ilaria mannucci
CittĂ Intermedie e strategie di riqualificazione urbana Il caso di San Pedro de MacorĂŹs
tesi | architettura design territorio
Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “Per il valore della ricerca analitica, lo sviluppo di conforme metodologie sperimentali a scala urbana e architettonica e di una sensibile a appropriata enunciazione progettuale, svolta nell'ambito di una fruttuosa attività di scambio culturale del Dipartimento”. Commissione: Proff. M. De Santis, F. M. Lorusso, T. Matteini, P. Bellia, A. Valentini, P. Costa, L. Nieri
Ringraziamenti Ringrazio il mio professore, Flaviano, il quale mi ha dato la possibilità di sviluppare questa tesi, e mi ha dato il supporto necessario a portare a termine un lavoro che è riuscito a darmi delle grandi soddisfazioni. Ringrazio Francesco Gravina per il suo supporto in Republica Dominicana. Ringrazio Bayoan Soto e Carlos de la Cruz per l’aiuto nello sviluppo delle ricerche.
in copertina Foto del plastico di tesi di un isolato interno all’area di progetto. La nuova edificazione va a completare e a creare i fronti stradali e si inserisce in modo armonioso nel contesto esistente.
progetto grafico
didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Federica Giulivo
didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2019 ISBN 978-88-3338-066-7
Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset
ilaria mannucci
CittĂ Intermedie e strategie di riqualificazione urbana Il caso di San Pedro de MacorĂŹs
Presentazione Vi è un’ulteriore declinazione del progettare, e del progetto di architettura in specie, quale attività inerentemente pensata ed agita sul confine: è la declinazione che si svolge e prende figura addirittura sul limite tra culture lontane, tra mondi — di lingua, costumi, saperi ed espressioni — tra loro separati sia dallo svolgimento delle rispettive storie che dalla distanza fisica. Mondi di umanità specificamente individuate, con caratteri e densità valoriali differenziate, originali, il cui reciproco incontro, per una qualsiasi ragione, si pone allora come positiva opportunità di senso e di proficuità vitali, poiché si fa avventura di conoscenza, espansione accrescitiva di sé per scambio, confronto, contaminazione, rivelazione. Attraversamento di luoghi culturali altri, che funziona innanzitutto e meritoriamente da spettroscopio per meglio scomporre e ricomporre proprie nature e strumenti di partenza, e dunque meglio conoscerne componenti e processi costitutivi, verificarne attendibilità e potenzialità, adeguatezza e adattabilità, intelligenza e creatività. Con questo spirito, tra istituzioni impegnate nella conoscenza e nella formazione come le università, intraprendere comuni attività sul confine-soglia di specifici accordi culturali di scambio per docenti, studenti e ricerca costituisce sempre più un auspicato, anzi imprescindibile piano contemporaneo di esistenza e di affermazione, poiché appropriata strategia di connessione ad un respiro internazionale che, nell’incontro tra identità, realizza una sorta di rafforzamento genetico di obiettivi e pratiche della propria missione. E sul superamento di un confine fatto di oceano e di sedimentata alterità culturale si è avviato otto anni fa l’accordo culturale con la Escuela de Arquitectura della Universidad Central del Este di San Pedro de Macorís, nella Repubblica Dominicana, da cui questa tesi deriva, settima da parte fiorentina, specularmente ad altrettante di parte dominicana. Comune premessa, l’impegno ad interpretare e sviluppare temi progettuali incrociati per cimentare metodi, strumenti e linguaggi delle proprie specificità formative sugli altrui contesti, previo innanzitutto un soggiorno di conoscenza diretta dei luoghi e delle loro tematiche più tipiche. In questo caso, gli insediamenti informali nella cornice delle città intermedie hanno costituito il focus di ricerca, analisi critica e proposta figuratrice a scala urbana e architettonica, per appassionata adesione emotiva e intellettuale ad uno dei fenomeni collaterali più drammatici che investono tante realtà sociali dei mondi in corso di incalzante trasformazione. Un approccio sviluppato con delicata empatia, con la cauta discrezione di un avvicinamento rispettoso, comprensivo, con l’adesione umanissima d’una curiosità critica e insieme leale interessata a studiare e conoscere profondamente per poi in profondità accogliere, a premessa necessaria per infine interpretare e suggerire e figurare soluzioni progettuali nel segno dell’incontro: a sensibilità, modi, consuetudini, nonché a materiali, espedienti, espressioni di un habitat auto ideato e auto costruito, insieme fragile e assertivo, ma per evincerne i più puntuali e connotativi caratteri processuali e linguistici, una sottintesa estetica perfino. Un alfabeto ed una sintassi dello stare assieme e del fare casa dalla giovane tesista dedotti e poi riformulati e riscritti per dimostrarne, in via analogica, inattese, progressive e congrue germinazioni funzionali, costruttive e formali, ad un tempo site specific e sovralocali. Qualità esemplare di metodo e di esiti progettuali che, unitamente alla raffinata sensibilità di un racconto grafico conforme, ne hanno determinato il merito più pieno riconoscendone la dignità di questa pubblicazione. Flaviano Maria Lorusso Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
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TESSUTI URBANI
Introduzione
pagina precedente Tessuti urbani a confronto Modelli e tipi di tessuto urbano https://unhabitat.org/wp-content uploads/2016/07/Guidelines-forUrbanPlanning-in-Myanmar.pdf
La Città Contemporanea. Una città ‘contemporanea’ cerca di trasmettere la perfetta sintesi tra funzioni, spazi, edifici, infrastrutture e natura. Oggigiorno, l’arte del disegnare gli insediamenti si è dovuta confrontare con le potenti volontà dell’evoluzione sociale ed urbana. Il tessuto storico rimane come punto di riferimento e testimonianza, a cui si addiziona l’edilizia accumulatasi negli ultimi decenni senza un controllato ordine qualitativo di tipo paesaggistico, urbano ed architettonico. Questo genera il carattere ambiguo delle città, che appare incompiuto, senza relazioni tra natura e urbano. Pertanto, le grandi metropoli in cui vive più della metà della popolazione mondiale sono il risultato di una continua ‘addizione e sottrazione’ della trama urbana, che si trasforma morfologicamente e si distacca dallo spazio antropico e naturale, andando a perdere sempre di più il carattere del luogo. Per questo, l’urbanistica sembra incapace di dare risposte concrete alle realtà che stanno emergendo nelle grandi metropoli. La sociologia, promotrice di nuovi linguaggi dell’architettura, come strumento di comunicazione dei valori della contemporaneità, è in affanno per effetto della ‘globalizzazione’.
Nonostante le indicazioni teoriche promosse anche dal “The Urban Age” 1, che mirano a quelle città globali basate sulla sostenibilità ambientale e su logiche coordinate ed organicamente interrelate dal pensiero per gestire lo spazio urbano (Burdett, Director LSE Cities), si deve ancora rispondere concretamente sia all’indiscriminato consumo del territorio che alla proliferazione di modelli urbani non progettati e quindi irrazionali. Le risposte per definire e organizzare una città reale — con tipologie edilizie a scala umana, a densità variabile, che ricerca e scopre la propria el dorado nella sostenibilità e nell’ecologia — vanno ricercate nell’architettura non come il gioco cadavre exquis di Breton, ma da parametri e vincoli funzionali2. La città, come futuro di notevoli concentrazioni antropiche e come recupero delle megalopoli degradate, dovrà affrontare anche importanti e delicati problemi come: il consumo del territorio e del paesaggio, la perdita d’identità, la specificità dei luoghi e lo spreco di risorse energetiche. La saggia, umile, rispettosa, e perfino educata, presa di ‘coscienza urbana’ nei riguardi di ciò che ci circonda e di ciò che vorremmo
The Urban Age: Programma organizzato dalla Deutsche Bank’s Alfred Herrhausen Gesellschaft, organizza conferenze annuali sui temi legati alle città. 2 Franco Purini - La città uguale, Margherita Petranzan e Gianfranco Neri, Il. 2005.
intorno a noi, permetterà di adattarsi alle necessità di flessibilità e variabilità di un impianto urbano adeguato alle esigenze della popolazione del nuovo millennio. Costruire e Abitare la Città ‘nuova’ Solo se abbiamo la capacità di abitare, possiamo costruire, mirando all’organizzazione e alla cura delle cose che compongono gli spazi, i luoghi, costituendo un rapporto con essi per conoscerne e viverne l’essenza. (M. Heidegger, 1951) L’abitare è una dipendenza tra spazio ed insediamento, dove lo spazio si trasforma e si adatta: si crea il luogo condiviso dagli abitanti e si forma una comunità per l’organizzazione dello spazio. Attualmente è comune trovare insediamenti in dissolvenza di forma, che manifestano perdite di coesione urbane e dove tutto lo spazio è costruito. Il paesaggio urbano assume così un altro aspetto, mostrandosi simbolo e risultato delle problematiche riguardanti la società contemporanea, caratterizzata da strutture frazionate, orientate all’occupazione dei margini. I rapporti territoriali provocati dall’evolversi delle unità insediative3 devo-
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Unità insediative: parti organiche della città, consolidata dotate di specifiche identità del luogo, caratterizzate da confini morfologicamente significativi, identificabili come linee di discontinuità insediativa tra tessuti urbani diversificati.
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POPOLAZIONE 5.000 + 50.000 + 500.000 + 5.000.000 + Capitali
no affrontare l’arroganza urbana dei sistemi infrastrutturali, intesi come mobilità delle comunicazioni, che disegnano il paesaggio urbano alterando l’essenza degli altri elementi dai quali è costituito, assumendo un ruolo basico. Lo spazio aperto del nostro territorio si mostrerà compromesso e limitato per funzione e forma. La perdita dell’armonia relazionale tra le componenti dello spazio urbano risulta essere nella maggior parte dei casi la manifestazione dell’incompletezza, e a volte mancanza, di un disegno urbano chiaro e reale. Da sempre il disegno urbano è posto alla base della pianificazione delle città, dagli antichi insediamenti greci e romani fino al Rinascimento, e al XVIII secolo che ha portato l’irrompere delle grandi prospettive.
Tuttavia il disegno del paesaggio urbano sembra oggi passare in secondo piano, come se tutto ciò che è successo in passato, in quanto utile esperienza, non venga preso in considerazione. Tale indifferenza favorisce un’evoluzione territoriale libera da vincoli ed impedimenti, che sembra disconoscere i concetti di una città utopica: la concezione di città come modello di equità sociale espressa da Tommaso Campanella4 e Thomas More, in età rinascimentale, o come modello delle relazioni tra pubblico e privato nella Parigi haussmanniana5 prende vita da un’ idea e un disegno ben chiaro. 4 Tommaso Campanella, Italia 1568_ L’utopia della Città del sole -esprime il progetto politico campanelliano. filoso, teologo, poeta e frate domenicano Thomas More, Londra 1535_umanista, scrittore e politico cattolico inglese_ coniò il termine ‘utopia’ cioè una società ideale. 5 Georges Eugène Haussmann, Parigi 1809_ politico e urbanista francese al quale si deve il progetto di modernizzazione della capitale francese nell’800.
Al giorno d’oggi la progettazione del modello urbano si presenta sempre più come frutto di un accumularsi di segni, intesi come accessori della comunicazione, e non più frutto di un disegno che abbia lo scopo di dare un ordine alle cose e allo spazio fra le cose (V. Gregotti, Architettura e Postmetropoli). I progetti, così facendo, diventano semplici immagini catturate dal processo comunicativo, simboliche del ‘consumo’ incessante e frenetico. L’architettura dovrebbe essere lo strumento mediatore tra le diverse entità costruite e l’opera nuova, non dovrebbe limitarsi a rispecchiare lo stato di fatto delle cose sottolineando la non volontà di ricomposizione delle relazioni dei vari elementi. L’urbanizzazione necessita di riconsolidare le relazioni tra gli elementi e i segni del territorio, tenendo sotto controllo le reti infrastrutturali, gli impianti tecnici urbani e le espansioni insediative. La situazione delle città in America Latina e Caraibi Riflettendo sullo scenario contemporaneo delle città, si denota che l’urbanistica di oggi si trova a dover affrontare nuove problematiche dovute alla crescita sconsiderata della popolazione urbana, avvenuta soprattutto dopo la Rivoluzione Industriale. Verso la fine del secolo passato, si è assistito alla nascita delle “hyper-ciudad”6, come Città del Messico, Bombay, San Paolo e Istanbul, sviluppatesi a dismisura fino ad arrivare ad avere più
di 20 milioni di abitanti. Sebbene inizialmente avessero creato una crescita economica e sociale, in seguito si sono rivelate tra le maggiori cause del riscaldamento globale, della vulnerabilità urbana e della nascita del fenomeno di esclusione sociale. La crescita urbana, essendo stata più rapida di qualunque possibile riflessione, non permise la formulazione di protocolli di intervento. Oggi, poiché il fenomeno di espansione delle città è in fase di stallo, si tenta di rimediare agli errori del passato partendo dal ridurre la densità della popolazione nei centri metropolitani. I processi di urbanizzazione stanno lasciando le agglomerazioni massive per muoversi verso una rete secondaria, pur trovandosi ancora in via di definizione. In questo momento, specialmente nel sud del mondo, i modelli di sviluppo urbano si stanno muovendo dalle grandi aree metropolitane alle città secondarie di media dimensione, dove si spera che avverrà la crescita urbana negli anni a venire. Queste città secondarie sono anche definite “città emergenti”7, con popolazioni tra i 100.000 e 2.000.000 di abitanti. A causa della loro crescita esponenziale le città intermedie si percepiscono come città in movimento che cambiano costantemente e si reinventano, ansiose di affermare il loro potenziale. La ‘città emergente’ dovrà essere un luogo dove il disegno di riconfigurazione funzionale è più importante della
6 Hyper-ciudad: centri abitati che sono cresciuti a tal punto da perdere la dimensione di città, sono sopra gli standard di densità adeguata.
