudì con grande pazienza. I frati ne ebbero compassione e la fecero rientrare, asse-­ gnandole i ruoli più umili e faticosi. Quando fra-­ te Marino morì, prima della sepoltura lavarono il suo corpo e solo allora si accorsero che non era un uomo, ma una donna. Si sentirono colpevoli e chiesero perdono del male compiuto. Da subi-­ to, presso la sua tomba, avvennero dei miracoli.

Santa Marina

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SANTE

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Cosenza Casali, Casa generalizia delle Suore Minime della Passione, la miracolosa statua di Santa Rita da Cascia, che guarì la giovane Elena Aiello.

Santa Rita nacque a Roccaporena frazione di Cascia nel 1381. Sposò un uomo rude e violen-­ to;; lei, con la sua dolcez-­ za, lo aiutò a cambiare vita, ma non a sottrarlo all’uccisione per ven-­ detta. Anche i suoi due ÀJOL PDVFKL YHQQHUR DV-­ sassinati;; chiese così di entrare a far parte delle suore agostiniane di Ca-­ scia. Condusse una vita di elevata santità;; devota della Passione di Cristo, sentiva sulla sua fronte una spina della corona di Gesù. Morì il 22 maggio 1447, fu elevata agli ono-­ ri degli altari da Leone XIII il 24 maggio 1900.

In tanti si rivolgono a Santa Rita come la santa dei casi impossibili. Il culto di Santa Barbara fu importato dai bizantini;; oltre DOOD SDOPD GHO PDUWLULR q UDIÀ-­ gurata con una torre in ricordo del luogo dove fu imprigiona-­ ta dal padre, lo stesso che la decapitò, ma che subito dopo rimase fulminato da un fuoco venuto dal cielo. Per questo Santa Barbara è la protettrice dei lavoratori che hanno a che IDUH FRQ LO IXRFR DUWLÀFLHUL DU-­ tiglieri, minatori;; una grande festa ogni anno viene fatta dai vigili del fuoco che la onorano come loro patrona. Viene invocata contro il pericolo dei tuoni, specialmente da chi lavora in campagna.

Santa Rita ed altre sante


SANTE

Santa Caterina d’Alessandria era di nobile famiglia e dopo aver di-­ VFXVVR GL ÀORVRÀD FRQ O·LPSHUDWRUH ULÀXWz GL diventare la sua sposa. Fu sottoposta alla tortura della ruota dentata, che ora è il suo simbolo icono-­ JUDÀFR H IX GHFDSLWDWD ,O mondo popolare ammira Santa Caterina perché: è bella, è nobile, è sapiente, è ricca;; e poi lei, una don-­ na, affronta con coraggio HQRUPL GLIÀFROWj OD VXD forza di fede supera e vin-­ ce i sapienti, i potenti ed i ULFFKL Ë LQYRFDWD ROWUH FKH dalle giovani desiderose di sposarsi, anche contro gli aborti, le morti da par-­ to, la morte improvvisa, l’emicrania, le malattie della bocca e della lingua.

Santa Veneranda è molto venerata in Ca-­ labria;; la reliquia del suo cranio è custodita a Gerace in una statua argentea, datata 1704.

I 14 SANTI AUSILIATORI SANT’A&$&,2: contro le malattie degli occhi. SANTA BARBARA: contro i fulmini, gli incendi e la morte improvvisa. SAN B,$*,2: contro il mal di gola. SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA: invocata dalle ragazze in cerca di marito. SAN C,5,$&2: contro gli spiriti maligni. SAN C5,672)252: contro le malattie reumati-­ che. SAN D,21,*,: contro il mal di testa. SANT’E*,',2: contro tutte le paure. SANT’E5$602: invocato dai marinai nelle tem-­ peste. SANT’E867$&+,2: contro le malattie dell’inte-­ stino. SAN G,25*,2: contro le malattie contagiose. SANTA MARGHERITA: per avere un buon parto. SAN P$17$/(21(: contro qualsiasi malattia. SAN V,72: contro il morso dei cani e degli ani-­ mali velenosi.

Santa Rita ed altre sante

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DIOCESI CALABRESI Dopo la morte dell’eroe Giorgio Castriota Skan-­ derberg (1468), gli albanesi trovarono rifugio in molte località dell’Italia meridionale. Il 13 feb-­ braio 1919 papa Benedetto XV, con la bolla apo-­ stolica &DWKROLFL ÀGHOHV erige a Lungro, nel co-­ sentino, la prima diocesi per gli italo-­albanesi;; nel 1937 verrà istituita in Sicilia quella di Piana degli Albanesi. Nella diocesi di Lungro tutte le FHOHEUD]LRQL YHQJRQR RIÀFLDWH QHO ULWR JUHFR EL-­ zantino;; le chiese, da qualche decennio, sono ar-­ ricchite da bellissimi mosaici secondo gli schemi della grande WUDGL]LRQH GHOO·2ULHQ-­ te cristiano. Lungro (CS), Cattedrale di San Nicola di Mira, Cristo Pantocrator.

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L’iconografia bizantina è contrassegnata da un grande simbolismo con il Cristo Pantocrator e Maria la Theotókos.

Diocesi Lungro


DIOCESI CALABRESI

Laino Borgo (CS), Santuario delle cappelle, affresco Gesù prega nell’orto degli ulivi.

Il territorio della dioce-­ si comprende 22 comuni dell’Alto Jonio Cosentino ed alcuni paesi della zona del Pollino. Il patrono è San Biagio, vescovo di Sebaste e martire;; la città di Maratea, che conserva le sue reliquie, ÀQR DO IDFHYD SDUWH GHO-­ la diocesi. Il 5 gennaio 1973 le parrocchie lucane sono state cedute alla diocesi di Anglona-­Tursi ed in cambio sono stati aggregati a Cassa-­ no i paesi della fascia jonica. Il 4 aprile 1979 il vicariato di Scalea è passato sotto le dipendenze del vescovo di San Marco Argentano. Negli ultimi decenni la dio-­ cesi ha avuto dei prelati che, dopo pochi anni di servizio pastorale, sono stati tutti promossi ad importanti cat-­ tedre arcivescovili.

La cripta nella Catte-­ drale di Cassano è il più antico monumen-­ to cristiano dell’intera GLRFHVL Ë SUHVHQWH XQ LQWHUHVVDQWH &URFLÀV-­ so ligneo di un ignoto artista del XVI-­XVII secolo;; si narra che il devoto scultore, com-­ piuta l’opera, la con-­ templò e, commosso, baciò il costato sangui-­ nante. Pianse, si inginocchiò, e morì dicendo: ©4XDQWR VHL EHOOR PLR &URFLÀVVR ª

Diocesi Cassano Jonio

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DIOCESI CALABRESI

88 Scalea (CS), Chiesa dello Spedale, affresco bizantino di San Nicola.

Il territorio della diocesi di San Marco-­Scalea comprende alcuni paesi della parte settentrionale e del versante tirrenico della provin-­ cia di Cosenza. La diocesi fu eretta nel 1070 sotto la dominazione dei Normanni, successivamente ven-­ nero incluse le diocesi soppresse di Malvito e di Cirella. I territori di Cetraro e di Fella, nel 1838 vennero LQJOREDWL QHOOD GLRFHVL SHUFKp ÀQR D quel momento, per oltre sette secoli e mezzo, erano appartenuti all’ab-­ bazia territoriale di Montecassino. L’ultimo cambiamento il 4 aprile 1979 con la bolla Quo aptius di Gio-­ vanni Paolo II che ha riorganizzato la regione ecclesiastica calabrese, la sede di Bisignano, da molto tem-­ po unita a quella di San Marco, è passata sotto la giurisdizione di Cosenza, mentre tutto il territorio del vicariato di Scalea, appartenu-­ to a Cassano, ha formato l’attuale diocesi.

La Cattedrale è dedicata a San Nicola, ma a San Marco Argentano è ancora vivo il ricordo della presenza del giovane Francesco da Paola che dimorò per un anno tra i frati francescani. Alla Vergine del Buonconsiglio sono particolar-­ mente legati gli italo-­albanesi. Infatti il 25 aprile 1467 a Genazzano, nei pressi di Roma, apparve miracolosamente una bellisima immagine di una Madonna con il bambino portata da due angeli. Successivamente si venne a sapere che quell’ico-­ na proveniva da una chiesa di Scutari in Albania. I profughi albanesi lessero come provvidenziale l’arrivo del quadro, quasi come se Maria li avesse preceduti nella loro nuova terra d’accoglienza.

Diocesi San Marco-Scalea


DIOCESI CALABRESI &RVHQ]D FRQVLGHUDWD ©O·$WHQH GHOOD &DODEULDª KD GDWR L QDWDOL DO FHOHEUH ÀORVRIR %HUQDUGLQR 7HOHVLR (1509-­1588). La Patrona della città è la Madonna del Pilerio, venerata nell’icona del XII secolo che, secon-­ do tradizione, ha protetto i cosentini da una terribi-­ le epidemia (1576) e dai numerosi terremoti (1783, FKH KDQQR DIÁLWWR OH JHQWL FDODEUHVL 1R-­ tevole il patrimonio di beni ecclesiastici;; nella città HUDQR L FRQYHQWL FKH ÀQR DOO·8QLWj G·,WDOLD RVSLWD-­ vano religiose e frati. La Stauroteca di Cosenza, Palazzo Arnone.

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La Stauroteca di Cosenza è una croce reliquiario donata dall’imperatore Federico II nel 1222 in occasione della consacrazione della nuova Cattedrale.

Cosenza città


DIOCESI CALABRESI

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San Giovanni in Fiore (CS), l’abside dell’Abbazia costruita da Gioacchino da Fiore.

I recenti scavi nella Cattedrale di Cosen-­ za, che hanno porta-­ to alla luce un antico battistero, consento-­ no di datare la pre-­ senza organizzata di una comunità cri-­ stiana nel cosentino al III-­IV secolo d.C. 'LYHUVH H VLJQLÀFD-­ tive le esperienze di santità vissute nel territorio della dio-­ FHVL FRVHQWLQD 2OWUH a quella di San Fran-­ cesco di Paola è da considerare molto importante la pre-­ senza e l’opera di Gioacchino da Fio-­ re e del suo nuovo ordine monastico: i Florensi.

Diocesi Cosenza-Bisignano


DIOCESI CALABRESI Il territorio dell’arcidiocesi di Ros-­ sano-­Cariati è composto da alcuni paesi del Nord-­Est della provincia di Cosenza. La sede arcivescovile è a Rossano, con la bellissima Catte-­ drale di Maria Santissima Achiro-­ pita. Nel 1460 la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesi immediata-­ mente soggetta alla Santa Sede e nel DEEDQGRQz GHÀQLWLYDPHQWH LO rito bizantino, che aveva adottato ÀQ GDO ,; VHFROR /D GLRFHVL GL &D-­ riati invece fu istituita nel 1437 e fu unita aeque principaliter con quella di Cerenzia. Con la bolla Quo aptius (1979) i tre comuni del cosentino della diocesi di Cariati passarono con Rossano, mentre i 16 paesi della provincia di Catanzaro furono ag-­ gregati alla diocesi di Crotone.

Rossano (CS), le absidi e le cupolette della Chiesa di San Marco.

Tutto nella città di Rossano «parla» bizantino: le sue chiese, le sue Madonne, il suo Codex, e nella Concattedrale di Cariati si respira ancora la «santità» di mons. Faggiani e don Vitetti.

La Madonna della Schiavonea Ad Antonaccio Ruffo, sentinella di guardia per l’avvistamento delle navi turche, appar-­ ve la Madonna che gli chiese di far conoscere l’evento. Sotto la sua direzione un pittore del luogo, Scamardella, incominciò a dipingere la Vergine seduta su una sedia con le brac-­ cia spalancate;; ma prodigiosamente il volto si fece da solo e, senza che nessuno toccasse la campana, questa si mise a suonare invitando i fedeli a venire a vedere il prodigio.

Diocesi Rossano-Cariati

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DIOCESI CALABRESI

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Santa Severina (KR), il Battistero a croce greca.

La sede vescovile è nel-­ la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta a Crotone, mentre a Santa Severina vi è la Concat-­ tedrale dedicata al culto di Sant’Anastasia. Nell’arcidiocesi si trova-­ no anche quattro chie-­ se ex Cattedrali: San Michele Arcangelo a Belcastro, Santa Maria Assunta a Isola Capo Rizzuto, Santi Pietro e Paolo a Strongoli e San 'RQDWR D 8PEULDWLFR Ë da segnalare inoltre che della Cattedrale di San Teodoro di Cerenzia ri-­ mangono alcune rovine, mentre nulla della Cat-­ tedrale di San Leone, nel territorio di Scandale. Il 4 aprile 1979 con la bolla Quo aptius la dio-­ cesi di Cariati ha ceduto il territorio di 16 comuni alla diocesi di Crotone. Le due diocesi di Croto-­ ne e Santa Severina, che erano unite in persona episcopi dal 21 dicembre 1973, furono unite in forma piena il 30 settem-­ bre 1986, conservando il titolo arcivescovile che apparteneva alla sede di Santa Severina.

La storia di San Dionigi è collegata all’icona di Capocolonna che rappresenta, senza ombra di dubbio, il simbolo della fede crotonese.

Diocesi Crotone-Santa Severina


DIOCESI CALABRESI

Bella di Lamezia Terme (CZ), Chiesa della Spina, Vergine col Bambino (XI secolo).

Mani angeliche hanno di-­ SLQWR LO ©GLYLQR TXDGURª dopo le apparizioni maria-­ ne del 1578 che hanno fatto sorgere la Chiesa della Ma-­ donna di Visora (vis=vuoi ora SUHJD D &RQÁHQWL Il Santuario della Madon-­ na della quercia è stato di-­ chiarato basilica minore da papa Pio VII il 27 gennaio 1780. La devozione è molto sentita anche perché la Ma-­ donna preservò il paese dal terremoto del 1783.

