9 minute read
Strategie: Heidelberg
from Italia Publishers 04/2018
by Density
L’inkjet di Heidelberg è pronto a cambiare le regole nel settore del packaging
Siamo entrati nel sito dove il colosso tedesco ha avviato la produzione in serie della sheet-fed digitale Primefire 106, presentata a drupa 2016. E abbiamo trovato una tecnologia che sembra finalmente pronta ad aggredire il mercato
di Ernesto Brambilla
Per gli addetti ai lavori, fa un certo effetto leggere “Heidelberg goes digital” tra gli intenti strategici del grande costruttore tedesco. Sebbene l’azienda che più ha fatto la storia della stampa offset guardi da tempo al mondo digitale. Già dai primi anni 2000, quando il costruttore sviluppa NexPress in partnership con Kodak – salvo poi uscire dalla collaborazione pochi anni dopo – è parso chiaro che quello digitale non ha rappresentato per Heidelberg un ramo strategico, ma piuttosto una tecnologia accessoria. Che oggi, tuttavia, è tornata di prepotenza nei piani di sviluppo del brand. C’è poi un ulteriore cambio di paradigma: per Heidelberg le stampanti digitali non sono più costosi giocattoli con cui testare le potenzialità di una tecnologia, tenendo intanto i piedi ben saldi nelle scarpe offset. Il mercato si è evoluto, ha raggiunto una maturità a lungo attesa che spinge i costruttori a realizzare piattaforme industriali anche in questo campo. Ed è proprio per cercare conferma a quell’aggettivo “industriale” che ci siamo spinti fino al cuore del gigante tedesco, a Wiesloch-Waldorf, a sud di Francoforte. Ad attenderci c’è Primefire 106, la macchina da stampa inkjet a foglio per il settore del packaging presentata a drupa 2016 e ormai sviluppata, al punto da trovarsi agli inizi della produzione in serie. In effetti un intenso vociare ha accompagnato lo sviluppo di questa macchina: azzardo o realtà? Tecnologia pronta per il mercato o ancora acerba? Abbiamo voluto toccare con mano, parlando con chi, in Heidelberg, ha sviluppato la piattaforma e con chi sta rimodellando la strategia del gruppo verso il digitale. E, naturalmente, partecipando ad alcune sessioni dimostrative su Primefire. Heidelberg, ha sviluppato la piattaforma e con chi sta rimodellando la strategia del gruppo verso il digitale. E, naturalmente, partecipando ad alcune sessioni dimostrative su Primefire.
Il partner d’elezione dei tipografi nasce 160 anni fa
Parlando di Heidelberg bisogna tenere in considerazione più di 160 anni di storia industriale. Le origini della società ci portano indietro al 1850, quando Andreas Hamm fondò una fabbrica di macchinari a Frankenthal, poi trasferitasi nella cittadina di Heidelberg. È negli anni ‘60 del Novecento che si costruisce l’identità che oggi conosciamo. In azienda si abbandona definitivamente la stampa tipografica per buttarsi nell’offset. Heidelberg diventerà in breve tempo il faro di moltissimi stampatori commerciali in tutta Europa, anche e soprattutto grazie al successo di modelli divenuti pezzi di storia dell’industria del printing. Nel 2013, all’annuncio dello stop della produzione della Printmaster GTO 52, si contavano 106.000 macchine di questo modello vendute in tutto il mondo. Una fortuna, quella della Printmaster, che durava dal 1972. Negli anni, tra sforzi di innovazione, acquisizioni strategiche e avvio della produzione di macchine di finitura, Heidelberg ha consolidato la sua leadership ed è diventato un marchio globale. Oggi può vantare una quota di mercato pari al 40%, con vendite consolidate per 2,5 miliardi di euro (dati 2016), il 30% dei quali in Paesi emergenti. L’azienda serve 170 Paesi con 250 unità locali e ha più di 11.000 dipendenti.
