Anno II - Nr. 8 dicembre 2014

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INNOVARE LA TRADIZIONE di Giuseppe Albahari I commissari europei hanno detto no a Lecce Capitale europea della cultura 2019 o, preferiamo dire, hanno detto sì a Matera. a delusione a Lecce e nel Salento è comprensibile, ma l’esperienza vissuta può essere valutata positivamente. Perché non va dimenticato che avere superato la prima, difficile selezione, ha rappresentato il riconoscimento della capacità di attualizzare con un progetto vivace il patrimonio d’arte e di bellezza ereditato dal passato. Perché “è stata un’esperienza in cui si è mescolata la tradizione con l’evoluzione e in cui si è capito come l’investimento in cultura possa implementare la qualità della vita e la coscienza storica ed estetica della bellezza”, come ha detto il governatore Vendola. Il quale ha continuato: “Questa esperienza è servita anche ai territori per imparare a cooperare, a competere e a diventare protagonisti”. Perché l’affermazione del presidente della giuria internazionale Steve Green, per il quale c’è stato un vincitore ma non c’è staAfter the EU commisto alcun perdente, è stata suffragata dall’anticipazione sioners have said no del Ministro per i beni culturali e il turismo Dario Franto Lecce as European ceschini, che prefigura Lecce capitale italiana della culCapital of Culture in tura nel 2015. È questo, non è superfluo ricordarlo, l’an2019, having chosen Matera, no di EXPO 2015, e l’Esposizione Universale di Milano the director notes some richiamerà in Italia milioni di turisti stranieri. L’anzidetreasons why the experience to riconoscimento culturale potrà indurli a visitare Lecremains positive for Lecce and Salento, also becauce e il Salento, se adeguatamente promosso e magari se the Minister for cultural sostenuto da collegamenti aerei e ferroviari veloci e acHeritage and Tourism has cessibili a prezzi competitivi. anticipated that Lecce, in the Perché infine tale riconoscimento può sembrare un presame way as the other cities mio di consolazione, mentre invece è un’opportunità, that had passed the first sul piano sociale e culturale, per rafforzare la composelection, will be the Italian nente d’innovazione all’interno della tradizione. Rinnocapital of tourism of 2015. And next year will be that of vamento e consuetudine era ciò che cercavano i giudici EXPO 2015. europei ed è ciò che, se esalterà umanità e semplicità, potrà ammaliare i sempre più esigenti turisti del futuro.

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Il nostro direttore ha intervistato l’Assessore al Turismo della Regione Puglia Silvia Godelli

OCCORRE SILENZIO PER ASCOLTARE LA VOCE DEL MARE “

mo il mare”. Silvia Godelli, assessore a Mediterraneo, Turismo e Cultura della Regione Puglia, esprime in questo modo la sua passione per il mare, ben comprensibile considerando che è nata a Bari e fin da bambina ha frequentato le sue spiagge, passione che non è, però, senza riserve. Infatti aggiunge: “Lo amo purché sia silenzioso e non affollato. Mi piace anche udirne il rumore, l’urlo o il fruscio, ma sempre in una situazione di tutela di spazi, di luoghi e di suoni”.

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L’occasione per un incontro con il nostro personaggio è offerta dalla partecipazione della dottoressa Godelli all’incontro di presentazione ai media del progetto di Pugliapromozione “Discovering Salento”, svoltosi nella suggestiva location dell’ex-chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce, cui sono intervenuti anche il direttore generale di Pugliapromozione Giancarlo Piccirillo e la responsabile del progetto Stefania Mandurino. La veste dell’interlocutrice, in tale contesto, è di assessore al turismo, atteso che il progetto è destinato ai viaggiatori che vogliano andare “alla scoperta” di arte, cultura, natura, riti, tradizioni, sapori e quant’altro il Salento sa offrire. Silvia Godelli - laurea in filosofia, professore associato di psicologia clinica, studiosa delle dinamiche psicologiche dei soggetti più deboli e autrice di saggi - è assessore regionale dal 2005. Già nella sua prima esperienza di guida del governo della Puglia, infatti, il presidente Vendola la volle in giunta e le affidò la responsabilità di settori quali Cultura e Mediterraneo. E proprio su tale ultima delega verte la nostra domanda.

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N el quadrante di una bussola ideale, la Puglia è una sorta di ago che punta a sud

est. Limitando l’ottica alle politiche turistiche, valuta che tale posizione sia adeguatamente vissuta come opportunità di raccordo tra sud dell’Europa da una parte e Medio Oriente e Nord Africa dall’altra? “Si fa abbastanza, ma non quanto vorremmo. Stiamo lavorando molto come Regione, ci sono molte iniziative degli imprenditori, ma manca l’integrazione con le politiche del governo centrale, che in verità fa molto poco, e questo limita anche la nostra attività”. i l turismo in Puglia è soprattutto balneare, ma i titolari di lidi vorrebbero so-

stegno nella conservazione delle strutture e una stagione balneare più lunga invertendo l’onere di segnalazione della chiusura anticipata rispetto, ad esempio, al 31 ottobre. Cosa ne pensa? “Dissento sulla premessa. Il turismo in Puglia è ormai a tutto tondo perché siamo riusciti a comunicare che è una terra dove è possibile vivere esperienze uniche non solo per il suo mare, ma anche per la dimensione rurale, i castelli, le cattedrali, l’enogastronomia e soprattutto l’autenticità. Non possiamo fare nulla a proposito delle posizioni assunta dalla Soprintendenza circa la conservazione delle strutture sul demanio, ma per noi la stagione turistica dura 12 mesi”. l a presenza di siti Unesco è utile ai fini della sempre citata destagionalizzazio-

ne. La Regione intende sostenere il riconoscimento di Lecce e delle città del Barocco come patrimonio dell’umanità? “Non mi risulta essere pervenuta alcuna richiesta in proposito, ma se arriverà la Regione sarà sicuramente disponibile”.

Silvia Godelli, councilor in Mediterranean, Tourism and Culture of the Region of Puglia, express its views on topics such as the relationship of the Region with the Mediterranean countries, the activities of bathing, the support the request of Lecce and the Baroque cities to become UNESCO heritage and its relationship with the sea, who claims to love especially when it is quiet and not crowded.

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Dal TTG di Rimini alla BIT di Milano

MULTICANALITà:

PUGLIA & MARE

ALLINEATA AL FUTURO The president of the association that publishes this magazine expresses its conviction that the internet won’t dispossess the printed paper and that the future of communication is the “multi-channel”: using the web and the printed paper; how does the magazine “Puglia & Mare”, that also in paper version received excellent reception at TTG Rimini and will be at the fair of boating and tourism, starting with the next Bit of Milan.

nternet spodesterà la carta stampata? Dilemma amletico del decennio! Il no è risposta che unisce i “romantici” dell’informazione, antichi amanti dell’irripetibile odore dell’inchiostro, e i guru del web. La prospettiva, pertanto, è una convivenza proficua ed efficace con possibile effetto moltiplicatore. Naturale conseguenza, limitando l’attenzione a coloro che, per attività d’impresa o professionale, devono compiere scelte di comunicazione nel settore delle proposte di destinazioni turistiche, è il ricorso alla “multicanalità”: il passaparola in versione 2.0, alias la rete, e il canale commerciale più tradizionale, quello della carta stampata. La rivista, con la sua carta patinata che profuma di inchiostro, si può sfogliare comodamente in poltrona, ma chi lo preferisce la può guardare anche sul proprio tablet, in qualunque momento. “Puglia & Mare” ha fatto questa scelta: offre

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ai lettori e agli inserzionisti servizi tanto con gli strumenti dell’informazione elettronica, quanto con la tradizionale carta patinata.

E che in effetti il cartaceo sia utile e gradito, ha avuto il riscontro del pubblico al TTG – Fiera Internazionale B2B del Turismo – di Rimini: pur non essendo ammesso pubblico di visitatori, oltre 200 copie della rivista disponibili nello stand di Puglia Promozione sono letteralmente andate a ruba; ciò significa che la pubblicazione ha riscosso interesse e gradimento da parte degli operatori del settore, ai quali è riservato l’evento. La strada è tracciata e confidiamo di poterla percorrere insieme.

Ora ci attende la Borsa Internazionale del Turismo di Milano.

Alessandra Bray Presidente dell’Associazione “Puglia & Mare”

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SOMMARIO Dicembre 2014

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LECCE - Campanile di Piazza Duomo - ph: Fulvio Romano

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PRIMO PIANO

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NEWS & CURIOSITà NEWS............................................................................................43 SPORTA....................................................................................47 PANORAMA....................................................................... 51 VELE & SCIE......................................................................62

pugliaemare.com PUGLIA & MARE

EDITORE

LE IMMAGINI E I TESTI

Rivista trimestrale dell’Associazione

Associazione culturale

pubblicati possono essere riprodotti,

culturale PUGLIA & MARE onlus, iscrizione al n.3/13 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce del 27 febbraio 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno II - N. 8 - Dicembre 2014

Redattore: Nunzio Pacella Redattore fotografia: Alessandro Magni Redattore musicale: Enrico Tricarico Redattore sportivo: Pasquale Marzotta DIREZIONE E REDAZIONE

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Puglia ti piace a pelle...

IN COPERTINA: Segui l’iniziativa dal prossimo numero!

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“La cuddhura di San Francesco” è di Francesco De Lorenzis

TRADUZIONI: Marco Alemanno

elaborazione su foto di: Fulvio Romano



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Speciale Barocco Raffaele Coppola | Patrimonio mondiale dell’UNESCO e Barocco Leccese............................. 09 Mario Cazzato | Alle origini del Barocco Leccese..................................................................................................... 10 Elio Pindinelli | Il Barocco Gallipolino.................................................................................................................................. 14 Rita de Bernart | Lecce (e le altre città barocche)................................................................................................... 16 Mimma Pasculli Ferrara | L’arte dei marmorari in Italia meridionale............................................... 25 Leggende di Puglia: La cuddhura di San Francesco.............................................................................................. 27

RAFFAELE COPPOLA Docente universitario di diritto ecclesiastico, Promotore di Giustizia del Vaticano, studioso di dinamiche Mediterranee

MARIO CAZZATO Architetto, storico delle trasformazioni urbanistiche, segretario della Società Storica di Terra d’Otranto

ELIO PINDINELLI Storico Socio Società Storia Patria per la Puglia e Centro Studi “Previtali”

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RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo collaborando a diversi periodici su temi di cronaca e cultura

MIMMA PASCULLI FERRARA Docente di Storia dell’artre moderna dell’Ateno barese, autrice di numerosi saggi e volumi


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GALLIPOLI - Chiesa Santa Teresa - ph: Antonio e Roberto Tartaglione

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Patrimonio mondiale dell’UNESCO e Barocco Leccese: LO STATO DELL’ARTE o stato dell’arte a proposito del riconoscimento come Patrimonio mondiale dell’UNESCO del sito Salento and the “Barocco leccese” non è molto confortante: da circa un decennio, ancor prima della sua inclusione nel 2006 fra le Tentive Lists del competente Ministero, conduco una difficile battaglia che trova apprezzamento e condivisione da parte della gente comune e dell’intellettualità ma la sordità più mortificante da parte dei nostri politici ed amministratori, naturalmente con le dovute eccezioni, come fra gli altri Francesco Errico, Sindaco di Gallipoli, un’autentica città d’arte circondata dal “greco mare” di Foscolo.

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Per quanto riguarda il Comune di Lecce, che dovrebbe assumere il ruolo di coordinatore dei principali Centri interessati (oltre a Gallipoli, Nardò, Galatina, Galatone, Mesagne, Francavilla Fontana, Martina Franca ed Ostuni), si vive un momento di particolare sconforto dovuto alla caduta della candidatura a capitale europea della cultura. Non si pensa minimamente che più forte immagine si sarebbe offerta, certamente con maggiori possibilità di successo, se si fosse dato avvio (come sostenevo) alla preparazione del piano di gestione fin dal 2006, quando il sito veniva dato fra i più quotati, senza limitarsi alle sole

di Raffaele Coppola espressioni dell’architettura barocca ma muovendosi nel senso della Tentative List e perciò intendendo queste, più correttamente, come l’ornato, il culmine di tutto il “costruito” (mi riferisco agli edifici storici vincolati a qualsiasi titolo), alla cui base vi sono i nostri olivi millenari ed il sistema grottale, principalmente gravine e frantoi ipogei. Ci saremmo posti in collegamento proprio con i Sassi di Matera ed avremmo dimostrato la capacità del Salento, geografico e culturale, di fare rete sotto la guida di Lecce, capitale del Barocco del Salento. È bene che l’opinione pubblica sappia, dalle pagine di PUGLIA&MARE, che la Prof. Tatiana Kirova, il maggiore esperto in campo di candidature UNESCO, mi ha comunicato la sua disponibilità a condurre insieme con me, in spirito di servizio rotariano, la regia per il riconoscimento del nominato sito come Patrimonio mondiale con il solo rimborso spese, senza onorari. Conformemente alle linee guida più avanzate, preparerebbe un piano completo di gestione integrato, come si dice, con i beni immateriali, ampliando con questo la prospettiva di successo.

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Per quanto mi riguarda ho confermato al Sindaco di Lecce la disponibilità a curare gli aspetti giuridici ed organizzativi senza onorario né rimborso spese. A questo punto credo che le responsabilità, in caso di ulteriori remore, possano essere davvero grandi, forse anche davanti a tutto il Paese. In momenti in cui gli impegni presso la Santa Sede ed il Vaticano mi impedirebbero di accettare qualsiasi altro incarico, anche a livello socio-culturale ed affettivo, ho posto la sola condizione, fin dal riuscito interclub rotariano organizzato presso il President di Lecce il 29 marzo u.s., che da parte degli Amministratori responsabili ci sia la seria intenzione di giungere al risultato agognato.

There is the risk of losing the last chance that the Salento and Lecce’s Baroque are recognized as UNESCO World Heritage Site, a goal that engages the author for over a decade and that requires the convinced membership of local governments, first of all Lecce , being available the cultural resources suitable to draw up the necessary integrated plan about artistic-monumental heritage and intangible goods.


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Alle origini del

“Barocco Leccese” di Mario Cazzato

GALLIPOLI - Chiesa del Rosario (Particolare)

Una storia del barocco pugliese in quanto categoria artistica e segnatamente architettonica, non è stata mai, fin qui composta. a fondamentale monografia di M. Calvesi e M. Manieri Elia (1971) ha innovato profondamente la tradizione storiografica e il suo successivo sviluppo. Dei cinque capitoli che la compongono solo una parte dell’ultimo è dedicata ai fenomeni architettonici e urbanistici extra leccesi. La successiva e consistente produzione storico-critica si è incaricata

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di correggere e di arricchire quel quadro, facendo emergere per terra di Bari e per la Capitanata fenomeni trascurati o sconosciuti. E tuttavia si è potuto accertare come gran parte delle manifestazioni barocche del centro e del nord della Puglia hanno una rilevanza indiscutibile e una frequenza statistica significativa solo a partire dal XVIII secolo.

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Per quello precedente, per l’epoca cioè di formazione e di diffusione del barocco, l’area protagonista è quasi soltanto Terra d’Otranto e in particolare l’area leccese con in testa il capoluogo. Qui, infatti, possiamo agevolmente seguire la nascita e lo sviluppo di un nuovo linguaggio e come questo guadagni progressivamente l’intera provincia con significative e non episodiche puntate nel barese. In questo senso non si può non essere d’accordo con la storiografia tradizionale che ha parlato


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giustamente di “barocco leccese” (V. Cazzato, 2003) e non già di “barocco barese” o di “barocco foggiano” che in un certo senso, più questo che quello, possiamo considerare come un’appendice del barocco napoletano, tanto da poter essere studiati separatamente senza timore di incorrere in errori metodologici. Occorre, perciò, partire da Lecce per ricostruire l’evoluzione di un nuovo linguaggio che ebbe la forza, tra l’altro, di trasformare per la prima volta dopo il Medioevo il volto delle città. Superando il mero dato architettonico e alcune convinzioni storiografiche, i due secoli del barocco pugliese influirono profondamente sull’assetto urbanistico degli abitati. Se a Napoli non si può parlare di barocco prima del 1631, a Lecce questo fenomeno deve essere spostato almeno di un quindicennio, con le opere di Cesare Penna. Nel 1646 egli datava e firmava la porzione mediana della facciata di Santa Croce, quella per intenderci dove preesisteva il rosone cinquecentesco del Riccardi (o degli immediati seguaci-imitatori). Qui sulla facciata di Santa Croce il salto, il superamento manieristico si compie e per la prima volta la materia è vista come materia viva sulla quale s’incrosta nel profondo una decorazione “da toccarsi, corposa, a onda continua” (A. Grisseri). È questo il decennio che offre la misura della trasformazione decisiva della scultura e dell’architettura salentina. Nell’altare di San Michele Arcangelo l’impostazione è ancora rigorosamente frontale ma il linguaggio è completamente mutato. Le nicchie sono scavate nello spessore del muro, che non è più una semplice quinta, ove si deposita l’apparato decorativo e su cui, a sua volta,

LECCE - Chiesa di Santa Croce - ph: Nunzio Pacella

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la luce diventa a tratti vorticosa come nei particolari dei leoni ruggenti tra le spirali vegetali che troveremo tali e quali sulla facciata di S. Croce il 1606 realizzati da Francesco Antonio Zimbalo. Qui c’è soltanto una fredda ricerca luministica, l’intento, tutto decorativo, di risolvere uno spazio vuoto tra due colonne. Nell’opera del Penna, per la prima volta, la qualità scultorea dell’ornato, che intacca deliberatamente l’organismo architettonico, ha già una valenza spaziale. Per la prima volta, in altre parole, struttura e decorazione non sono entità che svolgono i loro discorsi parallelamente o semplicemente sovrapponendosi. L’una e l’altra esibiscono un rapporto di reciproca dipendenza come mai, nell’area salentina, s’era visto. Comunque i troppi esempi provenienti dall’esterno non provocarono un rapido mutamento del gusto.

