Indice
9 Premessa Pier Ugo Calzolari 11 Presentazione
53 L’Hortus pictus di Aldrovandi, l’indicizzazione e nuovi metodi di fruizione Alessandro Alessandrini, Laura Gavioli
Ezio Raimondi
57 L’orto di Ulisse Aldrovandi 13 Per il centenario di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) Walter Tega
Renzo Landi
65 I frutti di Ulisse Aldrovandi Enrico Baldini
19 Il museo o «microcosmo di natura» Giuseppe Olmi
71 Ulisse Aldrovandi: il naturalista bolognese e la micologia Claudia Perini e Lorenzo Pecoraro
39 L’iconografia aldrovandiana e il progresso della botanica nel XVI secolo Giovanni Cristofolini
43 Ulisse Aldrovandi e i suoi rapporti con Pietro Andrea Mattioli Sara Ferri
49 Il primo botanico italiano Adriano Soldano
79 Un atlante dell’avifauna selvatica italiana ed europea del Cinquecento e degli “esotici” dai nuovi mondi Paolo Boldreghini
83 I “Quadrupedi Vivipari” Ernesto Capanna, Spartaco Gippoliti
89 Dalle profondità dei mari del XVI secolo Paolo Tongiorgi
95 Quando il mondo finiva al di qua della lente
Apparati 612 Nota biografica a cura di Sandra Tugnoli Pàttaro
Augusto Vigna Taglianti
103 Un piccolo tesoro per gli erpetologi Massimo Delfino
107 I “fossili” nell’Armadio
620 Bibliografia cronologica su Ulisse Aldrovandi a cura di Marc Folia Campos e Chiara Magnani
646 Bibliografia citata
Alessandro Ceregato
653 Bibliografia ragionata Le Tavole 113 Bibliografia di Ulisse Aldrovandi
a cura di Marc Folia Campos e Chiara Magnani
661 Indice analitico delle tavole 115 Piante 359 Animali
669 Note biografiche degli autori
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Premessa
Questa edizione critica delle tavole acquarellate, parte essenziale del Teatro della Natura di Ulisse Aldrovandi, avvia a conclusione le celebrazioni per il quarto Centenario della morte di questo notevolissimo uomo di scienza del tardo Rinascimento che fu tanto noto agli studiosi di storia naturale, quanto sconosciuto al grande pubblico anche nella sua città che, per volontà testamentaria del naturalista, divenne erede del suo straordinario museo. È confortante per una istituzione scientifica di antica data come è la nostra, la ripresa di studi e ricerche su Ulisse Aldrovandi. Voglio limitarmi a ricordare i contributi di Giuseppe Olmi, Sandra Tugnoli Pàttaro, Paula Findlen, David Freedberg, Lucia Tomasi Tongiorgi, Alessandro Tosi, Gian Battista Vai, ai quali si è aggiunto l’ottimo lavoro condotto da Raffaella Simili e Marco Beretta in occasione della mostra “Mille anni di scienza in Italia”, nonché la paziente opera di conservazione e di valorizzazione dell’erbario che ha fatto capo a Giovanni Cristofolini e ai suoi collaboratori. Della mostra “Mille anni di scienza in Italia” ci resta un importante volume (giunto alla seconda edizione) e un database che contiene l’intero repertorio della natura dipinta (oltre 2.300 immagini) insieme alla corrispondenza con alcuni tra i suoi più importanti colleghi; nell’altro caso un censimento fotografico dei quindici volumi dell’Hortus siccus. Più recentemente è stato anche portato a termine il lavoro di schedatura di tutte le matrici xilografiche delle Pinacothecae aldrovandiane (quasi 4.000) in parte utilizzate per la stampa dei tredici volumi della Storia Naturale, in parte inedite; è inoltre in corso la catalogazione degli oggetti ancora conservati presso la sala Aldrovandi del Museo di Palazzo Poggi, allestita nel 1907 dal Comitato per il III Centenario di cui facevano parte, tra gli altri, Giovanni Capellini e Giosuè Carducci. Gli archivi informatizzati delle xilografie e dei materiali andranno a inserirsi nel progetto complessivo di Edizione Nazionale Digitale dell’intero corpus aldrovandiano, destinato a ripristinare almeno virtualmente l’unità del Teatro della Natura concepito da Ulisse Aldrovandi. Tra le iniziative promosse dal Comitato Nazionale
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per le Celebrazioni del IV Centenario, in questo caso con il contributo dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione-Emilia Romagna, si colloca dunque la presente edizione critica delle tavole dipinte a tempera e a guazzo, in gran parte realizzate su commissione dello stesso Ulisse Aldrovandi. La realizzazione di questo volume deve molto all’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna al quale rivolgiamo un caloroso ringraziamento. Un pensiero riconoscente va anche agli studiosi che hanno accolto il nostro invito a rendere omaggio a un loro antico e illustre collega e che ci consentono di mettere a disposizione dei giovani, dei cultori della disciplina e dei “curiosi” un prezioso ed efficace strumento di divulgazione scientifica.
Pier Ugo Calzolari Rettore dell’Università di Bologna
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Presentazione
Bisogna salutare con giusto piacere la pubblicazione di questo volume, nato dalla efficiente collaborazione tra Università di Bologna – segnatamente il Museo di Palazzo Poggi – e Istituto Beni Culturali della Regione EmiliaRomagna, che funge da suggello alle celebrazioni per il quarto centenario della morte del naturalista bolognese, offrendo agli studiosi e a un pubblico il più possibile vasto una significante e ampia antologia (circa 500) delle 2.300 tavole acquerellate raccolte in diciotto maestosi volumi e dedicate alla rappresentazione e riproduzione del mondo naturale, animali, piante, fiori, fossili, minerali, che Aldrovandi fece eseguire, con un’attenta e minuziosa supervisione, ad artisti e disegnatori alle sue dirette dipendenze. E le immagini sono poi accompagnate da testi di introduzione e di commento, affidati a un gruppo di esperti (zoologi, botanici, naturalisti), e con un ricco apparato di schede e indici. Come ha scritto ragionatamente Sandra Tugnoli Pàttaro, Aldrovandi fu un rappresentante fervido e instancabile di quel collezionismo scientifico che si afferma nel secondo Cinquecento e che, nella concreta realtà del museo quale «teatro di natura», segna il passaggio dall’enciclopedismo come erudizione aneddotica e curiosa alla scienza come metodo e indagine razionale. In oltre cinque decenni di lavoro, «non perdonando né a spesa né a fatica», Aldrovandi costruisce e lascia in eredità al Senato cittadino un “museo” fascinoso e mirabile di oggetti, campioni, tavole, disegni, xilografie, erbari, manoscritti, inventari, in cui il mondo “sublunare” si squaderna e si ricompone in un corpus organico e globale, microcosmo costruito di parole, cose e immagini, che riflette e codifica il macrocosmo ordinato della natura. Collezionista e filosofo naturale, egli vive sino in fondo la fede di poter abbracciare l’universo visibile nella varietà innumerabile delle sue manifestazioni e dei suoi incanti quotidiani. Vedere è per lui esplorare, immergersi nel prodigio vivente della materia e delle sue forme. Spetta ora agli scienziati e agli storici della scienza di valutare e inquadrare con conveniente esattezza la figura e il ruolo di Aldrovandi, precursore delle scien-
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ze sperimentali o ancora legato, come voleva Foucault, al linguaggio cosmico della analogia, a una “forma mentis” per molti versi irriducibile a quella moderna. Ma qui possono valere anche le indicazioni e le proposte di altri ambiti disciplinari: in primo luogo, ed è Walter Tega a ricordarlo nelle sue pagine, le considerazioni di una studiosa, che non è più fra noi, come Adalgisa Lugli, che al collezionismo enciclopedico e alle raccolte cinquecentesche di “naturalia” e “mirabilia” ha dedicato saggi di grande acume e penetrazione, tutti da rileggere e meditare. Su questa strada, il museo aldrovandiano si situa su quella sottile linea di confine, tra culmine e trapasso, in cui la categoria della meraviglia che ancora lo informa e lo sostiene sta per essere “sacrificata alla ragione”, alla cultura positiva del fatto, che abolisce simboli e allegorie. Di lì a poco la possibilità di un museo del mondo che tutto contiene in una serie di rimandi e legami visibili e invisibili fra le cose animate e inanimate verrà meno, sostituita dal primato della specializzazione e dal nuovo ordine matematico della scienza galileiana. Comincia l’epoca del “disincanto” e del silenzio della natura, che giunge sino a noi. Ma proprio per questo le creature e le immagini del vecchio naturalista bolognese ci parlano ancora e ci invitano allo stupore, all’emozione di una conoscenza, tra memoria e giudizio critico. E forse alla fine il suo occhio diviene, per un istante, anche il nostro.
Ezio Raimondi Presidente Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna
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Per il centenario di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) Walter Tega
Le ricerche intorno a Ulisse Aldrovandi si sono infittite in questi anni e hanno messo in luce aspetti nuovi e interessanti relativamente alla figura del naturalista bolognese e alla sua ricerca. E tuttavia manca ancora un soddisfacente studio d’insieme sull’autore della Storia Naturale che si accompagni all’edizione on line, avviata nell’occasione del IV Centenario, dell’intero corpus aldrovandianum e un progetto di divulgazione circa il contributo che il naturalista ha dato alla nascita della scienza moderna. Saremo moderatamente soddisfatti se le celebrazioni del centenario che stanno per concludersi mostreranno di essere riuscite a sollecitare gli studiosi e le istituzioni deputate a colmare queste lacune, tenendo nel dovuto conto anche le preziose indicazioni che Adalgisa Lugli ci ha lasciato nei suoi saggi. Si tratta di mettere da parte le apologie non richieste o la santificazione degli schemi interpretativi più vetusti e di evitare smembramenti arbitrari ed estemporanei del patrimonio delle immagini aldrovandiane, destinati all’esclusivo diletto dell’occhio. Non ci sembra peraltro destinata a dare risultati di rilievo una lettura di Aldrovandi ricondotta alle astratte categorie dell’aristotelismo e dell’antiaristotelismo o alla misurazione del presunto grado di parentela con gli inventori del metodo sperimentale, pietra di paragone esclusiva per un giudizio in ordine alla modernità. Anche i nuovi orientamenti della storiografia filosofica e scientifica ci sollecitano a seguire Aldrovandi lungo quel percorso che ha posto lui, come molti studiosi di filosofia naturale del secondo Cinquecento, alla ricerca di criteri più che di metodi in grado di orientare e di giustificare pratiche tanto frequenti quanto indispensabili per un naturalista, quali l’osservazione analitica dei reperti naturali, il raffronto con la tradizione classica e medievale, l’ordinamento e la classificazione, la rappresentazione delle realtà sensibili in immagini. Il primo elemento di originalità di Aldrovandi sta semmai proprio nell’aver lavorato con determinazione e costanza a sistemare, entro un quadro in
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Walter Tega
continuo cambiamento, i diversi momenti e le diverse tecniche della ricerca ai quali venne via via attribuendo un ruolo determinante. Per questa ragione riteniamo importante dedicare le iniziative del centenario non solo a ricomporre quel quadro nelle sue plurime nuances, ma anche a ripristinarne la cornice – che la storiografia otto-novecentesca ha bollato come anacronistica o ha preteso di ignorare – ma che consentì ad Aldrovandi di concepire la propria opera come un intero: come un vero e proprio teatro della natura ove ogni reperto, anche quello minimo, recita una propria parte condizionando a ogni proprio movimento l’insieme e lo scenario complessivo. È con la costanza di una vita che Aldrovandi inventò il suo laboratorio o meglio la sua officina. Un’officina certamente non in senso moderno, sperimentale o post-galileiano, ma in quanto colossale apparato dei reperti e della documentazione che li accompagna, necessario a uno studioso che si accinga, con le sole sue forze e quasi con i soli suoi mezzi, alla gigantesca impresa di catalogare il mondo naturale, vale a dire di scriverne la storia e, quindi, di ricostruire il grande cumulo di citazioni e informazioni di ogni genere pervenute fino al proprio tempo. L’esordio della Musurgia1, progetto rimasto inedito per la costruzione di un museo quale luogo di contenimento delle discipline e dei loro apparati posti sotto l’egida di Apollo e delle Muse, è in tal senso illuminante: «Musarum chorus ad Apollinem: Musis omnibus innatum est, ut vinculo quodam inter se inventae ob disciplinarum encyclopediam, unde merito simul conjunguntur atque copulantur bonas atque honestas disciplinas instituentes, quapropter vere cecinit Virgilius has omnes regi ab Apolline…»2. La sequenza delle operazioni che Aldrovandi compie ci conferma in questa ipotesi. In primo piano sta la raccolta dei dati e dei reperti che vengono sottoposti a osservazione, messi a confronto con la tradizione tramandata dai grandi classici tra i quali occupa una posizione eminente Plinio, e sottoposti ad analisi e comparazione. In rapida sequenza scatta l’operazione della catalogazione fatta di inventari alfabetici, di denominazioni, di repositoria, di schemi grafici e di rappresentazioni simboliche destinate al fine della classificazione, della generalizzazione, della reductio ad pauca. Ma la permanenza dell’oggetto diventa indispensabile quando diventa necessario passare alla descrizione dettagliata, al confronto con altri oggetti analoghi o differenti, o alla rappresentazione – reale o simbolica – dei contesti; è questa permanenza che va organizzata e disposta in modo tale
