Nei tre segni.Diagrammi per la Complessità e le controversie.

Page 1

Nei tre segni Diagrammi per la Complessità e le controversie. Sembrerebbe che le forme tradizionali di accesso e interpretazione della conoscenza della realtà si stiano riconfigurando grazie all'apertura di immense basi di dati e informazioni. Questa ipotesi portata avanti da Lev Manovich (2001) ridefinisce una nuova forma culturale emergente per catturare, esplicare e discutere della complessità del reale, ma andrebbe estesa e reinterpretata. Un'analisi accurata dovrebbe essere portata avanti su due fronti che toccano da vicino il Design, in particolar modo il Design della Comunicazione. Gli strumenti di questo campo disciplinare potrebbero emergere come strategici nel leggere e raccontare le dinamiche che conformano l'attuale spazio dell'informazione e della conoscenza e i modelli che lo descrivono, con lo scopo finale di agire coscientemente al loro interno. Da un lato, la riflessione teorica andrebbe centrata sull'accessibilità ai dati che, raccolti da ambiti e discipline differenti, producono un nuovo tipo di rapporto tra qualitativo e quantitativo; dall’altro, la sperimentazione empirica andrebbe sviluppata sulle modalità con cui questi spazi vengono sintetizzati e tradotti in dispositivi narrativi comprensibili attraverso le attività di visualizzazione1 dei domini della conoscenza. La sintesi di queste due riflessioni, solo apparentemente sequenziali, si risolve in una nuova dimensione, in cui la discussione sugli spazi della conoscenza sconfina i territori dell'epistemologia: alle forme di un sapere fortemente codificato e rigidamente strutturato si affiancano forme che esprimono un sapere relazionale e dinamico anche e soprattutto nelle forme della sua restituzione e rappresentazione. Si sta delineando, infatti, sulla scorta di tali questioni, un'area di indagine che si riconosce sotto l'etichetta di knowledge visualization (Okada, Shum, and Sherborne 2008), disciplina affine all'information visualization e all'information design, e ha come obiettivo specifico il dotare di proprietà spaziali, attraverso una la loro raffigurazione, i domini della conoscenza (Shiffrin and Börner 2004) . Esempio di questa nuova visione nell'esplorazione e nella comprensione degli spazi dell'informazione e della conoscenza è sicuramente la cartography of controversies2, sviluppata da Bruno Latour come versione applicata della Actor-Network Theory (ANT) (Latour 1999; Latour 2005). L'approccio latouriano tenta di comprendere le tematiche sociali e del sapere come reti complesse costituite da relazioni fra attori eterogenei: persone (una serie di agenti in competizione con interessi divergenti), entità materiali (luoghi, oggetti, flussi) e entità semiotiche (idee e concetti). Lo studio di queste reti secondo Latour (2005) non può essere effettuato né cristallizzandole, ignorandone le dinamiche evolutive, né dissociandole, attraverso operazioni di isolamento dei nodi. Proprio questa necessità ha portato ad una sua grande differenziazione dalle altre metodologie di indagine e di ricerca sociale. Uno degli elementi più innovativi (Venturini 2008a) è la forma con cui viene restituita la descrizione dei fenomeni osservati, esplorando, integrando e narrando l’enorme ricchezza informativa prodotta dagli attori che li producono. È 1

2

I concetti chiave rispetto all'uso degli strumenti visuali rimandano ad alcune teorizzazioni nate all'interno delle scienze cognitive con Johnson-Laird sull'efficacia dell'immagine e in particolare dei grafici, delle mappe e più in generale della classe dei diagrammi, non solo nei compiti mnemonici (Yates 1974), ma anche in quelli di ragionamento complesso e di orientamento fra un alto numero di dati e informazioni (Berthoz 2004). La cartografia delle controversie può essere definita come un set di tecniche per osservare e descrivere, così come per esplorare e visualizzare tematiche sociali, in particolar modo, ma non in maniera esclusiva, tecno-scientifiche. La parola controversia si riferisce, come un termine neutro, ad un’incertezza condivisa indicando come dice Latour stesso «a debate surrounding a technique or scientific fact that has not yet been determined». Lo scopo finale è consentire di aprire le scatole nere delle verità tecno-scientifiche e di osservare empiricamente come esse siano costruite attraverso processi di negoziazione allargati e non lineari. Ad un livello concettuale le controversie, anche se essenzialmente ognuna di esse è unica, presentano alcune caratteristiche peculiari (Law 2004): • Un alto numero ed una elevata eterogeneità di attori e agenti coinvolti; • Una elevata dinamicità delle relazioni fra attori e agenti; • Una spiccata non riducibilità e non comprimibilità; • Una forma dialogica ma conflittuale.


