CULTURA
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PREMIO
pIl voto della Società Dante Alighieri per l’edizione 2018 del Premio
STREGA, STASERA I NOMI DEI FINALISTI
Strega va a Marco Balzano (nella foto) per il romanzo «Resto quì» (Einaudi). Lo scrittore è stato il più votato dai circoli di lettura promossi nei Comitati della Dante. La terna scaturita dallo spoglio, che come previsto dal regolamento è segnalata nella scheda di voto della Dante Alighieri, ha visto al secondo posto Francesca Melandri con «Sangue giusto» (Rizzoli) e al terzo Sandra Petrignani con «La corsara» (Neri Pozza). Stasera a Casa Bellonci, a Roma, la votazione della cinquina. Il 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, la proclamazione del vincitore 2018.
L'intervistapGIUSEPPE MASSARI
«Macché Chiasso, per ''uscire dal fascismo'' bastava fare un salto in biblioteca Palatina»
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LISA OPPICI
pDell’Officina
parmigiana s’è detto e scritto: la fucina che raccolse qui intellettuali di gran nome e di penna illustre (da Pietro Bianchi a Lorenzo Bocchi, da Attilio Bertolucci a Oreste Macrì) è già stata al centro di studi che ne hanno riconosciuto ruolo e importanza. Quello che poco s’è analizzato finora sono le «premesse» di quell’avventura: le esperienze che l’anticipano. Grande merito va dunque a Giuseppe Massari, che ha indagato una di queste premesse: una delle più inattese, anche, perché rappresentata da un periodico «di partito»; anzi per esser esatti dal «Foglio d’ordini della Federazione dei Fasci di Combattimento di Parma», com’era qualificata «La fiamma». Nel volume «Un dì, quando le Veneri - Racconto al presente di una rivista fascista» (Diabasis), Massari ripercorre la vicenda della «Fiamma» nel «racconto di un’avventura giornalistica di successo, sperimentale e d’avanguardia intrapresa a Parma dal giugno del 1941 al maggio del 1943», mostrando come già qui, anche qui, si stesse formando l’Officina. «Arbasino – spiega Massari rimproverava agli scrittori italiani di essere stati molto provinciali durante il fascismo. Qualcuno si era risentito e gli aveva risposto che c’era la censura, che non si poteva leg-
L'avventura de ''La Fiamma'', vera premessa dell'Officina parmigiana
MONTEFALCONE STUDIUM STUDI e RICERCHE
attistero e dei Farnese, dell’Antelami e del Corrmigianino e del grande Bussetano, la città dello sitario vecchio e glorioso, dell’eroe di Daga-Roba ovi mondi, la capitale dell’ illuminismo, la dorata sica di Maria Luigia, non poteva mancare all’ap-
Addio dolci brigate d’amici Partiti insieme, lungi dalla patria, Diverse strade vi riporteranno
Catullo, Carmina, 46, 9-11 (Trad. di Mario Colombi Guidotti, «La fiamma», 31 gennaio 1943)
Giuseppe Massari
PARMIGIANITÀ 2
Un dì, quando le Veneri
CELEBRAZIONI CENTENARIE PARMENSI
Racconto al presente di una rivista fascista A cura di Giovanni Ronchini Con un saggio di Elvio Guagnini
Un dì, quando le Veneri
biamo voluto – ora che un anno si compie dalla del primo fascicolo della nostra «Fiamma» – racnumero speciale tutte le energie, tutte le forze he, intorno alla nostra rivista, direttamente od e gravitano. io squadrista, ancor giovane ed ardente malgramerosi e le vicissitudini e le trasformazioni – diquesta di indubbia vitalità – rinnova oggi, nell’inittori e pittori nostri, del “sasso” e d’adozione, urale, quanto il mondo antica.
Giuseppe Massari
ANITÀ 1
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Vittorino Ortalli
Giuseppe Bottai
DIABASIS
€ 15,00
Esiste anche una cultura parmense, che, fin dal remoto medioevo, con la scuola dei glossatori, si precisa con un carattere prevalentemente linguistico ed esegetico; porta, cioè, un interesse particolarmente acuto ai problemi dell’espressione, alla meravigliosa meccanica interna degli atti creativi. A volgere tale interesse sui fatti artistici, in modo perentorio, è nel Cinquecento l’episodio correggesco, in grazia del quale Parma si porta o si riporta ai sommi gradi della civiltà italiana. Mentre a Ferrara il mito metafisico dileguava nelle luci sulfuree dei tramonti di Dosso, a Parma s’inaugurava il mito della sapienza tecnica: ma non è pratica, manualità artigiana, empirismo di tradizioni di bottega, bensì è la tenica come dialettica, come tormentata ricerca della forma pura, modulo astratto della realtà, come riflessione critica riattivata e sublimata in un nuovo èmpito d’ispirazione. Del miracolo dell’espressione, di questo sostanziarsi del sentimento particolare nell’universalità della forma, è anche più stupefacente il fatto che di quella metamorfosi miracolosa sia possibile seguire i momenti e le fasi, e senza che il miracolo cessi d’esser fatto soprannaturale, ma proprio perchè il cielo da cui discende l’apparizione formale ha tanta persuasiva forza d’attrazione, che ogni spirito, anche soltanto curioso, è tentato d’avventurarsi, sui fili sospesi della tecnica prodigiosa, alla scoperta dell’impossibile.