Per il centenario di Ulisse Aldrovandi (1522-1605)
da costituire un deposito in grado di restituire per segni una grammatica della natura, di produrre e di comunicare conoscenza: in sostanza un museo o un «microcosmo di natura», come dirà Aldrovandi, che, attraverso esemplari ai quali era stato dato un ordine più a uso dei visitatori che dell’avanzamento delle conoscenze, consente di rispecchiare la totalità del macrocosmo, di osservare, sia pure attraverso riproduzioni e ricostruzioni, ciò che non si poteva conservare al vivo, di interpretare e reinterpretare la natura facendo ricorso alla ricchissima biblioteca, di preparare e manipolare materiali, stendere elenchi di cose assenti e di desiderata dando luogo così a un “museo virtuale” che conteneva, sia pure virtualmente, tutti gli animali, le piante e i minerali dei quali nessun collezionista sarebbe potuto entrare, concretamente e realmente, in possesso (il Thesaurus Naturalium). Verso la fine del secolo, secondo una stima dello stesso Aldrovandi, nel museo erano presenti 18.000 reperti di cose naturali ivi comprese le raccolte conservate nei due armadi, denominati Cimeliarchia e Pandechia, che radunavano, nei loro 4.500 cassetti le «cose inanimate che si generano nelle viscere della terra»; 7.000 piante essiccate raccolte in quindici volumi. Aldrovandi si vantava del fatto che nel suo museo, con uno solo sguardo, si potessero abbracciare le cose naturali dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa e del Nuovo Mondo. Ma il museo in sé sarebbe una rappresentazione di parzialità, ovvero di reperti riuniti isolati o riuniti in serie mutile. Sarebbe tale se le parti non fossero tenute insieme, se non acquistassero una loro sequenzialità, o una loro storia, in virtù delle citazioni, delle definizioni, delle descrizioni, dei rinvii interni o esterni. A completare il museo e a sostenere il piano di ricostruzione dell’intero interviene l’immagine, il segno, la raffigurazione. Solo a questo punto l’officina di Aldrovandi diventa il luogo nel quale si rappresentano tutte le forme del mondo naturale, il luogo di contenimento di una realtà – in parte concreta, in parte ideale, in parte simbolica – onnicomprensiva, esaustiva, universale. Il linguaggio delle immagini acquista un ruolo cruciale nella costruzione e nella comunicazione del teatro della natura: le tavole ad acquarello, le piante essiccate del suo prezioso erbario, le innumerevoli xilografie rappresentano la linea di congiunzione tra le collezioni del museo e i trattati di storia naturale che Aldrovandi lasciò in gran parte manoscritti e solo abbozzati. All’immagine – intesa nella sua accezione neoplatonica – è affidata una sorta di fenomenologia della rappresentazione della natura (visibile e invisibile) della quale un assiduo frequentatore di Achille Bocchi, un allievo di Alciati, un conoscitore della tradizione emblematica di Fasanini e di Pierio Valeriano, un committente di Prospero Fontana, non poteva trascurare la dimensione sim-
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Walter Tega
bolica. A essere rappresentata con cura è la natura rinchiusa nell’orto botanico attiguo al museo o quella lontana conosciuta attraverso relazioni di viaggio o descrizioni spesso fantasiose; quella di oggetti consueti e quella di esseri mostruosi, quella di realtà passate e lontane nel tempo o quella di realtà semplicemente pensate e immaginate. È evidente che giunta a questo punto l’impresa di Aldrovandi ha bisogno di essere concertata, architettata, diretta alla realizzazione del disegno. E così, con la straordinaria simultaneità propria di una cultura scientifica sincretica e simbolica quale fu quella cinquecentesca, si compongono i frammenti in oggetti, si dispongono gli individui in sequenze, si determinano successioni, classi, generi dei quali gli armadi, le pinacoteche, i repositoria sono – si potrebbe dire – “forma simbolica”, si infittiscono i riferimenti emendativi o aggiuntivi al patrimonio delle conoscenze classiche, si moltiplicano le schede che contengono descrizioni e definizioni proposte in ordine alfabetico, si discute e si mette in movimento una complessa collaborazione con pittori, artigiani e incisori, si accumulano materiali diversi che solo in parte finiranno sotto i torchi del tipografo. Tutto si era venuto strettamente concatenando nel viaggio di Aldrovandi e, alla fine, non poteva avere che un esito pubblico quanto alla dottrina e all’insegnamento e istituzionale quanto all’uso. In questo circolo che Aldrovandi aveva costruito tutto diventava egualmente essenziale e le parti assolvevano un compito, assolutamente indispensabile al funzionamento dell’intera officina. Dal loro rigore e dalla loro disposizione dipendeva l’attendibilità dell’intera storia naturale e degli individui che la popolavano. Per Aldrovandi la pubblicazione delle opere era dunque un corollario importante di tutto questo, non il punto solo e centrale. Il visitatore della sua officina doveva restare stupito di fronte alla possibilità di contemplare l’intera natura e doveva essere da ciò indotto a indugiare sui particolari, a seguire la natura in immagini, in schemi, in re. Ha inventato un metodo? Ha anticipato quello sperimentale? Più semplicemente ha dato luogo a un microcosmo straordinariamente ricco, ordinato e classificato in modo del tutto originale e prima di allora sconosciuto. Anche altrove accadevano cose straordinarie, ma in genere non vi erano né officine, né microcosmi. Nel corso degli anni Aldrovandi realizza il suo progetto: c’è un museo, c’è un orto botanico, c’è una natura rappresentata e incominciano a uscire i tomi di una storia naturale a lungo preparata e, in articulo mortis, realizza anche il desiderio di dare una dimensione istituzionale e pubblica alle sue raccolte, donandole alla città.
Per il centenario di Ulisse Aldrovandi (1522-1605)
Il patrimonio scientifico aldrovandiano resta nel Palazzo della città fino al 1742 quando, ridotto ormai in condizioni di precaria conservazione, viene trasferito nella sede dell’Istituto delle Scienze, a Palazzo Poggi. È l’inizio di una travagliata storia: gli accademici, già inseriti nel circuito delle nuove istituzioni scientifiche fiorite in varie parti d’Europa, ritengono ingombrante e obsoleta quella massa di materiali maltenuti e, dopo molti indugi, la distribuiscono all’interno della biblioteca e delle collezioni esistenti. I materiali aldrovandiani seguono prima le fortune dei laboratori dell’Istituto delle Scienze e poi la vicenda del loro passaggio alle nuove facoltà universitarie volute dalla riforma napoleonica. Va senza dubbio a Giovanni Capellini, illustre paleontologo e già rettore dell’Università nell’anno delle famose celebrazioni del suo VIII centenario, il merito di avere provato, nei primi anni del Novecento, a raccogliere in un solo luogo (la sala delle Adunanze dell’antico Istituto, nota anche come sala di Benedetto XIV) quel che restava dell’istituzione voluta da Aldrovandi. Ma il destino di Ulisse non era ancora compiuto. In occasione di un recente restauro di Palazzo Poggi, si è ritenuto di trasferire nei locali della Biblioteca Universitaria i tomi delle opere, le xilografie, l’erbario, le tavole acquarellate. Veniva così separato, per l’ennesima volta, quello che era stato pensato e fatto per restare unito. Che si possa dare oggi una fruizione unitaria dell’officina aldrovandiana, sembra, per molti versi, improponibile. Ci resta, e non è poco, la possibilità di ricomporre l’insieme, attraverso lo studio attento dei legami tra le parti, dei nessi tra le discipline, dei contesti. Occorrerà tuttavia fare decisamente leva su quell’interscambio di statuti che pare essersi instaurato tra gli storici della cultura, della filosofia, della scienza e dell’arte, che si occupano del naturalista bolognese e del suo tempo.
1 Ulisse Aldrovandi, ms. 21, t. IV, cc. 436-475r, Biblioteca Universitaria di Bologna, in
parte autografo, in latino e in volgare (Frati 1907, p. 23). 2 Ms. 21, cit., c. 436r.
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Dalle profondità dei mari del XVI secolo
Paolo Tongiorgi
Pesci dalle bocche spalancate alla ricerca dell’elemento vitale, occhi dilatati che esprimono l’angoscia degli ultimi istanti, pinne spesso sfilacciate e talora poco realistiche, corpi che hanno perso la naturale turgidezza, ma che in compenso esibiscono colorazioni vistose e incredibili, molluschi bivalvi agonizzanti con i muscoli adduttori ormai incapaci di tenere le valve serrate, ricci di mare dalle spine tristemente abbassate e non più in grado di opporre una valida difesa. Ma anche musi quasi umani come quello del ghignante Pesce porco (Oxynotus centrina, tavola IV, a., c. 41) o che ti osservano con occhi curiosi come il Pesce sega (tavola IV, a., c. 50). Questo è il bestiario che popola l’acquario cartaceo aldrovandiano e che si palesa all’osservatore che frettolosamente scorre le numerose tavole – più appropriato sarebbe in questo caso dire “vasche” – dei tomi IV, V, VI e VII delle “Tavole di animali” principalmente dedicate alla fauna ittica marina e d’acqua dolce, ma dove trovano cittadinanza anche vari organismi invertebrati. Animali reali, miniati dal vero, o esseri fantastici derivati dalla tradizione popolare o dai testi e dall’iconografia antecedente? Il gigantesco «Pesce istrice» che porta infilzati sulle potenti spine numerosi pesci, tra cui uno storione, e anche una foca (tavola IV, a., c. 121), il pesce con il corpo ricoperto da disegni di imbarcazioni militari lungo 32 piedi (tavola V, a., c. 139), il feroce serpente di mare catturato al laccio da due pescatori (tavola IV, a., c. 122), l’inverosimile «Scolopendra cetacea» (tavola IV, a., c. 51) o il pesce sega con il rostro cresciuto sul dorso anziché sul muso (tavola IV, a., c. 56) rientrano in quest’ultima categoria e testimoniano quanto, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, la verità scientifica e le conoscenze del mondo naturale fossero ancora pervase dal mito e dalla leggenda ma soprattutto dal mostruoso (cfr. ad esempio tavola IV, a., c. 117). In altri casi più che di mostruoso si può parlare di un’errata lettura del soggetto. È il caso ad esempio del Pesce vescovo (tavola VI, a., c. 71) che può identificarsi in un selacio e più precisamente in una Squatina o in un Rhinobatos. La maggior parte dei pesci raffigurati sono comunque reali e spesso anche
