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Cambiamento Climatico e Foreste in Europa 7.3 Man mano che otteniamo informazioni sempre piĂš scientificamente specifiche per quanto riguarda il riscaldamento globale, il cambiamento climatico risulta essere una delle sfide piĂš importanti del ventunesimo secolo. Le foreste hanno un ruolo fondamentale a riguardo, che si può suddividere in quattro aspetti principali: producono circa un sesto delle emissioni di anidride carbonica se rase al suolo, sovra sfruttate o in stato di degrado; reagiscono in maniera sensibile a un cambiamento del clima; quando sono gestite in maniera responsabile, producono combustibili legnosi in alternativa a quelli fossili; infine, possono potenzialmente assorbire un decimo delle emissioni globali di carbonio per l’equivalente in tempo di mezzo secolo, secondo il principio di perpetuazione (FAO, 2013).

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CONTENUTI 1 Cambiamento Climatico ................................................................................................................................. 4 1.1 I fondamenti ............................................................................................................................................ 4 1.2 Foreste e cambiamento climatico ........................................................................................................... 7 1.3 Ruolo delle foreste: attività nel settore forestale ................................................................................... 8 2. Mercato del carbonio: una delle risposte al cambiamento climatico ......................................................... 10 2.1 Mercato del carbonio regolamentato ................................................................................................... 13 2.2 Mercato del carbonio volontario (OTC-Over The Counter) .................................................................. 18 3. Buone pratiche ............................................................................................................................................ 27 4. Standard forestale per i crediti di carbonio................................................................................................. 29 BIBLIOGRAFIA ....................................................................................... ɇʔɳʄʅɲ͊ ȴɸʆ ɹʖɸɿ ʉʌɿʍʏɸʀ ʍɸʄɿɷʉɷɸʀʃʏɻʎ.

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Concetti di base Il Cambiamento Climatico rappresenta una variazione significativa e irreversibile nella distribuzione statistica dei pattern atmosferici in un dato periodo di tempo, che può variare da decenni a milioni di anni. Può essere una variazione delle condizioni climatiche usuali, o della distribuzione del tempo atmosferico sul clima usuale (es. più o meno frequenti episodi estremi di maltempo). Il cambiamento climatico ha diverse cause: processi biotici, variazioni nella radiazione solare sulla terra, tettonica a zolle ed eruzioni vulcaniche. Alcune attività umane sono state identificate come cause significative del cambiamento climatico recente, spesso denominato anche “riscaldamento globale”. Si pensa che il cambiamento climatico influirà principalmente sui paesi in via di sviluppo. I suoi effetti – temperature più alte, cambiamento nella frequenza delle precipitazioni, livelli marini in crescita e più frequenti disastri legati al tempo atmosferico – mettono a rischio l’agricoltura e gli approvvigionamenti di cibo e acqua. Ciò mette a rischio i recenti progressi nella lotta alla povertà, alla fame e alle malattie, senza contare la vita di miliardi di persone nei paesi in via di sviluppo. Per affrontare il cambiamento climatico bisogna operare una collaborazione mai sperimentata prima tra nazioni.

1 Cambiamento Climatico 1.1 I fondamenti Il termine Cambiamento Climatico nell’utilizzo IPCC si riferisce a uno stato del clima che può essere identificato (ad es. usando test statistici) dai cambiamenti nel suo comportamento e/o variazioni delle sue proprietà, protratti nel tempo, tipicamente decenni o più. Si riferisce a qualsiasi cambiamento che avviene col tempo, sia causato alla variabilità naturale che dalle attività umane. Questo utilizzo del termine è diverso rispetto a quello della Convenzione ONU sul Cambiamento Climatico (United Nations Framework Convention on Climate Change - UNFCCC), che indica come cambiamento climatico qualsiasi variazione attribuibile direttamente o indirettamente all’attività umana, che alteri la composizione dell’atmosfera globale e che si vada ad aggiungere alla variabilità naturale del clima, osservata in periodi di tempo comparabili. Il clima terreste è cambiato nella storia. Solo negli ultimi 650.000 anni ci sono stati sette cicli di avanzamento e ritrazione dei ghiacci, con la traumatica fine dell’ultima era glaciale 7.000 anni fa, che ha segnato l’inizio della moderna era climatica — e della civilizzazione umana. La maggior parte di questi cambiamenti del clima sono attribuibili a piccolissime variazioni dell’orbita terreste, che hanno cambiato la quantità di energia solare che riceve il pianeta. L’andamento attuale del riscaldamento globale è particolarmente significativo, perché la maggior parte è molto probabilmente causata dall’uomo e va a una velocità mai vista negli ultimi 1.300 anni (http://climate.nasa.gov/evidence).

