Esporre Le Corbusier a cura di
susanna caccia gherardini maria grazia eccheli saverio mecca emanuele pellegrini
Ragghianti e la mostra fiorentina del 1963
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Esporre Le Corbusier Ragghianti e la mostra fiorentina del 1963
a cura di
susanna caccia gherardini maria grazia eccheli saverio mecca emanuele pellegrini
Il volume è l’esito di un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale.
Un ringraziamento a tutto il personale della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca e della Fondation Le Corbusier di Parigi, in particolare ad Arnaud Dercelles, per la cortesia e la disponibilità nell’aver agevolato le ricerche.
PHASE
con il contributo di PHASE Restauro, Firenze
progetto grafico Laboratorio Comunicazione e Immagine
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
progetto grafico Susanna Cerri in collaborazione con Gaia Lavoratti, Alice Trematerra, Salvatore Zocco editing Stefania Aimar
© 2015 DIDA Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 14 Firenze 50121
ISBN 9788896080368
indice
Introduzioni Maria Teresa Filieri | Giorgio Tori Fondazione Centro Studi Ragghianti
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Michel Richard Fondation Le Corbusier
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Saverio Mecca Università degli Studi di Firenze
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Maria Grazia Eccheli Università degli Studi di Firenze
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1963. Quadri da un’esposizione Susanna Caccia Gherardini Emanuele Pellegrini
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Gli archivi: atelier della ricerca paziente Francesca Giusti
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Catalogo
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schede documentarie a cura di Stefania Aimar | Francesca Giusti
Fondazione e Centro Studi Ragghianti
maria teresa filieri | giorgio tori
A cinquant’anni dalla morte di Le Corbusier, la Fondazione Centro Studi Ragghianti non poteva trovare maniera più opportuna per aggiungere la propria testimonianza alle molteplici iniziative che hanno reso omaggio a questo eccezionale maestro dell’architettura del ’900, che organizzare con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e con la Foundation Le Corbusier di Parigi, una giornata di studio che ampliasse il raggio delle considerazioni e riflessioni sul suo rapporto con Carlo Ludovico Ragghianti. È un’iniziativa che può forse apparire modesta rispetto ad altre manifestazioni, ma è di fatto assai significativa poiché prende spunto da un evento particolare, la mostra che Ragghianti dedicò a Le Corbusier alla Strozzina nel 1963, due anni prima della sua morte, e presenta anche molti dei documenti di lavoro elaborati in quella circostanza e conservati nel nostro archivio. La mostra faceva parte di un ciclo di tre esposizioni che lo studioso lucchese dedicò a tre dei più importanti architetti del ’900; si trattava in origine di un progetto molto più articolato, che avrebbe visto esposizioni biennali dedicate alle personalità principali dell’architettura contemporanea internazionale. Di fatto dopo la prima, dedicata a Wright nel 1951, si dovrà aspettare fino al 1963 per la mostra su Le Corbusier, seguita due anni dopo dall’ultima, dedicata ad Alvar Aalto.
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introduzioni
Il profondo interesse di Ragghianti per Le Corbusier, interesse che data già agli anni ’30, lo porta pur tra grandi difficoltà a realizzare la mostra secondo un concetto fondamentale, prettamente ‘ragghiantiano’, che tendeva a ripercorrere il processo ideativo dell’architetto. Considerevole è quindi il nucleo di disegni preparatori, indispensabili per far meglio comprendere la genesi costruttiva degli edifici, alla cui forma finita dedica una documentazione fotografica che può apparire limitata rispetto al piano generale dell’esposizione, ricco di tante altre testimonianze della creatività di Le Corbusier, pittura e scultura soprattutto. Si tratta di una mostra che fece discutere a suo tempo e che ancora ora — come attestano studi recenti e questo seminario — induce a riflessioni e approfondimenti, sulla base anche delle numerose risorse documentarie conservate nel nostro e in altri archivi. Si è già accennato, ed è del resto noto, che l’attenzione di Ragghianti per Le Corbusier si inserisce in un suo precoce, profondo e quanto mai aperto interesse per l’architettura, come altrettanto aperto e personalissimo — anche più che in altri ambiti della storia dell’arte — sia per approccio sia per analisi, è il suo pensiero sui fatti architettonici, oltre che urbanistici, a lui contemporanei. È sembrata dunque questa l’occasione migliore per presentare anche il volume di Valentina La Salvia, edito proprio in questi giorni dalla Fondazione Ragghianti, che raccoglie gli esiti di un progetto di ricerca affidatole nel 2008, riproponendo con un’efficace chiave di lettura, gli scritti più significativi che lo studioso ha dedicato a problemi e protagonisti dell’architettura del ’900. Il titolo scelto dall’autrice, Per mio conto e fuori dalle convenzioni scientifiche.
introduzioni
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Carlo L. Ragghianti, scritti sull’architettura del XX secolo, è significativamente ispirato a un’autodefinizione dello stesso Ragghianti che spiega in questa maniera il suo modo di esprimersi e di agire al di fuori delle impostazioni accademiche.
Fondation Le Corbusier
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michel richard
Le Corbusier è morto durante un bagno nel mare di Roquebrune-Cap-Martin, il 27 agosto 1965. Numerose manifestazioni sono organizzate in Francia e all’estero per commemorare questo evento e rendere omaggio al lavoro dell’artista e dell’architetto. Queste manifestazioni sono l’occasione di fare il punto sullo stato della conoscenza e della ricezione della sua opera, cinquant’anni dopo la sua scomparsa. Sono anche l’occasione di favorire lo scambio tra tutti quelli che si interessano alla sua opera: ricercatori, architetti, artisti, abitanti, proprietari, amatori e curiosi. La Fondation Le Corbusier partecipa in modo significativo alle diverse manifestazioni organizzate nel corso dell’anno 2015: prestiti d’opere d’arte e di documenti di archivio per le esposizioni organizzate al Centre Pompidou, alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine a Parigi e al museo Picasso d’Antibes-Juan-les-Pins; presentazione di opere di artisti contemporanei nella Maison La Roche, sede della Fondation Le Corbusier; organizzazione con l’Institut national d’histoire de l’art a Parigi, di una Rencontre sul restauro dell’opera architettonica di Le Corbusier.