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facilmente riconoscibili. Si tratta per lo più di specie comuni, probabilmente provenienti dall’Adriatico e dai corsi d’acqua padani o dai mercati ittici locali. Quasi mai l’artista ha avuto per modello un esemplare fresco su cui riprodurre l’animale ad vivum, ma ha dovuto accontentarsi di esemplari essiccati o conservati nello spirito di vino per cui finivano per perdere i colori originali, che l’artista doveva spesso ricostruire “a memoria”1. Sul “banco della pescheria” immaginaria aldrovandiana sono esposte una buona percentuale delle più comuni specie ittiche che popolano i mari italiani, in gran parte provenienti dalle reti dei pescatori ma altre, probabilmente, catturate con le lenze: orate, saraghi, dentici, fragolini, pagri, pagelli, mormore, salpe, occhiate, le rare molve, naselli o merluzzi, boghe, mennole, zerri, suri e sugarelli, triglie, corvine e ombrine, leccie e ricciole, cernie, perchie di mare, castagnole rosse, spigole o branzini, pericolose tracine e orribili pesci prete, gronghi e murene, aggressive serpi di mare2 e miri, sarde e acciughe, sgombri, fieti o leccie bastarde, palamiti e pesci spada, aguglie, lucci marini o barracuda, scorfani rossi e neri, caponi o gallinelle, pesci forca, pesci civetta o rondini di mare dalle smisurate pinne pettorali, sogliole, rombi, passere, rane pescatrici, ma anche le poco apprezzate cepole dal bel colore rosso fiammante e le comuni castagnole, i colorati tordi, l’elegante donzella, galletti, ghiozzi e bavose, pesci ago e cavallucci, la remora3 e tra i selaci, oltre al gigantesco ma innocuo Cetorhinus, pesci martello, gattucci e gattopardi, spinaroli, palombi, pesci volpe o codalunga, centrine o pesci porco, squadri o pesci angelo, pesci sega, torpedini, razze e le temibili ferracce. Tra i pesci meno comuni, quasi per attrarre e stupire l’ipotetico compratore, il pesce luna e, tra i tetraodontiformi, il pesce istrice, il pesce scatola e il pesce palla, il pesce balestra. Per le rare specie non appartenenti alla fauna italiana, il lompo (IV, a., c. 42), l’aringa (IV, a., c. 45; V, a., c. 95), la sardella di Fiandra (IV, a., c. 45; IV a., c. 49), l’abramide (Abramis brana) dei corsi d’acqua dell’Europa centro-settentrionale e il salmone (IV, a., c.106), è ipotizzabile che le immagini di queste due specie siano state donate al naturalista bolognese da qualche collega dell’Europa settentrionale4, o da qualche altro studioso o viaggiatore come nel caso di un non bene identificato pesce del Nilo (IV, a., c. 123). Laddove la raffigurazione, o per l’incapacità dell’artista a cogliere i caratteri distintivi o perché il modello era troppo deteriorato, non consente una sicura identificazione della specie soccorre, ma non sempre, la didascalia. Molti dei nomi dialettali riportati da Aldrovandi sono infatti tuttora in uso o molto simili agli attuali5. E infatti, a stento sarebbe possibile riconoscere in un pesce luna (Mola
Dalle profondità dei mari del XVI secolo
mola) l’incredibile pesce raffigurato alla tavola IV, a., c. 60 se non venisse in soccorso l’indicazione «Mola lacciniara» apposta sulla tavola che richiama alla mente il nome volgare “Mola cocciulara” ancor oggi usato nel Messinese. Un pesce luna assai più realistico ci viene invece proposto alla tavola successiva (IV, a., c. 61) e alla tavola IV, a., c. 128. D’aiuto per l’identificazione della specie è ancora la didascalia «Dentale della corona» apposta alla tavola IV, a., c. 95, termine con cui vengono chiamati nella Laguna veneta i maschi adulti del dentice corazziere (Dentex gibbosus) caratterizzati da una vistosa protuberanza purpurea sulla nuca; o quella di «Lizza» o «Stella» (IV, a., c. 104) con cui viene chiamata rispettivamente nel chioggiano e nel livornese la leccia Trachinotus glaucus. Laddove la tavola propone più immagini non è raro che i pesci o gli altri organismi illustrati appartengano a generi o gruppi tassonomici vicini, denotando una consapevolezza dei rapporti di affinità che intercorrono tra le varie specie. Se i pesci raffigurati appartengono per la maggior parte alla fauna marina non mancano le specie dulciacquicole, soprattutto italiane. Tra quest’ultime la trota lacustre (Salmo trutta) (IV, a., c. 102), il carpione del Garda (Salmo carpio) e il temolo (Thymallus thymallus) (IV, a., c.103)6, la carpa “regina” (V, a., c. 121), la tinca (V, a., c. 114), il luccio (V, a., c. 119), il pesce persico (V, a., c. 99; VII, a., c. 25 ma potrebbe trattarsi anche di un Gymnocephalus schraetzer o Aspro del Danubio), il muggine (V, a., c. 120), il barbo e forse anche il gobione (VII, a., c. 25), la bottatrice (VI, a., c. 27), il cavedano (V, a., cc. 99 e 134), la cheppia (IV, a., c. 47; V, a., c. 140), l’anguilla (IV, a., c. 101), lo spinarello (VII, a., c. 22 bis), il piccolo cobite (VII, a., c. 25), il ghiozzo d’acqua dolce padano (V, a., c. 109) e la cagnetta, unico blennide delle acque interne italiane, comune lungo le rive del Garda, le lamprede (IV, a., c. 99) e vari ciprinidi di difficile identificazione (V, a., c. 131), ma anche i più “mostruosi” storioni (IV, a., c. 97; V, a., c. 123; VI, a., cc. 8, 35, 37) in particolare lo storione ladano, ricoperti da robusti e acuminati scudetti ossei e il gigantesco siluro (VI, a., c. 26). Apparentemente ancora vivi e pronti a fuggire rapidamente dalle pagine su cui sono idealmente poggiati i crostacei decapodi macruri, a partire dal lupicante (IV, a., c. 71; VI, a., c. 34) e l’aragosta dalle inverosimili antenne piumate (IV, a., c. 72), lo scampo (VI, a., cc. 29 e 30), fino alla magnosa o cicala grande (VI, a., c. 31); gli stomatopodi, rappresentati dalla canocchia o cicala (IV, a., c. 73), gli anomuri dai paguri (IV, a., c. 74; IV, a., c. 81A) e i brachiuri dalla bella calappa (Calappa granulata) o “gallo di mare” (IV, a., c. 77) e da numerosi granchi più o meno comuni (IV, a., cc. 74, 75, 76, 78) tra cui il favollo (IV, a., c. 75) e
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il granchio facchino (Dromia personata, IV, a., c. 76) e i caratteristici granchi compasso del genere Parthenope (IV, a., c. 78). Tra i decapodi dolciacquicoli, forse, il gambero di torrente Austropotamobius pallipes, un tempo comune nei fontanili e nei torrenti emiliani (VI, a., c. 32). Il variegato e sconfinato mondo dei molluschi occupa varie tavole del corpus aldrovandiano. Tra i cefalopodi, oltre al polpo (VI, a., c. 36) e il moscardino (IV, a., c. 33), possiamo osservare la seppia in compagnia della più piccola sepiola (IV, a., c. 34) e i grappoli di uova, “uva di mare”, che la seppia attacca agli oggetti sommersi (V, a., c. 149), il calamaro (IV, a., c. 32), l’argonauta (IV, a., c. 32; VII, a., c. 41) e il nautilo (VII, a., cc. 41, 42). Numerosi sono i molluschi conchiferi, gasteropodi e bivalvi che singolarmente (pinna, IV, a., cc. 79 e 80A; V, a., cc. 126 e 127; strombo, IV, a., cc. 119, 120; V, a., c. 148; il murice riccio, V, a., c. 150; spondilo, IV, a., c. 86; V, a., c. 152; dattero di mare, VI, a., c. 102; tridacna, V, a., cc. 100 e 101) o a gruppi aspettano una non sempre facile identificazione. Se non ci sono problemi nel riconoscere tra i gasteropodi le varie specie di murici (Murex brandaris, Trunculariopsis trunculus), la cassidaria (Galeodea echinophora), il piede di pellicano (Aporrhais pes-pelecani), il cono mediteraneo, l’orecchia marina, alcuni nudibranchi (IV, a., cc. 81A e 82) per altri (trochidi, turbinidi, neritidi, rissoidi) la certezza della specie è spesso problematica. Lo stesso dicasi per i molluschi bivalvi rappresentati da arche barbate (IV, a., c. 86), cannolicchi, cappe lisce o rugose, cuori, canestrelli, madie, pettini, lime, ostriche, ma anche dai più facilmente riconoscibili cappa santa, mitilo, dattero di mare, folade, cappa liscia (Callista chione), arca, piè d’asino (Glycimeris glycimeris), o dall’inconfondibile cernieruolo (Spondylus gaederopus) (cfr. IV, a., cc. 83 e 84; V, a., cc. 151 e 152). Scarsi sono i riferimenti ai molluschi d’acqua dolce. Nella tavola 84 del tomo IV sono invece raffigurati alcuni gasteropodi polmonati terrestri. Tra gli organismi marini figurano anche svariati invertebrati: spugne e celenterati (IV, a., c. 89), alcune «scolopendre marine» ovvero degli anellidi policheti, l’irudineo Pontobdella muricata che si rinviene facilmente attaccato alle razze e alle torpedini e il sipunculide Sipunculus nudus (IV, a., c. 87), vari echinodermi: dalle stelle serpentine Ophioderma (IV, a., c. 88; V, a., c. 106) e Ophiotrix (IV, a., c. 92), alle stelle di mare (IV, a., cc. 90, 91, 93; V, a., c. 104), tra cui l’inconfondibile Echinaster sepositus, i comuni Astropecten aranciacus (IV, a., c. 93) e Coscinasterias tenuispina dalle numerose braccia (IV, a., c. 92), la spinosa Marthasterias glacialis e la rara Anseropoda placenta; ricci di mare di fondi duri e molli, i più appariscenti Cidaris cidaris (IV, a., c. 115; VII, a., c. 123) e Sphaerechinus granularis (V, a., c. 104).
Dalle profondità dei mari del XVI secolo
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I modelli iconografici di Aldrovandi sono ovviamente l’Historiae animalium di Conrad Gesner7, L’histoire des poissons di Pierre Belon8, l’Aquatilium animalium historiae di Ippolito Salviani9 e il Libri de piscibus marinis di Guillaume Rondelet10 con il quale Aldrovandi aveva stretto una sincera amicizia all’epoca del suo soggiorno romano del 1549-1550, quando, insieme a Paolo Giovio, autore del celebre De romanis piscibus libellus pubblicato a Roma nel 152411, frequentavano la pescheria per «osservare i pesci più rari» con la stessa curiosità e stupore con cui oggi noi sfogliamo le tavole acquarellate aldrovandiane e le confrontiamo con la loro realizzazione a stampa nel De piscibus o con le figure di un moderno trattato di ittiologia.
1 Tongiorgi Tomasi 1993, pp. 33-63. 2 Il serpente di mare Ophisurus serpens (IV, a., c. 98) rappresenta un emblematico caso di ricorrenza iconografica nel corso dei secoli. Raffigurato inizialmente da Belon avvolto a spirale come una serpe, l’immagine fu ripresa successivamente, con poche varianti, da Gesner, Salviani, Aldrovandi e da Willoughby nella sua De historia piscium (1686), per comparire infine nella Planche LV dell’Histoire Naturelle dell’Encyclopédie. Cfr. Tongiorgi Tomasi, Tongiorgi 1984. 3 Un disegno di una remora perfettamente identico a quello della tavola IV, a., c. 44 aldrovandiana è conserva-
to agli Uffizi nel corpus di tempere della metà del XVI secolo intitolato Tavole di pesci (2025 Orn.). Cfr. Tongiorgi 1984, pp. 37-67, e in particolare la fig. 73 e la scheda n. 66 a p. 104. 4 Lo scambio di pesci essiccati tra gli studiosi dell’epoca avveniva con una certa frequenza. L’invio a Ulisse Aldrovandi di pesci essiccati e di altri reperti marini da parte di Ippolito Salviani è documentata in alcune lettere che l’ittiologo romano indirizza al naturalista bolognese tra il 1558 e il 1560; cfr. Pinon 2002, pp. 477-492. 5 Palombi, Santarelli 1969; Folena 1993, pp. 114-150; Costa 1991, nonostante la pessima qualità delle imma-
gini, riporta un nutrito elenco di nomi popolari. 6 L’interesse di Aldrovandi ad acquisire anche specie ittiche dulciacquicole per arricchire le sue collezioni spinge il naturalista bolognese a farne richiesta a Ippolito Salviani che risponde di non poter soddisfare la sua richiesta dal momento che alcune delle specie desiderate sono proprie dei laghi e dei fiumi del Nord Italia e quindi sconosciute nel Lazio. Cfr. lettera di Salviani ad Aldrovandi dell’8 febbraio 1560, in Pinon 2002, p. 491. 7 Gesner 1551-1558. 8 Belon 1551. 9 Salviani 1554. 10 Rondelet 1554-1555. 11 Giovio 1524.
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Bibliografia di Ulisse Aldrovandi
Delle statue antiche che, per tutta Roma, in diversi luoghi e case si veggono, in Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma … Et insieme ancho Di tutte le statue antiche, che per tutta Roma in diversi luoghi, e case particolari si veggono, raccolte descritte, per M. Ulisse Aldrovandi, opera non fatta più mai da scrittore alcuno, in Venetia, appresso Giordano Ziletti, all’insegna della Stella, 1556, pp. 115-316.
Ornithologiae Tomus tertius, ac postremus … Cum indice copiosissimo variarum linguarum, in Bononiae, apud Io. Bapt. Bellagambam, 1603.
Antidotarii Bononiensis, sive de usitata ratione componendorum, miscendorumque medicamentorum, epitome, Bononiae, apud Ioannem Rossium, 1574.
De Piscibus libri V et De Cetis lib. unus. Ioannes Cornelius Uterverius … collegit. Hieronymus Tamburinus in lucem edidit … Cum indice copiosissimo, Bononiae, apud Bellagambam, 1613 [1912].
Ornithologiae hoc est de Avibus historiae Libri XII … Cum indice septendecim linguarum copiosissimo, in Bononiae, apud Franciscum de Franciscis Senensem [Apud Io. Baptistam Bellagambam, Impensis Magnifici Domini Francisci de Franciscis Senensis], 1599. Ornithologiae Tomus alter … Cum indice copiosissimo variarum linguarum, in Bononiae, apud Io. Bapt. Bellagambam, 1600. De animalibus Insectis libri septem, cum singulorum iconibus ad vivum expressis. Autore Ulysse Aldrovando in almo Gymnasio Bonon. … Cum indice copiosissimo, Bononiae, apud Ioan. Bapt. Bellagambam, 1602.
