editoriale
Non solo mare, non solo estate
PARTONO DAL SALENTO I DISTRETTI TURISTICI DI PUGLIA di Giuseppe Albahari
on è solo mare, la Puglia e in queste pagine i lettori troveranno un itinerario che esalta alcuni dei motivi di seduzione. È un percorso virtuale che, traducibile in realtà mediante facili escursioni, consente di conoscere parchi naturali dove fioriscono originali orchidee e bianchi gigli di mare; torri costiere che attualizzano memorie rinascimentali; santuari. Sono molti, in Puglia, i santuari ricchi di fede come si conviene alla terra di Padre Pio da Pietralcina e di don Tonino Bello; delle reliquie recuperate da manipoli di eroi; dei riti della settimana santa. Ma i santuari sono ricchi anche di arte e di storia. Insomma, itinerari tra natura, luoghi, architetture, misteri, leggende, suggestioni chiamate Puglia. Tali itinerari tra mare e retroterra, villaggi marinari e borghi murgiani, possono accelerare il processo di allungamento della stagione turistica; il quale rimane un obiettivo pur sempre da raggiungere, anche se oggi le presenze in Puglia sono più dilatate rispetto al passato, quando erano limitate al periodo della balneazione.
N
01
editoriale
In quest’ottica, e non solo ovviamente, assumerà grande importanza il varo dei Distretti turistici. Si tratta di un modello di buone pratiche, che in forza di burocrazia ad impatto zero, agevolazioni finanziarie, facilitazioni creditizie, contratti di rete, consente di elevare fino all’eccellenza diffusa una filiera che può produrre sviluppo e occupazione. In Puglia i Distretti turistici non esistono, tanto che ha assunto ruolo di apripista il protocollo d’intesa sottoscritto a Lecce a metà settembre per iniziativa del prefetto Claudio Palomba. Al quale va ascritto più d’un merito – vera anima del progetto, lo ha definito il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone - perché non solo ha ipotizzato la creazione del Distretto turistico del Salento leccese e ne ha avviato il percorso istitutivo in tempi eccezionalmente brevi, ma anche perché ha colto un’esigenza trascurata dalla Politica. Presentando il Distretto, i suoi obiettivi sono stati indicati a più voci, a cominciare dall’abbattimento di tempi e procedure burocratiche funzionali all’attività di settore, aspetto evidenziato dallo stesso prefetto Palomba. Il governatore di Puglia Michele Emiliano ha letto la costituzione del Distretto turistico in funzione preventiva rispetto alle emergenze dovute addirittura a troppo successo. L’assessore regionale al turismo Loredana Capone lo ha visto come sfida culturale sui versanti della semplificazione, dell’aggregazione territoriale di imprese, della crescita del loro livello qualitativo. Insomma, un’occasione irripetibile per dirla con le parole del sindaco di Lecce Paolo Perrone, un modello di buone pratiche, come prima detto, ma dal quale non devono attendersi risultati miracolistici. Perché la sinergia tra istituzioni e imprenditori, che è una delle maggiori peculiarità del Distretto turistico, deve tradursi nella capacità di volare alto e ricordare che il mosaico-turismo è fatto di tasselli, tra i quali non possono essere trascurati viabilità, collegamenti, qualificazione dei centri urbani e dei territori, tutela del patrimonio culturale. È positivo il fatto che, al termine del percorso costitutivo, il Distretto turistico sarà istituito con decreto di Dario Franceschini, il cui ministero coniuga turismo e beni e attività culturali. Altrettanto positiva è l’impressione che si ricava dalla sottoscrizione, da parte di amministratori ed imprenditori, di questa e di altre intese che stanno interessando il territorio: che abbiano finalmente intenzione di superare i condizionamenti di campanili e individualismi, sempre meno compatibili con un futuro a dimensione europea.
A pulia is going to launch its tourist districts, first of all Salento. It is a best practice- model pursuant to zero impact bureaucracy, tax breaks, subsidies, net contracts, which allows to make the whole production chain excellent, promoting development and employment. Among its goals: stretching the tourist season, to enjoy, as you’ll discover in the following page, itineraries which combine nature, beautiful places, architecture, mysteries, legends and sensations called “Puglia”.
02
SOMMARIO Luglio - Dicembre 2015
FOCUS
....................................................................................
05
TURISMO & AMBIENTE 23 .....
INSERTO "VISTA MARE"..........................................39
AMBIENTE
...................................................................
NAUTICA & MARE
.............................
47
60
pugliaemare.com
Gozzo - Ph. Alessandro Magni
PUGLIA & MARE
EDITORE
LE IMMAGINI E I TESTI
Rivista trimestrale dell’Associazione
Associazione culturale
pubblicati possono essere riprodotti, a condizione
culturale PUGLIA & MARE onlus, iscrizione
PUGLIA & MARE no profit
al n.3/13 del Registro della Stampa del
GALLIPOLI, C.so Roma, 211
La collaborazione alla rivista, con articoli, foto e in
Tribunale di Lecce del 27 febbraio 2013
C/o Mediamorfosi - tel. 0833.261038
qualsiasi forma e modo, è gratuita. Il materiale inviato
info@mediamorfosi.net
alla redazione non sarà restituito, salvo specifico
Presidente: Alessandra Bray
accordo. Gli articoli rispecchiano il pensiero dei
DISTRIBUZIONE GRATUITA
che si citi la rivista, titolare del copyright.
rispettivi autori e non impegnano la rivista.
Anno III - N. 11-12
IDEAZIONE GRAFICA
Luglio-Dicembre 2015
E IMPAGINAZIONE:
MEDIAMORFOSI Strategie di Comunicazione
TRADUZIONI: Fabiola Collabolletta IN COPERTINA:
www.mediamorfosi.net - GALLIPOLI
foto di: Daniele Pignari
Redattore fotografia: Alessandro Magni
STAMPA
ILLUSTRAZIONE
Redattore musicale: Enrico Tricarico
Grafica 080 Srl - MODUGNO
Direttore: Giuseppe Albahari Redattore: Nunzio Pacella
Redattore sportivo: Pasquale Marzotta SITO RIVISTA ONLINE DIREZIONE E REDAZIONE
www.pugliaemare.com
c/o Albahari, Via Petrelli, 17
L’illustrazione di pag. 29 “La leggenda del serpente e del trullo papale” è di Monica Perrone Per la pubblicità su Puglia&Mare: Tel. 0833 261038 - 347 5377021
73014 Gallipoli - Tel./Fax 0833.263986
relazioniesterne@mediamorfosi.net
g_albahari@libero.it
03
Itinerari Pugliesi
Enrico Ancora | Guardare con “nuovi occhi” ai parchi naturali di Puglia................................................... 07 Parchi e fiori..................................................................................................................................................................................................................... 12 Rita de Bernart | Torri costiere, silenziose sentinelle di Puglia............................................................................... 13 Giuseppe Albahari | La grotta di San Michele a Cagnano Varano....................................................................... 17 Don Salvatore Leopizzi | Ad Alessano, nella terra dell’abbraccio di Don Tonino Bello............. 16
ENRICO ANCORA Architetto e paesaggista, appassionato di storie ed ecologie dei paesaggi mediterranei
RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo collaborando a diversi periodici su temi di cronaca e cultura
GIUSEPPE ALBAHARI Il nostro direttore
05
DON SALVATORE LEOPIZZI Sacerdote, scrittore, già docente di filosofia nei licei
focus
Falco di palude & alzavola - Lesina Parco Nazionale del Gargano
Guardare con“nuovi occhi”
AI PARCHI NATURALI DI PUGLIA Testo e foto di Enrico Ancora
ell’affannosa corsa a tirarsi fuori dall’ombra della periferia del mondo, i territori e le comunità rivendicano e si contendono le infrastrutture. Vibranti proteste per autostrade promesse e mai arrivate o per treni con il tiro corto o porti rimasti miraggi per navi fantasma o ancora per strappare una maglia di quella rete virtuale che dà l’accesso al word wide web. È chiara a tutti, nel vorticoso gioco della globalizzazione, l’importanza delle infrastrutture per intercettare i flussi che animano i diversi fenomeni economici e sociali, infrastrutture senza le quali un territorio si sente
N
escluso, tagliato fuori, come un pezzo di un corpo condannato all’atrofia. Il ruolo preponderante dei fenomeni economici e sociali (produzione, commercio, turismo, etc.) ha fatto però passare in secondo piano altri fenomeni che permeano i territori, fenomeni vitali e irrinunciabili: i fenomeni naturali. Anche questi fenomeni, queste dinamiche hanno bisogno di una rete di “infrastrutture” per funzionare, ed ogni tanto questo ci viene ricordato tragicamente dall’ennesima “catastrofe naturale”. Il ciclo dell’acqua, quello delle sostanze nutritive del suolo, gli habi-
07
tat delle comunità biotiche (flora e fauna) hanno come spazio vitale le aree di naturalità e tra queste, in primo luogo, la rete dei parchi e delle riserve naturali di un territorio, vere e proprie “infrastrutture ecologiche”. Da questa consapevolezza, a partire dalle aree protette istituite con i decreti ministeriali del 1977, è nata con le direttive europee sulla tutela degli habitat e degli uccelli (Direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE) e con legge quadro nazionale sulle aree protette n.394/1991 (e legge regionale n.19/1997 in Puglia), la volontà di costruire una rete ecologica sul territorio nazionale, un’infrastruttu-
FOCUS
ra verde che attraversasse i territori e che andasse a collegare le aree di naturalità. La novità dell’approccio ecologico sta nel superamento della visione estetica dell’ambiente. Un lembo di territorio è meritevole di tutela non (o non solo) perché è bello, ma perché, all’interno del mosaico territoriale svolge una funzione fondamentale per gli equilibri che caratterizzano le dinamiche naturali. In Puglia il processo di costruzione della rete ecologica è stato quanto mai tormentato. Hanno pesato l’incertezza normativa della prima fase, l’incapacità di amministratori, burocrati e anche degli “ambientalisti” di trasmettere e comunicare efficacemente le ragioni e le necessità di queste infrastrutture verdi e la conseguente generale percezione di tali aree come vincoli ottusi e paralizzanti. Infine, gli interessi speculativi, tanti, maledetti e trasversali. Si sono attraversate fasi alterne di entusiasmo e sconforto, lunghi periodi di stallo, battaglie legali, tira e molla di confini e perimetri e, prima ancora, è bene ricordarlo, episodi tragici come l’assassinio di Renata Fonte.
Si è giunti oggi ad una buona rete ecologica che, considerando le sole aree protette ai sensi della legge n.394/1991 e legge regionale n. 19/1997, si estende su circa 2.835 km2 dei 19.541 2.835 km2 di territorio regionale (circa il 14.5%). Se si aggiungono le Aree Natura 2000 (Siti d’Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale) tutelate dalle direttive europee “Habitat” e “Uccelli”, raggiungiamo il 19% della superficie regionale. Lasciando da parte numeri e aspetti ecologici, la rete di aree protette in Puglia così faticosamente costruita, è oggi uno scrigno di meraviglie, un’arca che, dal Gargano fino al Capo di Leuca, mette al riparo dal diluvio della trasformazione antropica dilagante, pezzi importanti della nostra identità, del nostro paesaggio, della biodiversità, della nostra storia, per trasportarli nel futuro. Visitare le aree protette di Puglia è allo stesso tempo un viaggio nel tempo e in uno spazio veramente “alternativo”. Accanto alle specie simbolo, ai paesaggi da cartolina, ai beni architettonici più visibili e riconoscibili (torri
Isola Sant’Andrea - Gallipoli
08
costiere, castelli, masserie, chiese rupestri) andando più a fondo nel viaggio, con i “nuovi occhi” di Sartre, si possono scoprire meraviglie inaspettate: conoscere piccoli pesci arrivati qui da ere geologiche remote ed oggi nascosti negli stagni delle aree umide costiere salentine, fiori “anfiadriatici” testimoni di ponti geografici tra le sponde del Gargano e dei Balcani, architetture contadine fatte di una sapienza ormai perduta, luoghi, come le steppe delle Murgia, i boschi del Gargano, le gravine del tarantino, o l’isola di Sant’Andrea a Gallipoli, dove ci si può sentire altrove nel tempo e nello spazio, sperimentare il silenzio e la solitudine a pochi passi dal caos degli spazi urbani contemporanei. Le meraviglie custodite dai parchi di Puglia sono tante e tali da non poter ora neanche accennarne, in maniera appena esaustiva. In più, oltre al ruolo di conservazione di specie e ambienti, le aree protette stanno progressivamente assu-
09
Gabbiani Corso - Gallipoli
FOCUS
mendo nel territorio, il ruolo di laboratori della qualità, dove gli usi e le pratiche tradizionali, le produzioni “di nicchia”, condannate dalle leggi del mercato globale alla scomparsa, hanno trovato un nuovo spazio vitale. Dopo la faticosa prima fase di costruzione è ora importante implementare e perfezionare la rete dei parchi, superare definitivamente l’approccio estetico e mirare ad esempio anche alla tutela degli habitat e ambienti di specie importanti per l’economia territoriale. Penso a parchi agricolo/pastorali a tutela delle produzioni di qualità o ad aree protette a tutela degli stock ittici pregiati la cui consistenza sta diminuendo vertiginosamente (ad es. per il gambero viola di Gallipoli). Nella fase di gestione è necessario infine un salto di qualità, uno sforzo, per mettere a frutto tutte le potenzialità e valorizzare con inventiva l’infinito patrimonio di meraviglie custodite. I parchi potranno essere così, luoghi di conservazione e tutela dei beni ambientali e paesaggistici, luogo del viaggio, di svago e ricreazione, luoghi di produzioni sostenibili e di qualità, luogo delle ecologie per un territorio sicuro ed in salute, infrastrutture verdi che ci connettono al resto del mondo e allo stesso tempo alla nostra identità, un modo per partecipare alla globalizzazione senza appiattirsi su un modello unico e autodistruttivo.
Saline Margherita Savoia
Ugento - Torrecapozza
A quick journey through the natural parks of Apulia, catching the new ecologic approach which goes beyond the aesthetic conception of the environment: protecting an area not only because it’s beautiful, but also for its crucial function in natural balance. Built with difficulty, Apulia offers today a precious net of protected areas: if you look at them with the “new eyes” of Sartre, you’ll perceive their unexpected magnificence.
Dune costiere - Torre Canne
10
ph: Nunzio Pacella
focus
Canaloni del Parco Otranto-Leuca
sic zps
aree protette
Nello spazio “articoli integrali” dell’Archivio www.pugliaemare.com è disponibile la tabella con denominazione delle aree protette di Puglia, le classificazioni, le norme istitutive e le superfici, complessivamente pari a circa 284mila ettari.
11
FOCUS
PARCHI &FIORI
ono molto numerose le specie floreali presenti nei parchi pugliesi, dalle quali i visitatori possono ricevere il dono di un’immagine. Ci limitiamo a citarne due: il giglio di mare e l’orchidea mediterranea; dove tale ultima riconduce ad una famiglia caratterizzata da grande varietà di generi e specie. Il giglio di mare (Pancratium maritimum, di famiglia diversa da quella del giglio, ma simile nell’aspetto) fiorisce spontaneamente in estate sulle dune della costa jonica salentina, oltre che lungo le coste liguri e tirreniche, e si articola in una doppia corolla di petali bianchi e profumati, di cui gli interni conformati come calice e gli esterni sostanzialmente lanceolati.
S
Per l’osservatore, le orchidee selvatiche, che trovano fertile il terreno di pinete e vegetazione mediterranea, non sono sempre facilmente riconoscibili come tali, soprattutto se appartengono a specie che non presentano la nota conformazione labbriforme, propria, ad esempio, del genere Ophrys. Su tale versante, le escursioni potranno regalare vere e proprie scoperte, senza dire che i più fortunati potran-
no imbattersi in alcuni “unicum”, per altro in qualche modo riconoscibili perché del genere anzidetto, a cominciare dai due di più recente scoperta, che risale all’estate 2014. Uno è costituito dall’esemplare nato dall’incrocio tra Ophrys corsica e Ophrys lutea subsp. lutea, che per il colore è stata denominata Ophrys x sulphurea dagli studiosi Roberto Gennaio e Piero Medagli che l’hanno identificata nel Parco naturale “Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase”. Nel Parco del Gargano, lo stesso professore Medagli di Unisalento ha poi identificato come esemplare di una nuova specie, un’orchidea selvatica ritenuta in precedenza appartenente ad altra famiglia e che ha denominato Ophrys mattinatae. Risale invece al 2006 un altro ibrido denominato Ophrys x
12
Anxatina dalla biologa Rossana Congedo ed è il risultato di un incrocio tra Ophrys bertolonii e Ophirys lutea subsp. minor, più che inedito considerato “impossibile” in quanto la forma del fiore delle due specie che lo hanno determinato invita i pronubi (insetti impollinatori) a disporsi in modo diametralmente opposto, con conseguente posizionamento delle masse polliniche rispettivamente verso il campo e all’apice dell’addome. L’incrocio tra queste due specie di Ophrys sarebbe dunque teoricamente impossibile, cosa che trova puntuale riscontro in natura, dove queste ibridi risultano particolarmente rari. L’esemplare è stato individuato nel parco di Punta Pizzo a Gallipoli ed il nome si rifà a quello di Anxa, ritenuta antica denominazione della “Città Bella” per antonomasia. g.
focus
TORRI COSTIERE,
silenziose sentinelle di Puglia di Rita de Bernart eculiarità architettoniche, echi di guerra, miti e leggende. C’è questo e molto altro nelle torri costiere presenti, soprattutto ma non solo, nell’Italia Meridionale. Il Regno di Napoli, infatti, dopo l’eccidio di Otranto del 1480 impose alle comunità locali la costruzione di mini-fortificazioni visibili reciprocamente per segnalare con adeguato preavviso l’arrivo di saraceni e corsari in genere. La Puglia ne conta circa 130. Sono manufatti talvolta molto diversi tra loro e in alcuni casi ridotti a rovine che resistono con forza inusitata alla violenza degli elementi, ma tutti meritevoli d’una visita, anche se magari limitata forzosamente all’ambito esterno. Partendo dall’arco jonico salentino ed effettuando un ideale itinerario alla volta della Capitanata, di seguito si propongono immagini di torri significative per varietà architettonica o stato di conservazione, tanto che fotografie di torri degradate o malamente ristrutturate sono state preferite a quelle che sarebbero state certamente più “da cartolina”. Una scelta basata sulla consapevolezza che tutte le torri hanno in comune la capacità di incuriosire e invogliare ad una migliore conoscenza della storia, dell’ambiente e del paesaggio che sovente contribuiscono a rendere celebre arricchendolo del loro profilo.
ph: Roberto Sernicola
P
D eparting from the Ionian sea arch of Salento for an ideal journey in the direction of “la Capitanata” (an area near Foggia), you’ll see many coastal towers, silent guards built in the South of Italy after the massacre of Otranto in 1480, better preserved and more fascinating than the postcard ones, varied in their architecture but similar in the fact they invite visitors to discover history, nature and environment of Apulia.
