Manuale corretta manutenzione

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La corretta conservazione dei dispositivi medici odontoiatrici. Come prevenire il rischio di contaminazione biologica e risolvere il problema delle avarie meccaniche.



Indice Introduzione ..................................................................................................................................................5

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Rischio infettivo .......................................................................................................................................... 6 Analisi del rischio ........................................................................................................................................7 Prevenzione e protezione ................................................................................................................... 8 Concetto di sterilizzazione ................................................................................................................. 9 Protocollo operativo (ISPESL) ........................................................................................................ 10 Processo di conservazione .............................................................................................................. 14 Fasi operative...............................................................................................................................................15 Contrangoli chirurgici smontabili ............................................................................................17 Micromotori chirurgici...................................................................................................................... 18 Sbiancatore ad aria Prophy-Jet Chrono...............................................................................19 Manipolo per ablazione.................................................................................................................. 20

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Problemi comuni – Soluzioni............................................................................................................21



Introduzione Lo studio odontoiatrico è da considerarsi ambiente lavorativo ad alto rischio biologico considerata la possibilità di trasmissione infettiva. La concentrazione di materiale contaminato, unitamente all’alto numero di persone transitanti, determina un’elevata frequenza di esposizione tale da indurre a stabilire e seguire delle linee guida di azione per garantire i massimi livelli di sicurezza per i pazienti e per gli operatori coinvolti. La sicurezza e la qualità delle cure dipendono dal rispetto delle normative e linee guida accreditate, dei rigorosi protocolli e procedure operative pianificate, incluse quelle rivolte ad una corretta comunicazione e manutenzione. Obiettivo di questo documento è quello di fornire un quadro generale sulle corrette procedure di conservazione degli strumenti odontoiatrici in quanto la diffusa conoscenza dei comportamenti e la corretta e costante esecuzione delle procedure operative rappresentano il principale strumento di prevenzione delle possibili complicanze infettive e la miglior cura per la durata dei dispositivi. L’informazione e la formazione sono processi di educazione sanitaria che permettono di capire al meglio le procedure svolte e i rischi ad esse connesse. Il presente manuale è rivolto agli operatori tecnici che, nell’ambito delle proprie competenze, svolgono quotidianamente l’attività di disinfezione e sterilizzazione.

“Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente.” Art. 14 - Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico. Codice di deontologia medica. 5


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Rischio infettivo Lo studio odontoiatrico è particolarmente esposto ad agenti patogeni (microrganismi, virus, batteri), veicolati dall’alto numero di persone transitanti e dall’utilizzo di materiali facilmente contaminanti, diventando così un ambiente a rischio di contaminazione microbica e infezione. Il rischio derivante dall’esposizione ad agenti biologici è determinato da diversi fattori:

1. Fattori individuali Fattori legati alle caratteristiche dell’individuo in grado di condizionare i comportamenti preventivi verso il rischio biologico.

2. Fattori ambientali Fattori legati alle caratteristiche fisiche dell’ambiente in cui si opera.

3. Fattori organizzativi Fattori legati alle procedure e metodiche lavorative.

Le modalità di trasmissione dei microrganismi sono rappresentate dalla saliva, dal sangue e dall’aerosol. L’utilizzo di strumenti rotanti che prevedono l’acqua come mezzo di raffreddamento favorisce la produzione di aerosol microbico, particelle di dimensioni tali (≤ 50μm) da penetrare nelle vie respiratorie e insediarvisi. Questa nube investe direttamente l’operatore, l’assistente e il paziente, inquinando anche l’ambiente circostante. La maggior parte dei microrganismi contenuti negli aerosol appartengono alla flora del cavo orale e possono determinare la trasmissione di malattie virali, irritazione alle vie aeree, infezioni dermatologiche. Oltre all’aerosol, un’altra fonte di contaminazione biologica è rappresentata dal contatto diretto con sangue e fluidi biologici ematici. Tutto lo strumentario può essere considerato un veicolo di trasmissione di microrganismi. Turbine, contrangoli, micromotori, classificati come dispositivi medici riutilizzabili (DMR), vengono contaminati sia esternamente che internamente da sangue e fluidi che, se non correttamente trattati, verranno riespulsi durante l’uso sul paziente successivo. Tutto ciò comporta inevitabilmente l’esposizione a molteplici rischi di natura professionale in termini di sicurezza e di salute, sia per il personale che per il paziente, dando vita ad una possibile “infezione crociata”. Questa possibile trasmissione di infezione instaura un pericoloso effetto a catena tra paziente infetto e paziente (contagio indiretto) o tra operatore infetto e paziente (contagio diretto) e viceversa (contagio diretto o indiretto).