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introduzioni
La Fondazione Le Corbusier, inoltre, partecipa a numerosi altri eventi che si svolgono in particolare in Francia, in Italia, ma anche in Spagna e organizzati dalle facoltà o scuole di architettura, musei, fondazioni... Tra questi eventi la Fondazione non può non ricordare la giornata di studio e la mostra documentaria sul rapporto tra Ragghianti e Le Corbusier, per commemorare anche l’importante mostra fiorentina del 1963. Gli archivi della Fondazione Le Corbusier sono ricchi di documenti legati al lavoro e all’organizzazione della mostra di Ragghianti del 1963 sull’opera artistica, architettonica e urbanistica di Le Corbusier. Questa manifestazione, organizzata dalla Fondazione Ragghianti a Lucca, è l’occasione di riscoprirli.
Università degli Studi di Firenze
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saverio mecca
Quasi in chiusura delle celebrazioni del cinquantenario lecorbuseriano, il Dipartimento di Architettura DIDA di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Ragghianti di Lucca e la Fondation Le Corbusier di Parigi, ha deciso di ricordare il maestro franco svizzero attraverso la mostra a lui dedicata a palazzo Strozzi. Un lungo filo rosso che lega l’Università di Firenze a Le Corbusier. La mostra dedicata nel 1963 all’opera plastica di Le Corbusier, voluta e curata da Carlo Ludovico Ragghianti, vide infatti il diretto coinvolgimento della Facoltà fiorentina che in quello stesso anno gli conferì la laurea in architettura honoris causa. L’esposizione di palazzo Strozzi ancora oggi appare un nodo fondamentale per comprendere il dopoguerra architettonico e urbanistico italiano, nella sua complessa relazione, a volte contrapposizione, con l’impostazione, sia teorica che formale, con Le Corbusier. Considerazioni queste che a distanza di cinquant’anni dalla morte del maestro sono quanto mai importanti se si vuole indagare le vicende della cultura architettonica italiana del dopoguerra e le sue relazioni con un universo internazionale che ha in Le Corbusier un mito e un modello. La proposta è di riscoprire oggi quell’iniziativa, attra-
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introduzioni
verso la ricostruzione sia pur parziale delle vicende che dalla genesi della mostra arrivano all’allestimento della sezione delle opere architettoniche. Questo non solo per la memoria e la valorizzazione di quella che fu considerata all’epoca un’esperienza portatrice di una “influence essentielle pour le developpement de nostre culture architecturale”, ma anche aprire una riflessione sulle arti e le teorie che contribuiscono a definire la modernità – o almeno quella che si definisce con l’inizio degli anni Venti – in architettura. Una modernità che la visione di Ragghianti seppe analizzare anche attraverso l’articolato saggio all’interno del catalogo della mostra. Un evento quello del 1963 che può rappresentare uno dei momenti di maggior dibattitto intorno alla modernità architettonica, come dimostra la ricca documentazione conservata nei diversi archivi tra Parigi, Lucca e Firenze, e parzialmente riunita in questa occasione. La documentazione esposta ripercorre le genesi dell’iniziativa fiorentina mettendola in relazione con la più ampia visione del critico lucchese sugli aspetti espositivi e museali, oltre che sulla cultura architettonica novecentesca e in particolare su quella lecorbuseriana. La corrispondenza tra Le Corbusier e Ragghianti, gli schizzi allestitivi, la composizione del catalogo, introdurranno il visitatore alla ricostruzione della mostra di palazzo Strozzi, ma in parte anche al rapporto tra Carlo Ludovico Ragghianti e l’architettura, con particolare attenzione alla posizione di quest’ultima nella complessa filosofia della visione elaborata dallo storico dell’arte lucchese.
Università degli Studi di Firenze
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maria grazia eccheli
Charles-Eduard Jeanneret, ancora giovane studente alla scuola d’Arte de La Chaux-de-Fonds, inizia col prendere TEMPO. TEMPO per preparare il suo primo viaggio in Italia (Firenze, Pisa, il duomo, il battistero, la torre nei tanti schizzi); TEMPO per insegnare, TEMPO per conoscere, TEMPO per interrogare AUGUSTE PERRET — “il vero maestro” — e capire l’architettura secondo logica razionale, l’ordine della pianta, i tracciati regolatori…: quel saper vedere al di là dell’apparenza formale e cogliere l’essenza profonda dell’architettura… TEMPO per il lungo viaggio in Oriente, TEMPO, infine, per prolungare quel viaggio, dentro l’ARCHITETTURA ETERNA: Pompei, Roma e, nuovamente, Firenze: scrivendone sempre — come suggeritogli da Ritter — giorno per giorno. Carnets con schizzi, riflessioni e descrizioni a margine, completati con raccolte di cartoline e foto, punteggiati da un fitto carteggio: una narrazione che il futuro Le Corbusier ri-visita nel suo multiforme lavoro, distillandola in principi teorici, da grande voleur, “ladro di architetture rubate durante i viaggi”, come lui stesso amava definirsi. L’HEREUSE EVOLUTION Il Viaggio d’Oriente (ampliamente documentato da Giuliano Gresleri) costituirà il culmine di una trasformazione
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introduzioni