La diocesi comprende, oltre alla città di Lamezia Terme, una serie di paesi posti al centro della Cala-­ bria;; sono 60 le parrocchie in cui è diviso il territorio diocesano. Il terremoto del 1638 ha totalmen-­ te distrutto ogni traccia storica, per cui non è facile ricostruire la storia della diocesi di Nicastro;; il primo vescovo accertato stori-­ camente è Enrico, insediato nel 1094, 38 anni dopo la conquista di Roberto il Guiscardo. Con la bolla De Utiliori del 5 luglio 1818, alla diocesi di Nicastro ven-­ ne annessa in perpetuo la diocesi di Martirano, che comprendeva il territorio di Castagna, la località dove sorgeva la famosa Abbazia di Corazzo di cui era stato abate Gioacchino da Fiore. Due vescovi di Nicastro del XVI secolo sono stati eletti papa: Marcello Cervi-­ ni, che resse la diocesi dal 1539 al 1540, divenne nel 1555 papa Marcello II;; mentre Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce, vescovo di Nicastro dal 1560 al 1575, nel 1591 divenne papa Innocenzo X. Il 30 settembre 1986 ha abbandonato la denominazione di diocesi di Nicastro, per assumere il nome di diocesi di Lamezia Terme, mentre la Cu-­ ria vescovile mantie-­ ne il vecchio nome di Nicastro.

Diocesi Lamezia Terme

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DIOCESI CALABRESI

94 Catanzaro, Cattedrale, busto argenteo con le reliquie di San Vitaliano.

Il popolo catanzarese ha sempre vissuto un intenso rapporto con la religione. La fede dei suoi abi-­ tanti è incisa anche nello stemma comunale Sanguinis effusione, che le fu concesso dall’imperatore Carlo V;; è il vanto di una peren-­ ne fedeltà alle istituzioni cristia-­ ne. Anche per questo il papa Pio X nel 1912 scelse la città dei tre colli quale luogo per erigere il 3RQWLÀFLR 6HPLQDULR 7HRORJLFR Regionale per la formazione dei futuri sacerdoti. La città ha dato i natali alla car-­ melitana Beata Maria Candida Barba dell’Eucaristia (1884-­1949). Grande è il culto per l’Immaco-­ lata e per il protettore San Vita-­ liano. Il venerdì santo si tiene la processione della Naca (dal gre-­ co naché, culla), addobbata per la deposizione del Cristo mor-­ to, ad opera di 4 congreghe che annualmente si alternano per lo svolgimento e la cura della ma-­ nifestazione religiosa.

Catanzaro città


DIOCESI CALABRESI

Cassiodoro nello scriptorium del Vivarium di Copanello di Stalettì (CZ).

«Quando le ondate barbariche posero fine all’impero romano, portando distruzione e morte, un uomo della vostra terra, il dotto Cassiodoro, fondò qui a Squillace il Vivarium, centro di spiritualità e insieme di cultura viva» (Giovanni Paolo II).

La sede arcivescovile è a Ca-­ tanzaro, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei Santi Pietro e Paolo;; mentre a Squillace si trova la Concatte-­ drale di Santa Maria Assunta. La Diocesi di Squillace è tra le più antiche dell’Italia me-­ ridionale. La tradizione ne fa risalire la nascita all’evo apo-­ stolico: primo vescovo sareb-­ be stato Giovanni, ordinato dal primo vescovo di Reggio Stefano di Nicea, oppure Fan-­ tino, discepolo di papa Lino, il successore di San Pietro. Nel VI secolo, a Squillace nacquero le prime istituzio-­ ni monastiche occidentali grazie a Cassiodoro che, tra il 540 e il 550, fece costrui-­ re due cenobi, il Castellense e il Vivariense. Sempre allo stesso periodo la tradizione data l’arrivo delle reliquie di Sant’Agazio, patrono del-­ la diocesi, e di San Gregorio Taumaturgo, patrono di Sta-­ lettì. La grande devozione a San Sebastiano è collegata alle varie epidemie, che venivano UDIÀJXUDWH QHOOH IUHFFH 9HUVR OD ÀQH GHO ;9, VHFROR LO WHUUL-­ torio della diocesi di Squillace fu teatro di numerosi episodi di contestazione religiosa e/o politica il più noto dei quali fu la congiura di Tommaso Campanella nel 1599.

Diocesi Catanzaro-Squillace

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DIOCESI CALABRESI

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Mileto (VV), medaglione marmoreo dell’Abbazia della SS. Trinità, conservato nella Chiesa della Badia.

I vescovi calabresi esortano i fedeli a celebrare il 3 novembre di ogni anno i santi locali: quelli nati, vissuti o morti in loco, ed anche i santi le cui reliquie si conservano nelle proprie chiese.

Il versante tirrenico del-­ la Calabria che va dal Golfo di Sant’Eufemia a quello di Gioia Tauro, con alle spalle la Sila, le Serre e l’Apromon-­ te, ebbe nell’antichità, alcune chiese vescovili: Amantea, Nicastro, Vi-­ bona, Tropea, Nicotera, e Tauriana. Come le al-­ tre chiese di Calabria, dipendavano in origi-­ ne dal patriarcato di Roma e avevano sia la lingua che il rito latino. In epoca più recente la Santa Sede, aggiornò OD JHRJUDÀD UHOLJLRVD H venne data una nuova GHÀQL]LRQH GHL FRQÀQL diocesani. Furono tolte le parrocchie ricadenti nella provincia civile di Reggio Calabria, ed anche quelle del cosen-­ tino, che prima erano raggiungibili facilmen-­ te via mare, furono ag-­ gregate a Cosenza. La diocesi di Mileto-­ Nicotera-­Tropea ha una Cattedrale, quella militese, e due Con-­ cattedrali: a Tropea e a Nicotera. Molte le festività religiose che vengono vissute anco-­ ra con grande parteci-­ pazione dalla popola-­ zione.

Diocesi Mileto-Nicotera-Tropea


DIOCESI CALABRESI

Gerace (RC), la navata centrale della Concattedrale di Santa Maria Assunta.

La sede vescovile è a Locri, dove si trova la Cattedrale di San-­ ta Maria del Mastro, mentre a Gerace c’è la Concattedrale di Santa Maria Assunta. La sto-­ ria della fede cristiana nella locride comincia sin dai primi secoli del cristianesimo. Nel 1342 Barlaam di Seminara, personalità di grande spessore culturale e politico nel mondo bi-­ zantino del XIV secolo, fu eletto vescovo di Ge-­ race, direttamente da papa Clemente VI. La sua presenza sulla cat-­ tedra vescovile fu, ed è ancora oggi, motivo di prestigio per la diocesi. Dal 1472 al 1536 fu uni-­ WD DOOD VHGH GL 2SSLGR Mamertina e l’8 aprile 1920 la diocesi si am-­ pliò incorporando il territorio dell’antica abbazia territoriale di Santa Maria di Polsi. Il 22 febbraio 1954 as-­ sunse il nome di dio-­ cesi di Gerace-­Locri, FKH PDQWHQQH ÀQR DO settembre 1986, quando avvenne il nuovo cam-­ bio di denominazione.

Quattro zone monastiche: Stilo-Bivongi; l’attuale valle del Torbido, il territorio di Gerace e la vallata del Buonamico.

Diocesi Locri-Gerace

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DIOCESI CALABRESI

L’animella della Varia è il simbolo di quanti desiderano, con la loro vita, raggiungere le altezze del cielo, dove ci attende fiduciosa la Mamma celeste.

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/D GLRFHVL GL 2SSLGR 0DPHUWLQD IX eretta nel XIII secolo, Stefano (1295) è il primo vescovo di cui si ha notizia. Nel 1472 fu unita alla diocesi di Gerace sotto il vescovo Atanasio Calciopolo. Lo stesso vescovo abolì il rito bizantino, che rimase in uso solo in qualche località. 1HO 2SSLGR ULWRUQz LQGLSHQGHQWH sotto il vescovo Pietro Andrea Ripanti, altri vescovi furono An-­ tonio Ceso-­ nio (1609) e Giovanni Battista Montani (1632), che restaurò la Cattedrale e il palazzo v e s c o v i l e ;; Bisanzio Fili (1696), che fondò il se-­ minario, e il controverso Michele Ca-­ puto (1852). Dal 10 giugno 1979 la diocesi ha assunto LO QRPH GL 2SSLGR 0DPHUWLQD 3DOPL LQ forza del decreto Quo aptius della Con-­ gregazione per i Vescovi. Palmi (RC), la suggestiva processione della Varia per l’Assunta.

Diocesi Oppido Mamertina-Palmi


DIOCESI CALABRESI Nel Duomo di Reggio Ca-­ labria, ricostruito e ricon-­ sacrato nel 1928, dopo il di-­ sastroso terremoto del 1908 che distrusse totalmente la città, è conservata la colon-­ QD GHO PLUDFROR ©VLPEROR GHOOD IHGH GHL FDODEUHVLª A Reggio ha operato San Gaetano Catanoso (1879-­ 1963), il fondatore delle Suore Veroniche del Volto Santo. La città ha ospitato negli ultimi anni impor-­ tanti eventi ecclesiali, qua-­ li il Congresso eucaristico nazionale del 1988, con la presenza di Giovanni Paolo II e per ben due volte la Set-­ timana sociale dei cattolici italiani: la prima volta nel 1960 e la seconda nel 2010. Reggio Calabria, Basilica Cattedrale, particolare del portone bronzeo, La predicazione di San Paolo, opera di Nunzio Bibò.

San Giorgio protettore della città dello Stretto Una leggenda, raccolta anche da storici, nar-­ ra che nel 1434 il genovese generale Sarzana fu mandato da Renato d’Angiò per espu-­ gnare la città di Reggio Calabria, ma gli fu impedito dalla presenza di un misterioso guerriero a cavallo, in cui fu riconosciuto San Giorgio, proclamato successivamente protettore della città. Nel 1658 Reggio accol-­ se con grandi feste le reliquie di San Giorgio inviate dal papa Alessandro VII.

Reggio città

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DIOCESI CALABRESI

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La sede arcivescovile è a Reggio Cala-­ bria, dove si trova la Cattedrale dedica-­ ta a Maria Santissima Assunta in Cielo, O·HGLÀFLR UHOLJLRVR SL JUDQGH GHOOD &D-­ labria, mentre a Bova si trova la Con-­ cattedrale di San Teodoro. Il primo vescovo fu Santo Stefano di Nicea martire, lasciatovi da San Pao-­ lo come vescovo e capo dei cristiani reggini insieme a Suera, e la liturgia dell’arcidiocesi lo celebra come patrono secondario il 5 luglio. Reggio divenne così il centro di diffusione del Vangelo in tutta la Calabria. La diocesi di Bova fu eretta nel VII se-­ colo e fu sempre suffraganea dell’arci-­ diocesi di Reggio Calabria come risulta anche dalle bolle di papa Alessandro III Sicut in humanis del 19 novembre 1162 e di papa Pio VII del 27 giugno 1818. Nel territorio di Bova vi furono molti monasteri greci quali San Leone, San Pantaleone, Santa Maria di Tridetti, San Nicola di Africo. Il patrono di Bova è San Leo monaco greco, nativo di Bova secondo alcuni o di Africo secondo al-­ tri. Le reliquie di San Leo si venerano a Bova nel Santuario a lui dedicato.

Bova Marina, Capo San Giovanni d’Avalos (RC), la statua bronzea della Madonna del mare, opera di Celestino Petrone, 1960.

Il Santo patrono per gli abitanti del paese è una figura familiare a cui tutti si sentono legati da un rapporto di profondo affetto.

Diocesi Reggio Calabria-Bova


SANTITÀ IN CALABRIA

Città del Vaticano, Cappella Sistina, Papa Dionisio.

Nel /LEHU 3RQWLÀFDOLV sono considerati greci alcu-­ ni papi nativi della Magna Grecia, di cui la Ca-­ labria era la componente più cospicua. Secondo lo storico della Chiesa calabrese padre Francesco 5XVVR ©QHVVXQR GHL SDSL FDODEUHVL SUHVHQWD GHOOH credenziali tali da poter dire certa la loro prove-­ nienza dal Bruzio, ma non esiste nemmeno una GRFXPHQWD]LRQH FKH OR HVFOXGDª SAN TELESFORO 3RQWHÀFH OD WUD-­ dizione lo assegna nativo di Thurio, ed il Liber lo registra come martire. SANT’ANTERO 3RQWHÀFH YLHQH assegnato a Petelia, che potrebbe essere l’odierna Petilia Policastro o anche Strongoli. SAN DIONISIO 3RQWHÀFH q SXUH DVVHJQDWR D 7KXULR PD O·$QQXQDULR SRQWLÀFLR OR GHÀQLVFH GL SDWULD LJQRWD SANT’EUSEBIO 3RQWHÀFH q FRQWH-­ so tra Cassano allo Jonio e Casignana. SAN ZOSIMO 3RQWHÀFH VHFRQGR molti storici è di Reatio, oggi Mesoraca. SANT’AGATONE 3RQWHÀFH q UL-­ vendicato da Reggio Calabria, ma sia il Liber che l’$QQXDULR SRQWLÀFLR OR GHÀQLVFRQR VLFLOLDQR H 3D-­ lermo lo annovera tra i suoi concittadini e pro-­ tettori. SAN LEONE II 3RQWHÀFH q VXF-­ FHVVRUH GL 6DQW·$JDWRQH DQFK·HVVR q GHÀQLWR VL-­ ciliano. GIOVANNI VII 3RQWHÀFH YLHQH DV-­ segnato alla città di Rossano, ma lo storico Gradi-­ lone ritiene dubbia questa collocazione;; per alcu-­ ni anche l’immediato predecessore Giovanni VI TXDOLÀFDWR JHQHULFDPHQWH FRPH JUHFR viene assegnato alla Calabria. SAN ZACCARIA 3RQWHÀFH VDUHE-­ be nativo di Siberene attuale Santa Severina. Nei primi anni del Novecento l’arcivescovo Carmelo Puija fece murare una lapide sulla presunta casa natale del papa.

Dal Bruzio al soglio di Pietro

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SANTITÀ IN CALABRIA

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San Fantino il cavallaro, icona di Loredana La Capria.

Santi martiri del primo secolo A San Marco Ar-­ gentano è viva la memoria dei tre fratelli Cas-­ siodoro, Senato-­ re e Viatore che insieme alla loro madre Domina-­ ta furono uccisi perché non vol-­ lero rinnegare la loro fede nel Cri-­ sto risorto.