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Fig. 1 cambiamento subito dai gas serra nei secoli (IPCC, 2007)

Fig. 2 emissioni globali di carbonio suddivise per fonti (IPCC, 2007).

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https://www.youtube.com/w atch?v=6yiTZm0y1YA#t=234

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1.2 Foreste e Cambiamento Climatico Le foreste sono particolarmente sensibili al cambiamento climatico, perché l’aspettativa di vita relativamente lunga degli alberi non permette il rapido adattamento ai cambiamenti ambientali. Insieme al cambiamento climatico, molti altri fattori condizionano gli ecosistemi forestali, e possono influire indipendentemente o in combinazione tra loro. Due decenni di ricerche hanno implementato in maniera significativa la nostra comprensione di questi fattori d’impatto (Lindner et al., 2010). Gli effetti dell’aumento delle temperature variano in base alle località, perché le zone bioclimatiche in Europa differiscono in base ai loro limiti nella produzione di foreste. Un aumento soltanto della temperatura può essere di beneficio per le condizioni delle zone boreali (Kellomäki & Wang, 1996) e temperate (Saxe, Cannell, Johnsen, Ryan, & Vourlitis, 2002), ma l’interazione con altri fattori legati al clima o alla zona potrebbero alterarne la risposta. I confini degli oceani dovrebbero aumentare dalle zone oceaniche temperate a quelle continentali e nelle zone mediterranee. In combinazione con l’aumento delle temperature, si potrebbero verificare più episodi di siccità, specialmente nelle zone mediterranee e temperate continentali (Lindner et al., 2010).

Fig. 3 : cambiamenti annuali nell’area delle foreste suddivisi per regione, 1990 – 2010 (FAO, 2010)

L’area totale di foresta a livello mondiale è appena superiore ai 4 miliardi di ettari, che corrisponde a circa 0.6 acri pro capite. I cinque paesi più ricchi di foreste (Federazione Russa, Brasile, Canada, USA e Cina) contano più di metà del totale dell’area forestale. Dieci sono i paesi senza foreste e altri 54 hanno foreste su meno del 10% della propria superficie (FAO, 2010). La Deforestazione – principalmente la conversione delle foreste tropicali in suolo agricolo – mostra segni di regressione in diversi paesi, ma continua ad essere incisiva in altri. Circa 13 milioni di ettari di foresta sono stati convertiti ad altri usi o persi per cause naturali ogni anno negli ultimi dieci anni, se comparati con i 16 milioni di ettari per anno degli anni Novanta. Sia il Brasile che 7


l’Indonesia, che hanno subito le principali perdite due decenni fa, hanno significativamente ridotto la quantità di perdita, mentre in Australia pesanti siccità e incendi hanno aumentato drasticamente la perdita di foresta dal 2000 (FAO, 2010). La Riforestazione e la naturale espansione delle foreste in alcuni paesi e regioni ha ridotto la perdita netta a livello globale. Il cambiamento netto di area forestale nel periodo 2000-2010 è di circa 5.2 milioni di ettari all’anno (un’area corrispondente circa alla Costa Rica), rispetto agli 8.3 milioni di ettari all’anno del periodo 1990-2000 (FAO, 2010). La qualità conta…

Va davvero meglio??