che segna, per Jeanneret, la sua riconquista dell’architettura in nome di un ideale classico: “cette grande attirance de la lumière latin et classique […] vers ces terres heureuses ou blanchissent les marbres rectilignes, les colonnes verticales e les entablement parallèles à la ligne des mers” (Lettera a William Ritter, Berlino 1 marzo 1911). Su tale ritrovata certezza, avverrà il confronto/apprendimento con l’esattezza del Partenone; gli si rivelerà, della distrutta Pompei, il possibile carattere alternativo di una vita quotidiana ritmata da una nuova idea morfologica degli spazi collettivi urbani; estrarrà leggi di composizione dagli exempla pisani e, infine, intuirà il segreto di quella “interpretazione più gioiosa dell’abitazione” racchiusa nella cella della fiorentina Certosa d’Ema. Una certezza di cui il giovane Jeanneret riassume lucidamente anche le motivazioni : “Ce fut l’écroulement de ma mythologie enténébrée et alors régna la clarté classique. […] Et voici que maintenant j’ai tous mes enthousiasmes pour la Grèce, pour l’Italie et seulement un intérêt éclectique pour ces arts qui me donnent le malaise gothique du nord, barbaries russes, tourments germains. C’est là mon évolution” (Lettera a l’Eplattenier, Berlino 16 gennaio 1911). Le due modalità, con cui Jeanneret “vede”/conosce — a soli quattro anni di distanza — l’identico oggetto del convento fiorentino, sono il segno e la misura di un apprendimento che rivela tutta la complessità di una Bildung basata su una sorta di ricominciamento ex nihilo e sulla pura osservazione. Il viaggio come scelta non ha, infatti, altro valore che un re-inizio basato sull’esperienza dell’ARCHITETTURA quale unica MAESTRA: il saper cogliere la bellezza delle forme nello spazio, quasi uno splendo-
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re dell’adeguatezza, virtù ancora inespressa, pur se latente, nel primo viaggio in Italia del 1907. FISSITÀ, OSSESSIONE, SPERIMENTAZIONE LE CORBUSIER, così Jeanneret si farà chiamare dal 1921, non dimentica la piccola cella fiorentina: anzi essa si imporrà nella sua esperienza come una sorta, se possibile, di reincarnazione della teorica capanna illuminista. Nel commentare la PICCOLA CASA per la madre, sulle rive del Lemàno, usa termini che suonano come versi di un’antica canzone, stranamente affini agli insegnamenti del piccolo edificio certosino: “La ragione d’essere del muro di recinzione […] è di chiudere la vista: il paesaggio su tutti i lati, onnipotente, diventa stancante. […] Perché il paesaggio conti, bisogna limitarlo, dimensionarlo attraverso una decisione radicale: chiudere gli orizzonti costruendo dei muri e rivelarli, con delle interruzioni negli stessi, solo in alcuni punti strategici. La regola fu utile qui [LC descrive la finestra ricavata nel muro innalzato sulla riva, aperta sul lago e sui monti della opposta riva]: come in un chiostro, il piccolissimo giardino quadrato di 10 metri di lato [le stesse misure della Certosa] è stato chiuso da muri a nord est e sud, trasformandosi in una stanza verde” (LC, Une Petite maison, 1954, trad. ital di B. Messina, 2004). Nei progetti più noti la ripetizione, il collage, lo spostamento di un elemento da questa o quella composizione costituiscono approfondimenti successivi di uno stesso tema, eppure con contenuti di volta in volta sempre diversi, alla stregua dell’ossessione di un Morandi, di un Pollock o di un Carrà. FIRENZE come INIZIAZIONE alla forma, come lin-
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guaggio di una “scienza dello spazio” (per dirla alla Focillon), a un gioco di memoria e astrazione, all’OSSESSIONE della RECHERCHE PATIENTE di una idea dell’abitare, di un vivere il paesaggio nonostante la sua declinazione in forti densità abitative. Quella cella realizzata nel padiglione dell’ESPRIT NOVEAU, accatastata, sperimentata nel mai realizzato progetto dell’IMMEUBLES-VILLAS (1922), sarà nuovamente riproposta nell’UNITÉ D’HABITATION di Marsiglia (1947-52) avendone come intravista la componibilità delle ‘celle’ rilevate ad Ema: proprio la reinterpretazione di quel “mondo autonomo”, suggerisce lo stretto legame tra gli spazi collettivi e le abitazioni esistente nella Certosa, ripetendone (e rivelandone) il carattere di unica composizione: sorta di edificio/città, “cité radieuse”. Il cortile, elemento fondamentale nella sezione della cella fiorentina nel suo essere sorta di stanza che ha come cupola l’azzurro del cielo, sarà riproposto, scavandolo al primo piano, nel bianco parallelepipedo di VILLA SAVOYE (1928-1931). La disposizione ad L delle zone del giorno e della notte, giustificano e richiamano la poetica della luce e del paesaggio che inonda il cortile della Certosa: un’ossessione che pare anticipatamente sperimentata nel padiglione dell’Esprit Nouveau in cui un albero buca la copertura della loggia a doppia altezza, recuperando l’azzurro del cielo. Quel cubo, infatti, svuotato per ricreare il senso di un cortile, di una stanza a verde o per trasformarsi in loggia teatrale, verrà sempre più scarnificato nei progetti successivi, reso scheletro in esperienze come SHODAN: per ritrovare la luce come elemento primario dell’architettura, per
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riaffermare che l’architettura è TECNICA e POESIA, è LUCE che proietta OMBRA. I carnets di viaggi, fitti di schizzi e di note chiarificatrici a (propria) futura memoria, si ripeteranno come guida in occasione di progetti, di scelta di luoghi, e di luce…: la certosa tanto ricercata, si tradurrà in sublime metamorfosi nel convento de La Tourrette. LA TOURETTE (1957) é la summa poetica che si sprigiona dai “vasti quartieri della memoria”, potenza evocativa del rito, è il saper comporre a fronte della natura…. “J’étais venu ici. J’ai pris mon carnet de dessin comme d’habitude. J’ai dessiné la route, j’ai dessiné les horizons, j’ai mis l’orientation du soleil, j’ai “reniflé” la topographie. J’ai décidé la place où ce serait. En choisissant la place, je commettais l’acte criminel ou valable… C’est avec les autels que le centre de gravité sera marqué ainsi que la valeur, la hiérarchie des choses. Il y a en musique, une clé, un diapason, un accord. C’est l’autel, lieu sacré par excellence, qui donne cette note-là, qui doit déclencher le rayonnement de l’âme”. (LC, Entretien sur le convent de la Tourette, in «L’art sacré», n. 7-8, 1960). Le Corbusier sarà a Firenze nel 1963, chiamato dal critico d’arte CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI, per mettere in mostra, nelle stanze di palazzo Strozzi, dipinti e sculture — LC, infatti, aveva preso anche il TEMPO per dipingere, scolpire e fondare, con l’amico Ozenfant, la rivista «Esprit Noveau» — e pochi dei tanti progetti. LC voleva di-mostrare il “TEMPO RITROVATO” nel suo lungo percorso verso il SAPERE VEDERE l’architettura, la pittura, la scultura, la scrittura, l’uomo, la società… quasi da moderno UOMO RINASCIMENTALE.