San Fantino nacque a Tau-­ riana di Palmi il 294 d.C. Conosciamo la sua vita dal Bios del vescovo Pietro. Il giovane Fantino aveva ab-­ bracciato la fede cristiana e, pur essendo uno schiavo al servizio del nobile Balsamio, era il guardiano delle sue ca-­ valle, pregava molto ed era amico dei poveri che aiutava di notte nei lavori più fatico-­ si. Specialmente nel periodo della mietitura utilizzava le cavalle di Balsamio per alle-­ viare la fatica dei mietitori. Il padrone, allertato da alcuni malvagi, lo scoprì;; Fantino riuscì a scappare e, grazie DOO·LQWHUYHQWR GLYLQR LO ÀX-­ me Metauro, l’attuale Petra-­ ce, pur essendo molto gon-­ ÀR VL DSUu SHU IDUOR SDVVDUH Balsamio, assistendo al pro-­ digio, chiese perdono a Fan-­ tino, riuscì anche lui ad attra-­ YHUVDUH LO ÀXPH H VL FRQYHUWu La villa di Balsamio, alla mor-­ te di Fantino, divenne una chiesa dove fu conservato il corpo del santo.

Santi calabresi del primo millennio


SANTITÀ IN CALABRIA Nicola Malena nacque a Rossano intorno al 910, da una nobile e ricca famiglia. Dopo il PDWULPRQLR H OD QDVFLWD GL XQD ÀJOLD D anni, decise improvvisamente di abbando-­ nare la famiglia per farsi monaco. Nel 953 fondò presso l’attuale comune di San De-­ metrio Corone il monastero di Sant’Adria-­ QR GRSR DYHU ULÀXWDWR GL GLYHQWDUH YHVFRYR di Rossano. Con un gruppo di monaci visse prima a Vallelucio, vicino Montecassino, SRL D 6HUSHUL QHL SUHVVL GL *DHWD HG LQÀQH nel 1004, con l’aiuto del giovane discepo-­ lo Basilio, rossanese pure lui, cui impose il nome di Bartolomeo (Rossano, 981 – Grot-­ taferrata, 1055), costruì l’abbazia di Grotta-­ ferrata, alle porte di Roma. Giovanni Paolo II, nella sua storica visita LQ &DODEULD QHOO·RWWREUH FRVu GLVVH ©« ÀJXUH GL XRPLQL VDQWL FKH KDQQR DUULFFKLWR con la loro spiritualità non solo la Chiesa di Calabria, ma tutta la Chiesa di Cristo;; ricor-­ diamo San Nilo e San Bartolomeo di Rossa-­ QR FKH VRQR OH ÀJXUH SL UDSSUHVHQWDWLYH GHO PRQDFKHVLPR FHQRELWLFR LWDOR JUHFRª San Nilo con in mano il complesso monastico di Sant’Adriano a San Demetrio Corone (CS), icona di Anna Marinaro, 2010.

«Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce» (San Nilo).

San Nilo e San Bartolomeo

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SANTITÀ IN CALABRIA L’esistenza di San Giovanni The-­ restis (995-­1054) è segnata dalle invasioni turchesche, il padre viene ucciso, e la madre, ridotta in schiavitù in Sicilia, è costret-­ ta a sposare un capo arabo. Di nascosto, pur facendolo giocare con altri bimbi musulmani, gli fa conoscere ed amare Gesù. A 14 anni Giovanni, lasciata l’isola, raggiunge la Calabria dove era nato, e vende tutti i beni apparte-­ nuti alla sua famiglia distribuen-­ doli ai poveri. Chiede di essere battezzato ed il vescovo del po-­ sto gli impone il suo nome: Gio-­ vanni. Successivamente chiederà di entrare nel monastero, accolto ed amato per la sua grande umil-­ tà ed ubbidienza.

104 Icona raffigurante San Giovanni Therestis e il miracolo della mietitura.

Santa Veneranda martire locrese Santi martiri locresi Modestino, Fioren-­ tino e Flaviano (295) San Cocofante martire da Scilla (298) San Felice da Scilla (299) Santi Fazio e Deodata da Tauriano (304) San Lucio vescovo di Reggio (590) San Cirillo vescovo di Reggio (sec. VIII) Sant’Arsenio abate (sec. IX) Sant’Elia il giovane (823-­903) San Leoluca (815-­915) Sant’Elia abate lo Speleota (864-­960) Santa Teodora da Rossano (sec. X) San Ieiunio di Gerace (sec. X) San Gregorio da Cassano (1002)

Il miracolo della mietitura Un giorno Giovanni, recatosi in campagna, si imbatté con dei mietitori, ma un temporale li costrinse a trovare un riparo;; il giovane monaco invece pregò e quando ritornarono gli uomini dei campi, trovarono inaspetta-­ tamente che tutto il loro lavoro era stato miracolosamente fatto, dal giovane in preghiera che da quel momento prese il nome di Therestis (il mietitore). I testi più antichi raccontano che LO VDQWR KD ©VHPLQDWR H PLHWXWR nell’intensità della preghiera e GHOO·DPRUHª H FKH GD 'LR ©VL RW-­ tiene perché si vuole e si vuole SHUFKp VL DPDª

Santi calabresi italo-greci


SANTITÀ IN CALABRIA

San Leo e le reliquie contese San Leo, è un monaco calabrese venerato ed ama-­ to da due comunità del reggino: Bova, antica sede episcopale, ed Africo. La custodia del suo corpo è stato da sempre motivo di dissidio tra i due paesi. Attualmente la gran parte delle reliquie sono a Bova;; mentre ad Africo è toccato un dito di San Leo, che da subito si rivelò dotato di grandi po-­ teri taumaturgici. In particolare gli indemoniati, che durante la festa in suo onore passano sotto la teca dove è conservata la reliquia, immediatamen-­ te vengono liberati dalla possessione del maligno.

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Dalla Calabria all’Abruzzo Per sfuggire alle incursioni saracene del X secolo, un gruppo di 20 eremi-­ ti calabro-­greci lasciarono Canale in Sila e si rifugiarono in Abruzzo. Abbiamo soltanto i nomi di 7 di essi: Sant’Ila-­ rione, San Nicola Greco (venerato a Guardiagrele), San Falco di Taverna (il patrono di Palena, nella foto in basso), San Rinaldo (venerato a Fallascoso), San Fran-­ co (compatrono di Francavilla a mare), San Giovanni (il suo corpo è conservato a San Giovanni in verde) e 6DQW·2UDQWH YHQHUDWR D 2UWXFFKLR

Santi calabresi italo-greci


SANTITÀ IN CALABRIA

Nel cuore delle Serre vibonesi, il tedesco Bruno da Colonia nel 1084 fonda la Certosa, proponendo il suo ideale di vita nascosta agli uomini che vogliono vivere nel silenzio l’amore a Dio.

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Serra San Bruno (VV), Santa Maria del Bosco, laghetto con la statua di San Bruno.

©/D &DODEULD FKH VL SDUODª per dirla con Corrado Alva-­ ro, custodisce gelosamen-­ te a Serra San Bruno il più grande silenzio che uomini possano fare: la clausura dei Certosini. Un mondo a par-­ te, dove una ventina di frati, molti già anziani, ma anche un manipolo di giovanissi-­ mi, vivono le ventiquattr’ore con il cuore sempre rivolto a Dio. Da qualche anno per conoscere più da vicino la loro vita si può visitare il museo della Certosa.

Le profezie dell’abate Gioacchino da Fiore /·DEDWH *LRDFFKLQR ©GL VSLULWR SURIHWLFR GRWDWRª FRPH OR GHÀQLVFH 'DQWH QHO ;,, FDQWR GHO 3DUDGLVR QDFTXH D Celico, un paesino a pochi chilometri da Cosenza, nel 1130. Il suo biografo, Luca Campano, che sarà l’arci-­ vescovo della riconsacrazione del Duomo cosentino e che, nel 1222 riceverà in dono, da Federico II, la famosa croce reliquiario, conosciuta come la Stauroteca di Co-­ senza, ci racconta che Gioacchino, dopo un viaggio in Terra Santa, decise di andare a vivere con i Cistercen-­ si nella Sambucina di Luzzi;; successivamente fondò i Florensi. Secondo Gioacchino, inizialmente c’è stata l’epoca del Padre o del timore;; poi, con la venuta del Cristo, l’epoca della Grazia, della carità o del Figlio, ed ora Disegno di tutta l’umanità si prepara alla nuova era, quella dello Spirito. Bruce Atherton.

San Bruno e la Certosa


SANTITÀ IN CALABRIA

Per portare la Buona Novella è stato sparso dai martiri molto sangue, a testimonianza che la fedeltà a Gesù Cristo vale più della propria vita.

Tropea (VV), Convento «La sanità», tela «Il martirio di San Daniele Fasanella».

Nel 1622, in Giap-­ pone furono ucci-­ si, arsi vivi, alcuni cristiani. Tra gli al-­ tri, due missionari gesuiti calabresi, il Beato Camillo Co-­ stanzo, nativo di Bovalino (1572) e il Beato Pietro Paolo Navarro origina-­ rio di Laino Borgo (1560).

Il 10 ottobre 1227 a Ceuta, nell’attuale Marocco, trovarono la palma del martirio sette frati francescani calabresi, che si era-­ no recati in terra d’Africa per evangelizzare i maomettani. Decisero di non abiurare e di WHVWLPRQLDUH OD ORUR IHGH ÀQR alla morte;; furono condannati alla decapitazione e i loro corpi, pietosamente raccolti da mer-­ canti cristiani, furono seppelli-­ ti nel cimitero di Ceuta. I santi sette martiri francescani erano: Daniele Fasanella di Belvede-­ re Marittimo, Nicola Abenante e Leone Somma di Corigliano, Ugolino da Cerisano, Donnolo Rinaldi, Angelo Tancredi e Sa-­ muele Jannitelli di Castrovillari.

Santi martiri calabresi

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SANTITÀ IN CALABRIA

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Paolo d’Ambrosio nacque a Cropani (CZ) il 24 gennaio 1432. A 18 anni entrò QHO 7HU]·2UGLQH UHJRODUH GHL )UDQFHVFD-­ ni e, nel 1458, fu ordinato sacerdote. La fama della sua santità di vita si diffu-­ se anche nei paesi vicini, molti fedeli volevano conoscerlo per confessarsi con lui. Per un desiderio di solitudine e raccoglimento si ritirò in un eremo in contrada Scavigna, tra Cropani e Belca-­ stro. La sua mamma spesso lo aiutava nell’assistenza ai poveri;; ma l’episodio più suggestivo è quello avvenuto in oc-­ casione della morte del padre. Mentre celebrava la Messa nella Chiesa di San-­ ta Maria della Consolazione a Roma, il Beato Paolo fu avvolto da una nube, rendendosi invisibile ai presenti. Quan-­ do, dopo poco, riapparve, al superiore, che gli domandò cosa fosse avvenuto, rispose con semplicità, che era stato a Cropani per dare l’ultimo bacio al pa-­ dre defunto. Il Beato Paolo morì nel giorno del suo compleanno del 1489. Le sue reliquie sono oggetto di grande cul-­ to nella parrocchia di Cropani.

Per testimoniare il Vangelo di Cristo i Francescani calabresi hanno sposato lo spirito di “Madonna povertà”.

Cropani (CZ), la statua del Beato Paolo d’Ambrosio.

Il Beato Giovanni Cozza da Castro-­ villari (1480-­1530), visse in odore di santità;; morì a San Lucido e, se-­ condo una leggenda, il suo corpo fu portato di notte nel convento di San Francesco d’Assisi nel centro stori-­ co a Cosenza sul dorso di un asinel-­ OR Ë FRQVHUYDWR H YLVLELOH GHQWUR un’urna nella sacrestia della Chiesa.

Francescani di Calabria


SANTITÀ IN CALABRIA

Tanta santità nei conventi francescani in terra di Calabria Padre Pietro Catin nel 1220 fu il primo francescano a venire in Calabria. Fondò a Ca-­ strovillari (CS) il Pro-­ toconvento, e fu ucciso da un ricco mercante ebreo.

Gesualdo Melacrinò taumaturgo reggino

Padre Filippo Gesualdi da Castrovillari IX PLQLVWUR JHQHUDOH GHOO·2UGLQH dei Conventuali e divenne vescovo di Cariati. Padre Antonio da Olivadi, minore cap-­ puccino, nacque il 1º gennaio 1653 e morì a Squillace il 22 febbraio 1720. Fra’ Antonio da Panettieri, laico cappuc-­ cino, aveva il dono della preveggenza, anche Fer-­ dinando II volle cono-­ scerlo. Morì in concetto di santità, a Rogliano (CS), il 2 gennaio 1863.

Padre Gesualdo Mela-­ crinò è nato a Reggio Ca-­ labria il 18 ottobre 1725. A quindici anni indossò il saio dei Cappuccini, studiò molte lingue e si interessò a vari argo-­ PHQWL WUD FXL ÀORVRÀD PDWHPDWLFD H ÀVLFD VSH-­ rimentale. Per umiltà rinunciò a di-­ ventare vescovo di Mar-­ tirano. Per ben due volte attraversò lo Stretto di Messina, come aveva fatto San Francesco di Paola, sul suo mantello. Morì il 28 gennaio 1803, mentre era ministro pro-­ YLQFLDOH GHO VXR 2UGLQH

Francescani di Calabria

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SANTITÀ IN CALABRIA

I cavoli di Sant’Umile Sant’Umile accettava tut-­ to con umiltà. Un giorno il suo superiore, un po’ per celia e un po’ per metter-­ lo alla prova, gli ordinò di piantare i cavoli con le radici in alto. Lucantonio non discusse gli ordini e fece proprio come gli aveva comandato il suo superiore. Ma, meraviglia delle meraviglie, i cavoli invece di ingiallire, per-­ ché non avevano le radici in terra, maturarono subi-­ to in modo sorprendente.