1.3 Ruolo delle foreste: attività del settore forestale Le foreste agiscono sia come risorsa che come sincronizzatrici dei gas serra (GHGs), attraverso le quali quest’ultimi esercitano una significativa influenza sul clima terrestre. Le foreste possono contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico, ma secondo l’attuale politica sul clima ciò non è abbastanza per fermare il cambiamento climatico (European Forest Institute, 2008). Le emissioni o lo stop alle emissioni di CO2 può avvenire solo se si modifica l’utilizzo del suolo. Ad esempio, la CO2 viene scambiata tra l’atmosfera e le piante e il suolo precedentemente utilizzato per la coltivazione di mangimi per animali è lasciato a maggese, mentre nuove aree sono coltivate a mangime o le foreste crescono (www.epa.gov). o Forestazione / Riforestazione (A/R) Æ ulteriore segregazione; o Gestione Forestale Implementata (IFM) Æ ulteriore segregazione e/o prevenzione delle emissioni (livello di raccolta e trattamenti da silvicoltura); o Ridurre Emissioni da Deforestazione e Degrado Forestale (REDD+) Æ evitare lo scenario business-as-usual che avrebbe prodotto maggiori emissioni; o Strategie agro-forestali Æ strategie di agricoltura e silvicoltura, ulteriore segregazione e/o prevenzione delle emissioni; 8


o Aumento dell’immagazzinamento di CO2 per prodotti non in situ (CHWP) Æ segregazione ulteriore e prevenzione delle emissioni da combustibili fossili; o Sostituzione dei combustibili fossili ed efficienza energetica Æ prevenzione delle emissioni.

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2. Mercato del carbonio: una delle risposte al Cambiamento Climatico Il 2 luglio 2003, il Consiglio Europeo ha formalmente adottato la Direttiva sullo Scambio delle Emissioni (Emissions Trading Directive). La Direttiva ha impostato lo Schema di Scambio delle Emissioni in Europa (European Emissions Trading Scheme, the 'European ETS'), che ha lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra prodotti da determinate attività industriali in Europa, che messe insieme rappresentano in 45% delle emissioni europee totali. Lo schema funziona secondo il principio 'Cap & Trade'; i governi mettono un tetto (Cap) alla quantità di CO2 che un’azienda può produrre, e se l’azienda produce emissioni oltre il tetto può vendere il surplus. I governi dell’Europa a 28 devono impostare limitazioni alle emissioni per tutte le attività interessate nel proprio paese. o Mercati regolamentati/istituzionali: mercato basato sul protocollo di Kyoto; grande, ben strutturato con ruoli e regole stabiliti e condivisi; o Mercato volontario del carbonio: piccolo, dinamico, innovativo ma non sempre serio.

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Esistono due principali tipi di sistema di gestione dei crediti di carbonio: Nel sistema cap-and-trade, (il più grande è l’EU-ETS) è stabilito un tetto massimo di emissioni, per esempio il 20% in meno rispetto al 1990. Ai paesi o alle aziende è consentito produrre emissioni che corrispondono a quel tetto massimo. Ogni permesso da loro la possibilità di produrre una tonnellata di CO2. Le entità interessate devono rispettare questo limite attraverso le seguenti azioni: o o o

Ridurre le proprie emissioni Contrattare i permessi di emissione con paesi che hanno un surplus di permessi Raggiungere il proprio target acquistando crediti di carbonio.

Meccanismi di compensazione che non stabiliscono un tetto. Per ogni progetto di compensazione che riduce le emissioni, sono stabiliti dei crediti di compensazione. Questi possono essere poi venduti per conformità a entità che rispondono al sistema cap-and-trade. Il Protocollo di Kyoto stabilisce due meccanismi di compensazione, i cosiddetti “Meccanismi Flessibili”: il Meccanismo di Sviluppo Pulito (Clean Development Mechanism - CDM) e l’Implementazione Congiunta (Joint Implementation - JI), (Annesso I).

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http://vimeo.com /32995647

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2.1 Mercato del carbonio regolamentato

UNFCCC 1994 (United Nations Framework Convention on Climate Change) o Summit di Rio Summit (1992) => UNFCCC (1994) La United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC or FCCC) (Convenzione ONU sul Cambiamento Climatico) è un trattato internazionale sull’ambiente negoziato alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (Nations Conference on Environment and Development - UNCED), conosciuto in via informale come Earth Summit, tenutasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992. L’obiettivo del trattato è di “stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a un livello che impedirà pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico”. Oggi i partecipanti sono in totale 196 (http://unfccc.int/essential_background/convention/status_of_ratification/items/2631.php). o 154 Nazioni hanno firmato la United Nations Framework Convention on Climate Change