TORRE SAN PIETRO IN BEVAGNA È situata nell’omonima frazione di Manduria, una delle località che rivendicano lo sbarco dell’apostolo Pietro in viaggio verso Roma, al quale è dedicata la chiesetta edificata addossata alla torre all’inizio del 1900. Le pareti della torre, scarpate alla base, disegnano una pianta ottagonale a stella con archibugiere a metà altezza e caditoie aggettanti nella parte superiore.
13
ph: Alessandro Magni
FOCUS
TORRE PENNA La torre, che deve probabilmente il nome alla grande presenza di <cozze penne> nel mare antistante, è anche denominata di <Punta Penne>, dal sito prossimo alla zona aeroportuale di Brindisi.Impostata su base tronco-piramidale con residue tracce dei beccatelli del muro d’attico, all’interno è articolata su due vani sovrastanti; al superiore si accede scala ad unica rampa.
ph: Leron Vandic
TORRE CINTOLA È parzialmente crollata, ad un passo dal mare di Monopoli e dalla costa di roccia calcarea da cui sono stati prelevati i conci di tufo utilizzati per la sua costruzione che hanno creato suggestivi anfratti ondulati di sabbia o tra cui gioca la risacca. Come altri esemplari con cui condivide lo stato di deterioramento, la torre suggerisce tuttavia una sensazione di forza e, perché no, di poesia.
14
focus
ph: Icosaedrotroncato
TORRE DEL PIZZO È situata in località Punta Pizzo di Gallipoli e l’antico nome di “Torre di Cutreri” rimanda al termine greco “akroterion”, promontorio, della zona. La torre, ottimamente conservata, è abbastanza originale per la forma cilindrica, innestata su un’alta base tronco-conica. L’accesso all’ambiente sopraelevato è assicurato da scala esterna che segue avvolgente la parete esterna.
ph: Vipstano
TORRE SAN FELICE Situata nel Comune di Vieste, esemplifica interventi radicali per fortuna limitati a poche torri. Demolito il muro d’attico, le pareti troncopiramidali sono state sopraelevate proseguendo l’originale inclinazione e ciò ha alterato l’originale armonia di proporzioni della struttura. Al vano superiore si accede mediante scala esterna alleggerita da un arco rampante.
TORRE OFANTO A circa un chilometro dalla foce del fiume omonimo, in territorio di Barletta, è ubicata la struttura a base tronco-piramidale, con 5 caditoie per lato (contro le 3 presenti in numerose torri pugliesi in parte crollate, al pari di alcuni tratti dei paramenti murario esterni di conci, che rendono del tutto evidente lo stato di degrado. Vi è per altro una costruzione annessa alla torre.
15
focus
La GROTTA DI SAN MICHELE a Cagnano Varano di Giuseppe Albahari - Foto di Nunzio Pacella rima gli dei, poi gli arcangeli. È luogo di antiche frequentazioni e richieste di intercessioni, la Grotta di San Michele di Cagnano Varano, come attestano le tracce che si possono ritrovare nella grande cavità d’origine carsica e che riconducono al Paleolitico.
P
Più vicina al lago di Varano che al centro abitato, la grotta è raggiungibile attraverso un sentiero e un varco presidiato dalla statua di San Michele Arcangelo. La leggenda che ha segnato l’inizio del legame di San Michele con la città e con la grotta riconduce al racconto di un pastore che, inseguendo un toro scappato dal pascolo, lo vide scomparire al di là d’un foro presente in una parete rocciosa. Vi si avvicinò, fu investito da una grande luce proveniente dall’interno e vide l’Arcangelo a cavallo uscirvi e intraprendere il viaggio che avrebbe concluso a Monte
17
FOCUS
Sant’Angelo e lungo il quale avrebbe lasciato traccia del suo passaggio nella sorgente sgorgata dalla roccia su cui aveva posato le mani. Quando il pastore ed altri concittadini tornarono nella grotta, trovarono un’ala lasciata da San Michele. Correva l’anno 490. Punto focale del tempio rupestre è sicuramente l’altare maggiore, situato in fondo alla grotta che ha forma piuttosto allungata, e sovrastato da una statua dell’Arcangelo che riproduce quella di Monte Sant’Angelo ed è inserita in un tempietto marmoreo realizzato alla fine degli Anni ’20 del secolo scorso. Sono invece di epoca probabilmente romanica gli altari: a destra della navata naturale dell’arcangelo San Raffaele, la cui lapidea statua alata è protetto da una sorta di baldacchino lapideo sostenuto da due colonne (anche questo richiama esplicitamente la “Celeste Basilica” micaelica); a sinistra dedicato dell’Annunziata con affianco un arcangelo, custodita in una nicchia, statua lapidea anch’essa. All’interno della Grotta-Santuario sono stati anche eseguiti degli affreschi, che il microclima ha ormai sbiadito fino a renderne difficile la lettura, salvo un Cristo tra due Santi e una Madonna con Bambino. Gli stillicidi hanno formato bianche concrezioni calcaree sulle pareti della grotta (la fantasia e la pietà popolare hanno identificato anche un’ala riconducibile alla leggenda dell’Arcangelo), ma il gocciolamento continua e in una conca situata alle spalle dell’altare maggiore – la “Pila di Santa Lucia” - si deposita acqua in cui immergere la mano e con la quale bagnare gli occhi, essendo ritenuta miracolosa per la vista. Va detto che la figura di San Michele è sovente collegata all’acqua, come rimarca la leggenda anzi detta, e questa, a sua volta, all’azione taumaturgica dell’Arcangelo. In passato, anche la grotta di Cagnano è stata meta di pellegrini penitenti che la “via micaelica” conduceva sul Gargano e in Puglia – e le incisioni nella roccia che ne riproducono i calzari ne sono evidente testimonianza - ma anche oggi non è solo meta dei turisti. In realtà, Cagnano Varano merita sicuramente una visita, per alcuni suoi monumenti – dal convento di San Francesco alla Chiesa
Madre dedicata a Santa Maria della Pietà, dai Palazzi signorili alle residue testimonianze della cinta muraria medioevale - e più in generale per la poesia del suo borgo antico, il “Caùt”, che nasconde dietro le facciate dei palazzi le grotte (buchi, caùti in dialetto) incorporate con funzioni di stalle, oltre che per la Grotta di San Michele. Per chi, però, voglia varcarne la soglia con il cuore aperto alla speranza e alla fede, il Santuario riserva da subito un fascino misterioso, una sensazione di pace e serenità, un abbandono che induce al raccoglimento e alla preghiera, una consapevolezza di perdono che riconcilia con Dio. I This shrine, situated in a big karst grotto, is a place full of legends. According to the them , the archangel San Michele was in that site in 490, and religious belief made that paleolithic cave a sacred place. It was decorated with frescos and paintings, often inspired to those of Monte Sant’Angelo,and enriched with faith. Also Cagnano Varano is worth visiting, for its monuments and the charm of the old town.
18
19
FOCUS
AD ALESSANO,
nella terra dell’abbraccio di don Tonino Bello di don Salvatore Leopizzi a oltre vent’anni ormai, alle tradizionali mete del turismo religioso in Puglia - meglio sarebbe chiamarle luoghi di pellegrinaggio e non di turismo - certamente si deve aggiungere il cimitero di Alessano e, più in generale, la terra che custodisce la memoria delle radici umane, familiari e spirituali del vescovo servo di Dio don Tonino Bello. Nel luogo dove lui stesso ha voluto essere sepolto accanto alla sua mamma, è stato riservato infatti per la sua sepoltura un grande spazio circolare pensato e strutturato non come monumento celebrativo ma come immagine di un abbraccio accogliente per tutti coloro che, recandosi lì, cercano ancora il calore del suo sorriso e desiderano intrecciare con lui una corrispondenza di amorosi sensi.
D
È andato via via crescendo nel tempo il numero di coloro che, avendolo già incontrato in vita o conoscendolo sempre più ora attraverso i suoi scritti e le numerose testimonianze, arrivano non solo dalla Puglia, ma da tutte le regioni italiane e da altri Paesi, per ritrovare lì una sorgente limpida di speranza, un balsamo che lenisce le ferite della vita,
una linfa sempre nuova che alimenta le ragioni e le energie del proprio impegno quotidiano. Arrivano ad Alessano come pellegrini tante persone da sole o con la famiglia, gruppi di giovani e comunità parrocchiali, associazioni ecclesiali e civili di diverso genere. Tutti si fermano per un momento di silenzio, di preghiera e di riflessione. Molti meditano i suoi testi, leggono brani che raccontano i suoi pensieri poetici e profetici, le sue scelte coraggiose di accoglienza, di solidarietà, di nonviolenza attiva. Altri, specialmente gruppi di seminaristi e sacerdoti
20
con i loro vescovi, suore e frati, giovani dell’Agesci, dell’Azione Cattolica, di Pax Christi variamente impegnati in corsi di aggiornamento, esercizi spirituali, campiscuola, organizzano lì celebrazioni e veglie che si prolungano ben oltre l’orario di apertura cimiteriale. In genere chiedono sempre la presenza e la testimonianza di qualcuno che abbia condiviso con don Tonino tratti di strada con gli stessi sogni e le stesse “eutopie” del Vangelo. Non si sottraggono a queste richieste il parroco del paese don Gigi Ciardo, i suoi fratelli, il presidente della Fondazione a lui intitolata Giancarlo Piccinni e io stesso che ho avuto il dono della sua fraterna amicizia e la possibilità di stargli accanto negli impegni di Pax Christi, di cui dal 1984 era il Presidente Nazionale. Nell’agosto scorso, giusto per esemplificare con qualche ricordo più recente, ho incontrato diversi gruppi con i loro animatori e i loro parroci, provenienti da Padova, Verona, Milano, Bitonto che percorrevano nel Salento i sentieri della pace sulle orme di don Tonino. Il cimitero di Alessano, nel cuore del Capo di Leuca, tra vigneti lussureggianti e uliveti secolari, si presenta in un contesto paesaggistico particolarmente suggestivo e di sicuro richiamo turistico.
focus
All’orizzonte, tra muretti a secco, case coloniche d’epoca, ville signorili completamente ristrutturate, si staglia la costa rocciosa adriatica che s’incastona tra l’azzurro limpido del cielo e il blu intenso del mare. Una terra di frontiera, approdo per i conquistatori del passato, più di recente per i profughi della vicina Albania, ora terra di transito per i tanti migranti dal martoriato medioriente. In quel camposanto, nel caldo torrido dei mesi estivi, si può scorgere il senso profondo della fatal quiete, ma si può anche sperimentare il meriggiare pallido e assorto che favorisce un profondo silenzio, graffiato solo dal cantus firmus delle cicale. E nel periodo più freddo può accadere di avvertire, col soffio della tramontana tra le cime dei cipressi, la carezza di tanti ricordi che riscaldano il cuore e sciolgono il gelo dell’anima. Dall’aprile del 1993, il cimitero di Alessano è diventato uno dei più esclusivi luoghi dell’anima, certamente tra i più originali, se si pensa che spesso anche di notte diventa un luogo di happening non solo religiosi, ma anche artistici e culturali, grembo fecondo di memoria che rigenera i sogni diurni di un mondo bello di pace, di giustizia, di convivialità delle differenze.
21
FOCUS
f or more than twenty years now, the cemetery of Alessano is one of the traditional destinations of religious tourism, a great draw for pilgrimages. It looks after the memory of human, familiar and spiritual roots of the bishop servant of God Don Tonino Bello. There is a huge circular area where he was buried, that recalls a warm hug for all those people who visit this place looking for his warm smile, also a place for religious, artistic and cultural events.
Don Tonino con don Salvatore Leopizzi sul lago di Tiberiade (foto dellâ&#x20AC;&#x2122;Autore) Le foto senza diversa indicazione sono tratte dalla pagina facebook â&#x20AC;&#x153;Tomba di don Tonino Belloâ&#x20AC;?.
22
Turismo Alfredo Albahari | Magica Alberobello.........................................................................................................................................25 Leggende di Puglia: La leggenda del serpente e del trullo papale...............................................................29 Camillo De Donno | Navigare i 7 mari con la fantasia.................................................................................................30 Augusto Benemeglio | Lâ&#x20AC;&#x2122;incantevole Lecce di Guido Piovene...........................................................................33 Massimo Vaglio | Lâ&#x20AC;&#x2122;ostrica imperiale ossia lo Spondilo..............................................................................................34 Massimo Vaglio | La sporta: La locanda della Cupa.......................................................................................................36 Gallipoli Storia, Arte, Cultura, Tradizione................................................................................................................................43
ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici
CAMILLO DE DONNO Giornalista appassionato di mare
AUGUSTO BENEMEGLIO Scrittore e poeta, ufficiale emerito del Corpo della capitanerie di porto
23 23
Massimo vaglio Giornalista pubblicista, scrittore, esperto di gastronomia e dei mari di Puglia
WEEKEND A
Magica
Alberobello di Alfredo Albahari
Alberobello seduce per l’enorme quantità di trulli, ma anche per la squisita gentilezza dei suoi abitanti, la loro disponibilità, la loro cordialità. Sono loro una delle componenti della magia – come definirla diversamente? – del luogo. Passeggiando tra le viuzze del centro storico nel Rione Aia Piccola, rimango incantato nel vedere centinaia di trulli adibiti ad abitazioni e il Museo dell’artigianato dei vecchi e dei nuovi mestieri, in cui ammiro attrezzi e strumenti della cultura artigiana di questa terra.
25
TURISMO
edo due anziane donne intente a preparare le orecchiette ad un passo dall’uscio ed un vecchio seduto su una sedia impagliata che mi guarda con i suoi occhi allegri – sembrano non appartenergli tra le troppe rughe del volto - sotto il tiepido solo d’autunno. Un sottinteso sorriso mi suggerisce disponibilità e gli chiedo se mi può dare qualche informazione sui luoghi. Non assente esplicitamente, ma comincia a parlare e subito mi sorprende per il linguaggio forbito e la memoria: conosce la storia e le origini di ogni trullo e di tanto in tanto cita pertinenti proverbi e motti popolari. Trulli e non solo. Ed infatti mi indica come raggiungere la Masseria Gigante, oggi più nota come Casa Rossa, e me ne racconta la storia – comprenderò mentre parla che l’ombra di tristezza che gli attraversa il viso non è una mia impressione – da antica Scuola Pratica di agricoltura a rifugio di piccoli orfani di Caduti in battaglia e tra il 1940 e il ‘43 di persone, nella maggior parte di origine ebraica, destinate ai campi di sterminio. Dopo il 1943 vi furono reclusi fascisti, imputati di reati a sfondo politico, collaborazioniste, prostitute
V
e bambini esuli dalla Jugoslavia di Tito o russi non bolscevichi. “Poi potete vedere la Casa Curri, dove è nato il cittadino più illustre di Alberobello, l’architetto che contribuì a modificare il municipio progettato dal Fallacara, anche se oggi è stato sopraelevato”, dice, con trasparente riferimento ad Antonio Curri (18481916), eclettico architetto-artista che operò tra Alberobello e Napoli. Ormai il nostro amico parla a ruota libera e mi accorgo che non sono più solo ad ascoltarlo; una piccola folla si è adunata nei pressi dell’abitazio-
PIETRA & PIETRA
ne. Lui sembra contento di potere dare libero sfogo alle sue conoscenze: “Dovete andare a visitare il Trullo Sovrano, il Monumento ai Caduti, il Palazzo Acquaviva, che però è proprietà privata e non ne è consentito l’accesso e poi la Chiesa dei Santi Medici, che è proprio bella”. M’incuriosisce ed approfondisco. Il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale, in Piazza del Popolo, risale al maggio del 1923 e fu progettato dall’anzidetto architetto Curri molti anni prima. Il Palazzo Acquaviva fu fatto costruire dal conte
Trulli, ovvero: costruzioni di pietra a secco. Le origini sono avvolte nel mistero e la datazione controversa, ma il nome è molto probabilmente di derivazione greca o greco-bizantina. Qualunque sia l’origine, però, e quand’anche inizialmente realizzati come ripari di fortuna, i trulli sono diventate vere e proprie abitazioni ed hanno beneficiato di una continuità abitativa che ha contribuito al riconoscimento di patrimonio dell’umanità, attribuito dall’Unesco nel 1996. Pietra, quindi. Lavorata in conci tradizionali fino all’altezza del petto, poi sovrapposta con piccoli aggetti via via crescenti fino all’altezza delle braccia tese verso l’alto. A questo punto, il “trullaro” passava all’esterno e realizzava la scaletta che gli avrebbe fatto raggiungere la sommità del muro per disporre i conci di copertura a guisa di anelli, anche in questo caso leggermente aggettanti verso l’interno, fino a chiudere il cono. La copertura esterna era costituita dalle “chiancole” e la pavimentazione di “chianche” completava l’opera. Tutto di pietra, senza malta, senza centinature, senza ponteggi, ma con varietà lapidee, tutte disponibili in zona, specifiche per le diverse funzioni. Il trullo era solitamente a pianta quadrata e ciò consentiva di ricavare al suo interno vani regolari. Il vano principale serviva da soggiorno e disimpegnava gli altri vani, tra cui le camere, dove il “trullaro” aumentava lo spazio a disposizione dei letti realizzando alcove, definite superiormente da archi a tutto sesto, nell’ampio spessore dei muri. Rari i trulli disposti su due piani come il cosiddetto Trullo Sovrano costruito nella prima metà del 1700 con la grande cupola centrale che sovrasta il gruppo di dodici coni che ne caratterizzano la copertura. Ma singoli o meno che siano, ogni trullo è una magia.
26
TURISMO
Gian Girolamo II Acquaviva d’Aragona nel 1635 con un duplice scopo: come residenza di caccia e come simbolo della sua dominazione sulla Selva e sulla città di Alberobello. Costituito da tredici locali destinati alla vita di corte, e da numerosi locali di servizio, nel tempo ha subito numerose modifiche. Anche la chiesa dei Santi Medici Cosma e Damiano, patroni della città, in stile neoclassico, fu progettata dall’architetto Curri. Il prospetto, in carparo, si presenta scandito da lesene. Il frontone, arricchito da pilastri, è fiancheggiato dalle statue di San Pietro e San Paolo. Dal livello superiore partono due campanili. Il portale bronzeo, opera dell’artista Adolfo Rollo, presenta otto bassorilievi raffiguranti le Beatitudini. Mi accorgo solo ora che s’è fatto molto tardi. Che strano, neppure il mio stomaco, solitamente fin troppo esigente, se n’era accorto. Ringrazio e faccio per andarmene, ma
mi trattiene stringendomi la mano. “Devo ancora parlarti della Chiesa di Santa Lucia, della Chiesa a trullo di Sant’Antonio, del Cimitero Monumentale, della Casa d’Amore”, dice. Mi viene un dubbio: non è che il vecchio sia stato assunto dalla Pro Loco cittadina per incentivare il turismo? Insisto nel dire che sono atteso per il pranzo e ne approfitto per chiedergli d’indirizzarmi verso un buon ristorante, beccandomi una risposta da esperto. “Ad Alberobello è pieno di ristoranti e trattorie ed ovunque si mangia bene, anche se sotto un cono di pietra è meglio. Però dovete scegliere i “nostri” piatti preparati con semplicità e genuinità casalinghe: bruschette, burratine, verdure grigliate, fave con verdure, orecchiette con le cime di rapa - qualcuno ve le potrà servire con pomodorini, pangrattato ed alici e sono comunque ottime - senza dimenticare le carni, le nostre carni,
27
il baccalà e il pesce in genere, che ogni mattina arriva fresco dai “nostri” due mari. Come dolce assaggiate gli “sporcamuss”, sfogliatine calde con crema pasticcera. E mi raccomando: vino locale.” Corro via: perché resistere all’irresistibile?