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Analisi del rischio Ogni paziente deve essere considerato come potenziale portatore di una malattia infettiva trasmissibile (concetto di precauzione universale), mantenendo quindi un livello di attenzione costante e adottando sempre le norme preventive di igiene. Per poter programmare interventi efficaci è opportuno classificare preventivamente gli oggetti da sottoporre a trattamento ed è necessario conoscere il rischio di infezione associato a ciascun articolo. In base alla classificazione proposta nel 1970 da Spaulding, tuttora riconosciuta valida a livello internazionale, i dispositivi medici si possono classificare in 3 categorie:

1. Articoli critici Strumenti che vengono a contatto o penetrano la cute o le mucose lese e i tessuti del paziente (ad esempio, strumentario chirurgico, aghi, frese e strumenti canalari). Se contaminati da qualsiasi tipo di microrganismo, questi articoli possono facilmente trasmettere infezioni. Per questi strumenti la procedura igienica indicata necessaria è la sterilizzazione.

2. Articoli semicritici Strumenti che possono venire a contatto con le mucose ma non penetrano nei tessuti sterili del corpo (ad esempio, specchietti, portaimpronte). Le mucose integre rappresentano una barriera per le spore ma sono permeabili ai virus e ai microrganismi. Per questi strumenti è indicata la sterilizzazione o la disinfezione ad alto livello.

3. Articoli non critici Strumenti che entrano in contatto solo con la cute integra, a basso rischio di trasmissione anche se potenzialmente in grado di veicolare germi multi resistenti. Questa tipologia di articoli non pone importanti problemi di rischio infettivo e quindi il loro trattamento può essere limitato ad una procedura di detersione o disinfezione di basso livello. Classificazione

Livello di rischio

Procedura decontaminazione

Articolo critico

Alto

Classificazione

Medio Articolo semicritico

(contatto con mucose integre)

Alto

(contatto con mucose integre)

Articolo non critico

Classificazione

Sterilizzazione o disinfezione di alto livello Disinfezione di basso livello Detersione

Classificazione dispisitivi medici - Spaulding

Risulta possibile che lo stesso dispositivo medico possa appartenere a più classi di rischio in base alle diverse applicazioni di utilizzo. Quindi è importante sottolineare che il livello di rischio e la conseguente attenzione richiesta può modificarsi in funzione della tipologia del paziente (scheda clinica di anamnesi) e del suo utilizzo. 7


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Prevenzione e protezione Dopo aver individuato i rischi presenti nello studio odontoiatrico occorre adottare mirate misure di prevenzione e protezione. Obiettivo primario è l’eliminazione dei rischi in origine e, in caso questo non sia possibile, cercare di ridurli al minimo. Le principali misure di prevenzione e protezione riguardano:

1. Formazione del personale Tutti gli operatori devono essere informati sul rischio biologico presente nell’ambiente di lavoro attraverso la pianificazione e formalizzazione dei protocolli da seguire.

2. Progettazione di uno spazio operativo Le attività di sterilizzazione devono essere svolte in ambienti separati da quelli destinati all’attività operativa vera e propria.

3. Adozione di idonee barriere di protezione Utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI). Ogni DPI ha una propria destinazione d’uso e deve essere “adeguato ai rischi da prevenire” (D-Lgs 81/2008). A titolo esemplificativo, tra i DPI di riferimento vi sono i guanti monouso, le mascherine di protezione, i camici, etc.

4. Disinfezione dello studio Alcune superfici, quali piano di lavoro, maniglia della lampada riunito, vengono facilmente contaminate da aerosol o per contatto con altre attrezzature contaminate. Queste superfici devono quindi essere considerate come semicritiche e di conseguenza essere trattate come tali tra un paziente e l’altro.