7 Città emergente: una città che esce da una condizione anonima o subalterna, come una tela bianca su cui l’ architetto o l’urbanista può ancora operare.
pagina precedente Mappa della densità nelle città di America Latina (UN HABITAT, 2010) Immagini sulla città emergente e città sostenibile
città emergente costruzione di architettura puntuale, dove lo spazio aperto prevale su quello rigido e la flessibilità sopra il rigore. Queste città intermedie di facile controllo, hanno la capacità di adattarsi alle condizioni più insperate, trovando alternative per le problematiche economiche contemporanee, ammorbidendo così le divisioni sociali. Oggi il 75% della popolazione mondiale vive in insediamenti con meno di 500.000 abitanti, e quindi le hyper-ciudad sono destinate ad implodere. America Latina e Caraibi, essendo tra le aree più urbanizzate del pianeta, concentrano 242 città con meno di 2.000.000 di persone che producono il 30% del PIL, un valore che si spera cresca fino al 40% nel 2025. Infatti, le proiezioni indicano che, per il 2025, 184 di queste città avranno tra 1 e 5 milioni di abitanti, e che 237 città ne avranno tra i 500.000 e 1.000.000. Paradossalmente, la progettazione urbana e la pianificazione delle aree urbane non sembrano essere in grado di gestire tale crescita esponenziale utilizzando i meccanismi esistenti. Se la tendenza continua, nell’anno 2030 l’area occupata dalla città con più di 100.000 abitanti sarà aumentata di 2,7 volte. Sulla base di questo, è dunque innegabile la necessità di sviluppare una visione di città diffusa e inclusiva che consenta l’espansione e la crescita esplosiva in modo più sostenibile, con un’urbanizzazione che operi per abbattere i limiti fittizi tra l’informale ed il formale.
Dalla città emergente alla città sostenibile Le città sono il principale motore dello sviluppo economico e sociale, tanto nel mondo quanto in America Latina e nei Caraibi. Circa 100 città producono il 40% del Prodotto Interno lordo (PIL) mondiale attuale, e la tendenza è che questa condizione continuerà ad aumentare in modo esponenziale. Tuttavia oggi, in una regione dove l’80% della popolazione vive nelle zone urbane, sono le città intermedie quelle che mostrano indici di crescita maggiori rispetto alla media nazionale, portando i centri metropolitani ad essere nodi esclusivi di espansione e sviluppo, trasformando così per sempre il territorio latinoamericano. Le città latinoamericane si trovano di fronte ad un’opportunità storica per poter correggere la crescita insostenibile che ha avuto luogo negli ultimi 60 anni. Molte città latinoamericane si sono diffuse ad un ritmo molto più accelerato rispetto alla crescita della sua popolazione; questo ha comportato una riduzione della densità, un deficit quantitativo, distribuivo e qualitativo delle aree verdi e dello spazio pubblico, una considerevole segregazione socio-territoriale, così come una maggiore vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Questa situazione è stata peggiorata dall’insufficienza del governo nel proprio ruolo di pianificatore. Le città ‘emergenti’, con una popolazione variabile da 100 mila a 2 milioni, sono il luogo dove si trova una forte opportunità di migliorare il modello di sviluppo esistente ed ottenere un
CITTÀ SOSTENIBILE
impatto più sostenibile. Il timore più grande rimane ancora la perdita della scala umana in cui non tutti i cittadini possono accedere con equità ai benefici della salute pubblica, dell’educazione, e dei movimenti sociali che lavorano per l’estensione dei diritti ‘umani’. Ancora oggi, quasi un terzo delle famiglie che abitano nelle aree urbane di America Latina e Caraibi, vive in insediamenti informali, in abitazioni precarie, insicure e senza acqua e servizi igienici, spesso situate in luoghi esposti ad elevati livelli di contaminazione o
calamità naturali. Le città continuano ad espandersi in maniera disordinata, senza una pianificazione che permetta loro di utilizzare le infrastrutture esistenti. Si deve ricercare una guida, che possa essere utile ad orientare la progettazione delle future ‘metropoli’ del XXI secolo.
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Le città devono considerare: • una demarcazione urbana definita, che non sovrasti le aree rurali. • creare una trama compatta della città, con infrastrutture e spazio pubblico funzionale, dotato anche di generose aree verdi. • un piano in grado di affrontare gli eventuali disastri naturali • Si prevede che tutto questo permetterà il miglioramento della qualità della vita per un notevole numero di persone. La premessa sta nel cercare di arrivare ad avere città sostenibili. La città sostenibile deve offrire un’ottima qualità di vita ai suoi cittadini e quindi una buona rete di infrastrutture che colleghi ogni parte della città per garantire a tutti la possibilità di utilizzare i mezzi di trasporto pubblico, deve avere adeguate strutture sanitarie e strutture per l’educazione primaria dei suoi cittadini. La città sostenibile deve minimizzare i suoi impatti nell’ambiente, quindi incentivare a utilizzare i mezzi di trasporto pubblico, limitare quindi l’utilizzo dell’automobile, avere una buona raccolta rifiuti e avere industrie che non disperdano sostanze nocive nel medio ambiente. Deve limitare la costruzione disordinata e speculativa dei suoi territori e lasciare un’adeguata percentuale di terre a uso agricolo o naturale cercando quindi di preservare la sua conformazione ambientale. La città sostenibile deve promuovere le sue attività ed evitare che le persone migrino per lavorare in altri centri, garantendo a tutti posti di lavoro.
Deve avere un governo con capacità fisico-amministrative che garantiscano un buono sviluppo delle attività e quindi servire da guida per mantenere i presupposti della città sostenibile attraverso il coinvolgimento dei cittadini nelle attività di manutenzione. È fondamentale che i cittadini partecipino attivamente alla vita e allo sviluppo della città sostenibile, sentendosi integralmente parte della comunità. Cosa sono le città intermedie. Nel recente Diálogo Regional de Política de Hábitat, Vivienda y Desarrollo celebrato a Buenos Aires1, i Paesi latinoamericani e caraibici hanno mostrato l’importanza di proporre una pianificazione di città resilienti, inclusive e compatte, per dare vita a città più eque e produttive. Il nuovo modello di urbanizzazione mette in primo piano l’inclusione sociale e l’uso sostenibile di tutte le risorse. Un altro fenomeno fondamentale è rappresentato dalla vulnerabilità ambientale delle città dell’America Latina e Caraibi. Gli obiettivi di una città equa e prospera dipendono anche dalla sua relazione con l’ambiente. Le situazioni più povere sono le più influenzate dai problemi ambientali e hanno più difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. Le inondazioni, ad esempio, sono più frequenti nei barrios8, che sono carenti di infrastrutture sanitarie e pluviali, Barrios: significa ‘distretto’ o ‘quartiere’. In generale, è ogni suddivisione con identità propria di una città o un paese. In Venezuela, Repubblica Dominicana e Messico si chiama barrio una zona depressa della città, caratterizzata dalla presenza di abitazioni precarie e dalla quasi totale assenza di servizi, similarmente a quella che viene definito altrove favela, slum o baraccopoli.
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mentre la mancanza di strade e pavimentazioni adeguate complicano gli interventi di soccorso in caso di emergenze. In aggiunta, con l’aumento della temperatura, sono soggette maggiormente al rischio di malattie. Anche chi risiede in aree urbane formali però, viste le condizioni spesso obsolete delle infrastrutture, si trova ad alto rischio nell’eventualità di inondazioni e terremoti. A partire dalla seconda metà del secolo scorso, e specialmente durante l’epoca dell’incremento demografico, le città hanno cominciato a crescere in maniera esplosiva, creando un contesto difficile da governare ed organizzare. Nelle città latinoamericane intermedie sta avvenendo un processo di crescita con un tasso maggiore rispetto alle megalopoli urbane. In queste città vive il 75% della popolazione mondiale (BID-Banco Interamericano de Desarollo, Brian H. Roberts), che urbanisticamente parlando sono aree rurali e agglomerati urbani con meno di 500.000 abitanti. Nel mondo ci sono più di 4000 insediamenti di questo tipo, di cui approssimativamente il 60% si trova in Paesi e regioni in via di sviluppo, come America Latino e Caraibi. Così, il tasso di urbanizzazione è passato dal 41% (dato relativo al 1950) al 79% (dato relativo al 2010). Molte di queste città hanno iniziato a gestire la ‘velocità urbanistica’, per generare le condizioni strutturali capaci di superare la povertà e per contribuire alla creazione di posti di lavoro. Le problematiche sono molteplici e di diversa natura: urbana, sociale, ambientale, ecc.
Per esempio, in molti contesti urbani emergenti parte della popolazione tende ad invadere gli spazi vulnerabili, sviluppando città che si caratterizzano per abitazioni auto-costruite in zone urbane non qualificate, senza fornitura di servizi né di spazio pubblico adeguato. Molte di queste difficoltà tendono a generare una spirale di decadenza che ostacola la formazione di tessuti urbani equi e sostenibili. I nuovi centri non sono preparati ad accogliere quelle che sono e che saranno le condizioni necessarie dell’abitare, considerato come concetto asettico ed oggettivo. I principali problemi che riscontriamo nei nuovi centri urbani latino americani si possono riassumere: • Crescita disordinata, discontinua e poco consolidata nelle ‘periferie’ della città; mancanza di una definizione tra la zona urbana e quella rurale; invasione di aree ecologiche e produttive. • Forte segregazione socio-spaziale e ingiustizia sociale; la classe più alta vive in edifici multi familiari o in grandi case che occupano molto spazio, situate nei luoghi più centrali, mentre gli appartenenti alle classi più vulnerabili sono ammassati in minime abitazioni o in lotti estremamente ridotti, verso la periferia. Modello centrifugo e non equo. • Costruzione sociale del rischio e proliferazione di insediamenti marginali in aree vulnerabili. • Mancanza di nuove centralità e deterioramento del centro; prevalenza di uso commerciale e/o servizio a discapito dell’uso residenziale.
a sinistra Tipologie di i-city Differenze tra città formale e insediamenti periferici informali
• Aumento delle emissioni dei gas a effetto serra a causa della mobilità, trasformazione dell’uso di suolo, mal gestione dei rifiuti solidi ed inutili espansioni del tessuto urbano. • Dotazione inefficiente di aree verdi e spazio pubblico e distribuzione scorretta nei barrios più vulnerabili. • Infrastruttura viaria degradata o assente, deficit della mobilità nei trasporti pubblici e non motorizzati. Strategia di riqualificazione urbana di città intermedie Il sistema urbano delle città intermedie ha un dinamico incremento demografico rispetto alle città principali. In Repubblica Dominicana si può osservare che nelle città dove si oscilla tra i 50.000 ed i 500.000 abitanti — soprattutto considerando la fascia temporale dagli anni ‘80 ad oggi — il livello di crescita degli abitanti, insieme alla popolazione urbana nazionale, arriva ad eguagliare le percentuali della sua capitale Santo Domingo, uno degli insediamenti più poderosi e densi della regione latinoamericana e, di fatto, l’unica metropoli dell’isola. Una delle motivazioni fondamentali di questa dinamicità urbana della città intermedia risiede nell’impianto di connessione territoriale con i suoi dintorni, i quali — comportandosi come veri e propri satelliti socio-economici — convertono il nucleo cittadino in un ‘centro di servizio’ utile a tutte le realtà esistenti e, per ragioni differenti, collegate.
I principali centri identificati come città intermedie9 della Republica Dominicana sono: Higuey, San Francisco de Macoris, Puerto Plata, La Vega, La Romana, San Cristobal, San Pedro de Macorís L’odierna realtà di San Pedro de Macorìs si identifica nel contesto nazionale come città intermedia, trasformandosi negli ultimi 50 anni in un recettore demografico ed economico a causa di molteplici e complessi fattori. Riassumiamo le motivazioni che hanno spinto a scegliere San Pedro de Macorìs, rispetto ad altre città, identificando i pro e i contro che la portano ad essere la città intermedia con più interesse sotto molti punti di vista, e quindi ritenuta idonea per iniziare lo studio delle strategie di lavoro di questa tesi. La città di San Pedro de Macorìs: • ha avuto un forte incremento della popolazione a causa delle migrazioni dalle campagne alla città per la richiesta di mano d’opera nel settore agro-industriale. • ha avuto un forte sviluppo del turismo e la promozione degli investimenti privati nel settore edile e industriale. • è divenuta un asse sociale della regione dell’este, mostrando una crescita significativa nei settori della sanità e dell’istruzione. • ha una delle più importanti università private del paese. • ha delle caratteristiche peculiari che le permettono di sviluppare le atLe città intermedie che sono elencate sopra vengono classificate in ordine crescente, per densità di popolazione per Km2.
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PERIFERIA
CITTÀ
VUOTI URBANI
SEGREGAZIONE SOCIO-SPAZIALE
INSEDIAMENTI VULNERABILI
DETERIORAMENTO DEI CENTRI
CATTIVO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
ASSENZA DI AREE VERDI NEI BARRIOS
INFRASTRUTTURA DEGRADATA
tività economiche della tradizione agricola. • ha un patrimonio storico-culturale unico nell’intera nazione. • ha la particolarità di possedere tre fonti idriche naturali: laguna, fiume e mare.
• è un nodo focale, perché attraversata dalla principale arteria stradale del paese. • ha un porto marittimo per il trasporto delle merci locali.