De Reliquis Animalibus exanguibus libri quatuor, post mortem eius editi: Nempé de Mollibus, Crustaceis, Testaceis et Zoophytis, Bononiae, apud Io. Baptistam Bellagambam, 1606 [1605].
De Quadrupedibus solidipedibus volumen integrum Ioannes Cornelius Uterverius… collegit, & recensuit. Hieronymus Tamburinus in lucem edidit. … Cum Indice copiosissimo, Bononiae, apud Victorium Benatium, 1616. Quadrupedum omnium bisulcorum historia. Ioannes Cornelius Uterverius Belga colligere incaepit. Thomas Dempsterus Baro a Muresk Scotus I.C. perfecte absolvit. Hieronymus Tamburinus in lucem edidit … Cum indice copiosissimo, Bononiae, apud Sebastianum Bonhommium, 1621. De Quadrupedibus digitatis viviparis libri tres, et De Quadrupedibus digitatis oviparis libri duo. Bartholomaeus Ambrosinus … collegit. … Cum Indice memorabilium et
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Bibliografia di Ulisse Aldrovandi
variarum linguarum memorabilium. Sumptibus M. Antonij Berniae Bibliopol. Bononi., Bononiae, apud Nicolaum Tebaldinum, 1637. Serpentum, et Draconum historiae libri duo Bartholomaeus Ambrosinus … summo labore opus concinnavit … Cum Indice memorabilium, nec non variarum linguarum locupletissimo. Sumptibus M. Antonij Berniae Bibliopolae Bononiensis, Bononiae, apud Clementem Ferronium, 1640 [1639]. Monstrorum historia cum paralipomenis historiae omnium animalium. Bartholomaeus Ambrosinus … labore, et studio volumen composuit, Bononiae, typis Nicolai Tebaldini, Marcus Antonius Bernia in lucem edidit propriis sumptibus, 1642.
Musaeum Metallicum in libros IIII distributum Bartholomaeus Ambrosinus … Labore, et Studio composuit cum Indice copiosissimo. Marcus Antonius Bernia propriis impensis in lucem edidit, Bononiae, typis Io. Baptistae Ferronij, 1648. Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo Sylva glandaria, acinosumq. Pomarium ubi eruditiones omnium generum una cum botanicis doctrinis ingenia quaecunque non parum iuvant, et oblectant. Ovidius Montalbanus … opus summo labore collegit, digessit, concinnavit. Quod … D. Guidobaldo Co. De Thun … Hieronymus Bernia propriis sumptibus in lucem editum dicavit, Bononiae, typis Io. Baptistae Ferronii, 1668 [1667].
Piante
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1. Vitis vinifera; Vite. I, p., c. 12.
Piante
Piante
2. Citrus limon; Limone. I, p., c. 16.
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Nota biografica
a cura di Sandra Tugnoli Pàttaro
1522 11 settembre: in vicolo de’ Pepoli, parrocchia di Santo Stefano in Bologna, nasce Ulisse Aldrovandi, dal conte Teseo Aldrovandi, notaio e segretario del Senato bolognese, e da Veronica Marescalchi, cugina di Ugo Boncompagni (che diverrà papa con il nome di Gregorio XIII). 1529-1533 Rimasto orfano del padre in giovane età (1529), viene affidato, insieme con i due fratelli, Floriano e Achille, e le tre sorelle, Cornelia, Isabella, Lucrezia, alla tutela della madre. Apprende i primi rudimenti delle lettere da un precettore privato.
aritmetica con Annibale della Nave. Su suggerimento di questo, per la sua versatilità, i parenti lo impiegano «a tener conti e scriver lettere» prima presso un mercante bolognese, quindi, per circa un anno (1537), presso un mercante di Brescia. 1538 Desideroso di viaggiare, parte nuovamente per Roma, spingendosi quindi in un lungo e avventuroso pellegrinaggio per Santiago de Compostela in Spagna, giungendo fino a Santa Maria detta «in Finibus Terrae»: «tornò poi indietro per non poter andar più innanzi».
1534 Non ancora dodicenne, si reca a Roma, all’insaputa dei suoi, «senza danari, con animo ardito».
1539 Al ritorno a casa, l’insistenza dei parenti lo induce a rinunciare ad altri viaggi e a intraprendere un corso regolare di studi umanistici e giuridici presso l’ateneo bolognese.
1535-1537 Rientrato a Bologna, studia
1542 Diviene notaio.
1547 Dopo sette anni di studi (avendo avuto tra i propri docenti Giovanni Gandolfo, Romolo Amaseo, Achille Bocchi per le lettere umane; Mariano Socino, Andrea Alciato, Agostino Berò, Federico Fantuzzi, Nicolò dell’Armi, Taddeo Seccadenari per il diritto), ancorché ormai prossimo alla laurea in Giurisprudenza, abbandona le leggi, per dedicarsi completamente alla logica e alla filosofia, di cui segue i corsi bolognesi di Giovanni Antonio Locatelli e Claudio Betti. 1548 Si trasferisce all’Università di Padova, dove, per venti mesi, segue le lezioni di Logica con Bernardino Tomitano, di Filosofia tenute da Marco Antonio Passeri (detto il Genua), nonché di Medicina con Giovanni Battista del Monte (detto Montano) e di Matematica presso Pietro Catena. Il soggiorno patavino appare determinante per la
Nota biografica
sua formazione logico-filosofica e medica. 1549-1550 Ritornato a Bologna, risulta coinvolto in un processo per eresia, quale presunto seguace dell’antitrinitario anabattista Camillo Renato. Arrestato con altri sospetti il 12 giugno 1549, il 1° settembre pronuncia pubblica abiura, senza con ciò per altro evitare di venir condotto a Roma per la prosecuzione del processo. Quivi rimane circa otto mesi (settembre 1549-aprile 1550), parte dei quali trascorsi in carcere, parte in libertà. Ne approfitta per studiare filosofia e medicina. Al soggiorno romano risalgono i primi interessi spiccatamente naturalistici: botanici e ittiologici. Per l’approfondimento di questi ultimi, in particolare, ebbero grande importanza le opere di Paolo Giovio e il rapporto personale con Guillaume Rondelet, che si trovava allora a Roma. Al soggiorno romano risale altresì la redazione (1550) della sua prima opera a stampa: Delle statue romane antiche, che per tutta Roma, in diversi luoghi, et case si veggono, pubblicata nel 1556, nel volume di Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma. Rientrato a Bolo-
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gna, decide di approfondire gli studi di botanica, zoologia, mineralogia, e di completare quelli medici. Per i primi appare fondamentale la frequentazione di Francesco Petrollini; per i secondi segue i corsi accademici ufficiali di Antonio Maria Betti, Panfilo Monti, Benedetto Vittorio, Bartolomeo Maggi, Giovanni Battista Pellegrino e di altri, «non tralasciando d’udire la anotomia, facendone fare in casa propria innanzi che s’addottorasse». L’interesse per le dissezioni anatomiche rimarrà anche in sèguito un tratto fondamentale e costante della sua attività di scienziato. 1551 giugno: organizza un’escursione scientifica a scopo di erborizzazione, che gli consente di comporre i primi due volumi dell’erbario di piante secche agglutinate. Probabilmente all’estate di quest’anno risale il primo incontro con il botanico Luca Ghini, che a quel tempo insegnava nell’ateneo pisano, ma amava trascorrere le proprie vacanze estive nella città felsinea, avendo sposato una bolognese. L’amicizia stretta con quest’ultimo è decisiva per il consolidamento della vocazione naturalistica di Ulisse.
1552 giugno: si fa promotore di una nuova escursione scientifica per la raccolta di piante alle Alpi di Sestola, Fiumalbo, Frignano, Monte Santo. Compone il terzo e quarto libro dell’erbario di piante agglutinate. 1553 giugno: intraprende un viaggio naturalistico sulle Alpi di Montegibbio (dove osserva anche bitumi, pietre, terre), Sassuolo, Fiumalbo, Lagosanto, Alpi di San Pellegrino, Alpi della Pania nel Lucchese. Si reca quindi a Bagni di Lucca, dove sta trascorrendo le vacanze Ghini, con cui erborizza nei dintorni. Passa poi a Lucca e a Monte San Giuliano; infine raggiunge nuovamente Ghini a Pisa, dove annota tutte le piante coltivate nel locale orto botanico, di cui questi era fondatore e prefetto. Si reca altresì a Livorno e all’Isola d’Elba, dove raccoglie piante, minerali e pesci. Il ricco materiale reperito gli serve per arricchire il proprio museo naturalistico e per la composizione dei volumi quinto, sesto e settimo dell’erbario. 23 novembre: si laurea in Filosofia e Medicina nell’Università di Bologna: gli dà le «insegne» il filosofo Mainetto Mainetti. Diventa membro del Collegio dei medici. Il
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Senato bolognese gli offre la lettura di Logica per l’anno accademico 1553-1554, «ma lui non la volse per all’hora accettare per volersi far i scolari particolari, leggendo in casa logica tutto quell’anno ed esercitandosi». 1554 maggio: compie un’escursione sul Monte Balbo (presso Verona), insieme con Luigi Anguillara, Andrea Alpago, Francesco Calzolari e altri. Si reca a Padova, dove stringe amicizia con Gabriele Falloppia; quindi a Venezia, per visitare il giardino dei semplici (orto botanico) di Pietro Andrea Michiel, che non gliene concede peraltro la possibilità in ragione di suoi dissapori con Falloppia. 5 novembre: inaugura il proprio insegnamento nell’ateneo bolognese dalla cattedra di Logica, «con gran numero et applauso di scolari», tenendo un corso sul primo libro degli Analitici secondi di Aristotele (a.a. 1554-1555). Comincia a interessarsi al problema della riforma delle “speciarie” (farmacie-drogherie dell’epoca, in cui si componevano e vendevano i medicinali). 1555 Contribuisce attivamente a far chiamare Luca Ghini su
Nota biografica
una cattedra di Medicina pratica dello Studio bolognese. novembre: sebbene fosse consuetudine non trasferire alcun docente dall’insegnamento di Logica a quello di Filosofia se non trascorso un triennio, gli viene assegnato il corso di Filosofia straordinaria, vertente quest’anno sui Meteorologica di Aristotele. Continua, peraltro, a insegnare privatamente logica, almeno fino al 1557. Già dal 1555 si avvale della collaborazione di persone che approntano per lui raffigurazioni naturalistiche. 1556 maggio: muore Ghini. Aldrovandi, suo riconosciuto erede spirituale fra i botanici del Cinquecento, subentra definitivamente nella fitta rete di rapporti scientifici che quegli teneva con i maggiori naturalisti del tempo. Inizia una serie di esperienze per sostituire taluni elementi nella composizione della «teriaca», diffuso medicamento dell’epoca. A quest’anno si ritiene risalga anche l’inizio dei suoi studi per una botanica a base biologica, fondata sugli organi della riproduzione, che anticipa un filone di ricerca poi seguito da Andrea Cesalpino. 4 novembre: riprende le proprie lezioni di Filosofia
straordinaria vertenti quest’anno sul De sensu et sensato di Aristotele (a.a. 15561557). 8 novembre: essendogli stata altresì affidata, «gratis, nullo stipendio», la seconda lettura straordinaria De simplicibus, «in concorrenza» con Cesare Odoni, tiene la sua prima lezione accademica di Botanica medica, dedicando il corso al primo libro del De materia medica di Dioscoride, perché «molto utile e necessario ai medici» (a.a. 1556-1557). 1557 maggio: organizza un’escursione scientifica a scopo di erborizzazione, con i propri allievi, nelle valli comasche e ravennati, a Rimini (dove visita l’orto botanico di Giulio Moderato), a La Verna, Cattolica, Senigallia, Jesi, Filotrano, Macerata, Sarnano, Monti Sibillini, Monte Vettore, Recanati, Loreto, Sirolo, Ancona, Savignano, Forlì, Imola. Progetta un viaggio «per Candia, Cipro et altri luoghi di Grecia, Sicilia et Corsica», qualora trovi un finanziatore. novembre: riprende il corso di Filosofia straordinaria, leggendo la Fisica di Aristotele, nonché quello De simplicibus, leggendo il secondo libro di Dioscoride (a.a. 1557-1558).