A n old inhabitant describes his town, declared UNESCO world Heritage, sitting on the doorstep of his house, as a virtual tour of trulli (cylindrical houses with a tiled conical roof) monuments, personalities and local gastronomy; and images that tell tales, building details as the pinnacles on the roof top of trulli, the symbolism drawn with lime on the conical roofs, representing astrologic, religious or simply decorative propitiatory figures.
TURISMO
SEGNI...
Tra le peculiarità dei trulli, vi è la simbologia dalle antiche radici pagane e paleocristiane. Le figure tracciate con la calce bianca sui coni di copertura, con funzione propiziatoria o apotropaica, sono state ricondotte ad alcuni grandi ambiti: astrologico (segni zodiacali, sole, luna); cristiano, che rappresenta il simbolismo più diffuso (croci di vario genere, cuore trafitto di Maria, ostie ed altro); magico ma sovente con commistioni frutto di rielaborazioni religiose (tridente-Trinità, croce circoscritta in un’omega, sole-Cristo); primitivi o semplicemente ornamentali (candelabro ebraico, fiori, spighe di grano).
masseriaferrari.it
...e pinnacoli
Altro segno di originalità dei trulli sino i pinnacoli. Rispetto ad un’edilizia immutata e immutabile, secondo alcuni erano una sorta di “firma” del costruttore, secondo altri solo un elemento decorativo. Il più comune è la sfera, ma ci sono coni, piatti, cuspidi, stelle e talvolta più simboli sovrapposti. In ogni caso, gli studiosi non escludono che anche i pinnacoli assolvessero il compito di proteggere il trullo ed essere beneauguranti per i suoi abitanti fondendo fede e superstizione.
28
LEGGENDE DI PUGLIA
La leggenda del serpente
e del trullo papale
l vecchio si svegliò madido di sudore, tremante. Aveva sognato – ma era stato un sogno o una premonizione? – se stesso che, spinto da un forcone, si avvicinava sempre di più al fuoco dell’inferno. Aprì gli occhi giusto in tempo per non vivere la fine dell’incubo e decise: lui, proprio lui, un sacerdote, Papa N’col come tutti lo chiamavano, doveva rinunciare al patto scellerato. Era successo qualche anno prima: aveva chiesto ai demoni, complici formule e infusi indicati in un libro nero in cui si era casualmente imbattuto, di proteggere in eterno le fortune che aveva accumulato con la sua avarizia e nascosto in una costruzione adiacente il trullo seminascosto in campagna che precedenti curati avevano usato come oratorio.
I
I demoni plaudirono al suo gretto desiderio di non fare ereditare i parenti e in cambio del loro intervento chiesero la sua anima. Accetto’e in quell’istante a guardia del tesoro comparve un gigantesco serpente con un corno d’oro sulla testa che incuteva terrore solo a vederlo da lontano. Ora Papa Nicola voleva annullare il patto. Si alzò, si segnò tre volte, raccolse dal giardino un fascio d’erba di San Giovanni e poi prelevò un libro dallo scomparto segreto d’un armadio. Cominciò a leggere, pregare, spremere l’erba in una coppetta compiendo gesti scaramantici sull’olio rosso che ne aveva estratto, finché avvertì un boato e comprese che era riuscito a sciogliere il patto con Satana. Il quale, sconfitto, lo aveva punito facendo scomparire, insieme con il deposito e il serpente, anche il suo tesoro.
29
TURISMO
un museo atipico a maglie
Navigare i 7 mari
con la fantasia Testo e foto di Camillo De Donno
C’è un luogo a Maglie dove si può navigare per i sette mari, almeno con la fantasia. Lo ha realizzato Rocco De Donno, appassionato di acqua salata e di tutto ciò che abbia relazione con le onde, le schiume, il fascino che la distesa d’acqua che circonda la Terra ha sempre suscitato negli uomini che da quell’elemento primordiale derivano e traggono la vita.
30
TURISMO
ollezionista per passione, Rocco De Donno, di professione odontotecnico, ha fatto della sua casa un museo con tanto di insegne nel cortile. Nello spazio aperto che precede l’ingresso fanno mostra di sé due barche, un gozzo nostrano a remi ed un’altra in fasce di mogano, entrambe le barche sono “ormeggiate” in un’aiuola, fanno loro da contorno: ancore, boe, alcune singolari come quella costituita da una sfera metallica zavorrata nella parte bassa. Collezionista ormai evoluto, Rocco ha letteralmente trasformato la sua casa in un museo in cui sono esposti pezzi non facili da reperire, tra questi, una grande bussola nella sua chiesuola, un telegrafo completo, reti tessute a mano, grandi eliche in bronzo, squali, coralli e stelle marine provenienti da ogni parte del mondo, Borneo compreso. Curiosità di ogni genere che non si fermano allo strettamente legato con l’ambiente marino, infatti nella collezione di De Donno trovano posto anche i vini che col mare hanno qualche attinenza, i tabacchi e poi, né potevano mancare, libri, stampe, quadri e riviste sempre legati al tema, fra le quali le collezioni di due note riviste straniere specializzate: la francese Chasse-Marée e la britannica WoodenBoat. A differenza di tanti collezionisti che tengono per sé ciò che raccolgono, Rocco De Donno è disponibile a “condividere” le sue cose con chi abbia voglia di ammirarle; per visitare il “braccio di mare” che custodisce in casa basterà contattare Puglia e Mare per avere un appuntamento.
C
31
TURISMO
T here is a place in Maglie where you can sail the seven seas, at least with your imagination. It is a sort of museum created by Rocco De Donno, who really loves salted water and any item connected to the waves: nets, screws, sharks, sea stars, corals but also books, photos, paintings and even wines and tobaccos which are somehow related to this topic. If you want to visit this arm of sea at the collector’s place you just have to contact “Puglia e Mare” to get an appointment.
32
VIAGGIATORI IN PUGLIA
L’incantevole Lecce
DI GUIDO PIOVENE di Augusto Benemeglio
inquant’anni fa giunse a Lecce Guido Piovene, con la sua gigantesca Buick avorio e la prorompente moglie bionda che la guidava come un’amazzone decisionista, una Pentesilea moderna, tesa e plastica, smaltata e ingioiellata da Cartier; e la Lecce cordiale e disincantata del tempo vide venire presso di sé questo scrittore veneto strano, francesizzante, dal “grugno austriaco”, quasi “un edonista dell’ambiguità”, con la sua pipa di radica, coi suoi immacolati doppiopetto grigi, le cravatte sgargianti, quasi arroganti, e le pesanti valige di cuoio grasso. Si fermò all’Hotel Risorgimento e cominciò a prendere appunti per il suo reportage rimasto famoso, il “Viaggio in Italia”, un po’ alla maniera goethiana, pur essendo egli italianissimo, un vicentino che conosceva tutto della provincia veneta, delle nebbie padane, delle angosce e delle voragini esistenziali. L’autore del celebrato “Lettere di una novizia”, era arrivato mezzo assopito e quasi ingoiato dalla comoda poltroncina della sua maestosa Buick, ed era come un gatto soriano che viene disturbato nel suo dormiveglia. Scese malvolentieri, quasi di contraggenio, dall’auto americana, guardandosi intorno un po’ annoiato e diffidente. Ma ecco che vide subito qualcosa di inaspettato intorno a sé, qualcosa che non si aspettava di trovare in una città del sud; vide una città “incantevole”, in tutto e per tutto degna della sua fama di Firenze delle Puglie, o Atene del Barocco, una città che trovò familiare per lindore, pulizia, bellezza
C
architettonica, tono aristocratico, cultura. Scriverà subito dopo: “Lecce è l’antitesi di Bari. Bari è borghese e trafficante; il carattere dei leccesi inclina invece a una gentilezza un po’ ironica, a un distacco intellettuale”. Lecce gli sembrò più simile a Vicenza, o a Bergamo, che alle altre città della Puglia e del sud. “Se dovessi paragonarla ad un’altra città italiana, non cercherei nel Sud, ma piuttosto nella Val Padana, nel Veneto, nell’Emilia, in quelle città che già furono sede di un ducato e di un principato, e in cui finisce di esaltarsi lo spirito di una cultura aristocratica”. Se ne va in giro, a Piazza Sant’Oronzo, vede l’anfiteatro, il Sedile, la chiesetta di San Marco, con il leone di San Marco, “la cui presenza sembra giustificare il soffio d’aria veneta circolante nella città... Lecce conserva una qualità signorile, quasi di salotto distinto dai servizi del circondario. Se si entra nella parte vecchia, le molte chiese barocche e i palazzi barocchi, ora di faccia, ora di sghembo, in piazzette e stradine, e disposti tra loro in angoli dal gusto scenico, si direbbero una serie di piccoli teatri. Tutto sembra disposto e ornato per un lieve gioco teatrale; una commedia di Goldoni non vi stonerebbe; facciate di chiese, palazzi e i loro effetti combinati, tramandano attraverso i secoli un animo squisitamente provvisorio, quasi dovessero durare una sera sola, ma una sera che conta, forse definitiva”. Piovene si innamora pazzamente di Lecce, va tutto il giorno in giro nelle botteghe di artigiani, fa mille domande, interroga, prende appunti, sorride, annota: “C’è una grande bottega che vende uccelli colorati e fa spicco tra le altre; ma non potrei fare a meno di notare a margine il piacere provato, in questo clima di commedia goldoniana o d’opera allegra, leggendo l’insegna di un parrucchiere, il maggiore della città, e veden-
33
do che il suo nome è Amleto Prete. È un nome applicato ad un parrucchiere che dà idee musicali, e forse sarebbe piaciuto a Rossini”.
F ifty years ago Guido Piovene was in Lecce, riding a huge ivory Buick, driven by his stunning blonde wife, looking like a powerful Amazon. He looked around a bit bored and skeptical, but he saw an “enchanting” town, deserving to be called “Florence of Apulia”. He got to know “ the attitude of local people, disposed to an ironic politeness, an intellectual distance”, and he fell in love with it.
TURISMO
L’OSTRICA IMPERIALE
ossia lo Spondilo di Massimo Vaglio
Con l’exploit turistico di questi ultimi anni il Salento insieme alla sua immagine e al suo folklore ha portato alla ribalta anche molti dei suoi prodotti enogastronomici, oggi, molto più che nel passato, moltissimi italiani conoscono i nostri vini di Primitivo e Negroamaro, l’olio dei nostri frantoi, i rustici, lo spumone, le friselle e via discorrendo. utti prodotti degnissimi e universalmente apprezzati anche se, per la maggior parte si tratta di prodotti comuni, spesso umili o comunque, come si diceva un tempo, alla portata di tutte le borse. Al contempo, però si vanno sempre più materializzando anche dei profili di prodotti d’eccellenza, di cui complice sovente la loro progressiva rarefazione, al pari della mitica Araba Fenice, più che la loro effettiva presenza fisica, spesso aleggia solo la loro rinomanza. Emblematico il caso del pregiato tartufo bianco salentino, raro, ma ancor più rari coloro che hanno avuto modo di degustarlo, ma anche quello di prodotti teoricamente più comuni ed abbondanti quali i gamberoni viola di Gallipoli, le aragoste di Castro, le triglie di Porto Cesareo. Prodotti d’assoluta eccellenza dalle oggettive e riconosciu-
T
te grandi qualità organolettiche, dei quali, però la notorietà cresce in modo inversamente proporzionale alla loro effettiva disponibilità sul mercato. Il motivo è semplice, almeno per ciò che concerne i prodotti ittici citati, i quantitativi quotidianamente pescati, probabilmente non sarebbero sufficienti neppure a soddisfare la richiesta, semmai ci fosse, del megaristorante di uno dei tanti villaggi turistici sorti su entrambe le coste del Salento. La causa è ben noto a chi opera nella filiera della pesca, pescatori in primis, l’eccessivo sforzo di pesca e la pressoché assoluta elusione dei regolamenti di legge e delle leggi biologiche perpetrata negli ultimi decenni hanno portato allo stremo questi pregiatissimi stock ittici. Un tempo, neppure molto lontano infatti, i pescatori osservavano nella loro attività un preciso codice etico:
34
nella pesca delle aragoste per esempio veniva adoperata una rete specifica e selettiva che catturava le aragoste e poche altre specie ittiche senza fare inutili stragi di altre specie come avviene oggi e soprattutto le aragoste sotto taglia venivano immediatamente rilasciate in mare. Inoltre, nessun peschereccio che praticava lo strascico si sognava di praticare la pesca ai gamberi viola, prima che divenissero almeno per la maggior parte adulti, ossia che potessero essere classificati come gamberoni, condizione che si verifica verso la fine di giugno. Oggi, già nei mesi di marzo e aprile i pescherecci si accaniscono nella predazione di questi crostacei facendo delle vere e proprie mattanze di esemplari giovanili che alimentano il semiclandestino mercato del crudo ricercatissimo nei locali del litorale barese. Milioni di piccoli esemplari che se fossero stati lasciati crescere, nell’arco di qualche mese avrebbero potuto soddisfare le richieste di un numero enormemente più alto di buongustai, procurando un reddito proporzionalmente molto più elevato ai pescatori stessi.
TURISMO
Il risultato di questo insensato modo di gestire queste risorse naturali ha come risultato che nel mese d’agosto, in concomitanza con la massima presenza di turisti, sui mercati non vi è praticamente quasi traccia di alcuno di questi prodotti.
Ultimo prodotto del mare nostrum in ordine di tempo a raggiungere una notorietà anche in questo caso più mediatica che effettiva, è la cosiddetta “Ostrica Imperiale”. È con tale appellativo laudativo che in larga parte della Puglia si denomina lo spondilo (Spondylus gaederopus). Questo mollusco da qualche anno viene citato nelle più svariate guide e nelle rubriche gastronomiche di testate giornalistiche, ultima in ordine di tempo la “recensione” uscita sul più diffuso settimanale nazionale. Senza nulla togliere alla professionalità dei redattori che con generosità e onestà intellettuale si sono cimentati nella divulgazione di questa eccellenza salentina, bisogna rilevare che nessuno di loro ha saputo darne un’indicazione precisa e scientificamente corretta, sortendo spesso il risultato pratico di disorientare, più che orientare, i potenziali gourmet. A complicare il quadro, alla rarità del mollusco, si aggiungono le molteplici denominazioni locali e anche i spesso discordanti appellativi ufficiali, infatti, non essendo la specie inserita nell’elenco del Decreto del Ministero della
Marina Mercatile 15 luglio 1983 (Denominazione in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale), non esiste allo stato una denominazione ufficiale. Biologi marini, esperti in malacologia e naturalisti prendono per corretta la definizione di Spondilo, ma regge, avallata da dizionari ed enciclopedie anche quella di Ostrica spinosa che la affratella alle comuni ostriche con cui ha ben poco da spartire, a partire dal fatto che non è oggetto di allevamento. Appartiene infatti ad un diverso ordine di molluschi Lamellibranchi, quello dei Filibranchi e alla famiglia degli Spondilidi che nel Mediterraneo comprende il solo genere Spondylus. Questo genere è ben rappresentato nei mari caldi da decine di differenti specie che per la loro bellezza sono molto ricercate da collezionisti e acquariologi di tutto il mondo. Nel Mediterraneo, seppur con varia densità di popolazione è diffusa la specie Spndylus gaederopus. Questo bellissimo bivalve, i cui esemplari specie in passato hanno formato in alcune aree degli estesi e compatti banchi conchigliferi, vive saldamente cementato con la valva inferiore alle rocce ed ha la valva superiore coperta di escrescenze spinose di una colorazione che va dal violetto al rosso scarlatto ma spesso la stessa viene completamente ricoperta (colonizzata) dalla Crambe crambe una vellutata e profumatissima spugna rossa incrostante. La conchiglia, lunga 10-12 centimetri è inequivalve, ossia costituita da valve di diversa forma e dimensione. La valva destra è aderente agli scogli ed è più concava e grande della superiore. Possiede, inserito un po’ eccentricamente, un solo potentissimo muscolo adduttore, che sarebbe il muscolo deputato a serrare o schiudere tra loro le due valve. Abita i fondali duri da uno a cinquanta metri di profondità e prospera esclusivamente in acque limpide e pulitissime, quindi la sua presenza funge da rassicurante indicatore biologico. Fortunatamente, ancor oggi lo si ritrova sulla quasi totalità dei fondali rocciosi del Salento, anche se in quantitativi piuttosto limitati a causa dell’accanimento con cui viene ricercato.
35
I t lives in the rocky sea bottoms, in crystal-clear waters, and its presence is indicative of unpolluted environment. Despite its sky-high price, it deserves its panegyric name because it’s sweet and delicate; you must definitely eat it raw, without the traditional lemon sprinkled on top, as it would be a real act of vandalism! You should better match one of the superb local sparkling wines.
Ciò nonostante un subacqueo esperto può portarne quotidianamente in superficie anche una decina di chili. Si tratta di una specie la cui popolazione è particolarmente soggetta a cicliche fluttuazioni demografiche, per cui in determinate annate potrebbe rivelarsi molto abbondante ed in altre rara, se non praticamente introvabile. Quest’ultima situazione si verificò alla fine degli anni “70 del secolo scorso, quando un’epidemia distrusse pressoché completamente lo stock presente nelle acque del Salento, occorsero circa una decina di anni perché la popolazione ritornasse ai livelli preesistenti. Oggi, le “Ostriche Imperiali” quotano prezzi d’affezione, ed avendo la conchiglia molto pesante (un solo esemplare può comunemente superare i due etti di peso), un aperitivo a base di questi molluschi può venire a costare quanto un’intera cena a base di pesce pregiato. Nonostante ciò, la richiesta, a riprova della loro eccezionale bontà è sempre di molto superiore all’offerta, e per un incremento della loro diffusione, non resta che confidare in una buona gestione delle aree marine protette di recente istituzione. Dolci e delicatissime, aperte da mani esperte, vanno consumate tassativamente crude, escludendo la classica spruzzatina di limone che in questo caso assumerebbe la valenza di un gratuito atto vandalico, abbinando senza indugio anche uno dei tanti buoni spumanti brut di produzione salentina.
TURISMO
AL MERCATO DELLE GOLOSITÀ CON...