I tre pilastri dell’offerta
Oggi l’offerta di Heidelberg è suddivisa in tre segmenti: macchinari, consumabili, servizi. Gli ultimi due, come tiene a spiegarci il management team durante il nostro incontro, non sono affatto subordinati al primo. Heidelberg punta all’espansione delle vendite di consumabili, con piena consapevolezza della loro importanza, almeno pari a quella dell’hardware. Nel campo dei servizi è stato sviluppato un portfolio che comprende sia i servizi tecnici, sia quelli legati allo sviluppo delle performance (dal training al color management, dall’ottimizzazione alla pianificazione degli investimenti). L’obiettivo, oggi, è sfruttare al massimo l’ingente mole di dati provenienti dalle oltre 10.000 macchine installate in tutto il mondo. Quello che l’azienda ha denominato Heidelberg Cloud è lo spazio virtuale in cui questa enorme massa di dati incontra i sistemi di elaborazione. Una piattaforma che rende accessibile tutta la conoscenza acquisita a oltre 3.000 tecnici, che erogano i servizi di sviluppo delle performance. Infine, sul lato macchinari, troviamo una Heidelberg convinta di poter dire la sua nel campo del digitale. Pur continuando a consolidare l’offerta tecnologica nella stampa a foglio, da sempre il mercato di riferimento del costruttore tedesco. Nessuno, insomma, si sognerebbe mai di mettere in dubbio il futuro della famiglia Speedmaster. Negli anni, tuttavia, Heidelberg si è ritagliata uno spazio nel digitale con i modelli Versafire, per la stampa commerciale, e Labelfire, per la stampa in bobina di etichette, quest’ultima sotto l’egida della leggendaria Gallus. I due segmenti strategici individuati dal management come aree di possibile espansione sono proprio quello delle etichette e quello del packaging, dove il digitale trova un terreno più che mai fertile. Del resto sono gli stessi stampatori, i clienti di Heidelberg, a vedere in questi mercati interessanti opportunità di crescita. Per servire al meglio l’esplosivo mercato dal packaging, Heidelberg ha infine sviluppato Primefire 106.
Non prove e prototipi, ma vere tirature digitali
Viene il momento di fare sul serio: andiamo a mettere gli occhi sulla macchina. Per raggiungerla dobbiamo attraversare parte della cittadella industriale di Wiesloch- Waldorf, storico sito produttivo di Heidelberg a pochi chilometri dall’omonima località, sede del gruppo. Qui lavorano circa 4.000 persone e sono stati allestiti due centri dimostrativi. Uno dedicato alla stampa commerciale e uno al packaging. Ricreano un ambiente produttivo completo, che include anche tecnologie offset e sistemi di finitura. «Non sono vetrine per i media e i clienti – ci spiega il product manager Bernhard Schaaf mentre ci introduce nel gigantesco padiglione del packaging – ma vere e proprie unità produttive dove eseguiamo dimostrazioni su tirature medie e alte. I nostri clienti chiedono sempre più spesso di poter eseguire veri test di produzione delle loro commesse. Vogliono vedere i risultati, acquisire competenze e sentirsi rassicurati». Qui i visitatori possono testare le funzionalità del software, confrontare i risultati di stampa su diversi materiali, misurare la produttività effettiva della tecnologia, valutare le peculiarità dell’intero processo, effettuare comparazioni con produzioni realizzate in offset. Primefire 106 è in funzione quando la raggiungiamo e assistiamo a una produzione di prova per un importante gruppo cartotecnico europeo.
Meccanica raffinata per massima precisione e sicurezza
Il cuore della macchina è l’engine di stampa inkjet, condizionato e isolato dall’ambiente esterno. Vedere in funzione l’imponente tamburo centrale, che accompagna in totale sicurezza i fogli in formato B1 lungo il percorso di stampa, dà un’impressione di grande solidità e affidabilità. Le sette barre ospitano ciascuna 25 teste inkjet industriali. È la tecnologia drop-on-demand Samba di Fujifilm, con goccia variabile. All’avvio della stampa le barre si spostano dalla posizione di standby e si collocano sopra il cilindro che movimenta il supporto. «Le teste sono a meno di un millimetro dal foglio durante la stampa – ci spiega Bernhard Schaaf – per questo il suo posizionamento deve essere perfetto e sicuro. Un foglio danneggiato, infatti, potrebbe toccare le teste e causare problemi. Per questo abbiamo installato un sensore che individua eventuali irregolarità nei supporti: in quel caso la stampa si ferma e tutte le barre si spostano in posizione di sicurezza». Anche le operazioni di normale pulizia sono automatizzate. Ogni 2.000 fogli stampati ha luogo un cleaning automatico dell’engine di stampa. «Gli inchiostri sono a base acqua – spiega ancora il product manager – quindi dopo la stampa necessitano di una fase di asciugatura in una drying unit derivante anch’essa dalla Speedmaster».