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1558 novembre: riprende l’insegnamento dei corsi di Filosofia straordinaria e De simplicibus, dedicandoli, rispettivamente, al De coelo e al primo libro del De generatione animalium di Aristotele (a.a. 1558-1559). 1559 Risalgono a questo anno i suoi primi progetti, mai attuati, di un viaggio a scopo scientifico nelle Indie (America). Si adopera, senza esito, per trasferirsi all’Università di Padova e per far venire Falloppia a quella di Bologna. novembre: passa alla cattedra di Filosofia ordinaria dell’ateneo bolognese, leggendo quest’anno i Parva naturalia aristotelici. Per il corso De simplicibus comincia a trattare del sesto libro di Paolo Egineta (a.a. 1559-1560). 1560 Quale protomedico (sovrintendente all’operato degli «speziali») si occupa del controllo delle composizioni dei farmacisti «corregendovi ottanta errori encomissimi». Ha un figlio naturale Achille. Viene invitato da Cosimo de’ Medici a leggere nell’ateneo pisano scienze naturali, ma resta a Bologna. novembre: per la cattedra ordinaria di
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Filosofia comincia a leggere il primo libro del De coelo di Aristotele «un’altra volta»; per il corso straordinario De simplicibus il De causis plantarum di Teofrasto. Ma gli «scolari, mossi da quelle lettioni e infervoriti, domandorno che questa lettura straordinaria per utilità grande che portava al Studio fusse fatta ordinaria, perché non era giusto che Ulisse fusse aggravato di due lettioni al giorno». In seguito a ciò la lettura straordinaria De simplicibus, ancorché fino ad allora affatto secondaria, viene trasformata in ordinaria, con la più ampia denominazione «de fossilibus, plantis et animalibus». Trasferendosi a essa Aldrovandi lascia i due precedenti insegnamenti. 1561 22 febbraio: in corso di anno accademico, inaugura la prima cattedra bolognese ordinaria (che terrà fino al 1600) di Storia naturale (lectura philosophiae naturalis ordinaria de fossilibus, plantis et animalibus), leggendo il De Theriaca ad Pisonem. 25 ottobre: tiene una lezione «De definitionibus microcosmi». 5 novembre: inizia il corso di Storia naturale su «Methodus generalis de fossilibus», basa-
to sul De ortu et causis subterraneorum di Giorgio Agricola (a.a. 1561-1562). All’arco di anni 1561-1570 si fa risalire la stesura della prima parte del volume primo della sua Syntaxis plantarum. 1562 maggio-giugno: si reca a Trento con Camillo Paleotti, Antonio Giganti e altri per assistere all’apertura del Concilio, nonché per erborizzare ed esplorare le miniere di quella regione. Va a Verona, a Mantova (dove visita il giardino dei semplici di Francesco Borsati), a Padova (ove incontra per l’ultima volta Falloppia e visita l’orto botanico di Melchiorre Guillandino), a Venezia. novembre: inizia il corso leggendo il terzo libro di Dioscoride (a.a. 1562-1563). 1563 Si adopera affinché sia redatto un pubblico «dispensario» o «antidotario», che serva di guida all’operato delle «speciarie». A tal fine riunisce anche in casa propria per due mesi un gruppo di esperti, ma il suo progetto verrà realizzato solo nel 1574. Sposa Paola Macchiavelli. novembre: inizia il corso leggendo ancora il Terzo libro di Dioscoride (a.a. 1563-1564).
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Bibliografia cronologica su Ulisse Aldrovandi a cura di Marc Folia Campos e Chiara Magnani
La presente bibliografia è una prima ricognizione degli studi dedicati alla vita e all’opera di Ulisse Aldrovandi dal XVI secolo ad oggi, comprese le opere a stampa di Aldrovandi (prime e successive edizioni). L’ordine è cronologico secondo l’anno di pubblicazione e all’interno di ogni data l’ordine è alfabetico per autore. Inoltre è stato fatto lo spoglio delle opere contenenti articoli di autori diversi. Per le edizioni delle opere di Aldrovandi sono stati consultati fra gli altri Rodriquez 1954-1955 e Sorbelli 1907; altre bibliografie aldrovandiane si trovano in Olmi 1992a, Tugnoli Pàttaro 1981 e Ventura Folli (a cura di) 2003. 1556 Aldrovandi 1556 Ulisse Aldrovandi, Delle statue romane antiche, che per tutta Roma, in diversi luoghi, et case si veggono, in Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma, Venetia, appresso Giordano Ziletti, all’insegna della Stella, 1556, pp. 115-316. 1558 Aldrovandi 1558 Ulisse Aldrovandi, Delle statue romane antiche, che per tutta Roma, in diversi luoghi, et case si veggono, in Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma, Venetia, appresso Giordano Ziletti, all’insegna della Stella, 1558. 1562 Aldrovandi 1562 Ulisse Aldrovandi, Delle statue romane antiche, che per tutta Roma, in diversi luoghi, et case si veggono, in Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma, Venetia, appresso Giordano Ziletti, all’insegna della Stella, 1562. 1572 Buoni 1572 Giacomo Antonio Buoni, Del terremoto, Modena, appresso Paolo Gadaldini & fratelli, 1572, in part. c. 45 r e v. Contiene una descrizione del museo aldrovandiano; frammento riportato in Eugenio Battisti, L’Antirinascimento, Milano 1989, p. 302. 1574 Aldrovandi 1574 Ulisse Aldrovandi, Antidotarii Bononiensis, sive De usitata
ratione componendorum, miscendorumque medicamentorum, Epitome, Bononiae, apud Ioannem Rossium, 1574. 1599 Aldrovandi 1599 Ulisse Aldrovandi, Ornithologiae hoc est De avibus historiae libri XII, Bononiae, apud Franciscum de Franciscis Senensem, 1599. 1600 Aldrovandi 1600 Ulisse Aldrovandi, Ornithologiae Tomus Alter, Bononiae, apud Io. Bapt. Bellagambam, 1600. Grassi 1600 Paolo Grassi, De lolio tractatus a nullo antea editus Paulo Crasso Corrigiensi, in summa annonae caritate 1591 authore in XIII capita redactus, cui etiam in fine epistolam responsoriam ab excellentissimo Ulysse Aldrovando Bonon. conscriptam affigi mandavit, Bononiae, apud Ioannem Baptistam Bellagambam, 1600, in part. pp. 56bis e ter. 1602 Aldrovandi 1602 Ulisse Aldrovandi, De animalibus insectis libri septem, cum singulorum iconibus ad vivum expressis, Bononiae, apud Ioan. Bapt. Bellagambam, 1602. 1603 Aldrovandi 1603 Ulisse Aldrovandi, Ornithologiae Tomus Tertius, ac postremus, Bononiae, apud Io. Bapt. Bellagambam, 1603. 1605 Aldrovandi 1605 Ulisse Aldrovandi, De reliquis animalibus exanguibus libri quatuor, post mortem ejus editi, nempe de mollibus, crustaceis, testaceis, et zoophytis, Bononiae, apud Io. Baptistam Bellagambam, 1606 (nella sottoscrizione finale: 1605). 1606 Aldrovandi 1606 Ulisse Aldrovandi, Antidotarium a Bonon. Med. Collegio ampliatum ad Ill.mum Senatum Bonon. Cum dupl. tab. una praesidiorum altera morborum, Bononiae, apud Victorium Benacium, 1606.
Bibliografia cronologica su Ulisse Aldrovandi
1609 Estienne 1609 Antoine Estienne, Collectiones sacrae, ex sacris bibliis SS. Ecclesiae doctorum, nec non aliquorum vetustissimorum rabinorum scriptis selectae, quae centum quadraginta quatuor notanda continent de sacratissimo Eucharistiae sacramento, item notationes aliquot ex lib. Ornithologiae Ulyssis Aldrovandi, Parisiis, apud T. Blaise, 1609. 1610 Aldrovandi 1610a Ulisse Aldrovandi, Ornithologiae hoc est, De Avibus historiae libri XII, Francofurti, Typis Wolffgangi Richteri, sumptibus heredum Nicolai Bassaei, 1610. Aldrovandi 1610b Ulisse Aldrovandi, Ornithologiae Tomus alter, qui est de avibus, quae vel in mensae usum cedunt, vel propter cantus sui dulcedinem atque suavitatem domi passim a multis aluntur, Francofurti, Typis Wolffgangi Richteri, Impensis heredum Nicolai Bassaei, 1610. 1612 Aldrovandi 1612 Ulisse Aldrovandi, De piscibus libri V et De cetis lib. Unus, a cura di Ioannes Cornelius Uterverius, Bononiae, apud Bellagambam, 1613 (nella sottoscrizione finale: 1612). 1615 Aldrovandi 1615 Ulisse Aldrovandi, Antidotarium a Bonon. Med. Collegio ampliatum ad Ill.mum Senatum Bonon. Cum dupl. Tab. una Praesidiorum altera Morborum, Bononiae, apud Victorium Benacium, 1615. 1616 Aldrovandi 1616a Ulisse Aldrovandi, De piscibus, Venetiis, 1616. Aldrovandi 1616b Ulisse Aldrovandi, De quadrupedibus solidipedibus volumen integrum, a cura di Ioannes Cornelius Uterverius, Bononiae, apud Victorium Bonatium, 1616. 1618 Aldrovandi 1618a Ulisse Aldrovandi, De animalibus insectis, Francofurti ad M., 1618. Aldrovandi 1618b Ulisse Aldrovandi, De reliquis animalibus exanguibus, Francofurti ad M., 1618. 1619 Aldrovandi 1619 Ulisse Aldrovandi, Encomia animalium, in Caspar
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Dornavius, Amphitheatrum sapientiae socraticae jocoseriae, Hanoviae, Typis Wechelianis, 1619. 1620 Aldrovandi 1620 Ulisse Aldrovandi, De animalibus insectis, Bononiae, apud Io. Bap. Bellagambam, 1620. 1621 Aldrovandi 1621a Ulisse Aldrovandi, Ornithologia III, Francofurti, 1621. Aldrovandi 1621b Ulisse Aldrovandi, Quadrupedum omnium bisulcorum historia, a cura di Ioannes Cornelius Uterverius e Thomas Dempsterus, Bononiae, apud Sebastianum Bonhommium, 1621. 1623 Aldrovandi 1623a Ulisse Aldrovandi, De animalibus insectis, Francofurti ad M., apud Ioannem Treudelium et apud Ioannem Hoferum, 1623. Aldrovandi 1623b Ulisse Aldrovandi, De piscibus, Francofurti ad M., apud Ioannem Treudelium, 1623. Aldrovandi 1623c Ulisse Aldrovandi, De Quadrupedibus solidipedibus Volumen integrum, a cura di Ioannes Cornelius Uterverius, Francofurti, Typis Ioan. Hoferi, impensis Ioannis Treudel, 1623. Aldrovandi 1623d Ulisse Aldrovandi, De reliquis animalibus exanguibus, Francofurti ad M., apud Troedelium et apud Ioannem Hoferum, 1623. Pasquali Alidosi 1623 Giovanni Nicolò Pasquali Alidosi, Ulisse Aldrovandi, in Giovanni Nicolò Pasquali Alidosi, I dottori bolognesi di teologia, filosofia, medicina e arti liberali dall’anno 1000 per tutto Marzo del 1623, Bologna, Nicolò Tebaldini, 1623, pp. 181-190. 1625 Aldrovandi 1625 Ulisse Aldrovandi, De piscibus, Bononiae, 1625. 1629 Aldrovandi 1629a Ulisse Aldrovandi, De piscibus, Francofurti ad M., apud Ioannem Treudelium, 1629. Aldrovandi 1629b Ulisse Aldrovandi, Ornithologia II, Francofurti ad M., apud Haeredes Nicolai Bassaei, 1629.
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Bibliografia citata
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Aldrovandi 1668 Ulisse Aldrovandi, Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo Sylva glandaria, acinosumq. Pomarium ubi eruditiones omnium generum una cum botanicis doctrinis ingenia quaecunque non parum iuvant, et oblectant. Ovidius Montalbanus ... opus summo labore collegit, digessit, concinnavit. Quod … D. Guidobaldo Co. De Thun ... Hieronymus Bernia propriis sumptibus in lucem editum dicavit, Bononiae, typis Io. Baptistae Ferronii, 1668 [1667]. Alessandrini et al. 1985 Ada Alessandrini, Gilberto De Angelis, Paola Lanzara, Il Theatrum plantarum di Federico Cesi nella Biblioteca dell’Institut de France, «Atti Accademia Lincei, rend. Classe Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali», s. 8, 78 (6), 1985. Amadei et al. 1991 Lucia Amadei, Paolo Emilio Tomei, Sergio Toresella, Per un lessico dell’antica nomenclatura botanica, «Atti Mememorie Accademia Toscana Scienze e Lettere», 56, n.s., 42, 1991, pp.129-158.
Aldrovandi 1637 Ulisse Aldrovandi, De Quadrupedibus digitatis viviparis libri tres, et De Quadrupedibus digitatis oviparis libri duo. Bartholomaeus Ambrosinus … collegit. … Cum Indice memorabilium et variarum linguarum memorabilium. Sumptibus M. Antonij Berniae Bibliopol. Bononi., Bononiae, apud Nicolaum Tebaldinum, 1637.
Anguillara 1561 Luigi Anguillara, Semplici dell’eccellente M. Luigi Anguillara, liquali in piu pareri a diversi nobili huomini scritti appaiono, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1561.
Aldrovandi 1640 Ulisse Aldrovandi, Ulyssis Aldrovandi Serpentum, et draconum historiae libri duo Bartholomaeus Ambrosinus … summo labore opus concinnauit … Cum indice memorabilium, nec non uariarum linguarum locupletissimo, Bologna, Ferroni, 1640.