5. Disinfezione e sterilizzazione dello strumentario Queste procedure riguardano i dispositivi medici riutilizzabili (DMR) che, come tali, devono essere trattati come monopaziente. Queste procedure si identificano come misure di prevenzione di tipo collettivo volte all’inibizione, distruzione e rimozione dei microrganismi patogeni.

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Concetto di sterilizzazione Per sterilizzazione si intende qualsiasi processo, fisico o chimico, che porta alla distruzione di tutte le forme di microrganismi viventi, comprese le spore. Sulla base della normativa europea UNI EN 556-1, per dichiarare un prodotto sterile si deve avere la probabilità che al massimo un prodotto non sia sterile su 1 milione di prodotti sterilizzati. Il processo di sterilizzazione deve essere compatibile con le caratteristiche del dispositivo in oggetto; quindi occorre prevedere cicli e procedure finalizzate al materiale e all’uso del materiale stesso. L’obbligo di sterilizzazione è imposto specificatamente agli odontoiatri dal D.M. 28/09/1990 del Ministero della Sanità in tema di “Norme di protezione dal contagio professionale da HIV” che dichiara: “È obbligo sterilizzare gli strumenti, i manipoli, gli ablatori ad ultrasuoni, le siringhe aria/acqua, le frese e qualsiasi altro strumento che venga a contatto con le mucose, se riutilizzabile, dopo l’utilizzo su ciascun paziente”. Sulla base di ciò, l’ISPESL* ha stabilito delle linee guida sull’attività di sterilizzazione allo scopo di garantire la tutela della salute personale e pianificare gli interventi. Definendo la sterilizzazione come un processo che si compone di singole fasi e attività regolamentate, è importante sottolineare la rilevanza di ogni passaggio. È sufficiente non garantire una sola di queste fasi per compromettere l’intero processo ed esporre a potenziali rischi sia il paziente che l’operatore. Solo il rigoroso rispetto delle fasi precedenti la sterilizzazione garantisce una carica microbica iniziale bassa e di conseguenza, la probabilità di uccidere tutti i microrganismi presenti aumenta significativamente. Il processo di sterilizzazione inizia dal momento della decontaminazione in quanto la presenza di residui organici costituisce una vera interferenza al processo stesso.

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ISPESL - Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro − Linee guida sull’attività di sterilizzazione quale protezione collettiva da agenti biologici per l’operatore nelle strutture sanitarie 9


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Protocollo operativo (ISPESL) Le fasi del ciclo Fasi del processo di sterilizzazione

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4. Le linee guida riportate devono costituire un modo automatico di pensare e di agire, ai fini di aumentare la qualità igienica e salvaguardare la salute dei paziente e degli operatori. Questo rappresenta un modello di azione generale sulla base del quale vengono create specifiche procedure nel rispetto della professione e degli strumenti coinvolti. Consultare p.15-20 per le procedure pratiche legate all’attività odontoiatrica. 10


1. Raccolta L’esposizione ad agenti biologici inizia con la raccolta dei materiali utilizzati in quanto contaminati o potenzialmente contaminati. Si tratta di una fase delicata che prevede il rischio per l’operatore, se non si pone la dovuta attenzione, di incorrere in incidenti (punture e tagli) e conseguenti possibili infezioni. Durante questa fase, si raccomanda l’utilizzo degli appositi dispositivi di protezione individuale (DPI) ed il loro corretto smaltimento.

2. Decontaminazione La decontaminazione è un obbligo di legge in quanto misura di sicurezza collettiva verso l’operatore e verso il paziente poiché serve ad abbattere la carica batterica. Per decontaminazione si intende la procedura volta a ridurre la carica microbica presente sul dispositivo (escluse le spore), evitando rischi di infezione per gli operatori. La decontaminazione deve essere effettuata subito dopo l’uso e aiuta a rimuove la maggior parte dei microrganismi patogeni e il materiale estraneo, rendendolo sicuro per la manipolazione. La decontaminazione può essere effettuata con modalità manuale con apposite soluzioni chimiche oppure automatica. Questa fase non sostituisce in alcun modo il processo di sterilizzazione ma rappresenta la prima fase del processo di conservazione. L’attività di decontaminazione contempla quindi un’attività di disinfezione di diverso livello. Accertarsi che il liquido utilizzato sia compatibile con i materiali trattati.