La metamorfosi del barocco salentino fu un processo lento e graduale, soprattutto ben radicato e cosciente. Solo per questa via può spiegarsi la sua straordinaria e secolare diffusione ben oltre il limite dell’area d’incubazione. Un’opera, che anticipa in misura maggiore la rivoluzione della facciata di S. Croce, è l’altare maggiore della chiesa delle Scalze. Qui la struttura “ha un intrinseco dinamismo...le colonne con i capitelli e i basamenti girati compaiono in primo piano, animando con le loro sporgenze angolate la trabeazione...creando...una sorta di introduzione prospettica che si accorda all’effetto di quinta suggerito dai pilastri della cappella, i quali serrano gradinando, dalle pareti verso l’altare”. Finalmente si ragiona in termini di spazio e si realizza la prima opera compiutamente barocca dell’architettura salentina.

GALLIPOLI - Basilica di Sant’Agata - ph: Nunzio Pacella

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Dal 1656 al 1670, quindi, si verifica l’esplosione vera e propria del barocco leccese che diventa salentino tra gli anni 70 e ’80 del secolo. In questi decenni la figura chiave è senz’altro Giuseppe Zimbalo, che fino alla sua morte occupa sempre un posto di rilievo nel panorama architettonico salentino, anche quando la sua attività si intreccia con quella di Giuseppe Cino e del suo “clan”. Sono gli anni in cui fa la comparsa del repertorio decorativo fanzaghiano, del quale si fa portavoce lo Zimbalo. Si vedano non solo quei particolari come la “punta lanceolata”, o le volute spezzate; si veda anche il trattamento delle superfici che appaiono una riduzione plastica delle tarsie marmoree del Fanzago. Come ha chiarito Manieri Elia, una griglia


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strutturale organizza le volumetrie zimbalesche entro le quali ordini e tessuto ornamentale trovano un giusto equilibrio secondo una logica precisa. Si osservino le due facciatesecondaria e principale- della cattedrale: nella prima la profusione decorativa e il furor decorativo esigono una visione ravvicinata, ma da questa posizione si perde l’effetto “a giorno” del semiprospetto superiore al cui centro, sotto un’arcata, campeggia S. Oronzo su una nuvola, partito architettonico di ascendenza napoletana. Non c’è contraddizione tra le due vedute perché lo Zimbalo intuisce il valore urbanistico della facciata medesima. L’altra facciata – la principale – è una solenne riproposta di schemi più manieristici, dove l’intelaiatura della griglia ritaglia campiture geometriche di cristallina evidenza, con una matura capacità di fondere, anche simbolicamente, l’articolazione epigrafica con quella scultorea. Dal 1661 lo Zimbalo si era dedicato alla costruzione del campanile, iniziando così il periodo più intenso della sua biografia artistica. Al colmo della fama è richiesto finalmente in provincia: in S. Teresa a Brindisi, nella chiesa degli agostiniani a Melpignano, in quella del Crocifisso a Galatone e nella cattedrale di Gallipoli. Contemporaneo a lui si rincorrono le esperienze artistiche di Giovanni Andrea Larducci di Salò, che nella facciata della chiesa di San Matteo, replica l’andamento concavo-convesso della chiesa romana di S. Carlo alle quattro fontane, terminata da pochissimi anni: un riferimento così immediato all’opera del Borromini è quasi sconcertante, senz’altro unico nel panorama meridionale. Il Larducci scompare il 1685 e a quella data era terminato il semiprospetto inferiore e impostato quello superiore, che fu terminato dallo Zimbalo solo nel 1700.

NARDÒ - Chiesa di San Domenico (Particolare) - ph: Nunzio Pacella

Il protagonismo nella fase del periodo tardo barocco salentino di Giuseppe Cino, considerato come l’erede – sarebbe stato pure l’allievo – dello Zimbalo, va alquanto ridimensionato, restando documentato il suo primo lavoro: la decorazione scultorea nella chiesa di S. Anna a Mesagne. È sicuramente lo scultore più dotato della provincia e si afferma in quanto tale specialmente dopo la morte di Placido Buffelli (1692). La sua è una decorazione corretta, senza complicazioni concettuali, facile e gioiosa quasi ad esprimere che la crisi seicentesca era ormai alle spalle. Non smise mai l’opera di scultore e nel primo decennio del ‘700 realizza diversi altari tra cui quello, superbo, del Rosario a Martignano. L’opera più importante dell’ultimo periodo

della sua attività è la splendida chiesa dei Carmelitani di Lecce costruita su suoi disegni e terminata nel 1717. A livello tipologico, un ottagono allungato con l’addizione orgonicissima di un coro quadrangolare, la chiesa del Carmine deve essere considerata uno dei raggiungimenti più felici del barocco salentino. Ma una svolta decisiva si avrà solo con Mauro Manieri (1687-1744) che spingerà l’ambiente artistico verso una radicale critica dell’esasperato decorativismo barocco di quegli anni. Sarà tuttavia il terremoto del 1743 a costituirsi come episodio fondamentale dell’affermazione del gusto rocaille che unificherà il basso con l’alto Salento, segnando ancora la differenza con la Capitanata gravitante sempre di più nell’orbita napoletana.

The Baroque is the artistic language that for the first time since the Middle Ages has transformed the face of the city, with regard to the Lecce’s Baroque as from the middle of 1600, thanks to artists with a strong personality who introduced an innovative dependent relationship between structure and decoration, the premise of the slow but rooted and lasting transformation of the Baroque of Salento who dabbled in the sculpture and in precious altars.

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Il Barocco

Gallipolino di Elio Pindinelli

GALLIPOLI - Chiesa di Santa Maria della PuritĂ - ph: Giovanni Zappatore

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rchitetti e scultori sono stati gli artefici, a Lecce, della trasformazione della scena urbana in spettacolari e fantasiose quinte teatrali dai complessi apparati scenografici carichi di esuberante ostentazione di ornamenti e forme. Il barocco leccese fu una manifestazione di ricercata creatività decorativa, complice la qualità estremamente duttile della pietra leccese, attraverso la quale è stato possibile dare gusto e raffinatezza alle architetture e alle decorazioni, con l’irripetibile risultato di una eccezionale immaginifica spettacolarizzazione di forme e significati.

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Il barocco a Lecce e nel Salento rappresenta il risultato di una storia che come afferma Marcello Fagiolo "si identifica spesso con la memoria, nelle radici dell’immaginario collettivo”. Un vasto universo di forme, di maschere, di figure e di elementi architettonici, vengono immaginati per vivere gli spazi, spesso riprendendo stereotipi antropomorfi in vivace contesa descrittiva con animati e vivaci putti e cherubi, animali favolosi, fiori foglie e grappoli di frutta, nutrendosi insomma dell’inconscio collettivo di un mondo fantastico esplorato in secoli di storia. Poco o quasi nulla di questa idealizzazione barocca leccese è percepibile a Gallipoli, in quanto la struttura particolare del materiale lapideo, che è tufigno e non consente perciò quel particolare decoro scultoreo dal gusto parossistico dei dettagli e delle forme, piega all’essenziale le combinazioni decorative, a scapito della vivacità e ricchezza delle invenzioni leccesi. Qui a Gallipoli operarono scelte alternative all’uso della pietra leccese, protagonista della decorazione an-

GALLIPOLI - Chiesa del Rosario - Altare di San Domenico (part.) - ph: Elio Pindinelli

che degli interni delle chiese anche in gran parte del Salento. È in ciò da ricercare il motivo principale del sapiente utilizzo di materiali, quali il legno il marmo ed i pavimenti maiolicati, che su un piano di vivacità cromatica si legano intimamente alla decorazione pittorica, nelle chiese gallipoline particolarmente esuberante. Nella Cattedrale gallipolina, è indubbio, all’esterno, tutta seicentesca, la linguistica zimbalesca si coniuga perfettamente alla vetero-rinascimentale delle maestranze locali e convive con la luminosa modernità decorativa settecentesca dell’interno, resa mercé le rutilanti dorature delle enormi cornici e gli intagli morbidi dei retabli d’altare e del coro ligneo, i policromi marmi napoletani dell’altare maggiore del Fanzago e delle mense e balaustre, le magnificenti immense tele dipinte, realizzandosi così, in un ciclo non interrotto di circa due secoli e concludendosi il 1836 con la posa del marmoreo pavimento a trapezi bianchi e neri, uno degli esempi tipici della espressività barocca, non solo in ambito provinciale ma, anche, escludendo Napoli, in ambito meridionale. A Gallipoli la lezione controriformistica si avvale della magnificenza decorativa e coloristica, quasi ad escludere dagli interni il fantastico e il monocromo della pietra, marginalmente relegato alle rare definizioni delle masse costruttive dei palazzi ed ai balconi mensolati dai peculiari caratteri teroantropomorfici espunti da sapienti combinazioni dal mondo zoologico

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o da inquietanti mutazioni dell’aspetto umano. Il barocco, insomma, qui si esprime con concretezza concettuale, relegando il fantastico e l’onirico nel limbo dell’intimo vissuto, liberando invece la forza educativa e di catechesi della esuberante produzione pittorica, che vide protagoniste le numerose confraternite laicali, di cui è esempio vivo, per tutte, l’oratorio di Santa Maria della Purità. È la storia dell’umanità narrata attraverso i fatti e i personaggi dell’Antico e Nuovo Testamento ad indicare un percorso di salvezza, la cui lettura è mediata dalla forza descrittiva e decorativa dell’uomo, creatura divina. Sono questi i caratteri essenziali che connotano l’esperienza gallipolina, che come ha annotato Antonio Cassiano, “indicò un‘altra via alla scenografia, alla magniloquenza, alla decorazione barocca che non fosse solo quella degli altari e degli scultori ma anche quella dei pittori”.

The magnificence of color is typical of the Gallipoli’s Baroque and is in addition to that decorative. The hardness of the tufa stone worked in Gallipoli, which does not allow the processing elsewhere facilitated by another type of stone material, has favored the wise use of alternative materials, such as wood, marble and tiled floors, in terms of color vibrancy intimately linked to the pictorial decoration, which pointed another way to the scenography.


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Lecce di Rita de Bernart *

apitale del Barocco Lecce è una fusione armonica tra le antiche origini messapiche, i resti archeologici della dominazione romana e la ricchezza ed esuberanza del barocco, tipicamente seicentesco, delle chiese e dei palazzi del centro, costruiti in “pietra leccese”. Il trionfo barocco si apprezza particolarmente nella Chiesa di San Matteo, situata nel cuore del centro storico in via Federico D’Aragona e costruita, nella seconda metà del XVII secolo, sui disegni di Achille Larducci di Salò nipote di Francesco Borromini. La sua facciata presenta un evidente contrasto di linee; la superficie convessa dell’ordine inferiore si alterna a quella concava dell’ordine superiore. Ricorda il modello stilistico del Borromini nella facciata della chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane. Nell’ordine inferiore spiccano le due colonne su alti basamenti quadrangolari, con decorazione a squame della parte centrale e un elaborato portale, con un’edicola sormontata dallo stemma dell’Ordine Francescano. L’ordine superiore presenta una serliana coronata da una modanatura continua e due nicchie riccamente decorate. Fu Giuseppe Zimbalo l’architetto che si occupò della realizzazione delle maggiori opere barocche di Lecce. Di grande rilievo fra le numerose, ricordiamo la Cattedrale del Duomo e il Palazzo dei Celestini con il relativo convento, che si affianca alla Chiesa di Santa Croce, Piazza Duomo, che sfoggia la sua bellezza barocca non soltanto nella Cattedrale, ma anche lungo il perimetro del Palazzo Vescovile e del Seminario, sovrastati dal Campanile. Una piazza dalla suggestione unica che si colloca di certo fra le più belle d’Italia in stile barocco.

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*Autrice anche dei profili artistici delle città del barocco nelle pagine seguenti.

The triumph of Baroque is appreciated especially in the Church of San Matteo built in the second half of the seventeenth century, whose facade has a peculiar contrast between the concave and convex surfaces. Very important is Palazzo dei Celestini with the adjacent Church of Santa Croce and the Duomo square bounded by the Cathedral, the Bishop’s Palace and the Seminary and dominated by the Bell tower.

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ph: A. e R. Tartaglione

Francavilla Fontana

enominata la Città degli Imperiali, in onore dei principi Imperiali che la governarono per circa due secoli Francavilla, importante centro messapico, sorge su un’area interessata da insediamenti umani fin dalla preistoria. Dal 1517 la famiglia dei Bonifacio migliorò notevolmente l’edilizia della città e le condizioni economiche e culturali del popolo. Nel 1743 fu duramente colpita da un terremoto che la distrusse in parte. Anche qui non mancano interessanti testimonianze dell’arte barocca e rococò che contraddistinse il Salento e l’Alto Salento.

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Tra i più grandi palazzi della città, espressione dell’arte barocca, Palazzo Giannuzzi-Carissimo costruito agli inizi del Settecento. Imponente la sua facciata percorsa in tutta

la sua lunghezza da una balconata in pietra, decorata da volte, pilastrini, bassorilievi, con al centro due angioletti che reggono una conchiglia. Al pianterreno troneggia il grande portale racchiuso da robusti pilastri che si congiungono tramite un arco, formando un corpo unico che si stacca dal prospetto e continua al primo piano. Dal portale si accede in un grande cortile, percorso da un ballatoio in pietra su mensole, e decorato sulla controfacciata da un loggiato a tre arcate. Notevole testimonianza barocca è anche la Torre dell’Orologio in piazza Umberto I, edificata nel 1750 dall’allora sindaco Maurizio Giannuzzi: ha una mole squadrata realizzata in tufo carparino, ornata in alto da volute. Interessante la chiesa di Maria Santissima della Croce che presenta un’ampia facciata barocca ed un campanile, anch’esso barocco, risalente al 1732. R.d.B

Among the baroque’s expressions of the city, deserves a prominent place Palazzo Giannuzzi-Carissimo built in the early 1700 and whose imposing facade is covered by a balcony decorated with stone. Baroque testimonies are also the Clock Tower and the Church of Santa Maria della Croce.

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FOCUS

Galatina ra i centri salentini di maggiore interesse culturale e artistico, Galatina, legata al culto ancestrale della taranta e dei tarantati, custodisce diverse realizzazioni barocche di grande valore. La più importante è la Chiesa Madre, intitolata agli Apostoli Pietro e Paolo e realizzata nel Trecento. La costruzione assunse la sua fisionomia attuale nella seconda parte del Seicento, con il rifacimento completo della facciata secondo lo stile barocco. Realizzata in tre sezioni, corrispondenti ciascuna alla navata interna e ciascuna dominata da statue: il portale centrale è abbracciato dalle statue dell’Immacolata Concezione, di San Paolo e San Giuseppe, mentre le porte laterali dalla statua di Santo Stefano e dalla statua di San Marco. Termina con un timpano che inquadra lo stemma civico. Imponenti altari realizzati con marmo policromo arricchiscono l’interno della chiesa particolarmente pregiato anche per la presenza di numerose tele originali risalenti dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà del Settecento. Di particolare interesse la Lavanda dei piedi, del 1756 di Serafino Elmo, Gesù che cammina sulle acque e Apparizione di Cristo a San Pietro. Gli affreschi che ricoprono la volta raccontano accadimenti della vita di San Pietro. Tra gli altri palazzi ed opere furono realizzati proprio tra il XVI e il XVIII secolo sotto l’impulso di un grande sviluppo economico e urbanistico, il Palazzo Ducale per volere della famiglia Castriota Scanderberg, il Sedile, con facciata ricostruita nel XVIII secolo, Palazzo Orsini, oggi sede del Comune.