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Fig. 4 Nazioni firmatarie. Fonte sito web UNFCCC: http://unfccc.int/2860.php

Protocollo di Kyoto 2005 Il Protocollo di Kyoto è un accordi internazionale legato alla United Nations Framework Convention on Climate Change, che impegna le parti firmatarie stabilendo livelli massimi di riduzione delle emissioni internazionalmente riconosciuti. Ammettendo che i paesi sviluppati sono i principali responsabili degli attuali alti livelli di emissioni di gas serra nell’atmosfera come conseguenza di più di 150 anni di attività industriale, il Protocollo pone una grande responsabilità sulle nazioni sviluppate che rientrano nel principio di “responsabilità comuni ma differenziate”. Il Protocollo di Kyoto è stato adottato a Kyoto, in Giappone, l’11 dicembre 1997 ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Le regole dettagliate per l’implementazione del Protocollo furono adottate in occasione di COP 7 a Marrakesh, in Marocco, nel 2001, e vengono definite “Accordi di Marrakesh”. Il primo impegno nei loro confronti è iniziato nel 2008 e finito nel 2012. Punti principali: o Responsabilità comuni ma differenziate: paesi dell’Annesso 1 Vs paesi non presenti nell’Annesso 1 o Impegni volontari MA vincolanti Lista dei paesi parte e non parte dell’Annesso I: http://unfccc.int/parties_and_observers/parties/annex_i/items/2774.php http://unfccc.int/parties_and_observers/parties/non_annex_i/items/2833.php Ö Annesso 1: riduzione delle emissioni del 5.2% nel periodo 2008-2012 in riferimento al 1990 (Post 2012: AWG-KP); Ö Differenti riduzioni in base agli stati (es. Italia = - 6.5%, Islanda = +10%, Europa = - 8%). 14


Meccanismi del Protocollo di Kyoto o Scambio delle emissioni (ET) Scambio di crediti tra due paesi dell’Annesso I. Per l’Europa: UE-Emission Trading System (EU-ETS); o Implementazione congiunta (JI) Un paese dell’Annesso I può implementare un progetto di riduzione delle emissioni o un progetto che aumenti il livellamento nel territorio di un’altra nazione parte dell’Annesso I, e conti le unità risultanti dalla riduzione delle emissioni (resulting emission reduction units - ERUs) nel tentativo di conformarsi al proprio target imposto dal Protocollo di Kyoto; o Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM) I paesi dell’Annesso I pagano crediti generati da un progetto sviluppato in un paese non presente nell’Annesso I, al fine di compensare le proprie emissioni.

Maggiori informazioni al seguente link: http://unfccc.int/kyoto_protocol/mechanisms/items/ 1673.php

Ruolo delle foreste

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Meccanismo dello Sviluppo Pulito (CDM): come funziona 15 settori di attività: o o o o o o o

Utilizzo di solventi, Produzione di metallo; miniere; trasporti; costruzioni; Imboschimento e riforestazione; etc.

Per calcolare la quantità di crediti di carbonio esistono metodologie specifiche per ogni tipo di progetto. In ogni caso, i paesi dell’Annesso I hanno dei limiti su quanto possono usare i CERs da queste attività per i loro target (fino all’1% delle emissioni del paese nell’anno di riferimento) per ciascuno dei cinque anni del periodo in cui sono impegnati. Metodologie CDM: http://cdm.unfccc.int/methodologies/index.html

Imboschimento e riforestazione CDM Finora i progetti I/R CDM rappresentano solo lo 0.61% del totale di progetti CDM (7331). => Le difficoltà nello sviluppare progetti I/R sono dovute a regole rigide e la validità non permanente delle certificazioni.

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Inoltre molti dei progetti utilizzano specie non native e di veloce crescita!