110 Sant’Umile da Bisignano, opera pittorica di Piero Casentini, 2003, nel Convento Sacre Stimmate di Bisignano (CS).

Lucantonio Pirozzo nacque a Bisignano (CS) nel 1582, a 27 anni riuscì ad entrare tra i frati minori;; dopo il noviziato svolto a Mesoraca (KR) emise i YRWL H JOL IX DIÀGDWR LO QRPH GL IUD· 8PLOH FKH FD-­ ratterizzerà tutta la sua esistenza. Pur essendo un illetterato il poverello di Bisignano aveva un dono straordinario che era la scienza infusa, tanto da essere richiesto come consulente da due papi: Gregorio XV e Urbano VIII. Conosceva profondamente le Sacre Scritture, i Padri della Chiesa ed era devoto di Duns Scoto. Aveva poteri taumaturgici e profetici. Nel 1637 morì santamente nel Convento della Riforma di Bisignano, dove è conservato il suo corpo. Fu subito oggetto di venerazione popolare e nel 1882 divenne beato, mentre nel 2002 Giovanni Paolo II lo ha elevato agli onori degli altari.

Sant’Umile da Bisignano


SANTITÀ IN CALABRIA

Acri (CS), Basilica del Beato Angelo, particolare del portone bronzeo, opera di Eduardo Filippo, 1997.

Lucantonio Falcone nacque ad Acri (CS) il 19 ottobre 1669, di umili origini, dopo varie vicissitudini entrò tra i Cappucci-­ QL GRYH JOL YHQQH DIÀGDWR LO PLQLVWHUR di predicatore. La sua parola fu ascol-­ tata in numerosi centri della Calabria e GHOO·,WDOLD PHULGLRQDOH 2OWUH DG DQQXQ-­ ciare i misteri della fede, e a presentare la Vergine Addolorata, come mamma di tutti i sofferenti, denunciò con forza e co-­ raggio la corruzione dei potenti e lo stato di abbandono delle classi più povere del meridione. Morì il 30 ottobre 1739 e fu EHDWLÀFDWR GD SDSD /HRQH ;,, QHO La sua città natale, sotto la spinta di pa-­ GUH *LDFLQWR 2VVR da Belmonte, gli ha dedicato un im-­ ponente santuario basilica, dove ripo-­ sa il suo corpo. Nei locali del vecchio convento è stato sistemato un inte-­ ressante museo con oggetti appartenuti al Beato Angelo.

Dalle corti reali al convento /D YHQHUDELOH VXRU 0DULDQJHOD GHO &URFLÀVVR HUD QDWD DG $OWRPRQWH &6 LO PDU]R ÀJOLD GL *LXVHSSH /HRSROGR 6DQVHYHULQR SULQFLSH GL Bisignano e di Stefania Pignatelli d’Aragona. Dopo aver trascorso la gio-­ vinezza nelle corti di Napoli e Palermo, a 17 anni in-­ contrò il Beato Angelo d’Acri, che la aiutò a discernere la sua vocazione religiosa. Due anni dopo entrò nelle Cappuccinelle di Acri, e visse in strettissima povertà, fu un esempio di osservanza delle regole e di profonda spiritualità. Morì il 3 ottobre 1764, il suo corpo è sepolto nella Chiesa di Santa Chiara e un’ampolla del suo san-­ gue non coagulato, si conserva nell’attiguo museo.

Beato Angelo di Acri

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SANTITÀ IN CALABRIA

112 Cetraro (CS), Chiesa di San Benedetto, opera pittorica di Salvatore Abate, 2006.

Albenzio De’ Rossi nacque a Cetraro nel 1542, divenuto mag-­ giorenne indossò l’abito di ere-­ mita, proponendo a tutti, quello che sarà il suo motto di sempre: ©)DFHPR EHQH DGHVVR FKH DYHPR WHPSRª 1HOOD FLWWj GHO SDSD IRQ-­ dò gli eremiti di Porta Angelica, una congregazione che accoglie-­ va i pellegrini e i malati. Nel cor-­ so del suo viaggio in Terra Santa gli venne donata una bellissima icona di Maria che porterà sem-­ pre con sé. A Roma, nei pressi del Vaticano, a ricordo del Santuario eretto da fra’ Albenzio, abbattuto nel 1940, c’è l’edicola con il mo-­ VDLFR UDIÀJX-­ rante la Mater G r a t i a r u m ;; l’icona mira-­ colosa è ora custodita nel-­ la Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Trionfale.

La riforma degli Agostiniani 1HO ;9 VHFROR QHOO·2UGLQH DJRVWLQLDQR VL IRUPD-­ rono due movimenti di riforma;; il primo ad ope-­ ra del Beato Francesco da Zumpano (1455-­1519), questa nuova regola prese il nome dal paese nata-­ le del beato Francesco e fu detta degli Agostiniani Zumpani, furono oltre 40 i conventi con 300 frati. La seconda detta di Colloreto, in agro di Morano Calabro la iniziò il Venerabile Bernardo Milizia da Rogliano (1519-­1602).

Albenzio De’ Rossi e altri Venerabili


SANTITÀ IN CALABRIA

Don Carlo Amirante nacque a Soverato il 3 set-­ tembre 1852. Suo malgrado partecipò il 20 settembre 1870 alla presa di Porta Pia. Ferito alla gola, sentì la chiamata del Signore a servirlo nel sacerdozio. Volle recarsi personalmente da Pio IX per chiedergli per-­ dono, ma il papa lo rassicurò. Parlò chiaramente con OD VXD ÀGDQ]DWD GHOOD YRFD]LRQH H SURIHWL]]z DQFKH D lei che sarebbe diventata suora. A Napoli si distinse per l’ardore dell’apostolato e volle essere terziario dei Servi di Maria. Morì santa-­ mente il 20 gennaio 1934.

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Il Redentorista apostolo delle Calabrie Padre Vito Michele Di Netta nacque a Vallata in provincia di Avellino il 26 febbraio 1787. Entrò nella Congregazione dei Redentoristi fondata da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e, dopo l’ordina-­ zione sacerdotale, nel 1811, fu mandato in Calabria dove si dedicò, senza soste, all’evangelizzazione, tanto da essere chiamato l’apostolo delle Calabrie. Morì santamente il 3 dicembre 1849. Il suo corpo riposa nella Chiesa del Gesù a Tropea.

Albenzio De’ Rossi e altri Venerabili


SAN FRANCESCO DI PAOLA

Francesco Martolilla nasce a Paola (CS) il 27 marzo 1416, in gioventù si ritira in una grotta, ma alcuni suoi amici gli chiedono di condividere con lui quell’esperienza di ricerca di Dio. I seguaci dell’eremita aumentano tanto da fondare nuovi romitori. Muore a Tours il 2 aprile 1507 all’età di 91 anni, dei quali 67 trascorsi in Calabria e 24 in Francia; alla sua morte l’Ordine dei Minimi aveva 29 conventi.

Il bastone di San Francesco

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Siamo abituati ad immaginare San Francesco di Paola con il bastone, ma in realtà, come emerge dai testi del Processo Cosentino, il paolano iniziò ad usarlo in età avanzata, per San Francesco di Paola in una tela di una semplice caduta, che non gli Francesco Fontebasso, 1736. permetteva di camminare bene. Nei racconti della sua vita, il bastone diventa strumento dei miracoli che compie nel nome del Signore, assumendo YDUL VLJQLÀFDWL ,O PLUDFROR D 3DWHUQR &DODEUR GL WUDFFLDUH FRQ LO EDVWRQH LO FDP-­ mino dell’acqua che lo segue, ma poiché i contadini litigano, le ordina di non VFRUUHUH ÀQ TXDQGR QRQ VL VDUDQQR ULFRQFLOLDWL SHU LO EHQH GL WXWWL FRPSLH OD VWHVVD FRVD D &RULJOLDQR DQFKH VH LO EDVWRQH YLHQH VRVWLWXLWR QHOO·LFRQRJUDÀD con una canna, perché nel 1598 salva la città dall’invasione dei turchi, puntel-­ ODQGR LO SRUWRQH GHOOD FKLHVD FRQ XQD FDQQD 4XL LO EDVWRQH DVVXPH LO VLJQLÀ-­ cato di liberazione. Nel 1483, partendo per la Francia, in obbedienza al Papa, il suo bastone sta ad indicare l’eremita-­viandante che insegna che siamo tutti ©SHOOHJULQL H IRUHVWLHUL LQ TXHVWD YLWD FKH SDVVDª 6DQ )UDQFHVFR GL 3DROD HQWUD nella memoria collettiva dei calabresi che lo sognano con il bastone;; anche qui tanta simbologia: diventa il rimprovero e, quindi, la coscienza critica, per il cattivo comportamento;; diventa il coraggio di non aver paura di ribellarsi DOOH LQJLXVWL]LH GLYHQWD O·LQGLFDWRUH SHU WHQHUH VHPSUH ©ÀVVR OR VJXDUGR YHUVR 'LRª GLYHQWD OR VWUXPHQWR GHOOD SDFH SHUFKp FRQ LO EDVWRQH 6DQ )UDQFHVFR GL Paola divide a Paterno l’albero conteso da due fratelli, che per questo motivo HUDQR GLYHQWDWL QHPLFL IDFHQGR FRPSUHQGHUH FKH ©OD SDFH q LO SL JUDQGH WHVR-­ UR FKH L SRSROL SRVVDQR DYHUHª

San Francesco di Paola


SAN FRANCESCO DI PAOLA

Cittadella del Capo di Bonifati (CS), monumento bronzeo per il quinto centenario della morte di San Francesco di Paola, opera di Romeo Sandrin, benedetta dal papa Benedetto XVI il 4 luglio 2006.

Il mare è segno di unione, con-­ giunge terre lontane;; ci fa pen-­ sare a San Francesco mentre lo percorre sul mantello tra Catona e Messina e alla nostra civiltà me-­ GLWHUUDQHD H FULVWLDQD Ë OXRJR GL lavoro e di fatica: si pesca e serve per il trasporto, ci fa pensare a San Francesco che è intervenuto per favorire pescatori e trasportatori, facendoci comprendere la nobiltà H OD VDQWLWj GHO ODYRUR Ë HVSUHVVLR-­ ne di bellezza, di serenità, di pace, di potenza, di forza e ci fa pensare a San Francesco che l’ha contem-­ plato più volte ed è intervenuto per calmare le acque e concedere una rotta sicura ai naviganti, in-­ segnandoci la sacralità della na-­ tura, che va rispettata e protetta. Ë HVSUHVVLRQH GL VSHUDQ]D H GL accoglienza e ci fa pensare agli immigrati che approdano dispe-­ rati sulle nostre coste. Anche San Francesco sbarca da emigrante in Francia, continuando ad amare la Calabria, sua terra, e diventando cittadino di due patrie.

L’attraversamento miracoloso da Catona a Messina a «bordo» del suo mantello ha fatto del santo paolano il protettore della gente di mare. A lui sarà dedicato il ponte sullo Stretto. La stanga del timone urtava di qua e di là, mentre la barca saltava in aria e VL LQDELVVDYD ©$K 6DQ )UDQFHVFR GL 3DROD $K 6DQ )UDQFHVFR EHQHGHWWR ª strillavano i due ragazzi, ora che non sapevano più che fare. San France-­ sco misericordioso li udì, mentre andava per la burrasca in soccorso dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi. (Da I Malavoglia di Giovanni Verga)

San Francesco di Paola e il mare

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SAN FRANCESCO DI PAOLA Nicola Saggio nato a Longobardi (CS) il 6 gennaio 1650, nonostan-­ te l’opposizione dei genitori en-­ WUz FRPH IUDWHOOR REODWR QHOO·2U-­ dine dei Minimi. Nei conventi dove fu inviato fece i lavori più umili, a Roma fu addetto alla sa-­ grestia e portinaio, ma per la sua fama di santità e per i fatti pro-­ digiosi che compiva, fu ricercato da molte persone. Morì a Roma il 2 febbraio 1709 esclamando: ©3DUDGLVR 3DUDGLVRª )X SURFOD-­ mato beato il 1786. Napoli, Basilica reale, il Beato Nicola da Longobardi, opera di Natale Carta.

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Madre De Giovanna

Beata Elena Aiello

Santa Clelia Barbieri

Tre moderne congregazioni religiose femminili si rifanno nel nome e nel-­ la spiritualità al carisma penitenziale di San Francesco: le Suore Minime dell’Addolorata fondate della bolognese Santa Clelia Barbieri (1847-­1870), le Suore Minime di San Francesco di Paola fondate dalla genovese madre Raffaella De Giovanna (1870-­1933) e le Suore Minime della Passione di No-­ stro Signore Gesù Cristo, della Beata Elena Aiello e suor Gigia Mazza.

Nicola Saggio e la santità minimitana


SAN FRANCESCO DI PAOLA

L’albero della santità minimitana è molto fiorito. Frati, monache e anche uomini e donne del Terz’Ordine. Ma non sono mancati i martiri.

6RQR PROWL L ÀJOL VSLULWXDOL GL 6DQ )UDQFHVFR GL 3DROD FKH FRQ OD ORUR VDQWLWj GL vita hanno illuminato la triplice famiglia di religiosi, monache e terziari mi-­ nimi. Tra i suoi contemporanei: gli stessi genitori: il papà Giacomo D’Alessio H VXD PDPPD 9LHQQD GL )XVFDOGR H SRL OD ÀJOLD GL /XJL ;, OD UHJLQD *LRYDQ-­ na di Valois. Tra i religiosi: SDGUH %DOGDVVDUH 6SLQR SDGUH %HUQDUGLQR G·2WUDQWR GD Cropalati, padre Francesco Binet, padre Nicola Ficquet (martire nel 1574), il roglianese mons. Gaspare Ricciulli Del Fosso arcivescovo di Reggio Calabria, il Beato Gaspare De Bono, fra’ Andrea Pepoli, padre Alberto Gul-­ lo di Cosenza, il Beato Carlo Luigi Hurtrel (mar-­ tire nel 1792), fra’ Pio Delle Piane. Tra le monache: madre Maddalena del Croci-­ ÀVVR H VXRU &RQVXHOR 8WULOOD /R]DQR Del Terzo Ordine: San Giovanni di Dio, fon-­ GDWRUH GHL ©)DWH EHQH IUDWHOOLª 6DQ )UDQFHVFR GL 6DOHV YHVFRYR GL *LQHYUD H IRQGDWRUH GHOO·2UGLQH della Visitazione;; San Vincenzo Pallotti, fonda-­ tore della Società delle Missioni e San Daniele Comboni fondatore dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.

Nicola Saggio e la santità minimitana

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SAN FRANCESCO DI PAOLA

Reliquie in Calabria

118 Paola (CS), la facciata barocca dell’ingresso alla Basilica.

San Francesco di Paola è il santo più venerato in Calabria perché il più santo dei calabresi e il più calabrese dei santi.