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R.d.B

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The baroque facade of the church of the Apostles Peter and Paul enriched, in the second half of the seventeenth century, the existing temple of the fourteenth century that preserves frescoes and paintings. Among other buildings, the Palazzo Ducale wanted by the family Castriota Scanderbeg, the Sedile and the Palazzo Orsini, the current place of the municipality.


focus

Mesagne ittadina di origine messapica, Mesagne è uno dei centri che meglio rappresenta il barocco pugliese. Passeggiando fra i vicoli del particolarissimo centro storico dalla conformazione che ricorda un cuore, è possibile ammirare numerosi edifici civili e religiosi in arte barocca. Fra questi la chiesa intito-

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lata a Sant’Anna.

Gioiello d’architettura, è situata in Piazza Orsini del Balzo. Il progetto fu opera del sacerdote-architetto Francesco Capodieci, interprete del rinnovamento urbanistico di Mesagne in età barocca. Alla realizzazione contribuirono numerose rinomate maestranze del Salento. I suoi fregi e stucchi sono invece opera di Pietro Elmo e di Giuseppe Cino conosciuto come uno fra i maggiori architetti del barocco salentino. Particolare l’origine della costruzione avvenuta in seguito ad un voto fatto da Vittoria Capano, vedova di Nicola De Angelis feudatario di Mesagne, dopo la guarigione del figlio per intercessione della Santa. La chiesa fu aperta al culto nel 1706. Nell’interno, molto ricco, si possono apprezzare una pregevole copia della Deposizione del Veronese – l’originale è nella SS. Annunziata in Ostuni - presumibilmente del Cunavi (sec. XVII), una tela che raffigura i Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena con il Crocefisso, una tela che raffigura l’Adorazione dei pastori e diverse statue in cartapesta realizzate dall’artigiano mesagnese Ferdinando Celino. Di grande impatto i matronei lignei di recente restaurati. R.d.B

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The church dedicated to St. Anne is one of the greatest testimonies of Baroque art which occurred in religious buildings and civil. In this realization have contributed many famous workers of Salento, including Pietro Elmo and Giuseppe Cino who created friezes and plasters. Inside, among paintings and statuary, appear to be of great impact two wooden women’s galleries with wavy line.


FOCUS

Martina Franca entro rinomato della Valle d’Itria, Martina Franca, legata alla devozione per San Martino di Tour, è nota per la ricchezza della sua architettura barocca. Eccel-

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lente esempio e perla di quest’arte martinese è la Collegiata di San Martino eretta nella seconda metà

del Settecento, su iniziativa dell’arciprete Isidoro Chirulli, laddove prima sorgeva la precedente collegiata romanica. Segno distintivo, la meravigliosa e maestosa facciata, ricca di elementi decorativi e statue, alta 37 metri e poggiante su una base di 24 metri realizzata con pietra calcarea del luogo, ripartita in due ordini e divisa verticalmente da fasce di paraste con capitelli misti, sulla quale spicca al centro l’immagine del Patrono che divide il mantello con un mendicante ad Amiens. Nell’interno, strutturato secondo i canoni della pianta a croce latina con un’unica navata, degni di rilievo sono l’altare maggiore in marmi policromi del 1773 di scuola napoletana, l’ampio cappellone del Santissimo Sacramento, un presepe opera di Stefano da Putignano e varie tele di Domenico Antonio Carella. Ospita le reliquie di Santa Comasia, che la tradizione vuole martire tra il II e il IV secolo. Ma numerose sono le espressioni del barocco nelle costruzioni sia civili che religiose. La chiesa di san Francesco da Paola, quelle di San Domenico e della Beata Vergine del Carmelo. Il meraviglioso Palazzo Ducale, in cui l’elemento rinascimentale si incrocia con il Barocco d’ispirazione leccese e l’impronta architettonica locale. E ancora Palazzo Barnaba, palazzo Delfini, palazzo Semeraro, Carucci, Ancona e tanti altri. R.d.B

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The Collegiata of San Martino is among the greatest baroque testimonies of the city, which includes both the religious nature, such as the churches of San Francesco da Paola, San Domenico and the Beata Vergine del Carmelo, and the civilian nature, as the Palazzo Ducale, in which the element of the Renaissance crosses with the inspiration of the Lecce’s Baroque and the Palaces Barnabas, Dolphins, Semeraro, Carucci, Ancona and many others.


focus

Galatone iccolo centro leccese a pochissimi chilometri da Galatina, Galatone con-

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serva un’importante testimonianza del periodo barocco: il Santuario del Santissimo Crocifisso della Pietà di sicuro il più alto esempio barocco della città e tra i più importanti del Salento. Risale al primo barocco e fu costruito, nel corso di un decennio, verso la fine del Seicento. Realizzato da diverse maestranze salentine dopo il crollo della precedente chiesa, per gli elementi decorativi vi contribuì anche l’architetto leccese Giuseppe Zimbalo. Fu elevato a Santuario nel 1796 da Papa Pio VI. La facciata barocca, realizzata in carparo e pietra leccese, è divisa in tre ordini ed è arricchita da nicchie con statue. Custodisce un’immagine del Crocifisso del più antico periodo bizantino cui si attribuivano diversi miracoli. Sulla imponente facciata barocca troneggia il portale principale sovrastato da una statua di Gesù in vita accompagnato da alcuni angeli. Ai lati, le statue dei quattro evangelisti, due per parte. Sulla parte superiore, in alto, le statue di San Pietro da un lato e di San Paolo dall’altro. All’interno troviamo l’altare principale realizzato in pietra leccese, ricco di decori con dei bassorilievi che svelano le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Fra i monumenti di rilievo storico e artistico della cittadina ricordiamo anche la

Chiesa di San Sebastiano e Rocco, la Collegiata dell’Assunta, la Chiesa della Madonna Delle Grazie, le abbazie di San Nicola di Pergoleto e di Sant’Angelo della Salute, il Castello di Fucignano, il Menhir Coppola. R.d.B

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The Santuario del Santissimo Crocefisso della Pietà, which contains a symbol of the Byzantine period, is the highest example of Baroque of the city, enhanced by the main portal and by the statues. Also significant is the Church of San Sebastiano and Rocco, la Collegiata dell’Assunta, the Church of Madonna delle Grazie, the abbeys of San Nicola di Pergoleto and Sant’Angelo della Salute, the Castle of Fucignano and the Menhir Coppola.


FOCUS

NARDò

nche Nardò rappresenta un’importante testimonianza del fiorente periodo barocco nel Salento con un gran numero di palazzi e chiese. Qui, forte fu l’influenza di Ferdinando San Felice che realizzò diverse opere nel centro storico. Fra le costruzione in arte barocca spicca la chiesa di San Domenico, realizzata per l’ordine domenicano tra il 1580 e il 1594 da Giovanni Maria Tarantino e Gio Tommaso Riccio. In origine aveva un impianto basilicale a tre navate; in seguito al terremoto del 1743 fu quasi totalmente distrutta, come molti altri edifici della città, ad eccezione della facciata, del muro laterale sinistro e di parte della sacrestia. La facciata è in carparo e fu realizzata in due momenti differenti; la parte inferiore è ricca di figure umane e cariatidi accostate le une alle altre, mentre la parte superiore presenta forme più sinuose. L’interno, a croce latina con tre cappelle per lato, fu ricostruito dopo il 1743 secondo i canoni architettonici della Controriforma. Tra i diversi altari spicca quello della Madonna del Rosario con i quindici misteri, opera del pittore neretino Antonio Donato D’Orlando. Adiacente alla chiesa è il convento dei Domenicani rimaneggiato da Ferdinando Sanfelice dopo il terremoto. Oggi il centro storico di Nardò è uno dei luoghi più amati e visitati del barocco salentino, con il fulcro di Piazza Salandra su cui si affacciano il monumento dell’Osanna e numerose chiese barocche quali San Trifone, Sant’Antonio e San Domenico.

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R.d.B

The church of San Domenico presents a facade in carparo structured in two orders that show the different periods of construction: the lower part is full of human figures and caryatids that are juxtaposed to each other, while the upper part presents the most curvaceous shapes. The interior has a Latin cross with three chapels on each side, was rebuilt after the earthquake of 1743 that destroyed much of the main body, but spared the facade.

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focus

ph: Elio Pindinelli

GALLIPOLI

l Barocco gallipolino presenta dei tratti distintivi che lo rendono unico nello scenario salentino. Uno dei monumenti di arte barocca di più alto pregio è la Cattedrale intitolata a Sant’Agata, posta nel punto più alto dell’isola e considerata una pinacoteca sacra per la presenza delle 106 tele seicentesche e settecentesche di grande rilievo che custodisce. Giuseppe Zimbalo realizzò il piano superiore della facciata nel 1696. Il progetto originale era però opera di Giovan Bernardino Genuino, realizzato nel 1629, mentre l’arricchimento barocco è avvenuto in un secondo tempo. La costruzione prese il posto di un’antica chiesa romanica precedentemente crollata. L’interno, a croce latina, si compone di tre navate separate da dodici colonne doriche e di dodici altari barocchi. La facciata barocca con il suo rosone e numerose statue cattura lo sguardo dei visitatori quasi ipnotizzandoli. L’adiacente il Palazzo del seminario, realizzato nel 1756 ad opera di Adriano Preite, presenta anch’esso una facciata che si distende tra innumerevoli motivi barocchi. Fra le costruzioni civili il barocco gallipolino trova la sua massima espressione in Palazzo Tafuri, realizzato da Felice de Palma nella seconda metà del settecento. Fu voluto da un benestante esperto di diritto di un paese vicino. Mostra grandi finestre ovali ricche di intagli e particolari e balconi che richiamano anche uno stile più mediterraneo e spagnolo. Il palazzo rimase di proprietà dei Tafuri fino alla cessione avvenuta nel XIX secolo.

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R.d.B

One of the monuments of Baroque art of the highest value is the Cathedral dedicated to Saint Agatha, considered a sacred art gallery for the presence of 106 paintings of seventeenth and eighteenth centuries of great importance that preserves. Giuseppe Zimbalo built the upper floor of the facade in 1696 and the Baroque enrichment has happened in a later period.

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FOCUS

OSTUNI

l confine con il Salento, Ostuni, rinomata località turistica pugliese, detta Città del Belvedere o Città bianca per via del suo caratteristico centro storico un tempo interamente dipinto con calce bianca, conserva importanti testimonianze dell’arte seicentesca. Lungo la via della Cattedrale sulla sinistra spicca il prospetto della chiesa di San Vito Martire, uno tra i monumenti significativi di Ostuni e del Salento, dalle linee rococò. Costruito tra il 1750 ed il 1752 su progetto di un anonimo ingegnere napoletano nel luogo dove sorgevano tre palazzi della nobile famiglia dei Patrelli e la chiesa medievale di san Vito colpiti dal terremoto del 20 febbraio 1743. La facciata presenta un portone dai piedritti ruotati di quarantacinque gradi con sulla trabeazione due volute inginocchiate e un grande loggione mentre il frontone evidenzia caratteristiche rococò nelle linee curve e spezzate. Due acroteri ed un elegante campanile completano il raffinato prospetto. È considerato dai critici della storia dell’architettura tra i primi ed i migliori esempi di rococò pugliese. All’interno cinque altari in pietra di gran pregio artistico. Le cappelle sono dedicate ai santi Medici, a santa Teresa, a santa Maria Maddalena e all’Addolorata. Tranne l’ultimo altare in stile neoclassico, gli altri sono in stile rococò e furono eseguiti dal maestro scultore Francesco Morgese, autore di numerosi altari in pietra in tutto il Salento. L’esuberanza delle decorazioni è presente in tutti i particolari scultorei sia dell’interno che dell’esterno. R.d.B

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Even in the “White City” the church of San Vito Martire was built after the earthquake of 1743 in the place where stood some buildings and the medieval church already named after the Sicilian martyr. By now the Baroque, of which the city has numerous testimonies, had evolved and the temple is exuberant in sculptures and decorations that attest to the membership of the rococò.

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focus

Tipologie e tecniche in età barocca

L’arte dei marmorari in italia meridionale di Mimma Pasculli Ferrara a recente pubblicazione L’arte dei marmorari in Italia meridionale (De Luca Editori, Roma) “esplorazione” del territorio regionale e meridionale ci ha condotto alla verifica e alla giusta rivalutazione della presenza in Puglia di molti e spesso ignorati manufatti napoletani, ricchi di pregevoli intarsi di marmi e pietre preziose, i cosiddetti “marmi mischi” o “commessi marmorei”. Questi, ordinati nella Napoli capitale presso le botteghe dei migliori artefici dal munifico committente, sia privato sia ecclesiastico, venivano recapitati, man mano, allorché pronti, nei vari luoghi di destinazione. Napoli è infatti «un cantiere operoso già alla fine del XVI secolo, sviluppandosi oltremodo, se solo pensiamo che fra il 1600 e il 1625 c’è la fondazione o il rifacimento di ben 82 fra chiostri, chiese, conservatori e congreghe. Non diversamente la Puglia, anche se in chiave minore, partecipa a questo programma» innovativo dimostrando una vivacità culturale, a livello di committenza, nella pronta apertura al gusto della capitale. Indubbiamente un posto di rilievo hanno gli altari marmorei che decorano le chiese del Salento, soppiantando soprattutto nel ‘700 – nel nome della modernità – l’altare in pietra alla leccese. Trionfalmente presente e ancora fruibile in tutta la sua imponenza è l’altare maggiore della collegiata di S. Martino a Martina Franca.

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Databili al 1772 sono le due grandi statue di Giuseppe Sanmartino dell’Abbondanza e della Carità, scoperte da Cesare Brandi. Se entriamo nella cattedrale di Francavilla Fontana si offre al nostro sguardo uno spettacolare altare maggiore. Ricco di sovrabbondante decorazione ad intagli nei molti cartocci che lo decorano, si presenta pieno dei soliti cantonali su cui in genere siedono gli Angeli adulti capialtare. L’altare maggiore della chiesa matrice di Mesagne si erge trionfale, al di sopra della scalinata d’accesso, nella chiesa rinnovata completamente in stile classicheggiante su disegno dell’architetto Nicola Carletti. Contrasta con il suddetto la ricchezza scenografica dei marmi del bellissimo altare maggiore della chiesa di S. Francesco a Ostuni documentato agli anni 17701780. Al marmoraro-scultore Gennaro de Martino si deve l’Angelo adulto capoaltare inginocchiato agli estremi dell’altare maggiore della cattedrale di Lecce (1755-56), l’intero meraviglioso altare e la balaustrata riccamente decorata secondo le ultime istanze della moda. A Gallipoli poi segnaliamo i già noti altari marmorei della cattedrale, nonché l’intervento molto interessante del marmoraro scultore napoletano Aniello Gentile nell’altare maggiore (1753) della chiesa di S. Teresa. Un intervento questo di ammodernamento “alla napoletana” in un altare maestoso realizzato in pietra “alla leccese” nel ‘600.

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La chiesa infatti di S. Teresa, insieme al monastero delle Teresiane, si cominciò a costruire nei 1687, sotto il vescovo Antonio Perez della Lastra, sindaco Diego Sansonetti, e si ultimò nel 1690. Ma già nel 1753 l’altare maggiore doveva essere modificato con l’inserimento, nella base della grande macchina lapidea (animata di statue di pietra e di una tela con la Sacra Famiglia), di un nuovo altare marmoreo, tuttora in loco. L’esecuzione veniva affidata al famoso marmoraro napoletano Aniello Gentile, che eseguiva l’opera in maniera eccezionale, sviluppando al massimo delle possibilità formali i suoi stilemi, moltiplicando in maniera originalissima gli spazi. Ed i putti capialtare sono molto simili, oltre che nelle solite movenze, anche nella resa plastica delle forme, ai putti del coevo altare del Sacramento di Aniello Gentile a Brindisi.

Many baroque churches of Apulia offer inside them happy grafts of marble altars that, especially in the 1700, supplanted those of stone. Made in Naples, rich marble inlays and sometimes gemstones, in some cases enhanced by balustrades also them decorated, such artifacts can be admired in churches of Martina Franca, Francavilla Fontana, Mesagne, Ostuni, Lecce and Gallipoli.