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Aldrovandi 1648 Ulisse Aldrovandi, Musaeum Metallicum in libros IIII distributum Bartholomaeus Ambrosinus … Labore, et Studio composuit cum Indice copiosissimo. Marcus Antonius Bernia propriis impensis in lucem edidit, Bononiae, typis Io. Baptistae Ferronij, 1648.
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Bibliografia ragionata a cura di Marc Folia e Chiara Magnani
Questo approccio tematico alla produzione letteraria aldrovandiana vuol offrire uno strumento atto a facilitare l’avvicinamento all’opera di Aldrovandi dalle più diverse prospettive disciplinari. Le aree tematiche principali sono suddivise in voci. Per ognuna di loro troviamo, in primo luogo, le opere che trattano la questione in un modo più ampio e, in seguito, le sotto voci corrispondenti sia a campi semantici più ristretti sia a particolari tipologie di lavori (repertori, ecc.). Alcune voci concludono con un elenco dei manoscritti attinenti che sono stati trascritti oppure descritti in modo dettagliato. Le singole opere vanno rintracciate nella bibliografia precedente per mezzo della chiave Autore/i-Anno, tenendo conto che l’ordinamento non è alfabetico bensì cronologico.
LA VITA DI ULISSE ALDROVANDI Ambiente culturale bolognese: Battistini 2003; Costa 1908; Olmi, Prodi 1986 Aspetti religiosi: Baldini U., Spruit 2000; Biondi 1991; Fossati 1973; Maragi 1978; Renato 1968; Rotondò 1962 Biografia: Aldrovandi 1907a; Antonino 2003; De Toni G.B. 1921; Fantuzzi 1774; Tugnoli Pàttaro 1971-1972; 1977; 1981 Elogi e cenni biografici: Aldrovandi Marescotti 1899-1900; Barberini 1631; Bonucci 1852; Castellani 1962; Fantuzzi 1774; Legati 1668; Masini Bedocchi 1992; Montalenti 1989; 1990; Münster 1941; Neviani 1931; 1941b; Padovani 1907; Ridolfi 1907; Tugnoli Pàttaro 1974a Notariato: Carosi 2003; Ridolfi 1907; Ulisse 1961 Ritratti e iconografia: Bolzoni 1992; Fanti 1958; Ghirardi 2004b; Giudici 1988; Tosi 1995; 1999; 2001 Villeggiatura: Bolzoni 1992; Fanti 1958 – Pitture che si vedono nel Palazzo dell’Ecc.mo Sr. Ulisse Aldrovandi posto nella villa di S.to Gio. Polo, nel Comune di S.to Antonio di Savena: Fanti 1958 – testamento: Fantuzzi 1774; Neviani 1941a; Vai 2003 – Vita d’Ulisse Aldrovandi cominciando dalla sua natività
sin’a l’età di 64 anni vivendo ancora, La: Aldrovandi 1907a; Baffetti 1993 –
CARTEGGI E RAPPORTI CON I CONTEMPORANEI
Catalogazione: Frati (a cura di) 1907; Ghigi 1907a - progetti: Galluzzi 1989; Tosi 1986 Personaggi: - Accoramboni, Francesco: Maragi 1967 - Aldrovandi, Teseo: Fantuzzi 1774; Frati 1898a; Münster 1934 - Altogradi, Niccolò: Tosi (a cura di) 1989 - Angeli, Bartolomeo: Maragi 1967 - Anguillara, Luigi: De Toni G.B. 1910-1911 - Bacci, Andrea: Simili A. 1970 - Balestri, Giovanni Battista: De Toni G.B. 1912d - Barberini, Maffeo: Barberini 1631; Bonucci 1852; Stendardo (a cura di) 1992-1993 - Barozzi, Francesco: De Toni G.B. 1917 - Bartolozzi, Pier Lorenzo: Tosi (a cura di) 1989 - Beneventi, Giovanni: Tosi (a cura di) 1989 - bolognesi: Battistini 2003; Costa 1908; Olmi, Prodi 1986 - Bolognetti, Alberto: Tosi (a cura di) 1989 - Bonaretti, Tommaso: De Toni G.B. 1912c - Bosio, Camillo: Tosi (a cura di) 1989 - Buonaccorsi, Bastiano: Tosi (a cura di) 1989 - Calzolari, Francesco: Cermenati 1909; Fantuzzi 1774 - Camerario, Gioacchino: Dougherty 1996; Fantuzzi 1774; Olmi 1991 - campani: Maragi 1977a - Canano, Giovanni Battista: Simili A. 1968-1970 - Cantarini, Gregorio: Fantuzzi 1774; Tosi (a cura di) 1989 - Cantarini, Lodovico: Tosi (a cura di) 1989 - Cantarini, Tommaso: Tosi (a cura di) 1989 - Cantoni, Gaspare: Tosi (a cura di) 1989 - Cardano, Gerolamo: Baldini U., Spruit 2000; Simili A. 1966 - Casabona, Giuseppe: Tosi (a cura di) 1989 - Castelletti, Bernardino: Frati 1898a - Cataneo, Alfonso: Fantuzzi 1774; Olmi 1991 - Cibo, Gherardo: De Toni G.B. 1907c - Clusio, Carlo: De Toni G.B. 1912b - Codronchi, Giovanni Battista: Simili A. 1968-1970
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- Compagnoni, Antonio Maria: De Toni G.B. 1915 - Coriolano, Cristoforo: De Rosa 1981a - Cortuso, Giacomo Antonio: De Toni G.B. 1921-1922 - Cospi, Tommaso: Simili A. 1960 - Cuppellino, Giulio: Aldrovandi 1904 - Da Monte, Giovanni Battista: Simili A. 1968-1970 - De’ Franceschi, Francesco: Donati, Marabini, Vai 2003; Sorbelli 1907 - Della Torre, Gentile: De Toni G.B. 1923 - Di Sorgo, Giacomo: Di Sorgo 2000 - Dondino, Gulielmo: Di Sorgo 2000 - Donino, Girolamo: Tosi (a cura di) 1989 - Espillet, Nicolao: De Toni G.B. 1924-1925b - Eustachio, Bartolomeo: Eustachio 1870 - Falloppia, Gabriele: Barduzzi 1922; De Toni G.B. 1911a; Fantuzzi 1774 - Farnese, Card. Alessandro: Boselli 1921; Ronchini 1880 - Farnese, Card. Odoardo: Ronchini 1880 - Felici, Costanzo: De Toni G.B. 1916; Fantuzzi 1774; Felici 1982; Maragi 1967; Nonni 2005 - Fenari, Marco: Fantuzzi 1774 - Ferdinando I Granduca di Toscana: Aldrovandi 1904; De Rosa 1981b - ferraresi: Frati 1908; Maragi 1992b - Fideli, Giovanni: Tosi (a cura di) 1989 - Fonseca, Rodrigo: Simili A. 1960 - Fox di Cracovia, Martino: Barycz 1928; Fantuzzi 1774; Lewanski 1990; 1991; Mostra 1990; Quirini-Poplawska 1988 - Francesco I Granduca di Toscana: Aldrovandi 1873; 1904; Barocchi 2001; De Rosa 1981b; Tosi (a cura di) 1989 - Francesco Maria II Duca di Urbino: Aldrovandi 1904 - Fulcheri, Giovanni Battista: Forti 1907; Tosi (a cura di) 1989 - Fumagalli, Pietro: Fantuzzi 1774 - Galgani, Domenico: Tosi (a cura di) 1989 - Gesner, Conrad: De Toni G.B. 1912a - Ghini, Luca: Baroncini 1905; De Toni G.B. 1907a; Fantuzzi 1774; Ghini 1905; Tosi (a cura di) 1989 - Ghiselli, Mons. Paolo: Simili A. 1968-1970 - Giacomini, Lorenzo: Di Florio 1965; Tosi (a cura di) 1989 - Giganti, Antonio: Di Sorgo 2000; Fragnito 1982; Laurencich Minelli 1984 - Grassi, Paolo: Grassi 1600 - Gregorio da Reggio, Fra: Olmi 2003 - Gregorio XIII: Andreoli 1961; 1962;
Bibliografia ragionata
Fantuzzi 1774 - Griffoni, Alessandro: Tosi (a cura di) 1989 - Guilandino, Melchiorre: De Toni G.B. 1911b; Fantuzzi 1774; Ubrizsy Savoia 1995b - Imola, Giovanni Battista: De Toni G.B. 1920 - Imperato, Ferrante: Fantuzzi 1774 - Leoni, Luigi: Tosi (a cura di) 1989 - Lippi, Giovanni: Tosi (a cura di) 1989 - Malocchi, Francesco: Tosi (a cura di) 1989 - mantovani: Franchini et al. 1979 - Manzini, Giulio: Tosi (a cura di) 1989 - Maranta, Bartolomeo: De Toni G.B. 1911-1912b; Fantuzzi 1774; Maranta 1964 - Mascagni, Antonio: Tosi (a cura di) 1989 - Mattioli, Muzio: Tosi (a cura di) 1989 - Mattioli, Pietro Andrea: Fantuzzi 1774; Raimondi 1906 - Mattioli, Pompeo: Tosi (a cura di) 1989 - Meinetti, Mainetto: Tosi (a cura di) 1989 - Melchiori, Giovanni Odorico: De Toni G.B. 1924-1925a - Menocchi, Marcantonio: Tosi (a cura di) 1989 - Mercati, Michele: Fantuzzi 1774; Neviani 1933; 1934b - Mercuriale, Girolamo: Fantuzzi 1774; Simili A. 1965; Tosi (a cura di) 1989 - Michiel, Pietro Antonio: De Toni E. 1907; De Toni G.B. 1908a; Masini Bedocchi 1992 - Modena, Duca di: De Toni G.B. 1920 - Monseo, Guglielmo: Tosi (a cura di) 1989 - Moroni, Angelo: Tosi (a cura di) 1989 - Nobili, Flaminio: Tosi (a cura di) 1989 - Nobili, Giuseppe: Tosi (a cura di) 1989 - Obizzi, Ippolito: Frati 1908 - Olivieri: Spadolini 1907 - Orsolini, Marco: Tosi (a cura di) 1989 - padovani: Ubrizsy Savoia 1997 - Paganini, Pagano: Tosi (a cura di) 1989 - Paleotti, Gabriele: Aldrovandi 1961; 1971; Barocchi 2001; Fossati 1973; Maragi 1978; Olmi, Prodi 1986; Prodi 1967 - Pancia, Alessandro: De Toni G.B. 1920 - Pancio, Alfonso: Fantuzzi 1774 - Paolini, Niccolò: Tosi (a cura di) 1989 - Parma, Duca di: Ronchini 1880 - Persio, Ascanio: De Toni G.B. 1907b - Petrollini, Francesco: Chiovenda 1909; De Toni G.B. 1907g; 1908c; 1909-1910 - Pinelli, Giovanni Vincenzo: De Toni G.B. 1919-1920; Fantuzzi 1774; Malagola 1889 - Pini, Bartolomeo: Maragi 1967; Tosi (a cura di) 1989 - pisani: Ubrizsy Savoia 1992 - Puccini, Baccio: Tosi (a cura di) 1989
Bibliografia ragionata
- Quattrami, Evangelista: De Toni G.B. 1917-1918 - Raynaud, Giacomo: De Toni G.B. 1908-1909 - Ricciardi, Virgilio: Tosi (a cura di) 1989 - riminesi: Maragi 1967 - Rosselli, Stefano: Tosi (a cura di) 1989 - Salviani, Ippolito: Fantuzzi 1774; Pinon 2002 - Serafini, Fortunato: Tosi (a cura di) 1989 - Sirleto, Card. Guglielmo: Porcio 1783 - slavi: Barycz 1928; Lewanski 1990; 1991; Mostra 1990; Quirini-Poplawska 1988; 1990 - Soavi, Sebastiano: Tosi (a cura di) 1989 - Solenander, Reiner: Tosi (a cura di) 1989 - Spagna, Lelio: Tosi (a cura di) 1989 - tedeschi: Maragi 1969 - toscani: De Rosa 1981b; Tosi (a cura di) 1989 - Tossignano, Antonio: Tosi (a cura di) 1989 - Varchi, Benedetto: Tosi (a cura di) 1989 - veronesi: De Toni G.B. 1907e - Vinta, Belisario: Aldrovandi 1904; De Rosa 1981b; Tosi (a cura di) 1989 - Vizani, Giasone: Mamino 1999 - Wittendel, Pietro di: Tosi (a cura di) 1989 - Wolski, Pietro Dunin: Barycz 1928; Mostra 1990; Quirini-Poplawska 1988
IL CONTESTO STORICO-SCIENTIFICO Collezionismo scientifico: De Renzi 1997; Findlen 1989; 1994; Laurencich Minelli 1985; Lugli 1983; Olmi 1982b; 1985; 1992a; 1993b; 2001a; Tagliaferri, Tommasini, Tugnoli Pàttaro 1994; Tongiorgi Tomasi 1983 Filosofia della natura: Bäumer-Schleinkofer 1991; Findlen 1991b; Fischel 2002; Galluzzi 1995; Gentili C. 1979; Maragi 1966; Maragliano 2001; Olmi 1976; Tugnoli Pàttaro 1974c; 1975b; 1977; 1981; 1993; 1995; 2001 - scoperta del Nuovo Mondo: Cermenati 1906b; Laurencich Minelli 1980; 1982; 2001; Laurencich Minelli, Serra 1987; Maragi 1992c; Olmi 1992b; Serra 1985-1986; Stasi 1997-1998; Tagliaferri 1992; Tugnoli Pàttaro 1992 Illustrazione naturalistica: Barocchi 2001; Battisti 1989; Immagine 1984; Kolb 1996; Olmi 1971-1972; 1980-1981; 1982a; 1989; Tongiorgi Tomasi 1991; 1993; 2000 - bottega artistica: De Rosa 1981a; Kolb 1996; Mugnaini 2000; Olmi 1971-1972; 1987; 1993a; Tongiorgi Tomasi 1991; 1993; 2000 Metodo: Olmi 1976; Tugnoli Pàttaro 1981; 2000 - ordinamento e memoria: De Bellis 1997; Lugli 1988; Olmi 1976; Pinon 2000; 2003; Tugnoli Pàttaro 1981
655