3. Detersione A seguito delle decontaminazione manuale, gli strumenti devono essere sottoposti ad una procedura di lavaggio che garantisce la rimozione di residui organici ed inorganici e di conseguenza, anche di microrganismi, garantendo una riduzione qualitativa e quantitativa della contaminazione microbica (bioburden). È una fase fondamentale in quanto se non eseguita correttamente, tali residui possono incrostarsi sullo strumento stesso, danneggiandolo e non garantendo la corretta sterilizzazione. Uno strumento non pulito non garantisce il raggiungimento della sterilità, anche se sottoposto a sterilizzazione. La detersione dei dispositivi medici riutilizzabili può avvenire con modalità manuale, automatica o a ultrasuoni.

Lavaggio manuale Il lavaggio manuale è influenzato da diverse variabili, pertanto è da preferire dove possibile, il lavaggio automatico. La tecnologia moderna ha messo a disposizione apparecchiature automatiche, quali macchine termodisinfettatrici o a ultrasuoni, capaci di garantire un buon risultato con un basso rischio di infortuni per gli operatori addetti.

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Dopo la fase di immersione, gli strumenti vanno spazzolati con strumenti dedicati e idonei sia per composizione che per forma (es. scovolini). Tutti gli strumenti utilizzati nella fase di lavaggio, se riutilizzabili, devono essere lavati, sterilizzati o disinfettati ad alto livello onde evitare la contaminazione aggiuntiva.

Lavaggio automatico Consiste nell’utilizzo di macchine lavastrumenti, termodisinfettatrici, che presentano cicli di lavaggio impostati in conformità alla normativa UNI EN ISO 15883 che prevede i seguenti passaggi: prelavaggio con acqua fredda, lavaggio con acqua calda e detergente, neutralizzazione, risciacquo, disinfezione, asciugatura. Vi sono diversi cicli di lavaggio in base al materiale da trattare.

Lavaggio ad ultrasuoni Il lavaggio ad ultrasuoni avviene attraverso un principio fisico chiamato cavitazione ultrasonica, garantendo un’efficace pulizia e disincrostazione dello strumento. Il bagno a ultrasuoni avviene in apposite vasche riempite con soluzione detergente mantenuta a temperatura costante (tra 40 ° e 50 °C), nelle quali vengono immerse delle griglie con gli strumenti. Gli strumenti vanno immersi completamente, aperti o smontati, appoggiati al cestello e non a diretto contatto con la vasca. Immergere strumenti omogenei tra loro e senza sovrapporli. La soluzione detergente può essere utilizzata più volte ma deve essere sostituita ogni volta che risulta visibilmente sporca e comunque ogni 24 ore. Una volta terminato il trattamento ad ultrasuoni, occorre procedere con la pulizia manuale: la rimozione dello sporco deve avvenire tramite spazzole o scovolini avendo cura di smontare, quando possibile, gli strumenti complessi per raggiungere tutte le parti, anche quelle più difficili da pulire.

4. Risciacquo e asciugatura Dopo le procedure di lavaggio, manuale o a ultrasuoni, è fondamentale attuare un’operazione di risciacquo con acqua corrente, allo scopo di rimuovere ogni traccia di detergente del dispositivo medico. Il mancato risciacquo e un’asciugatura non corretta possono comportare la corrosione e/o ossidazione degli strumenti. L’asciugatura deve essere eseguita preferibilmente con pistole ad aria compressa o tramite apposite apparecchiature. In alternativa, l’asciugatura manuale, può essere eseguita con panni di carta o tela, pur non assicurando risultati ottimali.

5. Controllo e manutenzione Prima del confezionamento è opportuno procedere ad un accurato controllo dello strumentario, allo scopo di valutarne lo stato di usura, evidenziarne gli eventuali difetti o rotture, verificarne la corretta funzionalità. Inoltre, è opportuno controllare che sugli strumenti non siano rimasti residui di materiali. In tal caso si dovrà effettuare un ulteriore intervento di pulizia.