emersa, di conseguenza la necessità di dotarsi di dispositivi capaci di assemblare le informazioni e le pratiche più eterogenee nel medesimo spazio di comunicazione, un unico spazio otticamente coerente; informazioni e pratiche anche apparentemente irrelate. La cartografia delle controversie si propone di superare alcuni dei limiti delle forme tradizionali di narrazione testuale della conoscenza, mettendo al servizio dell’indagine sociale le potenzialità visuali e dinamiche dell'information visualisation e dell'information design. È anche il progressivo affermarsi della teoria dei sistemi e l'emergere della scienza della Complessità che sta rendendo evidente l’inadeguatezza, per lo studio di sistemi sociali e naturali, di un approccio puramente analitico e basato su forme di rappresentazione testuali. Di fianco al discorso e al testo3 si riaffermano modelli che non separano e analizzano in maniera singola gli elementi ma cercano di indagarli in maniera interconnessa. 01 Spazi lisci e punti di vista. Non è solo la centralità delle reti complesse4 ad accomunare, sotto alcuni tratti, le teorie della Complessità, e in particolar modo della complessità sociale, con l'ANT e, più in particolare, con la cartografia delle controversie. Alcune caratteristiche strutturali dei sistemi complessi5 mostrano affinità con le controversie: la dinamicità, dovuta ad un alto numero di agenti ed attori; la non riducibilità, dovuta alla non linearità delle connessioni. Ancora, la nozione stessa di controversia rimanda a dimensioni aperte non definite a priori nei loro confini. Indefiniti così come sono i sistemi Complessi, portando all'impossibilità di costruire una loro conoscenza esaustiva, stabile e completa6. Elemento distintivo dei sistemi Complessi sociali (Stewart 2001) sono le forze frammentatrici. Riferendosi alla non omogeneità di agenti e attori che costituiscono la rete del sistema, e coinvolti nella sua evoluzione e nei suoi cambiamenti, la frammentazione, non creata casualmente da fattori etnici, geopolitici e culturali, rende i processi di comunicazione molto difficoltosi. Si potrebbe, quindi, affermare, cercando un anello che connetta le controversie ai sistemi Complessi7, che le controversie sono proprio il risultato di questa difficoltà comunicativa8. La capacità di comprendere questi sistemi dipende anche dalla produzione di modelli dialogici di confronto fra dati, informazioni e conoscenze. I modelli dialogici si configurano come rappresentazioni di spazi lisci animati da tensioni, aggregazioni diverse che non tendono a presentarsi come realtà unitarie e compatte, ma si compongono di frammenti e di pezzi eterogenei, in opposizione agli spazi striati omogenei (statici e caratterizzati dalle solidità delle conoscenze (Marzocca 1994)). Gli spazi lisci, in quanto eterogenei e non isotopici, si lasciano conoscere e «misurare solo da mezzi indiretti ai quali non mancano di resistere» (Deleuze and Guattari 2006). Esperienza caratteristica degli spazi lisci è anche l'assenza di metriche per relazionarsi con essi. È l'assenza di punti di riferimento che richiede di dotarsi di strumenti tecnici e concettuali per 3

4

5 6

7

8

Ci sono, in realtà, testimonianza molto forti di come le forme narrative testuali possano incorporare strategie narrative tipiche di altre forme di narrazione come la non linearità, l'interattività o la possibilità di non scindere i sistemi semiotici linguistici, visuali e sonori. Dai Carmina Figurata alle Technopægnia passando per il Tristam Shandy per arrivare agli Event score la produzione letterarie hanno sempre prodotto forme di narrazione che sfuggivano al modello canonico di automatismo linguistico. Nella cartografia latouriana, ogni cosa o fatto sociale è descritto come una rete di connessioni eterogenee che gli attori sono costantemente impegnati a legare o sciogliere nel caso delle controversie. Si veda al proposito (Cilliers 1998) Anche se si assumesse di essere in grado di ottenere tutte i dati riguardanti un sistema Complesso sarebbe impossibile usarli, venendosi a creare una situazione di information overload.Si veda a tal proposito (Ciuccarelli, Ricci, and Valsecchi 2008; Scagnetti et al. 2007) La relazione fra i due approcci, qui brevemente espressa e sicuramente poco argomentata, riguarda un dibattito molto ampio sopratutto sulle distinzioni e sulle posizioni ontologiche. Per una più approfondita comprensione del tema si vedano (Law and Mol 2002; Nowotny 1990; Horn 2008) Alcuni autori (Lewin 1999; Lewin, Parker, and Regine 1998; Olson and Eoyang 2001) riferendosi alla dimensione organizzativa dei contesti multi attoriali e frammentati, affermano che indagarli, gestirli per agire al loro interno non può più avvenire secondo regole logico-analitiche. Stacey (2000) aggiunge: «in complex environments the real task is that of coping with and even using unpredictability, clashing counter-cultures, dissensus, contention, conflict, and inconsistency. In short the tasks that justifies the existence of all managers has to do with instability, irregularity, difference and disorder»


