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Collana diretta da Mauro Massa
Coordinamento editoriale Leandro del Giudice Layout e impaginazione Giovanni Cascavilla Grafica Anna Bartoli Immagine di copertina Franco Maria Ricci ISBN 978-88-8103-857-2 Š 2015 Edizioni Diabasis Diaroads srl - vicolo del Vescovado, 12 43121 Parma tel. 00 39 0521 207547 info@diabasis.it www.diabasis.it
Emanuela Medi
VIVERE FRIZZANTE Prefazione di Armando Massarenti con una nota di Bruno Chiavazzo
Indice
Introduzione, Bruno Chiavazzo, pag. 9 Prefazione, Armando Massarenti, pag. 13 Capitolo primo, pag. 15 Struttura della popolazione italiana: anziani sempre più longevi Capitolo secondo, pag. 23 Anziani in buona salute L'età anziana e la cronicità
Capitolo terzo, pag. 27 Centenari italiani il ruolo della genetica Le stress ossidativo
Capitolo quarto, pag. 33 Vino e cuore Alcool e cuore Alcool e colesterolo Alcool e pressione arteriosa Alcool e ictus Il paradosso francese
Capitolo quinto, pag. 39 Vino e diabete I numeri del diabete Buone nuove per il diabete di tipo 2 Perché proprio il rosso? Dieta e esercizio fisico nella prevenzione del diabete
Capitolo sesto, pag. 45 Vino e malattia di Alzheimer Alcool e demenze
Effetto neuro protettivo dei polifenoli Question-time: il resveratrolo
Capitolo settimo, pag. 49 Vino e tumori I tumori alcool-correlati Vino rosso e tumori Via libera ai colori
Capitolo ottavo, pag. 53 Vino e consumo consapevole I rischi dell'alcool Uso moderato: la giusta dose
Capitolo nono, pag. 57 VINO: Le nuove tendenze All'estero manca "il Paese Italia" Le nuove tendenze Comunicare il vino
Capitolo decimo, pag. 61 Il vino nell’Antico Testamento Il rito cristiano dell'Eucarestia L'iconografia del vino rosso
Capitolo undicesimo, pag. 67 Sacralità del vino Santità e sacralità I miracoli del vino Calici, anfore, reliquie, la sacralità del vino
Capitolo dodicesimo, pag. 75 Vino e musica: un rapporto d’amore Vino ed emozioni
Capitolo tredicesimo, pag. 81 Vino e cinema Un'ottima annata Sideways Mondovino Il segreto di Santa Vittoria Vinodentro
Capitolo quattordicesimo, pag. 91 Vino e letteratura Dai poeti greci e latini ai nostri giorni Scrittori avvinazzati
Capitolo quindicesimo, pag. 99 Vino ed Eros: una coppia felice Abbinamenti e alimenti afrodisiaci
Capitolo sedicesimo, pag. 103 Vino e bellezza: la nuova via del benessere La pelle arrugginita
Introduzione
La prima volta che Emanuela mi ha parlato della sua idea di scrivere un libro sul vino, sono rimasto abbastanza "freddo". Le dicevo che era un argomento inflazionato, che ne avevano scritto tutti, che l’Italia era piena di "sommelier" della domenica che da un giorno all’altro si autoproclamavano esperti di vino del tutto improbabili. Programmi televisivi, rubriche enogastronomiche, conduttori che sproloquiano su "bouquet", vitigni, retrogusto, che decantano caratteristiche originali di quel particolare Amarone o Brunello che, al massimo, avevano delibato in qualche cena in cui erano ospiti non paganti (perché se si tratta di tirare fuori 100 o 200 euro per una bottiglia, manco morti…). Insomma cercavo di "smontarla" dai suoi propositi vitivinicoli, ma Emanuela è tosta e come tutte le donne (oltretutto è pure giornalista), a ogni mia obiezione partiva lancia in resta a sostenere le sue tesi e della "necessità" di scrivere qualcosa che possa attirare l’attenzione del colto e dell’inclita sull’importanza del vino nella cultura, nella medicina, nell’arte, nel cinema, nella musica, ecc. ecc. Ha vinto lei. Abbiamo cercato un editore che potesse fare al caso nostro e che fosse partecipe del progetto. Ho contattato l’amico Mauro Massa, presidente della casa editrice Diabasis di Parma e dopo alcuni incontri ha preso corpo il libro che adesso vi apprestate a leggere. Il risultato è sotto i vostri occhi. Il vino, la bevanda degli dei, il prodotto della natura che l’uomo fin dall’inizio della sua presenza su questo nostro pianeta ha imparato a coltivare, ad usarlo per infiniti scopi e non ultimo per dare gioia alla vita stessa. Ha scritto Charles: Se il vino sparisse dalla faccia della terra, credo che nella salute e nell'intelligenza dell' uomo si formerebbe un vuoto, un'assenza di molto più spaventosa di tutti gli eccessi di cui il vino si è fatto responsabile. Si perde nella notte dei tempi l’associazione del vino al piacere della tavola, della convivialità, dell’amicizia. Nei Carmina Burana, il corpus di testi poetici medievali datati fine XI e inizio XII secolo, scritti prevalentemente in latino e tramandati fino a noi dai monaci miniatori del convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti fondata da San Bonifacio attorno al 740 in Baviera), musicati nel 1937 dal compositore tedesco Carl Orff, si può leggere nella composizione intitolata In Taberna quando Sumus:
Dal Papa al Re Bevono tutti senza legge Beve la donna, beve l'uomo Beve la milizia, beve il clero Beve quello, beve quella Beve il servo con l'ancella Beve il veloce, beve il lento Beve il bianco, beve il nero Beve il costante, beve il distratto Beve il grezzo, beve il raffinato Beve il povero e il malato Beve l'esule e lo straniero Beve il fanciullo, beve l'anziano Beve il vescovo ed il decano Beve la suora, beve il frate Beve la vecchia beve la madre Beve questa beve quella…”. Sempre in tema di convivialità, il vino è stato ed è protagonista in innumerevoli canzoni, romanzi, rappresentazioni teatrali e, soprattutto, come ben raccontato in questo libro, di films. Nell’ultimo lungometraggio del regista napoletano, Paolo Sorrentino, premiato con l’Oscar, La grande bellezza, protagonista è Jep Gambardella, autore di un romanzo di successo che ha perso la "vena" e che per sopravvivere si adatta a fare il giornalista per una rivista di gossip. Ma, la "dote" più importante di Gambardella è la terrazza affacciata sul Colosseo di cui è proprietario e che nel film è la vera coprotagonista. Su quella terrazza scorre la vita di protagonisti e comparse, di guitti e intellettuali, di nobildonne e camorristi, di poeti e tangentari, insomma il "demimonde" romano che tra una flute di champagne, un prosecco, uno short whisky e un amaro, raccontano la loro misera esistenza fatta di occasioni perdute e futuri incerti. Nell’Ars Amandi, il grande Ovidio, consigliava due millenni fa, alle fanciulle invitate a incontri conviviali innaffiati da abbondanti libagioni: “Giungi tardi fai che la tua bellezza passi sola al lume delle lampada… è gran ruffiana l’arte di farsi attendere. Prendi in punta di dita le vivande… mangia meno di quanto non potresti. Se Paride vedesse Elena intenta a ingozzarsi di cibo, l’odierebbe e si chiederebbe perché l’ho
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rapita? Quanto al bere… pure in questo non passare il segno, reggano la tua mente e le tue gambe: che tu non veda due al posto d’uno! E non crollare mai addormentata sopra la mensa: non è mai sicuro. Ti possono accadere, mentre dormi capita spesso, vergognosi guai…”. Ma il vino è anche scienza. Nel 1856 fu chiesto a un giovane chimico francese, Louis Pasteur, di trovare un modo per evitare l’inacidimento di grandi quantità di vino, cosa che generalmente avveniva durante la fermentazione del mosto. Il problema era delicato, quintali di vino andavano buttati ogni anno senza che nessuno fosse in grado di scoprirne la causa. E questa volta non c’era l’esperienza dei contadini turchi o di chissà chi altri a consigliare il da farsi! Tutto ciò che si sapeva era che per trasformare il mosto in vino bisognava aggiungere nelle botti un particolare lievito. Eppure, senza nessun apparente motivo, alcune botti davano il vino buono e altre dell’orribile aceto. Perché? Pasteur, che era un chimico, a differenza della maggior parte dei medici dell’epoca aveva una certa familiarità con il metodo sperimentale. Si mise quindi a studiare quel lievito da scienziato, con microscopio e provette. Scoprì così, con sua grande sorpresa, che si trattava di una sostanza animata! In altre parole il lievito era composto da minuscoli 'animaletti', che "digerivano" il mosto e lo trasformavano in vino. Non solo: nel vino buono gli 'animaletti' avevano forma tondeggiante, mentre in quello andato a male erano più allungati. Pasteur fece due più due e concluse che quegli 'animaletti' dalla forma allungata erano i responsabili dell’inacidimento del vino. Provando e riprovando riuscì a trovare il metodo per distruggerli senza nuocere a quelli “buoni”, bastava riscaldare il mosto a una certa temperatura. Il problema dell’inacidimento del mosto era definitivamente risolto, con grande sollievo per i produttori di vino. Quel processo venne chiamato in suo onore “pastorizzazione”, ed è usato ancora oggi per sterilizzare un gran numero di alimenti. In questo libro che scorre veloce e frizzante, come il suo titolo, l’Autrice ci porta per mano tra gli infiniti dedali della storia dell’umanità che si interseca inesorabilmente con il frutto dell’uva, mettendo in risalto connessioni a volte impensabili, ma che purtuttavia hanno segnato il cammino dell’uomo su questo nostro piccolo pianeta sperso nell’infinito delle galassie interstellari. Buona lettura. Bruno Chiavazzo