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Tematiche
pagina precedente rappresentazione grafica della vulneranilità, della società e della città.La città è vista come binomio tra formale e informale. Sezione ambientale dove viene rappresentata una situazione di vulnerabilità urbana
VULNERABILITÀ: proviene dall’aggettivo vulnerabile e vuol dire: che può essere ferito o ricevere lesioni, fisiche o morali. “Riferito a persona, molto sensibile, fragile” (Dizionario di italiano del Corriere della sera)< http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/V/vulnerabile.shtml>
La vulnerabilità umana si definisce semplicemente come la mancanza di capacità: di fronte ad una situazione di rischio, la capacità è il potenziale che uno ha per prevenire, mitigare o superare le situazioni. Se si parla di vulnerabilità sociale ci si riferisce all’incapacità che si ha di superare, mitigare o prevenire situazioni di rischio proprie dei gruppi umani e delle loro relazioni. Con l’espressione vulnerabilità urbana si fa invece riferimento all’incapacità di superare, mitigare o prevenire si-
tuazioni di rischio nei contesti urbani o propri del contesto urbano. Per quanto riguarda il sociale, la vulnerabilità e strettamente legata a elementi intangibili come la cultura, le interazioni umane, i valori. Al contrario la vulnerabilità urbana tocca elementi tangibili come ad esempio le infrastrutture, i servizi di prima necessità, le case.
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Vulnerabilità umana La vulnerabilità umana è vista nella società sotto diversi punti di vista, quali la povertà, le ingiustizie, la discriminazione, le malattie e molte altre. All’interno di questo panorama di agenti esterni che indirizzano l’uomo verso una condizione di vulnerabilità si individua in alcuni casi anche una vulnerabilità propria alla persona, derivante dal semplice fatto di esistere. Ci si riferisce alle condizioni della persona: L’uomo non è solo quello capace, quello che può; ma anche l’incapace, quello che non può, e tutti siamo quel mix di capacità e incapacità… (Enrique Moratalla, disco Fabiola 11, 2004) La descrizione di vulnerabilità è considerata come una descrizione dell’integrità di una persona. L’essere umano è visto come vulnerabile, in quanto può essere danneggiato, in continuo rischio e sottomesso contro la sua integrità. Questo ci fa capire quanto la condizione umana sia in realtà molto fragile.
Vulnerabilità sociale La vulnerabilità sociale è l’esito del trasferimento dei rischi dalla collettività all’individuo, il quale si trova solo di fronte alle infinite e forse illusorie opportunità, ma soprattutto è solo di fronte ai rischi di fallimento. La vulnerabilità sociale è una condizione distinta dalla povertà, che si genera quando ad una preesistente situazione di fragilità si associano emergenze o eventi imprevedibili che destabilizzano il corso della vita e rischiano di portare l’individuo e la famiglia all’impoverimento. Povertà e vulnerabilità non sono fenomeni statici ma in divenire: poiché si può divenire poveri, intervenire nella situazione di vulnerabilità significa realizzare azioni precoci e preventive per allontanare il più possibile quel rischio. La vulnerabilità può essere determinata da svariati aspetti: dal mercato del lavoro a quello della casa, dalla condizione di salute alla fragilità familiare, dall’insufficienza del reddito all’intermittenza del lavoro, dal ridursi delle reti di protezione sociali pubbliche all’impoverimento delle proprie reti relazionali. La vulnerabilità sociale non riguarda una particolare categoria di individui, ma è una condizione che coinvolge l’intera società, che non sono né poveri né emarginati e proprio per ciò difficili da intercettare. La vulnerabilità sociale non è quindi definibile in base al semplice parametro economico, ma appare come fenomeno multidimensionale determinato dal combinarsi di situazione economiche, relazionali e sociali.
Vulnerabilità urbana La vulnerabilità urbana si riferisce alla probabilità che un determinato spazio urbano sia influenzato per una circostanza avversa. Il concetto allude non all’esistenza di una situazione critica constatata e tangibile nell’attualità ma a una determinata condizione di rischio, fragilità o svantaggio che renderebbe possibile l’entrata in quella situazione critica. Il concetto di vulnerabilità urbana è strettamente relazionata con l’applicazione di misure preventive e quindi un intervento di tipo operativo. Oltre alla messa in atto di misure volte a migliorare o arginare situazioni già esistenti (come ad esempio interventi di tipo curativo o palliativo) è strettamente necessario adottare misure preventive, in modo che la probabilità che si verifichi un evento negativo non si trasformi in fatto reale. La mancata realizzazione di questo tipo di intervento condurrebbe all’entrata in crisi dell’area, portando a un degrado funzionale e sociale dell’ambito territoriale tale da condurlo all’emarginazione. Subentra così il termine ‘area problema’ che induce a pensare
che lo spazio delimitato ha solo carenze materiali, e che possa migliorare mediante misure di amplificazione o rinnovo delle dotazioni esistenti. Così mentre il termine vulnerabilità indica le necessità di azioni integrali su di un’area, il termine problema permette di dare una risposta che spesso non risolve ma mitiga il problema attraverso un miglioramento strettamente legato all’uso. Tornando al concetto di vulnerabilità urbana, questa potrebbe essere definita come quel processo di malessere di una città dovuto alla combinazione di molteplici svantaggi: in questo caso la speranza di miglioramento sociale e il superamento della propria condizione di esclusione sono concetti considerati dell’individuo come impossibili da realizzarsi. Gli individui che abitano queste difficili realtà urbane hanno in loro un senso insito di insicurezza e una generale sfiducia nelle possibilità di miglioramento sociale; questa condizione è dovuta alla permanente emarginazione in zone periferiche con meno servizi e dove anche il rischio ambientale è maggiore.
pagina precedente Immagini raffiguranti le diverse tipologie di vulnerabilità analizzate Rappresentazione di un piccolo frammento di città dove abita la società.
SOCIETÀ: “Comunità organizzata di individui: s. umana; collettività umana storicamente e geograficamente definita, unita da leggi e istituzioni comuni al fine di garantire gli interessi generali e la reciproca coesione”. (Dizionario di italiano del Corriere della sera) < http://dizionari.corriere.it/ dizionario_italiano/S/societa.shtml>
Man mano che le città si sviluppano, portano dietro di sé delle conseguenze nette nella società, delle vere e proprie barriere causate dalla disuguaglianza fra i gruppi sociali a seconda delle condizioni economiche, razziali, di genere, di età e disabilità. L’inclusione sociale negli ultimi anni è diventata un tema fondamentale per la politica locale nell’ambito degli interventi pubblici da attuare. Attraverso questi tentativi di inclusione si cerca di riavvicinare i ceti emarginati con una redistribuzione sociale sia delle ricchezze che delle
opportunità. L’esclusione d’altro canto ha dimensioni molteplici. Riconosce esclusioni economiche, politiche e istituzionali cosi come socioculturali. Siamo arrivati a un punto di non ritorno apparente, a un punto critico dove la società non si può considerare unitaria ma disgiunta e che tende a isolare i gruppi più vulnerabili. La città non è di tutti, ma contiene dei limiti che escludono certi ceti meno abbienti, cosicché in realtà non tutti gli individui fanno parte del ‘tutto’ che abbiamo definito come società.
pagina precedente Schema sull'esclusione e l'inclusione nella città che sono la causa scatenante dell'esclusione sociale. Rappresentazione di un frammento di città.
esclusione
inclusione
Fattori di esclusione L’esclusione rimanda al concetto di discriminazione e comprende problematiche molto diverse fra loro, ma strettamente correlate, come la marginalità, la precarietà economica, la deprivazione culturale, la solitudine, la carenza di legami familiari e sociali. Per definire queste situazioni di forte disagio, tipiche delle società moderne — e in particolare dei contesti urbani — si parla oggi di ‘nuove povertà’. Con questa espressione non si fa riferimento semplicemente ad una deprivazione di tipo economico, oggettivamente quantificabile, ma soprattutto ad un senso di insicurezza sociale, di vulnerabilità, di mancanza di relazioni, di precarietà lavorativa e di inadeguatezza rispetto ad un sistema dominato dalla competitività e dalla produttività. L’ esclusione è la diretta conseguenza di alcune situazioni che si creano all’interno di una società. Ad esempio si verifica una condizione di esclusione quando ad un individuo mancano casa, lavoro e relazioni interpersonali, isolandosi così dal contesto che lo circonda. Le persone vengono escluse dalla società anche se in realtà sono parte integrante di essa.
Fattori di inclusione La parola inclusione indica, letteralmente, l’atto di includere un elemento all’interno di un gruppo o di un insieme. È un termine usato in diversi ambiti, dalla matematica alla biologia passando per la retorica e ad alcuni usi comuni. Quando si passa all’ambito sociale, la parola inclusione assume un significato del tutto particolare. L’inclusione sociale è quel processo di integrazione e partecipazione di una persona, esclusa socialmente, che gli permette lo sviluppo del suo progetto di vita, e il pieno esercizio dei propri diritti sociali. È un processo che assicura a tutte le persone appartenenti a una società le stesse opportunità, servizi e spazi necessari che gli permettono di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e politica. Una società inclusiva è quella che garantisce la possibilità di eguale partecipazione a tutti i suoi membri senza guardare lo status sociale, così come garantisce gli stessi diritti umani, la dignità e la piena cittadinanza di tutti i suoi abitanti. L’obiettivo è un’equa distribuzione delle ricchezze: questo non vuol dire che il più ricco deve dare al più povero, ma che la ricchezza dello Stato deve garantire una equa distribuzione di lavoro, educazione e salute.
Inclusione per lo sviluppo Il problema della disuguaglianza e della povertà in America latina è dovuto al fatto che risulta difficile connettere fisicamente le persone dalle zone emarginate alle zone con maggiori opportunità di lavoro; l’obiettivo è cercare di incorporare la gente al sistema produttivo e così incentivare lo sviluppo dei Paesi del terzo mondo. Possiamo focalizzarci sulle problematiche che portano alla povertà come la disuguaglianza, l’esclusione e vulnerabilità sociale e sviluppare politiche sociali che si dirigano verso un’altra direzione e portino lo sviluppo a favore dei più vulnerabili. Per questo è necessaria un’attenta analisi delle politiche sociali da attuare e dei programmi da mettere in campo, in modo da superare definitivamente i fenomeni di esclusione e vulnerabilità sociale. Si deve incentivare lo sviluppo di città che siano in grado di accogliere tutti i ceti di persone che la compongono e permettere a tutta la popolazione di usufruire dei servizi di base che la stessa città offre. Migliorando le condizioni — e quindi la qualità della vita dei cittadini — si riesce a superare il problema dell’esclusione ed avere città che integrino tutti e che permettano la pacifica convivenza di tutti i ceti sociali, portando cosi a un processo di sviluppo quasi automatico.
CITTÀ: Centro abitato di notevole estensione, con edifici disposti più o meno regolarmente, in modo da formare vie di comoda transitabilità, selciate o lastricate o asfaltate, fornite di servizi pubblici e di quanto altro sia necessario per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale. (Vocabolario online Treccani)< http:// www.treccani.it/vocabolario/citta/>
La città è presente nella maggior parte delle civiltà e spesso viene considerata come la loro espressione più completa. Studiare l’evoluzione dei centri urbani ci fa capire come il problema urbano è al centro delle preoccupazioni della nostra epoca. L’urbanista francese Marcel Roncayolo2, insiste soprattutto sulla natura storica delle città, e sulla conseguente difficoltà di accomunare esperienze così diverse nel tempo e nello spazio sotto un’unica matrice. Questa difficoltà si accentua man mano che ci si
avvicina al presente. I nuovi centri sono considerati i fulcri dove si concentra l’economia del paese, considerando la diminuzione delle attività agricole. Ormai il concetto della città che domina politicamente le campagne, imponendo la sua autorità e le sue leggi è superato ma piuttosto viene fuori un concetto che è fondamentale per capire che il problema sta tra “la differenza persistente e talvolta aggravatasi tra zone forti e zone deboli”. Quindi la città si impone su se stessa e sulle zone più deboli, in questo caso più vulnerabili.
L’urbanista francese si domanda: Riesce la città a rispondere all’esigenza quasi universali della vita sociale? Se la risposta è affermativa, la si può considerare come il meccanismo topografico e sociale capace di fare si che l’incontro e lo scambio fra uomini sia efficace al massimo. Quindi capire se una città riesce a essere inclusiva e a rafforzare le relazioni tra le persone, invece di separarle e alienarle, diventa il problema principale su cui si sofferma lo studio di questa tesi.