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Sempre durante questa fase si effettua la lubrificazione degli strumenti articolati o rotanti mediante appositi oli lubrificanti idrosolubili. La lubrificazione automatica in apposite apparecchiature ottimizza il processo.

6. Confezionamento Il confezionamento ha la funzione di mantenere la sterilità dei dispositivi fino al momento del loro utilizzo. La confezione deve quindi isolare il dispositivo dalla contaminazione ambientale e proteggerlo dall’esposizione di eventi critici, attraverso un sistema di imballaggio. Uno strumento imbustato a seguito del processo di sterilizzazione è da considerarsi sterilizzato, non sterile. I materiali da imballaggio devono essere permeabili all’agente sterilizzante, mantenere la sterilità, essere resistentI all’umidità (sterilbuste carta-polimero e carta-medicale).

7. Sterilizzazione La scelta del metodo di sterilizzazione avviene solo tenendo conto delle indicazioni del fabbricante del dispositivo da trattare e/o del fabbricante della sterilizzatrice. Le indicazioni riguardano la scelta del metodo, la temperatura e la possibilità di riprocessazione. L’agente sterilizzante più conosciuto e maggiormente impiegato è il calore, in particolare il calore umido sotto forma di vapore saturo, sottoposto a pressione per raggiungere temperature superiori ai 100°C. Esistono 3 categorie di autoclavi in funzione del tipo di materiale da sterilizzare. In odontoiatria, l’autoclave di riferimento per la sterilizzazione di turbine e manipoli è quella di “Classe B” in quanto, grazie all’efficacia del vuoto frazionato, penetra nei fori ed annienta la carica microbiologica. Classe B

Strumenti imbustati e non,strumenti solidi e cavi di tipo A (turbine, manipoli e dispositivi con fori ciechi o di piccole dimensioni) e B (cannule e tubi con passaggi considerevoli) e prodotti porosi.

Classe S

Strumenti cavi di tipo B, piccoli strumenti porosi e solidi imbustati e non.

Classe N

Strumenti solidi non imbustati.

Classificazione autoclavi

Tracciabilità e stoccaggio Questa procedura consente di ricostruire con facilità e precisione tutte le fasi dell’avvenuto processo di sterilizzazione, mediante registrazione su supporto cartaceo e/o informatico. Tutte le confezioni sottoposte a sterilizzazione e precedenti cicli indicati devono riportare un numero di lotto di sterilizzazione e la data di scadenza. Queste confezioni devono essere conservate integre. La durata dello stato di sterilità varia da materiale a materiale. È buona norma non superare i 30 giorni, partendo dalla data di sterilizzazione riportata sull’etichetta della confezione. 13


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Processo di conservazione Nell’insieme delle indicazioni di prevenzione nell’ambito del rischio biologico, particolare importanza rivestono le misure di decontaminazione, disinfezione e sterilizzazione. Queste procedure permettono la corretta “Conservazione” dei dispositivi medici riutilizzabili odontoiatrici. Questo termine indica un insieme di procedure operative volte alla corretta manutenzione e igienizzazione. Il concetto di conservazione rappresenta una visione innovativa del trattamento della strumentazione agendo contemporaneamente sui guasti meccanici e sui rischi di contrarre infezioni. Una corretta manutenzione della strumentazione dinamica (manipoli, contrangoli, turbine) garantisce il corretto funzionamento ed una prolungata durata nel tempo, oltre ad assicurare la riduzione del rischio di complicanze successive sui pazienti. Bastano semplici abitudini per migliorare l’efficienza e l’operatività dei prodotti: gesti semplici ma efficaci se fatti quotidianamente e correttamente.

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Fasi operative Turbine e Contrangoli 1. Preparazione Rimuovere il contrangolo o la turbina rispettivamente dal motore o dall’attacco e togliere la fresa dal mandrino. Rimuovere tutte le contaminazioni organiche visibili con un panno di carta.