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2.2 Mercato del carbonio volontario (OTC-Over The Counter) Mercati in cui aziende, governi, organizzazioni, individui ecc. possono volontariamente fare un’opera di compensazione e comprare crediti di carbonio. o Piccolo ma dinamico o Il settore forestale conta il 34% del mercato volontario di compensazione o 2012: 148 miliardi di dollari americani o È soggetto a fluttuazione

Un po’ di numeri

Stato del mercato volontario del carbonio: http://www.foresttrends.org/documents/files/doc_3846.pdf Stato del mercato forestale volontario dei crediti di carbonio: http://www.foresttrends.org/documents/files/SOFCM-full-report.pdf

Mercato volontario nel settore forestale: volume maggiore

Nel 2012, il mercato globale legato ad agricoltura, foreste o utilizzo del suolo (AFOLU) ha compensato 28 MtCO2e, il 9% in più rispetto al 2011. I compratori volontari hanno gestito il 95% di tutte le attività del mercato (27 MtCO2e), dal momento che i compratori aziendali hanno cercato investimenti forestali per rinnovare o aspirare a nuovi obiettivi in materia di clima. La maggioranza (71%) delle compensazioni forestali oggetto di transazioni nel 2012 sono state vendute solo a compratori volontari, mentre il rimanente è stato richiesto da attività nel processo 18


di allineamento o preparazione al regolamento. Il settore privato rimane la fetta più grossa di acquirenti, responsabile per almeno 19.7 MtCO2e o 70% delle compensazioni oggetto di transazione nel 2012, un incremento significativo rispetto ai 12.3 MtCO2e nel 2011 (Ecosystem Marketplace, 2013).

Ruolo degli “impegni formali” Il settore privato rappresenta la fonte dell’86% degli investimenti globali, e inoltre gioca un ruolo chiave all’interno della climate finance. Il coinvolgimento delle attività economiche è fondamentale per ottenere investimenti su larga scala e la necessaria riduzione delle emissioni per affrontare il problema del cambiamento climatico. Comunque, per utilizzare fondi del settore privato, è necessario anche un impegno da parte della sfera pubblica (Ernst&Young, 2012). o Impegno politico: “Cities for Climate Protection” 150 città impegnate a ridurre le emissioni dal 5 al 10%; o Impegni aziendali: AES, BP Amoco, MAZDA, AVIS, Dupont, Shell International, Interface, Duch Electricity Generating Board (FACE Foundation)… impegno a ridurre fino al 10%.

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https://www.youtube.co m/watch?v=znw7t9aqrf4

Motivi della domanda: essere rispettosi dell’ambiente o fare delle attività rispettose dell’ambiente? I mercati per la compensazione delle emissioni in ambito forestale si sono evoluti a velocità fortissima, con nuovi tipi di progetti, metodologie e locazioni che emergono in continuazione in risposta a segnali da acquirenti e policy-maker. Di seguito viene fatta una lista delle motivazioni che stanno alla base del mercato volontario del carbonio: x Responsabilità aziendale/etica ambientale x Pubbliche relazioni/branding x Vendita di prodotti neutrali per quanto riguarda le emissioni di carbonio x Pubblicità del venditore/green marketing x Anticipazione del mercato istituzionale del carbonio e regolamentazione (es. Agenda 21 o Piani energetici per le comunità locali e le municipalità) x Modelli aziendali basati sul cambiamento climatico (es. agenzie di riassicurazione o skicompany) x Investimenti x Speculazioni per la rivendita Attività di progetto: mercato volontario

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Fig. 5 Volumi di compensazione oggetto di transazioni suddivisi per tipo di progetto, mercati e anni

Negli anni, la domanda volontaria di compensazione da progetti di I/R ha oltrepassato i volumi oggetto di transazione per altri progetti forestali, dal momento che il passaggio dalla piantagione filantropica degli alberi ai progetti di mitigazione delle emissioni è abbastanza immediata. Nel 2012, i volumi scambiati con progetti I/R sono rimasti elevati ma sono diminuiti drasticamente dal 2011, dal momento che il settore non ha visto un ripetersi significativo della domanda da parte dei paesi del Protocollo di Kyoto registrata nel 2011 (Ecosystem Marketplace, 2013).

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Approvvigionamento Tra i vari tipi di sviluppatori di progetti forestali di compensazione delle emissioni, che costituiscono gli approvvigionamenti per il mercato del carbonio, possiamo identificare i seguenti: o o o o o o

ONG Aziende private Governi Proprietari terrieri Comunità locali Etc.