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susanna caccia gherardini | emanuele pellegrini
…croyez au souvenir magnifique que je conserve de florence qui est la première ville que j’ai connue dans ma jeunesse avec lucques et pise. c’était en 1906! Le Corbusier
Susanna Caccia Gherardini | Emanuele Pellegrini
1963. quadri da un’esposizione
La mostra dedicata all’opera di Le Corbusier e organizzata a palazzo Strozzi a Firenze da Carlo Ludovico Ragghianti nel 1963 ha lasciato dietro di sé, fortunatamente, una consistente scia documentaria. Scambi di lettere tra i due protagonisti, Ragghianti e Le Corbusier, tra i diversi collaboratori, documenti inerenti la macchina organizzativa, schizzi, progetti, fotografie dell’allestimento e della giornata inaugurale, ma anche scritti relativi alla celebrazione per il conferimento della cittadinanza onoraria all’architetto francese, ricevuta proprio in quella occasione, compongono una consistente messe di informazioni che consente di rivivere quasi alla giornata le fasi ideative e organizzative di quella mostra fondamentale. Tale blocco di testimonianze scritte costituisce di per sé stesso un esaustivo racconto della mostra e offre, anche solo a considerarlo dipanato nel suo sviluppo cronologico, una mappa precisa dei complessi meccanismi organizzativi che si misero in moto, con i dubbi e le scelte, le opzioni possibili, i compromessi tra gli organizzatori e l’artista. Ed è proprio la presenza dell’artista che rende queste testimonianze ancora più significative perché è documentato il suo coinvolgimento nella costruzione della mostra, ma anche nel suo allestimento. Forse più di un semplice coinvolgimento. Le Corbusier impone
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infatti le proprie scelte attraverso la collaboratrice Valentine Fougére, che si configura come la vera interlocutrice del critico lucchese e personaggio importante e sconosciuto nella definizione dei contenuti dell’esposizione. I documenti riportano il confronto diretto e continuo tra gli organizzatori, e in particolare il curatore Ragghianti, e l’oggetto dell’esposizione, l’opera di Le Corbusier: una sfida non nuova per Ragghianti — era già successo con Frank Llyod Wright e di lì a due anni si sarebbe ripetuto con Aalto — il quale pure avrebbe sovente dedicato i suoi sforzi, insieme critici e divulgativi, per mostrare artisti contemporanei, ma che qui si colora delle difficoltà di esibire un artista totale, architetto, scultore, pittore. La corrispondenza tra Lucca e Parigi per la mostra fiorentina è del resto un’ulteriore traccia dei conflitti e dei giochi di appropriazione che stanno alla base della costruzione nonché del riconoscimento di un’autobiografia costruita dallo stesso Le Corbusier. La mostra del 1963 diventa pertanto un momento quasi imprescindibile, anche perché ricapitolativo due anni avanti la scomparsa dell’architetto francese, per chi voglia indagare il formarsi del patrimonio lecorbuseriano, che non avrebbe potuto prescindere dalla metamorfosi di un Le Corbusier architetto in un Le Corbusier artista e intellettuale totale. Una metamorfosi che Le Corbusier stesso portava avanti attraverso una strategia ben riflessa nelle sue politiche espositive a partire dalla metà degli anni Quaranta. Le lettere si concentrano sulla mostra, prima sulla sua impostazione, poi sulla scelta, inclusione ed esclusione di opere, aiutando a capire
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che tipo di rappresentazione di se stesso Le Corbusier volesse trasmettere e affermare. E proprio la corrispondenza aiuta a dar corpo alle forme e ai contenuti della negoziazione che si realizza tra Ragghianti e Le Corbusier. Gli archivi della Fondazione Ragghianti di Lucca e della Fondation Le Corbusier di Parigi, di cui vogliamo rimarcare la straordinaria generosità e disponibilità, sono ovviamente i due istituti che conservano la parte più importante della documentazione relativa alla mostra. Tuttavia ci sono altri archivi che contengono al loro interno documenti utili per capire la programmazione dell’iniziativa, come il Fondo Leonardo Savioli, oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, o quello sempre fiorentino dell’architetto Rino Vernuccio. Non solo. Molte sono le testimonianze di chi ha vissuto quell’evento in prima persona e ha voluto anche in passato lasciarne memoria con lettere, telegrammi e biglietti. Un materiale che costituisce un importante spaccato della ricezione dell’evento espositivo e restituisce l’impatto che la mostra, e la poetica dell’artista, ebbe sulla cultura architettonica italiana. Parte di questi documenti era già stata pubblicata e discussa1, e non di meno mancava uno strumento che riunisse in scansione cronologica la parte principale del materiale disponibile. Il catalogo che segue non ha la pretesa di restituire tutta questa documentazione nella sua interezza, bensì di proporre una selezione ragionata In particolare da chi scrive, in occasione della mostra “Le arti del XX secolo. Carlo Ludovico Ragghianti e i segni della modernità”, tenutasi a Pisa dal dicembre 2010 al marzo 2011 e curata da Alessandro Tosi.