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Prefazione
Il pane e il vino sono i due alimenti su cui la cultura umana ha prodotto il maggior numero di riflessioni, simboli, idee, interpretazioni. Il pane sfama, il vino cura. Azioni che vanno naturalmente intese sia per la parte spirituale e mentale (pane: transustanziazione, ostia; vino: giovialità e convivialità), sia per quella corporale, fisica (pane: sopravvivenza; vino: elisir di lunga vita). Questi due files rouge (vino balsamo per il corpo e vino balsamo per la mente) sono le due direttrici che soggiacciono ai molti punti di vista (letterario, simbolico, religioso, musicale, cinematografico) che questo libro affronta nella storia del rapporto tra il vino e l’uomo. Ma Emanuela Medi giustamente dedica una parte importante e iniziale del libro all’aspetto benefico del vino, al vino come “elisir di lunga vita”. E questo aspetto ha una storia passata e recente. Nella storia della medicina la ricerca del vagheggiato l’elisir della giovinezza, l’idea che si manifesta sia come ringiovanimento sia come capacità di rallentare il processo di invecchiamento, ha una lunga tradizione. Inizia nell’VIII secolo col sapiente persiano Jabir (c.721–c.815) che getta le basi del sapere alchemico che da un ruolo chiave al cinabro (da cui viene il mercurio). Curiosamente molti prima di lui in Cina e molti dopo di lui in Occidente identificheranno l’elisir con sostanze rosse come il cinabro o l’ematite, che vengono offerte in pozioni da bere affinché raggiungano il sangue (anch’esso rosso) e ne arrestino la senescenza. Oltre al colore vi è poi la qualità dell’evanescenza, l’ascensione, che sempre si accompagna alla dimensione divina ed eterna. Il colore e la dimensione alcolica del vino racchiudono entrambe questi simboli. Negli ultimi decenni la medicina, e in particolare la gerontologia, ha capito che il vino, preso costantemente e in quantità morigerate, è un potente antiossidante. È raro trovare un centenario che non confessi di aver bevuto (secondo questi due canoni) del vino per tutta la vita. Vino ed olio d’oliva, altro potente antiossidante, sono ormai visti come due “farmaci naturali” che contrastano l’invecchiamento. La prova del nove è emersa qualche anno fa con quello che viene ormai definito «paradosso francese», che è trattato nel libro. Ed emerse quando ci si accorse che nonostante i francesi avessero una cucina ricca di grassi, pari a quella di Inghilterra e altri paesi nordici, essi avevano un rischio minore di malattie cardiovascolari e una longevità maggiore. Gli scienziati scoprirono che questa “ingiustizia” era dovuta a diverse sostanze dei vini rossi francesi (prima fra tutti il resveratrolo) che erano in grado di compensare l’azione del colesterolo. Ma il vino è anche qualcosa di molto legato alla socialità, si “beve in compagnia”, e anche la dimensione conviviale e la capacità di relazionarsi agli altri è un fattore che appare
particolarmente diffuso tra i centenari e gli ultracentenari.Ciò non autorizza a sostenere che le teorie antiche vengono confermate dalla scienza moderna, anzi, è quasi sempre il contrario. Ma per esser vera anche quest’affermazione dev’essere falsificabile. E il vino sembra essere proprio questo: una nobile eccezione. Armando Massarenti
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Ringraziamenti Un grazie sentito e sincero a Bruno Chiavazzo che per primo ha creduto e sostenuto questo progetto! Ancora grazie a quanti con i loro suggerimenti e apporti professionali mi hanno aiutata nella stesura di Vivere frizzante: Valerio Terra Abram (Istat), Ketty Vaccaro (Censis), Micaela Garbin (giornalista), Genoveffa Palumbo (Storia e Iconografia Università Roma Tre), Karen Natasja Wilkstrand (consulente cinematografica), Walter Gatti (giornalista), Ciro Di Fiore (ricercatore Letteratura contemporanea - Università di Roma). Mi scusino i lettori: un pensiero particolare a Gastone, passato a migliore vita canina, la cui paziente compagnia mi è stata di grande aiuto.
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Volumi pubblicati nella collana Sensi Augusto Farinotti, La cucina di Parma, 2014 Emanuela Medi, Vivere frizzante, 2015
Questo libro frutto dell'amore e della passione per il nettare di Bacco viene stampato per conto di Diabasis dall'Artigiana Grafica, Montegalda (Vi) nell'aprile dell'anno duemila15