2. Decontaminazione e disinfezione esterna* Trattare la superficie esterna dello strumento con una soluzione adeguata a svolgere la doppia funzione di decontaminazione e disinfezione. Non spruzzare tale soluzione direttamente sulla superficie esterna onde evitare di danneggiarne l’integrità, ma usare un panno o le apposite salviettine pronte all’uso.

3. Decontaminazione e disinfezione interna* Procedere quindi alla decontaminazione intensiva delle canalizzazioni e meccaniche interne dello strumento utilizzando i prodotti di conservazione igienica EMDSystem® (WL-clean, WL-cid, WL-dry). Inserire lo strumento in un’apposita busta assorbente e procedere al trattamento nel rispetto dell’ordine riportato.

TURBINA 1. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per turbine in base al tipo di attacco posseduto su WL-clean, agitare e irrorare con 3 pressioni di 2 secondi ciascuna lasciando agire per 1 minuto. 2. Montare l’adattore settoriale anello rosso per turbine su WL-cid, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi lasciando agire per altri 3 secondi. 3. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per turbine su WL-dry, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi.

CONTRANGOLO 1. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per contrangolo in base al tipo di attacco posseduto su WL-clean, agitare e irrorare con 3 pressioni di 2 secondi ciascuna lasciando agire per 1 minuto. 2. Montare l’adattore settoriale anello rosso per contrangolo su WL-cid, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi lasciando agire per altri 3 secondi. 3. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per contrangolo su WL-dry, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi.

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4. Manutenzione Fase essenziale da effettuare dopo ogni utilizzo. Sempre utilizzando un’apposita busta assorbente, spruzzare all’interno dello strumento l’olio lubrificante. Procedere nello stesso modo anche alla lubrificazione del mandrino. Utilizzare sempre gli appositi adattatori.

5. Sterilizzazione Per le indicazioni su tempistiche e modalità di sterilizzazione consultare il manuale d’uso dell’apparecchiatura in dotazione. Si ricorda che tutti i manipoli Chrono sono autoclavabili fino a 135°C.

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Contrangoli chirurgici smontabili* 1. Preparazione Rimuovere il manipolo dal motore e togliere la fresa, l’ugello di riempimento dell’acqua interno e il supporto del tubo. Rimuovere tutte le contaminazioni organiche visibili con un panno di carta.

2. Decontaminazione e disinfezione esterna Trattare la superficie esterna dello strumento con una soluzione adeguata a svolgere la doppia funzione di decontaminazione e disinfezione. Non spruzzare tale soluzione direttamente sulla superficie esterna onde evitare di danneggiarne l’integrità, ma usare un panno o le apposite salviettine pronte all’uso. Lubrificare immediatamente ed imbustare.

3. Decontaminazione e disinfezione interna Procedere quindi alla decontaminazione intensiva delle meccaniche interne dello strumento utilizzando i prodotti di conservazione igienica EMDSystem® (WL-clean, WL-cid, WL-dry). Inserire lo strumento in un’apposita busta assorbente e procedere al trattamento nel rispetto dell’ordine riportato. 1. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per contrangolo in base al tipo di attacco posseduto su WL-clean, agitare e irrorare con 3 pressioni di 2 secondi ciascuna lasciando agire per 1 minuto. 2. Montare l’adattore settoriale anello rosso per contrangolo su WL-cid, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi lasciando agire per altri 3 secondi. 3. Montare l’adattatore settoriale anello rosso per contrangolo su WL-dry, agitare e irrorare con 1 pressione di 3 secondi.

4. Manutenzione Fase essenziale da effettuare dopo ogni utilizzo. Sempre utilizzando un’apposita busta assorbente o un panno, spruzzare all’interno dello strumento l’olio lubrificante. Procedere nello stesso modo anche alla lubrificazione del mandrino. Utilizzare sempre gli appositi adattatori.

5. Sterilizzazione Per le indicazioni su tempistiche e modalità della sterilizzazione consultare il manuale d’uso. Si ricorda che tutti i contrangoli chirurgici Chrono sono autoclavabili fino a 135°C.