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LEGGENDE DI PUGLIA

Tra i simboli e i segni di Lecce Barocca

La Cuddhura di

san francesco

I piedi scalzi e le vesti rattoppate indicavano che i due viandanti erano poveri. La stanchezza traspariva tutta dalla pesantezza con cui i loro corpi chiedevano sostegno al bordone e le bisacce appiattite sulle loro spalle mostravano con grande evidenza d’essere vuote. Per qualche minuto, avevano intravisto i tetti d’un borgo, ma un declivio li aveva fatti scomparire tra gli ulivi. La fatica di superare una salita e furono infine in vista delle mura che cingevano Litium. Gli armigeri, alla porta, li guardarono distrattamente e, superato lo spazio vuoto che separava le mura dai fabbricati urbani, i due uomini raggiunsero la prima abitazione. Il più giovane bussò all’uscio socchiuso ed in breve apparve una donna, le mani sporche di farina, e chiese cosa volessero. Rispose che erano pellegrini di ritorno dalla Palestina, affamati e stanchi, e bisognosi della carità di un poco di pane. Il rifiuto della donna, che in prossimità della Pasqua dell’Anno del Signore 1220 stava preparando le cuddhhure, fu immediato e deciso e i due uomini stavano per allontanarsi, quando udirono un lieve fruscio. Alle spalle della donna comparve un angelo splendente che diede al giovane un pane dolce, già cotto e dorato, a forma di ciambella. San Francesco – ché di lui si trattava –s’inginocchiò per ringraziare il Signore, ne diede metà a fratello Illuminato e insieme si avviarono verso la porta civica per riprendere la strada: Assisi era ancora ben lontana.

L

Francesco De Lorenzis

Alle spalle della donna comparve un angelo splendente che diede al giovane un pane dolce, già cotto e dorato, a forma di ciambella.

Quando, nei secoli successivi, i discendenti della donna fecero riedificare la casa che si affaccia su quella oggi è denominata via dei Perroni, arricchita di quei segni che gli scalpellini hanno disseminato a piene mani sulle facciate barocche degli edifici di Lecce, a ricordo dell’evento miracoloso il portale fu arricchito dalla scultura di un angelo che, recando in mano una ciambella, scende verso chi si appresta a varcare la soglia del portone.

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PRIMO PIANO

Nunzio Pacella | I legni spiaggiati del Po............................................................................................................................ 31 Alfredo Albahari | I “guardiani del mare”.......................................................................................................................... 33 Paolo Casalino | “Un nuovo inizio per l’Europa”...................................................................................................... 34 Nunzio Pacella | Weekend a San Nicandro Garganico........................................................................................ 36 Salvatore De Michele | Porti e trasporto intermodale........................................................................................... 38

NUNZIO PACELLA Scrittore, giornalista, gastronomo e giornalista gastronomo

ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici

PAOLO CASALINO Direttore dell’Ufficio di Bruxelles della Regione Puglia

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SALVATORE De MICHELE Ammiraglio emerito del Corpo delle Capitanerie di porto


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IL PERSONAGGIO E IL MARE

I legni spiaggiati del Po Testo e foto di Nunzio Pacella La storia di mare del settantaduenne Pasquale Coccia è quella di un pescatore nato da famiglia di pescatori, il padre Domenico e il nonno Matteo, che da qualche anno si è trasformato in un abile artigiano che lavora i legni venuti dal mare.

l pescatore, un omone alto e grosso, dai capelli bianchi, dal volto bruciato dal sole e segnato da rughe profonde dalla fatica di andar per mare, modella con tanta pazienza i suoi tronchi cavi d’ulivo, castagno e pino d’Aleppo raccolti sulle spiagge del Gargano, nel silenzio di una oscura ed umida botteguccia sulle sponda sinistra del canale Capojale, frazione del comune di Cagnano Varano in provincia di Foggia, che collega il Lago di Varano all’Adriatico. In bottega lo aiuta la moglie Rosa Guerra di 66 anni, madre di Sabina, 37 anni, che vive a Milano e Maria, 45 anni, che sta a Cagnano Varano. Da quando ha smesso di andar per mare e catturare grufolatori, pesci così definiti per l’abitudine di cer-

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care il cibo nella sabbia frugando col muso anellidi e crostacei, come mormora, orata, triglia, razza, rombo, spigola, sogliola, sarago e cefalo, scorrazza in lungo e in largo per le bianche spiagge garganiche in cerca di contorti legni spiaggiati, scaricati in Adriatico dal Po. A raccogliere questi tronchi e rami secchi levigati dal mare lungo le spiagge delle lagune garganiche non c’è solo Pasquale. Molti altri cultori di oggettistica marinara raccolgono queste “sculture” dalle forme bizzarre per colorarle o verniciarle per esporle in bella vista in casa, negozi, alberghi e ristoranti. Meraviglia comunque la disinvolta manualità di Pasquale nel maneggiare con quelle grandi mani callose questi legni che raccontano il mare,

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ovvero il suo mondo dove è nato e cresciuto. Certo, per ricambiare tanta generosità che arriva dal Po, intreccia con canne e teneri rami di ulivo (vinchi o inchiuni) mulini a vento del più tradizione paesaggio delle golene del delta. Ma la sua vera passione è quella di costruire barche, barchette a remi e gozzi da vendere ai turisti come soprammobili; realizzare per collezionisti e appassionati di vela un maestoso veliero a due alberi (brigantino, goletta) e per finire la più comune imbarcazione da lavoro con il trabucco (nelle varianti abruzzesi e molisane detto anche trabocco,bilancia o travocco), antica macchina da pesca tipica delle coste garganiche, molisane e abruzzesi dalle lunghe antenne (due o più bracci) protese sul mare che sostengono un’enorme rete a maglie strette detta trabocchetto. La quotidianità dignitosa di Pasquale, saggio pescatore garganico, è tra i suoi “gioielli” di legni del Po ed una calda e profumata zuppa di pesce preparata dall’amata Rosa.

From fisherman to craftsman who works woods came from the sea collected on Gargano beaches: the story of Pasquale Coccia, that recovers hollow trunks of olive, chestnut and Aleppo pine dragged into the sea from the distant Po and with the aid of canes and tender olive branches turns them into windmills, majestic sailing ships, small trebuchets, rowing boats and fishing boats.


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PRIMO PIANO

I “Guardiani del mare”

La Direzione generale Affari marittimi e Pesca della Commissione europea mette a disposizione 600.000 euro per finanziare progetti finalizzati a sviluppare soluzioni alternative alla pesca. pescatori e gli armatori che decidono di lasciare il settore della pesca a causa delle limitate risorse disponibili possono divenire “guardiani del mare” e utilizzare le loro stesse navi ad esempio per la pulizia del mare, raccogliendo i detriti di plastica che soffocano il mar Mediterraneo, o per il tempo libero e i servizi turistici o per il monitoraggio delle aree marine protette ed altro ancora (1). Ma perché si è sentito il bisogno di incentivare soluzioni alternative alla pesca? Alla base di tale provvedimento e di tanti ancora, c’è il sempre più assillante problema della pescosità dei mari, in progressiva e costante diminuzione. In passato l’UE ha dato un premio

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di Alfredo Albahari per la rottamazione dei pescherecci con il duplice scopo di diminuire lo sfruttamento delle risorse marine ed eliminare i mezzi nautici più vecchi e inadeguati. Da svariati anni lo Stato italiano si è adeguato ad una normativa della Comunità Europea che stabilisce il fermo pesca in tempi diversi a seconda dei luoghi e del tipo di pescato. Strettamente collegato alla diminuita pescosità dei mari è un altro fenomeno che ha effetti devastanti sull’ecosistema marino: la pesca eccessiva delle specie minacciate, quale ad esempio quella del merluzzo o del tonno rosso. Una ventina di mega pescherecci utilizzano metodi di pesca distruttivi, come le reti a strascico di profondità o i FAD (sistemi di aggregazione per pesci), oggetti galleggianti che diventano punti di aggregazione per diverse specie di pesci in cerca di protezione e cibo. I FAD possono essere impiegati per pescare specie non a rischio, come il tonnetto striato, ma aggregano anche mante, tartarughe e pesci picco-

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The European Union encourages fishermen and ship owners who decide to leave the fishing sector, due to the constant reduction of fish resources, so that they become “guardians of the sea” and use the ships to clean the sea, picking up plastic debris that stifle the Mediterranean Sea or leisure and the tourism services or for the monitoring of marine protected areas, and more.

li, come ad esempio il tonno a pinne gialle, mettendo così a grave rischio la riproduzione naturale di molte specie di pesce. Oltre il 10 per cento delle popolazioni mondiali dipende dalla pesca per il proprio sostentamento e la distruzione dei fondali e la pesca eccessiva sta provocando uno spopolamento dei mari che potrebbe comportare nell’arco di pochi decenni la totale scomparsa della pesca in mare. (1) La scadenza per la presentazione dei progetti è il 9 gennaio 2015 e tutta la documentazione necessaria per la presentazione di un progetto si può trovare nel sito: http://ec.europa.eu/dgs/maritimeaffairs_fisheries/contracts_and_funding/calls_for_proposals/2014_24/index_en.htm


OSSERVATORIO EUROPEO

“UN NUOVO INIZIO PER L’EUROPA”

LE DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DI JEAN CLAUDE JUNKER, NEO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

di Paolo Casalino al 1° novembre l’Unione Europea ha un nuovo esecutivo, quello guidato dal lussemburghese Jean Claude Junker1, che succede al decennio a guida Barroso. La nuova Commissione vedrà, per la prima volta, 28 membri, data la recente adesione all’Unione europea della Croazia, e una struttura inedita, con sei vicepresidenti a coordinare il lavoro dei “semplici” Commissari, in relazione agli obiettivi più importanti delineati dall’”Agenda Junker”. Tra questi, l’Unione energetica, il Mercato unico digitale, Crescita-Occupazione - Investimenti - Competitività. L’Italia sarà rappresentata da Federica Mogherini, che lascia l’incarico quale Ministro degli Esteri e assume quello di Vice presidente della Commissione e, al contempo, di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Interessante rimarcare che il settore della pesca è stato affidato al maltese Karmenu Vella, che sarà parimenti responsabile per l’Ambiente e gli Affari marittimi. Non sempre i meccanismi di nomina della Commissione sono noti al pubblico e quindi permettetemi di spendere alcune righe su questo tema. Innanzitutto, si tratta della prima volta che i Capi di Stato e di

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Governo europei, riuniti nel Consiglio europeo, non scelgono in piena autonomia il Candidato presidente della Commissione: infatti, questa volta gli Stati hanno dovuto cedere

– dopo un’aspra lotta – al volere del Parlamento europeo. Quest’ultimo, infatti, anche al fine di avvicinare maggiormente i cittadini alle Istituzioni di Bruxelles, aveva predefinito i nomi dei candidati presidenti della Commissione già prima della tornata elettorale, uno per ciascuna grande famiglia politica.

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Juncker era il candidato del Partito popolare europeo, che ha raccolto il maggior numero di voti in Europa, ed è quindi stato designato a guidare l’esecutivo comunitario. Una volta nominato dal Consiglio europeo, il Presidente in pectore della Commissione europea deve presentarsi al Parlamento per ricevere la fiducia (individuale) e, successivamente, scegliere i componenti della sua squadra, uno per stato membro, sulla base di una rosa di nomi che gli provengono dalle capitali europee. La particolarità della pro’ cedura che si segue a Bruxelles, rispetto a quanto accade ad esempio per la formazione del governo italiano, risiede nel fatto che ciascun Commissario designato deve “conquistare” la fiducia individualmente, mediante un’audizione da tenersi in Parlamento europeo al cospetto della Commissione competente per materia. Un discorso programmatico, in inglese, di 15 minuti e la risposta ad un set di 40 – 50 domande per


PRIMO PIANO

ciascun Commissario hanno sancito l’approvazione della squadra di Juncker, poi definitivamente confermata da un voto in Plenaria del Parlamento europeo tenutosi a Strasburgo il 22 ottobre scorso2. Venendo al fronte delle politiche che la nuova Commissione europea dovrà mettere in cantiere, grande attenzione e curiosità ha destato tra i commentatori l’annuncio fatto dal Presidente Juncker in luglio scorso, relativo al pacchetto di 300 miliardi di euro di investimenti che la Commissione europea è pronta a lanciare e che sarà definito nei dettagli entro la fine del 2014. Una somma considerevole, ma per cui si attende ancora di capire quali siano le fonti di finanziamento e le azioni concrete che la Commissione ha in mente di attuare.Le priorità indicate dal neo Presidente, nel documento programmatico “A new start for Europe: la mia agenda per lavoro, crescita, giustizia sociale e cambiamento democratico”3, sono classificate in dieci grandi macroaree.

Ogni politica settoriale è declinata nell’accezione dell’obiettivo finale che intende perseguire, che ad oggi è univoco: creare crescita e occupazione sostenibili. Ciò è vero non solo per le politiche dirette specificamente alle piccole e medie imprese o a ricerca e innovazione, ma anche per le politiche ambientali, degli affari marittimi e della pesca, dell’energia, della cultura e creatività, delle TIC. Tra i dieci punti, vale la pena ricordarne alcuni: • il ruolo decisivo che l’industria può giocare nel rilancio dell’economia europea: oggi infatti conta per meno del 16% nel PIL europeo, mentre l’obiettivo che ci si dà è arrivare entro il mandato al 20%; • l’importanza di realizzare un mercato digitale unico europeo, che potrà generare fino a 250 miliardi di crescita aggiuntiva in Europa entro il 2020; • le politiche in favore di clima ed energia: da un lato la necessità di creare un’Unione Europea dell’Energia, che garantisca la sicurezza energetica e l’autosufficienza ai paesi UE, oltre che lavori al raggiungimento degli sfidanti obiettivi in campo climatico, tutti indissolubilmente legati al contenimento dell’aumento della temperatura del pianeta sotto i 2° rispetto all’era pre industriale. I sotto obiettivi, oramai molto noti, fissati nella Strategia Europa 2020, riguardano l’incremento delle energie rinnovabili del 20%, l’incremento dell’efficienza energetica del 20% e la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 (obiettivo 20-20-20, di re-

(1) Maggiori informazioni sulla nuova Commissione europea sono reperibili al seguente sito web, per ora solo in inglese: http://ec.europa.eu/about/juncker-commission/index_en.htm (2) Per motivi di brevità qui si omette di citare la mancata concessione della fiducia alla Commissaria candidata slovena Alenka Bratusek, poi sostituita con Violeta Bulc; così come il travagliato percorso parlamentare del Commissario Ungherese alla cultura o del Commissario spagnolo a Clima ed energia, questi ultimi due infine confermati. (3) Il documento integrale in italiano può essere reperito al link http://ec.europa.eu/about/junckercommission/docs/pg_it.pdf (4) I nuovi obiettivi recentemente fissati prevedono il raggiungimento del target del 27% anziché dell’attuale 20% in tema di fonti da energia rinnovabile e una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% invece dell’attuale 20%. L’obiettivo sull’efficienza energetica, fino ad ora vincolante e fissato al 20%, passa al 27% ma perde la vincolatività per gli Stati membri e resta puramente indicativo.

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Behind the scenes of the European Commission, whose appointments mechanism have been indeed changed: for the first time, the Heads of State and Government, meeting in the European Council, have not chosen in full autonomy the candidate President of the Commission, but they had to surrender to the will of the European Parliament. The fisheries sector has been entrusted to the Maltese Karmenu Vella, who will also be responsible for the environment and maritime affairs.

cente rivisto mediante l’adozione del Pacchetto Clima ed energia 20302. Ultima considerazione, prima di darvi appuntamento al prossimo numero, è relativa all’importanza dei settori della cultura e della creativita’ nelle politiche europee, ora che da alcuni giorni sono state rese note le valutazioni sulla Capitale europea della Cultura 2019, scelta che ha privilegiato la citta’ lucana di Matera e che ha lasciato l’amaro in bocca a Lecce, che tanto(e bene, mi permetto di aggiungere io) ha lavorato in questi anni per conquistare l’ambito traguardo. Ebbene, gia’ da alcuni anni le politiche europee su cultura e creativita’ sono condivise da due direzioni generali della Commissioone, la DG educazione e cultura e la DG impresa: un cambio culturale importante,che riconosce come l’economia della creativita’, abbinata all’innovazione sociale, possa essere un formidabile motore di crescita e occupazione. È questo, peraltro, il filo conduttore che animera’ la Conferenza internazionale che sul tema sara’ co-organizzata il 19 novembre a Bruxelles, dal Governo Italiano e alcune regioni, tra cui la Puglia, e che è inserita nel programma di iniziative del Semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.


