Per mezzo dei segni

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Conference Design in a changing world A phenomenological approach to new design tools and theories

Abstract Per Mezzo del Segno Il linguaggio visuale e diagrammatico come strumento per la generazione di consenso e traettorie nella complessità. Donato Ricci Processo decisionale, Complessità, Diagramma In un mondo che viene percepito come complesso, le capacità di visualizzazione e di rappresentazione emergono come funzionali alla necessità di orientarsi e navigare tale ambiente. L'abilità visualizzatrice è strumento imprescindibile della strategia progettuale, sia nella capacità di perimetrare il contesto di intervento di design sia nell'individuazione degli attori coinvolti e delle loro interrelazioni. La sfida che si pone è quella di riscontrare una possibile fotogenia dei mondi complessi in cui si opera, generandone delle immagini che possano essere comprensibili e condivisibili. L’agire nella complessità comporta due fondamentali riflessioni: da un lato, a partire da una descrizione del reale è necessario superare l’imprevedibilità del futuro costruendo narrazioni del possibile che non siano mai definitive e immutabili; dall’altro l’impossibilità di una conoscenza esaustiva del sistema entro il quale si opera può essere superata costruendo una strategia che permetta di fronteggiare gli elementi di discontinuità, i cambiamenti e le evoluzioni del sistema. Il design, la strategia di design, intesa come processo interpretativo e il design della comunicazione, sono discipline che si confrontano con problemi aperti, wicked problem (Rittel & Webber), ill-defined (Simon) che sono mutevoli nel tempo, con obiettivi definibili in maniera incerta e procedure per la generazione di soluzioni non strutturabili a priori. Partendo da una ricognizione analitica dei sistemi complessi, passando per la loro rappresentazione, attraverso l’individuazione dei punti critici in cui intervenire, gli strumenti di rappresentazione sono tra i pochi di cui si dispone per generare negoziazione integrativa e consenso. Queste azioni, per loro natura, manipolano intorni di senso e giocano un ruolo centrale nella messa a punto di macchine comunicative che producono significati che possono essere espressi come piattaforme condivise, valide per tutti i soggetti coinvolti nella discussione e nella modifica del sistema in cui si opera. Se le core competencies del designer sono vedere, far vedere e pre-vedere il ricorso ad immagini evocative, simboliche ed allusive, accompagnato dall'uso dell'azione verbale permette di esplorare l'ignoto facendo ricorso al noto. Inoltre, l'utilizzo di artefatti comunicativi volti alla definizione di vettori comuni di spostamento e di direzione dell'azione progettuale (diagrammi), creano dei baricentri attorno cui la discussione si

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focalizza per poter lavorare in maniera univoca e non dispersiva anche in contesti multiattoriali non coesi. La progettazione partecipata corrisponde ad un processo sociale in cui tutti, non solo gli specialisti del progetto ma anche i decisori politici e territoriali, aziende, organizzazioni e cittadini, prendono parte al gioco con diversi gradi di responsabilità e diversi livelli decisionali per la costruzione di immagini alternative di futuri possibili. Definito questo quadro interpretativo, il ruolo delle discipline progettuali consiste nella generazione di scenari che possano mutare il contesto, il contenitore di immagini e narrazioni, in cui si operano le scelte individuali e più in generale i processi decisionali. La generazione di scenari e di immagini di futuri possibili passa anche attraverso l'abilità del design della comunicazione di tradurre i modelli mentali di ogni attore in modelli visuali dei problemi da affrontare, dei cambiamenti da orientare e dei mutamenti del sistema da ottenere. In questo paper, partendo dall'analisi etimologica del termine diagramma, passando per l'interpretazione di macchina astratta che ne da Gilles Deleuze si indaga come il primo nucleo di riflessioni teoriche sviluppato dagli autori del numero 23 di ANY possa essere traslato dall'architettura alle discipline progettuali in generale e in special modo al design della comunicazione. Ciò pare possibile solo attraverso un progressivo abbandono dei linguaggi visuali classici delle attività di mapping e di resa diagrammatica, una costante ricerca che non si affida solo alla metafora topologica e geografica. Non si tratta più di rappresentare posizioni, e flussi fissi nel tempo e nello spazio quanto di restituire con un linguaggio visuale campi di mutua forza, tensioni di vario genere fra gli attori di un dato sistema. Si potrebbe affermare che non si necessita di un orientamento ma di direzioni, uno spostamento di urgenze dai movimenti alla prefigurazioni di traiettorie, dal raggiungimento di obiettivi all’immaginazione di vettori comuni di spostamento. Bibliographic references AA. VV., Managing Complexity in organizations, LISSACK M. R., GUNZ H. P., Quorum Books, Londra, 1999 ABRAMS J., HALL P., Else/where Mapping New Cartographies of Networks and Territories, University of Minnesota Design Institute, 2006. VAN BERKEL B., BOS C., Diagram work, in “Any” n°23, New York, 1998

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