comprenderli e afferrare le dinamiche e i processi che li conformano. La relazione fra Complessità, comunque essa sia definita e misurata9, e la sua rappresentazione, non è una funzione linearmente legata ai fenomeni in descrizione. I sistemi Complessi sono, per loro natura, aperti e interagenti con il loro ambiente, rendendo, quindi, difficile individuare una loro cornice. Essa dipende da chi o cosa la sta realizzando. L'osservatore e il sistema sono in posizione di mutua relazione (Bar-Yam 1997). Considerando queste caratteristiche appare evidente che il livello di soggettività che esse introducono implica un contributo narrativo anche nelle rappresentazioni matematico-formali10 più rigorose, in termini di semplificazioni o scelte effettuate. Allo stesso tempo, i modelli puramente narrativi limitano le rappresentazioni ad una determinata prospettiva data dall'osservatore11 del sistema (Cilliers 1998; Cilliers 2005): afferma Richardson (2008) che per ogni sistema Complesso «there exists an infinitude of equally valid, nonoverlapping, potentially contradictory descriptions». Queste osservazioni si risolvono nella necessità, per comprendere i sistemi Complessi, di approcciare tali modelli, e di conseguenza di descriverli, da molteplici direzioni, di adottare cioè una posizione dialogica e relativa: «the need for synthesizing a wide variety of perspectives in an effort to better understand the problem at hand, and how we might collectively act to solve it» (Richardson 2008). 02 Gli artefatti ponte della Comunicazione. Anche secondo la cartografia delle controversie, ogni approccio agli spazi della conoscenza, non può esistere se non da punti di vista che non siano soggettivi e parziali. L’unica oggettività riconosciuta dalla epistemologia sociale è una oggettività di secondo livello, vale a dire il tentativo di conoscere un sistema come un oggetto unico, attraverso il maggior numero possibile di punti di vista anche opposti. Questa posizione spesso tacciata di relativismo radicale, è interessata più allo studio della «verità delle relazioni» che alla «relatività della verità»12. In quest'ottica il relativismo latouriano è l'opposto dell'assolutismo dei punti di vista, ovvero la manifesta volontà di non confrontare o di non connettere una visione del mondo con le altre possibili, di non instaurare con loro un dialogo. Dialogo che non può che risolversi in una conoscenza profonda dei sistemi in analisi. La pretesa di 9

10

11

12

Il numero di modalità con cui misurare la complessità è incrementato notevolemente, anche ad indicare una certa confusione sul tema. Nonostante questa situazioni le varie misure della complessità possono essere ricondotte a poche dimensioni: • difficoltà di descrizione di un sistema complesso; • difficoltà di riproduzione di un sistema; • grado di organizzazione • Complessità effettiva - difficoltà nella descrizione organizzazionale della struttura del sistema • mutua informazione - quantità di informazione condivisa fra gli agenti di un sistema come risultato della sua organizzazione interna La scienza della Complessità, nonostante abbia in primo luogo fornito nuovi modelli per la modellazione numerica e computazionale, può essere vista anche come un nuovo modo di approcciarsi ai sistemi umani. La sua influenza è riconoscibile anche in alcuni orientamenti scienze sociali. Nonostante numerosi e autorevoli studi (Camazine et al. 2001; Weiss 1999) siano stati portati avanti nello sviluppare modelli puramente matematici, alcuni autori hanno messo in luce i limiti conoscitivi che essi mostrano nell'indagare i sistemi umani. Le posizioni in merito (Kurtz and D. J. Snowden 2003; David J. Snowden and Boone 2007; Juarrero 2002) sono riassumibili in tre principali argomentazioni: • Identità – le persone modificano la loro identità sia a livello collettivo che a livello personale; • Regole – i comportamenti collettivi sono comunque mediati da scelte personali; • Pattern locali – le persone a differenza di tutti gli altri agenti dei sistemi Complessi, interagiscono non solo su scale locali e ben definite. Non si vuole, qui, sottrarre valore alle simulazioni computazionali nell'indagare e nell'agire in sistemi sociali quanto inquadrarli in un ottica di supporto ad altre metodologie. A tal proposito si veda il concetto di Complessità effettiva, anche nelle sue versioni divulgative, come presentate da Gell-Mann (1995). Si veda a tal proposito (Deleuze 1990)


imparzialità dei processi di ricerca di indagine, così come di azione, non può, inoltre, essere perseguita per la semplice aderenza ad un protocollo metodologico o sulla scorta di una linea guida teoretica. Secondo quest'approccio l'oggettività di primo livello è perseguibile solo in situazioni di accordo collettivo, di assenza di Complessità sociale, mentre quella di secondo livello si realizza rivelando le sfaccettature che una situazione controversa e complessa implica. Le capacità del Design della Comunicazione di costruire linguaggi, in prima istanza visivi, dovrebbe orientarsi anche alla costruzione di artefatti-ponte, per connettere diversi punti di vista, contingenze locali e interessi molteplici, caratteristiche strutturali di un sistema sociale Complesso. Una delle sfide nascenti delle discipline del Design che si rivolgono alla costruzione di linguaggi è proprio la rappresentazione di questi spazi lisci e complessi, spazi della conoscenza e della controversia (Scagnetti and Ricci 2007). La necessità è quella di costruire rappresentazioni delle reti e dei processi intermedi che tali saperi producono. Le forme di rappresentazione visuale potrebbero aiutare a descrivere, in maniera tangibile, le differenti posizioni assunte dagli attori di un sistema complesso e il loro punto di vista, sviluppando spiegazioni mutabili dei processi di ragionamento e di interpretazione dei dati che sono sottesi alle loro assunzioni. Si tratta di una vera e propria attività di traduzione dei modelli mentali degli attori in una forma condivisibile. E' un focus che si sposta dall'identificare le possibili soluzioni alle controversie all'assistere gli attori dei processi della trasformazione sociale nell'evidenziare le dinamiche sociali, economiche e organizzative attraverso la costruzione di artefatti: • aperti alla possibilità di ricombinare dati e informazioni eterogenee e distoniche; • inclusivi nella possibilità di narrare visioni plausibili su come il sistema viene percepito, offrendo un supporto otticamente coerente,e mantenendo e preservando le multiple interpretazioni che uno spazio della controversia produce. La sfida è quella di mostrare la molteplicità dei punti di vista oltre che rendere evidenti le varie tipologie di narrazione che esse sottendono, nonché mostrare dove le varie interpretazioni si sovrappongono e dove divergono, e come le varie informazioni configurano la natura stessa del sistema. Si configura così la necessità di un sistema di notazione diagrammatico, che esplichi le dinamiche delle controversie. Le forme di visualizzazione diagrammatica (Scagnetti and Ricci 2007; Scagnetti et al. 2007; Ciuccarelli, Ricci, and Valsecchi 2008) sembrano essere particolarmente promettenti per assolvere gli obiettivi appena espressi. I diagrammi sono qui considerati come dispositivi operativi in grado di rivelare le connessioni latenti di un sistema che possano facilitare o ostacolare l'agire al suo interno. I diagrammi sono interfacce fra la conoscenza e l’esperienza; più che descrizioni essi sono, in forma di immagine, la registrazione di impressioni e punti di vista. Possono essere studiati, interpretati ed usati per generare nuovi metadati, per scoprire nuove opportunità di cambiamento e sviluppo dei sistemi in cui si opera. L’efficacia del diagramma, infatti, sta nella sua capacità di agire come mediatore con funzioni esplicative tra quantità differenti e qualità irrelate (Abrams and Hall 2006; van Berkel and Bos 1998; Corbellini 2007), come una sorta di scorciatoia grafica per la rappresentazione di fenomeni complessi. Non si tratta di rappresentare posizioni fisse nel tempo e nello spazio quanto di restituire con un linguaggio visibile le mutevoli tensioni fra gli attori di un dato sistema e i campi di mutua forza che, attraverso informazioni e conoscenze, si producono. 03 Sistemi di notazione Dato questo contesto d'indagine sono stati concepiti, prima a livello concettuale, ed ora in via di definizione nella loro forma progettuale e di sperimentazione empirica13, tre strumenti di natura 13