La città esclusiva Nella città possiamo apprezzare le diverse componenti in cui la vita sociale si manifesta. Qui solo alcuni individui — quelli considerati parte attiva della società — si relazionano, producono, partecipano e prendono decisioni. Tutto questo lascia delle impronte nel territorio con segni marcati di una società doppia. Uno dei problemi più grandi, infatti, è l’aumento della popolazione in condizioni di povertà e l'esclusione dei ceti meno abbienti. Il principale pericolo dell'esclusione è che non è sostenibile a livello ambientale e sociale. Lo sviluppo sostenibile implica, da una parte, un’organizzazione territoriale, urbanistica e ambientale; dall’altra, la capacità di integrare tutta la popolazione. L’ esclusione sociale La disoccupazione, la privatizzazione dei servizi pubblici,le differenze culturali, le divisioni sociali, generano esclusione sociale e territoriale. Le statistiche delineano una crescita della povertà urbana e ne sono una chiara traccia del problema. La riduzione della spesa pubblica, influisce quantitativamente e qualitativamente sui servizi pubblici destinati alla popolazione povera, impossibilitata ad accedere ai servizi pubblici privatizzati, provocando una forte differenziazione dei livelli di salute, educazione cultura e sicurezza. Questo genera un processo di esclusione, perché colloca in una posizione sempre più bassa la maggior parte dei cittadini. La ricerca di una città più equa, ugualitaria, è l’obiettivo su cui si focalizzano gli studiosi di questo millennio. Utopia o realtà: forma di inclusione nelle città La forma di inclusione più efficace da parte dello Stato è la realizzazione dei servizi pubblici per tutti i suoi cittadini. L’urbanistica è stato uno degli
strumenti più interessanti per evitare l’esclusione nelle città. In America Latina, più precisamente in Colombia già dal 1960, si inizia a pensare al problema dell’esclusione e a come combatterla attraverso la tutela di servizi pubblici e del suolo urbano per future costruzioni. Si creano piani attuativi per la creazione di infrastrutture, collegamenti fra barrios, ospedali, scuole, reti di acquedotti e fognature, case di interesse sociale, prevedendo una pianificazione urbana. Evitare l’ esclusione nelle città rimane una delle questioni più importanti da trattare, che ritroviamo come punto di inizio in Colombia ma che si deve estendere in tutta l’America Latina. Le città sono decisamente più attraenti se offrono migliore qualità di vita ai suoi cittadini. È un concetto strettamente legato all’ambiente, alla sicurezza e a una certa uguaglianza sociale, o per lo meno, alla non esclusione sociale. Per una città è molto importante lo sviluppo culturale e ludico come fattore di integrazione. È necessario capire che tanto la bellezza così come la cultura, sono necessarie per una città. Dobbiamo considerare la città come unica, e per tale fine dobbiamo attuare un piano di inclusione che prevede il miglioramento della qualità della vita di ogni singolo cittadino, in modo che il singolo si senta parte di un progetto più grande e sia partecipe dello stesso. Crescita urbana e modello di città La città è lo scenario dove sono possibili distinte azioni. Comprendere la città come uno scenario, dove è possibile rispondere alle domande o necessità tanto urbane quanto territoriali, dove sono possibili le attività che generano ricchezza, è importante per comprendere i distinti processi urbani. La città di per sé è preesistenza, storia e allo stesso tempo è economia, produzione e consumo. Il dialogo fra la parte esistente della città e la nuova urbanizza-
zione è di fondamentale importanza, così come è necessario uno sviluppo parallelo tra l’espansione della città e la creazione di nuovi spazi per attività produttive. Si cerca di descrivere come la crescita sia qualcosa di più che il consumo del suolo, e che è possibile stabilire politiche urbane di crescita potenti consumando poco o nessun suolo e allo stesso tempo rispondere alla forte domanda di profondi cambiamenti. La caratterizzazione delle politiche urbane può fondersi in idee forti, bisogna però capire che la città non è fine a se stessa ma è uno scenario dove quasi tutto è possibile ed è fondamentale per comprendere l’importanza storica e culturale della città stessa. La crescita della città Di seguito le differenti forme di crescita del suolo urbano. 1. La crescita residenziale. È la forma di crescita più conosciuta, teorizzata e studiata. La forte espansione delle città negli ultimi 100 anni è generata fondamentalmente dalla crescita residenziale. Forse il fatto che le migrazioni dal campo alla città siano state massive negli ultimi anni e sia aumentato il bisogno di abitazioni, ha diretto l’attenzione quasi interamente verso la pianificazione residenziale. Descrizione dei criteri di densità: • Bassa densità. Si basa nei modelli della città giardino come paradigma per superare le patologie e l’ insalubrità urbana, che si è generata agli inizi degli sviluppi industriali. La crescita a bassa densità, è quella che consuma più suolo per abitante e che specializza più chiaramente lo spazio. 20 abitazioni per 10 000 m² • Media densità. Si basa su un modello con costruzioni di media grandezza con case singole e bifamiliari circondate da spazi aperti liberi. Permette di beneficiare
maggiormente della natura senza dover rinunciare a condizione igieniche ottimali ed evitando il consumo eccessivo del suolo. Da 20 a 50 abitazioni per 10 000 m² • Area mista. Sono aree di media densità dove coesistono le case unifamiliari e plurifamiliari. Presentano molti problemi di disegno, dovuti alla difficoltà di integrazione tra le distinte tipologie edilizie. Da 40-50 abitazioni per 10.000 m². • Alta densità. Spesso è associata a una città congestionata con isolati che hanno un’alta occupazione del suolo e possiamo affermare che questo tipo densità è quello dominante nelle nostre città. Non esiste spreco del suolo e il funzionamento della città è migliore per quanto riguarda le forniture primarie e le infrastrutture. Ma rimane una tipologia di città difficile da disegnare e da organizzare, e mancano gli spazi liberi e verdi. Da 50 fino a 200 abitazioni per 10 000 m². La rimodellazione è un’opzione di ridisegno della città permanente e prevede di non consumare altro suolo. Le città con la capacità di ri-progettazione o di adattarsi ai nuovi tempi vedono la rimodellazione come un miglioramento della qualità urbana a livello dello spazio, delle attrezzature e dei servizi. 2. Crescita di aree con attività Le attività hanno due funzioni fondamentali nella città: da un lato sono alla base del sistema che genera impieghi, dall’altro rappresentano l’elemento redditizio per l’economia della città. • Attività commerciale. La definizione del modello commerciale è un elemento chiave nel disegno della città. Includere nella progettazione spazi adibiti a uso commerciale è fondamentale per una città competitiva ed è un elemento
importante nella definizione dei flussi della vita urbana. La tipologia di commercio è un elemento base nel disegno di una città, qualunque essa sia. Il commercio, i percorsi, le strade, la vita urbana sono interconnessi. La crescita urbana e il riequipaggiamento della città necessitano degli usi commerciali e della sua progettazione. • Attività logistiche. L’attività di scambio e rifornimento della città è sempre stata importante. Ricordiamo che l’idea di mercato è dissociata della logistica che articola i centri di produzione (agricola, manifatturiera) e il centro del consumo (la città). La logistica è importante nella città moderna, è di carattere complementare ed è uno spazio utile per lo stoccaggio o come spazio di intercambio. • Aree industriali. Sono i poligoni industriali dove le attività produttive convivono in forma complementare o indipendente con la finalità di produrre beni. La riconfigurazione delle aree destinate alle attività economico-industriale è strettamente legata al tema di ridefinizione della città moderna. Come spesso accade i tessuti industriali ‘classici’ sono situati in aree centrali: questa condizione crea problemi di comunicazione e forti pressioni causate dallo sviluppo residenziale che le sovrasta o dall’ intenzione di trasformarle in aree pulite. 3. Aumento di attrezzature L’aumento e il miglioramento delle attrezzature e infrastrutture nei parametri adeguati assicurano un miglioramento della qualità della vita nelle città. Inoltre in città dove non c’è crescita residenziale, o di attività, basta apportare un miglioramento alle infrastrutture esistenti, in modo da
innescare un processo di crescita di tali aree. 4. Aumento di servizi La città contemporanea è una città dove si moltiplicano i servizi. Le reti di trasporto, con i loro snodi e centri di intercambio, e la generazione di energia. Una struttura con servizi è la chiave dell’efficienza di una città e di una maggior comodità. Analizzare la situazione attuale, i deficit o debolezze e le domande future, permette di migliorare l’efficienza dei sistemi urbani e stabilire programmi di investimento che recuperino il potenziale della città. Tutto questo potrà funzionare nel tempo solo se alla base ci sarà una strategia precisa accompagnata da un serio piano attuativo. 5. Aumento di parchi e spazi liberi Un altro elemento chiave per il miglioramento delle condizioni di qualità della vita urbana è un’adeguata articolazione di piazze, piccoli giardini, parchi urbani e parchi territoriali. Sono elementi chiave nel miglioramento delle condizioni della qualità dell’intorno urbano. Lo spazio libero deve essere ben inserito all’interno di un’area con densità medio-alta in modo che il suo utilizzo sia garantito a tutti i cittadini. Articolare la qualità urbana con la densità permette di aver risolto un problema molto complesso del sistema degli spazi liberi e migliorare la sostenibilità del sistema urbano. La visione della città futura e il modello di crescita Nella parte precedente abbiamo parlato e descritto gli elementi di crescita delle città. Una città in cui il commercio è l’elemento cardine e in cui si assiste ad un congelamento della crescita urbana è evidentemente fondata su un modello contrapposto rispetto a quello di una città in cui c’è equilibrio
tra crescita residenziale e delle attività. Nel primo caso il commercio è un motore e nel secondo è concepito come servizio ai cittadini. La necessità di utilizzare razionalmente e efficientemente il territorio obbliga a conoscere la città esistente e le possibilità reali di trasformazione. Conoscere le reali domande permette di stabilire soluzioni adeguate ed efficienti che, se progettate correttamente, permettano di risparmiare e generare ricchezza. In conclusione conoscere le vere necessità permette di definire le strategie di crescita e il modello di città da perseguire. Il modello stabilito deve essere facilmente spiegabile e comprensibile per i cittadini e nella sua configurazione bisogna rispettare le regole di comportamento democratico e di partecipazione. Il consumo dello spazio Nella pratica, nella pianificazione urbana, è normale disporre di margini o coefficienti di sicurezza che permettano di evitare monopoli del suolo. Purtroppo nella realtà è molto più difficile mantenere queste regole. Quindi dal punto di vista qualitativo, il modello, il dimensionamento, l’ intorno socio-economico e le strategie attive pubbliche determinano in modo decisiva il consumo del suolo. Una volta scelto il modello, è necessario concretizzare le idee. A causa dell’ampia complessità della materia, la progettazione di una città richiede un sistema snello di presa delle decisioni, basato sia sulla conoscenza profonda e continuativa del tessuto urbano, sia sulla capacità di interpretare la realtà in maniera flessibile, in modo tale da adattare la proposta se necessario. La cattiva interpretazione dei piani può portare alla frammentazione della città, alla speculazione ed espropriazione di attività e popolazione. La situazione ideale sarebbe quella di creare città che crescono in modo moderato, con-
trollato e con una densità adeguata, ma che allo stesso tempo si riformino in modo permanente. La città deve dotarsi delle infrastrutture e dei servizi necessari per mantenere e aumentare l’efficienza della città, generando le sinergie necessarie per aumentare le attività territoriali. La città deve dotarsi di un sistema di trasporto adeguato e diversificato, migliorare i grandi nodi del traffico, creare aree internodali, aeroporti, porti, eccetera. I piani e i programmi per il dimensionamento dei nuovi centri urbani Il piano regolatore continua ad essere lo strumento chiave per sviluppare questo scenario di ricostruzione della città, e dobbiamo pensare che adesso è un buon momento. L’attuale scenario di crisi permette di pensare la città in altri termini rispetto a quelli puramente espansivi e speculativi. Nel nostro caso è molto importante implementare le proposte e dare spazio alle nuove tecnologie di urbanizzazione e disposizione degli spazi abitativi. Le strategie proposte richiedono quindi un studio intenso, un’attenta pianificazione e una gestione specializzata degli strumenti a disposizione, adottando sistemi operativi pubblici o misti che siano capaci di sviluppare in modo corretto le previsioni dei piani, in questo caso del progetto.
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pagina precedente Sopra, la mappa della Repubblca Dominicana con i rispetivi indici di qualità della vita. Sotto, la mappa della provincia di San Pedro de Mcorìs con i rispettivi indici di qualità della vita.
Popolazione della Repubblica Dominicana Popolazione totale: 10 853 657 Popolazione urbana: 8,023,949 Popolazione rurale: 2,821,332 Percentuale pop. urbana: 74.36% La popolazione rurale della Repubblica Dominicana negli ultimi dieci anni è diminuita del 22,29%, invece il numero totale di abitanti del paese è aumentato del 10,31%. Mentre la popolazione urbana cresce a ritmi accellerati, del 3,2% annuo, la popolazione rurale diminuisce nella stessa misura. Conside-
Contesto della Repubblica Dominicana
rando che l’isola si caratterizzava solo 50 anni fa per avere una popolazione di agricoltori con vaste aree riservate alla coltivazione di prodotti locali, siamo in un momento di non ritorno dove si stanno utilizzando le aree precedentemente rurali per l’insediamento delle nuove aree industriali. Un problema che deve essere tenuto sotto controllo per evitare lo sfruttamento dei terreni agricoli. È fondamentale soffermarsi a conoscere il contesto del luogo dove si andrà ad applicare la strategia di riqualificazione, e comprendere se effettivamente sia la scelta piu adeguata.
Divisione Politica-Amministrativa della Repubblica Dominicana. Il Paese è diviso in 10 regioni amministrative, le quali sono raggruppate in tre macro-regioni: • Regione Cibao: Cibao Nord, Cibao Sud, Cibao Nordest e Cibao Nordovest; • Regione Sudovest: Valdesia; Enriquillo e El Valle; • Regione SurEst: Yuma, Higuamo. La Repubblica Dominicana è composta a sua volta da 31 provincie ed un Distretto Nazionale. Il distretto Nazionale è il centro della città di Santo Domingo, territorio speciale indipendente dalle province. Le provincie sono suddivise a loro volta in 155 municipi e 231 distretti municipali. Il municipio di San Pedro de Macorís forma parte della Regione Higüamo insieme ad altri 13 municipi: San Jose de Los Llanos, Ramon Santana, Consuelo, Quisqueya, Guayacanes, Monte Plata, Bayaguana, Sabana Grande Boya, Yamasa, Esperalvillo, Hato Mayor, Sabana de la Mar y el Valle.
Come si calcolano gli indici della qualità della vita in Repubblica Dominicana La misurazione della povertà si realizza a partire dal calcolo dell’indice della qualità della vita. Per capire la situazione globale della Repubblica Dominicana è fondamentale conscere la visione globale della qualità della vita dei suoi cittadini. Secondo i dati del Ministero di Economia, Pianificazione e Sviluppo del 2016, il 30,5% della popolazione is trova sotto la soglia della povertà, quindi all’incirca 3 milioni di persone. Invece persone in povertà estrema sono oltre i 700.000.