- patronage: Barocchi 2001; Findlen 1991a; Olmi 1995 - rapporti epistolari: Felici 1982; Olmi 1991; Tosi (a cura di) 1989 - scrittura e consultazione delle opere a stampa: Laurencich Minelli, Serra 1987; Pinon 2000; 2003; Ventura Folli 1993b – Avvertimenti del dottor Aldrovandi sopra le pitture mostrifiche e prodigiose All’Ill.mo Rev.mo Mons. Il Cardinal Paleotti: Olmi 1971-1972 – Avvertimenti del dottore Aldrovandi all’Ill.mo e R.mo Cardinal Paleotti sopra alcuni capitoli della Pittura: Aldrovandi 1961 – De arte Raimundi Lulij: Aldrovandi 1976 – De observatione foetus in ovis facta 1564 mense maio et iunio: Aldrovandi 2000 – Discorso naturale di Ulisse Aldrovandi, philosopho e medico, ecc.: Aldrovandi 1977 – Modo di esprimere per la pittura tutte le cose dell’Universo Mondo: Aldrovandi 1971– Nuovo Mondo: Serra 1985-1986; Stasi 1997-1998 –
LE OPERE E LE RACCOLTE
Biblioteca: Adversi 1966a; 1966b; 1968; Bacchi 2002; Barycz 1928; Laurencich Minelli, Serra 1987; Mostra 1990; Pinon 2000; 2003; Serrai 1993; Ventura Folli 1993b – Informatione sopra il primo modo, come si deve collocar gli libri in una biblioteca ben ordinata, secondo l’ordine e divisione generale delle scientie, dando l’esempio di ciascuna di due o tre autori o più: Frati 1898b; Serrai 1993; Ventura Folli 1993b – Ordine che si può servar nella libraria, L’: Frati (a cura di) 1907; Serrai 1993; Ventura Folli 1993b – Erbario: Bonfiglioli, Cristofolini, Mossetti 1993; Cristofolini 2001; De Toni G.B. 1906; 1907g; Mattirolo 1897; Saint Lager 1885 - digitalizzazione: Managlia, Mossetti 2005 - identificazione e schedatura dei campioni: De Toni G.B. 1907-1908; 1908b; 1911-1912a; Mattirolo 1898a; Mossetti 1990; Scaramella Petri 1954; Soldano 1999-2000; 2001; 2002; 2003; 2004; Ubrizsy Savoia 1993 Manoscritti: Antonino (a cura di) 2004b; Mattirolo 1897; Pullè 1906 - repertori: Fantuzzi 1774; Frati (a cura di) 1907; Ghigi 1907a; Imperiali 1640; Pasquali Alidosi 1623 - relativi alla bibliologia: Adversi 1966a; 1968 - relativi alla botanica: Mattirolo 1897 - relativi al carteggio (progetti): Galluzzi 1989; Tosi 1986 vedi anche Edizione delle opere
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- mistificazioni: Forti 1907; 1914 - repertori illustrati: Antonino (a cura di) 2004a; Caprotti (a cura di) 1980; Wittkower et al. 1986 - umana: Pedote 1960; Scarani 2001 - ermafroditismo: Marchetti 1988 - ipertricosi: Scappini, Torricelli 1993; Zanca A. 1983 - neurofibromatosi: Polizzi, Ruggieri 2003; Zanca A. 1975; Zanca A., Zanca A. 1977; 1980 – Avvertimenti del dottor Aldrovandi sopra le pitture mostrifiche e prodigiose All’Ill.mo Rev.mo Mons. Il Cardinal Paleotti: Olmi 1971-1972; 1992a – Del Riverso pesce di forma d’Anguilla ch’ha una borsa in capo con la quale piglia i pesci: Serra 1985-1986 – Diari del Senato di Bologna: Scappini, Torricelli 1993 – Zoologia: Andres 1908; Caprotti 1979; Harms 1989; Historia 1977; MacGillivray 1834; Pinon 2000; Riedl-Dorn 1989; Sabelli, Tommasini 2004; Tagliaferri, Tommasini 2001; Velde 1950 - ecologia: Maragi 1977b - embriologia: Tugnoli Pàttaro 2000 - entomologia: Omodeo 2001 - erpetologia: Caprotti (a cura di) 1980; Cunningham 1933; Gudger 1934 - fossili: Fabiani 1910; Foresti 1887; Ranzani 1818 - identificazione e schedatura delle tavole acquarellate: Minelli et al. (a cura di) 2004; Olmi 1982c - xilografie: Caprotti (a cura di) 1980 - mammiferi: MacGillivray 1838 - repertori illustrati: Antonino (a cura di) 2004a; Caprotti (a cura di) 1980; Olmi 1982c – Encomia animalium: Aldrovandi 1619 –
Bibliografia ragionata
Zoologia marina: Di Sorgo 2000; Gudger 1934-1935; 1936 - crostacei: Grmek, Guinot 1965 - illustrazione: Kolb 1996 - malacologia: Caprotti 1983; Caprotti 1988; Di Sorgo 2000; Zanca M. 1974 - reperti del museo: - Centrina Aristoteles: Forti 1907; 1914 - Ostracion gibbosus: Scappini, Torricelli 1989 - Ranina: Fabiani 1910 - repertori illustrati: Olmi, Tongiorgi Tomasi 1993 – Del Riverso pesce di forma d’Anguilla ch’ha una borsa in capo con la quale piglia i pesci: Serra 1985-1986 –
III CENTENARIO DELLA MORTE DI ULISSE ALDROVANDI Adesioni: Académie 1907; Aldrovandi 1906-1907; Dedication 1907; Elenco 1907; 1907; Onoranze 1908 Celebrazioni: Berlingozzi 1907; Gortani 1907a; Pullè 1906; Ventura Folli 1993a Comitato: Comitato 1907; Onoranze 1908 Discorsi: Albertoni Tagliavini 1907; Aldrovandi Marescotti 1907; Capellini 1907; Cappelletti 1907; Costa 1908; Mattirolo 1907; Onoranze 1908; Puntoni 1907; Tanari 1907 Pubblicazioni in occasione del III Centenario: Albertoni Tagliavini 1907; Aldrovandi 1907a; 1907b; Aldrovandi Marescotti 1907; Baldacci 1907; Baldacci et al. 1907; Capellini 1907; Cappelletti 1907; Cermenati 1906a; Costa 1908; De Toni E. 1907; Ghigi 1907b; Ghini 1905; Gortani 1907b; Mattirolo 1907; Morini 1907; Onoranze 1908; Puntoni 1907; Ridolfi 1907; Sorbelli 1907; Tanari 1907
Indice analitico delle tavole
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Indice analitico delle tavole (Il numero si riferisce alle tavole)
Abutilon theophrasti Acacalis Acacia Americana Acer campestre Acero campestre Acherontia atropos Achillea erba-rotta Achillea nobilis Acipenser naccarii Acipenser sturio Aconitum foliis lanuginosis Actaea spicata Aculepeira ceropegia Adiantum capillus-veneris Agaricus Aglio comune Aglio triquetro Agrimonia comune Agrimonia eupatoria Agrimonia odorata Agrimonia procera Agrimonia profumata Agrocybe aegerita Agrostemma githago Aguglia Aguti Airone cenerino Airone guardabuoi Airone rosso Ajuga chamaepitys Alaccia Alce Alcelafo Alcelaphus buselaphus Alces alces Alchemilla alpina Alchemilla transiens Alectorix rufa Alkekengi Allium ascalonicum Allium cepa Allium sativum Allium triquetrum Alopias vulpinus Alzavola Amadriade Amanita caesarea Amanita subgen. lepidella Amareggiola Anacamptis pyramidalis
126 87 195 168 168 475 225 213 370 359, 370 31 113 457 36 234, 243 82 151 98 98 222 222 222 238 175 345, 366 414 280 283 279 124 340 416 437 437 416 99 99 288 100 81 78 82 151 355, 367 277 422, 425 235, 236 242 108 199
Anagallis arvensis 121 Anagallis coerulea 121 Ananas 68 Ananas comosus 68 Anas crecca 277 Anas penelope 249 Anemone a fiori di narciso 31 Anemone alpina 217 Anemone fior di stella 158 Anemone hortensis 158 Anemone narcissiflora 31, 217 Anemone narcissino 217 Anguilla 371 Anguilla anguilla 371 Anguria 164 Anseropoda placenta 395 Anthemis arvensis 192 Anthias anthias 332 Antilope cervicapra 423 Apis mellifica 467 Apus apus 315 Aquilegia alpina 205 Aquilegia maggiore 205 Aquilegia nana uniflora 205 Ara ararauna 245 Ara macao 244 Aracnidi 480 Aragosta 383 Arancio 148 Ardea cinerea 280 Ardea purpurea 279 Ardeola ralloides 272, 297 Argentina 14 Argiope bruennichi 470 Argonauta 379 Argonauta argo 379, 404 Argynnis paphia 477 Aringa 351 Aristolochia pallida 28 Aristolochia rotonda 28 Aristolochia rotunda 28 Armadillo a sei fasce 419 Armillaria mellea 234, 242 Armoracia rusticana 20 Arothron stellatus 349 Arrestabue 35 Articiocco 76 Articulata 491 Arum italicum 123 Asarum europaeum 114
Ascyron arboreum Asellus sp. Asio otus Aspalathus rhodius Aster amellus Astice Astro di Virgilio Astropecten sp. Atropa belladonna Avena comune Avena sativa Averla piccola Averrhoa bilimbi Avocetta Aythya fuligula Baccaro Baco da seta Balanophoras Balistes carolinensis Barba di Becco comune Barba di capra Barbaforte Barbagianni Barbone adriatico Barracuda Bavosa Beccofrusone Belladonna Belone belone Belone belone acus Berberis americanus Berta maggiore Betonica comune Biada Bilimbi Billeri celidonia Bivalvi Blatta Blennius gattorugine Boletaceae Bolma rugosa Bombycilla garrulus Bombyx mori Borago officinalis Borracina massima Borragine Borrana Botaurus stellaris Botton d’oro Brachiopodi
83 473 269 147 186 382 186 395 101 116 116 313 193 274 255 114 478 73 343 10 113 20 270 49 340, 351 343 323 101 366 345 194 248 119 116 193 215 489, 491 474 343 236, 243 485 323 478 106 118 106 106 303 32 491
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Branzino 337 Brassica acephala 54 Brassica oleracea 12, 54 Brassica rapa “rapifera” 55 Brignolo spinoso 178 Bubalus bubalis 406 Bubo bubo 251 Bubulcus ibis 283 Bufalo 406 Bupleoron Plinii 214 Bupleuro delle rocce 214 Bupleurum petraeum 214 Burhinus oedicnemus 247 Caglio zolfino 42 Calabrone 463 Calamaro comune 379 Calappa 387 Calappa granulata 387 Calcare a bivalvi 491 Calcare a nummulitidi 489 Calcare marnoso 484 Calcatreppola ametistina 27 Calcatreppola spina-argentata 75 Calcedonio 484 Calendola 162 Calendula officinalis 162 Callimorpha 477 Callista chione 399 Callithrix geoffroy 439 Calonectris diomedea 248 Calopteryx virgo 456 Camaleonte 460 Camarezza tubulosa 216 Camelus dromedarius 405 Camomilla bastarda 192 Camphorata alpina minima 213 Canapa 325 Canapino 325 Cannabis sativa 325 Cannocchia 384 Cantharellus cibarius 235 Cantharus cantharus 330 Capelvenere 36 Capodoglio 327 Capone 332 Capra aegagrus 427 Capra selvatica 427 Capreolus capreolus 428 Capriolo 428 Capsicum annuum 138 Carabide 468 Carabo d’acqua 472 Carciofo 76 Cardamine chelidonia 215 Cardellino 313 Cardo-pallottola coccodrillo 26 Carduelis carduelis 313 Caretta caretta 442, 443
Indice analitico delle tavole
Cariofillata montana 140 Carota 85 Carpa 369 Carpione del Garda 361 Carrubo 48 Carum carvi 182 Carvi 182 Cassia 149 Cassia absus 87 Cassia fistula 149 Cassia sp. 45 Castagna d’acqua 34 Castagno 174 Castagnola 340 Castagnola rossa 332 Castanea sativa 174 Castor fiber 410 Castoro europeo 410 Cavaliere d’Italia 271 Cavalletta 472, 474, 476 Cavalluccio marino 392 Cavia 432 Cavia porcellus 432 Cavolaia 466 Cavolfiore 12 Cavolo 12 Cavolo di lupo 86 Cebo cappuccino 407 Cebus capucinus 407 Cedro 65 Cefalofo 438 Cefalopodi 486 Celidonia 157 Cencio molle 126 Centonchio azzurro 121 Centonchio dei campi 121 Centranthus calcitrapa 216 Cephalophus callipygus 438 Cepola 345 Cepola rubescens 345 Cerambicide 457, 476 Cerastes cerastes 445 Cerastes vipera 445 Ceratonia siliqua 48 Cercopiteco Diana 436 Cercopiteco grigio verde 424 Cercopithecus diana 436 Cerinthe minor 104 Cerithiidae 489 Cerro 133 Cerura vinula 471 Cervo volante 474 Cervone 448 Cesena 314 Cetriolo 60, 165 Chalcides chalcides 461 Chalcides ocellatus 459 Chamaecrista absus 87