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WEEKEND A

SAN NICANDRO GARGANICO

tra grotte, arte e buon gusto Testo e foto di Nunzio Pacella

an Nicandro Garganico, in dialetto locale Sànde Lecàndre, ma anche Sanctum Nicandrum, Santo Nicandro, Santo Alicandro, San Licandro nelle denominazioni medievali e volgari. Fino al 1862 è chiamato San Nicandro e successivamente fino al 1999 Sannicandro Garganico. Le sue origini risalirebbero al 1095, ma la sua fondazione potrebbe es-

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sere avvenuta nel 663 d.C., all’indomani della sconfitta di Lucera ad opera dell’Imperatore Costante II, allorché gli scampati si rifugiarono a “Terra Vecchia” dove Federico II nel 1238 costruì il castello sui ruderi di un castro romano o di un mastio normanno, oppure più tardi nel 915 d.C quando sul Gargano arrivarono i Longobardi sconfitti sul Garigliano. Il paese adagiato sulle verdi colline

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tra l’Adriatico (Torre Mileto) e i laghi di Lesina e Varano, subì la dominazione di normanni, svevi e angioini. È certo che nel 1464 il feudo e il castello dove soggiornò Federico II e Papa Celestino V, fu comprato da Nicola Della Marra. Sul suo territorio ricco di grotte (Grotta dell’Angelo, Grotta delle Streghe e Grotta Pian della Macina) c’è la Dolina Pozzatina, una delle più vistose e spettaco-


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lari manifestazioni del carsismo di superficie sul promontorio del Gargano ritenuta da molti, per essere la seconda dolina più grande d’Europa, tra i fenomeni carsici più importanti d’Europa.

Nel weekend speleologico a San Nicandro Garganico si può mettere in conto l’avventura in grotta, in tutta sicurezza, oppure la lunga scarpinata per raggiungere l’anfiteatro naturale della dolina tra i profumi del lussureggiante bosco di lecci e querce.

La fruibilità di questo interessante patrimonio carsico non si nega a nessuno, neppure ai diversamente abili e ai pazienti psichiatrici. Anzi, andar per grotte, fa bene. Nasce qui la Speleoterapia che mira a modificare lo scenario della disabilità e del disagio psichiatrico.

“L’idea – spiega Maria Incoronata Ritoli, presidente del gruppo archeo speleologico Argod – nasce nell’estate del 2009, durante il progetto Estate Ragazzi che vedeva coinvolti alcuni bambini disabili. Il team di Argod notò la particolare euforia di un bambino che palesava difficoltà emozionali e comunicative. Capimmo che la grotta può muovere qualcosa di emozionale, di cognitivo all’interno di persone disabili, pazienti psichiatrici ma anche persone comuni che nella quotidianità mostrano una certa difficoltà nella sfera emozionale. Da qui la collaborazione con la psicologa e psicoterapeuta Angela Nardella ed il coinvolgimento di alcuni disabili nell’escursione alla Grotta Pian della Macina”. È d’obligo la visita al gioiello del romanico pugliese, la Chiesa di Santa Maria di Devia che custodisce cicli di affreschi dal gusto bizantineggiante datati tra il XII e XIV secolo e al Museo Storico Archeologico Etnografico e della Civiltà Contadina dove si conservano tra l’altro i costumi tradizionali sannicandresi della Pacchiana, contadina in ghingheri, e

del Pastore con il suo abito di velluto della festa. Per chiudere in bellezza il weekend a San Nicandro Garganico tra emozioni e cultura si consiglia un tuffo nella tradizione culinaria marinara dei ristoranti Pietra Scritta e La Gardenia di Torre Mileto e, nel centro storico della città, un salto al ristopizza La Baita per gustare l’ottimo Pancotto garganico preparato da Giovanna (detta Giò) Marrocchella e al Vincent per spezzare (scup) e mangiare (magna) il Cappellaccio, simpatico cestino di pizza strapieno di abbondante insalata mista a salumi e verdure con tonno e cipolle.

An area rich in caves for a caving weekend which together with the adventure in the cave gives the suggestions of walks in the forest of holm and oaks in order to reach the Dolina Pozzatina, one of the largest in Europe, the emotions of visits to the church of Santa Maria Devia and the Archaeological and ethnographic Museum of rural culture and the scents and flavors of culinary tradition.

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PORTI E TRASPORTO

intermodale

ph: Aaron Jacobs - Wikipedia

di Salvatore De Michele

Il trasporto, in sintesi, è l’atto economico finalizzato al trasferimento di beni nello spazio che utilizza, nelle diverse fasi in cui si concretizza, mezzi tecnologicamente diversi a seconda dell’ambiente in cui si svolge.

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n terminale portuale può essere concepito come l’infrastruttura di sutura tra modalità di trasporto diverse, dove cioè la merce passa dalla nave a un mezzo di trasporto terrestre o ferroviario e viceversa. Le caratteristiche di un terminale portuale, la sua attrezzatura e organizzazione sono determinate dalla tipologia delle merci da movimentare. La movimentazione di containers, che sono oggi la forma di condizio-

namento delle merci più avanzata, può avvenire solo in terminali portuali specializzati i cui impianti sono muniti di mezzi meccanici di aggancio e sollevamento. L’efficienza di un porto si base sulla capacità di gestire il passaggio da mezzo terrestre o ferroviario a nave e viceversa. La massima efficienza del sistema si realizza quando il passaggio da una modalità di trasporto a un’altra avviene in maniera immediata e diretta.

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Le aziende produttrici di beni tendono ad esternalizzare (outsourcing) il trasporto, affidandolo a terzi professionisti che spesso curano tutta la logistica. Gli operatori logistici della fase terrestre assumono oggi il cosiddetto ruolo di “integrator” collocandosi al vertice della piramide dei servizi logistici con un’offerta sempre più completa ed articolata che va dal coordinamento dell’intermodalità alla consegna “door to door”. Il logista “integrator” provvede a tutto il ciclo e lo fa su scala mondiale avvalendosi di sistemi informatici che consentono di fornire ad ogni utente un servizio completo,compresa la tracciatura elettronica di ogni fase del percorso del proprio carico.


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L’intermodalità e la logistica hanno bisogno di interporti per il passaggio da una modalità ad un’altra. Un interporto si identifica con una “Infrastruttura di grandi dimensioni che, oltre a consentire concretamente il trasporto combinato e intermodale, offre una quantità di servizi connessi alla manipolazione e al trattamento della merce.Deve essere dotato di uno scalo ferroviario, di una sede doganale, di magazzini e di strutture di collegamento con la rete stradale, con porti ed aeroporti di una determinata area geografica”. (Glossari.it) La legge n° 240 del 1990 che contiene norme per lo sviluppo dell’intermodalità e la modernizzazione del sistema distributivo definisce l’interporto come “complesso organico di strutture e servizi integrati e finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferrovia-

rio idoneo a formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione”. La realizzazione degli interporti corrisponde allE esigenze espresse nel Piano Generale dei trasporti che nelle previsioni legislative mira alla modernizzazione del sistema distributivo. Gli interporti si configurano come strutture pubbliche che rientrano nella competenza dello Stato, assumendo la fisionomia di ente pubblico economico. Al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono affidati compiti di promozione, programmazione e controllo della loro gestione. Nell’ambito del sistema distributivo gli interporti

Vincitore del bando Social Innovation del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

Scopri il calendario

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rappresentano realtà strategiche che si interpongono fra i grandi bacini di traffico e gli snodi stradali, ferroviari, portuali ed aeroportuali. Il PGT (Piano regolatore dei trasporti) prevedeva sul territorio una rete di interporti di primo livello e secondo livello, individuati territorialmente in ambito regionale. Venuta meno tale distinzione, sono stati definiti i presupposti in base ai quali un interporto possa assumere un ruolo di rilevanza nazionale o meno, come previsto dalla delibera del CIPET del 7 aprile 1993. Intermodal transport, logistics, services related to the handling and processing of goods, the freight must be placed between the great basins of traffic and road junctions, railway, port and airport, instruments of modernization of the distribution system.


NEWS Kater I Rades................................................................................................................................................................................................... 43 Leghe e leghe sotto imari................................................................................................................................................................. 43 Diversify................................................................................................................................................................................................................. 43 La Regione Puglia aiuta la ricettività turistica............................................................................................................ 44 Trivelle sul Golfo di Taranto.......................................................................................................................................................... 45

SPORTA Nunzio Pacella | Le anguille di Federico II................................................................................................................... 47 Nunzio Pacella | “Al Pescatore” di Gallipoli, Hotel e Ristorante nell’antico palazzo Calò...................................................................................................................................................................... 48

GIOVANNI ZAPPATORE Appassionato di fotografia anche subacquea

ADA DONNO Giornalista, scrittrice, docente di materie letterarie

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SALVATORE NEGRO Regista, autore di soggetti e sceneggiature

RODOLFO BARSI Avvocato esperto in diritto demaniale


Panorama I CLIK di Giovanni Zappatore.............................................................................................................................................................. 51 La musa | Ada Donno | Tra i campi e il mare, vita e scrittura di Rina Durante.......................... 52 Ciak | Salvatore Negro | Emanuele Crialese: Un “mare” di talento.......................................................... 54 IL TAGLIACARTE | Agenda del mare 2015 di Carlo Romeo............................................................................ 55 MOUSE | www.mondomarino.net...................................................................................................................................................... 55 IL FILATELICO | Costruzioni navali italiane........................................................................................................................ 55 L’avvocato | Rodolfo Barsi | Il codice della nautica da diporto............................................................ 56 IL CAVALLETTO | Le tarsie marinare di Antonio Gerbino................................................................................. 58 IL NUMISMATICO | La monetazione greca........................................................................................................................ 58 MUSICHE DAL MEDITERRANEO | Enrico Tricarico | Acqua azzurra, Acqua chiara.......... 59 CAPITANI DI MARE | Augusto Benemeglio | Durand de la Penne.......................................................... 60 BANDIERE & MARINA | La bandiera della Finlandia............................................................................................. 61

VELE & SCIE Antonio Calò | Michele Giurgola è campione d’Italia................................................................................................. 62 XXX Brindisi Corfù........................................................................................................................................................................................... 62 Pasquale Marzotta | I fratelli Montefusco e Francesco Lanera campioni del mondo............ 63 Xmas si aggiudica il “Trofeo Rivellino”......................................................................................................................................... 63

ENRICO TRICARICO Pianista, compositore e direttore d’orchestra

ANTONIO CALò Giornalista specializzato nel settore sportivo

AUGUSTO BENEMEGLIO Scrittore e poeta, ufficiale emerito del Corpo della capitanerie di porto

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PASQUALE MARZOTTA Giornalista appassionato di sport


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Pagamenti con carte Bancomat: un contributo alla sicurezza degli incassi.

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l DL 179/2012 obbliga dal 30 giugno 2014 artigiani, studi medici e professionali, commercianti, e aziende a mettere a disposizione dei propri clienti il pagamento con carte di debito (note come Bancomat o PagoBancomat). L’intento della legge è portare avanti una seria e puntuale lotta contro l’evasione fiscale, dando la possibilità al consumatore di avvalersi di questo metodo di pagamento per importi superiori a 30 euro. Il provvedimento ha scatenato moltissime polemiche e i punti di vista in campo sono diversi tanto che, nonostante l’onere (non è un obbligo in quanto al momento non è prevista una sanzione, tanto stabilisce il Ministero dell’Economia e delle Finanze) sono molti i soggetti interessati che non si sono ancora dotati della “macchinetta”. Non c’è una sanzione dunque ma alla fine potrebbe essere il mercato stesso a “punire” i negozianti, artigiani e professionisti che non rispetteranno l’obbligo di dotarsi del POS per i pagamenti elettronici. Secondo il Presidente di Federconsumatori, infatti, l’assenza del POS potrebbe indurre il consumatore a cambiare negozio per i suoi acquisti. Una delle tante motivazioni che spinge le categorie interessate a non dotarsi di POS, è legata all’idea che i costi di installazione e di gestione siano molto onerosi e riducano il guadagno, già contenuto, degli esercenti. Sul mercato sono numerose le proposte con cui le Banche cercano di indurre i clienti ad attivare un POS, spesso ab-

binando promozioni che arrivano anche ad azzerare i costi di installazione e di noleggio del terminale. Tra le tante soluzioni Banca Popolare Pugliese ha creato offerte ritagliate sulle esigenze di specifiche categorie merceologiche (Carburanti, Professionisti) e, in occasione delle imminenti festività, propone offerte promozionali a condizioni vantaggiose non solo sui costi di installazione ma anche sulle commissioni di “transato” ovvero quelle commissioni che vengono addebitate all’esercente su ogni pagamento effettuato con il POS. Banca Popolare Pugliese, inoltre, per migliorare il servizio mette a disposizione dei clienti una rete di Agenti in Attività

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Finanziaria dedicata che offre consulenza in fase di scelta del tipo di terminale più adatto all’attività svolta (POS fisico per l’esercente classico, POS GSM/ GPRS per chi ha esigenze di mobilità e/o POS Virtuale per titolari di siti e-commerce) e assistenza in fase di compilazione della contrattualistica e di post-vendita. Banca Popolare Pugliese conta 96 Filiali distribuite nel Sud Italia, e una rete di oltre 100 Agenti in Attività Finanziaria presenti in tutta Italia.

Pubbliredazionale a cura di


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KATER I RADES

l motore della “Kater I Rades” è ritornato a Valona. Qualcuno lo ha definito “il cuore” della motovedetta affondata nel 1997 in quella che è ricordata come “strage del Venerdì Santo” perché perirono 81 migranti. Lo scafo del relitto si trova notoriamente ad Otranto, trasformato dallo scultore greco Costas Varotsos in un monumento di ruggine e di vetro all’Umanità Migrante. A Valona, il motore ed alcune delle sovrastrutture in legno dell’imbarcazione serviranno per realizzare un monumento in memoria dei suoi cittadini periti in mare. Altri pezzi della motovedetta sono stati conservati a Brindisi dalla cooperativa Thalassia che li salvò dalla rottamazione con l’intenzione di farne il nucleo iniziale di un Museo della memoria migrante.

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LEGHE E LEGHE SOTTO I MARI l primo cavo sottomarino funzionale all’uso del telegrafo collegò Dover e Calais, le città che tradizionalmente indicano gli estremi del canale de La Manica, nel 1850. L’evento suscitò grande interesse per l’assoluta novità, al pari di altri cavi che consentirono i collegamenti, ad esempio per l’Italia, tra Calabria e Sicilia e, nel 1858, attraverso l’Atlantico, tra Irlanda e il Canada; poi l’argomento ha suscitato sempre meno interesse, anche se gli elettrodotti sottomarini, transatlantici e non solo, sono diventati sempre più necessari alla globalizzazione. A ricordarci che in oltre un secolo e mezzo i cavi sottomarini disegnano una rete articolata e complessa quale sono qualche lustro addietro era difficile immaginare, è la Mappa dei cavi sottomarini messa a disposizione del pubblico da TeleGeography. Anche se non riflette gli esatti percorsi, segnala i centinaia e centinaia di cavi che trasferiscono dati tra Paesi e continenti, e questo li rende di fatto strategici, tanto che gli Stati e l’industria stanno prevedendo ingenti inve-

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DIVERSIFY

stimenti puntando tanto sui satelliti, che però al momento non sono in grado di gestire l’enorme traffico di internet, quanto sulla realizzazione di nuovi cavidotti e nuove tecnologie; anche se lo sviluppo tecnologico comporta maggiore rischio di guasti, in aggiunta a quelli dovuti a rotture,

terremoti e, potenzialmente, ad atti terroristici. Si è già visto negli anni scorsi, d’altronde, che le rotture accidentali di cavi sottomarini possono bloccare i collegamenti con enormi danni economici, anche se i problemi sono stati risolti nel volgere di poche ore.

questo il nome, facilmente traducibile nell’imperativo a diversificare, promosso dall’UE per favorire incrementi di produzione, commercializzazione e consumo di pesce prodotto da allevamenti europei. Lo scopo è fornire ai consumatori prodotti ittici di specie note, sani, sicuri e sostenibili, “difendendo” i mercati da quelli provenienti soprattuo dall’Asia e anzi potenzialmente valide per accedere a nuovi mercati. I ricercatori del progetto “Diversify” (www.diversyfish.eu) hanno selezionato specie ittiche di grandi dimensioni idonee ai diversi habitat, dalle acque fredde atlantiche a quelle dolci e costiere. Il lavoro, coordinato dalla Grecia, continua con una ricerca multidiscplinare che coinvolge le diverse professionalità interessate e i consumatori.

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L’assessorato allo sviluppo economico guidato da Loredana Capone

LA REGIONE PUGLIA AIUTA LA RICETTIVITÀ TURISTICA n’opportuna modifica ha reso molto più effica rispetto al pssato la legge regionale sugli incentivi alle strutture turistico-ricettive. La norma del 1989 prevedeva che gli immobili che ricevevano degli incentivi erano vincolati per venti anni alla destinazione turistico-ricettiva se si trattava di immobili e di dieci anni se si trattava di arredamento. Federalberghi aveva più volte nel tempo evidenziato che la normativa non era allineata nè alla legislazione nazionale, né a quella europea e la durata del vincolo ostacolava l’accesso agli incentivi da parte di numerose, anche potenziali, imprese del settore. Lo scorso 30 settembre la legge è stata modificata e, “fermi restando i vincoli di destinazione urbanistica ed edilizia disposti da ogni altra norma statale o regionale”, in ambedue i casi il vincolo è stato ridotto a cinque anni.