* Per i contrangoli chirurgici NON smontabili seguire le procedure indicate per Turbine e Contrangoli. 17


Micromotori chirurgici 1. Preparazione Inserire il tappo di protezione sull’attacco del micromotore. Non scollegare il cordone.

2. Decontaminazione e disinfezione Trattare unicamente la superficie esterna del micromotore con una soluzione adeguata a svolgere la doppia funzione di decontaminazione e disinfezione. Non spruzzare tale soluzione direttamente sulla superficie esterna onde evitare di danneggiarne l’integrità, ma usare un panno o le apposite salviettine pronte all’uso.

3. Manutenzione I micromotori chirurgici non richiedono un processo di lubrificazione.

4. Sterilizzazione Per le indicazioni su tempistiche e modalità della sterilizzazione consultare il manuale d’uso. Non introdurre nell’autoclave altri strumenti quando si procede alla sterilizzazione del micromotore per favorire la corretta e completa asciugatura dell’umidità che si crea all’interno della busta.

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Sbiancatore ad aria Prophy-Jet Chrono 1. Preparazione Dopo aver rimosso la polvere dal serbatoio, azionare brevemente il manipolo solo con aria per rimuovere la polvere dal beccuccio e con un getto di aria compressa soffiare via la polvere rimasta nel serbatoio.

2. Decontaminazione e disinfezione Trattare la superficie esterna dello strumento con una soluzione adeguata a svolgere la doppia funzione di decontaminazione e disinfezione. Non spruzzare tale soluzione direttamente sulla superficie esterna onde evitare di danneggiarne l’integrità, ma usare un panno o le apposite salviettine pronte all’uso. Rimuovere il tubo flessibile dal contenitore della polvere e facendo scorrere l’anello di connessione, rimuovere anche il manipolo. Inserire sul beccuccio del puntale la chiave in dotazione e allentare il puntale stesso prima di rimuoverlo dal manipolo. Connettere all’attacco il beccuccio sfiatatoio, collegare quindi tale beccuccio al giunto del manipolo e far funzionare il dispositivo con un getto di aria a vuoto. Sono disponibili beccucci sfiatatoi anche per attacchi di altre marche. Allo stesso modo applicare il beccuccio sfiatatoio al puntale e far funzionare il dispositivo a vuoto per qualche secondo. Usando lo spazzolino fornito in dotazione pulire bene la zona interna dell’attacco del manipolo e quella dell’O-Ring del serbatoio della polvere (qualora sull’O-Ring si sia depositata della polvere è necessario rimuoverla e pulire bene sia l’O-Ring che le scanalature circostanti). Smontare il coperchio del contenitore della polvere ed estrarre la guarnizione di gomma; lavare il tutto sotto acqua corrente e, dopo aver asciugato con aria compressa, rimontare il tutto. Per una pulizia ottimale pulire tutti gli ugelli utilizzando il filo metallico in dotazione.

3. Manutenzione Asciugare la sezione O-Ring del serbatoio e applicare 1-2 gocce di olio per turbine in dotazione distribuendo con le dita il prodotto in maniera uniforme.

4. Sterilizzazione Per le indicazioni su tempistiche e modalità della sterilizzazione consultare il manuale d’uso. Si ricorda che il manipolo del Prophy-Jet Chrono è autoclavabile fino a 135°C. Serbatoio per la polvere e relativo tappo non sono autoclavabili.

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Manipolo per ablazione 1. Preparazione Rimuovere il manipolo per ablazione dal cordone ed estrarre la punta, quindi portare lo strumento in un’apposita area di decontaminazione. Rimuovere tutte le contaminazioni organiche visibili con un panno di carta.

2. Decontaminazione e disinfezione Trattare la superficie esterna dello strumento con una soluzione adeguata a svolgere la doppia funzione di decontaminazione e disinfezione. Non spruzzare tale soluzione direttamente sulla superficie esterna onde evitare di danneggiarne l’integrità, ma usare un panno o le apposite salviettine pronte all’uso.

3. Sterilizzazione Per le indicazioni su tempistiche e modalità della sterilizzazione consultare il manuale d’uso.

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Problemi comuni - Soluzioni CONTRANGOLI Problema

Non esce acqua dallo spray

Intervento 1. Verificare che arrivi acqua al riunito scollegando il contrangolo dal motore e facendo partire il motore. 2. Provare a disostruire i fori dello spray con un apposito specillo.