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LIMITI MUNICIPALI
AREA URBANA
Il Municipio di San Pedro de Macorìs Popolazione urbana: 195.307 Popolazione rurale: 23.428 Percentuale pop. urbana: 84,1% Crescita pop. urbana,2010: 4.77% Sup. zona urbana: 31.80 Km2 Superficie totale: 146,7 km2 Densità: 1.331,34 Ab/km2 Il municipio è costituito da una zona urbana, con lo stesso nome, e da due sezioni Boca del Soco e La Punta. La zona urbana è composta da 82 barrios e dentro le altre due sezioni si trovano 25 appezzamenti. Secondo i dati dalla Oficina de Estadisticas (ONE),la superficie del territorio corrispondente al municipio di San Pedro de Macorís ha un totale di 146.71 Km2. Il suolo agricolo è quello predominante con 90.87Km2,cioè un 62% del territorio totale. Il suolo naturale/forestale ha una superficie di 28.58Km2, un 19.45% del territorio. Il suolo urbano invece corrisponde a una superficie di 26.93Km2 rappresenta solo un 18,32% del territorio municipale. Nella pagina precedente sono riportate le mappe a confronto sull’uso del suolo, la prima rilevata nel 2000 e la seconda nel 2015. I dati evidenziano come negli ultimi anni c’è stata una riduzione del suolo naturale, il quale è diminuito da 15.32 Km2 nel 2000 a 10.24 Km2 nel 2015. La crescita più ra-
pida registrata è stata quella del suolo urbano che è passato da una superficie di 14.10 Km2 a 21.47 Km2, un aumento del 34.32 %. Questa occupazione del territorio evidenzia una crescita disordinata della superficie urbanizzata, la quale non risponde a un Piano regolatore. Dalla mappa dell’uso del suolo agricolo si nota come si sta perdendo terreno agricolo per lasciare posto all’impronta urbana, nonostante questo l’area agricola continua ad essere la più estesa. Il suolo agricolo da 102.11 Km2 è sceso nel 2015 a 100.36 Km2 con una riduzione di 1.75 Km2. Dalla mappa dell’uso del suolo forestale/naturale si nota che si ha avuto una diminuzione di 5.08 Km2, ad oggi il municipio ha un totale di 10.24 Km2 che rappresenta un 6.9 % del territorio totale.
in alto a sinistra inquadramento del municipio di San Pedro de Macorìs a destra mappe con l'analisi dell'uso del suolo del municipio di San Pedro de Macorìs. Uso del suolo 2000/2015. Uso del suolo agricolo. Uso del suolo naturale.
Percentuali di case povere per barrio, 2010
Struttura urbana della città di San Pedro Macoris Il più grande insediamento umano del municipio si trova nel quadrante limitato dall’autostrada dell’este (nord e est), il fiume Higuamo (ovest) e la costa del Mar dei Caraibi (sud). Qui è possibile trovare le principali attività amministrative, sociali e commerciali. Questo perimetro è la zona urbana e ha una superficie di 34.80 Km2 e quindi rappresenta un 23.67% del territorio municipale. Nella zona urbana del municipio vive il 94.76% della popolazione, cioè 181.875 abitanti, tralasciando la sezione di Boca Del Soco che conta con una popolazione di 10.052 abitanti. La densità della zona urbana è di 5.225 Ab/Km2. La zona urbana conta 82 barrios tra i quali 12 sono i più popolati come:
Mappa Espansione urbana dal 1988 al 2010
0.0 - 20.0
60.1 - 70.0
1844-85
1955-70
20.1 - 40.0
70.1 - 80.0
1890-1920
1975-85
40.1 - 60.0
80.1 - 100.0
1925-50
1990-2005
barrios México, Restauración, Lindo, 24 de Abril, Juan Pablo Duarte, Placer Bonito, Miramar, Loma de Cochero, Villa Faro, Los Guandules, Villa Progreso y Blanco; 13 invece sono i barrios meno densi prensenti nella zona urbana come: Villa Visan, Residencial Villa España, San Antón, Villa Progreso II, Urbanización Cemento Titán, Residencial San Pedro, Ciudad Codiana, Kilómetro 3 1/2, Kilómetro 3 1/2, Residencial Villa el Coral, Parque Industrial Zonas Francas, Petrópolis e Barrio sin nombre. Nel territorio urbano si trovano una serie di zone dove predomina l’occupazione informale di spazi che sarebbero protetti per legge o insediamenti localizzati in zone di alta vulnerabilità, alcune di queste aree si trovano lungo
2006-16
Copertura servizio di acqua potabile (INAPA) DONJUAN KALILHACHE MONTE CRISTI
Indice Qualità Vita: valori medi per barrios 50.1 - 60.0 60.1 - 70.0 70.1 - 80.0 80.1 - 100.0
San Antón 57.5 La Playa del muerto
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le rive del fiume Higuamo, tali insediamenti sono Barrio Blanco, Blanco, Placer Bonito e il Centro della Città. Nel Batey2 Esperanza della sezione Boca del Soco si trovano una serie di insediamenti informali che hanno oltrepassato i limiti della zona urbana definita e occupano l’area limitrofa alla Laguna Mallen. Identificando le aree occupate della zona urbana si riscontra che la percentuale dell’occupazione esistente è di un 53.48% (18.165 Km2). Le centralità identificate nella zona urbana con attrazione commerciale o istituzionale sono concentrate nel Barrio Centro de la Ciudad e il barrio Restauracion La concentrazione di una serie di edifici con alto valore simbolico e storico per il municipio pone il centro storico come uno delle centralità più importanti della zona urbana; fra gli edifici più emblematici si trovano l’ Edificio antico Centro Español, il Cuartel de Bomberos, l’ edificio Armenteros e l’ edificio Morey. Dopo diverse considerazione e la valutazione dei risultati ottenuti dall'analisi dell’intera area urbana si vanno a identificare i barrios che hanno maggiore necessità di essere riqualificati a causa del basso indice di qualità della vita, dalla bassa copertura del servizio di acqua potabile (INAPA), dalla bassa densità e dalla presenza di molte case povere: La Playa del muerto, Villa faro e San Antón.
Villa Faro
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pagina precedente Analisi del tessuto urbano di San Pedro de Macorìs. Mappa sull'indice della qualità della vita con i valori medi per quartiere.
Progetto
4 5
San Antón
1 Playa del muerto 2
3 Villa faro
AREA DI PROGETTO
LEGENDA centro città
6
1 spiaggia
4 laguna
2 faro 3 costa rocciosa
5 scuola 6 raccolta acque
Analisi
pagina precedente Mappa con l'inquadramento dell'area di progetto.
Contesto, i barrios Villa faro, San Antòn e Playa del Muerto I barrios Villa faro, Playa del Muerto e San Antón sorgono ai confini sud della città, in prossimità delle coste che si affacciano sul mare dei Caraibi,limitati a nord dalla laguna Mallen e a est dall’impianto delle raccolte delle acque piovane. Le prime occupazioni del terreno sono registrate negli anni 90, relativamente nuovi con una popolazione prevalentemente haitiana. Siamo nei barrios più poveri della città, le case non hanno fognature e nemmeno acqua corrente, le condizioni delle infrastrutture sono in prevalenza degradate. Sono aree segregate ai margini della zona urbana e tale segregazione fisica riflette l’esclusione sociale degli individui che vi vivono. Stato di fatto Sistema viario I barrios sono privi di infrastruttura pianificata. Molte delle strade non sono adatte alla circolazione dei veicoli, sono in terra battuta e in condizioni precarie, spesso si interrompono bruscamente non permettendo una fluente circolazione. Esiste solo una strada asfaltata che va dall’inizio del Malecon fino all’impianto di raccolta di acque piovane a sud della città. Tutte le strade hanno larghezze variabili, tanto che in alcuni punti non riescono a
passare i veicoli a quattro ruote perché le case ostruiscono il passaggio. I marciapiedi in alcuni punti assenti e in altri variano da 1m fino a 30cm. La mancata realizzazione di opere di asfaltatura provoca disagi dovuti al continuo innalzamento di polvere e contribuisce a peggiorare gli effetti dannosi provocati dalla mancata realizzazione di rete fognaria e canali di scolo durante la pioggia. Uso del suolo All’interno dei Barrios troviamo agglomerati disordinati e casuali di edifici, la maggior parte di questi è ad uso residenziale; la disposizione casuale denota l’ assenza di una pianificazione urbanistica previa. Nell’area sono presenti molte chiese e tre scuole di cui una a estremo est di grande dimensioni. Frequenti sono i ‘colmados’, piccole attività commerciali per vendita di prodotti alimentari, ma a parte questi si trovano poche attività commerciali per soddisfare a pieno tutte le necessità dei suoi abitanti. Come in tutto il resto della Repubblica Dominicana sono presenti numerose ‘bancas’ per il gioco del lotto. Centralità esistenti Le centralità più importanti per i tre barrios sono: la spiaggia Playa del Muerto, unica spiaggia balnearia e
quindi attrattiva per l’ intera città; la zona del faro dove c`è una costruzione in stato di abbandono che doveva essere un centro sportivo, la scuola posta a estremo est davanti all’impianto di raccolta acque e a sud la laguna Mallen. Componenti ambientali Laguna Mallen Una risorsa idrica importante nel municipio di San Pedro de Macorís è la Laguna Mallen, che si trova nel territorio del Batey Esperanza ad est dal centro storico e confina a ovest con i barrios Filipinas e Pedro Justo Carriona a nord con la zona franca e sud con i barrios Villa faro e San Anton, occupando una superficie di 1413 Km2. Questo ecosistema è purtroppo tra le aree più inquinate della città, molti scarichi industriali e di acque nere confluiscono nelle sue acque. Ha uno sbocco verso il mare attraverso un canale naturale di un’estensione approssimativamente di un Km, il quale finisce nella Playa del Muerto. Gli insediamenti localizzati ai margini della laguna invadono sempre di più i limiti stabiliti per preservare questa risorsa idrica, impattando questo ecosistema negativamente e incidendo nella sua biodiversità. Bisogna dire che non esiste un perimetro di protezione rispetto le inondazioni che si producono in prossimità della Laguna,
infatti molte delle case che sorgono vicino ai canali di drenaggio sono in forte rischio di allagamento e pericolosità ambientale Spiagge e coste Si individua una linea di costa di 13 km sul mar dei caraibi, dei quali 11.8 km corrispondono a coste rocciose mentre le spiagge sabbiose occupano 1.2 km e si sono sviluppate in calette dove la geomorfologia facilitava l’ accumulo di sedimenti. Playa Municipal El faro (prima chiamata Playa del Muerto) è l’ unica spiaggia dove è permessa la balneazione e sorge davanti al barrio Playa del muerto. Invece la costa davanti i barrios Villa Faro e san Anton sono di natura rocciosa.
legenda 1
Divisione e analisi dei lotti Per facilitare la riuscita della strategia proposta si è ritenuto opportuno fare una analisi preventiva raggruppando i lotti in 5 macro-gruppi a seconda di come gli edifici si distribuivano rispetto ai fronti stradali. Si sono trovati 5 modi per distinguere e raggruppare i lotti esistenti, per provare a trovare una regola chiara e ripetibile in aree dove la disposizione degli edifici è frutto dell’occupazione dei terreni.
pagina precedente Rilievo dello stato di fatto dell'area di progetto Divisione e analisi dei lotti nell'area di progetto
• Gruppo 1_ Edifici disposti lungo i fronti stradali, divisi poi a loro volta a seconda di quanti fronti stradali vengono saturati dagli edifici: uno, due, tre o quattro lati. • Gruppo 2_Edifici che saturano il lotto, gli edifici non sono disposti solo sui fronti stradali ma invadono anche zone interne al lotto, in certi casi vanno a invadere gli spazi di pertinenza degli edifici stessi. • Gruppo 3_Edifici disposti al centro, gli edifici non creano fronte stradale ma invadono gli spazi più interni del lotto, in questi casi le case non hanno un’accessibilità immediata alla viabilità. • Gruppo 4_Edifici sparsi, gli edifici sono messi ovunque e invadono il lotto provocando la creazione di vuoti urbani
• Gruppo 5_ Edifici concentrati su un lato, gli edifici si dispongono e saturano una parte del lotto in contrapposizione ad un’area vuota. I risultati trovati sono serviti per calcolare la densità e la saturazione dei lotti esistenti, vengono poi ordinati in ordine crescente dal meno denso al più denso. La catalogazione è servita per capire quali lotti potevano essere ancora edificati e quali invece superavano i limiti di densità consigliati da UN-HABITAT. Lo scopo è capire come poter migliorare la qualità degli spazi aperti e di pertinenza degli edifici esistenti senza intaccare nella preesistenza ma ricavando gli spazi dove possibile, in modo da garantire una buona qualità del lotto, e avere quindi un bilanciamento idoneo
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tra edificato, spazio aperto e spazio di pertinenza privata. Migliorare la qualità degli spazi esterni porta a una miglioria della salubrità dello spazio e quindi ne aumenta il suo valore.