Paola Cappella della Basilica: le ossa pervenute nel 1935 dal-­ la Francia, altre sono rimaste nella Chiesa di San Martino a Tours;; mantello, sandali, den-­ te lasciato alla sorella Brigida prima di partire per la Fran-­ cia. Nella nuova aula liturgi-­ ca, sotto l’altare maggiore: il cranio. Paterno: ossa, cappuccio, fu-­ nicella, calzari, la pelle di An-­ tonella la trota risuscitata, pen-­ tola metallica. Una delle due pietre dove lasciò le impronte, l’altra è a Morano Calabro. Corigliano Calabro: il Cro-­ FHÀVVR FKH SRUWDYD VHPSUH con sé, la canna (in ricordo dell’apparizione del 1582);; un pezzetto del costato, cordone, e la pietra guanciale nel Romi-­ torio “San Francischiellu”. Sambiase di Lamezia Terme: un dito. Cosenza: il cappuccio. Oriolo Calabro: l’alluce.

San Francesco di Paola - devozione in Calabria


SAN FRANCESCO DI PAOLA Padre Bernardo Boyl, aragonese, vica-­ rio generale dei Minimi di Spagna, è stato il primo missionario inviato dal Papa nel nuovo mondo. Partito con Cristoforo Colombo il 25 settembre 1493 da Cadice, due mesi dopo giunse ad Haiti, dove il 4 gennaio 1494 cele-­ brò la prima Messa. San Giovanni Bosco un giorno disse al generale dei Minimi padre Raffaele 5LFFD ©&HUFD GL DUUXRODUH PROWH YRFD-­ ]LRQL SHUFKp O·2UGLQH GHL 0LQLPL KD ancora una grande missione da com-­ SLHUH QHO PRQGRª Padre Bernardo Boyl, religioso minimo, accompagna Cristoforo Colombo nel secondo viaggio nelle Americhe, disegno del 1992.

In Vaticano due statue del santo: la prima nel colonnato del Bernini, la seconda nella Basilica proprio difronte l’effige di San Pietro.

Reliquie in Italia Milazzo: la berrettella. Roma San Francesco ai Monti: il bastone. Napoli Santa Maria della Stel-­ la: la camicia. Vietri sul mare casa Beninca-­ sa: la salvietta con cui si asciu-­ gò quando partì per la Francia, lasciando impressa l’immagine del suo volto. Genova Santuario: vari ogget-­ ti, tra cui le sue lenti.

Il 13 marzo 2008, a Roma, Benedetto XVI ha incontrato i giovani per una liturgia peniten-­ ]LDOH VLJQLÀFDWLYR il luogo scelto: sot-­ to la grande statua di San Francesco di Paola, opera di Giovanni Battista Maini (1732). Da sempre il santo taumaturgo paola-­ no è associato alla scelta della vita pe-­ nitenziale.

San Francesco di Paola - devozione nel mondo

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

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Mons. Giuseppe Pullano, catanzarese, vescovo di Patti (ME) in Sicilia.

Mons. Giuseppe Pullano nasce a Pentone (CZ) l’11 luglio 1907. Dopo gli studi WHRORJLFL DO ©6DQ 3LR ;ª q RU-­ dinato sacerdote il 3 agosto 1930. Sette anni dopo è chia-­ mato a reggere la parrocchia di Gimigliano e diventa ret-­ tore del Santuario di Porto. Papa Pio XII nel 1953 lo no-­ mina vescovo a Patti in Sici-­ lia, e succede a mons. Ange-­ lo Ficara. Muore a Sant’Elia di Catanzaro il 30 novembre 1977. Mons. Pullano è il fon-­ datore della Congregazione ©6RUHOOH 6SHUDQ]LQH GHOOD 0DGRQQD GHO 7LQGDULª La devozione alla Vergine Maria ha segnato tutta la sua vita: il Santuario di Ter-­ mine nel suo paese natale, quello di Porto da giovane prete, ma soprattutto la co-­ struzione del nuovo grande Santuario di Tindari in pro-­ vincia di Messina.

Nel Novecento sono state tante le figure significative di vescovi che hanno retto le diocesi calabresi. Mons. Agostino Castrillo nasce a Pietra-­ vairano, in provincia di Caserta, il 18 febbraio 1904. A 15 anni veste l’abito francescano dei Minori;; per 13 anni è ministro provinciale del VXR 2UGLQH QHO · q FRQVDFUDWR YHVFRYR GL 6DQ Marco, due anni dopo un male incurabile lo co-­ stringe all’immobilità. Accetta con fede il dolo-­ UH H OR YLYH FRPH GRQR ©/D YLWD WHUUHQD q FRPH OR VWHOR FKH VRUUHJJH LO ÀRUH GHOOD YLWD HWHUQDª

Vescovi


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

Nella sede vescovile di Reggio Calabria i successori di Santo Stefano di Nicea

Mons. Enrico Montalbetti (1888-­1943), veneziano, morì drammati-­ camente sotto i bombardamenti inglesi, durante una visita pastorale ad Annà di Melito Porto Salvo. Mons. Antonio Lanza (1905-­1950) nativo di Castiglione Cosentino, estensore della Lettera collettiva dell’episcopato meridionale sui pro-­ blemi sociali. Mons. Giovanni Ferro (1901-­1992), piemontese, religioso dei padri So-­ maschi, fu consacrato vescovo a Genova dal cardinale Siri. Pur non co-­ noscendo il Meridione si immedesimò nella realtà reggina condividendo gioie e dolori del suo gregge. Si fece povero fra i poveri e anche durante la ULYROWD GHO 6HWWDQWD VL DGRSHUz SHU OD SDFLÀFD]LRQH GHO VXR SRSROR

Vescovi

Mons. Giovanni Mele (1919-­1979), di Acquafor-­ mosa (CS), primo vescovo dell’Eparchia di Lungro, pastore buono e premu-­ roso. Mons. Pietro Raimondi (1896-­1987), di Verbicaro (CS), vescovo di Crotone QHL GLIÀFLOL DQQL GHO GR-­ poguerra e della riforma agraria.

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

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Gaetano Catanoso nasce a Chorio di San Lorenzo, in provincia di Reggio Calabria, il 14 febbraio 1879. Viene or-­ dinato sacerdote il 20 settembre 1902 e dopo due anni è nominato parroco di Pentedattilo, un caratteristico paese abitato, allora, da meno di mille anime ai piedi dell’Aspromonte, dove pre-­ VWHUj LO VXR VHUYL]LR VDFHUGRWDOH ÀQR al 1921. Qui inizia a promuovere la GHYR]LRQH DO ©9ROWR 6DQWR GHO 6LJQRUH VRIIHUHQWHª 1HO IRQGD O·LVWLWXWR religioso delle Figlie di Santa Veronica, Missionarie del Volto Santo. Ë WRUQDWR DOOD &DVD GHO 3DGUH LO DSULOH EHDWLÀFDWR GD *LRYDQQL 3DROR ,, LO 4 maggio 1999, è stato proclamato san-­ to da Benedetto XVI il 23 ottobre 2005. Il Santuario del Volto Santo, a Reggio Calabria, voluto da San Gaetano Cata-­ noso, custodisce la sua tomba;; nell’an-­ nesso convento è possibile visitare la camera da letto e lo studio con scritti e i suoi oggetti personali.

Amava dire alle sue suore: «Recatevi nei centri più abbandonati, dove tutti si rifiutano di andare».

Reggio Calabria, Santuario del Volto Santo, l’urna contenente i resti mortali di San Gaetano Catanoso.

L’aureola sul capo dei santi è il segno luminoso della loro vita. ,O QLPER R L UDJJL UDIÀJXUDWL GDL pittori sono il riverbero della luce divina.

San Gaetano Catanoso


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

Don Carlo De Cardona in un disegno del 1984.

Tanti i preti diocesani che meritano di essere ricordati. Tra loro: don Dome-­ nico Conte di Acri (1874-­1933), don Francesco Antonio Caruso di Gasperi-­ na (1879-­1951), don Francesco Maiolo di Nicastro (1900-­ 1969), don Italo Ca-­ labrò (1925-­1990) e don Domenico Farias (1927-­2002) del clero di Reggio Calabria.

Don Carlo De Cardona (Mora-­ no Calabro (CS), 4 maggio 1871-­ 10 marzo 1958) è stato l’emblema dei preti sociali a cavallo fra XIX e XX secolo. Ha fondato leghe contadine ed operaie e istituzio-­ ni economiche volte allo sradi-­ camento dell’usura ai danni dei ceti più umili. L’arcivescovo di Cosenza, mons. Camillo Sorgen-­ te, lo chiamò nel 1898 come suo segretario personale: in questo periodo De Cardona ebbe modo di cominciare il lungo cammino pastorale che di lì a poco lo por-­ tò ad interessarsi alle problema-­ tiche sociali che maggiormente DIÁLJJHYDQR LO WHUULWRULR FDODEUH-­ se, quali ad esempio, il totale as-­ servimento delle fasce deboli del proletariato ai ricchi possidenti e la lotta contro l’usura che ne de-­ rivava. Nel 1898 fondò il giornale La Voce Cattolica, nel 1901 la Lega del lavoro, e nel 1902 diede vita alla Cassa Rurale Cattolica di Co-­ senza. Nel 1914 venne chiamato da don Luigi Sturzo a far parte del Comitato per il Mezzogiorno dell’Unione Popolare dei Cattoli-­ ci Italiani. Successivamente fon-­ dò a Cosenza, il Partito Popolare Italiano. Il 25 novembre 2010, è stato aper-­ WR LO SURFHVVR GL EHDWLÀFD]LRQH dal tribunale diocesano di Cas-­ sano allo Ionio, costituitosi nella sua città natale, dichiarandolo servo di Dio.

Preti diocesani

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

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Antonio Lombardi è nato a Catan-­ zaro il 13 dicembre 1898 da una fami-­ glia della media borghesia catanzarese. Dopo gli studi al Galluppi e una genera-­ le indifferenza religiosa, nei primi anni Trenta del Novecento, abbracciò con convinzione la fede cattolica e si mise D VWXGLDUH H D VFULYHUH WHVWL GL ÀORVRÀD pubblicati su autorevoli riveste del tem-­ po, collaborò anche con L’Osservatore Romano. Ebbe un intenso carteggio con i più importanti personaggi della cultu-­ ra cattolica non solo italiana: Vito Giu-­ seppe Galati, Igino Gior-­ dani e Jacques Maritain. Cercò sempre di coniugare la cultura con la santità, ol-­ tre agli impegni di caratte-­ re culturale, fu presidente diocesano dell’Azione Cat-­ tolica e progettò per il rione Bellavista di Catanzaro, un Catanzaro, Biblioteca arcivescovile, busto piccolo ospizio per ciechi. bronzeo di Antonio Lombardi, opera di Giusep- Si impegnò nella difesa co-­ pe Rito, 1951. UDJJLRVD GHOO·RUIDQRWURÀR cittadino e diede un consi-­ stente apporto per l’avvio dell’opera In ©/·LPSHJQR GL DSRVWRODWR SHU Charitate Cristi, oggi Fondazione Beta-­ HVVHUH FUHGLELOH HG HIÀFDFH GHYH nia. La sua precoce morte, avvenuta il produrre nella Chiesa e nei cri-­ 6 agosto 1950, gli impedì di portare a stiani l’esigenza della testimo-­ termine i suoi progetti. nianza;; non vi può essere frat-­ tura o contraddizione tra la fede «In Calabria c’è tanta santità cristiana e tutte le implicazioni nascosta, ordinaria, quotidiache essa ha nella vita di ogni na, umile, paziente. Avessimo credente. La Chiesa e il cristiano gli occhi per scorgerla, il cuore sono portatori di luce, e la luce è per contemplarla e la saggezza IDWWD SHU LOOXPLQDUHª Giovanni Paolo II a Cosenza 6 ottobre 1984

per agganciarci ad essa».

Laici credenti

Mons. Giuseppe Agostino


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

«La politica è la più alta forma della carità»

Anche in Calabria laici credenti hanno vissuto la politica come un servizio. 7UD OH ÀJXUH SL OXPLQRVH GL WHVWLPRQLDQ]D FULVWLDQD LQ TXHVWR GLIÀFLOH campo dell’agire umano, si ricordano: Antonino Anile (1869-­1943) di Pizzo Calabro (VV), ministro della Pubbli-­ ca Istruzione, amico personale di padre Agostino Gemelli;; da uomo di go-­ verno toccò proprio a lui inaugurare l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vito Giuseppe Galati GL 9DOOHORQJD 99 VDJJLVWD ÀJXUD preminente della storia del movimento cattolico calabrese. Gennaro Cassiani (1903-­1978) di Spezzano Albanese (CS), deputato e sottosegretario, ebbe sempre a cuore le sorti del suo popolo. Giuseppe Mario Militerni (1914-­1963) di Cetraro (CS), saggista, presi-­ dente della Provincia di Cosenza e senatore della Repubblica. Difese ovun-­ que gli uomini del lavoro, per la loro redenzione sociale.

Laici credenti

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

126 Don Francesco Mottola in un disegno di A. Del Vecchio.

«Ho nell’anima sempre la divina speranza della santità, è Dio che l’ha messa nel mio cuore, come una certezza, è lo Spirito che l’alimenta. La santità, è soprattutto questione di fiducia nel Signore: noi non siamo niente, Dio è tutto! Ecco perché ripeto con gesto più ardito e più ardente il mio povero dono totalitario: Cristo Gesù, voglio farmi santo!». DON FRANCESCO MOTTOLA

Fondatori

Don Francesco Mottola Ë QDWR D 7URSHD 99 LO gennaio 1901;; sacerdote dio-­ cesano, ha dato vita negli anni Trenta del Novecento, DOOD IDPLJOLD GHJOL 2EODWL H GHOOH 2EODWH GHO 6DFUR &XR-­ re, a servizio dei più poveri, anche con l’istituzione delle Case della Carità. Nel 1942 una grave forma di emipa-­ resi gli farà abbracciare la croce della sofferenza nella sua carne. Ha vissuto santa-­ mente la sua esistenza terrena, con-­ cludendo la sua vita il 29 giugno 1969. Il suo cor-­ po mortale riposa nella Cattedrale di Tropea, meta di fedeli che lo invocano chiedendo grazie.