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Ciò vale anche per interventi pregressi, per cui per immobili che hanno ricevuto incentivi in precedenza, “ill vincolo di destinazione turistico - alberghiera di cui all’articolo 5 della stessa legge regionale 12/1989 si intende cancellato trascorso un periodo di cinque anni dalla sua apposizione”. Contestualmente, la giunta regionale ha varato un nuovo regolamento per gli aiuti in esenzione al sistema produttivo che può contare su una dotazione finanziaria di 2 milioni di euro. Sullo stesso Bollettino regionale del 6 ottobre 2014, n° 139 supplemento, che pubblica l’anzidetta modifica alla legge 12/1989, si potranno avere notizie dettagliate sull’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese per l’acquisizione di servizi, investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, la tutela ambientale, i processi d’in-

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novazione tecnologica del settore manufatturiero e la qualificazione dell’offerta turistica, innalzando il livello qualitativo della rete ricettiva pugliese. “La novità della Carta degli aiuti prevista nel regolamento - ha commentato l’assessore alla sviluppo economico della Regione Puglia, Loredana Capone - è una novità importante: così ampliamo la platea dei PIA - Pacchetti integrati di agevolazione, e possono aumentare sia gli aiuti che gli investimenti in tutti i settori produttivi. Innovazione e ricerca-sviluppo saranno come al solito al centro dei bandi che saranno emessi proprio per consolidare le eccellenze produttive e sprigionare le potenzialità di chi si affaccia a nuovi settori produttivi, sapendo bene che l’export è una delle priorità per le nostre aziende che intendano svilupparsi”.


ph: Agencia Brasil

NEWS

Trivelle GOLFO DI TARANTO: DA SANTUARIO PER I CETACEI A REGNO DELLE TRIVELLE è a rischio il delicato ecosistema marino dell’intera Puglia, e non solo.

’accerchiamento della Puglia é completo. Dopo l’Alto Adriatico, dopo il Capo di Leuca, ora il Golfo di Taranto è in predicato per diventare ambito di ricerca di idrocarburi. L’istanza di permesso di prospezione, presentata dalla Schlumberger Italia al Ministero dello sviluppo economico opportunamente rimodulata per usufruire delle agevolazioni previste dal decreto “Sblocca Italia”, fa il paio con quella della Global Med in Adriatico. Solo che che è estesa oltre 4mila chilometri quadrati, praticamente il doppio.

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Ciò significa che l’intero Golfo di Taranto, che nel precedente fascicolo di questa rivista si segnalava come vocato a diventare un “santuario” per la grande e magnifica presenza di delfini e non solo, rischia di diventare un grande cimitero di cetacei. Infatti, quand’anche le prospezioni non dovessero essere seguite da trivellazioni, già la sola ricerca di idrocarburi con l’ausilio di onde acustiche prodotte artificialmente provoca gravi danni alle popolazioni marine, come sembrano suggerire i capidogli che continuano a morire.

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Un lungo elenco di Comuni costieri di Calabria, Basilicata e Puglia si aggiungono, così, a quelli della Puglia adriatica. Tali ultimi, riunitisi con tecnici ed esperti prima che esplodesse la notizia della mega-richiesta di permesso di ricerca jonica, avevano pensato di puntare le chance di difesa del mare sul suo pregio di delicato ecosistema ricco di biodiversità del litorale costiero di Santa Maria di Leuca-Tricase-Otranto. Servirà? Nel Golfo di Taranto, c’é la presenza di un’area marina protetta come Porto Cesareo insieme con decine e decine di parchi naturali, siti d’interesse comunitario e zone di protezione speciale. Servirà? Il timore è che tutto sia sacrificabile sull’altare dell’oro nero. La speranza è che la Corte Costituzionale riconosca l’illegittimità dello “Sblocca Italia”, impugnato dalla Regione Puglia per la parte in cui sottrae agli enti locali competenze in materia ambientale che sono loro proprie.



SPORTA

Profumo di Anguille e di Natale

Le ANGUILLE DI FEDERICO II tra spiedini, timballi e torta di anguille di pasta brisé La vigilia di Natale è d’obbligo mangiare l’anguilla. Sulla tavola dei pugliesi non può mancare. Non sarebbe potuta mancare neppure su quella più nobile di Federico II di Svevia, puer Apuliae. Infatti era ghiottissimo d’anguille. i racconta, che il 28 febbraio del 1240, le chiese alla Curia di Foggia per farle preparare dal suo cuoco personale Berardo alla askipeciam (scapece) cioè fritte e marinate in aceto. Più che le anguille, amava il capitone, l’anguilla femmina. L’Anguilla anguilla LINNAEUS 1758 è più conosciuta come anguilla euro-

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Testo e foto di Nunzio Pacella pea. La femmina di grandi dimensioni che ha raggiunto la fase riproduttiva, lunga fino ad un metro e mezzo, è il capitone mentre quella in fase infantile, sottile e trasparente, poco più di mezzo metro, è la ceca e, quella prima della riproduzione è detta argentina. Il Lago del Comune di Lesina è il bacino naturale dove crescono le anguille dopo il lungo viaggio dal Mar dei Sargassi all’Adriatico fino al bacino lacustre che raggiungono imboccando i canali Acquarotta, antico letto del fiume Fortore, e Schiapparo. Un tempo le pescate miracolose di anguille a Lesina era un’importante fonte di ricchezza per i pescatori del luogo. I capitoni, le anguille femmine, a Natale raggiungevano i più importanti mercati ittici d’Italia e non potevano mancare sulle tavole dei nobili di tutti i tempi, da Federico II in poi, perché cibo assai pregiato. Erano, infatti, escluse dalle tavole dei poveri, cioè dalla cucina povera che si accontentava dello “scarto”, le anguille piccole, cioè i maschi, tagliati a pezzetti e utilizzati per preparare la calda “minestra d’anguilla”, un vero miracolo gastronomico, oggi diventata un’eccellenza culinaria del Natale garganico. Ma di antico a tavola non c’è solo questa minestra.

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C’è il pasticcio di anguilla con trito di menta, prezzemolo, uva passa, cannella, zenzero, pepe e chiodi di garofano; il timballo di anguilla agli spinaci; gli spiedini di tocchetti di anguilla alla san Vincenzo del senese Gentile Sermini del 1424 e foglie di alloro, bagnati con un rametto di rosmarino intinto in salsina di aceto, olio, pepe, chiodi di garofano, zenzero e serviti con succo di melagrana, arancia e limone, spolverati con zenzero e cardamomo. Tanta squisitezza non finisce qui. La ricetta più antica è la “torta di anguille” del 1326, in uso all’epoca di Dante Alighieri, fatta di anguille spezzettate, impastate con tritato di menta, prezzemolo, noci, datteri, latte di mandorle, zafferano, pepe nero, chiodi di garofano, noce moscata, coperta con una sfoglia di pasta brisè e cotta al forno per circa un’ora.


SPORTA

AL MERCATO DELLE GOLOSITÀ CON...

La Sporta testi e foto Nunzio Pacella

A Gallipoli, allo Scorzòne, più tardi, dopo la costruzione del monastero dei Minimi francescani, ribattezzato Bastione di San Francesco di Paola, nel palazzo della nobile e antica casata Calò che si affaccia sul porto, impreziosito dal cortile d’ingresso dalla mano dell’architetto Emanuele Manieri figlio del più noto Mauro che firmarono non poche opere del barocco leccese e gallipolino tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVIII secolo, c’è Al

Pescatore Hotel & Restaurant , lussuoso albergo a quattro stelle affidato alla direzione di Davide Mandorino con annesso ristorante dove Stefano Panico, chef formato all’Alberghiero di Otranto, prepara i suoi piatti a cottura veloce e leggera con le

eccellenze di terra e mare abbinate a vini salentini scelti da Luciano Corciulo.

I nostri piatti

CRUDITÈ DI VIOLETTO GALLIPOLINO

CARPACCIO DI TONNO ROSSO

Il prelibatissimo cruditè di gambero viola o violetto di Gallipoli è presentato a rosone nel piatto, insaporito con olio extravergine d’oliva, limone, prezzemolo e spolverato con pepe nero

I profumi del mare gallipolino e della terra salentina sono in questo piatto di carpaccio di tonno rosso marinato con succo d’arancia Piattello di Alezio con crudité di cuori di cicoria

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SPORTA

COZZA ALLA CORDA RIPIENA DI PATATA A Gallipoli Al Pescatore, hotel a quattro stelle con annesso il rinomato ristorante, da pochi mesi gestito dai fratelli Corciulo, Antonello e Luciano con la moglie Mina Stefanì, è sinonimo di freschezza ed eccellenza a tavola, e calore nell’accoglienza. L’albergo è situato in un antico palazzo storico lungo le mura della Città Bella, poco distante dalla spiaggia della Puritate con vista sul porto da dove, affacciandosi, sull’antico porto si può godere tutto l’anno il sorgere del sole. La storia dei fratelli Corciulo, Antonello con la sua Grotta Marinara e Luciano con Al Pescatore, è segnata da successi a tavola per la bontà dei prodotti di mare, rigorosamente freschissimi, a partire dai più classici cruditè del ricercato gambero gallipolino, il violetto in particolare, ai carpacci di tonno rosso fino ai filetti marinati di una ricciola matura ma anche di un dentice reale all’amo. Il piatto forte della tradizione marinara è la “zuppa gallipolina” che ricorda l’antica “zuppa bruna” della Magna Grecia, pupiddhri ed ope (zerri e boghe) desquamati, cotti lentamente in un tegame di coccio, dove è stata rosolata una cipolla affettata grossolanamente con l’aggiunta di acqua, aceto, sale ed un pizzico di pepe macinato fino al più semplice spaghetto aglio ed olio, impreziosito da tartara di tonno rosso e ottima bottarga gallipolina, anche questa ricavata da uova di tonno.

Stefano Panico, giovanissimo chef dell’Alberghiero di Otranto che vive all’ombra della guglia orsiniana di Soleto, interpreta ai fornelli del ristorante Al Pescatore Hotel & Restaurant di Gallipoli i piatti della tradizione marinara. Non disdegna presentazioni ardite come l’aragosta alla catalana dove trionfano i profumi del mare e dell’orto oppure un astice in bella vista che si “pavoneggia” tra ricci e profumatissimi frutti di mare. Coniuga tradizione e innovazione, come dire nelle sue mani la cozza aperta all’ampa (alla fiamma) si trasforma in una gustosa cozza ripiena di un delicato impasto di patata novella di Galatina Dop, pecorino, menta, sale e pepe, legata con la corda aiutato dal sous chef afgano Ramat Nazari. A scottadito è eccezionale. I bambini l’adorano ma piace anche ai buongustai. L’idea di tirare la corda per gustare la calda delizia intriga grandi e piccoli. È inutile dire che una cozza alla corda tira l’altra.

ZUPPA DI PESCE ALLA GALLIPOLINA

SPAGHETTI ALLA BOTTARGA DI TONNO

La sapida zuppa in umido di pesci di paranza, crostacei e molluschi cotta a fiamma bassa con spruzzatina finale d’aceto per rinfrescarne il gusto ed esaltarne il sapore, icorda la “zuppa bruna” d’origine greca

l più classico piatto di spaghetti aglio, olio e capperi diventa una delicata prelibatezza con l’aggiunta di tartara di tonno rosso condita con un’emulsione d’arancia e scaglie di bottarga di tonno rosso

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I CLICK di Giovanni Zappatore

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la MUSA

Tra i campi e il mare. Vita e scrittura di Rina Durante di Ada Donno “

e ne vado per i campi / dove c’è il bosco di querce / da un lato, e dall’altro/ la voce del mare…”, aveva scritto in una delle poesie giovanili, pubblicate nella raccolta Il tempo non passa invano, nel 1951. Erano gli anni in cui Rina Durante, giovane aspirante poeta, si accostava agli intellettuali pugliesi più autorevoli del tempo: Tommaso Fiore, Oreste Macrì, Girolamo Comi con tutto il “sodalizio operoso” del suo palazzo di Lucugnano, Vittorio Bodini e soprattutto Vittorio Pagano, “l’irregolare della cultura salentina” a cui resterà sempre legata da un’amicizia solida. In seguito Rina non annovererà quella sua prima prova letteraria fra le sue cose meglio riuscite, pur senza rinnegarla: eppure in quei versi è già riconoscibile la geografia – se così è possibile dire - del suo vivere e del suo scrivere. I campi e il mare si contesero la sua tenerezza e la sua passione, fin dall’infanzia trascorsa a Saseno, l’isola verde di fronte a Valona, dove il padre era capoposto della regia marina militare italiana. Di quegli anni trascorsi “quasi allo stato brado” la Rina porterà il segno profondamente. Saseno e il suo mare continuarono ad entrare nei suoi sogni e ad infilarsi nei suoi racconti, quasi di soppiatto, tra le similitudini e le metafore.

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Eppure, a scorrere tutta la sua produzione, si vede che la sua scrittura amava piuttosto radicarsi nella terra. Le figure dei suoi romanzi si muovono lungo “… sentieri attraverso i campi di grano, con le siepi di mortella e di more ai lati, tra la terra rivoltata il giorno prima che luccica sotto i raggi del sole, gli ulivi che brillano nella luce rosea…”. Respirano l’odore dell’origano e del rosmarino. Assaporano il marrone di “quella pasta densa e terribile che chiamiamo terra”. Ascoltano la buona terra che “alza il suo richiamo, e aspetta…”. (La malapianta, 1964). I suoi personaggi sono fatti di terra amara e dura come la loro fatica, che aspirano “l’alito tiepido e umido che sale dal verde dei giacinti” (Martino Giona, 1962) e gli basta “stendersi sulla terra per sentirsi in armonia con l’universo invisibile...”(Gli amorosi sensi, 1996). Il protagonista del Il Tramontana, racconto lungo da cui Adriano Barbano trasse un film, è un ragazzo “cattivo”, consegnato da poveri genitori ottusi alla forzata contrizione in un convento di monaci, che di notte sogna la fuga e di giorno se ne sta arrampicato sul finestro della celletta a fissare laggiù, oltre i campi di grano e di ulivi, “una striscia di smeriglio azzurro” inarrivabile.

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Alla terra assolata appartengono anche i personaggi “smarriti e senza amore” de La Malapianta, il romanzo pubblicato da Rizzoli che diede a Rina quella notorietà che travalicava i confini del Sud: figure che soggiacciono alla violenza, inflitta o subìta, e al destino comune di “poveri cristi” inermi di fronte all’ingiustizia, alla guerra, alla Storia che gli passa sulla testa.

Con grande versatilità Rina si spinse a misurarsi con le esperienze culturali più varie. Sul finire degli anni ’60 si dedica alla ricerca etno-antropologica, al recupero delle tradizio’ ni popolari salentine.