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susanna caccia gherardini | emanuele pellegrini
delle carte superstiti, che nondimeno crediamo sufficiente affinché gli studiosi possano avere a disposizione, in un unico testo, i materiali principali relativi a questa vicenda. Per questo abbiamo scelto di non procedere alla trascrizione delle carte, ma di presentarle in riproduzione: non solo perché molti di questi documenti sono dattiloscritti e quindi non hanno bisogno di essere decodificati, ma perché abbiamo inteso conservare l’originalità dell’apparato documentario relativo a questo evento, offrirlo nella sua forma autentica. Per questo non sono stati inseriti commenti o schede, ma solo essenziali didascalie esplicative. Oggi che Le Corbusier è tornato al centro dell’attenzione in modi controversi — per i suoi rapporti con il regime di Vichy o per la straordinaria fortuna dei suoi progetti e dei suoi scritti rilanciata, non sembrava possibile, dall’anno cinquantenario della sua morte — questo tassello aiuta a precisare quella immagine di artista totale che lui stesso dichiarava legittima. Non solo, ma contribuisce a collocare lo spaesamento di tanti che lo avevano vissuto (e raccontato) come maestro di un’architettura moderna, rispetto a una fama che lo stesso architetto vuole distesa a tutto campo. Aiutando così lo studioso di oggi a distinguere il lavoro critico e filologico sull’autore da quello sull’immagine storiografica che si consolida anche in funzione del contesto culturale, professionale, accademico. L’autobiografia di Le Corbusier, che passa anche attraverso la mostra fiorentina, pone un problema critico importante: la capacità di distinguere i molti piani della ricezione di un’opera, dell’orizzonte d’attesa in cui si colloca e dei pregiudizi, soprattut-
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to di quelli che Wolfang Iser chiama lettori attesi e che Ragghianti richiama, in maniera volutamente paradossale, nelle repliche alle critiche che la mostra avrà. Auspichiamo dunque che questo catalogo documentario possa costituire uno strumento utile per fissare la memoria dell’evento del 1963 e allo stesso tempo possa contribuire all’ulteriore affinamento degli studi sui molti problemi che una mostra complessa come questa pone ancora all’osservatore contemporaneo.
Francesca Giusti
gli archivi:atelier della ricerca paziente
Lo scandaglio degli archivi per la conoscenza dell’opera di Le Corbusier prende in prestito dallo stesso architetto l’idea del progetto come scavo meticoloso e paziente che germina nel suo studio. Un crogiolo di dati che Le Corbusier accumula, elabora, sviluppa, generando idee, disegni, opere. Come in un gioco di rispecchiamenti, la ricerca di oggi sulla sua attività dimostra quanto sia aperto e inesauribile il processo di conoscenza. Un processo che giunge fino alle ‘necessità della conservazione delle opere, che segue la vita del costruito, gli usi e riusi, i cambiamenti degli scenari culturali e della società. Le molteplici relazioni tra luoghi diversi, committenti, artisti, che si misurano a loro volta con tecniche e arti, fanno dell’indagine, anche solo su un dettaglio della sua attività, un vero e proprio atelier di ricerca paziente. Si tratta infatti di strumenti di ricerca, di letture e riletture nelle prospettive di lunga durata, che consentono di mettere in discussione il già detto e far emergere aspetti non visti, tramite la disamina del documento diretto, al netto di letture dejà vu. Si sono innescati così molteplici intrecci e riferimenti, ed è proprio la molteplicità che offre le possibili sfaccettature sull’autore, le sue opere e il modo di percepirle. Lo dimostrano anche
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francesca giusti
gli esiti di questo lavoro: un’esposizione che ripercorre la genesi della mostra di Firenze del 1963. Questa si basa sulla ricerca documentaria che si è svolta prevalentemente negli archivi della Fondazione Ragghianti di Lucca, della Fondation Le Corbusier di Parigi e dell’Archivio di Stato di Firenze. I documenti non sono stati restituiti nella loro interezza, ma selezionati in base alla loro importanza rispetto al contesto e alla prospettiva storica. Un primo interrogativo riguarda la selezione dei materiali d’archivio. Cosa e come si archivia. Una mostra è un insieme di documenti che riguardano l’intero iter dell’evento, dalla sua pianificazione, alle selezioni autoriali, fino al dopo, alla critica e all’archiviazione. Come è stato ben evidenziato dai curatori, l’eccezionalità dei materiali d’archivio consente di restituire la maniera dello stesso Le Corbusier di auto-mostrarsi, ovvero l’immagine del sé al palcoscenico di un pubblico di addetti ai lavori, autorità, committenti pubblici e privati. Il processo di conoscenza è ricondotto a un tempo unitario in cui tutte le testimonianze entrano in relazione tra loro, nella prospettiva storica del prima e del dopo rispetto all’evento. Il suo carattere effimero potenzia il valore stesso delle testimonianze, cui si dovrebbe chiedere perfino il livello dell’interesse, il rapporto tra l’opera, l’autore e il pubblico. Questo processo di penetrazione della realtà parte dalla selezione dei documenti riconducibile a tre filoni principali di tematiche che riguardano i carteggi tra il curatore Carlo Ludovico Ragghianti, l’artista e l’‘oggetto’ della mostra (lo stesso Le Corbusier), i criteri di organizzazione e di esposizione, le opere scelte. Que-
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sti documenti sono importanti perché per il loro tramite, l’autore parla in prima persona, selezionando le opere e offrendo al pubblico la percezione di se stesso e del suo lavoro, l’immagine che vuole dare alla città di Firenze. Altrettanto importanti sono gli scritti relativi alla celebrazione per il conferimento della cittadinanza onoraria all’architetto in quella occasione, come il discorso tenuto dal Sindaco Giorgio La Pira, il quale affida a Le Corbusier il compito di redigere una ‘Carta di Firenze’ che faccia seguito a quella di Atene del 1931, per estendere gli stessi principi ai valori architettonici della città toscana. A Giuseppe Samonà spetta il compito di introdurre al pubblico la personalità dell’architetto ritenuto maestro e padre del movimento moderno, sottolineandone l’impegno teorico e progettuale, anche attraverso circostanziati riferimenti ai tratti più innovativi del suo linguaggio, come: “la copertura a terrazzo-giardino, la facciata libera e rivestita di una pellicola di vetro, il piano libero da vincoli di struttura, il volume sospeso su pilastri e utilizzabile dal primo piano in su”. Di particolare rilevanza sono infine gli scritti relativi a una lezione che lo stesso Le Corbusier tiene agli studenti dell’Università di Architettura di Firenze, ricca di penetrazione emotiva: “Il solo cammino che io vi posso indicare è che questi vostri vent’anni li perderete, non sarete più giovani, finirete vecchi come me; ma se avrete del carattere qualcuno potrà ridiventare giovane come me. Con l’intervento della vita interiore, che richiede coraggio e volontà, potrete superare il peso degli anni e sentirvi giovani. Ve lo dico io con presunzione perché ho l’aria di un vecchio”. Ricomporre una mostra significa ricomporre le informa-
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francesca giusti
zioni visive che equivalgono ai messaggi che il visitatore riceve dalle opere, che sono parte essenziale della mostra stessa. Questi messaggi a loro volta dipendono dalla distribuzione degli spazi, dalla collocazione, dal percorso, dal racconto diretto e indiretto che la mostra riesce a trasmettere. Ripercorrere la genesi di una mostra allestita più di cinquanta anni fa attraverso gli archivi che ne memorizzano il processo (dall’ideazione, all’allestimento fino agli esiti della manifestazione), non è solo registrare l’hic et nunc dell’evento, ma tessere un nuovo racconto filtrato attraverso il cannocchiale del tempo che si carica di nuovi contenuti, intrecci, stimoli. “Non esiste una mostra senza archivi”, ha affermato Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, in apertura del convegno internazionale “Archivi e Mostre” organizzato dalla Biennale di Venezia e dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee nel 2012, sottolineando come gli archivi non rispondano più tanto al culto di conservare la memoria, quanto piuttosto, attraverso approfondimenti, relazioni, prospettive, diano una chiave per guardare al futuro.