Esempio:

http://www.ourcli mate.com/

Processo di certificazione Un’organizzazione vuole ottenere una Certificazione.

Contatta un Ente di Certificazione indipendente e competente. Convalidare il progetto sulla base di Standard specififci. 5 anni͊ Verificare i crediti di carbonio sulla base di standard specifici.

La Certificazione viene conferita e I crediti inseriti in Registri.

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L’Ente di Certificazione è accreditato da chi elabora lo standard!


La qualità dei crediti si basa in parte su un processo di convalida e sofisticazione del finanziamento o dell’azienda sviluppatrice che ha agito come sponsor del progetto di compensazione. Ciò si riflette sul prezzo; le unità volontarie hanno tipicamente un valore più basso rispetto alle unità vendute attraverso il Meccanismo di Sviluppo Pulito, convalidato in maniera particolarmente rigorosa. Registri I registri per i crediti di carbonio sono utili specialmente per evitare il conteggio all’interno del mercato volontario o tra quello volontario e quello regolato. Esempio:

Broker, rivenditori e aggregatori Un broker di crediti di carbonio è un’agenzia di servizi che opera nel mercato volontario dei crediti di carbonio, agendo da intermediario tra quelli che propongono i progetti per compensare le emissioni di inquinanti (es. progetto di creazione di foreste per compensare la CO2) e coloro che vogliono entrarne a far parte nello specifico per compensare le emissioni di gas serra prodotti. Ciò si realizza attraverso l’acquisto, da parte dello sponsor di progetto, di “crediti di carbonio”, che corrispondono al totale della CO2 da compensare. I broker sono importanti per i contatti, ma spesso comportano una spesa, solitamente abbastanza alta.

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http://www.brokerscarbon.com /

http://www.evomarkets.com/envir onment/carbon_markets/traiders

Costi per le transazioni

3ϴ euro t/CK2͊

Greenwashing, o "green sheen”,è una forma di interpretazione secondo cui le green PR o il green marketing sono utilizzati ingannevolmente per promuovere la percezione che i prodotti di un’organizzazione, gli obiettivi e/o le policy siano rispettose dell’ambiente. Gli sforzi di greenwashing possono andare dal cambiamento del nome o dell’etichetta di un prodotto per evocare l’idea di natura per un prodotto che contiene agenti chimici pericolosi, fino a campagne pubblicitarie multimilionarie che dipingono aziende produttrici di energie altamente inquinanti come eco-friendly. Critiche a questo tipo di pratica suggeriscono che l’aumento del greenwashing, assieme all’inefficacia della regolamentazione, contribuisca allo scetticismo del consumatore nei confronti dei claim ambientali, e diminuisca il potere del consumatore nell’influenzare le aziende ad adottare soluzioni più ecologiche per i processi di manifattura e le operazioni aziendali.

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Che cos’è uno standard di compensazione? Definizione: uno standard di compensazione è un insieme di regole, metodologie ecc. che uno sviluppatore di progetto decide di rispettare per assicurare la qualità della progettazione e della gestione di un progetto di riduzione/rimozione di gas serra. Gli standard forestali per il carbonio sono utili per l’assicurazione di progetti forestali e crediti. Riducono le asimmetrie di informazioni sulla qualità dei crediti di carbonio che altrimenti esisterebbero tra sviluppatori di progetto e acquirenti. Inoltre, facilitano lo scambio efficiente tra la riduzione dei costi di transazione e il rischio morale. Gli standard servono anche da meccanismo di assicurazione per qualità e credibilità, sui quali gli acquirenti possono basare la loro decisione di acquistare crediti di carbonio (Merger, 2010).