La Sporta di Massimo Vaglio
Qualcuno ha definito il Salento una terra di mare e l’influsso del mare è in effetti tanto forte che la sua presenza è ovunque, in tutte le sue località, in tutti i suoi paesi, non fosse altro per l’onnipresenza delle conchiglie che si trovano incastonate, nei conci di tutte le case e di tutte le chiese come nel porticato della
Locanda della Cupa,
delizioso ristorante di terra e di mare sorto a San Pietro in Lama sul limitare della Valle della Cupa sulle vestigia di un’antica aia. Si, proprio in un’aia, che nel Salento non identifica come altrove solo lo spiazzo su cui si trebbiavano cereali e legumi, bensì un’infrastruttura ben più complessa e articolata, ove l’attuale patron Flavio Valentino, ha creato un ambiente sobrio, ma elegante e curatissimo in tutti i più minimi dettagli, che offre un menu anch’esso sobrio, ma altrettanto elegante e raffinato, che nasce dall’assemblaggio di materie prime scelte e pressoché esclusivamente locali e accompagnato da un’ampia carta di ottimi vini salentini.
I nostri piatti
Antipasto antichi sapori Capocollo e Caciocavallo grigliato, un antipasto molto semplice la cui difficoltà resta solo nel reperimento delle materie prime: Capocollo di Martina Franca DOP derivato come da disciplinare da maiali allevati allo stato semibrado e Caciocavallo d’Arneo, prodotto secondo un antico e segreto protocollo, nell’Arneo dall’ultima discendente della famiglia d’Arcangelo.
36
Fettuccine pepe e limone con gamberi Violetti di Gallipoli Le fettuccine artigianali trafilate al bronzo del Pastificio del Duca di Parabita vengono mantecate con piccole aggiunte d’acqua e una strizzatina di limone nella stessa padella dove si sono leggermente rosolati i gamberi in olio extravergine, un piatto dalla straordinaria cremosità e freschezza.
TURISMO
La Locanda della Cupa
Agnello o capretto al forno con patate
Varcando il portone della Locanda della Cupa si compie un salto nel verde, quel verde che ha sempre caratterizzato la Valle della Cupa, la vasta depressione alluvionale da cui la Locanda prende il nome e che storicamente ha accolto le migliori produzioni ortofrutticole e vasti vigneti e frutteti. Entrando nella locanda, si abbandona un paesaggio oggi ampiamente urbanizzato per ritrovarsi in un ambiente piacevole e rilassante, ove si viene accolti e coccolati da personale gentile e professionale e soprattutto si viene viziati dalle specialità del giovane chef Luigi Serafino, in forza nel locale ancor prima di conseguire il diploma presso l’alberghiero di Nardò, Luigi è un personaggio d’altri tempi, padrone delle più ortodosse tecniche di cucina tradizionale acquisite vivendo in campagna nella proficua e felice convivenza con i nonni e perfezionate sotto la guida professionale di Flavio suo mentore e titolare. Ampio spazio quindi a pani, focacce e ai prodotti di stagione, tanti ottimi piatti a base di verdure spontanee, di ortaggi e di legumi, la carne a seconda dei casi, grigliata o cotta nel forno a legna, altre specialità sono i succulenti brasati, i tradizionali pezzetti di carne ferrata, e le ormai insolite preparazioni a base di agnello e coniglio talora ammannite anche in abbinamento con i lampascioni. Sempre presenti in menu anche i piatti di mare, immancabili le cozze, i totanetti e i gamberi locali con i quali vengono approntati ottimi primi e il polpo alla pignata. A cena il menu viene completato dalle squisite pizze preparate dall’ottimo pizzaiolo Luly, al secolo Lulezim Sulka, albanese, straordinario esempio di perfetta integrazione.
L’agnello al forno con patate è da sempre il vero grande piatto della cucina salentina, il piatto delle grandi occasioni, tradizionalmente immancabile nei grandi banchetti e nei menu di Pasqua e Natale, alla Locanda, questo piatto è stato riscoperto e seppure non sempre presente nel menu alla carta, viene sempre proposto per i menu dei banchetti. Le carni degli agnelli e dei capretti provengono da animali allevati nelle masserie dell’Arneo che è la zona più vocata. Le patate a pasta bianca della varietà Spunta, tagliate a spicchi, vengono fritte in ottimo olio di frantoio e vengono sistemate man mano nella teglia sino a ricoprirne il fondo. A parte si fa rosolare l’agnello fatto a piccoli pezzi e quando questo si è ben colorito rosolato si bagna con vino rosato del Salento (facendolo evaporare alzando la fiamma). Si sistema, sulle patate irrorandolo con il suo stesso intingolo e lo si ricopre con altre patate fritte, spolverizzandolo con caciocavallo d’Arneo stagionato, grattugiato, pangrattato, pepe nero e prezzemolo e i segreti aromi della gariga salentina. Si pone, infine, in forno caldo sino a quando risulterà ben cotto e avrà acquisito un’accattivante coloritura.
Marro con patate e cardoncelli
Torta ricotta e arancia
Il marro, della locanda si presenta come una grande matassa di budelline d’agnello che rinserrano la prelibata coratella dello stesso animale, viene delicatamente rosolato e accomodato in una pirofila con spicchi di patate Sieglinde di Galatina DOP e di funghi cardoncelli anche questi delicatamente ripassati in padella. Gli aromi della gariga salentina e la magistrale cottura nel forno a legna, ne fanno un piatto straordinario, unico.
Antesignana della torta pasticciotto, è costituita da una frolla delicatissima piacevolmente aromatizzata. Al suo interno reca la ricotta sempre dell’Arneo addolcita al punto giusto e semplicemente aromatizzata con zeste di arancia. Le ottime materie prime e la perfetta doratura ne fanno nella sua semplicità un dessert unico e appagante.
37
www.bpp.it/famiglie
HAI IL CONTO IN UN’ALTRA BANCA?
NUMERO VERDE
PORTALO IN
800 99 14 99
BPP!
CON
IN SOLI 12 GIORNI FACCIAMO TUTTO NOI!
ZER
SPESE
UNA NUOVA BANCA CHE PENSA A TE!
Se hai bisogno di ulteriori informazioni:
vieni in Filiale
collegati al sito www.bpp.it
chiama il numero verde 800 991499
Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni economiche e contrattuali dei prodotti e dei servizi illustrati, è necessario fare riferimento ai Fogli informativi a disposizione della clientela presso le Filiali e sul sito www.bpp.it. La Banca si riserva la valutazione dei requisiti per l'accensione dei conti e per la concessione della carta e i relativi massimali di spesa da assegnare.
RT O SE IN
“Vista Mare”:
IL MARE NEL PIATTO, IL MARE NELL’ANIMA A Gallipoli, degustazioni marinare a
chilometro zero per attuare l’ittiturismo “Vista mare”. È il nome che lettere azzurre definiscono sullo sfondo bianco di un’insegna in via Calò, strada traversa del corso Roma, a Gallipoli, che delimita verso ponente piazza Tellini. Percorrendola fino a due passi dal lungomare Galilei, si raggiunge il locale, di cui la stessa insegna fornisce ulteriori indicazioni: è il sancta-sanctorum della “Cooperativa armatori jonica” ed è una “Pescheria con cucina”. E per rendere ancora più chiaro tale ultimo messaggio, la grafica che può considerarsi il logo del locale fa vedere una padella su azzurri d’onde in cui una mano invisibile fa “saltare” un guizzo che per qualcuno rappresenta dei pesci, per qualcun altro una vela con spin-
naker, per altri ancora alte onde marine che si accartocciano. Insomma, libertà di lettura per il disegno, ma nessun dubbio su ciò che si può trovare nel locale: una pescheria luccicante di acciaio e cristallo e dei cangianti colori del pesce salpato dallo Jonio profondo e una sala di degustazione dall’antica volta a stella che inebria di fragranze. Perché – qualcuno l’ha buttata lì come battuta, ed invece c’ha azzeccato in pieno – questo è il regno dei prodotti ittici “a chilometro zero”. È un termine che ha avuto fortuna declinato per i prodotti agricoli, dove lo zero indica la distanza minima possibile tra luogo di produzione, di vendita e di consumo. È proprio quello che intende fare la cooperativa: nel banco frigo si potrà trovare “solo e soltanto” il pesce del Golfo di Gallipoli catturato dagli
39
equipaggi dei 32 pescherecci dei suoi soci; che giungerà sui tavoli cucinato da mani sapienti ed esperte secondo le ricette della tradizione gallipolina. Prima che il piatto di ceramica bianca sia depositato sul tavolo, sulla tovaglietta, tra soli raggianti, onde e banchi di pesce, si legge: “I love Gac”. Una frase che rende trasparente il fatto che l’allestimento del locale – e non solo, come si potrà leggere di seguito – è stato finanziato nell’ambito del Gac Jonico-Salentino mediante le misure del Fondo europeo per la pesca (Fep 2007-2013, Asse IV, Misura C, Azione 4.c.2.) che recita: “Promozione dell’Itti-turismo. Diversificare le attività mediante la promozione e la pluri-attività dei pescatori, creando posti di lavoro aggiuntivi all’esterno del settore della pesca”.
CHIAMATELO, SE VOLETE, “FISH TOUR” È PUR SEMPRE PESCE DELLO JONIO
L a “Cooperativa armatori jonica” non
dispone solo di un punto vendita e un angolo degustazione. È in arrivo sul territorio il suo furgone. Sì, oggi le terminologie cambiano e l’inglese imperversa, si può parlare di “street food” e di “fish tour”, ma la sostanza non cambia, ed è questo che conta: le fragranze che si diffonderanno sul territorio saranno quelle del pesce fresco catturato dai soci della cooperativa. Ne parliamo con Vincenzo Scigliuzzo, presidente della Cooperativa che troviamo al lavoro al banco del pesce fresco. Proprio quando non può farne a meno, infatti, s’insedia sul suo “ponte di comando”, ed è qualcosa di più d’un modo di dire, considerato che nella sede di via Calò una scala conduce ad un piccolo spazio destinato ad ufficio che sovrasta il locale. Fino dal primo momento, Scigliuzzo ha fermamente creduto in queste iniziative sostenute dalla mano pubblica.
Avete dei numeri sulla diminuzione di prodotto? “Malgrado il fermo pesca, negli ultimi 4 o 5 anni è diminuito di oltre il 30 per cento. In conseguenza, i conti quadrano sempre meno e questo spiega perché sono ricominciate le rottamazioni di pescherecci. Nella nostra cooperativa sono interessate 3 barche su 32 (erano ovviamente più numerose nel 1997, quando fu costituita la cooperativa, n.d.r.) ma nella marineria sono almeno una decina”. Ma veniamo all’autocarro. Come sarà impiegato? “Due volte la settimana saremo presenti a Lecce al mercatino dei prodotti a chilometro zero di “campagna amica” di Coldiretti, cui siamo associati, ma porteremo il pesce fresco anche altrove. Inoltre, prevediamo di partecipare a tutte le iniziative Coldiretti e con degu-
“Perché”, spiega, “se si vuole dare un minimo di continuità familiare a questo settore, sempre più colpito dalla diminuzione del pescato, è assolutamente necessario diversificare l’attività dei pescatori, nella nostra cooperativa gli addetti sono poco meno di un centinaio, e integrare il loro reddito”.
40
stazioni anche alle sagre e, nelle sere dei mesi estivi, saremo presenti anche negli agriturismi”. Una domanda per concludere: il pesce costerà di meno? “Costerà sicuramente un 15 o 20 per cento in meno rispetto ai prezzi di mercato ed anche le degustazioni nel nostro “Vista mare” saranno a prezzi concorrenziali, ma in più sarà garantita la freschezza perché si tratterà sempre e soltanto di pesce del nostro mare”. Anche il progetto di commercializzazione approdato all’acquisto del furgone è stato sostenuto dal Gac Jonico-Salentino nell’ambito del FEP (Asse IV, Misura 1, Azione 1.1.c): “Investimenti in attrezzature e infrastrutture per la produzione, la trasformazione o la commercializzazione”.
MOMENTI DI FESTA L e fotografie pubblicate in queste pagine, di cui è autore Christian Fuso – “Christian’s Image” di via Udine a Gallipoli – illustrano la serata inaugurale di “Vista Mare”. Non sono mancati gli opportuni momenti formali – la benedizione del locale ad opera di don Gigi De Rosa e l’intervento di Francesco Pacella, vice presidente del Gac Jonico-Salentino, presente anche il direttore Franco Crisogianni - ma è stata soprattutto una festa condivisa con spirito di disponibilità ed amicizia, tra musica (Nico Mauro e il suo gruppo), applausi, fragranze e – potevano mancare? – brindisi con i calici di vino della “Cantina Coppola 1489”.
41
42
TAGLIACARTE
GALLIPOLI
Storia, Arte, Cultura, Tradizione questa l’ultima pubblicazione sulla “Città bella” per antonomasia, un volume di pregio, di grande formato, di 300 pagine e arricchito da oltre 360 fotografie. Si è avvalso dei testi dello storico Elio Pindinelli e delle foto, molte panoramiche e tutte assolutamente inedite – e non è impresa facile per una città super-immortalata come Gallipoli - di Alessandro Magni, Michele Esposito e Amedeo Perrone che coniugano passione e professionalità. È difficile, ed in fondo superfluo, dire se sia la tecnica o l’approccio artistico a rendere così “belle” (nel senso immenso di questo aggettivo) le loro immagini, ma è certo che il linguaggio fotografico trova, in questo volume, tutto il suo ineguagliabile spessore. “Terra di remota felicità, in cui leggende, mare, palazzotti, chiese, corti e verande fiorite, sono frutto di un secolare collettivo immaginario, calcinato sui fondi di carparo arso dall’umido caldo sciroccale”, scrive Pindinelli, e ogni parola di tale prefazione si dilata in testo che correda immagini. I luoghi della cultura e dell’arte, il paesaggio e le marine, sono solo parte del tutto, ovviamente; perché poi le immagini corredano anche i riti, il folclore, la gastronomia, le strutture dell’accoglienza turistica, i lidi, le botteghe artigiane. Il volume “Gallipoli” rientra nella collana “Il Grande Salento per immagini” curata da Pantaleo Candido, editore de “Il Salentino”, e si aggiunge a quelli su Galatone, Otranto, Castro e Martano. La pubblicazione è stata fortemente voluta dal sindaco Francesco Errico, che ha guidato l’amministrazione comunale prima dell’attuale
è
gestione commissariale del Comune. Il primo cittadino confidava che essa potesse assolvere al compito di fidelizzare gli ospiti, promuovere la città e allungare la stagione turistica. Un ruolo su cui anche gli scettici si sono ricreduti, quando hanno sfogliato il volume e appurato che non è affatto una guida, ma un’esplorazione dei punti di forza della città, un concentrato identitario sospeso tra realtà e suggestioni. Immagini, con corredo di testi tradotti anche in lingua inglese e tedesca, che infine l’ospite lontano avvertirà il bisogno di sfogliare; e sarà premessa al desiderio di tornare.
43
SPINA: MEZZO SECOLO DI SAPORI DI PUGLIA
Pubbliredazionale
Si scrive “Spina – Sapori di Puglia”, si legge “Spina Antonio – Produzione artigianale sottoli e sottaceti” e… si assapora il gusto ritrovato della tradizione, delle conserve fatte in casa d’una volta, dell’equilibrio perfetto di aromi e fragranze, frutti della terra e del sole, esaltati dall’olio. Sì, succede che, solo a nominare i prodotti Spina, il ricordo del sapore diventi sapore esso stesso; succede a coloro che hanno la capacità di gustare e non divorare; succede, e la dice lunga sul valore dei suoi prodotti – si è a quota 100, o giù di lì – che reclamano (e ottengono) fedeltà. “Sei un artista”, è stato forse il complimento più bello, semplice e grande allo stesso tempo, che abbia ricevuto Antonio Spina. Perché è una forma d’arte sapere scegliere prodotti genuini, lavorarli ancora freschi salvaguardando il portato organolettico e le qualità aromatiche, conservarli semplicemente sottolio o sottaceto come “le provviste” d’una volta. Per saperne di più sulla filosofia dell’azienda oritana, sul perché del grande successo che i consumatori hanno decretato e consolidato per le sue produzioni che innovano la tradizione gastronomica salentina senza rinunciare ai sapori di un tempo, il naturale destinatario delle domande è Antonio Spina.
44
Un’impresa commerciale produce per vendere e guadagnare. Può bastare? Basta all’azienda “Spina”? È solo questo, o c’è uno scopo altro, una “missione” che la distingue dalla concorrenza, un “segreto” del suo successo? Sicuramente oggi è importante far quadrare i conti, per l’onere di spesa elevato che noi aziende italiane supportiamo, rispetto ad aziende estere o aziende pseudo-italiane, cioè che vendono prodotti fatti all’estero con marchi italiani, ingannando il consumatore. Credo che qualsiasi azienda dovrebbe avere dei valori e degli obbiettivi, prima di tutto bisogna credere in quello che fai e cercare di fare sempre meglio, non bisogna mai pensare di essere arrivati, dietro ad ogni traguardo c’è sempre una nuova mèta. La nostra mission è una, chiara e semplice, cioè quella di soddisfare l’esigenze dei clienti e portare i sapori autentici della nostra terra in tutto il mondo. Noi prima di tutto siamo una famiglia molto unita, siamo ogni giorno a stretto contatto con i nostri dipendenti e lavoriamo insieme con loro. Essi fanno parte della nostra grande famiglia allargata, tutti i nostri collaboratori credono in quello che fanno e ci mettono passione e amore oltre alla loro competenza e professionalità.
Non c’è un segreto, ma ci sono tanti dettagli che fanno la differenza, iniziando dalla ricerca continua per creare nuovi prodotti, con materie prime sempre di altissima qualità, il miglioramento dei processi di lavorazione, integrandoli con la tecnologia sui controlli interni, come ad esempio il monitoraggio delle temperature di pastorizzazione all’interno del vasetto, oppure le analisi batteriologiche e organolettiche effettuate da laboratori accreditati esterni. I consumatori leggono spesso notizie di prodotti ritirati dal commercio per problemi igienici. Alla vostra azienda non è mai successo. Come tutelate la vostra clientela? Il ritiro dei prodotti non è mai successo, spesso abbiamo dei controlli da parte di organi sanitari competenti, come ce li hanno tutte le aziende. Noi per stare tranquilli abbiamo dei consulenti esterni che vigilano sull’aspetto igienico sanitario dell’azienda e dei prodotti. Le materie prime vengono analizzate a campione, mentre ogni lotto di prodotto finito viene analizzato prima di essere
45
immesso sul mercato. Una spesa in più che la nostra azienda supporta senza rammarico, perché ci consente in primis di essere tranquilli sulla salubrità del prodotto oltre a dare maggiori garanzie al consumatore. I vostri “Sapori di Puglia” sono presenti anche in fiere estere. Ci dice in quali, più di recente, per quale motivo e soprattutto con quali riscontri? Da diversi anni stiamo guardando al mercato globale.Oggi è molto più facile rispetto a quando abbiamo iniziato la nostra attività, nel 1966, dove export per noi era portare i prodotti nel nord Italia, andare oltre era solo un sogno, per motivi di comunicazione o per motivi logistici. Portare i prodotti oltre confine nazionale, è un altro traguardo che stiamo cercando di raggiungere, soprattutto per far conoscere le tipicità del nostro territorio in tutto il mondo. L’ultima fiera che abbiamo fatto è stata l’Anuga di Colonia, ad ottobre. Anuga è una delle fiere più importanti del pianeta, dove abbiamo avuto contatti con oltre 30 Paesi e con alcuni abbiamo iniziato già a lavorare, ad evadere i primi ordini.