Un occhio attento alle esigenze dei brand e del web-to-pack
A impressionarci positivamente, una volta di più, ci sono i bancali di stampati in coda a Primefire 106. Ogni singolo foglio analizzato ci parla della qualità di stampa estrema che Heidelberg è riuscita ad ottenere con questa tecnologia. Il vero valore della macchina, però, sta nell’asservire un tale potenziale alle esigenze degli stampatori. Per chi è pensata? Chi potrà trarre massimo vantaggio da Primefire? «Il suo terreno è quello delle tirature basse, sotto i 3.000 fogli per commessa – conclude Schaaf, «soprattutto laddove vi sono esigenze di personalizzazione e dati variabili. Pensiamo al packaging per l’industria farmaceutica, per quella cosmetica e per tutti i lavori in cui il design varia su ogni singola scatola prodotta. Primefire si adatta bene anche alla produzione di materiali per il punto vendita, ma strizza soprattutto l’occhio agli stampatori interessati al webto-pack, con scatole personalizzate in tirature medio-piccole». Un futuro non troppo lontano, come possiamo testimoniare grazie alla fugace occhiata che ci viene concessa da Bernhard Schaaf nell’area alle spalle del Print Media Center. Oltre la parete c’è lo stabilimento di produzione. Qui abbiamo potuto intravedere almeno quattro Primefire 106 in costruzione, giunte alle ultime fasi di assemblaggio. Si tratta di macchine pronte per i test o per il viaggio verso il sito di destinazione. «La capacità produttiva è già satura per tutto il 2019», conferma il nostro accompagnatore.
Intervista a Kerstin Haase
Head of Packaging Segment, Customer Segment Management presso Heidelberg
Cosa ha indotto Heidelberg ad alzare la posta sul fronte del digitale?
Heidelberg è da sempre un’azienda guidata dalla tecnologia e focalizzata sulla produzione. Eppure lo sviluppo di macchine digitali non è il nostro unico obiettivo oggi: in parallelo vogliamo sfruttare le potenzialità del software e dei sistemi di raccolta e analisi dei dati, perché in questo modo possiamo sviluppare un’offerta di servizi di alto valore per i nostri clienti nel commercial printing e nel packaging, interessati anzitutto a migliorare performance ed efficienza. Questo è forse il tema chiave della rivoluzione digitale.
Quali trend ritenete stiano guidando il mercato?
La stampa è ormai una commodity, qualcosa che si ordina su Internet con tempi di consegna rapidissimi. Le singole commesse sono sempre più piccole e impongono grande flessibilità allo stampatore, che deve garantire qualità e reattività nelle consegne. Parallelamente, le normative ambientali si fanno sempre più restrittive. Nei Paesi emergenti c’è ancora poca specializzazione, con una notevole presenza di operatori generalisti, ma i brand internazionali pretendono di interfacciarsi con fornitori locali che possano garantire standard qualitativi omogenei in ogni parte del pianeta.
Primefire 106 è pensata per l’industria del packaging: quanto è grande la potenzialità di questo mercato?
Quello del packaging è un mercato in crescita e comprende diverse famiglie di prodotto. Dopo lo sviluppo della gamma Labelfire per la stampa inkjet di etichette in bobina, ci stiamo concentrando sugli astucci in cartone teso. Stando alle nostre previsioni, il mercato dovrebbe raggiungere i 95 miliardi di euro di valore nel 2022. Qui la stampa digitale apre nuove opportunità e anzi possiamo dire che sta già favorendo la nascita di nuovi modelli di business, come il web-to-pack.
Non solo un prodotto – Primefire 106 – ma anche servizi: su cosa si basa l’offerta di Heidelberg per il settore del packaging?
Oltre a spingere il digitale come facilitatore di nuove opportunità di business – pensiamo a scatole personalizzate o estrema variabilizzazione delle grafiche – stiamo investendo nella digitalizzazione del workflow, con lo studio di sistemi di trasferimento delle informazioni “machine-to-machine”, e nella creazione di strumenti che aiutino la gestione del business da parte del cliente, come Heidelberg Assistant. È il nostro servizio di supporto tecnico: il cliente accede al suo profilo e trova tutti i dati relativi alla manutenzione delle sue macchine, incluso un programma di manutenzione preventiva basato sull’incrocio dei dati, l’analisi delle performance e la connessione all’e-shop per l’acquisto dei consumabili. Crediamo poi nello sviluppo di modelli di subscription, che danno grande flessibilità al cliente nei suoi processi di sviluppo del business.
Di cosa si tratta?
È un contratto “pay-per-use”, per mezzo del quale Heidelberg fornisce macchine, software, consumabili e servizi di consulenza e di training, a fronte del pagamento di un canone in parte fisso e in parte variabile, legato ai volumi. È una formula che semplifica l’esperienza d’acquisto del cliente: gli consente di concentrarsi sul suo business e sulla sua produttività, e di avere comunque tutta l’assistenza di cui necessita.