Una verifica empirica circa l'utilizzo e l'applicazione degli strumenti proposti è in corso nel laboratorio didattico Density Design Lab. Fondato nel settembre 2004, il laboratorio è stato concepito come una piattaforma per la verifica del potenziale degli strumenti diagrammatici nei processi decisionali complessi. Per ulteriori informazioni si veda www.densitydesign.org. È, inoltre, in corso una sperimentazione di portata maggiore in un caso reale: il trasporto delle merci e dei rifiuti pericolosi pericolose. Il sistema socio-tecnico indagato vede coinvolti diversi attori molto diversi tra loro e che stanno attraversando una fase di profonda trasformazione. Da un lato le modifiche in corso agli strumenti legislativi e normativi stanno creando una profonda trasformazione in tutta la filiera; dall'altro


diagrammatica per gestire le tre principali dimensioni di un sistema Complesso e controverso:  il tempo;  gli attori;  le interazioni; ognuno di questi strumenti ha l'obiettivo di trasformare e formattare i dati e le conoscenze prodotte da ogni attore del sistema in una forma condivisibile. L'approccio proposto è profondamente differente da alcune sperimentazioni in cui l’attenzione verso le modalità visuali di comunicazione sono limitate a forme fortemente codificate e il cui focus riguarda principalmente l’identificazione di algoritmi matematici per la simulazione computazionale. L'obiettivo è quello di tradurre i modelli mentali, e le informazioni ad esso associate, di ogni attore in un modello visuale, in maniera da costruire rappresentazioni delle connessioni e delle dinamiche del sistema analizzato. Il risultato atteso è quello di ottenere un maggior livello di dialogo fra gli attori coinvolti e l'obiettivo di diminuire le eventuali barriere create da posizioni basate su conoscenze asimmetriche e saperi specialistici. L' interesse consiste nel configurare strumenti di scrittura a sostegno delle dinamiche sociali dei processi che avvengono in uno spazio della controversia, mostrando sulla base di quali interpretazioni di dati e conoscenze si creino aree di accordo o di divergenza. 03.1 I segni del tempo. Le controversie sono, per definizione, fenomeni tra i più dinamici della vita collettiva. Sarebbe inutile analizzare una controversia in un solo istante del suo svolgersi e provvedere a una sua descrizione per istanti discreti senza mostrare anche il suo sviluppo storico (Venturini 2008a). Inoltre lo studio dei sistemi Complessi non può prescindere dalla loro dimensione evolutiva: ogni loro indagine che ignori questa dimensione temporale si configura come un'immagine sincronica di un processo diacronico (Cilliers 1998). La componente diagrammatica dello strumento proposto risiede nella capacità di connettere le informazioni e i dati ad ogni attore che le ha prodotte o ad ogni attore a cui si riferiscono. È possibile, inoltre, collegare gli stessi dati a più attori per evidenziarne le differenti rielaborazioni. Questo si rende necessario poiché evidenziare le connessioni fra attori e informazioni eterogenee, pur essendo attività di scrittura utile, non è sufficiente ciò che va espresso e mostrato di una rete è il movimento, il flusso e il cambiamento. La definizione temporale del processo decisionale è utile all'identificazione di tutti quegli elementi che hanno condizionato e che condizionano il suo sviluppo. L'obiettivo è la definizione di un framework determinato da due differenti dimensioni: storica e di rete. La dimensione storica si rende necessaria poiché il processo raramente coincide con le procedure formali che lo scandiscono. La seconda dimensione degli eventi cerca di evincere gli attori coinvolti nel processo, stilandone una lista quanto più esaustiva. Questa prima fase del processo di indagine si configura come un progetto di ricerca tradizionale, in cui il primo compito è la raccolta e la costruzione di una adeguata base di dati. La cronologia è costruita partendo dalle sue manifestazioni attuali e procedendo a ritroso identificando e connettendo gli eventi fino a raggiungere il momento in cui la controversia è iniziata.. In quest'ottica, almeno nelle prime fasi di ricerca delle informazioni, è fondamentale adottare un criterio di selezione dei dati ampio, per evitare di tralasciare informazioni rilevanti per la dinamica del processo14. La gestione cronologica delle informazioni sul sistema è qui considerato come uno strumento del designer per lo sviluppo delle fasi