Ambiente I doni dell’ambiente marino:
1) Il bisso, una stoffa per re e regine.................................................................................................................................................... 48
2) Rossana Congedo | “...per una volta teneteci sulle spine!!!”............................................................................... 50 3) Alfredo Albahari | Alghe, microalghe e macroalghe: innovazione per avere un futuro...... 53 Giovanni Rizzo | Se i ghiacciai dovessero sciogliersi..................................................................................................................... 54 Rita de Bernart | Il polpo Gregorio................................................................................................................................................................. 56
Rossana congedo Biologa, ricercatrice, appassionata docente del liceo di Gallipoli
GIOVANNI NUZZO Docente presso i licei scientifici, giornalista e appassionato di mare
ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici
47
RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo collaborando a diversi periodici su temi di cronaca e cultura
AMBIENTE
i doni dell’ambiente marino - 1
IL BISSO, UNA STOFFA PER RE E REGINE ’erano una volta, in alcune città di mare, donne che sapevano lavorare un filo luminoso e prezioso, uno dei tanti doni del mare: il bisso. Era un filo sottile eppure forte, da qualcuno definito “seta di mare” perché si ricavava dai filamenti che secerne la Pinna nobilis o Cozza penna, il grande mollusco bivalve che fissa la parte appuntita della sua grande Ph: Hectonichus - Wikimedia
C
conchiglia nella sabbia, sovente nelle praterie di Posidonia. Da parecchi anni la sua raccolta è vietata nel tentativo di salvare la specie ormai quasi estinta, ma già prima del divieto la raccolta era finalizzata solo al mercato dei golosi estimatori del mollusco. Qualcuno amava utilizzare le grandi e fragili valve per dipingere, di norma paesaggi marini, sulla parte interna lucida e di colore marrone chiaro, salvo nella parte madreperlacea più prossima alla punta. Già da molto tempo, però, nessuno più raccoglieva i ciuffi di filamenti colore oro, li puliva, li filava e lavorava il bisso. Rimangono, rari e preziosi, abiti con pregevoli ricami di bisso, come si vuole fossero quelli che impreziosivano Le vesti di Re Salomone
IDENTITà MEDITERRANEA Il bisso marino è ormai un oggetto da museo e si hanno poche e frammentarie notizie sui luoghi dei Paesi del Mediterraneo in cui è stato lavorato per moltissimi secoli. Tra tali località, rientravano centri costieri delle regioni meridionali italiane e delle isole, per altro con differenze anche nelle metodiche di trattamento e di lavorazione: in Sardegna, ad esempio, il bisso diventava tessuto mediante un telaio che ne incrociava i fili di ordito; nel Salento era lavorato soprattutto ai ferri. L’immagine illustra il particolare di un pullover, nel quale il bordo della scollatura, di colore più chiaro, è stato realizzato in lana, mentre il resto esalta il colore dorato della fibra naturale. Probabilmente è uno degli ultimi capi realizzati a Gallipoli, lavorato ai ferri, intorno agli anni ‘70 del secolo scorso, dalla Signora Rosaria D’Armento.
48
e poi, nel tempo, di regine e dame delle corti europee, e accessori, come guanti e scialle, che rimandano ad un sapere antico, carico di poesia e di rispetto per la natura.
T he gifts of the Sea are much more than fish products. Among those gifts there is Byssus , also called sea silk, made from the filaments secreted by a mollusk called Cozza penna (Pinna nobilis), an endangered species. Carding it is a very complex work, that used to be made in coastal areas, such as Gallipoli; the image refers to probably the last handknitted item of clothing dating back to the seventies.
AMBIENTE
i doni dell’ambiente marino - 2 Quando la Green Chimica diventa Blue Economy
“...PER UNA VOLTA TENETECI SULLE SPINE !!!!” Dal dermascheletro del riccio di mare alla malta per intonaco certificata “bio” rotagonista dello studio che ha portato Gallipoli e il suo mare in un contesto mondiale quale quello dell’Olimpiade Internazionale per i progetti ambientali e per la sostenibilità è il riccio di mare, tra gli Echinodermi (invertebrati marini il cui nome deriva dal greco “echinos = aculeo” e “dérma = pelle”), forse, il più noto. Nello splendido mare che bagna la città bella è possibile ammirare molte specie diverse di ricci come Stylocidaris affinis (riccio matita), Echinus melo, Echinocardium mediterraneum, Echinocardium cordatum, Spatangus purpureus, Sphaerechinus granularis (riccio monaco), ma le specie più conosciute sono sicuramente Arbacia lixula e Paracentrotus lividus. È opinione diffusa che solo la femmina del Paracentrotus sia commestibile. Bisogna invece sapere che i “ricci neri”, erroneamente detti “ricci maschi” o rizzare, sono sia i maschi
P
di Rossana Congedo che le femmine di una specie chiamata Arbacialixula. I “ricci viola”, invece, erroneamente detti “ricci femmina”, appartengono ad un’altra specie, diversa dalla precedente, chiamata Paracentrotus lividus. E anche in questo caso esistono sia i maschi che le femmine. Nonostante il nome “riccio viola”, il Paracentrotus lividus presenta una vasta gamma di variazioni di colore che vengono per comodità raccolte in sette tonalità principali: black-purple, purple, red-brown, dark brown, yellow-brown, light brown e olive green. La tonalità del colore non dipende dalla profondità in cui vive o dalle dimensioni, ma sembra piuttosto legata al tipo di alimentazione. Tornando alle due differenti specie, entrambe possiedono ricci maschi che producono spermi e ricci femmi-
50
ne che producono cellule uovo, ma solo le gonadi (organi riproduttori a forma di spicchi giallo-arancio) del Paracentrotus lividus, sia del maschio che della femmina, sono apprezzate dai buongustai sia mangiate tal quali con il pane, sia usate per condire gli spaghetti. Il mercato delle gonadi di riccio può essere diviso in due tipologie ben definite: il mercato mondiale e quello del bacino del mediterraneo. Nei paesi dove non è presente Paracentrotus lividus vengono raccolti e consumati altri tipi di riccio, come Strongylocentrus droebachiensis negli Stati Americani del nord-Atlantico, Cidaris tribuloides nelle Indie occidentali, Evechinus chloroticus in Nuova Zelanda, Strongylocentrotus franciscanus e Strongylocentrotus purpuratus nelle coste del Pacifico degli Stati Uniti. Il mercato mondiale è comandato fondamentalmente dalla domanda crescente del mondo asiatico in particolare quello giapponese, per il quale le gonadi di riccio costituiscono un ingrediente del sushi. Il riccio consumato nel Mediterraneo è rappresentato esclusivamente dal Paracentrotus lividus, che incontra i gusti del consumatore europeo; in Italia i mercati più attivi sono quello siciliano, sardo e sicuramene quello pugliese. Le gonadi crude del riccio (o polpa), hanno un inconfondibile aroma che racchiude le percezioni olfattive sprigionate dalle alghe dei fondali marini, rappresentando una vera e propria prelibatezza gastronomica. Il colore è legato alla concentrazione dei coloranti inge-
AMBIENTE
riti durante la dieta anche se la loro colorazione è stata messa in relazione con il sesso: i ricci maschi presentando gonadi colorate in giallo o marrone, mentre i ricci femmina rosso o arancio brillante. Le caratteristiche organolettiche vengono attribuite soprattutto alla presenza di 5 aminoacidi: glicina, alanina, glutammato, valina e metionina. Quest’ultimo possiede forti caratteristiche di amaro e costituisce l’ingrediente chiave delle caratteristiche gustative delle gonadi di riccio. I ricci di mare sono molto utilizzati in laboratorio in quanto, grazie alla grande quantità di uova che producono, alla facilità con cui è possibile fecondarle, e soprattutto alle modalità non invasive adatte a stimolare il naturale rilascio dei gameti che permettono di rimettere in acquario gli esemplari utilizzati, sono degli organismi modello per lo studio della embriologia sperimentale. Per contribuire alla conservazione della biodiversità, spesso in pericolo, si è pensato ad allevamenti di Paracentrotus lividus, sia di tipo land-based che sea-basede. La sperimentazione, inizialmente, è stata indirizzata verso la verifica della compromissione dello sviluppo embrionale in presenza di metalli pesanti e altri inquinanti
nell’acqua. Si è potuto notare come essi condizionino negativamente, per esempio, la formazione delle spine. I ricci, quindi, sono buoni indicatori della salubrità delle acque. Le stesse gonadi, grazie a particolari tecniche di analisi, si sono rivelate utili anche per il monitoraggio degli IPA, inquinanti lipofili con tossicità multiorgano. Il percorso di ricerca, successivamente, si è concentrato sulla valorizzazione chimica e biotecnologica degli scarti della filiera alimentare con l’obiettivo di realizzare una sinergia tra esigenze di sostenibilità, uso delle risorse biologiche del territorio e tutela della biodiversità e dell’ambiente. Lo studio dei processi di biomineralizzazione (processi mediante i quali gli organismi depositano una fase minerale), ha confermato che la natura trova soluzioni ai suoi problemi a volte sorprendenti come l’equilibrio tra resistenza meccanica, rigidità e costo energetico nell’architettura dei dermascheletri e degli aculei dei ricci. La struttura unica e complessa della spina, come hanno svelato le immagini ad alta risoluzione in 3D, permette infatti un mix vantaggioso di elasticità e fragilità, in grado di assorbire meglio gli impatti e lo stress, in alcune condizioni, e di spezzarsi in altre situazioni. Il materiale delle spine viene prima ammassato in una forma non cristallina, chiamata “carbonato di calcio amorfo” (CCA). Pacchetti di CCA fuoriescono dalle cellule che circondano la base della spina rotta e vengono
51
spinti su fino all’estremità in crescita. Entro poche ore da quando arriva sul luogo, il materiale amorfo si trasforma in cristalli di calcite, dove le molecole si allineano in una struttura ordinata. Questa sorprendente trasformazione, dallo stato amorfo a quello cristallino, consente di ottenere un biominerale molto più forte e resistente rispetto a quelli da cui si è formato. Sulla scorta delle conoscenze acquisite in tale ambito, il progetto ha previsto un’attività di sviluppo e caratterizzazione di un prodotto per valorizzare gli scarti della filiera alimentare, in particolare si è provato a riciclare proprio i dermascheletri e gli aculei del Paracentrotus lividus. Nella prima fase dello studio sono stati lavati i dermascheletri provenienti dallo scarto di attività legate alla ristorazione, operazione necessaria in quanto garantisce la rimozione dei sali e del materiale organico presente in ambiente marino. La presenza delle impurezze, organiche ed inorganiche, potrebbe interferire nelle reazioni tipiche dei leganti idraulici, compromettendo lo sviluppo delle caratteristiche fisico-chimiche del manufatto. Le acque di lavaggio sono state analizzate monitorandone il contenuto totale di sali disciolti, le fasi di immersione dei dermascheletri in acqua sono state interrotte quando il valori della conducibilità elettrica delle acque in uscita ha eguagliato quello delle acque in entrata nella vasca di lavaggio. I “gusci”, precedentemente lavati, sono stati essiccati e in seguito è stata effettuata la macinazione tramite mulino a sfere. Successivamente si è passati alla formulazione di una malta per intonaco sperimentale, secondo le specifiche tecniche di prodotti utilizzabili nel campo della bioedilizia. Al fine di realizzare un prodotto di riciclo usufruibile sono state individuate le materie prime in grado di garantire buone prestazioni meccaniche, seppur in assenza di cemento, e l’uso di additivi sintetici provenienti dall’industria petrolchimica con un adeguato mix-desing. Per ottenere un prodotto performante da un punto di vista
AMBIENTE
meccanico, è stato ritenuto opportuno, per esempio, addizionare una carica minerale con una spiccata attività pozzolanica, che favorisce l’ulteriore formazione di silicati di calcio idrati C-S-H responsabili delle proprietà meccaniche del manufatto. Infine sono stati effettuati test sulla malta allo stato plastico ed indurito e condotte varie prove di laboratorio impiegate per la caratterizzazione del prodotto sperimentale secondo le specifiche normative UNI EN (998-1;1015-3;1015-6;1015-7 ecc.). Si è così giunti alla formulazione di una miscela, a base di calce e metacaolino, contenente filler di dermascheletri ed aculei di riccio, compatibile all’applicazione su murature ordinarie, ad esposizioni interne ed esterne, a rivestire tramezzi in pietra lapidea, blocchi in laterizio, blocchi cementizi che ha soddisfatto tutti i requisiti dei protocolli italiani per i materiali da costruzione biologici (cfr. ANABICEA - Associazione Nazionale Architettura Bioecologica e Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) e pertanto da considerarsi “bio”. Il progetto ha vinto il primo premio del Concorso Nazionale “FABBRICANDO 2015, competizione che mira a stimolare nei giovani la cultura del saper fare, l’intraprendenza, l’innovazione, la soddisfazione del risultato ed il team work, fulcri di uno sviluppo futuro e innovativo, sostenuta
dal leader mondiale Acciaierie ABSDanieli, che dedica importanti investimenti alla riduzione dell’impatto ambientale e ai processi di lavorazione delle scorie per la produzione di aggregati industriali utilizzati proprio nelle opere edili. Al progetto è stata assegnata la Medaglia Presidenziale, quale esclusivo riconoscimento conferito dal Presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano. Il progetto è risultato, inoltre, vincitore del Concorso “I Giovani e le Scienze 2015” indetto dalla FAST (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecnologiche), il più importante Concorso dell’Unione Europea per i Giovani Scienziati e si è aggiudicato il grande privilegio di rappresentare l’ITALIA alla 7a OLIMPIADE INTERNAZIONALE della SOSTENIBILITÀ e dell’AMBIENTE (International Environment & Sustainability Project Olympiad), in Olanda dove hanno partecipato 150 gruppi internazionali provenienti da 50 Nazioni di quattro continenti, vincitori anche loro delle difficili selezioni nazionali nei Paesi di origine. Unici rappresentanti italiani, i miei studenti (classe 3D del Liceo Scientifico Opzione Scienze Applicate),
52
dal 31 maggio al 5 giugno ad Amsterdam, hanno sostenuto numerosi e impegnativi colloqui-esame relativi a tutte le attività sperimentali condotte durante la realizzazione del progetto e sono riusciti a conquistare il terzo premio di questa esclusiva competizione mondiale. Il mare si è rivelato ancora una volta una fonte inestimabile di ricchezza e non finisce mai di stupirci. È doveroso ricordare che un gruppo di ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn in collaborazione con l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del Cnr di Avellino, ha studiato l’effetto di una molecola, l’ovotiolo, isolata dalle uova di riccio di mare scoprendo che essa è in grado di svolgere un’azione antitumorale su cellule di carcinoma epatico determinando un tipo di morte delle cellule tumorali detto autofagia. Considerati inoltre esperimenti su alcune delle più note proteine e geni coinvolti nella risposta a fenomeni di stress dopo irradiazione, che hanno portato all’evidenza che gli embrioni sono dotati di un meccanismo di protezione ai danni indotti da agenti esterni (come raggi X, metalli pesanti), l’embrione di riccio di mare si conferma un sensibile bio-indicatore di danno cellulare e quindi un ottimo modello, vista l’alta omologia con il genoma umano, per studiare le strategie cellulari e molecolari messe in atto. Motivo in più, per preservare il mare e la sua biodiversità. La protezione dell’ambiente è essenziale per la qualità della vita dell’attuale generazione e di quelle future; la vera sfida è combinarla con la crescita economica, sociale ed industriale.
S ea urchins aren’t appreciated only for their gonads, wellknown delicacy of our cuisine with anticancer properties. From their endoskeleton, washed, dried and grinded, comes a product that mixed with lime and kaolin becomes a “bio”mortar.
AMBIENTE
i doni dell’ambiente marino - 3
ALGHE, MICROALGHE & MACROALGHE:
innovazione per avere un futuro nsetti e larve nei piatti? L’Unione europea dice che si può fare e, purtroppo, è difficile dire che si tratti di “fatti loro”, perché l’umanità consuma più di quanto la Terra produca – sul versante del cibo e dell’energia, per non parlare dell’acqua – e già a metà agosto scatta l’Eart Overshoot Day; come dire il giorno, teorico beninteso, in cui si supera la capacità rigenerativa del pianeta. Tale giorno si è abbassato di oltre tre mesi in vent’anni e gli scienziati prevedono che, se popolazioni e consumi continueranno al ritmo attuale, entro il 2050 potrebbe essere necessaria la biocapacità di tre pianeti per sostenere l’attuale “impronta” dell’umanità; e ciò è fisicamente impossibile. Ferma restando l’esigenza di modificare i modelli di vita e di consumo, l’umanità può forse ricevere un aiuto, fino a poco tempo addietro impensabile, dalle acque dolci e salate che coprono tre quarti del nostro globo. E, accentuando la sintesi di questa premessa, si può dire che uno degli strumenti può essere rappresentato dalle alghe. Le quali sono già utilizzate come alimento in Paesi asiatici ad alta densità abitativa quali la Cina, rappresentano un’alternativa alla plastica e potenzialmente alla Pet, si candidano a sostituire gli idrocarburi con biocarburanti e a diventare biomasse dai molteplici impieghi. Le alghe commestibili sono presenti in natura nelle acque di tutto il mondo e se ne conoscono numerose varietà che hanno le medesime caratteristiche della verdura, della quale propongono anche il rapporto tra contenuto e pigmentazione (verdi per la
I
clorofilla, rosse per il carotene e così via discorrendo). Studi in corso stanno evidenziando anche il valore farmacologico di alcune specie, e l’elevato contenuto di acidi grassi essenziali (omega3) o vitamine o proteine o potassio, in altre. Sull’alternativa alla plastica, si è già scritto su questa rivista a proposito dell’azienda francese Algopack con sede nella nota località di Saint-Malo, in Bretagna, che ha brevettato e messo in commercio un materiale rigido realizzato impiegando al cento per cento macroalghe marrone raccolte sulla riva dell’oceano. Il nuovo materiale, totalmente biodegradabile, ha già trovato applicazioni in settori che prima erano di dominio assoluto della plastica, dai contenitori per farmaci e cosmetici ai portabottiglie, ai vasi per piante, a sostegni di vario tipo ed altro. Tra questi, non ci sono le bottiglie, prodotte nel mondo in un quantitativo stimato pari a 10 miliardi l’anno, con i relativi costi di smaltimento e problemi di inquinamento. Una soluzione, però, sembra essere in arrivo anche su questo versante. Potrà essere sviluppata partendo dall’idea di tre giovani britannici che utilizzando alginato di sodio ricavato da alghe brune e cloruro di calcio, hanno messo a punto un prodotto che hanno battezzato “Ohoo”. È una sorta di palloncino realizzato con una doppia membrana gelatinosa senza tappo per prelevare l’acqua basta forarlo - che una volta esaurito il suo compito può essere destinato al compost o addirittura ingerito. Infine, le biomasse. È acquisito da tempo che sfruttando la naturale capacità riproduttiva di dif-
53
ferenti tipi di microalghe e innovative tecnologie non inquinanti, le alghe vengono trasformate in biomassa utilizzabile per diverse applicazioni. In primo luogo per produrre biocarburante, ma anche cellulosa e materiali per l’edilizia e la dermocosmesi. È già stata messa a punto anche la tecnologia per generare biomassa, basata su di un ciclo naturale che non produce alcun tipo d’inquinamento ambientale. Rimane da risolvere il problema dei grossi quantitativi di alghe necessari alla produzione industriale da ottenere a costi competitivi, ma scienziati e tecnici assicurano che il traguardo della “coltivazione” delle alghe mediante sistemi di accelerazione della fotosintesi è ormai a portata di mano.