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Schede documentarie a cura di Stefania Aimar, Francesca Giusti
Abbreviazioni FLC FRL ASF ARV
Fondation Le Corbusier, Parigi Serie Mostre di Architettura, Scatola Le Corbusier, Archivio Fondazione Ragghianti, Lucca Fondo Leonardo Savioli, Archivio di Stato, Firenze Archivio Rino Vernuccio, Firenze
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Lettera di L. De Luigi a C.L. Ragghianti, 29 febbraio 1962, FRL
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Lettera di N. Lo Vullo a V. Fougère, 10 aprile 1962, FRL
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Lettera di G. La Pira a Le Corbusier, 26 giugno 1962, FLC C2-12-193
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Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 30 giugno 1962, FLC C2-12-197
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Lettera di Le Corbusier a G. La Pira, 15 luglio 1962, FLC C2-12-201
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Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 8 ottobre 1962, p. 1, FLC C2-12-213
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Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 8 ottobre 1962, p. 2, FLC C2-12-213
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Telegramma di G. La Pira a Le Corbusier, 17 ottobre 1962, FLC C2-12-214
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Le Corbusier, appunti per la mostra, 17 ottobre 1962, FLC C2-12-217
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Lettera di G. La Pira a Le Corbusier, 17 ottobre 1962, FLC C2-12-219
catalogo
Lettera di N. Lo Vullo a V. Fougère, 20 ottobre 1962, FRL
47
48
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 15 novembre 1962, p. 1, FRL
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 15 novembre 1962, p. 2, FRL
49
50
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 19 novembre 1962, FRL
catalogo
51
Lettera di C.L. Ragghianti a Le Corbusier, 24 novembre 1962, FLC C2-12-234
52
Note sulla telefonata intercorsa tra Le Corbusier e V. Fougère, 26 novembre 1962, FLC C2-12-223
catalogo
catalogo
Nota con indicazioni per la mostra e il catalogo, 27 novembre 1962, p. 1, FLC C2-12-227
53
54
Nota con indicazioni per la mostra e il catalogo, 27 novembre 1962, p. 2, FLC C2-12-228
catalogo
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Nota con indicazioni per la mostra e il catalogo, 27 novembre 1962, p. 1, p. 3, FLC C2-12-229
55
56
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 27 novembre 1962, FRL
catalogo
Lettera di Le Corbusier ad Alinari, 28 novembre 1962, FLC C2-12-224
57
58
Le Corbusier, schizzo di palazzo Strozzi, FLC C2-12-225
catalogo
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59
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Note sulla telefonata intercorsa tra Le Corbusier e V. Fougère, 30 novembre 1962, FLC C2-12-226
catalogo
catalogo
Lettera di N. Lo Vullo a I. Insolera, 1 dicembre 1962, FRL
61
62
Lettera di R. Torricelli a C.L. Ragghianti, 1 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 2 dicembre 1962, FRL
63
64
Lettera di I. Insolera a N. Lo Vullo, 5 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 6 dicembre 1962, p. 1, FRL
65
66
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 6 dicembre 1962, p. 2, FRL
catalogo
Lettera di V. Fougère a N. Lo Vullo, 6 dicembre 1962, FRL
67
68
catalogo
Lettera di Le Corbusier a V. Fougère, 6 dicembre 1962, p. 1, FLC C2-12-230
catalogo
69
Lettera di Le Corbusier a V. Fougère, 6 dicembre 1962, p. 2, FLC C2-12-230
70
Lettera di C.L. Ragghianti a V. Fougère, 9 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di N. Lo Vullo a I. Insolera, 11 dicembre 1962, FRL
71
72
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 11 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Le Corbusier, nota all’attenzione di V. Fougère, 12 dicembre 1962, FLC C2-12-231
73
74
catalogo
Nota di V. Fougère per Le Corbusier, 12 dicembre 1962, FLC C2-12-233
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 13 dicembre 1962, FRL
75
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catalogo
Lettera dallo studio di Le Corbusier a V. Fougère, 13 dicembre 1962, FLC C2-12-235
catalogo
Lettera di N. Lo Vullo a V. Fougère, 14 dicembre 1962, FRL
77
78
Nota di Le Corbusier per V. Fougère, 14 dicembre 1962, FLC C2-12-236
catalogo
catalogo
79
Testo del telegramma di C.L. Ragghianti a V. Fougère, 14 dicembre 1962, FRL
80
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 15 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di I. Insolera a N. Lo Vullo, 16 dicembre 1962, FRL
81
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catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 18 dicembre 1962, p. 1, FRL
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 18 dicembre 1962, p. 2, FRL
83
84
catalogo
Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 20 dicembre 1962, FLC C2-12-242
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 20 dicembre 1962, FRL
85
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 21 dicembre 1962, FRL
catalogo
catalogo
Appunti e note di Le Corbusier, 21 dicembre 1962, FLC C2-12-241
87
88
Copia della lettera di J. Cassou a V. Fougère, s.d. (1962), FRL
catalogo
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 29 dicembre 1962, p. 1, FRL
89
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catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 29 dicembre 1962, p. 2, FRL
catalogo
91
Pagina da una lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, dicembre 1962, FRL
92
catalogo
Pianta del piano primo di palazzo Strozzi con annotazioni di Le Corbusier, s.d. (1962), FLC C2-12-243
catalogo
93
94
Lettera di N. Lo Vullo a D. Benini, 2 gennaio 1963, FRL
catalogo
catalogo
Annotazioni di Le Corbusier, s.d. (1963), FLC C2-12-263
95
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catalogo
Trascrizione delle indicazioni di Le Corbusier, s.d. (1963), FLC C2-12-264
catalogo
Lettera di M. Besset a Le Corbusier, 2 gennaio 1963, FLC C2-12-244
97
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catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
99
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catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
101
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catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
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R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
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catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
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catalogo