Accompagna Giovanna Marini in giro per il Salento nell’avventura di ricerca e raccolta dei canti registra-


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ti dalla viva voce dei “portatori”. Fa proprio lo spirito della nuova antropologia culturale meridionalista, quella che svela, “sotto la superficie folkloristica, la realtà niente affatto arcadica, ma profondamente drammatica del mondo popolare”. Tuttavia ogni esperienza, anche l’antropologia, diventa strumento del suo narrare e nel ’72 ne nasce Viaggio in Terra d’Otranto (Adda, Bari). Amò molto anche il teatro: nel ‘77 pubblicò con Bulzoni Tutto il teatro a Malandrino, vita e spettacolo in un paese del Salento. Un testo complesso, nell’apparente semplicità del racconto autobiografico. Un libro sul teatro popolare che sembra un romanzo. O viceversa un romanzo che sembra un trattato sul teatro popolare. La sua scrittura talvolta densa e drammatica, più spesso leggera e brillante e graffiata d’ironia, riesce ad amalgamare in concreta materia narrativa la ricerca etnoculturale, l’arguta osservazione della realtà sociale e le lacerazioni dell’animo umano. La sua capacità di “raccontatrice” è il filo rosso che lega insieme la sua inesausta attività di giornalista, ricercatrice, narratrice, autrice di testi teatrali (Ballata salentina è del 1980) e monologhi per la radio (Il sacco di Otranto, del ‘77, è il primo sceneggiato prodotto dalla neonata sede regionale pugliese della Rai); sceneggiature di film (Otranto 1480 del 1980 e La sposa di San Paolo dell’’89). Non è difficile individuare una linea di scrittura coerente nel tempo, al di là dell’apparente girovagare un po’ zingaresco tra i vari generi, dettata da un essenziale ostinato ricercare, sia quando dà vita ai “poveri cristi senza potere e speranza di riscatto”, sia quando si occupa con leggerezza di eno-gastronomia salentina. Fin dalla collaborazione a Pani pesci e briganti. Piatti da leggere e storie da mangiare (che esce nel 1991 come “speciale” del Quotidiano sa-

lentino a cura di Antonio Maglio), passando per Rucola e caviale, sapori antichi e nuovi della cultura jonicosalentina (del ‘93), poi per Cerere e Bacco a piene mani. Una civiltà da salvare (2001, Schena, Fasano) e infine per L’oro del Salento (pubblicato postumo a cura di Massimo Melillo nel 2005 per l’editrice Besa), colture e culture, vite e storie, leggende e vicende, odori e sapori, paesaggi

ed energia, capace di generosità intellettuali, polemiche pugnaci e mitezze inaspettate. Ci pensava l’ironia a salvarla dall’angoscia del capolavoro propria di ogni scrittore (“come farò a diventare un mito/ povero pescatore di amuleti/ con un’ostrica al posto del cuore?”). Su di un foglietto fortunosamente recuperato nella sua casa di San Foca lasciò scritto*:

*“Nel bosco di seta e di piccoli fauni sono lo spiritello che danza tra le felci, i funghetti trallalà, ma potrei essere il delfino che nuota allegramente nell’acqua limpida, tenero, innocente, burlone, vulnerabile, immortale”. e miti e poesia si fondono e si confondono in un unico racconto che riconduce ad una coerente visione del mondo, della storia e della funzione dell’intellettuale e della scrittura. La maggior parte della sua produzione giornalistica è sparsa su giornali e riviste pugliesi, ma non solo, nell’arco di almeno trent’anni. E prima o poi dovrà essere raccolta. La terra fu la sua tenerezza, il mare la sua passione. Era un impasto di razionalità, passionalità

Se ne andò nella notte fra Natale e Santo Stefano, dopo una lunga lotta contro la malattia, dieci anni fa. Guai, però, parlare di commemorazione. La Rina non amava le celebrazioni scandite in decennali e centenari. Ma con gli anni e nei decenni cresceranno – ne sono sicura – la riconoscenza per il suo lascito intellettuale ed il riconoscimento dell’intenso e lungo suo operare nella cultura salentina e meridionale a tutto campo.

Le foto sono di Caterina Gerardi

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CIAK

EMANUELE CRIALESE:

UN “MARE” DI TALENTO di Salvatore Negro È bastata una biografia come tante, e una scarna filmografia, per fare di Emanuele Crialese un regista di belle speranze per il futuro del cinema italiano. on soli quattro lungometraggi, è tra la nuova generazione di registi di talento, come Sorrentino, Garrone ed altri. Figlio di avvocati di origine siciliana, nato a Roma, Crialese parte a 21 anni per gli Stati Uniti, ci arriva come tanti, e come tanti fa la gavetta, mille lavori. Con il sacrificio riesce a laurearsi nella più prestigiosa accademia del cinema degli Stati Uniti. Auto produce il suo primo lungometraggio, realizza “Once we were strangers” un film in inglese, scritto e diretto da lui, interpretato da quello che sarà subito il suo attore-alter ego, Vincenzo Amato, protagonista poi delle sue successive opere. Il film sarà l’unico lungometraggio italiano a partecipare al SundanceFilm Festival di Robert Redford. Il successo di critica e pubblico arriva nel 2002 con”Respiro, girato a Lampedusa.Comincia così una trilogia che ha come sfondo il mare; il mare di ”Respiro” libera la ribelle Grazia dal clima della comunità di pescatori che la credono pazza e nel tuffo finale tutti i personaggi sono liberati da questo mare esageratamente azzurro.

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Con ”Nuovomondo”, il regista firma il suo capolavoro (Leone d’argento a Venezia). Racconta qui una Sicilia di fine ‘800, in un dialetto ruvido, una popolazione in viaggio verso il nuovomondo che non vedremo mai, ma ci farà immaginare nelle visioni oniriche dei personaggi, immersi in un “mare” di latte, ortaggi e frutti giganteschi; metafore di protezione materna e di benessere da raggiungere. L’arrivo a Ellis Island, primo laboratorio di selezione razziale, quarant’anni prima degli orrori tedeschi. Gli immigrati cagionevoli di salute venivano mandati indietro o sterilizzati, per scongiurare una contaminazione razziale. Si conteranno sessantamila sterilizzazioni.

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E sarà in ”Terraferma” che Crialese ci racconta l’immigrazione di oggi: una famiglia di pescatori che vive del proprio, molto spesso avaro, lavoro,che si trova a spartire il pane con una donna salvata da un naufragio. E viene salvata contro la legge di uno stato che proibisce ai pescatori di trarre in salvo i naufraghi.Ma il capofamiglia si carica addosso questa responsabilità, come erede di quelle regole del mare che nessun governo mai potrà cancellare. Non è più il neorealismo del dopoguerra, di un’Italia che si piange addosso, è il verismo di Verga a solcare l’opera di questo regista: c’è padron ‘Ntoni nelle storie di Crialese, c’è la povertà; una povertà dignitosa, contenta e benedetta.


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IL TAGLIACARTE

AGENDA DEL MARE 2015 di CARLO ROMEO ome disporre ogni giorno dei dati essenziali per chi naviga, dalle maree ai fenomeni astronomici, ogni settimana di un testo che spazia dalla tecnica alla normativa, dalla storia alla letteratura, dalla biologia al costume e all’occorrenza di notizie d’arte marinaresca? Occorre tenere a bordo (ma la barca può ben essere virtuale) l’Agenda del mare 2015, 300 pagine di notizie, informazioni, curiosità sulla navigazione, sui protagonisti della vela, sull’ambiente marino, firmate da Carlo Romeo per le edizioni “Nutrimenti Mare”. Romeo, giornalista Rai, scrittore e manager televisivo, non ha bisogno di presentazioni, essendo ben nota la sua attività nel mondo della comunicazione. Attualmente direttore generale della Radiotelevisione di Stato della Repubblica di San Marino, da sempre velista, ha scritto alcuni libri di mare per Longanesi e questa, alla terza edizione, “Agenda”. Per coglierne appieno il senso, va detto che il libro lascia a chi va per mare lo spazio di un giornale di bordoutile per farsi contagiare dalle emozione raccontate da Carlo Romeo e raccontare le proprie. Per coloro che invece il mare lo vedono da una finestra o addirittura solo in cartolina, può essere una “guida” utile per ricordare che il linguaggio della cultura del mare è universale.

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Il MOUSE

WWW.MONDOMARINO.NET er tutti gli appassionati di fotografia subacquea, di biologia marina, ma anche per chi semplicemente ama il mare e il suo incredibile ecosistema, segnaliamo il sito MondoMarino.net. con una sorta di significativo sottotitolo: ...il mare in rete. Il sito vanta la presenza di quasi 12.500 fotografie di flora e fauna marina complete di schede “tassonomiche” che, redatte da biologi marini, spiegano e svelano alcuni dei tanti segreti che i Mari custodiscono gelosamente. Propone anche news a soggetto marino, un articolo di approfondimento mensile, articoli di medicina e un forum articolati in diversi segmenti. Tra i collaboratori del sito, nato dall’amore di Mauro Romano per il mare e la fotografia e realizzato allo scopo di promuovere sensibilizzazione ecologica e divulgazione scientifica, vi è anche Roberto Perrella.

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IL FILATELICO

COSTRUZIONI NAVALI ITALIANE ono stati emessi nel 1977 i quattro francobolli con cui Poste Italiane decise d’iniziare la serie di esemplari dedicata alle “Costruzioni navali italiane”, aderendo alla proposta della Marina Militare e utilizzando bozzetti dell’allora capitano di fregata Franco Gay. Nel triennio successivo furono realizzati altri 12 francobolli, sempre in serie di 4, e tutti incisi da Giorgio Toffoletti del Poligrafico dello Stato. I francobolli riprodotti a lato, ciascuno del valore di L.170, rappresentano il piroscafo a ruota Ferdinando I (realizzato nel 1818), la motonave Saturnia (1925), la corvetta Caracciolo (1870) e la cannoniera aliscafo Sparviero (1973), indicazioni riportate in un cartiglio su ciascun francobollo. Il blocco dei quattro francobolli era unito da due francobolli più piccoli, privi di valore di facciata che, nella prima serie riproducevano lo stemma araldico della Marina Militare.

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Rubrica a cura del Club culturale filatelico numismatico di Racale

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l'avvocato lla navigazione da diporto, inizialmente disciplinata dal codice della navigazione, è stata dedicata nel tempo una disciplina sua propria in ragione della sua finalità non professionale e non produttiva, che è sfociata nella legge 08 luglio 2003 n. 172 avente ad oggetto: disposizioni per il riordino e il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico. Questo provvedimento ha tracciato le linee generali dalle materia, ridefinendo le unità adibite alla navigazione da diporto, razionalizzando il servizio di tenuta dei registri delle navi, introducendo la responsabilità diretta del comandante delle unità da diporto per la costituzione dell’equipaggio, in quantità e qualità, in relazione a situazioni metereologiche e percorsi da compiere. Oltre a ciò il provvedimento delegò il Governo a emanare un decreto legislativo che raggruppasse tutte le norme relative alla nautica da diporto in un vero e proprio “Codice della nautica da diporto”. Tale codice fu approvato il 18 luglio 2005 e prese il n. 171. Alcuni degli aspetti rilevanti della materia, quali la sicurezza della navigazione e la disciplina delle patenti nautiche, furono affidati ad un emanando regolamento di attuazione.

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IL CODICE DELLA NAUTICA DA DIPORTO di Rodolfo Barsi Quindi a partire dalla vigenza di questi provvedimenti, la nautica da diporto dispone di un proprio corpo normativo speciale, che però è figlio del codice della navigazione, le cui disposizioni trovano applicazione diretta per quanto non previsto. In tal modo viene ribadita la centralità del codice della navigazione. Una delle novità più rilevanti del codice del 2005 è il riconoscimento dell’uso commerciale delle unità da diporto (art. 2) che possono essere oggetto di locazione e noleggio o utilizzata per scopi di scuola nautica o diving. Viene inoltre disciplinata la navigazione in acque territoriali di unità battenti bandiera diversa da

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quella italiana utilizzate per fini commerciali e l’esclusività di tale utilizzo. Quindi con gli articoli da 4 a 13 il Codice provvede ad adeguare la disciplina nazionale con quella Comunitaria relativa alla definizione delle unità da diporto (distinte in natanti, fino a 10 m; imbarcazioni da diporto da 10 a 24 m. e nave da diporto, oltre 24 m.), soprattutto con riferimento alla progettazione e costruzione, alla marcatura CE di conformità, ai motori da diporto e la loro alimentazione, che può essere anche doppia (benzina e gas). Il Codice ha inoltre semplificato le procedure di immatricolazione e trasferimento delle imbarcazioni battenti bandiera straniera, per le quali è ora sufficiente il certificato di cancellazione dal registro comunitario di provenienza. L’art. 15 ha sopperito ad una carenza nella normativa previgente: la dichiarazione di perdita di possesso. Analogamente a quanto previsto per gli autoveicoli, ora anche per le imbarcazioni è possibile annotare nei registri che non si è più in possesso della imbarcazione per furto o distruzione della stessa. A tal fine è sufficiente presentare copia della denunzia e restituire la licenza di navigazione.


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Altro aspetto rilevante è il riconoscimento di una forma di acquisto che da svariati anni rappresenta quello prevalente: il contratto di leasing. Fino alla entrata in vigore del codice chi stipulava un contratto di tal genere era soggetto alla costosa procedura della trascrizione della dichiarazione di armatore. Ora invece la presentazione del contratto di leasing è sufficiente per far annotare sul registro navale e sulla licenza di navigazione il nome dell’utilizzatore accanto a quello della società di leasing proprietaria dell’imbarcazione, nonché la data di scadenza del contratto stesso. La società di leasing viene esonerata da responsabilità per le violazioni che comportano sanzioni amministrative e pecuniarie, e anche (art. 40) da responsabilità civile da circolazione delle unità da diporto, che fa carico, in tale fattispecie, all’utilizzatore in solido con il conducente. L’obbligo della patente è introdotto anche per la conduzione delle moto d’acqua, quale che ne sia la potenza. Il titolo terzo del codice contiene disposizioni speciali sui contratti di utilizzazione delle unità da diporto e sulla mediazione. Viene così disciplinata la locazione e il noleggio. Giova rammentare che la locazione è la cessione dell’imbarcazione “a scafo nudo”, e cioè senza equipaggio e in tal caso il conduttore deve essere in possesso di patente nautica. Nel noleggio, invece, il noleggiante cede il godimento della imbarcazione “armata” ovvero pronta per la navigazione e completa di equipaggio e skipper. Entrambi i contratti devono essere redatti per iscritto e l’originale o copia autentica deve essere conservato a bordo. Con una modifica del 2012, al fine di incentivare la nautica da diporto e il turismo nautico, è stata introdotta la figura del noleggio occasionale. In sostanza anche la persona fisica o la Società che non ha come oggetto sociale il noleggio o la locazione può effettuare tale attività in via occasio-

nale, senza che ciò costituisca uso commerciale dell’unità. In tal caso il comando e la condotta dell’imbarcazione può essere effettuato dal proprietario (o utilizzatore) o da altro soggetto delegato, con il solo limite del possesso della patente nautica. L’effettuazione di tale tipo di noleggio comporta la comunicazione, per via telematica, all’Agenzia delle En-

contenente il regolamento di attuazione del codice della nautica, suddiviso in quattro titoli. Le disposizioni finali del regolamento contengono l’abrogazione di beni sui regolamenti previgenti, onde ora la nautica da diporto è disciplinata esclusivamente dal codice e dal regolamento. La materia, però, lungi dall’essere definitivamente normata, è ora all’at-

trate e alla Capitaneria di Porto territorialmente competente. I proventi di tale attività possono, a richiesta, essere assoggettati a una tassazione del 20% in misura fissa, ove la durata non superi i quarantadue giorni per anno e senza che sia ammessa detrazione o deducibilità delle spese e dei costi sostenuti, in luogo della tassazione nelle imposte sui redditi e relative addizionali. Con decreto ministeriale 26.02.2013 sono state definite le modalità di invio telematico inerenti il noleggio occasionale. Sempre nello stesso capo, in due articoli viene disciplinata la figura del mediatore per le unità da diporto, con una delega alle Regione per la disciplina dei requisiti e delle modalità di iscrizione nel ruolo, per la formazione e conservazione del ruolo, cause di cancellazione e norme disciplinari. L’iscrizione nel ruolo abilita all’esercizio della professione in tutto il territorio nazionale. A distanza di circa 3 anni dalla approvazione del codice, il Ministero delle infrastrutture e trasporti il 23 luglio 2008 ha approvato il decreto n. 146

tenzione del legislatore. Infatti è in discussione presso il Senato della Repubblica un disegno di legge recante il n. 1167, relativo alla delega al Governo per la riforma della nautica da diporto. Questa esigenza scaturisce dal fatto che il 14 febbraio 2014 la Commissione europea ha presentato la nuova “Strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e marittimo che prospetta quattordici azioni dell’U.E. volte ad aiutare regioni costiere e imprese a superare le sfide cui sono chiamate”. In quest’ottica gli Stati membri sono invitati a elaborare e attuare strategie nazionali e regionali. Inoltre dal 17 gennaio 2014 è in vigore la direttiva 2013/53 UE relativa alle imbarcazioni da diporto e moto d’acqua, che deve essere recepita entro il 18 gennaio 2016. Quindi, concludendo, rileviamo che la materia è stata ormai adeguatamente disciplinata e che gli interventi prospettati riguardano il rilancio di un settore che più di altri sta soffrendo della crisi in atto.

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IL CAVALLETTO

LE TARSIE MARINARE DI ANTONIO GERBINO utto legno? Sì: mare, barche, case, scogli; volti, oggetti, animali, monumenti; cromie, luminosità, ombre, sfumature; atmosfere, emozioni, magia, stupore... Sì, c’è tutto questo e molto di più nelle opere che il maestro Antonio Gerbino realizza, con l’arte che avvolge la sua tecnica paziente, mediante sfoglie di legno. Ha dalla sua una prodigiosa capacità di vedere al di là di ciò che le diverse impellicciature, e le peculiari cromie (magnifici i rossi delle sue più recenti produzioni), suggeriscono a chi le guarda: venature che diventano onde, striature che diventano nuvole, fibrosità che diventano rughe, variazioni cromatiche che diventano ombre e riflessi e perfino trasparenze. Magico, difficile definirlo diversamente, è anche il rapporto di Gerbino con tutto ciò che è inerente al mare: il suo laboratorio è situato nella natìa Parabita, ma, in costanza del silenzio e della poesia che dominano anche borghi e interni e botteghe e scorci e solitudini, dei luoghi di mare coglie solarità mediterranea, immoti voli di gabbiani, memorie di credenze, echi di miti, suggestioni del passato, dei luoghi di mare coglie la civiltà.