Principali standard forestali di compensazione

Ad esempio gli Standard CCB identificano progetti basati sulla terra che sono studiati e implementati utilizzando buone pratiche per predisporre sostanziose e credibili riduzioni delle emissioni, e nel frattempo offrire effettivi benefici alle comunità locali e alla biodiversità. Possono essere applicati a qualsiasi progetto di riduzione delle emissioni legato al suolo, incluse attività di riduzione delle emissioni dovute a deforestazione e degrado forestale (REDD) e contribuire alla conservazione e alla gestione sostenibile delle foreste, all’aumento degli stock di carbonio 26


(REDD+), alla gestione del suolo forestale e all’impedire il degrado degli ecosistemi non forestali (http://www.climate-standards.org/ccb-standards/). Si tenga presente che Carbon Fix è stato sostituito ora con The Gold Standard (http://www.goldstandard.org/luf/luf_certification-process)

3. Buone pratiche Esistono diversi standard e metodologie nel mercato che hanno a loro volta diversi requisiti, ma ci sono alcuni elementi chiave dei progetti di compensazione che dovrebbero essere considerati: o

Confini del progetto: dovrebbero includere tutte le emissioni GHG antropogeniche che sono significativamente e ragionevolmente attribuibili al progetto. Fisicamente, sono relative alle attività di progetto, al luogo e alla scala. Strumenti usati: GPS, Maps, Sensori remoti, immagini satellitari, Participatory Rural Appraisal;

o

Diritti del carbonio: sfortunatamente non c’è una legge chiara sulla proprietà del carbonio, specialmente quando ci si trova davanti a proprietà terriera incerta;

http://www.foresttrends.org/documents/files/ doc_2555.pdf

http://www.foresttrends.org/documents/files/doc_ 2558.pdf

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Idoneità: requisiti adatti (es. no palude, no area protetta ecc. es. I/R CDM: “Niente foresta all’inizio del progetto”; Imboschimento: “niente foresta da cinquant’anni”; Riforestazione: “niente foresta dal 31 dicembre 1989”), dimostrato utilizzo della terra all’inizio del progetto (foresta, terreno agricolo ecc.), dimostrato uso storico della terra, fonti di informazione (mappe da satellite, ispezioni a terra, Participatory Rural Appraisal - PRA);

o

Scenario di base: lo scenario che ragionevolmente rappresenta le emissioni antropogeniche che avverrebbero in assenza dell’attività proposta dal progetto, che può essere definito attraverso dati storici e analisi dei driver della deforestazione e del degrado forestale (buone pratiche: 5-10 anni di informazioni storiche, base ricalcolata ogni 5 anni, scelta di uno scenario conservativo);

o

Addizionale: l’attività di progetto è addizionale se le emissioni sono ridotte a un livello inferiore rispetto a quello che ci sarebbe stato se non fosse in atto alcun progetto (buone pratiche: uso di test addizionali, test legali – il progetto è stabilito dalla legge?, test di pratiche comuni – le attività del progetto sono tipiche?, test finanziari – il progetto è stato eseguito senza pagamenti per crediti di carbonio?;

o

Perdite: le perdite sono emissioni che hanno luogo a causa di una fuoriuscita delle attività di progetto al di fuori della sua area. L’agente della deforestazione si muove verso un’area al di fuori dei confini del progetto e continua le proprie attività di deforestazione da un’altra parte (es. fermare il pascolo in un’area semplicemente sposta il problema da un’altra parte);

o

Permanenza: il progetto può essere distrutto: fuoco, azioni umane, patologie, insetti ecc. (buone pratiche: fattori di garanzia legali, finanziari, di proprietà, di gestione; Zona neutrale: riserva di carbonio al 20-30%);

o

Impatti ambientali: benefici ambientali potenziali (biodiversità, conservazione, conservazione del suolo, qualità/regolamentazione dell’acqua, possibilità di attività complemetari); 28


o

Impatto socio-economico: comprendere l’impatto socio-economico delle attività di progetto e come mitigarne i potenziali effetti negativi (potenziali benefici socio-economici: benefici economici, entrate sul lungo periodo per la popolazione locale, creazione di posti di lavoro, capacity building, possibilità di attività complementari: gestione forestale responsabile, ecoturismo, conservazione ambientale. Rischi Sociali: conflitti dovuti a nuovi sistemi di gestione della proprietà terriera, rischio di iniquità di accesso alle risorse e di distribuzione dei benefici, contratti abusivi ingiusti, ridotto accesso alla terra = aumento dei prezzi di cibo e merci.