R. Vernuccio, appunti e schizzi per l’allestimento, s.d. (1963), ARV
catalogo
Note di V. Fougère sul catalogo, s.d. (1963), FRL
109
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catalogo
Lettera di Le Corbusier a V. Fougère, 4 gennaio 1963, FLC C2-12-245
catalogo
Lettera di I. Insolera a N. Lo Vullo, 6 gennaio 1963, FRL
111
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catalogo
Le Corbusier, appunto per V. Fougère, 6 gennaio 1963, FLC B(2)-20-317
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 9 gennaio 1963, FRL
113
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Le Corbusier , schema per l’allestimento della mostra, 10 gennaio 1963, FLC C2-12-248
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Le Corbusier, appunti per l’allestimento, s.d. (1963), FLC C2-12-343
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Le Corbusier, nota per l’allestimento, s.d. (1963), FLC C2-12-344
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Le Corbusier, nota per l’allestimento, s.d. (1963), FLC C2-12-346
catalogo
Le Corbusier, nota per l’allestimento, s.d. (1963), FLC C2-12-345
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Lettera di A. SamonĂ a N. Lo Vullo, 10 gennaio 1963, FRL
catalogo
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 11 gennaio 1963, FRL
121
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catalogo
Le Corbusier, appunti sulle opere da esporre, 11 gennaio 1963, FRL
catalogo
Le Corbusier, indicazioni per il catalogo, 11 gennaio 1963, FRL
123
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catalogo
Lista di documenti forniti da Le Corbusier, 11 gennaio 1963, FRL
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 14 gennaio 1963, FRL
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Elenco delle opere da esporre, 14 gennaio 1963, p. 1, FLC C2-12-254
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Elenco delle opere da esporre, 14 gennaio 1963, p. 2, FLC C2-12-255
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Elenco delle opere da esporre, 14 gennaio 1963, p. 3, FLC C2-12-256
catalogo
Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 16 gennaio 1963, FRL
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 17 gennaio 1963, FRL
catalogo
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 19 gennaio 1963, FRL
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Lettera di C.L. Ragghianti a A. SamonĂ , 20 gennaio 1963, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di I. Insolera a N. Lo Vullo, 23 gennaio 1963, FRL
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 28 gennaio 1963, p. 1, FRL
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 28 gennaio 1963, p. 2, FRL
135
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Lettera di Le Corbusier a G. La Pira, 29 gennaio 1963, p. 1, FRL
catalogo
catalogo
Lettera di Le Corbusier a G. La Pira, 29 gennaio 1963, p. 2, FRL
137
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Lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, 30 gennaio 1963, FRL
catalogo
catalogo
Pagina da una lettera di V. Fougère a C.L. Ragghianti, s.d. (1963), FRL
139
140
Lista dei disegni da riprodurre, s.d. (1963), FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p.1, FRL
141
142
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p.2, FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p.3, FRL
143
144
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p. 4, FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p.5, FRL
145
146
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p. 6, FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere per il catalogo, s.d. (1963), p.7, FRL
147
148
Lista delle maquettes per la mostra, s.d. (1963), FRL
catalogo
catalogo
Precisazioni per la mostra e il catalogo, s.d. (1963), p. 1, FRL
149
150
Precisazioni per la mostra e il catalogo, s.d. (1963), p. 2, FRL
catalogo
catalogo
Note per il catalogo, s.d. (1963), FRL
151
152
Aggiornamenti e precisazioni sul catalogo, s.d. (1963), FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere, s.d. (1963), p. 1, FRL
153
154
Lista delle opere, s.d. (1963), p. 2, FRL
catalogo
catalogo
Lista delle opere, s.d. (1963), p. 3, FRL
155
156
Lista delle opere, s.d. (1963), p. 4, FRL
catalogo
catalogo
Didascalie, s.d. (1963), FRL
157
158
C.L. Ragghianti, appunti su Le Corbusier, s.d. (1963), FRL
catalogo
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C.L. Ragghianti, appunti sull’allestimento, s.d. (1963), FRL
159
160
C.L. Ragghianti, appunti sulle opere, s.d. (1963), FRL
catalogo
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C.L. Ragghianti, appunti sulle opere, s.d. (1963), FRL
161
catalogo
162
C.L. Ragghianti, appunti sulle opere, s.d. (1963), FRL
catalogo
C.L. Ragghianti, preparazione del catalogo, s.d. (1963), FRL
163
catalogo
164
C.L. Ragghianti, appunti sulle opere, s.d. (1963), FRL
catalogo
C.L. Ragghianti, appunti per il catalogo, s.d. (1963), FRL
165
166
Lista delle opere per l’assicurazione, 1963, p. 1, FLC C2-12-337
catalogo
catalogo
Lista delle opere per l’assicurazione, 1963, p. 2, FLC C2-12-338
167
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Lista delle opere per l’assicurazione, 1963, p. 3, FLC C2-12-339
catalogo
catalogo
Lista delle opere per l’assicurazione, 1963, p. 4, FLC C2-12-340
169
170
Lista delle opere per l’assicurazione, 1963, p. 5, FLC C2-12-341
catalogo
catalogo
Polizza assicurativa, 21 gennaio 1963, FRL
171
172
catalogo
Bozza del comunicato stampa del Consiglio Direttivo de “La Strozzina� con appunti di C.L. Ragghianti, 1963, FRL
catalogo
Lettera di invito per la stampa, 1963, FRL
173
174
catalogo
Bozza di invito per il Comitato d’Onore con appunti di C.L. Ragghianti, febbraio 1963, FRL
catalogo
Lettera di C.L. Ragghianti a D. Benini, 6 febbraio 1963, FRL
175
176
catalogo
Bozza di domande per Le Corbusier, 6 febbraio 1963, FLC C2-12-322
catalogo
Materiale consegnato alla stampa, gennaio-febbraio 1963, FRL
177
178
Comunicato stampa, gennaio 1963, FRL
catalogo
catalogo
Discorso di G. La Pira, febbraio 1963, p. 1, FRL
179
180
Discorso di G. La Pira, febbraio 1963, p. 2, FRL
catalogo
catalogo
Discorso di G. La Pira, febbraio 1963, p. 3, FRL
181
182
Discorso di G. La Pira, febbraio 1963, p. 4, FRL
catalogo
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Discorso di C.L. Ragghianti, febbraio 1963, p. 1, FRL
183
184
Discorso di C.L. Ragghianti, febbraio 1963, p. 2, FRL
catalogo
catalogo
Discorso di C.L. Ragghianti, febbraio 1963, p. 3, FRL
185
186
Discorso di C.L. Ragghianti, febbraio 1963, p. 4, FRL
catalogo
catalogo
Telegrammi di C.L. Ragghianti e A. Piccioni, s.d. (1963), FRL
187
188