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g. IL MUNISMATICO

LA MONETAZIONE GRECA a Grecia è la Nazione che per le monete euro ha maggiormente utilizzato immagini marinare, sovente riprendendo quelle già presenti nella dracma, la sua pregressa valuta. Le monete di 1, 2 e 5 centesimi disegnate da Georgios Stamatopoulos mettono infatti in bella mostra delle navi. In quella di taglio minore, si tratta di una trireme del V secolo avanti Cristo. Per quella di 2 centesimi, l’autore ha rippreso l’immagine di una corvetta del XIX secolo già riprodotta su una moneta da 1 dracma. Su quella da 5 centesimi, infine, è effigiata una moderna petroliera. Le imbarcazioni sono coronate dalle 12 stelle proprie dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e riportano il valore della moneta espresso con le lettere dell’alfabeto greco. Oltre all’anzidetta corvetta, della precedente monetazione sono note quelle da 20 dracme coniate Repubblica nel 1930 che riporta l’immagine della prora di un’imbarcazione militrare a vela rettangolare con il tradizionale rostro a pelo d’acqua. L’immagine fu ripresa dalla moneta di 50 dracme del 1988, a scafo intero con timone, che tuttavia ne semplificò la prora e il rostro. Per concludere, non può trascurarsi la moneta del 450 - 400 a.c. che su una faccia rappresenta un’ancora e un piccolo granchio marino, immagine, tale ultima, ripresa nella monetazione delle città greche della Sicilia.

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1 centesimo

1 dracma

2 centesimi

20 dracme

5 centesimi

50 dracme

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musiche dal mediterraneo

Mogol-Battisti ACQUA AZZURRA, ACQUA CHIARA di Enrico Tricarico Prima che arrivasse l’abusivismo selvaggio e i cubi di cemento, Torre Squillace, sulla costa del feudo di Nardò, era un angolo di paradiso. ’era solo qualche casa sparsa qua e là, e in una di queste ha vissuto Giulio Rapetti, meglio conosciuto con lo pseudonimo Mogol, per quattro anni sul finire degli anni ‘60. Durante l’edizione 2014 del “Premio Battisti” che si svogle ogni anno a Nardò, lui, commosso, ricorda la bellezza di quel paesaggio che ha ispirato storiche canzoni della musica italiana: “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, “E penso a te”, “La canzone del sole” e “Il mio canto libero”. Ricorda soprattutto l’amicizia e il legame artistico con Lucio Battisti, il quale era molto spesso suo ospite in quella casa di Torre Squillace a ridosso della spiaggia. E qui quel mare limpido e cristallino ispirarono nel 1969 la canzone “Acqua azzurra, acqua chiara”. Con questa canzone nell’estate di quell’anno Battisti partecipò per la seconda volta al Cantagiro conseguendo un ottimo terzo posto, in un’edizione vinta da Massimo Ranieri con “Rose rosse”, seguito dai Camaleonti con “Viso d’angelo”. Battisti, agli esordi della sua carriera musicale, nel 1961, fu chiamato da Leo Di Sanfelice a suonare come chitarrista nel suo gruppo “Gli svitati”. “Lucio Battisti era un fantastico chitarrista di rock and roll - ricorda Di Sanfelice, brillante pianista e ottimo intrattenitore - ed appena finita la scuola venne a suonare con me alla “Sciascia a mare” di Brindisi e poi alla Selva di Fasano. Era molto simpatico e spesso ci faceva degli scherzi, era sempre allegro e sorridente”. Ma il vero salto di qualità arrivò due anni dopo quando entrò a far parte de “I campioni”, con i quali incise nel ’65 il suo “primo” 45 giri come chitarrista. E nell’estate di quello stesso anno iniziò la sua carriera artistica come autore: “Se rimani con me”, che segnò anche l’inizio di una lunga collaborazione musicale con i Dik Dik, venne pubblicata in una compilation estiva intitolata “Canzoni sulla spiaggia”. Da qui in poi è storia nota, a partire dall’incontro con Giulio Rapetti, classe 1936. Il loro fu un sodalizio che ha dato risultati memorabili non solo sul piano musicale ma anche poetico. Anche se oggi, tra alberghi, resort e villaggi turistici, il paesaggio intorno a Torre Squillace è decisamente mutato, quella bellezza incantata di una volta ritorna immortale nelle loro avvenenti e leggendarie canzoni.

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Ogni notte ritornar per cercarla in qualche bar, domandare ciao che fai e poi uscire insieme a lei. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere. Nei tuoi occhi innocenti posso ancora ritrovare il profumo di un amore puro, puro come il tuo amor. Ti telefono se vuoi non so ancora se c’è lui... accidenti che farò quattro amici troverò. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere. Nei tuoi occhi innocenti posso ancora ritrovare il profumo di un amore puro, puro come il tuo amor Sono le quattro e mezza ormai non ho voglia di dormir a quest’ora, cosa vuoi, mi va bene pure lei. Ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più. Acqua azzurra, acqua chiara con le mani posso finalmente bere Acqua azzurra, acqua chiara Nei tuoi occhi innocenti posso ancora ritrovare il profumo di un amore puro, puro come il tuo amor


PANORAMA

CAPITANI DI MARE

DURAND DE LA PENNE …E GLI ALTRI EROI DIMENTICATI? di Augusto Benemeglio

uigi Durand De la Penne è stato sicuramente uno dei più grandi eroi della Marina Militare durante la seconda guerra mondiale,

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ma anche un pò malato di protagonismo, se andiamo a vedere tutti gli incarichi postbellici che ha ricoperto: Presidente della Lega Navale, Presidente della Federazione Nuoto, Presidente degli agenti marittimi, Presidente dei Gruppi Marinai d’Italia della Liguria, deputato nelle file della Democrazia Cristiana, poi dei liberali. Era anche un bell’uomo, brillante, compito, uno sportivo di razza, abile nuotatore, velista di primordine, era uno insomma che suscitava una corrente di empatia immediata, e questo ha favorito il suo percorso di uomo pubblico, si può dire fin dall’inizio, quando, al termine della prigionia in India, nel

marzo 1945, presso la base navale di Taranto – alla presenza di Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno – gli fu appuntata sul petto la medaglia d’oro conferitagli per l’impresa di Alessandria proprio dal comandante della Nave che aveva fatto esplodere, l’ammiraglio inglese sir Charles Morgan, lo stesso che aveva fatto rinchiudere nella stiva Durand de La Penne, nella speranza che si decidesse a rivelare dove aveva applicata la carica di esplosivo. Perché Morgan volle premiare lui e non “anche” gli altri eroi che si distinsero nella stessa impresa? Forse proprio per quella carica di straordinaria empatia e fascino che l’ufficiale genovese emanava. L’impresa fu compiuta da tre “maiali” e sei uomini d’equipaggio, due per “maiale”. Tutti e sei medaglie d’oro, tutti e sei eroi quanto Durand De La Penne. Ma gli altri due maiali e i cinque uomini veri e propri “siluri umani” che li pilotarono vennero ben presto dimenticati. Ogni barchino, sei metri e settanta di lunghezza e 53 centimetri di dia-

La Valiant - ph: US Navy

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metro, era dotato di motore elettrico e di una carica di esplosivo di 300 chilogrammi, contenuta nella testata del siluro, che si poteva staccare e applicare direttamente alla carena della nave. Nel porto di Alessandria, nella notte del 19 dicembre 1941, il Tenente di Vascello De La Penne, unitamente al capo palombaro Bianchi, riuscì a mettere fuori causa la corazzata Valiant, ma contemporaneamente il Capitano Marceglia e il palombaro Schergat fecero la stessa cosa nei confronti della Queen Elizabeth, e praticamente quelli che erano definiti i “ siluri umani” riuscirono con queste imprese a mettere fuori combattimento tutte e due le corazzate della Marina Britannica, vendicando un pò il bombardamento inglese nel porto di Taranto. Per inciso, quasi nessun cenno si è fatto ai due eroi pugliesi, Martellotta e Marino, che, durante quella notte, affondarono una petroliera di 7.500 tonnellate e un cacciatorpediniere di scorta, lo Jarvis, di 1700 tonnellate.


PANORAMA

BANDIERE & MARINA

La bandiera della finlandia La costituzione della Finlandia (Suomi in finlandese) in stato indipendente è alquanto recente: solo il 6 dicembre 1917 la Finlandia dichiarò la sua indipendenza. Nella primavera del 1919 si costituì in repubblica e nel 1995 divenne membro dell’Unione Europea. La Finlandia è l’unico Paese scandinavo ad aver adottato l’euro come moneta, in sostituzione del marco finlandese. Il Paese, in gran parte agricolo fino al 1950 e in ritardo rispetto all’industrializzazione, oggi è uno dei più ricchi, più pacifici e più competitivi al mondo e alcune classifiche lo danno come uno dei Paesi al mondo con la più alta qualità della vita. La bandiera della Finlandia è stata adottata ufficialmente il 29 maggio 1918. Ha forma rettangolare con una croce blu su sfondo bianco, con il bianco che ricorda le nevi invernali e l’azzurro quello degli oltre 180mila laghi.

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La croce scandinava o croce nordica, che simboleggia la cristianità, ma anche l’appartenenza sentimentale alla grande famiglia delle Nazioni del Nord, si estende fino al bordo della bandiera, con il braccio verticale decentrato a sinistra. Nella bandiera della marina mercantile e nella bandiera della marina da guerra, al centro della croce, figura lo stemma di stato, uno scudo rosso con nove rose stilizzate in argento che simboleggiano le nove regioni finlandesi, e al centro un leone d’oro, coronato, che impugna con la branca anteriore destra una spada ed ha sotto le sue zampe inferiori una scimitarra.


VELE & SCIE

Immersione in assetto costante

MICHELE GIURGOLA è CAMPIONE D’ITALIA di Antonio Calò l mare del Salento, in particolare lo specchio d’acqua antistante il porto di Torre San Giovanni, nella marina di Ugento, è stato il teatro dell’immersione-record del ruffanese Michele Giurgola che, scendendo sino a 72 metri di profondità, ha stabilito il primato italiano nella specialità assetto costante due pinne. In precedenza il record, non omologato, era di 61 metri. Prima del tentativo, che si è svolto sabato 20 settembre, Giurgola si è preparato con l’obiettivo di toccare la quota degli 81 metri, ma le avverse condizioni atmosferiche e del mare hanno indotto l’atleta salentino ad optare per una profondità inferiore. Il suo primato è stato omologato dalla Fipsas, federazione affiliata al comitato olimpico, che dà ampie garanzie sulla regolarità della prestazione. Giurgolaè un provetto apneista, è alto 172 centimetri per un peso forma di 62 chili e vanta una capacità polmonare di 6,9 litri, dote che gli ha permesso di raggiungere traguardi di prim’ordine nelle immersioni da record che ha effettuato nelle diverse specialità dell’apnea. Tra i traguardi raggiunti dall’atleta salentino c’è il primato del mondo di <jump blue>, stabilito il 31 ottobre 2012 ad Antalya, in Turchia. Nel corso dello stesso anno, Giurgola è salito sul gradino più alto del podio nella medesima disciplina. Nel suo palmares, inoltre, figurano numerosi titoli italiani. Il ruffanese è anche un grande appassionato di pesca subacquea. Per catturare le sue prede scende spesso a profondità notevoli, superando anche i cinquanta metri.

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Dal 10 al 12 giugno 2015 l’appuntamento in Adriatico per la celebre regata internazionale d’altura

XXX BRINDISI - CORFù metà del prossimo mese di giugno, more solito, sarà festa di mare e di vele per la Brindisi - Corfù, che approda alla trentesima edizione. Una sorta di traguardo simbolico, per il Circolo della Vela di Brindisi che ha ideato la regata e l’ha vista crescere, dalle sole barche locali a quelle dell’isola dei Feaci, fino alla partecipazione del centinaio di vele attuali provenienti da diversi Paesi, e l’inserimento, da oltre due lustri, tra le prove Fiv del Campionato italiano di vela d’altura lunga. Dal 10 al 12 giugno 2015la data più che probabile di svolgimento della competizione, che intanto ha vissuto momenti importanti sul versante della promozione e dei riconoscimenti. La Brindisi - Corfù è stata infatti presente alla fiera nautica Mets di Amsterdam, salone nautico considerato il più tecnico per la promozione di nuovi prodotti e iniziative, ultima destinazione di un tour promozionale che ha toccato varie manifestazioni fieristiche italiane. Tra queste, il Salone nautico di Genova, dove la Regata ha ricevuto il “Regatta award 2014” messo in palio dall’Assonautica italiana. È stato il presidente nazionale Alfredo Malcarne, affiancato dal segretario generale Matteo Dusconi, a consegnare il riconoscimento al presidente del Circolo della Vela di Brindisi, Teo Titi, che lo ha “condiviso” con tutti i volontari che hanno fatto crescere e rendeono possibile l’organizzazione dell’evento velico.

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Per aggiornamenti sulla prossima edizione: www.brindisi-corfu.it. 64


VELE & SCIE

Doppietta pugliese al vertice della Classe Platu 25: sul podio anche De Bellis - Desiderato di Pasquale Marzotta

I FRATELLI MONTEFUSCO

E FRANCESCO LANERA CAMPIONI DEL MONDO

fratelli salentini della vela internazionale allungano la propria galleria di successi. I protagonisti, ancora una volta, sono i fratelli Montefusco. Con una giornata di anticipo hanno conquistato il titolo di campione del mondo Platu 25, organizzato dalla Société de Régates de Antibes - Juan les Pins. Il trionfo del 2014 è arrivato a bordo di “Euz II Monella Vagabonda” di Francesco Lanera, con Sandro Montefusco al timone e il fratello Paolo alla tattica. È stata lotta furibonda per il secondo posto, che è stato conquistato dall’equipaggio pugliese di “Five for Fighting 3” di Tommaso De Bellis con Giulio Desiderato al timone. “A cominciare dalla prima regata, con vento di 30 nodi e onda, in cui abbiamo provato l’ebrezza della velocità, nei giorni successivi le prove sono state molto impegnative soprattutto per i tattici a causa del vento incostante e dei salti di vento – racconta il timoniere Sandro Montefusco –. Abbiamo regatato in tutte le condizioni, con vento forte, medio e debole, mantenendo sempre un buon rendimento. Tranne nella terza prova in cui abbiamo pagato una brutta partenza. Antibes ci è piaciuta molto, abbiamo vissuto una settimana perfetta, non solo dal punto di vista sportivo”. Alla manifestazione iridata hanno partecipato ben 35 equipaggi provenienti da sei Paesi: 13 dall’Italia, 9 dalla Germania, 6 dalla Svizzera, 5 dalla Francia, uno dall’Austria e uno dal Giappone. L’affermazione mondiale di è arrivata dopo Gmunden (in Austria nel 2011) e Cala de’ Medici (nel 2012). Si tratta di una sorta di riscatto dopo il sofferto secondo posto a pari punti con i portoghesi di Credite Egs l’anno scorso a Portosin (in Spagna).

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Xmas si aggiudica il TROFEO RIVELLINO mas, la barca condotta dall’armatore Antonio Bizzarro ed il suo numeroso equipaggio, si è aggiudicato la XVI edizione del “Trofeo del Rivellino” organizzato dalla Lega Navale di Gallipoli presieduta da Leo Bacile, ultima regata prima di quelle costiere del campionato invernale. La validità della formula della Veleggiata, che si traduce nell’apertura della competizione a barche non stazzate per il circuito propriamente regatistico, ha comportato la partecipazione di ben 23 vele. Oltre al Trofeo, Xmas ha vinto la coppa riservata alle barche di oltre 12 metri, seguita in classifica da Costa del Salento di Vante Todisco e Bellamente di Pezzuto; tra i 10 i 12 metri, gradino più alto del podio Pavane del presidente Bacile che ha preceduto Oltremare di Cazzato e Aylin del locale Istituto “Vespucci”; Relax III di Gianni Saccomanno ha primeggiato per le barche di 8-10 metri, seguito da Nibbio di Arturo Carratta e Gannet di Perrone; per le imbarcazioni più piccole, infine, Piricunella di Angelo Carratta ha messo in fila Lanternino di Attanasio e Alpa Dodi di Rizzo.

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