Mons. Francesco Maria Greco Ë LO IRQGDWRUH GHO-­ le Suore Piccole 2SHUDLH GHL 6DFUL Cuori. Visse le virtù dell’umiltà, della mansuetudi-­ ne, della pietà ed operò nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Nati-­ vo di Acri, nel co-­ sentino (1857), vi morì nel 1931.


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

Tra i campesinos gli Ardorini di don Gaetano Mauro Don Gaetano Mauro fondatore dei Missionari Ar-­ dorini, è nato a Rogliano (CS) il 13 aprile 1888. Agli inizi del Novecento fu nominato decano a Montalto Uffugo, dove si appassionò al problema dell’assi-­ VWHQ]D UHOLJLRVD DL UXUDOL ©/D VROLWXGLQH GHL FDVRODUL VH QRQ q ULHPSLWD GL 'LR q GHVRODQWH GHVHUWRª *Lj fra’ Benedetto Falcone, fondatore dell’Istituto degli eremiti della Calabria, aveva inserito nella propria UHJROD LO TXDUWR YRWR TXHOOR GL ©LVWUXLUH JOL LJQRUDQWL FDPSDJQROL QHOOD GRWWULQD FULVWLDQDª Don Mauro concluse la sua giornata terrena all’età di 81 anni, il 31 dicembre 1969. Gli Ardorini oltre ad operare in Calabria e in Canada, svolgono attività di evangelizzazione e pro-­ mozione umana in alcune comunità di campesinos in Colombia. Mons. Giuseppe Cognata (1885-­1972) di Agrigento, dopo la nomina a vescovo di Bova (RC), ha dato vita alla Congregazio-­ QH GHOOH 6DOHVLDQH 2EODWH GHO 6DFUR &XRUH Mons. Cognata, per la sua forte azione pa-­ storale, venne ingiustamente calunniato, ma la suora che lo aveva accusato, ritrattò tutto sul letto di morte. Padre Vincenzo Idà (1909-­1984) di Gerocarne (VV), fondatore delle Suore Missionarie del Catechismo e dei Missionari d e l l ’ E v a n g e l i z-­ zazione. Andò a SUHGLFDUH LO 9DQJHOR ÀQR LQ 0HVVLFR GRYH PRUu , VXRL ÀJOL VSLULWXDOL VRQR SUHVHQWL ROWUH FKH LQ Calabria, in Africa, Terra Santa, Usa, Messico e nelle Filippine.

Fondatori

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Settimia Palmieri è nata a Paola il 23 ottobre 1899, ha sposato il ferrovie-­ UH 5DIIDHOH 6DUSD GD FXL KD DYXWR À-­ gli. Tutti quelli che l’hanno conosciuta la considerano un esempio da seguire di vita cristiana e di amore per la vita. Ë PRUWD LO QRYHPEUH /D SDU-­ rocchia di Paola Marina le ha dedicato il centro di accoglienza, per continuare la sua opera di carità verso gli ultimi. Settimia Sarpa di Paola (CS), mamma amorosa di 14 figli.

128 Accanto ai religiosi, si è avuto in Calabria un fiorire di santità laicale. La Chiesa italiana nel Convegno di Verona 2006 ha voluto che ogni diocesi SUHVHQWDVVH L SURSUL VDQWL ,Q PRGR VFHQRJUDÀFR FRQ DOFXQH JLJDQWRJUDÀH nell’Arena sono state presentate le personalità che hanno illuminato la storia religiosa nazionale del Novecento. La Chiesa calabre-­ se, nel 2001 nel suo convenire a Squillace per interro-­ JDUVL VXL ©FULVWLDQL ODLFL RJJL LQ &DODEULDª KD UHDOL]]DWR XQ YLGHR SHU LOOXVWUDUH DOFXQH ÀJXUH ODLFDOL PROWR VL-­ JQLÀFDWLYH WUD TXHVWH 5RVD /RWLWR GL $FTXDIRUPRVD Giuseppe Mario Militerni di Cetraro, Evelina Cunda-­ ri di Cosenza, Basilio Sposato di Sambiase, Antonio Lombardi di Catanzaro, Fausto Arena di Pizzoni, Do-­ menico Pepè di Cinquefrondi, i coniugi Franco Bono e Maria Rosaria De Angelis di Locri, Mimmo Scordo e Domenico Costantino di Reggio Calabria.

Laiche credenti


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

Natuzza di Paravati Natuzza (Fortunata) Evolo è nata a Paravati, frazione di Mileto (VV), il 23 agosto 1924, già da piccola ave-­ va avuto esperienze mistiche. Ha diviso le sue gior-­ QDWH WUD OH IDFFHQGH GRPHVWLFKH FRQ PDULWR H ÀJOL H la vicinanza di un angelo che l’aiutava nei consigli da dare a quanti si rivolgevano a lei per i loro affanni. Natuzza, come già suor Elena Aiello, du-­ rante la Settimana Santa viveva fenomeni di partecipazione alla Passione di Gesù. Negli ultimi anni della sua vita ha fatto nascere numerosi gruppi di preghiera e ha promosso la costruzione di una nuova grande chiesa con una casa di riposo per anziani, GRYH OHL VWHVVD KD DELWDWR Ë PRUWD LO QRYHPEUH QHO-­ la cappella Rifugio delle anime di Paravati, meta di nume-­ rosi pellegrinaggi, è conservato il suo corpo.

Nella sofferenza fisica una prova di santità

Nuccia Tolomeo è nata il 10 aprile 1936 a Catanzaro Sala, dove è morta il 24 gennaio 1997.

Il martirio per conservare la propria purezza Arcangela Filippelli è nata nel 1852 a Longobardi (CS). A 16 anni, il 7 feb-­ braio 1869, un gio-­ vane che voleva vio-­ lentarla, la uccise. Anche Concetta Lombardo è stata barbaramente assassinata per conservare la propria purezza. Era nata a Stalettì (CZ) il 7 luglio 1924, catechi-­ sta, terziaria francescana, morì il 22 ago-­ sto 1948.

Laiche credenti

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Maria Berardi, nata a Castrovil-­ lari (CS) il 16 luglio 1873, prese il nome di suor Semplice ed emise la sua professione religiosa, se-­ condo l’antica usanza delle mo-­ nache di casa, che non entravano in convento, ma rimanevano nel-­ la propria abitazione indossando un vestito monacale. Le ore della sua giornata erano scandite dal-­ la preghiera, dal raccoglimento e dalle opere di misericordia;; le sue uniche uscite erano riservate agli ammalati e ai carcerati. Morì santamente, come era vis-­ suta, il 23 marzo 1953. Suor Semplice in una foto degli anni Cinquanta del Novecento.

130 Tante le religiose che con la santità di vita han-­ no illuminato il loro passaggio terreno. Da ri-­ cordare: la giovane suor Gina De Rose, che da Rogliano (CS) si reca a Milano per il noviziato tra le Canossiane e che, sul letto di morte, rice-­ ve l’abito che aveva tanto desiderato. La mistica Maria Concetta Pantusa, nata a Celico (CS) il 3 febbraio 1894 e morta ad Airola (BE), a 59 anni il 27 mar-­ ]R 6XRU 5RVHOOD 6WDOWDUL LO ÀRUH GL $QWRQLPLQD 5& entrata nella luce di Dio a Palermo il 4 gennaio 1974, e suor Giustiniana Lia, nativa di Taverna (CZ) che ha por-­ tato il sorriso di Dio nelle missioni dove ha operato. Maria Amelia Fortunato (suor Maria Assunta), nata a Rocca Imperiale (CS) l’8 marzo 1911, a 24 anni entrò in clausura. Volò al cielo il 2 dicembre 1942, raggiungendo la vetta della fedeltà alla sua santa vocazione.

Suore


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Elena Aiello nacque a Montalto Uffugo, un paese alle porte di Cosenza, il 10 apri-­ le 1895. Con suor Gigia Mazza, fondò nel 1928 la Congregazione delle Suore Minime della Passione di Nostro Signo-­ re Gesù Cristo, sostenendo e orientan-­ do le orfanelle verso il matrimonio o la vita consacrata. Il loro quartier generale fu nel centro storico di Cosenza e, dopo aver abitato nei locali dell’ex Cassa rura-­ le di don Carlo De Cardona, allo Spiri-­ to Santo, passarono nella nuova casa di Cosenza Casali, dove, nella cripta della cappella, sono state sepolte. La casa madre conserva gli oggetti più cari della Beata e la stanzetta dove visse ÀQR D SRFKL JLRUQL SULPD GL PRULUH LO giugno 1961. Cosenza Casali, Casa generalizia delle Suore Minime della Passione, la Beata Elena Aiello in un disegno di Raffaele Crovara, 2010.

Mistica e veggente contro gli orrori della guerra ,O PDU]R QHOOD FDVD QDWDOH GL (OHQD $LHOOR VL YHULÀFz SHU OD SULPD volta il fenomeno della sudorazione sanguigna, che si ripeterà tutti gli anni QHL YHQHUGu GL TXDUHVLPD FRVu FRPH JOL DYHYD GHWWR *HV ©2JQL YHQHUGu WL IDUz HQWUDUH LQ WULVWH]]D FRVu PL VDUDL SL XQLWDª 6XRU (OHQD $LHOOR ROWUH DOOH sudorazioni aveva le stimmate, fu una mistica e veggente ricevendo alcuni PHVVDJJL GD SRUWDUH D %HQLWR 0XVVROLQL DIÀQFKq IHUPDVVH OD SDUWHFLSD]LRQH italiana alla seconda guerra mondiale. Il capo del governo non volle mai ricevere suor Elena, anche se personalmente si informò chi fosse l’autrice di quelle lettere che gli arrivavano da Cosenza e fece incontrare il 7 luglio 1942 a Roma sua sorella Edvige con la religiosa cosentina. Da alcune testi-­ monianze di suore minime presenti all’incontro la sorella del duce riferì che 0XVVROLQL GLVVH ©1RQ SRVVR VSH]]DUH LO SDWWR FRQ OD *HUPDQLD H QRQ SRVVR WHUPLQDUH OD JXHUUDª H SRL DQFRUD ©1RQ SRVVR VHUYLUPL GHO FHUYHOOR GL XQD GRQQD ª 6XRU (OHQD VL LUULWz PROWLVVLPR H DOOD GRPDQGD ©&RVD QH VDUj GL PLR IUDWHOORª ULVSRVH ©)DUj OD ÀQH GL 1DSROHRQH R SHJJLRª

Beata Elena Aiello

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Madre Brigida Maria Postorino, fondatrice delle Figlie di Maria Immacolata. Nasce a Catona di Reggio Ca-­ labria il 19 marzo 1865, nella notte di Natale del 1897 sen-­ te l’ispirazione a dar vita al suo Istituto, che vuole essere al servizio dei poveri e degli XOWLPL LO VXR PRWWR VDUj ©$ *HV SHU 0DULDª 0XRUH D Frascati il 30 marzo 1960.

«Seminiamo amore in noi e fuori di noi e raccoglieremo l’amore che bramiamo in questa vita e nell’altra».

MADRE BRIGIDA POSTORINO

132 Catona (RC), monumento bronzeo a Madre Brigida Postorino.

Madre Isabella De Rosis, fondatrice delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore. Nasce a Ros-­ sano (CS) il 3 giugno 1842, i suoi genitori ap-­ partenevano alle migliori famiglie di Rossano e di Crotone. A 19 anni chiese di abbracciare lo stato religioso, ma i familiari si opposero. Nel 1869 entrò come postulante tra le Figlie della Carità a Napoli, e da lì trasferita a Pari-­ gi, che lasciò dopo due anni per motivi di sa-­ lute. Maturò l’idea di fondare l’Istituto Suore Riparatrici del Sacro Cuore, che in pochi anni si estese in tutte le regioni dell’Italia Meridionale, giungendo anche in America Latina. Rendeva la sua anima a Dio l’11 agosto 1911 a Napoli, all’età di 69 anni.

Fondatrici


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Madre Emma Pia Pignanelli, fondatrice dell’Istituto Suore Madonna di Fatima. Nasce a San Giovanni in Fiore (CS) il 25 novembre 1901, nell’ottobre 1949 costituisce la sua co-­ munità religiosa. Conclude la sua esistenza a Reggio Calabria il 23 agosto 1975. Il suo corpo riposa nella cappella del suo Istituto, nei pres-­ si dell’Eremo nella città dello Stretto. Madre Teresa Napoli, fondatrice delle Ancelle Francescane del Buon Pastore. Nasce a Rizziconi (RC) il 12 maggio 1905. A Catanzaro, all’età di 33 anni, nel 1938, con alcune consorelle, fa sorgere la Congregazione delle Ancelle del Buon Pastore. Nel 1955, sostenuta da padre Bonaventura Romano da 3DYXOOR DJJUHJDQGRVL DOO·2UGLQH GHL &DSSXFFLQL DJJLXQJHUj DO SULPLWLYR QRPH LO WHUPLQH ©)UDQFH-­ VFDQHª $ 5RPD LO QRYHPEUH FKLXGHUj OD sua vita terrena. Madre Pasqua Condò, cofondatrice delle Suore Missionarie del Catechi-­ smo. Nasce ad Anoia (RC) il 13 aprile 1909, quando giunse nel suo paese il nuovo parroco don Vincenzo Idà, capì che la sua vita sarebbe stata totalmen-­ te donata agli altri. Padre Idà preparò un gruppo di signorine ad una vita eucaristica ed apostolicamente catechistica, individuò alcuni ragazzi, chia-­ mati al sacerdozio e alla vita religiosa. Le 12 signorine si chiamarono Ostie viventi e si consacrarono, con voto di verginità a Gesù Eucaristia. Con questo primo nucleo, il 5 agosto 1939, iniziò la fondazione dell’Istituto. La Santa Sede nel 1972, sancì la fusione della Con-­ gregazione delle Suore di Santa Gemma Galga-­ ni, Missionarie della Montagna, rimaste in 9, con sede nella diocesi dei Marsi (Aq), con l’opera di padre Idà. La Congregazione è oggi presente in tutto il mondo ed è dedita ad opere di aposto-­ lato, specialmente alla catechesi, all’assistenza degli anziani e alla scuola dell’infanzia. Madre Condò ha concluso la sua vita di servizio per gli altri a Cittanova (RC) il 15 giugno 1993.