H uman kind may receive from seaweeds a great help to bear the consumption, much higher than our planet can produce, and protect the environment. Many species are already used in Easter countries cuisine, but now they can be used to produce plastic and bio-fuels with non-polluting systems. Many researches are in progress to “cultivate” seaweeds and use them at an industrial level.
AMBIENTE
Scenari inquietanti
SE I GHIACCIAI DOVESSERO SCIOGLIERSI... wikipedia
di Giovanni Rizzo
’immagine di un orso polare che si tuffa dalla candita banchisa nelle acque gelide del mare, forse in futuro sarà “storica”, ricordo d’un passato irripetibile. Oramai si è tutti a conoscenza del surriscaldamento globale e di come la concentrazione di anidride carbonica, soprattutto nell’ultimo ventennio, abbia fatto salire la temperatura media superficiale della Terra. È il caso di ricordare che l’aumento di questo gas nell’atmosfera è dovuto alle sempre crescenti immissioni di prodotti di combustione da parte dell’uomo. Il livello degli oceani, se le emissioni di CO2 non verranno sostanzialmente tagliate, aumenterà con tutta probabilità di 1,4 metri entro la fine del XXI secolo. E
L
questo a causa dello scioglimento dei ghiacciai in Antartico e in Groenlandia. Lo “Scar-Scientific Committee on Antartic Research” con sede a Cambridge, che riunisce studiosi ed esperti di tutto il mondo, ha elaborato uno studio dettagliatissimo sulle temperature della Terra. Il rapporto ha rivisto al rialzo le precedenti stime fatte dagli esperti sui ghiacciai della regione Antartica. Se dovessero rivelarsi corretti, muterebbe per sempre il volto del nostro Pianeta. Oltre il 90% del calore prodotto dai gas-serra – e se si esclude il vapore acqueo, il principale dei gas serra è sicuramente l’anidride carbonica – viene assorbito dagli oceani facendo sì che l’acqua si espanda e occupi maggior volume.
54
I livelli del mare stanno salendo più rapidamente di 50 anni fa e si prevede un peggioramento nel futuro. Il buco dell’ozono non è l’unico responsabile del fenomeno. Come afferma lo studio Climate Change and the Environmement, in alcune zone la riduzione dell’ozono ha svolto addirittura un ruolo contrario: la temperatura della regione orientale dell’Antartide è diminuita rispetto a quella registrata negli anni ottanta. Altra storia è quella che riguarda la propaggine occidentale che si protende verso Argentina e Cile. L’acqua calda degli oceani si sta insinuando sotto la coltre di ghiaccio che rico-
AMBIENTE
wikimedia
I f harmful emissions won’t decrease , the level of oceans could raise to 1,4 metres by the end of the XXI century, due to the melting of glaciers in Greenland, in Antarctic, the Andes and Himalaya, opening catastrophic scenarios for many coastal cities in the world. Just think about “Mose”, the barrier created to protect Venice, it is 60 centimetres high!
pre l’Antartide e ne sta provocando lo scioglimento. Se ci spostiamo, poi, dalla parte opposta del pianeta, e analizziamo la calotta glaciale continentale che ricopre gran parte della Groenlandia, dobbiamo ricordare l’allarme che ha espresso la Nasa per la sorte dei ghiacci: dal 2004 ad oggi sono diminuiti di 2500 miliardi di tonnellate. Entro la fine del secolo quest’area avrà perso tanto ghiaccio da fare innalzare il livello dei mari di “diversi centimetri”. Nell’agosto di quest’anno un blocco si è staccato dal ghiacciaio Jakobshavn in Groenlandia. Non un blocco qualsiasi, ma un’isola di 12 Km quadrati. Se si sciogliesse interamente, ha det-
to un glaciologo dell’Università della California, il livello del mare salirebbe di mezzo metro. Tale livello si raggiungerebbe comunque, se si sciogliessero i ghiacci della Groenlandia e quelli Andini e Himalaiani. Sarebbe una catastrofe che coinvolgerebbe un po’ tutti: Londra, New York, Shangai e così via sarebbero costrette a spendere una miriade di soldi per costruire barriere e cercare di non essere sommersi. A Venezia, poi, sarebbe l’apocalisse: il “Mose”, la barriera che la protegge dalle acque, è alta non più di 60 centimetri. Occorre evidentemente correre ai ripari per limitare l’aumento della temperatura e un aumento delle emissioni
di CO2 comporterebbe un aumento di temperatura di 3°-4° C nel continente bianco. Per quel che riguarda la penisola antartica il processo è già in atto: negli ultimi 50 anni la temperatura media dei mari si è innalzata di 3° C. Le raccomandazioni sono sempre quelle di tagliare drasticamente le emissioni nocive. Riuscirà la comunità internazionale, nella Conferenza sul clima di dicembre, ad avviare la “conversione ecologica” auspicata dal Santo Padre? Oppure ai giovani delle prossime generazioni non resterà che prendere atto dell’egoismo insensibile e catastrofico di coloro che li hanno preceduti?
AMBIENTE
Il polpo Gregorio Testo e foto di Rita de Bernart
“ S
ignora libertà, signorina fantasia”. Sono loro le protagoniste della storia del polpo Gregorio liberato qualche giorno fa dalla vasca di un acquario allo spazio sconfinato e variopinto del mare.
Assaporare l’ebbrezza di librarsi fieri seguendo l’istinto, tra la consapevolezza dei pericoli e l’intrepida voglia di nuove scoperte, è un’esperienza che ogni essere vivente dovrebbe avere la possibilità di compiere.
dello studio della vita acquatica e del benessere delle creature marine, in collaborazione con l’assessorato alla cultura guidato da Mino Natalizio e quello all’istruzione con Carlo Falangone. Così dopo quasi un anno di vita protetta nell’acquario, dalla sua casa costituta dall’anfora in cui si nascondeva, Gregorio è stato riportato nel suo habitat naturale, nello specchio d’acqua di Parco Pinocchio, dove concluderà il suo ciclo vitale nella speranza che possa accoppiarsi e riprodursi. Ad accompagnarlo in questa avventura, i piccoli alunni della classe quin-
Ed è questo lo spirito con il quale gli operatori dell’Acquario del Salento di Santa Maria al Bagno si prendono cura dei loro ospiti. La struttura, del Comune di Nardò, è attualmente gestita dal dipartimento di Biologia Marina dell’Università del Salento, ed in particolare dalla squadra del professor Genuario Belmonte composta da Marcello Posi e Francesco De Nitto che si occupano
56
ta A del Comprensivo Renata Fonte, attenti, curiosi, preoccupati per quanto potrebbe accadergli e intenti ad immaginare la nuova vita del mollusco. L’iniziativa rientra nel programma didattico dell’acquario che si propone di interagire con le scuole, le strutture turistiche e le realtà associative del territorio per divulgare la cultura scientifica, la conoscenza del mondo marino con cui ogni giorno ci relazioniamo e il rispetto del mare e dei suoi abitanti.La ricerca e gli studi condotti sono orientati alla scoperta e comprensione del comportamento degli animali all’interno delle cavità ed al buio, in continuità con il filone speleo subacqueo di cui si occupa il dipartimento. A tale scopo a breve, all’interno di una delle vasche, saranno inserite una videocamera e una telecamere ad infrarossi in un’anfora. Al posto di Gregorio nella stessa mattinata è arrivato Gregorino, donato da alcuni pescatori della zona. “E se quella barca si avvicina troppo?” chiede preoccupata una bimba al momento del rilascio in mare. “Niente paura. Gregorio si è subito mimetizzato con gli scogli e ha già trovato un nuovo nascondiglio”. La vita è ricca di bollicine in fondo al mare… buona fortuna Gregorio.
UN’INTENSA ATTIVITÀ A SUPPORTO DEL TERRITORIO
D
ieci milioni di euro di investimenti pubblici e circa cinque milioni da parte di privati. E’ questo lo straordinario risultato raggiunto dal Gruppo di Azione Locale (GAL) Serre Salentine in cinque anni di intenso lavoro nel territorio dei quattordici comuni di Alezio, Alliste, Casarano, Collepasso, Galatone, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Parabita, Racale, Sannicola, Taviano e Tuglie. Nato con l’obiettivo di favorire lo sviluppo locale dell’area rurale delle Serre Salentine, il GAL ha creato stimoli ed opportunità, ha fornito aiuti per la crescita del tessuto economico e sociale, ha favorito nuove occasioni di sviluppo, in particolare per giovani e donne. Nel dettaglio, in questi cinque anni, il GAL Serre Salentine, ha realizzato 156 interventi tra pubblici e privati: 20 agriturismi che hanno generato 220 posti letto; 2 masserie didattiche; 3 masserie sociali; 1 attività di commercializzazione di prodotti artigianali; 8 attività di produzione
Lo Staff Tecnico del GAL Serre Salentine con il Presidente Francesco Pacella
di artigianato tipico locale; 7 attività di commercio di prodotti tipici; 4 attività di servizi alla popolazione e di servizi per il tempo libero; 6 progetti di creazione di itinerari; 8 progetti di centri di informazione e accoglienza turistica; 3 progetti di servizi essenziali per la popolazione; 7 progetti di valorizzazione del patrimonio; 7 domande sugli ulivi monumentali; 4 attività di promozione e commercializzazione dell’offerta di turismo rurale; 47 attività di piccola ricettività nei centri storici che hanno generato 257 posti letto; 29 domande sulla formazione. Grande attenzione anche verso la sentieristica con la realizzazione di sei sentieri escursionistici di cui due percorsi principali che includono nel primo Gallipoli, Taviano, Racale e Alliste e, nel secondo, Galatone, Tuglie, Parabita, Matino e Casarano. Invece, i quattro percorsi secondari includono: Galatone, Sannicola e Gallipoli; Neviano, Parabita, Tuglie e Alezio; Collepasso, Matino, Parabita e Casara-
58
no; Gallipoli, Taviano, Racale, Melissano e Alliste. Intensa anche l’attività di animazione che è stata improntata alla diffusione capillare di informazione sulle opportunità del PSL. Fornire al territorio gli strumenti necessari per acquisire ed elaborare informazioni per garantire una partecipazione diffusa ai bandi e favorire tale accesso soprattutto a giovani e donne è stato il leitmotiv dell’azione di animazione che si è concretizzata con attività di sportello one to one, attivazione dello Sportello Giovani e Donne, mentoring ai beneficiari e coaching agli operatori economici (produttori e operatori turistici), rubriche Skype, incontri con le amministrazioni locali, assemblee pubbliche, convegni istituzionali, manifestazioni ed eventi, incontri tematici, attivazione sportelli informativi “GAL Informa” nelle marine nel periodo estivo, visite guidate nei 14 comuni. L’attività di informazione, invece, si è concretizzata con: comunicazione istituzionale;
realizzazione e diffusione di materiale divulgativo e informativo; con “La Rivista Rurale delle Serre Salentine”, testata giornalistica registrata; con la collana de “I Quaderni Rurali delle Serre Salentine”; con la rubrica informativa sull’emittenti televisive e web “Il GAL Informa”; con il Salone dello Sviluppo Locale. Intensa anche l’attività di promozione territoriale del GAL. “In questi cinque anni – afferma il Presidente Francesco Pacella – abbiamo elaborato un piano di promocommercializzazione che ha previsto la realizzazione di una serie di azioni dirette sui mercati target volte a posizionare i prodotti del territorio, facilitando al contempo l’integrazione tra domanda e offerta. L’azione prevista si è articolata in due fasi: una riguardante l’organizzazione di eventi promozionali in ambiti territoriali esterni al comprensorio delle Serre Salentine, sia in Italia che all’estero; l’altra, invece, ha visto la realizzazione di eventi di natura promozionale all’interno del comprensorio. Le attività di marketing e di natura promozionale promosse dal GAL – continua il Presidente – hanno riguardato interventi rivolti ad acquisire e allacciare rapporti stabili e durevoli con buyers delle produzioni locali e con operatori del turismo. Oltre alla partecipazione ad eventi fieristici in Italia e all’estero – conclude il Presidente Francesco Pacella – il GAL ha realizzato alcuni video promozionali; delle trasmissioni televisive come Sereno Variabile in onda su Rai 2; la rassegna teatrale “Le Serre Salentine In Scena”; il “Bitume Photofest Serre Salentine” ed Expo 2015 di Mila-
no”. Non solo animazione, informazione e promozione. Una parola chiave dell’attività del GAL è stata l’innovazione. “Nei cinque anni – afferma il Direttore Alessia Ferreri – abbiamo dotato il territorio di strumenti innovativi di promozione: dalla piattaforma gratuita Italia Travel Expert all’app Terre 2.0 per il turismo didattico, dall’App Serre Salentine per i percorsi geolocalizzati dei sentieri escursionistici alla road map dei “Point of Interest” per la pianificazione di roadshow, press ed educational tour”. Alla cooperazione, invece, è stato demandato il compito di allargare le prospettive locali su scenari interterritoriali e transnazionali. Con il progetto “Pugliesi nel Mondo”, il GAL ha realizzato il Museo-Laboratorio dell’Emigrazione delle Serre Salentine a Racale. Con “Leadermed”, il GAL ha realizzato un incoming regionale con buyer dei Paesi del Nord Europa ed ha partecipato con delegazioni di produttori a molteplici outgoing nei Paesi del Nord Europa; inoltre ha realizzato due laboratori del gusto e seminari itineranti nei 14 comuni del GAL di promozione della Dieta Mediterranea. Con “Penisole d’Italia” è stata prevista una forte azione di Street marketing su Milano, la partecipazione al Salone del Gusto a Torino, la manifestazione “Penisole d’Italia in Piazza” a Gallipoli e l’attivazione dello sportello informativo per le reti d’impresa. Con “Ideas” il GAL ha realizzato un percorso ambientale per ipovedenti nell’area Parco Punta Pizzo-Isola di Sant’ Andrea e un’azione di educazione ambientale con visite guidate nell’area parco ed attività d’aula nelle scuole elementari e medie degli istituti scolastici del comprensorio. Con il progetto “Cammini d’Europa”, il GAL ha realizzato il primo percorso tu-
ristico-religioso delle Serre Salentine “In Cammino con Maria”: un percorso che, coinvolgendo i 14 comuni, si articola in tre tratti e ruota intorno ai tre “Nodi Mariani”: la Casa del Pellegrino del Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone, la Madonna della Coltura di Parabita e la Vergine dei Fiumi di Racale. Infine, il GAL ha raggiunto gli obiettivi prefissati puntando sulle qualità e sulle competenze del capitale umano. Motivazione, professionalità, conoscenza del territorio e passione sono stati i requisiti alla base del team del Consiglio di Amministrazione: il Presidente Francesco Pacella e i consiglieri Amedeo Falcone, Carlo Portaccio, Rocco Greco, Giuseppe Scorrano, Adamo Fracasso, Antonio Bentivenga, Giuseppe Mauro Ferro, Walter De Santis; il collegio sindacale con Claudio Cataldi, Giorgio Salvatore Toma e Giulio Vinci. Lo staff tecnico, invece, con Alessia Ferreri (Direzione), Marina Marsano (Amministrazione), Anna Casciaro (Segreteria), Massimiliano Nenni e Chiara Coppola (Animazione), Barbara Tundo (Ufficio Tecnico) e Gianpiero Pisanello (Comunicazione).