Asce acqua dalla congiunzione del contrangolo al motore

Cambiare gli O-Ring sul motore.

Non emette luce*

Scollegare il contrangolo e verificare che la lampadina si accenda, facendo partire il motore.

Emette una luce fioca*

Puntare il fondo del contrangolo verso una fonte di luce verificando che dalla fibra ottica sulla testina esca luce. Se ciò non avviene significa che la fibra ottica è rotta e va sostituita.

*Contrangoli con Luce (Fibre Ottiche)

TURBINE Problema

Intervento Provare a disostruire i fori dello spray con un apposito specillo.

Non esce acqua dallo spray

NOTA: il codolo posteriore della turbina attacco KaVo tende ad otturarsi più facilmente rispetto agli altri.

Perdita d’acqua tra turbina e attacco

Sostituzione degli O-Ring. Gli O-Ring di ricambio sono forniti nella confezione.

Non emette luce*

Sostituzione del rotore. 1. Sostituire la lampadina seguendo le istruzioni d’uso fornite con il prodotto.

Emette una luce fioca*

2. Se il problema persiste, alzare leggermente il contatto in rame interno al codolo della turbina (dove si inserisce l’attacco rapido) con uno specillo facendo attenzione a non forzare. (Solo per turbine con attacco Bien-Air). 3. Svitare la parte posteriore delle turbine e verificare che nella finestra a mezzaluna dove appoggia il porta lampadina si veda il contatto in rame. Se si vede plastica, inviare lo strumento al Centro di Assistenza Tecnica. (Solo per turbine con attacco Bien-Air e W&H).

*Turbine con Luce (Fibre Ottiche)

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Prophy-Jet Chrono Problema

Intervento 1. Scollegare il manipolo dal serbatoio e far funzionare Prophy-Jet Chrono per verificare che esca aria dal foro centrale dell’attacco serbatoio-manipolo (accertarsi che il tappo sia ben chiuso).

Non esce bicarbonato Ostruzione del serbatoio

2. Se ciò non avviene significa che il serbatoio è ostruito. A quel punto, rimuovere il manipolo e far ruotare lo spillone all’interno del foro centrale dell’attacco (spillone in dotazione). Controllare che lo spillone arrivi in fondo osservando attentamente i due fori centrali d’ingresso del bicarbonato. 3. Ripetere la verifica di uscita dell’aria dal serbatoio per assicurarsi di aver risolto il problema.

Non esce bicarbonato Ostruzione del manipolo

Svitare il puntale con l’apposita chiave. Passare lo spillone nel foro centrale del manipolo fino alla fuoriuscita sul lato posteriore.

Non esce bicarbonato Ostruzione del puntale

Svitare il puntale con l’apposita chiave. Mettere il puntale in una vasca ad ultrasuoni per almeno 15 minuti. Disostruire la parte posteriore del puntale con uno spillone facendo una moderata pressione per passare la prima curva del puntale. Inoltre, disostruire la parte finale del puntale con l’apposito filo metallico fornito facendo molta attenzione a non rompere lo strumento stesso. Sostituire gli O-Ring del corpo serbatoio.

Perdita d’acqua tra serbatoio e manipolo

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NOTA: gli O-Ring si usurano velocemente a causa del bicarbonato che è molto aggressivo. Una costante lubrificazione degli O-Ring ne riduce l’usura.

Fuoriuscita aria dal tappo

Sostituire i due O-Ring del tappo.

Perdita d’acqua tra strumento e attacco rapido

Per attacco NSK, sostituire gli O-Ring del serbatoio. Per tutti gli altri attacchi sostituire gli O-Ring sull’attacco rapido.


"Al medico è imposto per legge di dotarsi delle attrezzature in grado di raggiungere il miglior standard di sicurezza alla luce della più recente tecnologia disponibile." D-Lgs 81/2008

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DENTALICA S.p.A. – Via Rimini, 22 – 20142 Milano info@dentalica.com – www.dentalica.com


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