Fondatrici

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PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO

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Suor Elisa Miceli in un disegno di Bruce Atherton del 2002.

Suor Elisa Miceli, fondatrice del-­ le Suore Catechiste Rurali del Sacro Cuore. Nasce a Longobardi (CS) il 12 aprile 1904;; mentre aveva pensato di consacrare la sua vita tra le carmeli-­ tane, si imbattè nel suo paese natale con lo sfruttamento e il degrado delle popolazioni rurali. Nel 1934 formerà la Congregazione, dopo che già negli anni Venti aveva dato vita agli oratori rurali e alle Settimane campestri. Da ricordare nella sua famiglia: il fratello don Ciccio Miceli, fondatore dei Ca-­ techisti di Cristo Re, e la sorella Alda (1908-­1998) presidente nazionale del Centro Italiano Femminile dal 1962 al 1980 e una delle poche donne chiama-­ te a partecipare al Concilio Vaticano II. A Frascati, il 19 aprile 1976, renderà la sua anima a Dio;; le spoglie morta-­ li, dopo la ricognizione canonica, sono conservate nella Cappella dalla Ma-­ donna del Carmine, chiesa detta di San Francesco a Longobardi.

Sorella Irma Scrugli, cofondatrice insieme a don Francesco Mot-­ WROD GHOO·,VWLWXWR 2EODWH GHO 6DFUR &XRUH 1DVFH D 7URSHD 99 GD XQD famiglia altolocata, il 4 settembre 1907, dall’incontro con il sacerdote tropeano e conoscendo più da vicino la povertà del-­ la gente, decide di servire il Signore ne-­ gli ultimi. Da tutti riconosciuta come la seguace più autentica del carisma di don 0RWWROD DPDYD GLUH ©1HVVXQD FRVD GXUH-­ vole può essere compiuta senza la scintil-­ OD GHOO·$PRUHª Dopo aver seguito con dedizione tutti quelli che a lei si rivolgevano, si è addor-­ mentata nel Signore il 22 settembre 1994.

Fondatrici

IRMA SCRUGLI Cofondatrice e Sorella Maggiore Istituto Oblate del Sacro Cuore


PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO Madre Maria Teresa De Vincenti, cofon-­ GDWULFH GHOOH 6XRUH 3LFFROH 2SHUDLH GHL 6DFUL Cuori. Nasce ad Acri (CS) il 1° maggio 1872, IDFHQGR ÀRULUH QHO JLDUGLQR GL 'LR XQ QXRYR VWXSHQGR ÀRUH 'DOO·LQFRQWUR GL GXH DQLPH generose (la De Vincenti e mons. Greco) è sorto il 21 novembre 1894 l’Istituto religioso GHOOH 3LFFROH 2SHUDLH GHL 6DFUL &XRUL 0DULD Teresa De Vincenti, nonostante la sua mal-­ ferma salute, sarà sempre in prima linea: nel convento di Acri, per le nuove fondazioni, e SHU LO ULFRQRVFLPHQWR SRQWLÀFLR DYYHQXWR LO luglio 1940. L’incontro a Roma con Pio X nel maggio 1906, segnò una tappa fondamentale per la sua vocazione e per l’impegno aposto-­ lico dell’Istituto. Spese la sua vita per la cura degli infermi e degli anziani, per l’assistenza ai bambini bisognosi, alle giovinette abbandonate, per l’impegno del catechismo parrocchiale;; una particolare attenzione l’ebbe per i paesi e le comunità degli italo-­albanesi. Alla sua morte, il 23 novembre 1936, l’Istituto da lei fondato, da piccolo VHPH HUD JLj XQ DOEHUR ÀRUHQWH Madre Giuditta Martelli nasce a Portigliola (RC) il 13 aprile 1893. Decisivo fu l’incontro con la mistica di Roccella Jonica Annarosa Macrì, dal quale sca-­ WXUu XQ VLJQLÀFDWLYR SHUFRUVR FRPXQH GL IHGH $OOD PRUWH GL $QQDURVD D VROL 28 anni, Giuditta continuò caparbiamente l’opera, portando avanti quattro principi: fede, carità, docilità e povertà. Fondò nel 1933 la Congregazione delle An-­ celle parrocchiali dello Spirito Santo;; lo sco-­ po era aiutare i giovani, soprattutto i poveri e gli abbandonati, ed educarli all’amore ed alla dottrina cristiana. Lavorò con una forza ed un impegno senza uguali che portò in pochi anni la Congregazione ad essere diffusa in diverse parti del mondo. Madre Giuditta Martelli ri-­ tornò alla Casa del Padre il 21 maggio 1957;; il GLFHPEUH q VWDWD XIÀFLDOPHQWH DSHUWD OD causa di canonizzazione.

Fondatrici

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SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA

LA STORIA DELLA FEDE RACCONTATA DAI SANTINI >«@ &L VRQR VDQWLQL FKH FRVWDQR ÀQR D HXUR VL FKLDPDQR canivet, altri hanno il

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bordo merlettato e spesso in controluce nascondono un’ulteriore immagine. De-­ PHWULR *X]]DUGL SHUz SUHIHULVFH TXHOOL FKH GHÀQLVFH santini locali;; quelli poveri, che raccontano la storia della devozione calabrese: quelli che gli emigranti porta-­ vano con sé per continuare a pregare davanti all’immagine del patrono del paese o quelli che le suore stampavano per ricordare il volto del fondatore della loro congregazione. Ne ha raccolti più di ventimila e con un migliaio di essi ha deciso GL RUJDQL]]DUH XQD PRVWUD LWLQHUDQWH PD O·RELHWWLYR ÀQDOH q DQFRUD SL LQWULJDQ-­ WH *X]]DUGL KD LQ PHQWH LO 0XVHR UHJLRQDOH GL LFRQRJUDÀD UHOLJLRVD LQ SLFFROR IRUPDWR ©Ë XQ PRGR SHU QRQ SHUGHUH TXHVWH WUDFFH FKH RUD VRQR LQ PDQR VROR DL FROOH]LRQLVWL H FKH VYHODQR LO SDWULPRQLR GL VDQWLWj GHOOD &DODEULDª VSLHJD O·HGLWRUH appassionato di santini. Sentendolo parlare si afferrano le ragioni del suo entu-­ VLDVPR ©&·q VHPSUH SRFR WHPSR SHU UDFFRQWDUOH PD FL VRQR VWRULH DIIDVFLQDQWLª dice. E lui le studia tutte, le storie che si nascondono dietro a un’immagine sacra. Da quella del reggino Gaetano Catanoso, il primo santo proclamato da Benedetto ;9, ÀQR D TXHOOD GL VXRU 6HPSOLFH %HUDUGL GL &DVWURYLOODUL FKH VDQWD QRQ OR q H neppure venerabile, ma che cinquant’anni dopo la morte continua a essere ricor-­ data da gruppi di preghiera. I fondatori di congregazioni, però, restano i più gettonati e così Guzzardi ha sco-­ perto che a inizio Novecento furono addirittura 13 i calabresi che ispirarono un carisma religioso femminile: da Elena Aiello di Montalto Uffugo a Brigida Posto-­ rino di Catona, da Giuditta Martelli di Portigliola nella locride a Vincenzo Idà di Gerocarne. Sempre nello stesso periodo, la devozione viaggiava insieme alla gente costretta a lasciare la propria terra per cercare fortuna nei continenti lontani. E inseguendo gli emigranti vengono fuori i santini con la riproduzione in bianco e nero della statua della Madonna dei poveri di Seminara o di quella della Vergine del Rosario di Bonifati che poi è stata riprodotta identica anche a Buenos Aires. Una lettera datata 1911, e rintracciata da Guzzardi, accompagnava l’invio di santi-­ QL DJOL HPLJUDQWL GL %ULDWLFR DIÀQFKp OL GLVWULEXLVVHUR DL ORUR QXRYL FRQFLWWDGLQL ( così si scopre ad esempio che tra le mille parrocchie calabresi, metà sono dedicate DO FXOWR PDULDQR H WUD OH DOWUH VSLFFD 6DQ 1LFROD SUHVHQWH LQ ORFDOLWj ©Ë LO YHVFR-­ YR EXRQR ² VSLHJD *X]]DUGL ² PD q DQFKH LO VDQWR FKH OHJD 2ULHQWH H 2FFLGHQWH HG q LO SDWURQR GL PROWH ]RQH GHOOD 3XJOLD WHUUD FKH HEEH LQÁXHQ]D VXOOD QRVWUD DUHD MRQLFDª 7UD OH LPPDJLQL FDODEUHVL SL YHQHUDWH QHO PRQGR F·q SRL TXHOOD GL 6DQ 'R-­ menico di Soriano, davanti alla quale ha pregato anche il giovane Karol Wojtyla QHOOD FKLHVD GRPHQLFDQD GL &UDFRYLD 0D OD ULFHUFD q LQÀQLWD H DSSDVVLRQDQWH /D Madonna col randello è quella del soccorso che scaccia il demonio. Demetrio Guz-­ zardi, nella sua ricerca, ha rintracciato un santino del 1928 nel quale la Madonna GHO VRFFRUVR GLYHQWD OD 0DGRQQD GHO PDQJDQHOOR ©SURWHWWULFH GHL IDVFLVWLª >«@ Da un articolo di $QGUHD *XDOWLHUL Il Quotidiano della Calabria, sabato 8 novembre 2008, pagina 54 Culti e Comunità

Wojtyla e il San Domenico di Soriano


SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA

MIA NONNA RECITAVA IL ROSARIO CON I SANTINI >«@ ,O PLUDFROR GL 6DQW·8PLOH GD %LVLJQDQR FKH PHVVR DOOD SURYD GDO VXR VXSH-­ riore, interrò i cavoli con la cima all’ingiù, per vederli maturare, pur senza radi-­ ci, dopo poche ore. L’episodio, caro alla devozione popolare, è rievocato dall’ef-­ ÀJLH GHO VDQWR UHFDQWH XQD SDOD GL DJULFROWRUH ULSURGRWWD LQ XQ santino, uno dei più simpatici dei circa 20 mila rigorosamente made in Calabria, messi insieme, con passione ed estro da vero intenditore da Demetrio Guzzardi, titolare della nota casa editrice cosentina Progetto 2000, specializzata in storia religiosa del-­ OD &DODEULD ©'LHWUR XQ·LPPDJLQH VDFUD F·q VHPSUH XQD VWRULD DIIDVFLQDQWH FKH PHULWD GL HVVHUH FRQRVFLXWDª ² DVVHULVFH *X]]DUGL FKH D SDUWLUH GDOO·LFRQRJUDÀD dalle didascalie e da quanto riportato sul retro, continua a ricercare, scoprire, studiare tutte le storie dei suoi santini. Non è stato facile catalogarle nell’ambito GHOOD ULFFD FROOH]LRQH FKH SUHVHQWD YHUL H SURSUL JLRLHOOL LFRQRJUDÀFL SHU IDWWXUD datazione, disegno, a volte per la preziosità delle decorazioni o per la disarman-­ te semplicità;; sempre, ad ogni modo, preziosi alla comunione spirituale con il divino che parte dal dialogo tutto umano suscitato dall’immagine sacra. L’inizio D FLQTXH DQQL FRQ L VDQWLQL WURYDWR QHL WLUHWWL GHO FRPz Ë XQ UREXVWR ÀOR GL SDV-­ sione per la nostra terra, a legare scelte ideali e impegno culturale espressi, ora, nella ricca collezione di santini di Demetrio Guzzardi, che è scaturita, e questo è davvero singolare, dallo stupore e dalla curiosità degli anni della sua infanzia: ©(UR XQ EDPELQR GL DQQL H DELWDYR FRQ OD PLD IDPLJOLD D &DULDWL GRYH VRQR nato – rammenta l’editore – un giorno, aprendo un cassetto di un mobile della mia mamma, ne ho trovati tantissimi, con dei libri di preghiera che ne contene-­ YDQR XQR SHU RJQL SDJLQD« QH VRQR ULPDVWR DIIDVFLQDWR DO SXQWR GD LQFROODUOL VXL TXDGHUQL FRPH IRVVHUR GHOOH ÀJXULQH GL FDOFLDWRUL«ª 0D F·q XQ DOWUR ULFRUGR DOWUHWWDQWR FDUR ©/D PLD QRQQD SDWHUQD SHU GLUH LO URVDULR PHWWHYD WXWWL L VDQWLQL FKH DYHYD VX XQD VHGLD« VHPEUDYD GL VWDUH LQ SDUDGLVR 8QD YROWD YHQQH XQ sacerdote per confessarla e davanti a questa scena osservò: “Ecco come si sta in FRPSDJQLD GHL VDQWLµ«ª *X]]DUGL ULFKLDPD XQR GHJOL XOWLPL VFULWWL GL *LRYDQQL Paolo II, in cui, per la recita del rosario, consigliava di avere davanti un’imma-­ JLQH GHO PLVWHUR FRQWHPSODWR ©&UHGR FKH VHQ]D VDSHUOR PLD QRQQD 0DULDURVD DEELD DQWLFLSDWR XQ·HQFLFOLFD SDSDOH«ª 1HJOL DQQL 2WWDQWD OD OHWWXUD GL XQ DUWLFROR KD FRQVHQWLWR D *X]]DUGL GL DQGDUH ROWUH OD VHPSOLFH UDFFROWD ©+R DSSUHVR FKH *HQQDUR $QJLROLQR XQ FROOH]LRQLVWD fondatore di un’associazione nazionale di cultori di immaginette sacre, aveva organizzato una mostra di santini, dove veniva fuori questa differenza tra il Dio natura e il Dio persona, ovvero il Cristo incarnato in una persona, con un volto, un corpo, un modo concreto di fare ed ho capito cosa volevo collezionare;; ho iniziato a raccogliere le immaginette e, per sistemarle, ho cercato un criterio, che KR VHPSUH DJJLRUQDWR DQFKH DWWUDYHUVR LO FRQIURQWR FRQ DOWUL FROOH]LRQLVWLª >«@ Da un articolo di $VVXQWD 6FRUSLQLWL Il Crotonese, 6-­8 gennaio 2009, pagine 30-­31 Cultura

Dio natura e Dio persona

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SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA

Iconografia religiosa in piccolo formato Il santino nasce per essere un oggetto di preghiera e di venerazione, ma immagini religiose in piccolo formato di Gesù, Madonne e santi, si possono trovare: nelle cartoli-­ ne postali, nei francobolli, nei chiudilettera, nelle schede telefoniche, nelle tessere sociali, negli adesivi per le mac-­ chine, sulle etichette di vini, birre e liquori, ed anche sulle bustine dello zucchero o sulla carta velina per avvolgere le arance. I collezionisti puri di santini, non prenderanno mai in considerazione questo materiale;; chi invece raccoglie esclusiva-­ mente le immagini di un determinato san-­ to, sarà interessato a ricercare e conservare TXDOVLDVL RJJHWWR FKH UHFKL O·LFRQRJUDÀD R L simboli del suo santo.