DIABASIS
16/04/18 12.08
LA FIAMMA In alto, Massari, sotto, Pietrino Bianchi in un disegno di Libero Tosi e, a destra, Colombi Guidotti ritratto da Carlo Mattioli.
gere né vedere nulla; e lui aveva replicato che bastava fare una gita a Chiasso. La cosa mi ha incuriosito, ho sfogliato “La fiamma” e ho capito che aveva ragione: chi voleva aveva la possibilità di conoscere, per-
ché in Italia si traduceva tutto o quasi tutto. Non c’era bisogno di andare a Chiasso, bastava andare in Palatina o nelle librerie di Parma. L’avvocato Giorgio Bernardini dirigeva, Pietrino Bianchi e Lorenzo
Bocchi facevano la rivista, dove citavano tutto quello che volevano, libri e film. Una rivista vera: un magazine, dove anche la fotografia aveva spesso una funzione narrativa. La lettura mi ha appassionato, e
Maria Dalla croce al sepolcro, lungo le strade del mondo e della storia «Il silenzio del sabato», nel romanzo di Mariantonia Avati, la passione, lo strazio e l'attesa della madre di Cristo GIOVANNA BRAGADINI
pIl giorno dopo la morte di
Cristo cala il silenzio, è il momento in cui tutto si acquieta per dare spazio a un’intima riflessione, una fase di sospensione diventata nei secoli motivo di analisi e scritti. Anche in questa occasione gli evangelisti hanno trascurato la figura di Maria – che durante i trentatrè anni della vita di Gesù si esprime solo in quatto episodi – senza curarsi dello strazio da lei provato durante la Passione e la suc-
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cessiva attesa. Mariantonia Avati, figlia del regista Pupi Avati, si è chiesta il motivo di questa esclusione, immaginando pensieri e sensazioni della madre di Gesù nel suo romanzo d’esordio «Il silenzio del sabato», pubblicato da La nave di Teseo edizioni. La Avati racconta il viaggio di una madre (anzi, della Madre per eccellenza) che accompagna il figlio verso il giorno in cui sarà sacrificato; durante l’agonia e la sepoltura, la donna riporta alla mente tutto quanto è av-
MARIANTONIA AVATI Esordio narrativo per la figlia del regista Pupi Avati.
venuto prima, insieme ai suoi ricordi dall’infanzia alla gravidanza. Nelle quaranta ore che trascorrono fra la morte
del figlio e la sua resurrezione, Maria esprime tutte le emozioni di una madre dalla forza inesauribile, capace di
credere e di trovare nella fede i motivi della perdita e la guarigione da un dolore altrimenti insostenibile.
ho visto che erano anche molto “birichini”: il fascismo era soggetto nel suo stesso seno a parecchie punzecchiature, con fermenti abbastanza vivaci. Non a caso Pietro Bianchi era laureato in Scienze politiche, con una tesi su Georges Sorel». Lì c’è già, in nuce, l’Officina: «Sulla “Fiamma” – continua - erano riusciti a far scrivere tutta Italia, un po’ come, anni dopo, nel “Raccoglitore”: Parma era veramente una piccola Atene, anche di scrittura sperimentale. C’erano Mario Colombi Guidotti che traduceva Catullo, Italo Petrolini, Francesco Squarcia…». Tutto ciò in un contesto ricco di fermenti culturali che di lì a poco sarebbero ulteriormente esplosi. Il volume è nato proprio per questo: «Sono stato spinto da curiosità. E anche da nostalgia di quella Parma lì, che è durata fino a dopo la scomparsa di Mario Colombi Guidotti e che dopo il 25 aprile si trasferisce armi e bagagli. L’ho scritto per una specie di diario pubblico. E anche per capire perché gli italiani non confessano, non si dicono, che sono stati fascisti. Ci è bastata la Resistenza – conclude Massari - come specie di lavacro collettivo che ci ha rigenerati tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un dì, quando le Veneri. Racconto al presente di una rivista fascista di Giuseppe Massari Diabasis, pag. 200 A 15,00
Scrive l’autrice nell’introduzione: «Tempo fa lessi una frase magnifica: “La Madonna e luce e la luce non parla”. E vero. Ma la Madonna era anche una madre», con le emozioni, le insicurezze, i dubbi umani. La scrittrice si è ispirata alle donne da lei conosciute, e alla sua stessa biografia: dopo la perdita di un figlio a quattordici giorni dalla nascita, ha trovato la forza di diventare madre una seconda volta, sostenendo nella malattia il nuovo figlio. Un libro femminista, dove femminismo significa forza dell’accoglienza e valorizzazione degli aspetti normalmente identificati come fragilità. Un testo che invita ad ascoltarsi grazie al silenzio, capace di attivare canali portatori di energie impensabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il silenzio del sabato Mariantonia Avati La nave di Teseo, pag. 194, A 17,00