GAL Serre Salentine - Via Zara 1 - 73055 - Racale - LE Tel/Fax: 0833.55.87.86 - www.galserresalentine.it - info@galserresalentine.it
59
Nautica&Mare Paolo Casalino | Finanziamenti europei per le piccole e medie imprese: lo strumento PMI in “Orizzonte 2020”...........................................................................................................................................................................62 Alfredo Albahari | Sentinel: La rivoluzione di... Copernico..............................................................................64 Enrico Tricarico | Lu rusciu te lu mare.....................................................................................................................................65 Salvatore De Michele | La condotta nautica della nave..........................................................................................66 Il Canal Maritime de Suez raddoppia........................................................................................................................................67
PAOLO CASALINO Direttore dell’Ufficio di Bruxelles della Regione Puglia
ENRICO TRICARICO Pianista, compositore e direttore d’orchestra
SALVATORE De MICHELE Ammiraglio emerito del Corpo delle Capitanerie di porto
60
LUCIO CAUSO Scrittore e socio ordinario della Società di storia patria per la Puglia
SALVATORE NEGRO Regista, autore di soggetti e sceneggiature
Lucio Causo | Sorpresa a Premuda, Luigi Rizzo affonda la corazzata “Santo Stefano”... 68 Salvatore Negro | Il divo di Castellaneta negli anni della Grande Guerra..................................... 70 I CLICK | #pugliatipiaceapelle - il concorso..................................................................................................................... 72 Lucio Chetta | L’ultima onda............................................................................................................................................................ 73 L’Italia sulla prora......................................................................................................................................................................................... 73 Maurizio Albahari | Un’esplosione di sensibilità nella pittura di Salvatore Mercuri.......... 74 Reportage da Gallipoli: Settimana della cultura del mare IV edizione............................................. 75 Il “Trofeo Rotary” appannaggio di 2alfa2........................................................................................................................... 79 Valeria Congedo | Pesca d’altura: Big Game a Otramto..................................................................................... 79 Pasquale Marzotta | Michele Giurgola è campione del mondo................................................................. 80
LUCIO CHETTA Poeta-pescatore, diploma appeso al chiodo per amore del mare
Murizio albahari Docente di Antropologia Università di Notre Dame USA
VALERIA CONGEDO Appassionata di mare e presidente Wave Trotter
61
PASQUALE MARZOTTA Giornalista appassionato di sport
OSSERVATORIO EUROPEO
CRESCITA BLU
FINANZIAMENTI EUROPEI PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: lo strumento PMI in “Orizzonte 2020” di Paolo Casalino n un precedente numero della rivista mi sono occupato delle politiche dell’Unione Europea per la “crescita blu”, la strategia dell’Unione tesa a valorizzare le aree marine e costiere, che spazia dalle policy per la pesca e l’acquacoltura a quelle per le tecnologie blu, dalla tutela dell’ambiente marino e marittimo al turismo costiero. Una Strategia che è in fase di implementazione e per cui vi sono differenti strumenti di finanziamento messi a disposizione dalla UE, a partire dai fondi strutturali (in particolare il FEAMP, Fondo per gli affari marittimi e pesca, gestito dal Governo nazionale), per arrivare ai programmi di Cooperazione territoriale europea, sino ad altre risorse – forse un po’ meno conosciute – quali quelle messe a disposizione dai programmi europei COSME e Orizzonte 2020. Nel numero odierno vorrei concentrare l’attenzione sullo Strumento PMI, di recente creato nell’ambito di Orizzonte 2020, il programma europeo per la ricerca e innovazione ideato per il periodo di programmazione 2014-2020 e che presenta non poche differenze rispetto al predecessore “Settimo programma quadro ricerca e sviluppo”. Ne tratto in questa rivista perché possono essere candidati, alle quattro scadenze annuali, progetti in differenti settori, tra cui quello della crescita blu. Obiettivo dello Strumento PMI, una new entry assoluta nel panorama dei
I
62
fondi europei, è mettere le micropiccole-medie imprese al centro del processo di innovazione, offrendo loro una finestra di finanziamento dedicata e la possibilità di gestire in modo autonomo la scelta dei partner, i meccanismi di subappalto, l’organizzazione del progetto e la sua sostenibilità finanziaria nel lungo periodo, secondo una logica bottom-up e business-oriented. Principali destinatarie sono le PMI orientate all’internazionalizzazione e in grado di sviluppare un progetto di eccellenza nel campo dell’innovazione, di dimensione europea e ad elevato impatto economico. Nuova anche la configurazione a tre fasi, che ricalcano l’intero ciclo innovativo: dalla valutazione della fattibilità tecnico-commerciale dell’idea, passando per lo sviluppo del prototipo su scala industriale e della prima applicazione sul mercato fino alla fase della commercializzazione. La fase 1 riguarda la realizzazione di uno studio di fattibilità, in cui si testa la validità tecnica del progetto e il suo potenziale commerciale, definendo un business plan. In caso di ottenimento del finanziamento, l’impresa riceve una somma forfettaria di circa 50.000 euro. Il business plan così elaborato diviene poi il punto di partenza nel caso si volesse presentare la proposta in fase 2 (non vi è obbligo di passare dalla fase uno alla fase due, così come si può presentare domanda direttamente per la fase 2, senza passare dalla fase uno).
NAUTICA&MARE
La fase 2 mira alla realizzazione dei progetti sviluppati durante la fase 1, per l’effettivo lancio dell’innovazione sul mercato. Il contributo concesso corrispondente al 70% dei costi ed è compreso tra 1 e 3 milioni di euro. Questo budget non è vincolante perché si può andare al di sotto della soglia minima o al di sopra di quella massima. In questa fase, le attività si incentrano su sviluppo del prototipo su scala industriale, verifica delle performance, fino alla prima replicazione sul mercato. È prevista anche una Fase 3, di accompagnamento alla commercializzazione della soluzione innovativa. In questa fase la Commissione non eroga un finanziamento all’azienda proponente, ma la supporta nella presentazione dell’innovazione/prototipo, sperimentato in fase due, ad investitori privati (business angels, fondi di venture capital) e/o nella ricerca dei fondi necessari a sostenere il progetto nel lungo periodo. Il supporto viene garantito dalla rete Enterprise Europe Network, deputata anche a fornire servizi per l’internazionalizzazione dell’azienda e dei suoi prodotti, opportunità di incontro con soggetti privati, supporto ad aspetti normativi e proprietà intellettuale. L’analisi delle prime due annualità di bandi dello Strumento PMI dimostra come vi sia una grande difficoltà di passare dalla fase 1 alla fase 2, in cui il tasso di successo dei progetti si riduce notevolmente. Resta inoltre ancora troppo ridotto il tasso di partecipazione di PMI, specie del Mezzogiorno, anche alla sola fase 1.
Una caratteristica dello strumento è che il progetto non richiede la costituzione di un partenariato internazionale, cioè può avere come proponente la sola azienda che inoltra la domanda. Da ultimo, giova ricordare che sono numerosi i settori produttivi in cui le imprese possono presentare domanda, a valere su questo strumento, e tra essi è indubbiamente incluso il settore della “crescita blu”, a testimonianza dell’importanza che la Commissione europea attribuisce al ruolo delle PMI nello sviluppo ed attuazione della sua Strategia. Per chi sia interessato ad approfondire il tema, a conoscere gli esiti dei bandi lanciati negli scorsi anni o ad informarsi sui nuovi bandi, segnalo sia il link internet https://ec.europa. eu/programmes/horizon2020/en/ h2020-section/sme-instrument sia il fatto che presso Unioncamere Puglia a Bari sia possibile avere maggiori informazioni rivolgendosi al desk Enterprise Europe Network.
F ocus on the SME instrument, new entry in the European framework program supporting the internationally oriented companies that want to increase their level of innovation and boost economy in different fields.; such as the “blue growth” regarding fishing and aquaculture but also technologies, marine surveillance and protection, coastal tourism.
1 I fondi strutturali sono: Fondo europeo di sviluppo regionale; Fondo sociale europeo; Fondo europeo agricolo di sviluppo regionale; Fondo per gli affari marittimi e la pesca. Vi è poi il Fondo di coesione, di cui pero’ l’Italia non beneficia. 2 La Puglia è eleggibile in diversi di questi programmi, tra cui: MED CBC, MED, Interreg Europe, Interreg Italia Grecia, Italia Croazia, Italia Albania Montenegro, Programma Adriatico Ionico) 3 Si tratta di due dei programmi cosiddetti “a gestione diretta”, tra cui annoveriamo anche altri strumenti quali Life (per l’ambiente), Europa Creativa, Erasmus+, EASI, ecc. 4 Si tratta di una grande differenza rispetto agli altri programmi di finanziamento a gestione diretta, che richiedono (con l’eccezione in alcuni casi del solo LIFE) sempre la contemporanea presenza di partner progettuali provenienti da almeno 3 differenti stati membri. 5 Esempi di settori ammessi: ICT, Biotecnologie, Salute, Eco-Innovation, Energia, Innovazione sociale, Nanotecnologia, Materiali avanzati, Trasporti, ecc.
63
NAUTICA&MARE
SENTINEL:
LA RIVOLUZIONE DI... COPERNICO di Alfredo Albahari el mese di dicembre dal cosmodromo di Plesetsk, a circa 800 km da Mosca, sarà lanciato in orbita polare il satellite Sentinel 3-A, nell’ambito del programma europeo Copernicus, varato da Commissione UE e da Agenzia Spaziale Europea, con lo scopo di monitorare la salute del nostro pianeta.
N
Per assicurare la massima copertura della superficie terrestre, a questo satellite seguirà, dopo circa 18 mesi, il lancio del gemello Sentinel 3-B. Entrambi saranno operativi per almeno 7 anni e forniranno una mappa aggiornata della superficie terrestre ogni 2 giorni. I satelliti polari ruotano intorno alla Terra seguendo orbi-
te che passano in prossimità dei poli terrestri e forniscono dati sull’intera superficie terrestre. Notevole il beneficio che deriverà dalla conoscenza dei dati che saranno forniti dai due satelliti sullo stato dell’atmosfera, delle terre emerse e dei mari. A bordo ci saranno sensori che misureranno l’altezza della superficie degli oceani, il loro colore, la temperatura delle superfici terrestre e marina; dati codificati e trasmessi alle varie stazioni terrestri sotto forma di segnale, per essere elaborati. In ordine alla temperatura del mare, va ricordata la stretta correlazione esistente tra la stessa e la nascita di fenomeni meteo marini di notevole rilevanza.
64
Ciò non vale solo per i cicloni tropicali, ma anche fenomeni, ad esempio, del nostro Mediterraneo: in estate, le acque molto calde tra la Libia e lo Ionio sviluppano, per fortuna raramente, tempeste con caratteristiche simili a quelle dei cicloni tropicali, note come “Bombe del Mediterraneo”. Alla realizzazione del progetto Copernicus, che prevede il lancio entro il 2019 di altri 4 satelliti, oltre ad approfondire le conoscenze dei problemi che travagliano il nostro pianeta, è accreditata una funzione di verifica dei processi naturali e di progresso in grado di contribuire alla sicurezza dell’umanità.
MUSICHE DEL MARE
Lu rusciu te lu mare di Enrico Tricarico
una ballata popolare che si ritiene sia nata a Gallipoli a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, ai tempi della dominazione spagnola, e racconta la storia impossibile tra un’aristocratica, figlia di un reale spagnolo, e un soldato che giura amore eterno. Il testo è un susseguirsi di dicotomie dai forti contrasti, come per esempio la parola “marita” utilizzata nel linguaggio solenne, contrapposta a “’nzuru” utilizzata dai popolani; lei porta un “fiore” e lui una “palma” a simboleggiare il suo modesto ceto sociale, poi ancora lei va in “Spagna” e lui in “Turchia” collocati, culturalmente e geograficamente, dall’autore agli antipodi del Mediterraneo. Recentemente negli anni 1993-94 il gruppo etno-musicale salentino “Alla bua”, sulla scia del fenomeno mediatico della pizzica - pizzica, rimpiazza la tradizione “gallipolina” proponendone una versione del brano più ritmata e più intensa, eseguita anche a più voci per creare delicate sonorità e aggiungendo, inoltre, un finale e due strofe introduttive che evocano l’onomatopea del mare. Questa cantata nella sua versione originale attualmente viene raramente ricordata: è una musica lenta, malinconica e dall’andamento a barcarola che riflette i ritmi della vita quotidiana di quei secoli andati e soprattutto dei pescatori gallipolini che con questo canto accompagnavano il loro vogare in mare. L’illustre etnologo Ernesto De Martino pubblica nel 1961 l’importante libro “La terra del rimorso”, studio multidisciplinare su ricerche musicali fatte nel Salento, provocando un dibattito sulla etnomusicologia dei sud del mondo e una fervente riscoperta delle origini e delle radici culturali autoctone. La tradizione musicale salentina, comunemente detta pizzica - pizzica, custodita come in uno scrigno prezioso in quel Salento dimenticato da tutti, viene oggi esaltata e riconosciuta come una delle attrazioni culturali del territorio, di cui “Lu rusciu te lu mare” è identificato come canto rappresentativo e ufficiale del Salento.
è
65
‘Na sira jou passava te li patùli, e ntìsi le cargnoccule cantare. A una a una jeu le sintìa cantare, ca me parìane lu rusciu te lu mare. Lu rusciu te lu mare è mutu forte, la fija te lu re se tà alla morte. Iddra se tà alla morte e jeu alla vita, la fija te lu re sta ssè marita. Iddra sta ssè marita e jeu me ‘nzùru, la fija te lu re purtàu lu fiuru. Iddra purtàu lu fiuru e jeu ‘na parma, la fija te lu re sta ba alla Spagna. Iddra sta ba alla Spagna e jeu in Turchia, la fija te lu re la zita mia. E vola, vola, vola, palomma vola, e vola, vola, vola, palomma mia, ca jeu lu core meu te l’aggiu dare.
NAUTICA&MARE
LA CONDOTTA NAUTICA DELLA NAVE di Salvatore De Michele esponsabile della sicurezza della nave e della sua condotta nautica è il comandante. Esiste un rapporto sinergico tra l’equipaggio della nave, con al vertice il suo comandante, e l’armatore, finalizzato all’ottimizzazione del sistema nave. Grazie alla facilità delle comunicazioni, tale rapporto è divenuto stringente e ciò rappresenta un aspetto positivo per la risoluzione dei diversi problemi connessi con la gestione della nave. Nelle situazioni di emergenza, però, il comandante deve agire in autonomia e tempestività nell’adottare quei provvedimenti che ritiene necessari per la salvezza della nave e delle persone. Prima dell’inizio del viaggio il comandante si deve assicurare che la nave sia idonea ad intraprenderlo. In ogni caso, egli deve accertarsi che la nave sia stata sottoposta alle visite prescritte e che la relativa documentazione sia in corso di validità. Dal punto di vista nautico, spetta al comandante della nave determinare le rotte da seguire e la navigazione si svolge sotto la sua direzione. Agli ufficiali in servizio di guardia in coperta compete la condotta nautica della nave alternandosi secondo turni prestabiliti, tenendo conto che, in circostanze normali, ogni ufficiale deve godere di un periodo di riposo di otto ore.
R
Il decreto 30 novembre 2007 stabilisce le qualifiche e le abilitazioni per il settore di coperta e di macchina per gli iscritti fra la gente di mare di prima categoria. Per il traffico – settore coperta - sono previste le seguenti abilitazioni per l’imbarco dei marittimi su navi nazionali: ufficiale di navigazione; ufficiale di navigazione su navi che compiono viaggi costieri; primo ufficiale di coperta su navi di stazza pari o superiori a 3000 GT; primo ufficiale di coperta su navi di stazza compresa tra 500 e 3000 GT; comandante su navi di stazza pari o superiore a 3000 GT; comandante su navi di stazza compresa tra 500 e 3000 GT; comandante su navi che compiono viaggi costieri; comune di guardia in coperta. “L’ufficiale di navigazione imbarca in qualità di ufficiale inferiore al primo ed assume la responsabilità di una
C areful and prompt actions. This is what deck officers on duty are asked for, as they are responsible for the nautical conduct of the ship, following the course calculated by the Commander, and responsible also for the safety and for the respect of rules; but they must call the Commander in chief in case of safety risks for the ship.
66
guardia in navigazione senza limiti riguardo le caratteristiche e la destinazione della nave” Diverse sono le facoltà attribuite all’ufficiale di navigazione su navi che compiono viaggi costieri. Il comandante, in base alle istruzioni ricevute dall’armatore, stabilisce il programma del viaggio e dispone che sulle carte nautiche siano tracciate le rotte da seguire nel corso del viaggio. L’ufficiale in servizio di guardia è responsabile della condotta nautica della nave durante il suo turno di guardia. Egli si deve attenere all’osservanza delle norme che disciplinano tale servizio ed in particolare al rispetto del Regolamento Internazionale per prevenire gli abbordi in mare, in specie per quanto riguarda le collisioni. L’ufficiale di guardia di navigazione è responsabile della tenuta della guardia. Nelle situazioni in cui si intravedono rischi per la sicurezza della nave egli deve richiedere la presenza del comandante in plancia. Scansare un’altra nave in applicazione del regolamento per prevenire gli abbordi in mare costituisce, in generale, un evento normale, ma se l’ufficiale in servizio di guardia intravede una situazione di rischio deve avvertire il comandante. In ogni caso, l’azione dell’ufficiale di guardia deve essere attenta e tempestiva.
Il FILATELICO
Il Canal Maritime de Suez raddoppia francobolli emessi dalla “Compagnia del Canale di Suez” nel 1868, molto rari perché rimasti in circolazione per circa un mese (poi il servizio passò alle Poste Egiziane), meritano che questa rubrica faccia un’eccezione rispetto alla tradizionale presentazione di valori italiani. Si tratta di 4 francobolli non dentellati, del facciale di 1, 5, 20 e 40 centesimi, realizzati dalla litografia parigina Chézaud Aimé e Tavernier che utilizzarono un’unica immagine e differenziarono i valori in base al colore (rispettivamente nero, verde, azzurro e rosso). Il soggetto è un’imbarcazione immaginaria incorniciata da un ovale che racchiude all’interno della
I
cornice stessa le scritte “Canal Maritime” superiore e “De Suez” inferiore e, in basso, la parola “Postes”, mentre i valori erano replicati quattro volte in cerchi posizionati agli angoli del francobollo, e il tutto era raccordato da piccoli fregi e profili. A motivare l’eccezione anzidetta, il fatto che nei mesi scorsi il Canale di Suez è stato raddoppiato scavando una nuova via per 37 dei suoi 193 chilometri mentre il tracciato esistente e parallelo è stato approfondito e allargato per 35 chilometri. L’opera, realizzata nel tempo record di un anno, consente che le navi che transitano tra Mar Rosso e Mar Mediterraneo possano incrociarsi e non alternarsi, abbattendo i tempi
Il canale prima dell’allargamento
67
di percorrenza. Secondo le previsioni, ciò consentirà di raddoppiare fino ad un centinaio il numero di navi che transitano giornalmente nel Canale e fra queste quelle di nuova generazione che prima dovevano necessariamente circumnavigare l’Africa.
NAUTICA&MARE
Mas N9
Sopresa a Premuda Luigi Rizzo affonda la corazzata “Santo Stefano” di Lucio Causo econdo le intenzioni del giovane ammiraglio Horty, nuovo comandante delle forze imperiali in Adriatico, le cose avrebbero dovuto andare così: una flottiglia di sommergibili e torpediniere si dirige verso lo sbarramento del canale d’Otranto; le navi italiane muovono subito da Brindisi e Valona per fermarla; a questo punto, sopraggiungono nella notte in parte da Pola e in parte da Cattaro, sette corazzate austriache che fanno piazza pulita. Affinchè restasse un chiaro documento dell’immancabile vittoria, l’ammiraglio aveva ordinato che fosse preso a bordo un operatore cinematografico.
S
68
Nel dare esecuzioni a quel piano, le navi da battaglia Santo Stefano e Tegetthoff uscirono da Pola la sera del 9 giugno 1918, scortate da cacciatorpediniere e siluranti. Si trovarono all’altezza dell’isola chiamata Premuda quando cominciava ad albeggiare. Il tenente di vascello Titz, imbarcato sulla Santo Stefano, scrisse poi nel suo diario: “Alle 3,30 ero di guardia. Verso ponente c’era un po’ di foschia. Il comandante, seduto a dritta su un punto elevato della plancia inferiore, mi disse di controllare la posizione delle siluranti di scorta. Eseguito l’ordine, e mentre stavo dicendo che tutte le siluranti erano in vista ed al
Rizzo attese che l’avversario si mettesse esattamente nella sua scia, e poi se ne sbarazzò mollando da poppa due bombe antisommergibili che lo costrinsero a deviare. Ferita a morte, la Santo Stefano ebbe una lunga agonia. Fattosi giorno, l’operatore cinematografico imbarcato sulla Teghettoff, corazzata gemella, potè seguirne tutte le fasi, finchè la grande nave, dopo essersi capovolta, alle 6,05 s’inabissò. Era il 10 giugno 1918
foto archivio federale tedesco
loro posto, sentimmo sotto la plancia a dritta due esplosioni”. Luigi Rizzo aveva per l’appunto abitudine di colpire senza preavviso. Anche quella volta aveva messo a segno una coppia di siluri prima che il nemico avvistasse il suo Mas. Continua il racconto del tenente Titz: “Avevo dapprima creduto che fossero colpi d’allarme, ma quasi contemporaneamente la nave si sbandò a dritta. Un grido dell’equipaggio ne fu la risposta. Tutti presero il loro posto. I pezzi erano armati, tutti gli occhi erano rivolti verso il mare. Troppo tardi. Non si vedeva nulla”. Dal momento in cui Rizzo, appostato a Premuda, aveva scorto la squadra nemica a quello in cui aveva fatto partire i siluri, erano trascorsi meno di dieci minuti. Sgusciato fra i cacciatorpediniere di scorta nella luce incerta dell’alba, si era portato a duecento metri dal bersaglio. Dopo il siluramento, soltanto una delle torpediniere che affiancavano la corazzata vide il Mas; non essendo riuscita a tagliargli la ritirata, prese a inseguirlo e a sparare con il cannone.