4. Standard forestale del carbonio Definizioni

o 1 credito = 1 t CO2 eq o Es = il riscaldamento globale di tutti i gas serra (CO2, CH4, N2O, HFC, PFC e SF6) è tradotto in equivalenti di CO2 o 1 tC = 3,66 t CO2 o Compensazione = implementare le azioni di riduzione delle emissioni da qualche altra parte/aumento degli stock di carbonio o metodologia: modo di calcolare i benefici climatici

Quantificazione di GHG rimossi o Quantità di carbonio e fonti di emissione o Scenario di progetto o Scenario di base o Perdite o Emissioni del progetto 29


È essenziale valutare se le riduzioni di GHG o gli obiettivi di segregazione stabiliti nella fase di progettazione sono stati davvero raggiunti col progetto. Considerate le incertezze delle misurazioni e dei calcoli del carbonio, la verifica dovrebbe coinvolgere una valutazione dei piani di monitoraggio applicati all’organizzazione che propone il progetto e dovrebbe tenere in considerazione i miglioramenti in corso di queste metodologie (WWF, 2010). Registrazione dei crediti di carbonio Normalmente i crediti di carbonio sono inseriti in conti, in modo tale da essere trasferiti dai venditori agli acquirenti. I metodi di registrazione includono principalmente dei numeri di serie e altri mezzi per assicurare l’utilizzo sicuro degli account. Per evitare conteggi doppi, molti standard proibiscono i crediti in paesi dove è stato stabilito un limite massimo dalla legge (es. tutti i paesi nell’Annesso I del Protocollo di Kyoto). Questo dovrebbe essere generalmente rispettato dagli standard, per evitare conteggi doppi nei sistemi volontari e ‘cap-and-trade’. Questo requisito può essere evitato solo se si assicura che le riduzioni provenienti da un progetto non sono già state contate nel bilancio nazionale GHG del paese. La dovuta diligenza dovrebbe essere applicata dagli standard per evitare vendite di crediti dello stesso progetto a diversi acquirenti. Una lista di progetti registrati disponibile al pubblico può aiutare questi controlli da parte dello standard stesso, ma anche da parte del pubblico interessato. Dovrebbero essere previste sanzioni per i progetti che non aderiscono a queste regole per evitare i conteggi doppi (WWF, 2010).

Per maggiori informazioni o IPCC 2003 and 2006 metodologie di agricoltura e silvicoltura www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/vol4.html o Esempi di progetti www.forestcarbonportal.com o Carbon stock in progetti specifici www.carbonstock.cifor.cgiar.org/index.php/documentation o Database degli alberi tropicali (ecologia e utilizzo dei prodotti) www.worldagroforestrycentre.org/our_products/databases o Methodologia per l’analisi del cambiamento di utilizzo della terra www.gofcgold.wur.nl/redd/index.php

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BIBLIOGRAFIA Ecosystem Marketplace. (2013). Covering New Ground - State of the Forest Carbon Markets 2013. Ernst&Young. (2012). The future of global carbon markets. The prospect of an international agreement and its impact on business. European Forest Institute. (2008). Impacts of Climate Change on European Forests and Options for Adaptation. FAO. (2010). Global Forest Resource Assessment 2010, 378. IPCC. (2007). Climate Change 2007ථ: An Assessment of the Intergovernmental Panel on Climate Change, (November). Kellomäki, S., & Wang, K. Y. (1996). Photosynthetic responses to needle water potentials in Scots pine after a four-year exposure to elevated CO(2) and temperature. Tree physiology, 16(9), 765–72. Retrieved from http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14871683 Lindner, M., Maroschek, M., Netherer, S., Kremer, A., Barbati, A., Garcia-Gonzalo, J., … Marchetti, M. (2010). Climate change impacts, adaptive capacity, and vulnerability of European forest ecosystems. Forest Ecology and Management, 259(4), 698–709. doi:10.1016/j.foreco.2009.09.023 Merger, E. (2010). Status and Future of the Afforestation and Reforestation (A/R) Carbon Sector, (August). Saxe, H., Cannell, M. G. R., Johnsen, Ø., Ryan, M. G., & Vourlitis, G. (2002). Tree and forest functioning in response to global warming. New Phytologist, 149(3), 369–399. doi:10.1046/j.14698137.2001.00057.x WWF. (2010). Forest Carbon Standards.

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