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Museo regionale di iconografia religiosa in piccolo formato Ë LQ YLD GL FRVWLWX]LRQH LO 0XVHR UHJLRQDOH GL LFRQRJUDÀD UHOLJLRVD LQ SLFFROR formato, che conserverà tutto il materiale raccolto per la mostra ed altre im-­ magini: santini, cartoline e stampe che enti ecclesiastici e privati vorranno donare. Chiunque ne possieda, può contattare il curatore della mostra per eventuali donazioni o anche per la sola scannerizzazione delle immagini. Il Museo si propone di raccogliere, conservare, catalogare e far conosce-­ re il ricco patrimonio di immagini religiose venerate nelle chiese di Ca-­ labria, oppure portate dagli emigrati in ogni parte del mondo;; senza tra-­ lasciare quelle poste dalla pietà popolare lungo le strade e nelle nicchie fuori dalle proprie abitazioni. Per contatti: dott. Demetrio Guzzardi, Via degli Stadi 27, 87100 Cosenza, tel. 0984 34700;; e-­mail: deguzza@tin.it.

Conservare e valorizzare


SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA ACETO G., Alla scoperta dei Santuari calabresi. Guida ai luoghi di culto, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009. ACQUARO G., ALBANESE E., Domenico Pepè. Una vita per Cristo, Reggio Calabria, Falzea, 1997. ANGIOLINO G., Le immaginette sacre, Roma, Universal, 1984. BILOTTI G. (a cura di), Comitato regionale Anno Santo 2000. Itinerari giubilari in Calabria, Cosenza, Progetto 2000, 2000. BORZOMATI P., Per una spiritualità in Calabria nel Novecento, in AA.VV, Oasi calabresi, Roma, Ave, 1991. BRUGNANO S. (a cura di), Con cuore integro e fedele. Lettere del Venerabile Servo di Dio padre Vito Michele Di Netta missionario redentorista «l’Apostolo delle Calabrie», Tropea, Meligrana, 2010. CAIAZZO G., Calendario della santità calabrese, in corso di pubblicazione. CALIGIURI M., Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Cala-­ bria, Roma, Newton & Compton, 2001. CAPPA BAVA G., JACOMUZZI S., Del come riconoscere i santi, Torino, Sei, 1989. CELIA G. (a cura di), Mons. Pietro Raimondi vescovo di Crotone. Ricordi di un pastore nel centenario della nascita, Cosenza, Progetto 2000, 1999. CHIRIANO R., Vito G. Galati scrittore e politico cattolico. Con un discorso di Guido Gonella, Cosenza, Progetto 2000, 1992. CHIRIANO R., I cattolici democratici per la Calabria. Continuità di un impegno, Cosenza, Progetto 2000, 1994. COSTANTINO G. (a cura di), Fedeli laici testimoni nelle Chiese di Calabria, DVD video pre-­ sentato al Quarto Convegno Ecclesiale Regionale (Squillace Lido 3 novembre 2001), allegato a CONFERENZA EPISCOPALE CALABRA, Cristiani laici oggi in Calabria, Co-­ senza, Progetto 2000, 2007. COZZOLINO G., San Francesco di Paola e l’Ordine dei Minimi a Corigliano Calabro (1476-­ 2010), Cosenza, Progetto 2000, 2010. CRINITI N., CELIA MAGNO S., Santi tra noi. Profili biografici di fratelli nella fede, Catanzaro, tip. Silipo & Lucia, 1996. CRINITI N., Tra la gente. Per un progetto culturale di «popolo» in cammino verso gli anni Duemila, Cosenza, Progetto 2000, 1997. CROPANESE S. (a cura di), Don Matteo Lamanna e i suoi sacerdoti missionari nella Calabria del Settecento. La Regola ed altre carte inedite sul Ritiro di Mesoraca, Cosenza, Pro-­ getto 2000, 2004. CUTERI F.A., Percorsi nella Calabria bizantina e normanna. Itinerari d’arte e d’architettura nelle province calabresi, Roma, Koiné, 2009. D’ANDREA F. (a cura di), Giovanni Paolo II alla Calabria. Parole di speranza alla società e ai cristiani calabresi, Cosenza, Progetto 2000, 2005. D’ANDREA F., Eremita viandante. Laicità e contemporaneità in Francesco di Paola, Cosen-­ za, Progetto 2000, 2009. DE LUCA O., Daniele Fasanella l’appassionato di Dio, Cosenza, Progetto 2000, 2006. DE MONTE A., Memoria. Fra Benedetto Falcone e i Passionisti a Laurignano, Cosenza, tip. Adt, 2009.

Bibliografia

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SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA

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Bibliografia


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Bibliografia

141


SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA Un sentito ringraziamento a quanti hanno collaborato per la realizzazione della mo-­ stra donando o prestando i propri santini.

142

Alampi don Cecè (Taurianova), Alario Leonardo (Cassano allo Jonio), Aloi Bruno (Reggio Calabria), Anania Giovambattista (Milazzo), Avolio Clotilde (Altomonte), Avolio Monia (Roggiano Gravina), Barresi Pina (Catona di Reggio Calabria), Belluscio Costantino (Plataci), Bilotta Enza e Rosa (Cosenza), Boccali Alberto -­ Bertino (Cesena), Brenner Walter (Cosenza), Butera Michelangelo (Lamezia Terme), Calabria Angela (Cosenza), Calabrò Corrado (Roma), Canino Angelo (Acri), Cannizzaro Mario (Tau-­ rianova), Capocasale Francesco (Cosenza), Carolillo Donata (Tricarico), Caruso Mari-­ ni Caterina (Verona), Celia don Giovanni (Verbicaro), Ciacco Maria Francesca (Cosen-­ za), Ciccopiedi Rosetta (Cariati), Cipro don Bruno (Reggio Calabria), Citrigno Paolo (Cosenza), Covello Vittorio (Rende), Cozzolino padre Giovanni (Corigliano Calabro), Cropanese Stefano (Mesoraca), D’Agostino Enzo (Siderno), De Masi don Giuseppe (Polistena), Denisi don Antonino (Reggio Calabria), Diodati Vincenzo (Villapiana), Donadio Elvira (Rende), Donadio don Francesco (Castrovillari), Esposito Giampiero (Bisignano), Ferraro Domenico (Palmi), Fucile Francesco (Bisignano), Furfaro Michele (Siderno Superiore), Gamba Biagio (Scalea), Gerundino Antonio (Amendolara), Gi-­ ronda Veraldi Lina (Taverna), Giudice suor Franca (Cosenza), Greco Alessandro (Ci-­ rella), Grenci don Damiano Marco (Sesto San Giovanni), Gualtieri Giancarlo (Roma), Iacovino Pina (Bocchigliero), Ielacqua Rosaria (Isola Vicentina), Iuliano Caterina (Catanzaro), Lamanna Dante (Rende), Laugelli Maurizio (Girifalco), Leuzzi Raffaele (Delianuova), Lopresto Carmelo (Bagnara Calabra), Lucà Giovanni (Samo), Maio don Franco (Cosenza), Marozzo Pasquale (Dipignano), Marrara Maria Teresa (Reggio Ca-­ labria), Martire Angela (Rende), Mazziotti Adriano (San Demetrio Corone), Mazzole-­ ni don Paolo (Colli a Volturno), Mercuri Rosamaria (Limbadi), Morrone Ferdinando 5HQGH 1LFDVWUR 7HUHVD &RVHQ]D 1XFFL 6DQGUR &RVHQ]D 2UODQGR )HGHULFR 0RQ-­ talto Uffugo), Perri Ferdinando (Rogliano), Pizzi Pietro (Palermo), Praticò Bruno (Reg-­ gio Calabria), Pretto padre Maffeo (Briatico), Romano Attilio (Paola), Roti Maria Gra-­ zia (Simbario), Salatino Mario (Corigliano Calabro), Scalise don Francesco (Strongoli), Schinella don Ignazio (Arena), Scorpiniti Assunta (Cariati), Spagnolo padre Rocco (Terranova Sappo Minulio), Stasio Felice (Roma), Stillitano Carmen (Vibo Valentia), Toteda suor Giovanna (Cosenza), Trausi Umile (Cosenza), Turano Tina (Acri), Vallo-­ ne Franco (Briatico), Vivacqua padre Vittorino (Camigliatello Silano), Zaretta Marco (Acri), Zito Rocco (Fiumara di Muro), Zumpo Rosetta (Reggio Calabria). Le foto pubblicate sono di: ARCHINÀ GIULIO (SIDERNO): pagina 31, 52, 81. FAVELA’S PHOTO DI ANTONIO GALLO (BOCCHIGLIERO): 66. GUZZARDI DEMETRIO (COSENZA): 20, 37, 41, 42, 51, 65, 100, 103, 111, 131. MISITI FRANCESCO (POLISTENA): 82. VECCHIONE STEFANO (COSENZA): 22, 46, 56, 58, 59, 72, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 92, 96, 97, 99, 106, 107, 118.

Ringraziamenti


SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA PRESENTAZIONE Una rassegna per raccontare la grande santità in Calabria SAGGI INTRODUTTIVI Nella cultura popolare l’immagine sacra è una vera icona di padre Maffeo Pretto Dal proprio paese, per leggere il mondo di mons. Ignazio Schinella STORIA DEL SANTINO

5 7 15

21-30

/H LPPDJLQL GHYRWH $GRUD]LRQH H YHQHUD]LRQH /D ©SURYRFD]LR-­ QHª GL 6DQ %HUQDUGLQR 6L YDUFD O·2FHDQR 1HL OXWWLQL XQD YLWD evangelica. Santa Lega Eucaristica. Casa editrice Egim. Altri edi-­ tori. Il verso (retro) dei santini.

GESÙ

31-35

Il Dio Bambino. Passione e Volto Santo. La Croce di Gesù. Cristo risorto. Sacro Cuore di Gesù.

MARIA

36-40

143

$QJHOXV H 0DJQLÀFDW /D 9HUJLQH FKH DOODWWD $GGRORUDWD ,PPD-­ colata Concezione. Assunta.

TITOLI MARIANI

41-50

Madonna della catena. Madonna del Rosario. Madonna del soc-­ corso. Madonna delle grazie. Madonna della salute. Madonna del Carmine: provincia Cosenza, provincia Catanzaro, provincia Crotone, provincia Reggio Calabria, provincia Vibo Valentia.

LUOGHI E SANTUARI MARIANI

51-61

Grotta di Lourdes. Gli anfratti della Gran Madre. L’azzurro mare della Vergine. Mille nomi, un solo amore. Un divino atelier. San-­ tuario del Pettoruto. Santuario di Laurignano. Santuario di Por-­ to. Santuario di Seminara. Santuario di Polsi.

MIRACOLI IN CALABRIA Reliquie. Corpi santi. Immagini achiropite. Apparizioni e fatti prodigiosi. La celeste immagine di Soriano.

Indice

62-68


SANTI, SANTITÀ E SANTINI DI CALABRIA SANTI E SANTE

69-85

San Michele Arcangelo. San Giovanni Battista. San Giuseppe. Santi Pietro e Paolo. Santi apostoli ed evangelisti. San Giorgio martire. Santi Medici Cosma e Damiano. Sant’Antonio da Pado-­ va. San Nicola di Bari. San Rocco. Sant’Anna. Santa Lucia. Santa Domenica. Santa Marina. Santa Rita ed altre sante.

DIOCESI CALABRESI

86-100

Diocesi Lungro. Diocesi Cassano Jonio. Diocesi San Marco-­Sca-­ lea. Cosenza città. Diocesi Cosenza-­Bisignano. Diocesi Rossano-­ Cariati. Diocesi Crotone-­Santa Severina. Diocesi Lamezia Terme. Catanzaro città. Diocesi Catanzaro-­Squillace. Diocesi Mileto-­Ni-­ FRWHUD 7URSHD 'LRFHVL /RFUL *HUDFH 'LRFHVL 2SSLGR 0DPHUWL-­ na-­Palmi. Reggio città. Diocesi Reggio Calabria-­Bova.

SANTITÀ IN CALABRIA

101-113

Dal Bruzio al soglio di Pietro. Santi calabresi del primo millen-­ nio. San Nilo e San Bartolomeo. Santi calabresi italo-­greci. San Bruno e la Certosa. Santi martiri calabresi. Francescani di Cala-­ bria. Sant’Umile da Bisignano. Beato Angelo di Acri. Albenzio De’ Rossi e altri venerabili.

144

SAN FRANCESCO DI PAOLA

114-119

San Francesco di Paola e il bastone. San Francesco di Paola e il mare. Nicola Saggio e la santità minimitana. San Francesco di Paola devozione in Calabria. San Francesco di Paola devozione nel mondo.

PERSONALITÀ DELLA CHIESA CALABRESE DEL XX SECOLO 120-135 Vescovi. San Gaetano Catanoso. Preti diocesani. Laici credenti. Fondatori. Laiche credenti. Suore. Beata Elena Aiello. Fondatrici.

La storia della fede raccontata dai santini 136 Mia nonna recitava il rosario con i santini 137 Museo regionale di iconografia religiosa in piccolo formato 138 Bibliografia e ringraziamenti 139-142

)LQLWR GL VWDPSDUH QHO PHVH GL GLFHPEUH GD *UDÀFKH *LJOLRWWL /DPH]LD 7HUPH per conto dell’editoriale progetto 2000 del dott. Demetrio Guzzardi Via degli Stadi 27 -­ Cosenza

Indice-Colophon



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ISBN 978-­88-­8276-­371-­8

euro 15,00

ECCLESIA Cattolicesimo popolare

9 788882 763718


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