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Edifici disposti lungo i fronti stradali 4 FRONTI 3FRONTI 2FRONTI 1FRONTI
Edifici disposti su tutto il lotto
lotto 42 S.T 1788 S.E 780
lotto 53 S.T 5484 S.E 926
lotto 1 S.T 7098 S.E 866
lotto 84 S.T 8273 S.E 1040
lotto 32 S.T 6631 S.E 2540
lotto 3 S.T 3206 S.E 255
lotto 101 S.T 5173 S.E 744
lotto 8 S.T 4655 S.E. 622
lotto 43 S.T 8589 S.E 3109
lotto 61 S.T 10244 S.E 2055
lotto 13 S.T 9066 S.E 2188 lotto 77 S.T 8950 S.E 2371 lotto 25 S.T 6716 S.E 1955 lotto 92 S.T 5043 S.E 1615 lotto 7 S.T 7188 S.E 2423 lotto 55 S.T 2101 S.E 726 lotto 48 S.T 5298 S.E 1841 lotto 89 S.T 1952 S.E 722 lotto 33 S.T 7307 S.E 2735 lotto 50 S.T 3093 S.E 1236 lotto 6 S.T 3612 S.E 1446
lotto 62 S.T 10244 S.E 2055 lotto 20 S.T 12342 S.E 3324 lotto 51 S.T 3836 S.E 1069
lotto 24 S.T 29105 S.E 6263
lotto 95 S.T 14605 S.E 3633 lotto 74 S.T 10860 S.E 2956 lotto 26 S.T 14963 S.E 4173
lotto 56 S.T 6716 S.E 1955
lotto 14 S.T 8222 S.E 2337
lotto 57 S.T 3396 S.E 1056
lotto 73 S.T 16076 S.E 4580
lotto 30 S.T 7795 S.E 2433 lotto 88 S.T 3297 S.E 1122 lotto 83 S.T 4358 S.E 1513 lotto 67 S.T 5724 S.E 1998 lotto 49 S.T 6062 S.E 2127 lotto 10 S.T 2536 S.E 1131
lotto 23 S.T 16111 S.E 4748 lotto 46 S.T 7360 S.E 2215 lotto 45 S.T 9407 S.E 2851 lotto 4 S.T 9781 S.E 3011 lotto 44 S.T 16042 S.E 5032
lotto 31 S.T 18303 S.E 5783
lotto 18 S.T 3786 S.E 1204 lotto 36 S.T 8625 S.E 2767 lotto 29 S.T 13014 S.E 4222 lotto 35 S.T 7202 S.E 2345 lotto 37 S.T 9651 S.E 3234 lotto 27 S.T 4583 S.E 1271 lotto 66 S.T 4531 S.E 1585 lotto 40 S.T 2676 S.E 996 lotto 34 S.T 4671 S.E 1876 lotto 72 S.T 1133 S.E 476 lotto 39 S.T 2837 S.E 1195 lotto 59 S.T 1240 S.E 638
Edifici concentrati nel centro del lotto
Edifici sparsi su tutto il lotto
lotto 90 S.T 2789 S.E 109 lotto 98 S.T 6343 S.E 318
lotto 105 S.T 65783 S.E 2342 lotto 103 S.T 35836 S.E 4037
lotto 9 S.T 3270 S.E 168 lotto 107 S.T 8007 S.E 590 lotto 2 S.T 3206 S.E 255 lotto 97 S.T 14204 S.E 1206
lotto 106 S.T 33848 S.E 3825 lotto 70 S.T 5941 S.E961 lotto 11 S.T 18112 S.E 3145
lotto 19 S.T 3502 S.E 821
lotto 16 S.T 6341 S.E 584 lotto 86 S.T 16650 S.E 1752
lotto 60 S.T 4342 S.E 458 lotto 96 S.T 24960 S.E 2829
lotto 93 S.T 9973 S.E 2504
lotto 17 S.T 3652 S.E 453
lotto 21 S.T 5281 S.E 1611
lotto 80 S.T 6921 S.E 874
Edifici concentrati su un lato del lotto
lotto 15 S.T 4855 S.E 663
lotto 68 S.T 4429 S.E 1184
lotto 22 S.T 3756 S.E 520
lotto 71 S.T 5817 S.E 1590
lotto 99 S.T 20023 S.E 3114
lotto 65 S.T 9396 S.E1567 lotto 79 S.T 6508 S.E 1100
lotto 69 S.T 10618 S.E 2263 lotto 87 S.T 9876 S.E 2223 lotto 85 S.T 5929 S.E 1362 lotto 47 S.T 1193 S.E 291 lotto 78 S.T 5191 S.E 1311 lotto 76 S.T 6612 S.E 1672 lotto 94 S.T 7284 S.E 1925
lotto 38 S.T 8823 S.E 2877
lotto 102 S.T 6961 S.E 317
lotto 54 S.T 2952 S.E 815
lotto 100 S.T 2988 S.E 360
lotto 28 S.T 3838 S.E 1271
lotto 82 S.T 4097 S.E 546
lotto 41 S.T 1788 S.E 780
lotto 104 S.T 6490 S.E 910 lotto 81 S.T 5012 S.E 778 lotto 64 S.T 6787 S.E 1136 lotto 52 S.T 5484 S.E 926 lotto 12 S.T 10520 S.E 1949 lotto 58 S.T 5543 S.E 1027 lotto 5 S.T 5182 S.E 1316 lotto 91 S.T 10558 S.E 2710 lotto 63 S.T 7554 S.E 1992 lotto 75 S.T 4092 S.E 1080
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1 Raccomandazioni base per la progettazione dei lotti esistenti. Secondo Guidelines for urban planning di UN HABITAT, ci sono dei valori di cui tener conto per una buona organizzazione dei lotti che compongono la città. È necessario un adeguato bilanciamento tra spazi privati, spazi aperti e strade che garantisca gli standard minimi per una buona urbanizzazione. UN-HABITAT raccomanda: • 15-20% spazi aperti/parchi • 30-45% spazi per costruire strade • 50% massimo di edificazione del lotto.
È inoltre indicata la distanza minima di pertinenza tra le case, che deve essere di almeno 4 m. La viabilità deve garantire l'accessibilità a tutti gli abitanti. La strategia proposta nel progetto andrà ad applicarsi a un terreno per lo più edificato: pertanto, lavorando su un tessuto con presenza di urbanizzazione non si può prescindere dalla preesistenza, ed è necessario dare risposte mirate a seconda delle esigenze e delle criticità del luogo.
L’utilizzo degli spazi di pertinenza e degli interstizi delle case Le case presenti nell’intera area sono state costruite in maniera disorganica, in seguito ad un processo di occupazione dei terreni non regolamentato. Le case sono addossate le une alle altre, senza tener conto degli spazi minimi di pertinenza, andando così ad invadere le zone più private. Non si tiene conto dei minimi standard per garantire una buona qualità degli spazi. Altre aree invece non presentano edificato, creando dei vuoti urbani inutilizzati.
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Dall'analisi dell'area di progetto sono emersi tre diversi casi di utilizzo degli spazi di pertinenza tra gli edifici dell'area oggetto di studio: 1. Distanza media tra le case circa 5 m. Abitanti nel raggio di 15m, in media 16 2. Spazio non costruito di pertinenza circa 200mq. Spazio non utilizzato 13mq/ab. 3. Spazio di pertinenza sfruttabile min. 100 mq Spazio utilizzabile 7mq/ab.
EDIFICI SUI FRONTI STRADALI
• creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
EDIFICI SU TUTTO IL LOTTO
• creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
• completare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
• completare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
EDIFICI AL CENTRO
EDIFICI SPARSI
• compleatare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
• compleatare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
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• completare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
EDIFICI SU UN LATO
• compleatare fronti stradali • creare spazio interno ai lotti • accessibilità a tutti
Tipologie di case presenti nell’ area di progetto 1. Blocchi di cemento; 2. listelli di legno; 3. lamiera di zinco; 4. con materiali di recupero.
Tipologie di case presenti nell'area di progetto Nell’area di progetto sono presenti diverse tipologie di unità abitative. La maggior parte delle case in quest'area sono costruite utilizzando le tecniche della tradizionale dominicana e quindi impiegando il legno. Le abitazioni più nuove sono costruite in blocchi di cemento, e si concentrano nella zona ovest e verso il centro della città di San Pedro de Macorís. Si tratta della zona più densamente abitata dell’area presa come oggetto di studio. Sebbene
l'utilizzo del legno sia largamente diffuso, dall'analisi è emerso che tale metodo costruttivo è principalmente concentrato nella zona centrale del barrio Villa Faro; invece la parte che confina con il barrio Playa del Muerto ha prevalentemente case in blocchi di cemento. Verso il barrio San Anton — cioè l'area più a est e meno densamente popolata, che confina con la raccolta delle acque — le case diventano più rade e le tecniche costruttive si impoveriscono. I materiali qui prevalentemente impiegati sono legno di scarsa qualità,
lamiera zincata o addirittura cartone. Esiste infatti una tipologia di casa fatta esclusivamente con materiali di recupero. Sono le abitazioni di persone in gravi condizioni di povertà, quindi non in grado di acquistare materiali nuovi; case di questo tipo non costituiscono un vero riparo per chi le abita. Queste case, meglio identificate come baracche, sono costruite in zone particolarmente vulnerabili: si trovano infatti nelle aree limitrofe alla laguna Mallen o in prossimità di aree con alta pericolosità di allagamento.
Analizzate le pericolosità, il progetto prevede di togliere le case a rischio e costruite con materiali poveri, per sostituirle con alloggi adeguati ricostruiti in aree meno pericolose dello stesso barrio.
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INQUINAMENTO
VULNERABILITÀ
PERICOLOSITÀ
Analisi delle vulnerabilità dell'area di progetto. Analizzando l’area di progetto si possono notare molte problematiche di diverso tipo. Dal punto di vista infrastrutturale non esistono vie asfaltate, eccetto una: è la strada che passa dalla costa e arriva fino al centro della città; tuttavia non riesce a soddisfare le necessità di tutti i cittadini. Le altre vie esistenti sono in terra battuta e tracciate dal passaggio delle persone che vi vivono. È stato creato così nel tempo un labirinto informale di strade: prive di una adeguata manutenzione, sono quindi discontinue e presentano varie buche dove si incanala l'acqua delle piogge; il transito risulta pericoloso. Dal punto di vista delle case, alcune sono costruite con materiali inappropriati e poco sicuri, come lamiera zincata e cartone, che non forniscono un adeguato riparo in caso di piogge torrenziali e venti forti. Dal punto di vista dei rifiuti, l'inquinamento non è da sottovalutare: non esistono aree specifiche dove buttare i rifiuti plastici ed inoltre le abitazioni sono sprovviste di fosse, quindi le acque nere vengono disperse nel terreno. Le case sono state costruite in maniera disorganica, in seguito ad un processo di occupazione dei terreni non regolamentato. Infatti sono addossate le une alle altre senza tener conto de-
gli spazi minimi di pertinenza. Paradossalmente se in alcune aree le case si concentrano, andando quindi ad invadere proprio gli spazi minimi di pertinenza, in altre aree si creano invece dei vuoti urbani. È proprio lo spazio che non viene occupato dalle case che viene utilizzato per gettare rifiuti e per raccogliere materiale di scarto, e che diventa così una discarica a cielo aperto. Si creano così delle aree molto problematiche dove non è facile costruire nuove case. In molti casi troviamo aree con costruzioni lasciate a metà: atteggiamento, questo, che genera zone con edifici ‘carcasse’ che amplificano la percezione di degrado dell'area. Le case ‘carcasse’ non sono altro che abitazioni di fortuna che non si è in grado economicamente di costruire integralmente, e che quindi non sono abitabili; permettono tuttavia che di occupare il terreno senza che questo sia stato acquistato, dimodoché nessun altro vi costruisca. L’inquinamento e la mancanza dei servizi di acqua corrente, elettricità e fognature, sono forse il problema più grande dell’area. Ad esempio gli scarichi dei bagni vanno dispersi nel terreno a causa della mancanza di fognature, provocando un inquinamento delle terre che le rende poco fertili per le coltivazioni. I rifiuti solidi sono un altro grave problema in quanto lo smal-
timento non è controllato, e quindi si possono vedere accumuli a cielo aperto di spazzatura in ogni angolo della città. Non esistono aree pubbliche di aggregazione sociale, dove la gente possa condividere il proprio tempo libero con amici o parenti. Infatti la vita di quartiere si svolge in strada, tanto che i bambini la considerano come area di gioco. Non vi sono aree commerciali; sono presenti solo alcuni ‘colmados’. Simili a botteghe alimentari, i ‘colmados’ non sono tuttavia in grado di soddisfare la richiesta di tutti gli abitanti. In questa vasta area, inoltre, non esiste uno spazio che preveda un mercato cittadino. A livello urbano non è tenuto conto dei minimi standard per garantire una buona qualità degli spazi. Le case vengono costruite in aree pericolose, come ad esempio in prossimità del canale o vicino alla laguna Mallen, zone dove il terreno non è stabile e si presenta melmoso e poco compatto. Purtroppo le persone più vulnerabili ed emarginate tendono a costruire le loro abitazioni vicino alle aree più pericolose perché sono le uniche libere nei pressi del tessuto urbano e delle aree industriali dove lavorano.
Foto scattate nell'area di progetto, stato attuale.
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Strategia
pagina precedente Mappa con riportata la strategia applicata per arrivare alla stesura del progetto finale.
Strategia La strategia è stata la guida, quindi la base per fare un buon progetto urbanistico, che risolvesse quanto meno i problemi più evidenti che avevamo riscontrato nell’area. Nella strategia si sono tenuti conto di diversi fattori che ritenevamo importanti e che hanno aiutato a trovare risposte a problemi reali nei barrios. È stata fatta un’attenta analisi della viabilità esistente, lo scopo era che tutti gli abitanti potessero accedere alle strade, e quindi è stato deciso di creare una nuova viabilità principale sfruttando i tracciati esistenti, non creando una nuova maglia ma migliorando quella esistente. Dopo l’analisi ambientale abbiamo ritenuto opportuno creare dei limiti più netti in corrispondenza di alcune aree pericolose come la laguna Mallen e il canale che sfocia vicino la Playa del Muerto. È stato deciso, dove necessario, togliere le case che erano in gravi rischi ambientali e spostarle in zone meno pericolose. Le case sono state ricostruite nello steso barrio solo in aree meno problematiche, per evitare che le persone fossero allontanate radicalmente dal loro quartiere natale e dalle loro famiglie.
Nell’area esistevano già due centralità forti tra cui il faro — a estremo ovest — un connotato importante di riconoscimento nell’area e la scuola elementare — vicino l’impianto di raccolta acque a estremo est — che diventa la cerniera finale oltre la quale non si può continuare a costruire. Ritenevamo indispensabile ricavare altre centralità di quartiere, aree dove poter svolgere attività di commercio, svago, raccolta rifiuti, fermate per il trasporto pubblico ecc, in prossimità della nuova viabilità carrabile. L’idea principale che accompagna il progetto è di creare uno spazio che migliori la qualità di vita dei suoi abitanti. Si vuole innescare un processo di miglioramento che non sia strettamente legato all’area oggetto di studio, ma che si possa estendere a tutta la città, o di più, a tutto il paese
Nuova urbanizzazione La strategia ha portato alla realizzazione di una nuova viabilità carrabile che ha suddiviso l’area in nuovi isolati principali. I lotti al suo interno assumono una gerarchia diversa rispetto a quella che avevamo nello stato di fatto, in quanto le strade erano tutte uguali.