Work of K.u.k - Kriegsmarine personnel
NAUTICA&MARE
69
O n 9 June 1918 the German Command asked a cinema operator to embark the Tegetthoff battleship, that set sail with its twin Santo Stefano and other spare ships from Pola, He had to record the certain victory against the Italian fleet; at dawn, near Premuda island, he had instead to record the agony and sinking of Santa Stefano ship, after the torpedoing by Mas leaded by Luigi Rizzo.
CIAK
Che gli italiani migrati in America tra ‘800 e ‘900, fossero tutti mafiosi, è un luogo comune assai superato. I più salparono dai porti di Genova, Napoli, Palermo per raggiungere, dopo più di un mese di navigazione in condizioni disumane, un sogno: quello di un lavoro e la possibilità di permettersi una vita più dignitosa. Da molti di questi migranti e dalle generazioni future, scaturì una fucina di talenti, soprattutto nel mondo dello spettacolo. L’elenco sarebbe lungo, ma solo un nome emerge a primato, quella di Rodolfo Guglielmi Valentino, il primo divo della nuova arte nell’epoca moderna: il cinema. Il primo, arrivato anche lui dal mare, a cui molti si ispirarono. 120 anni or sono nasceva Rodolfo Valentino
IL DIVO DI CASTELLANETA negli anni della Grande Guerra
on esiste esempio più compiuto di divismo nel mondo dello spettacolo, come quello di Rodolfo Valentino, nato a Castellaneta in provincia di Taranto nel 1895. Si allontanò presto dalla provincia salentina per raggiungere gli Stati Uniti. Sì, perché Valentino era un ragazzo ambizioso danzatore prima e attore della nuova arte poi: il cinema. Il cinema muto, proiettato in sala con un pianista dal vivo che ne eseguiva il commento sonoro. Le partiture erano elementari: note gravi per le scene drammatiche e melodie suadenti, melanconiche per le scene in cui lo spettatore doveva essere sedotto dal languido sguardo degli attori. La tecnica attoriale del muto, obbligava gli attori ad accentuare le espressioni, e le sequenze sia che fossero allegre, drammatiche o sensuali, moltiplicavano l’emotività del pubblico che affollava le sale in quegli anni nell’America del benessere e di Hollywood, prima della crisi del ’29. L’avvenenza dello sguardo di Rudy, dal magnetismo tagliente, fu la sua
N
di Salvatore Negro
fortuna, gli permise di imporsi subito come attore di punta a Hollywood. Debuttò sul grande schermo nel 1914 avendo subito un successo travolgente. Non fu difficile per i produttori che lo corteggiavano, capire che quel successo era destinato a durare nel tempo, perché scene di vero delirio del pubblico, per lo più femminile, non si erano mai viste prima di allora: era nato il primo divo della storia. Il primo divus; la prima gloria di bellezza maschile della settima arte. In Europa intanto dopo trent’anni di pace, la prima guerra decretava la fine della belle epoche: la grande guerra mondiale falcidiava milioni di ragazzi. La classe 1899, tristemente nota per le migliaia di giovani caduti in trincea con le loro speranze, i progetti di vita, i talenti.
70
NAUTICA&MARE
I “figli migliori” mandati a morire per difendere i colori di una bandiera. Non sapremo mai quali e che talenti le guerre si siano portati via. Rodolfo Alfonso Guglielmi nato il 6 maggio del 1895 sarebbe dovuto anche lui partire per la Grande Guerra, se non avesse lasciato l’Italia nei primi del ‘900 per inseguire un sogno, che la guerra certamente gli avrebbe negato se fosse rimasto a Taranto. Con lui sarebbe nato il divismo; la prematura scomparsa, poi, ne accrebbe il mito, e con lui sarebbe morto anche il cinema muto. Creò uno stile recitativo a cui si ispirò perfino Charlie Chaplin. La morte avvenne a soli 31 anni per una banale appendicite. Il primo divo morto da giovane lasciò un’immagine che sarebbe rimasta inalterata per sempre nel contesto del doppio funerale celebrato a New York e a Hollywood: schiere di donne
in delirio, agenti a cavallo per contenere la folla; un funerale degno di un sovrano, pianto dai suoi sudditi. Hollywood gli offrì fama, ricchezza, amori. I suoi due matrimoni furono da lui contratti certamente non per amore, ma per coprire l’indicibile, a quell’epoca, sua omosessualità. La seconda moglie, Alla Nazimova, attrice anche lei, ammise dopo la morte di Rudy che la loro relazione era nata di comune accordo per coprire al mondo la reciproca omosessualità. Una verità che avrebbe compromesso moralmente il ruolo che Hollywood gli aveva cucito addosso: quello de L’amante fatale, del torero in Sangue e arena, de Lo sceicco, il mito del maschio latino, insomma, che seduceva con un intenso, voluttuoso, languido sguardo, la donna che gli cadeva addosso, sedotta dall’uomo-divo e mito, che per sua
71
natura però, nella vita reale, non amava le donne. Era questa, forse, la chiave di volta della seduzione di Rodolfo, la capacità di essere grande attore del cinema muto; la capacità di “ingannare” grazie al suo magnetico sguardo milioni di donne su un desiderio di possederle, che in realtà non c’era. A rrived from the sea on the steamships going to America, between ‘800 and ‘900, departing from the ports of Genoa, Naples and Palermo, Rodolfo Valentino was the first star of the new cinema art. Hollywood gave him fame and wealth, converting him into a real idol of the Latin macho, able to seduce with his intense, voluptuous gaze, and women, bewitched, fell for this star-man who, in real life, didn’t like women at all.
I CLICK
#PugliaTiPiaceAPelle – il concorso
Con piacere e soddisfazioni che precedono l’impegno assunto nel bando di concorso, la redazione pubblica le fotografie del concorso che ha raccolto le “emozioni di Puglia” e le ha trasferite in immagini. Sono stati 27 gli angoli di Puglia che hanno raccontato paesaggi e storie di una terra dalle mille sfumature e con cui 2.868 utenti di facebook hanno voluto abbellire le loro bacheche. Numeri che ci obbligano ad un arrivederci all’edizione 2016.
1. Se vivi ci campi cent’anni – di Alfonso Zuccalà – 509 like
2. Sant’Andrea – I faraglioni – Gabriele Calò – 487 like
3. Roca… il mito – Antonio Nicolì – 289 like
4. L’occhio nel Salento – Antonio Tocci – 156 like
5. Tutto è imperfetto, non c’è tramonto così bello da poterlo essere di più – Angelo Perrone – 101 like
72
LA MUSA
L’ultima onda di Lucio Chetta N otte d’agosto, notte d’estate, notte di sogni e di stelle incantate. Una luna che specchia la sua vanità in un mare dormiente e d’immensa beltà.
Subito appare con fare deciso, muove il suo passo guardandomi in viso. Provo all’istante paura profonda arriva con rabbia quell’ultima onda.
Solitaria figura verso l’ignoto la scia di una barca che colma un gran vuoto, nel tempo che lascia indelebili segni, sul viso di un uomo, come astratti disegni.
Ed ecco una mano, ora stringermi forte strapparmi con rabbia dall’ombra di morte, guardo i suoi occhi, mia grande fortuna, bacio le labbra di una splendida Luna.
Un alito freddo, s’insinua nel cuore turbando i pensieri di quel pescatore. S’increspa l’immenso in un soffio di brezza d’un tratto il silenzio è soltanto tristezza.
“Vieni con me, ti mostro il mio mondo Guardati intorno, è l’azzurro profondo, ecco le stelle mie uniche amiche impenetrabili scrigni di storie più antiche”.
Muove il gigante i suoi lunghi capelli alza le braccia mimando duelli. Piango e disprezzo il suo cuore crudele compagno di sempre, amico fedele.
Un senso di pace pervade il mio corpo, sono lontano da un mondo distorto, ma un punto che brilla arresta il mio errare un uomo che dorme sul fondo del mare.
IL NUMISMATICO
L’ITALIA SULLA PRORA è una bella allegoria dell’Italia, quella disegnata da Giuseppe Romagnoli nel 1936 per la moneta normalmente definita “10 lire impero”. Fatta coniare da VITTORIO EMANVELE III RE E IMPERATORE, come recita la scritta che contorna la testa del Re rivolta a destra, presenta sul rovescio una leggiadra immagine dell’Italia fasciata da un aderente drappeggio, ritta sulla prora d’una nave decorata dallo scudo sabaudo con corona e due fasci littori, che regge con la sinistra una piccola Vittoria alata e con la destra un lungo fascio littorio capovolto. Completano la faccia della moneta, la scritta ITALIA sul bordo superiore, la data 1936 con sottostante XIV (anno dell’era fascista), il valore L 10 (molto piccolo, in esergo come se fosse elemento complementare della moneta) e accanto, rampante lungo il bordo, l’indicazione dell’autore e, a seguir, la R indicativa della zecca di Roma.
73
IL CAVALLETTO
Dedicato ai migranti del mare
UN’ESPLOSIONE DI SENSIBILITÀ nella pittura di Salvatore Mercuri
nnovare la pittura senza rinunciare alla riconoscibilità figurativa? Trasfigurare i soggetti senza disancorarli dalla dimensione reale?
I
Riplasmare le figure senza rinunciare al rigore anatomico? Quali, tra queste peculiarità, è la “firma” di Salvatore Mercuri, quella che rende identificabile con immediatezza la sua pittura? Tutte queste insieme, sicuramente; ed ancora, la sapienza cromatica, le esplosioni di colori, la loro forza centrifuga e suggestiva. La tela di
Mercuri – imponente per dimensioni (6 metri per 3) e potente per impegno umanitario e forza espressiva – è “dedicata ai migranti del mare”, che è titolo e messaggio insieme. Infatti, anche dopo avere riposto i pennelli, il lavoro di Mercuri non è concluso. L’artista ci ha donato tela, forme e colori. Li accetteremo? Mercuri ci affida la propria percezione di un Mediterraneo che è diventato tomba e levatrice. Scontro e incontro sono realtà quotidiana, vissuta da figure che non sono astrazioni, ma persone fatte di corpi e speranze, traumi
74
e visioni di luce e salvezza. Non c’è armonia consolatrice nell’opera: è il dono più grande che Mercuri ci potesse fare con la propria arte. Non ci lascia scampo, dobbiamo interrogarci. Cos’è per me quel fascio di luce? Che fare di quelle vele rotte, di quegli alberi spezzati e della croce portata da ognuno di questi rifugiati? Sì, siamo proprio noi a essere chiamati in causa, tra i petali fragili di quella rosa azzurra nel mare: riparo ed asilo, o bastione in un angolino di mondo? Maurizio Albahari
Ph: Alessandro Magni
reportage da gallipoli
SETTIMANA DELLA CULTURA DEL MARE IV EDIZIONE
75
L’evento si è svolto dal 16 al 22 ottobre 2015. Anche tale ultima edizione ha potuto essere organizzata grazie alla sinergia tra il Comune, guidato dalla gestione commissariale, e l’associazione Puglia & Mare, con la direzione artistica del nostro direttore Giuseppe Albahari, ideatore della manifestazione.
Le immagini marinare si riferiscono al “Gozzo international festival”, che si è avvalso del sostegno di Caroli Hotels. Altri momenti significativi hanno riguardato: il trattamento di problematiche ambientali con il coinvolgimento di studenti e con la proiezione del film “Ci vorrebbe un miracolo” del regista gallipolino Davide Minnella; le tematiche della migrazione, con la mostra del pittore Mercuri incentrata sulla tela riprodotta nella pagina accanto e un concerto di beneficenza pro-Fondazione Migrantes, grazie alla disponibilità di musicisti e al tradizionale apporto del nostro redattore musicale e maestro Enrico Tricarico, che ne è il direttore artistico. Non ultimi, gli eventi celebrativi: del 150mo di fondazione del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera; dell’attività spesa in favore della portualità cittadina da Salvatore Fitto e da Niccolò e Carlo Coppola, con cerimonie d’intitolazione delle banchine portuali; il centenario della Grande Guerra, con i Caduti sul mare ricordati da Elio Pindinelli; infine, la proiezione del film del 1948 “Fantasmi sul mare” con l’attore gallipolino Raf Pindi, pellicola che, essendo incentrata sull’ultima fase della seconda guerra mondiale, ha consentito di celebrarne i settant’anni trascorsi dalla conclusione.
76
77
NAUTICA&MARE
IL “TROFEO ROTARY” appannaggio di 2alfa2 2alfa2, imbarcazione di Giuseppe Colazzo della Lni di Torre San Giovanni, si è aggiudicato la vittoria in classe Orc e il “Trofeo Rotary” svoltosi nelle scorse settimane nelle acque gallipoline e che custodirà fino all’edizione 2016, atteso che sarà definitivamente assegnato a chi se lo aggiudicherà per 3 volte. Ciò per altro è quanto successo con l’altro ambito premio in palio, il “Trofeo isola di Sant’Andrea”, definitivamente attribuito all’imbarcazione 96 gradi di Federica Rima, alla sua terza vittoria di categoria.Il suo team fa parte dell’Itn “Vespucci” di Gallipoli, che con Nibbio e Tipau ha piazzato equipaggi anche ai vertici delle altre due categorie in gara. Alla regata, organizzata dal Circolo della vela di Gallipoli presieduto da Michele de Simone e dal locale Rotary Club presieduto da Francesco Nobile, con il contributo tecnico dell’Itn diretto da Paola Apollonio, hanno partecipato 18 imbarcazioni. Alla premiazione ha presenziato, tra gli altri, la governatrice del Distretto 2120 del Rotary International, Mirella Guercia.
PESCA D’ALTURA: BIG GAME A OTRANTO tranto ha ospitato a metà settembre il più importante evento d’altura di quest’anno, reso avvincente da condizioni meteomarine estremamente variabili, cui hanno partecipato 29 equipaggi provenienti da tutta Italia. Una classifica combattuta fino agli ultimi 10 minuti di gara, ha visto infine trionfare l’equipaggio della ASD Ravenna Fishing Club, seguito da Stella Maris Imperia e dalla locale ASD Joe Black, che ha promosso e organizzato l’evento. Il peso medio delle catture, esclusivamente tonni Alalunga e Lampughe, si è aggirato intorno agli
O
8 chili, mentre la preda più grossa è arrivata a toccare i 10 chili. Presidenza nazionale ed equipaggi presenti hanno più volte encomiato l’organizzazione della competizione, che ha non solo mostrato efficienza ed competenza dal punto di vista tecnico sportivo, ma ha anche saputo gestire con solerzia la sicurezza in mare, e fatto bella mostra di un team sportivo numeroso, e al contempo solidale e unito, fatto tanto di veterani come anche di tanti giovanissimi appassionati.
Valeria Congedo
79
NAUTICA&MARE
Nel mondiale di apnea outdoor svoltosi a Ischia
MICHELE GIURGOLA è campione del mondo di Pasquale Marzotta l salentino Michele Giurgola si è consacrato come l’uomo più medagliato al primo campionato mondiale di apnea outdoor di Ischia. Dopo le storiche gesta di Maiorca e Pellizzari, ora c’è l’apneista azzurro di Ruffano a distinguersi su tutti nell’assetto costante con la conquista di ben tre medaglie in tre giorni consecutivi (un oro e due argenti). Il titolo mondiale è arrivato nella specialità assetto costante “bi-pinne” scendendo sino a 93 metri, stabilendo il nuovo record mondiale. Le due medaglie d’argento sono arrivate nella “mono-pinna”, dove l’azzurro è sceso a 103 metri ed ha stabilito il nuovo record italiano, trattenendo il fiato per ben 3 minuti e 3 secondi. L’altro titolo di vice-campione mondiale è stato firmato nella “Rana-sub”, giungendo alle spalle del francese Remy 65 metri (dopo aver dichiarato 65). Mentre Giurgola ha coperto 65 metri, ma ne aveva dichiarato 68 metri ed ha registrato 3 metri di penalità. “L’avventura mondiale è stata un’esperienza da sogno – sot-
I
tolinea Michele Giurgola, 36 anni, già campione italiano e detentore di diversi record. – Alla vigilia aspettavo almeno un oro, ma alle fine l’aver conquistato ben tre medaglie è qualcosa che non avrei mai sognato”. Ora il salentino si prepara ad una nuova e stimolante avventura nella propria terra e nel proprio mare. “Ormai sono pronto ad aprire nel
Salento una scuola di apnea con la nuova associazione “Asd Professional Free Daving” - annuncia Giurgola. Nella provincia di Lecce c’è tanta didattica, ma in realtà c’è poca pratica. Il mio obiettivo è quello di insegnare l’apnea e coronerò un altro sogno, come quello di rivestire il ruolo di istruttore”. Poi il campione mondiale rivela alcuni segreti della propria preparazione. “I record e le imprese nell’apnea non si possono improvvisare, ma serve un’attenta preparazione – afferma l’azzurro, appassionato di pesca subacquea che ha scoperto in età adulta l’apnea agonistica. - Curo la mia condizione atletica, fisica e mentale, praticando il podismo nel periodo invernale; oltre a curare l’alimentazione. Da qualche anno mi affido allo yoga, anche nel gestire la respirazione. Il nostro corpo contiene tanta energia. Sta a noi scoprire e scatenare la nostra energia, dando ossigeno alle nostre cellule con una vita sana e regolare”.
ABBONARSI A “PUGLIA & MARE” La rivista “PUGLIA & MARE” è disponibile gratuitamente nei soliti punti di distribuzione e sul sito Internet. Alcuni lettori hanno chiesto di poter ricevere la rivista al proprio domicilio e, in adesione a tale richiesta, è stata prevista la possibilità di abbonamento per 4 numeri. Il relativo versamento di 12,00 euro, può essere eseguito mediante bonifico bancario sul conto attivo presso la Banca Popolare Pugliese, intestato all’Associazione Puglia e mare e identificato dalle seguenti coordinate bancarie: IT97 I052 6279 671C C066 0010 313. Allo scopo di prevenire disguidi, è peraltro chiesto il cortese invio di copia del bonifico all’Associazione, mediante fax al nr. 0833 261038
80