14

lato il settore merceologico dei trasportatori negli ultimi anni ha profondamente mutando le sue dinamiche, che sono tuttora in via di definizione. Si assiste, infatti, ad una iper-frammentazione dei soggetti trasportatori, che ormai agiscono come singole unità. Terzo fenomeno di grande portata è l'evoluzione tecnica della gestione delle spedizioni e la possibilità di elaborazione di grosse quantità di dati che permetterebbe, da un lato una maggiore efficienza dall'altro ovviamente una perdita di privacy e di autonomia della miriade di trasportatori coinvolti. Ciò sta creando molti attriti sia alla sperimentazioni delle tecnologie di info-mobilità sia alla implementazione di normative chiare e sostenibili. Lo sforzo della fase di ricerca sul campo è quella di favorire un proficuo confronto fra autotrasportatori, enti legislativi e cittadini, ora elementi passivi del sistema ma ovviamente coinvolti ed interessati alla problematica. A tal proposito si vedano gli strumenti di graining e framing in (Ciuccarelli, Ricci, and Valsecchi 2008)


successive: non contiene quindi interpretazioni15 del processo, ma dati crudi, così come riportati dalle fonti da cui sono tratti. Il diagramma cronologico, dispositivo multimediale basato sulla rete, si configura come strumento aperto e in evoluzione, pronto ad accogliere continuamente nuove informazioni e dati. 03.2 I segni delle posizioni. La costruzione cronologica rende possibile creare una lista degli attori coinvolti. Scomponendo e riaggregando i suoi elementi dovrebbe essere possibile descrivere il comportamento e le percezioni di ogni attore e i fattori che li determinano. Si può definire il problema in questione dal punto di vista di ogni attore ed evidenziare come tali prospettive cambiano e si evolvono nel tempo in relazione agli interessi, agli obiettivi e alle risorse (economiche, politiche, legali e cognitive) utilizzate per perseguirli. La base di dati, eterogenea nella composizione e nei contenuti, è composta da trascrizioni di interviste e reportistica ufficiale, oltre che da dati statistici e direttive normative e operative. Nonostante si configuri come un corpus eteroglosso, è caratterizzata, rispetto alla prospettiva e al problema di ricerca, da una comune forma di generazione. Tale corpus appartiene a determinate strutture sociali, riflette alcune pratiche sociali, costituisce un discorso. La componente diagrammatica del secondo dispositivo presenta proprio questo obiettivo: capire, mostrare e costruire le posizioni che il corpus di linguaggi, testi e dati generano. L'interpretazione del corpus di informazioni riguardante ogni attore si basa sul confronto dei dati, ma ciò che si cerca, in questa fase, non è un obiettivo unico, non è la scoperta di una verità. Le differenti rappresentazioni del sistema non implicano che alcune siano false. Al contrario, gli obiettivi della ricerca sono proprio le diverse rappresentazioni, al fine di individuare il modo in cui ogni attore percepisce il processo e il suo ruolo all'interno della rete. In questa fase i dati e le informazioni raccolte e aggregate nella cronologia devono essere interpretati a seconda della loro natura con metodi che possono variare anche di molto, ma è proprio l’utilizzo di diversi dispositivi d’indagine che permette di cogliere i diversi aspetti di un fenomeno e di stabilizzarne la descrizione. Si configura così una promiscuità metodologica utile a delineare nella maniera più ricca possibile l’espressione degli attori (Law 2004; Venturini 2008a). Alcuni dati saranno processati quantitativamente, altri, quelli per la loro natura testuale, saranno interpretati con le logiche della semiotica del testo e dell'analisi del discorso. L'interesse è rivolto alla creazione di artefatti simili nello scopo, ma differenti nella forma, a quelli che Rebecca Sutton (1999) definisce come policy narratives (una narrazione con un inizio, uno sviluppo ed una conclusione, in cui viene rappresentato uno specifico corso di eventi che ha acquisito lo stato di senso comune e di verità condivisa, all’interno di una comunità, o ambiente culturale, scientifico o politico). Questa è una attività di definizione delle identità degli attori, dei loro punti di vista e dei loro flussi associativi, difficilmente rappresentabili con gli strumenti classici dell'indagine sociale, ma che possono essere espressi molto chiaramente con l’aiuto di strumenti di visualizzazione sintetica16. 03.3 I segni delle forze L'ultima fase consiste nella costruzione di una interpretazione generale del processo, sulla base dei due step precedenti e dovrebbe ridefinire il problema sulla base di una visione sistemica evidenziandone la struttura e la rete latente.