Legenda Nuova viabilità Case demolite
Legenda isolati Viabilità principale Via sulla costa
Nuova infrastruttura Si realizza una nuova infrastruttura principale che garantisca la sicurezza e la fluidità della circolazione. Si rafforza quella esistente e in alcuni punti dove si presenta scollegata si ricrea il collegamento. Tutte le strade principale portano alle nuove centralità di quartiere. Per evitare l’impiego di asfalto si prevede una tipologia di strada naturale, in terra trattata dell’azienda Polipaviment, un materiale economico e di facile da posare. Nuovi isolati Grazie alla realizzazione della nuova infrastruttura viaria si creano nuovi isolati. Ogni isolato ha delle caratteristiche particolari, alcuni sono vicini alla laguna, altri alla strada che da sulla costa, questo rende i lotti al suo interno differenti. Ogni isolato confina almeno con una centralità in modo che tutti possano accedere a queste nuove isole di servizi.
Limite Laguna Mallen Nuova centralità di barrio
Nuova centralità cerniera
Nelle pagine seguenti possiamo vedere l’analisi dei nuovi isolati.
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ISOLATO a
Nuova viabilità e nuovi isolati
f c
a
g
d
c b
i
h
l
e
Area isolato: 83.192 mq Nº Lotti di partenza: 12 Nº lotti nuova urbanizzazione: 17
ISOLATO b
ISOLATO c
ISOLATO d
C1 Area: 34.718 mq Nº Lotti di partenza: 4 Nº lotti nuova urb: 5
Area isolato: 90.584 mq Nº Lotti di partenza: 16 Nº lotti nuova urbanizzazione: 25
C2 Area: 108.740 mq Nº Lotti di partenza: 9 Nº lotti nuova urb: 12
Area isolato: 81.002 mq Nº Lotti di partenza: 14 Nº lotti nuova urbanizzazione: 17
ISOLATO e
Area isolato: 97.518 mq Nº Lotti di partenza: 14 Nº lotti nuova urbanizzazione: 25
ISOLATO h
Area isolato: 59.040 mq Nº Lotti di partenza: 6 Nº lotti nuova urbanizzazione: 14
ISOLATO f
Area isolato: 76.183 mq Nº Lotti di partenza: 12 Nº lotti nuova urbanizzazione: 14
ISOLATO i
Area isolato: 69.548 mq Destinato alla nuova urbanizzazione
ISOLATO g
Area isolato: 85.657 mq Nº Lotti di partenza: 11 Nº lotti nuova urbanizzazione: 14
ISOLATO l
Area isolato: 81.930 mq Nº Lotti di partenza: 4 Nº lotti nuova urbanizzazione: 20
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Soluzione lotti esistenti Dopo la creazione dei nuovi isolati, i lotti al suo interno assumono caratteristiche differenti. Dentro lo stesso isolato alcuni lotti si devono relazionare con la nuova viabilità, altri invece sono interni e circondati da strade secondarie. Come punto di partenza per tutti uguale è la creazione dei fronti stradali, questo mi permette di creare una ‘protezione’ esterna e di ricavare nella parte interna al lotto uno spazio di pertinenza per la vita delle persone, uno spazio da sfruttare per molteplici attività. Di seguito sono stati presi esempi per far capire come siamo arrivati alla soluzione progettuale. È stato preso un lotto da ogni isolato nuovo, analizzato e poi data una risposta progettuale adeguata, mantenendo le proporzioni adeguate di edificabilità e di spazi aperti. Questa analisi è stata estesa a tutti i lotti esistenti, partendo dalla suddivisione che era stata fatta già nella parte di analisi dello stato di fatto, in questo modo è stata quasi automatico trovare una soluzione per tutti coerente. Punti fondamentali progettuali • Creazione dei fronti stradali • Mantenere le distanze minime di pertinenza tra case (4m) • Seguire i tracciati dell’edificato esistente • Creazione dello spazio interno al lotto e mettere un albero per avere ombra. Di seguito sono stati elencate le soluzioni tipo per lotto.
ISOLATO a — Lotto 8 — Edifici disposti su 1 fronte stradale lotto: 4655 mq spazio libero 3108 mq saturazione: • edificato esistente 13% DI PROGETTO • ed di progetto max 18% (900 mq) • vegetazione 17% (area 790mq) • strade pedonali 10% (area 400mq)
SF
SP
ISOLATO b — Lotto 19 — Edifici disposti al centro lotto: 3502 mq spazio libero 1410 mq saturazione: • edificato esistente 32% DI PROGETTO • ed di progetto max 13% (321 mq) • vegetazione 15% (370 area mq) • strade pedonali 3% (80 area mq)
SF
SP
ISOLATO c — Lotto 32 — Edifici disposti su 4 fronti stradale
lotto: 6631 mq spazio libero 1868 mq saturazione: • edificato esistente 38% DI PROGETTO • vegetazione 17% (area 1157mq) • strade pedonali 10% (area 400mq)
SF
SP
ISOLATO d — Lotto 49 — Edifici disposti su 2 fronti stradali lotto: 6062 mq spazio libero 1578 mq saturazione: • edificato esistente 35% DI PROGETTO • ed di progetto 2% (area 128 mq) • vegetazione 10% (area 610 mq) • strade pedonali 6% (area 356 mq)
SF: stato di fatto SP: stato di progetto
SF
SP
ISOLATO e — Lotto 77 — Edifici disposti su 3 fronti stradali
ISOLATO g — Lotto 91 — Edifici concentrati su un lato
lotto: 8950 mq spazio libero 3100 mq
lotto: 105580 mq spazio libero 4486 mq
saturazione: • edificato esistente 35%
saturazione: • edificato esistente 26%
SF
SF DI PROGETTO • ed di progetto 6% (area 400 mq) • vegetazione 10% (area 600mq) • strade pedonali 6% (area 356mq)
SP
DI PROGETTO • ed di progetto 5% (area 555 mq) • vegetazione 16% (area 1703 mq) • strade pedonali 6% (area 570 mq)
SP
ISOLATO f — Lotto 45 — Edifici su tutto il lotto
SF
lotto: 9407 mq spazio libero 2828 mq
ISOLATO h — Lotto 86 — Edifici sparsi
SF
lotto: 16650 mq spazio libero 11530 mq
saturazione: • edificato esistente 30%
saturazione: • edificato esistente 11%
DI PROGETTO • vegetazione 20% (area 1925mq) • strade pedonali 8% (area 700mq)
DI PROGETTO • ed di progetto 8,5%(area 1357 mq) • vegetazione 21% (area 3420 mq) • strade pedonali 6% (area 1020 mq)
SP
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Progetto
Concept di progetto Schema concettuale sulle componenti che hanno portato al progetto: le persone come parte integrante della società, l'albero come elemento architettonico e la casa tipica dominicana come guida per la nuova edificazione.
Masterplan di progetto Il masterplan di progetto vuole porsi come strumento per esprimere e manifestare in modo tangibile un’idea di nuova città. Segue le linee guida trovate nella strategia precedentemente fatta, ed è il risultato di tutte le premesse e obiettivi elencati in questa tesi. Il masterplan vuole porsi come garanzia tra le previsioni urbanistiche e lo sviluppo architettonico. Il progetto si focalizza nel migliorare la qualità della vita degli abitanti di questi barrios marginali della città di San Pedro de Macorìs. L’idea principale nasce analizzando il tessuto della preesistenza, un tessuto regolare a maglia rettangolare presente in prossimità del centro storico della città, fino ad arrivare ai barrios Villa Faro, Playa del Muerto e San Anton, dove diventava più labirintico e sconnesso, chiara traccia di informalità. La città consolidata garantisce dei servizi che non sono presenti nella parte di città informale, ma d’altro canto si perde la misura dell’uomo, le strade sono larghe, gli edifici alti,sparisce l’autenticità degli spazi perché si segue una trama prestabilita e uguale che si può ritrovare in tutto il mondo, la maglia rettangolare. Nel progetto si vuole garantire i servizi base a tutti gli abitanti, come nella cit-
1 Consolidato
CITTÀ NAT
2 Consolidare
CITTÀ NATU
tà formale, senza perdere quell’autenticità degli spazi nati dalla spontaneità dell’uomo, evitando inoltre di spostare le persone dai loro quartieri ma cercando di migliorare gli spazi aperti e le infrastrutture esistenti. Il progetto vuole essere una rete ben definita di spazi residenziali,spazi aperti pubblici e privati dove esista una
3 Nuovo
CITTÀ NATURA
gerarchia ben chiara e vivibile. Si vorrebbe innescare un processo di miglioramento che poco a poco porti queste aree da emarginate a consolidate dove tutti possono accedere ai servizi necessari. Si spera in una futura inclusione di questi quartieri nel tessuto urbano esistente.
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Spazi di pertinenza interna ai lotti. Gli spazi ricavati all’interno dei lotti,e quindi di pertinenza della case che lo circondano, vengono creati con l’intento di ricavare aree utili alle persone che vi abitano. Tali spazi possono essere o una semplice area per stare in compagnia e godere di attimi per socializzare sotto l’ombra degli alberi,per far giocare i bambini,o uno spazio per stendere i panni, per parcheggiare i motorini, per raccogliere i rifiuti, a seconda delle necessità delle persone. Come proposta progettuale, per evitare l’invasione di tali spazi si prevede di piantare da subito degli alberi, che marchino i limiti oltre i quali non si può occupare lo spazio.
Spazi ai margini della viabilità riqualificata. Gli spazi ricavati ai margini della viabilità riqualificata vogliono essere aree per tutte le persone del quartiere, diventano piccole isole dove poter sostare se si deve aspettare una autobus sotto l’ombra di un albero al riparo, o semplicemente spazi per stare in compagnia e socializzare evitando cosi alle persone di stare nel mezzo alla via, come spesso accade nella realtà.
Zoom di 3 lotti tipo. pagina precedente Spazi di pertinenza interna ai lotti ricavati nel progetto. Spazi aperti di pertinenza ricavati ai margini della viabilità riqualificata principale nel progetto.
Lotto da 0-30% nuova edificazione
Lotto da 31-65% nuova edificazione
Nuovi lotti Il progetto si insedia nella preesistenza armoniosamente, evitando di creare un effetto toppa. Le case di nuova costruzione, inserite da progetto vanno a consolidare i lotti esistenti o a costruire interamente nuovi quartieri. La metodologia prevedeva la realizzazione dei fronti stradali quindi dove possibile, seguendo le norme sulle distanze minime tra edificati, si vanno a costruire case all'interno del tessuto esistente. Nell'intero masterplan avremo, quindi, lotti con percentuali basse di nuova edificazione per salire a lotti con metà edificato esistente e metà nuove edificazione fino ad arrivare ai lotti della zona ad estremo est che saranno completmente costituiti da nuova edificazione. Studio della vegetazione di progetto La vegetazione utilizzata nell’area oggetto di studio è stata selezionata e scelta dal repertorio delle alberature presenti nella normativa per le alberature urbane di Santo Domingo. Le alberature sono state scelte tra le specie autoctone e reperibili facilmente nell’isola.
Lotto da 66-100 % nuova edificazione
Gli alberi sono stati selezionati attentamente a seconda delle loro destinazione d’uso — interni al lotto o sui fronti stradali — dalle caratteristiche fisiche e dai servizi che gli stessi potevano offrire al miglioramento della qualità degli spazi aperti, in quanto parte integrante del progetto. La prerogativa fondamentale e che tutti devono
garantire un buon riparo dal sole, date le temperature calde che si manifestano tutto l’anno. Sotto l’albero si crea uno spazio vivibile e sfruttabile da tutti i cittadini. Nella parte vicina al canale, si prevede un parco fluviale e per evitare l’invasione degli spazi di pertinenza del canale si prevede un’estesa piantagione di bambù, crea una barriera fisica ma allo stesso tempo una cerniera di vegetazione,verde, tra il faro e la laguna Mallen. Analisi Vegetazione Intorno alla laguna Mallen e il canale • Albero Caobanilla • Albero gina criolla • Bambu Nelle piazze-centralità • Frijolito • Caimito Cimarron Negli spazi interni ai lotti spazi angusti • Magle Botòn spazi ampli • Uva de Sierra Nei fronti stradali • Frijolito • Caymani
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Le Nuove Centralità Il progetto sorge in un’area periferica rispetto al centro della città. Nasce quindi la necessità di creare nuove centralità di quartiere, in quanto è evidente che la periferia raffigura l’assenza della comunicazione e dello scambio sociale. Per risolvere la situazione attuale delle periferie dove spesso si perde l’identità della città è necessario ricostruirne il valore potenziale di ‘nuove centralità’. La centralità urbana è una nuova tipologia di struttura pubblica o privata a prevalente uso pubblico, strettamente relazionata al termine di condensatore sociale. La generica centralità assume diversi gradi d’importanza all’interno della città e della struttura urbana a seconda del ruolo che gioca relativamente alle relazioni che innesca alle varie scale e alle peculiarità dello spazio per la centralità in cui si insedia. Le principali centralità sono un luogo dello scambio in cui si concentra la funzione direzionale della società e del territorio. Tipologia in cui prevale la forma del vuoto definita attraverso la composizione di oggetti plastici che costruiscono il bordo. Il progetto lavora sulla ‘riapertura’ dei rapporti e sul concetto di limite, attraverso la progettazione di centralità che siano attrattive non solo agli abitanti dei barrios vicini ma a tutti i cittadini della città e quindi generare flussi continui di persone che vivono la città nella sua totalità, integrando in questo processo anche i barrios più poveri. Non si vuole vedere la periferia come un limite della città consolidata, ma come un nuovo centro urbano, ridisegnando un progetto unitario in cui ritrovare i grandi temi del paesaggio aperto e di ridiscendere nei singoli luoghi, intesi come nodi, come frammenti della rete urbana, intersecando le varie scale e valorizzando la loro individualità.