Telegramma di C.L. Ragghianti a M. Brosio, s.d. (1963), FRL
catalogo
catalogo
Appunti di Le Corbusier sulla copertina del discorso di G. La Pira, 6 febbraio 1963, FLC C2-12-298
189
190
catalogo
Pagina allegata al discorso di G. La Pira, 6 febbraio 1963, FLC C2-12
catalogo
Prima pagina del discorso di G. SamonĂ , tradotto in francese, 18 febbraio 1963, FLC C2-12-307
191
192
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 1, FRL
catalogo
catalogo
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 2, FRL
193
194
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 3, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 4, FRL
195
196
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 5, FRL
catalogo
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 6, FRL
197
198
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 7, FRL
catalogo
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 8, FRL
199
200
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 9, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 10, FRL
201
202
Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 11, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 12, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 13, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 14, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 15, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 16, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 17, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 18, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 19, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 20, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 21, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 22, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 23, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 24, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 25, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 26, FRL
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Discorso di G. SamonĂ , febbraio 1963, p. 27, FRL
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Lettera di G. Michelucci a Le Corbusier, 6 febbraio 1963, FLC C2-12-276
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Comunicato stampa, 7 febbraio 1963, p. 1, FRL
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Comunicato stampa, 7 febbraio 1963, p. 2 , FRL
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Bozza del discorso di Le Corbusier agli studenti della FacoltĂ di Architettura di Firenze, febbraio 1963, p. 1, FRL
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Bozza del discorso di Le Corbusier agli studenti della FacoltĂ di Architettura di Firenze, febbraio 1963, p. 2, FRL
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Lettera di C.L. Ragghianti a F. Coen, 13 febbraio 1963, FRL
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Lettera di G. Michelucci a Le Corbusier, 16 febbraio 1963, p. 1, FLC C2-12-274
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Lettera di G. Michelucci a Le Corbusier, 16 febbraio 1963, p. 2, FLC C2-12-274
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227
Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 17 febbraio 1963, p. 1, FLC C2-12-277
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Lettera di V. Fougère a Le Corbusier, 17 febbraio 1963, p. 2, FLC C2-12-277
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Comunicato stampa, 18 febbraio 1963, FRL
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Lettera di N. Lo Vullo a D. Benini, 27 marzo 1963, FRL
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Lettera di V. Fougère a N. Lo Vullo, 3 aprile 1963, FRL
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Lettera di Le Corbusier a D. Benini, 17 luglio 1963, FLC C2-12-265
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Appunto relativo agli incassi della mostra, 1963, FRL
233
allestimento
236
In questa e nelle pagine seguenti: D. Santi, L. Savioli, R. Vernuccio, Progetto di allestimento,1963, ASF Immagini delle sale allestite a palazzo Strozzi, 1963, ASF
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Progetto grafico Laboratorio Comunicazione e Immagine
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
Referenze fotografiche: Fondation Le Corbusier ©FLC Paris, by SIAE 2015 Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca Archivio Rino Vernuccio, Firenze Archivio di Stato di Firenze Gli autori, esperite tutte le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle immagini, rimangono a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragione in proposito. L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma (comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazione elettronica) e la comunicazione (ivi inclusi a titolo esemplificativo ma non esaustivo: la distribuzione, l’adattamento, la traduzione e la rielaborazione, anche a mezzo di canali digitali interattivi e con qualsiasi modalità attualmente nota od in futuro sviluppata).
Finito di stampare per conto di DIDA | Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze nel novembre 2015 da Bandecchi & Vivaldi, Pontedera
Esporre Le Corbusier
€ 32,00
9
788896 080368
susanna caccia gherardini maria grazia eccheli saverio mecca emanuele pellegrini
Esporre Le Corbusier Ragghianti e la mostra fiorentina del 1963
ISBN 978-88-9608-036-8
a cura di
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Non poteva mancare tra le numerose iniziative organizzate in occasione del cinquantenario lecorbuseriano, la celebrazione della mostra sull’architetto franco svizzero organizzata a palazzo Strozzi nel 1963 da Carlo Ludovico Ragghianti. Un’esposizione che ha segnato la storia della fortuna critica e dell’interpretazione della figura di Le Corbusier in Italia. Due volumi che raccolgono non solo una serie di saggi dedicati alle connessioni del linguaggio lecorbuseriano con i diversi versanti della figuratività, ma anche un inedito apparato iconografico. Un esaustivo racconto della mostra fiorentina che offre, anche solo a considerarlo dipanato nel suo sviluppo cronologico, una mappa precisa dei complessi meccanismi organizzativi che si misero in moto, con i dubbi, le scelte e i compromessi tra gli organizzatori e l’artista. L’esposizione del 1963 rappresenta un momento quasi imprescindibile, anche perché ricapitolativo due anni avanti la scomparsa dell’architetto, per chi voglia indagare il formarsi del patrimonio lecorbuseriano, che non avrebbe potuto prescindere dalla metamorfosi di un Le Corbusier architetto in un Le Corbusier artista e intellettuale totale.
Ragghianti e la mostra fiorentina del 1963