15

Anche in questo caso non ci può essere una pretesa di oggettività nella gestione delle fonti, è chi costruisce la cronologia che con la sua azione di selezione delle fonti, di raccolta delle evidenze ad introdurre un fattore di discrezionalità inevitabile. 16 Lo sviluppo di tali strumenti è stato al centro del Workshop Complexity Maps all'interno dell'International Summer school Designing Connected Places. I risultati ed alcuni approfondimenti sono disponibili sul sito www.complexitymaps.net.


L'obiettivo fondamentale è presentare a livello sistemico i punti del disaccordo. Le controversie, come già ribadito, sono molto raramente opposizioni binarie tra due parti o due punti di vista, ma si presentano come questioni che interessano agglomerati di attori. Diventa indispensabile costruire alcuni dispositivi di visualizzazione capaci di mostrare a livello generale come essa si configuri: devono cioè essere in grado di rappresentare questi universi sociali con il fine ultimo di rivelare gli ostacoli alla comunicazione tra cluster di attori in opposizione fra loro. Inoltre, grazie alla possibilità offerte non solo tecnologicamente dalle scritture diagrammatiche, essi possono servire non solo come strumenti di visualizzazione, ma anche come dispositivi aperti al dibattito pubblico: possono diventare cioè il luogo stesso in cui le dispute collettive sono elaborate e composte (Venturini 2008b). Esistono degli approcci formali alla modellazione basati sul pensiero sistemico, che sono caratterizzati da un buon livello di rigore, ma che sono al tempo stesso sufficientemente espressivi per potere rappresentare sistemi anche notevolmente complessi in tutte le loro dimensioni. Uno di questi, noto con il nome di system dynamic, è un aspetto della teoria dei sistemi che cerca la struttura dominante dei sistemi evidenziandone i comportamenti in termini di feed-back positivi, negativi, delay fra gli agenti di un sistema. La particolare aderenza al tema della complessità è data dalla sua capacità di astrarre comportamenti non desumibili dall'analisi delle singole parti. Per la sua versatilità si presta anche ad analizzare situazioni di conflitto e controversia. Rispetto ad altri approcci per la strutturazione e modellazione di sistemi Complessi, la system dynamic è caratterizzata da un medio livello di formalismo, che si esprime attraverso una sintassi ben definita, ma anche da una notevole flessibilità che la rende adatta non solo ad una analisi quantitativa, ma anche ad analisi di tipo qualitativo. Da questo punto di vista rappresenta un buon compromesso tra espressività e potenza. 05 La mediazione dei segni, il designer come traduttore. Secondo Paul Cillier (2005) nell'indagare e nell'agire nella Complessità esiste una componente etica che non può non essere presa in considerazione. È necessario accettare la responsabilità delle operazioni di modellazione che vengono condotte, essere consapevoli della loro imperfezione. Questa riflessione non può essere estranea anche a quelle discipline e a quelle professionalità che si rivolgono ai problemi di linguaggio e di comunicazione: è già stato mostrato come gli artefatti del design della Comunicazione in questi contesti presentino una valenza politica imprescindibile(Scagnetti and Ricci 2007; Scagnetti et al. 2007). È, inoltre, inevitabile cercare di capire come la necessità di rappresentare e visualizzare la Complessità sia relazionato alle capacità e alle competenze del designer della comunicazione. È necessario comprendere se esso agisca come mediatore o come facilitatore, cartografo o illustratore, comprendendo le competenze che lo distinguono così come i suoi limiti. Le argomentazioni che seguono, basandosi su sperimentazioni ancora in via di sviluppo, vogliono solo essere delle prime linee di riflessione. Se si accetta che le rappresentazioni dei sistemi Complessi e degli spazi della controversia sono degli strumenti di scrittura intermedia, forme mobili per gestire forme di sapere non ancora stabilizzate, bisogna anche capirne l'importanza come strumenti di convincimento e persuasione in relazione alle pure azioni verbali (Latour 1988; Latour 1990). La capacità di produrre raffigurazioni, come quelle qui proposte, che hanno l'obiettivo finale anche di ottenere dei mutamenti nel comportamento degli attori che compongono un sistema (Ciuccarelli, Ricci, and Valsecchi 2008), inevitabilmente si configurano come dispositivi in grado anche di mutarne la scala: «A man is never much more powerful than any other —even from a throne ; but a man whose eye dominates records through which some sort of connections are established with millions of others may be said to dominate. [...] In other words, the scale of an actor is not an absolute term but a relative one that varies with the ability to produce, capture, sum up and interpret information about other places and times (Callon and Latour 1981). Even the very notion of scale is impossible to understand without an inscription or a map in mind. The “great man” is a little man looking at a good map» (Latour 1990).