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pagina precedente Assonometria della casa tipo Schema casa coloniale, fonte presa da (Arquitectura popular dominicana Victor MI. Durán Nuñez e Emilio José Brea Garcia, Oct 5 2011)
La casa Tipologia Linear
La casa Tipologia nucleo
La casa Modulo
La casa tipica Prima di addentrarci a spiegare la casa modulo di progetto, dobbiamo soffermarci a parlare della casa tipica dominicana, in quanto un chiaro spunto per la realizzazione del lavoro. Possiamo identificare due tipologie base che rappresentano le case della tradizione dominicana: • La casa ‘tipologia lineare’ • La casa ‘tipologia nucleo’ Nomenclatura data partendo dalle loro caratteristiche geometriche che offrono in schemi spaziali in pianta e in facciata. La particolarità di queste tipologie abitative è che prevedono una crescita modulare se necessario, a seconda delle esigenze della famiglia. La tipologia ‘lineare’, si caratterizza, come lo stesso nome indica, per la sua linearità, dove predomina il parallelismo tra l’asse di colmo e la direzione della strada. La zona giorno è spesso posizionato nel modulo centrale della casa, se si parla di abitazioni a tre moduli, mentre le camere da letto sono ai lati del nucleo centrale, delineando una forte configurazione lineare, in risposta ai fattori climatici, infatti questa tipologia di casa si trova nelle aree dove si deve affrontare situazioni ambientali peggiori. Per questo il lato più corto è quello che viene esposto alla traiettoria del sole, lasciando il lato lungo in ombra tutto il giorno. Tipologia che si trova per lo più nella regione Cibao, ma anche nel resto dell’isola. La tipologia ‘nucleo’, si caratterizza, per la centralità dei suoi spazi. Predo-
mina la perpendicolarità che mantiene l’asse del colmo con quello della strada e la sua pianta compatta forma spesso un quadrato perfetto. la galleria (ripostiglio) e la zona giorno si collocano in un lato e nell’altro la zona notte. Tipologia che si trova spesso nella subregione di Santo Domingo e periferie perché si inserisce facilmente nel tessuto urbano. Materiali Fondazioni: pietra e fango o cemento Se rialzate dal terreno Fondazioni: Legno o cemento armato Muri e solai: o blocchi di cemento o tavole di legno di palma o pino. Tetti: spesso a doppia falda, viene fatto con lamiere zincate, preso dalle tipologie abitative portate dai tedeschi nel XIX secolo. La popolarità di tale materiale si deve alla facilità di trasporto e assemblaggio a basso costo. Esiste anche la tipologia di tetto in fibre vegetali, ma la manutenzione è alta se siamo in zone molto piovose e quindi si evita il suo impiego. La struttura spesso viene fatta con legni massicci di baitoa e di guaconejo che si collocano verticalmente interrati nel suolo. Prima si costruisce il perimetro e si fortifica la struttura negli angoli poi si passa alla costruzione del solaio di fondazione. Poi si utilizza legni più sottili per la costruzione del tetto e poi si passa ai tamponamenti.
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prospetto frontale
piano terra +1.60 m 36m2 calpestabile 22 m2 di veranda • Nucleo centrale di servizio con bagno e scale • sala da pranzo e cucina • una camera da letto
piano primo +4.40 m 4m2 calpestabile 11m2 di terrazza • Nucleo centrale di servizio con lavanderia e scale • terrazza coperta
piano coperture +7.00 m • Copertura a falde
sezione longitudinale
Il modulo abitativo di progetto Modulo base Il Modulo detto base, è come viene consegnata la casa. Il nucleo centrale è costituito da un ambiente a doppia altezza con struttura in cemento armato dove si trovano scala e bagno al quale è addossato anche il muro porta impianti. Questo vano centrale rettangolare è il fulcro della casa al quale si aggancia tutta la struttura in legno. La scelta di utilizzare un setto in cemento armato è dato dalle normative del luogo per prevenire i terremoti. Questo nucleo centrale misura 8m di lunghezza per 2m di larghezza e ha un’altezza massima di 6,60 m e si conclude con un copertura a doppia falda. Al modulo centrale si aggregano al piano terra due spazi principali,che misurano rispettivamente 3,75m di lunghezza e 3 m di larghezza e sono una cucina-sala da pranzo posizionata a est e una camera da letto a ovest, per quanto riguarda il modulo base al piano superiore si prevede una terrazza coperta.
Moduli aggregati La struttura modulare permette attraverso l'auto-costruzione di essere ampliata in un secondo momento a seconda delle necessità della famiglia che la abita. Si prevedono diverse fasi in cui l’abitazione può essere ampliata fino ad essere una casa a doppia altezza con quattro camere da letto. Ci possono essere 4 quattro fasi: • La Fase A vede l’aggiunta di una camera da letto al piano superiore, • La fase B vede l’aggiunta di due camere da letto al piano superiore • La fase C vede l’aggiunta di tre camere da letto, una al piano terreno e le altre al piano primo • La fase D vede l’aggiunta di quattro camere da letto,una al piano terra e tre al piano inferiore. Gli ampliamenti non sempre sono camere da letto, possono essere ampliati gli spazi della cucina se la famiglia necessita di un salotto. Le aggiunte sono a discrezione di chi vive la casa. La casa, se necessario può essere divisa in due nuclei autonomi con entrate separate. Il modulo base può avere anche altre varianti a seconda delle necessità, si può prevedere l’aggiunta di uno spazio destinato a uso commerciale, uno spazio che può diventare, ad esempio, colmado.
A
B
modulo E Ampliamento che permette la realizzazione di un negozio a conduzione familiare comunicante alla casa, prevista anche entrata autonoma.
C
D
modulo F Ampliamento che permette la creazione di due case completamente autonome.
Aggiunto Terrazza
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1
2
Metodo costruttivo Casa Modulo 1. Base di sbancamento Si realizza lo scavo di una grande fossa, con ruspe e bulldozer, il fondo della fossa viene livellato. 2. Fondazioni I primi elementi della struttura portante sono i PLINTI. I Blocchi di calcestruzzo armato vengono costruiti sul posto, colando l’impasto nelle casseforme in cui si dispongono i ferri di armatura.
Vengono date le direttive per come fare gli ampliamenti, si può seguire uno schema strutturale prestabilito. La premessa è lasciare aperta la possibilità di ampliamento, dando tutti gli strumenti necessari per farlo.
pagina precedente Prospetti del modulo abitativo con contesto del quartiere
7. Costruzione massima della casa modulo La casa può crescere fino a due piani, si possono chiudere le verande e terrazze per ricavarne altre stanze.
Pagina successiva Sezione terra tetto del Modulo base e aggiunte del moduli D
Schema delle fasi costruttive del modulo base abitativo Schemi delle funzioni della casa modulo
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3. Struttura portante Si procede a costruire la struttura portante del setto base, cioè il fulcro della casa. Il setto base è previsto con una struttura in cemento armato che deve servire da aggancio per la struttura secondaria in legno. Questa struttura funziona autonoma 4. Struttura portante in legno Si agganciano alle fondazioni in cemento armato i pilastri della struttura in legno. L’edificio è pensato con una struttura mista in cemento armato e legno. Nei plinti perimetrali, dove si deve agganciare la struttura in legno si prevede il posizionamento delle piastre metalliche. 5. Struttura secondaria legno Si procede al completamento della struttura lignea. La casa modulo base prevede quindi la costruzione del modulo centrale in cemento armato al quale si addossa la struttura in legno. Le parti della struttura fatta in legno sono la cucina e una camera al piano terra, e una terrazza al primo piano. 6. Struttura per l' ampliamento La casa viene consegnata come casa base ma grazie alla sua struttura modulare è possibile, se necessario, ampliarla per avere altre camere a seconda delle necessità della famiglia. L’ampliamento si può fare con le tecniche conosciute del legno.
Nucleo Si identifica un nucleo centrale dove si costruiscono i servizi principale necessari per le famiglie che la abiteranno, infatti in questo spazio si prevede il bagno, un muro con gli agganci per la cucina e le scale. Questa porzione viene costruita in cemento armato. Modulazione l’elemento centrale serve come base per le distinte aggiunte e tipologie. le parti di aggregazione saranno realizzate in legno reperibile in loco. La casa modulo ha la particolarità di poter crescere a seconda delle necessità di chi la abita. Aggregazione La casa modulo nasce con un’unica camera da letto e una cucina, a questa però si possono sommare attraverso l’autocostruzione altre stanza Autosufficente Nell’elemento centrale, nella posteriore, si prevede uno spazio di servizio, per raccogliere acqua piovana e riutilizzarla per i bagni e la cucina. Date le frequenti piogge si cerca di sfruttare tale evento naturale a favore delle persone. In più la scelta di soprelevare serve per evitare gli allagamenti e permettere la ventilazione ed evitare l’umidità
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Postfazione
pagina precedente Vista prospettica di una via interna all'area di progetto
La esperienza formativa accademica all’interno delle nostre scuole di architettura, è stata in molte occasioni, oggetto di critiche, neanche tanto velate, sul piano del collegamento con la realtà. Per quanto concerne la ricerca, nella maggioranza dei casi, il rigore scientifico viene riconosciuto e valorizzato, non succede altrettanto nel momento in cui vengono valutate le proposte progettuali, accusate in alcuni casi di non possedere solide basi, ed in altri di non essere legate, in modo univoco, ai contesti per i quali sono state preparate. Tutto ciò non sembra succedere con il lavoro in oggetto: la scelta iniziale del tema, rivela una evidente lodevole sensibilità nei confronti del nuovo paradigma della figura dell’architetto. Già da alcuni anni nelle aule, grazie anche ai rinnovati piani di studio, si punta a sviluppare specifiche competenze in linea con le tendenze internazionali che investono gli ambiti tanto professionali come culturali dell’architettura. La comunicazione, la sperimentazione e la partecipazione dell’usuario nel disegno del progetto fino all’autocostruzione dello stesso sono gli ingredienti essenziali in questo nuovo profilo. L’accademia non solamente un percorso didattico, ma sempre più un’esperienza sociale che acquista maggior valore quando lo studente esce fuori dai confini della zona di confort nella quale la maggioranza rimane. Ed è senza ombra di dubbio questo uno dei maggiori meriti della giovane architetta, la disponibilità ad una ‘’sfida’’ su temi propri della realtà latinoamericana, così lontana, ma allo stesso tempo vicina, sul piano del linguaggio comune dell’architettura. Un approccio deciso al momento di calarsi nel lavoro di campo della conoscenza del fenomeno urbano oggetto di studio, della città formale e città informale; lo sforzo di analisi di fenomeni complessi come: inclusione ed emarginazione, densi di una emergente idiosincrasia culturale della comunità locale petromacorisana. L’intrigante proposta finale, che considera il territorio come il macro scenario, la città come sistema dinamico in continuamente cambiante ed il barrio come minimo comune denominatore di questo sistema, presenta con coerenza soluzioni spaziali possibili, che permettono di comprendere il fenomeno delle città intermedie, emergenti e considerarle una possibile alternativa di qualità alle megalopoli latinoamericane. Sicuramente un prodotto di grande valore qualitativo, nel panorama dei lavori che sono stati realizzati congiuntamente tra l’accademia fiorentina e quella petromacorisana, che segna un punto di riferimento molto alto a cui ispirarsi e apre ottimistiche prospettive per una maggiore e dinamica collaborazione futura.
Francesco Gravina Escuela Arquitectura y Urbanismo Universidad central del este
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Durán Nuñez V., Brea Garcia E. 2009, Arquitectura popular dominicana, Banco Popular, Santo Domingo.
Sitografia
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BID_ Banco Interamericano de Desarrollo.
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61
Indice
Presentazione Flaviano Maria Lorusso
5
Introduzione
8
Tematiche
13
Contesto della Repubblica Dominicana
21
Analisi
27
Strategia
37
Progetto
43
La casa Modulo
51
Postfazione Francesco Gravina
59
Bibliografia
61
Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze Aprile 2019
Da sempre, in quei contesti urbani investiti da forti trasformazioni e sviluppo economico, convivono due ‘tipi’ di città, una formale e una informale. Questo succede oggi nei paesi del terzo mondo che sono investiti da una crescita economica accelerata, a cui non riescono dare risposte immediate. La città informale, quindi, si insedia nel tessuto urbano in maniera disordinata e abusiva, non permettendo ai suoi abitanti di accedere ai servizi di prima necessità. I confini delle città cambiano a seconda delle epoche storiche e delle necessità economiche contingenti. Accade che gli abitanti di queste due città si incrociano, si sfiorano, si guardano: sono in contatto senza vedersi. Le persone facenti parte della città informale non hanno voce nella vita formale. Queste persone che vivono nella città informale sono solo o un numero, o una statistica, o una pura cronaca giornalistica. Come risposta a tutto ciò ci addentriamo nel tema dell’architettura e dell’inclusione sociale, tentando di trovare una soluzione reale ed efficace a questo problema. Quindi analizzando le città e le sue caratteristiche e con le informazioni acquisite tenteremo di combattere la formazione di circoli esclusivi. Il lavoro nasce da un’attenta analisi che ci porta ad individuare cosa realmente sia l’informalità e quali persone vada a interessare; nasce quindi la necessità di offrire un miglioramento della qualità di vita delle persone emarginate. È doveroso studiare la città e le sue caratteristiche per creare un criterio sul tema dell’inclusione, ricercando nell’architettura e nell‘urbanistica la soluzione per convertire e guidare la società di tipo informale verso un traguardo che rompa le barriere sociali e consenta un’integrazione dei cittadini. Ilaria Mannucci (Pisa, 1990), architetto. Studia a Firenze e a Madrid, laureandosi con lode all’Università degli studi di Firenze nel 2018 con la tesi presentata in questa pubblicazione, relatore Flaviano Maria Lorusso. Questa tesi ha permesso di eseguire studi e analisi sul campo, in linea con i suoi interessi in ambito di architettura sociale e di rigenerazione urbana.
ISBN 978-88-3338-066-7
ISBN 978-88-3338-066-7
9 788833 380667