207 Chamaehesperus hispanicus Chamaeleon chamaeleon 462 Charcharodon 488 Chelidonium majus 157 Chicoreus ramosus 400 Chiurlottello 301 Chlorocebus aethiops 424 Chromis chromis 340 Cicada sp. 468 Cicala 384, 468 Cicala di mare grande 384 Cicerchia a foglie 43 Cicerchia comune 110 Cicerchia dei prati 110 Cicerchia pallida 110 Cicerchia pelosa 110 Cicerchia silvestre 43 Cicerchione 43 Ciclamino 115 Ciclamino primaverile 198 Cidaris 489 Cidaris cidaris 396 Ciliegia della pazzia 101 Cinoglosso 109 Ciottoli calcarei 489 Ciottolo marnoso 490 Cipolla 78 Cirsio lanoso 50 Cirsium eriophorum 50 Citiso a foglie sessili 103 Citrullus lanatus 164 Citrus aurantium 148 Citrus limon 2 Citrus medica 65 Civetta zibetto 418 Civettictis civetta 418 Clathrus ruber 233, 236, 239, 242 Clupea harengus 351 Coati 438 Coccodrillo del Nilo 453 Coccothraustes coccothraustes 308 Cocomero da marmellata 164 Cocos nucifera 3 Cocozza 62 Coleotteri 458, 472, 481 Coleotteri scarabeoidei 466 Coleottero Elateridae 469 Colocasia esculenta 179 Coltellaccio maggiore 33 Combassù 254 Combattente 278 Coniglio delle Indie 414 Consolida maggiore 107 Convolvulus soldanella 183 Coprinus 242 Coracias garrulus 267 Corallo 492
Indice analitico delle tavole
Corinoli comune 117 Coris marinus flore albo 212 Cormorano 295 Cornetta coda-di-scorpione 141 Coronilla scorpioides 141 Cossus cossus 467 Cossus sp. 456 Cotyledon pusillon 209 Crax rubra 261 Cren 20 Crenilabrus tinca 334 Crescione 204 Crex crex 321 Crisciola 66 Crociere 310 Croco 181 Crocodylus niloticus 451 Crocus sativus 181 Crocus vernus 181 Crostacei anfipodi 475 Crostacei cirripedi 395 Crostacei decapodi 385 Crypsis aculeata 178 Cucumis melo 166 Cucumis sativus 60, 165 Cucurbita maxima 59, 61 Cucurbita moschata 63 Cucurbita pepo 64 Cumino tedesco 182 Curculionide 474 Cyclamen 115 Cyclamen repandum 198 Cyclamen vernum minor 198 Cymbalaria muralis 91 Cynanchum acutum 66 Cynara scolymus 76 Cynoglossum officinale 109 Cyprinus carpio 369 Cytisi 103 Cytisus sessilifolius 103 Dactylopterus volitans 333 Damigella 456 Daphne mezereum 132 Dasyatis sp. 357 Dasyprocta sp. 414 Datteri di mare 402 Datura stramonium 25 Daucus carota 85 Dendrocopos maior 320 Dentex dentex 328 Dentice 328 Dianthus 41 Dicentrarchus labrax 337 Dictamnus albus 77 Digitale 47 Digitalis purpurea 47 Diodon hystrix 363 Diplotaxis erucoides 131
663
Dittamo 77 Ditteri 465, 469, 472 Doricnium 14 Dorippe lanata 386 Dorippide 386 Doronici species 208 Doronico medicinale 208 Doronicum pardalianches 208 Draba aizoide 223 Draba aizoides 223 Dracunculus vulgaris 150 Drago 362 Dromedario 405 Dromia 386 Dromia personata 386 Echelus miro 365 Echeneis naucrates 350 Echinaster sepositus 393 Echinidi 492 Echinodermi 389, 392 Echinops ritro 26 Ederina dei muri 91 Elaphe longissima 447 Elaphe quatuorlineata 448 Eledone moscata 380 Elleborine comune 159 Elleboro nero 92 Ellèboro puzzolente 86 Emberiza cirlus 318 Emberiza citrinella 318 Emitteri 465 Emys orbicularis 453 Epatica 112 Epipactis helleborine 159 Erba araldo 47 Erba betonica 119 Erba biscia 123 Erba catapuzia 40 Erba coltella dei fossi 89 Erba da porri 157 Erba dei ladri 25 Erba del diavolo 25 Erba di San Giovanni 118 Erba maga 25 Erba metella 25 Erba renella 114 Erba serpentaria 150 Erba trinità 112 Erba zolfina 42 Erba-amara dei boschi 105 Erba-vajola minore 104 Erinaceus europaeus 431 Eringio ametistino 27 Eryngium amethystinum 27 Eryngium genuense argentinum 75 Eryngium spinalba 75 Esox lucius 368 Eterocero 466
Euamuchil 195 Euforbia schiattarella 90 Eufrasia 167 Eumicrotremus dejugini 349 Eupatoria 98 Euphorbia apios 90 Euphorbia lathyris 40 Euphractus sexcinctus 419 Euphrasia sp. 167 Euscorpius italicus 472 Fabacea 94 Facchino 386 Fagiano 294 Falco femoralis 260 Falco pellegrino 296 Falco peregrinus 296 Falco rusticolus 246 Falco tinnunculus 268 Faraona 298 Farfaro 172 Farinaccio 189 Fasciolariidae 488 Fasolara 399 Fava d’Egitto 179 Felce florida 30 Felis catus 409 Fenicotteri rosa 290 Ferraccia violacea 357 Ferula campestre 44 Ferulago campestris 44 Festuca paniculata 221 Fiamma 345 Fico 67, 74 Fico d’India 37 Ficus carica 67, 74, 254 Filigrana comune 51 Finocchiazzo 44 Finocchio comune 79 Fior di stecco 132 Fischione 249 Fistulina hepatica 234 Foeniculum vulgare 79 Folaga 302 Formica nera 456 Formica sp. 456 Fragaria 224 Fragaria vesca 224 Fragola 224 Frassinella 77 Fringilla coelebs 307 Fringuello 307 Frosone 308 Fulica atra 302 Gabbiano comune 305 Gadiforme 367 Gaidropsarus mediterraneus 340 Galeotto 340 Galium verum 42
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Tuberaceae Tucano Turdus pilaris Tussilago farfara Typha angustifolia Typha laxmannii Tyto alba Uccello del Paradiso UistitĂŹ di Geoffroy Umbellifera Umbra marina Umbrina cirrosa Upupa Upupa epops Uranoscopus scaber Urginea maritima Uromastyx aegyptia Uva barbata Valeriana Valeriana minima alpina Valeriana minor annua Valeriana officinalis Vanellus vanellus
Indice analitico delle tavole
243 291 314 172 155 155 270 285 439 29 341 337 309 309 373 80 444 160 144 215 216 144 281
Vedova africana 253 Vedova paradisea 254 Veneridae 491 Ventaglina alpina 99 Veratro 19 Veratro comune 19 Veratrum album subsp. lobelianum 19 Veratrum nigrum 19 Verbasco tasso-barbasso 38 Verbascum thapsus 38 Verbena 139 Verbena officinalis 139 Vescia di lupo 235 Vespa crabro 463 Vespe 473 Viburnum opulus 5 Vidua macroura 253 Vidua paradisaea 254 Vilucchio marittimo 183 Viola del pensiero 136 Viola tricolor 136 Violaciocca laciniata 207 Vipera ammodytes 452
Vipera aspis Vipera berus Vipera comune Vipera cornuta Vipera dal corno Vipera delle sabbie Viperaria Vite Vitis vinifera Volpe Vomeropsis triurus Vulpes vulpes Xyphias gladius Zafferanastro giallo Zafferano Zea mays Zeus faber Zigolo giallo Zigolo nero Ziziphus jujuba Zucca Zucca da vino Zucca torta
446 446 446 445 450 445 53 1 1, 160 433 494 433 338 146 181 11 331 318 318 4, 253 59, 61 62 64
Note biografiche degli autori
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Note biografiche degli autori
Alessandro Alessandrini Esperto nel patrimonio vegetale e nella sua conservazione; più di recente si è avvicinato a tematiche relative alla storia delle scienze botaniche. Autore di numerosi contributi scientifici su questi argomenti. Oggi svolge la sua attività all’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, dove promuove e segue diversi progetti e iniziative.
Enrico Baldini Professore emerito di Arboricoltura Generale dell’Università di Bologna, Vice Presidente dell’Accademia Nazionale dell’Agricoltura, membro ordinario dell’Accademia dei Georgofili, ha al suo attivo una lunga carriera didattico-scientifica e numerosi studi sulla storia della pomologia e della biodiversità delle piante da frutto.
Paolo Boldreghini Ricercatore presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, lavora all’Istituto di Zoocolture. I principali campi di ricerca riguardano l’eto-ecologia degli uccelli acquatici e di popolazioni e comunità di uccelli e mammiferi in ecosistemi forestali e acquatici, nonché le relative applicazioni alla conservazione e gestione delle risorse faunistiche.
Ernesto Capanna Professore ordinario di Anatomia Comparata dell’Università di Roma “La Sapienza”, ove insegna anche Storia della biologia e Storia del pensiero evoluzionistico. È autore di numerose pubblicazioni sull’evoluzione dei mammiferi ed è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Alessandro Ceregato Naturalista e paleontologo, ha conseguito il Master in Museologia Storico Scientifica presso l’Università di Bologna con una tesi sulle collezioni di Storia Naturale del Museo di Palazzo Poggi. Si occupa di paleontologia dei molluschi e cura le collezioni di Storia Naturale e del fondo Aldrovandiano del Museo di Palazzo Poggi.
del IV Centenario della morte di Ulisse Aldrovandi. Le sue ricerche riguardano la sistematica molecolare ed evolutiva delle piante, nonché vari aspetti della storia della botanica.
Massimo Delfino Naturalista e paleontologo. Attualmente svolge attività di ricerca presso l’Università di Firenze dove si occupa del contributo dei fossili alla filogenesi dei coccodrilli e all’evoluzione delle erpetofaune dell’area mediterranea.
Sara Ferri Professore ordinario in quiescenza di Botanica farmaceutica dell’Università di Siena. Autrice di numerose pubblicazioni sulle piante medicinali. Si è occupata anche di Storia della botanica e dell’Accademia dei Fisiocritici, in particolare di Pietro Andrea Mattioli. Dal 1998 è Presidente dell’Accademia dei Fisiocritici.
Laura Gavioli Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università di Bologna. Collabora con l’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna dove svolge ricerche su temi botanici e ambientali, nonché attività editoriale. È autrice di numerose pubblicazioni tecnico naturalistiche. Attualmente si occupa di un progetto sui giardini delle ville storiche.
Spartaco Gippoliti Ricercatore dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi C.N.R. presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo di Roma. Membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Teriologica Italiana e Associate Editor del «Journal of Anthropological Sciences».
Renzo Landi Professore emerito di Agronomia generale e coltivazione delle piante erbacee presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, membro dell’Accademia dei Georgofili. Autore di numerose pubblicazioni di carattere agronomico e ambientale.
Giovanni Cristofolini
Giuseppe Olmi
Professore ordinario di Botanica dell’Università di Bologna, responsabile dell’Erbario dell’Università, membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni
Professore ordinario di Storia moderna presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna, si occupa di storia del collezionismo e del