Senza voler avallare la cruda distinzione fra culture, nel nostro caso attori, proposta da


Fabian e poi ripresa da Latour (1990) riguardo alla capacità di gestire e interpretare dati e informazioni, non è difficile immaginare che una asimmetria nel disporre gli strumenti diagrammatici, di mappatura e di visualizzazione vada anche nella direzione di una asimmetria di potere17 nella gestione delle controversie e nelle decisioni riguardo la loro evoluzione. L'apporto del Design della Comunicazione in questo area di ricerca, deve essere orientato al supporto di tutti i diversi attori di un sistema sociale alla comprensione della disputa in atto. I modelli diagrammatici dovrebbero aiutare gli attori nel trascendere i limiti degli interessi privati e delle rappresentazioni individuali, in maniera da abilitare azioni di pianificazione collettiva, attraverso questi modelli si potrebbero aprire nuove possibilità per catalizzare l'attenzione collettiva per stimolare nuove visioni e scenari nell'evoluzione dei sistemi. Sul piano della configurazione professionale, si può affermare che gli strumenti proposti non hanno l'ambizione di spiegare18 i fenomeni sociali, ma si limitano a riportare, visualizzando, le spiegazioni e le interpretazioni dei suoi protagonisti, nonostante l'obiettivo non possa essere la ricerca di metodologie e modelli che non trasformino le interpretazioni. In questo processo, che porta alla resa visuale dei punti di vista degli attori sociali, il problema non è solo il passaggio da un flusso disordinato e situato di dati ed informazioni ad un sistema di simboli condivisibili. Questo processo, infatti, essendo condotto da una persona, in questo caso da un designer, mira a identificare quali siano gli elementi per lui rilevanti, quindi incorpora il suo punto di vista. Questa sua inevitabile inclusione nel sistema esclude la possibilità che esso svolga l'azione di mediatore, siano pure le scritture che egli produce ad avere l'ambizione di mediare. La sua azione è una azione di traduzione, anche se le relazioni fra gli attori, dopo il momento del suo intervento, diventano polilaterali, in cui lo scambio tra gli attori diventa mediato dalla carta, dai diagrammi. Il diagramma, incorporando in sé conoscenze e suggerimenti per l'azione, diventa così una sorta di ulteriore interlocutore. Il designer ha il compito di percepire le informazioni e i dati, di trascriverle e poi tradurle, di trasferirle facendo della carta e dei suoi diagrammi degli oggetti di frontiera tra attori, che vivono comunità di interessi differenti. Obiettivo della sua traduzione è esprimere tutte le prospettive esistenti in un sistema ed orientarle ad accogliere la complessità e la compresenza di più universi. Il designer, così, non solo si trova a vivere in un mondo intermedio (Gargani and Iacono 2005) e di frontiera, ma la sua azione è volta alla loro creazione e alla loro creazione.

17

18

Bruno Dente nell'analisi dei processi decisionali complessi nell'identificare le risorse che ogni attore mette in campo per gestire e orientare il comportamento degli altri attori, fra le altre individua le risorse cognitive: «The fourth type is cognitive resources. Different types of cognitive resources can be identified. Scientific knowledge is data and/or models produced by experts (consultants or bureaucracies), and can be used by an actor to influence other actors' behaviour. We must pay attention here to the identification of the actors, because in some cases the expert itself becomes an actor of the process (usually holding process as well as content goals). Interactive knowledge is knowledge produced by the actors during the process regarding the process itself, such as information about the structure of the policy network, and other actors' behaviour, and resources. Interactive knowledge is very important because it is the informative base for another cognitive resource, viz., strategy» (Dente, Fareri, and Ligteringen 1998; Dente 1989). Proprio rispetto quest'ultimo livello la produzione di artefatti per la visualizzazione delle informazioni delle controversie potrebbe agire nel creare situazioni di asimmetria. Per loro definizione etimologica i sistemi complessi non sarebbero spiegabili.


Abrams, Jant, and Peter Hall, eds. 2006. Else/where: mapping new cartographies of networks and territories. Minneapolis: University of Minnesota Design Institute. Bar-Yam, Yaneer. 1997. Dynamics of complex systems. Cambridge: Perseus. van Berkel, Ben , and Caroline Bos, eds. 1998. Diagram Work: Data Mechanics for a Topological Age. In ANY - Acrchitecute New York. 23. New York: Anycorp. Berthoz, Alain. 2004. La scienza della decisione. Codice edizioni, Torino. Callon, Michel, and Bruno Latour. 1981. Unscrewing the big Leviathan: how actors macro-structure reality and how sociologists help them to do so. In Advances in Social Theory and Methodology: Toward an Integration of Micro-and Macro-Sociologies, ed. Karin Knorr and Aaron Cicourel, 277-303. London: Routledge. Camazine, Scott, Nigel R. Franks, James Sneyd, Eric Bonabeau, Jean-Louis Deneubourg, and Guy Theraula. 2001. Self-Organization in Biological Systems. Princeton University Press. Cilliers, Paul. 1998. Complexity and Postmodernism: Understanding Complex Systems. London: Routledge. ---. 2005. Knowing Complex Systems. In Managing Organizational Complexity: Philosophy, Theory and Application: 1, ed. Kurt A. Richardson. ISCE Book Series - Managing the Complex. Greenwich: Information Age Publishing Inc. . Ciuccarelli, Paolo, Donato Ricci, and Francesca Valsecchi. 2008. Handling changes trough diagrams: Scale and grain in the visual representation of Complex Systems. In Changing the change Proceedings, ed. Carla Cipolla and Pier Paolo Peruccio. Turin: Allemandi, July 10. Corbellini, Giovanni. 2007. Ex libris : 16 parole chiave dell'architettura contemporanea. Architettura arte paesaggio, 2. Milano: 22 Pub. Deleuze, Gilles. 1990. La piega. Leibniz e il barocco. Torino: Einaudi. Deleuze, Gilles, and Félix Guattari. 2006. Millepiani. Roma: Castlevecchi. Dente, Bruno. 1989. Politiche pubbliche e pubblica amministrazione. Rimini: Maggioli. Dente, Bruno, Paolo Fareri, and Josee Ligteringen. 1998. A theoretical framework for case study analysis. In The Waste and the Backyard: The Creation of Waste Facilities: Success Stories in Six European Countries. Amsterdam: Kluwer Academic Publisher. Gache, Belen. 2006. Escrituras Nomades: del Libro Perdido Al Hipertexto. Gijón: Ediciones Trea. Gargani, Aldo G., and Alfonso M. Iacono. 2005. Mondi intermedi e complessità. Pisa: ETS. Gell-Mann, Murray. 1995. The Quark and the Jaguar: Adventures in the Simple and the Complex. New York: Owl Books. Fadini, Ubaldo. 2000. Tecnonomadismo. Espressioni del sapere e figure dell'umano. In Tecnofilosofia. Per una nuova antropologia filosofica, ed. Ubaldo Fadini. Milano: Eterotopia Mimesis.

Horn, James. 2008. Human Research and Complexity Theory. Educational Philosophy and Theory 40, no. 1: 130-143. doi:10.1111/j.1469-5812.2007.00395.x. Juarrero, Alicia. 2002. Dynamics in Action: Intentional Behavior as a Complex System. Cambridge: MIT Press. Kurtz, C. F., and D. J. Snowden. 2003. The new dynamics of strategy: Sense-making in a complex and complicated world. IBM Systems Journal 42, no. 3: 462-483. Latour, Bruno. 1988. Visualisation and Cognition: Thinking with Eyes and Hands. In Knowledge and Society Studies in the Sociology of Culture Past and Present, ed. Henrika Kuklick, 6:40, 1. Jai Press. ---. 1990. Visualisation and Cognition: Drawing Things Together. Representation in scientific activity: 19-68. ---. 1999. On recalling ANT. In Actor Network Theory and After, ed. John Law and John Hassard. Oxford: Blackwell Publishers. ---. 2005. Reassembling the Social: An Introduction to Actor-Network-Theory. Oxford: University Press. Law, John. 2004. After Method: Mess in Social Science Research. London: Routledge. Law, John, and Annemarie Mol. 2002. Complexities: Social Studies of Knowledge Practices. Durham: Duke University Press.


Lewin, Roger. 1999. Complexity: Life at the Edge of Chaos. University of ChicagoPress. Lewin, Roger, Teresa Parker, and Birute Regine. 1998. Complexity theory and the organization: beyond the metaphor. Complex. 3, no. 4: 36-40. Manovich , Lev . 2001. Info-aesthetics: information and form. http://www.manovich.net/. Marzocca, Di Ottavio. 1994. La stanchezza di Atlante: Crisi dell'universalismo e geofilosofìa. Bari: Edizioni Dedalo. Nowotny, Helga. 1990. Actor-Networks vs. science as a self-organizing system: A comparative view of two constructivist approaches. In Selforganization: portrait of a scientific revolution, ed. Wolfgang Krohn, Günter Küppers, and Helga Nowotny, 270. Boston : Kluwer Academic Publisher. Okada, Alexandra, Simon Buckingham Shum, and Tony Sherborne, eds. 2008. Knowledge Cartography. London: Springer. Olson, Edwin E., and Glenda H. Eoyang. 2001. Facilitating organization change. San Francisco: Jossey-Bass / Pfeiffer. Richardson, Kurt A. 2008. Managing Complex Organizations: Complexity Thinking and the Science and Art of Management. E:CO Issue 10, no. 2. Scagnetti, Gaia, and Donato Ricci. 2007. Diagrammi generativi. Linea Grafica, no. 370 (April). Scagnetti, Gaia, Donato Ricci, Giovanni Baule, and Paolo Ciuccarelli. 2007. Reshaping communication design tools. Complex systems structural features for design tools. In IASDR07 Proceedings. Hong Kong: Sharon Poggenpohl, November 12. Shiffrin, Richard M., and Katy Börner. 2004. Mapping knowledge domains. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America 101, no. Suppl 1 (April 6): 5183-5185. doi:10.1073/pnas.0307852100. Snowden, David J., and Mary E. Boone. 2007. A leader's framework for decision making. A leader's framework for decision making. Harvard business review 85, no. 11 (November). Stacey, Ralph D., Douglas Griffin, and Patricia Shaw. 2000. Complexity and Management: Fad Or Radical Challenge to Systems Thinking? London: Routledge. Stewart, Peter. 2001. Complexity Theories, Social Theory, and the Question of Social Complexity. Philosophy of the Social Sciences 31, no. 3 (Settembre 1): 323-360. doi:ER - . Sutton, R. 1999. The Policy Process: An Overview. London: Overseas Development Institute. Venturini, Tommaso. 2008a. Piccola introduzione alla cartografia delle controversie. Etnografia e ricerca qualitativa, no. 3/2008. ---. 2008b. La cartographie de Controverses. In Actes du colloque carto 2.0. May 3. http://www.knowledge-mapping.net/blogressources/Carto2.0_Actes_print.pdf. Weiss, Gerhard, ed. 1999. Multiagent systems: a modern approach to distributed artificial intelligence. MIT Press. Yates, Frances A. 1974. The art of memory. Chicago: University of Chicago Press Chicago.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.