Firenze Architettura 2008-2

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ISSN 1826-0772 2.2008

atlante dei corsi di progettazione architettonica

atlante dei corsi di progettazione architettonica

firenze architettura

firenze

architettura

Periodico semestrale Anno XII n.2 Euro 7 Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze

2.2008


In copertina: Sharad Pouladin Plastico di Firenze foto Davide Virdis

Periodico semestrale* del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura viale Gramsci, 42 Firenze tel. 055/20007222 fax. 055/20007236 Anno XII n. 2 - 2° semestre 2008 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997 ISSN 1826-0772 Direttore - Maria Grazia Eccheli Direttore responsabile - Ulisse Tramonti Comitato scientifico - Maria Teresa Bartoli, Giancarlo Cataldi, Loris Macci, Adolfo Natalini, Ulisse Tramonti, Paolo Zermani Capo redattore - Fabrizio Rossi Prodi Redazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Giorgio Verdiani, Andrea Volpe, Claudio Zanirato Info-grafica e Dtp - Massimo Battista Segretaria di redazione e amministrazione - Grazia Poli tel. 055/20007296 E-mail: progeditor@prog.arch.unifi.it. Proprietà Università degli Studi di Firenze Progetto Grafico e Realizzazione - Massimo Battista - Centro di Editoria Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Fotolito Saffe, Calenzano (FI) Finito di stampare novembre 2008 *consultabile su Internet http://www.unifi.it/dpprar/CMpro-v-p-34.html


architettura firenze

2.2008

presentazione

Tra ragione ed istinto Ulisse Tramonti

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corso di laurea architettura IV-V anno

Permanenze e flussi Fabrizio Rossi Prodi

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Alberto Baratelli - Città in trasformazione - nuove dinamiche urbane

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Antonio Capestro - “La Declassata di Prato: da infrastruttura a città”

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corso di laurea progettazione dell’architettura IV-V anno

Antonella Cortesi

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Maria Grazia Eccheli - Palazzo a Castello

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Stefano Follesa

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Andrea Ricci

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Fabrizio Rossi Prodi

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Paolo Zermani

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Alberto Baratelli - Workshop su Londra

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Antonio Capestro e Claudio Zanirato - Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura

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Giancarlo Cataldi - Leggere per progettare nel contesto

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Lorenzino Cremonini e Vittorio Pannocchia - Lo spazio della luce nella scena urbana

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Antonio D’Auria e Roberto Berardi

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Maria Grazia Eccheli - Parco abitato

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Loris Macci - Profondità sintetiche

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Adolfo Natalini - Riqualificazione urbana del complesso ospedaliero di Santa Chiara a Pisa

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Il progetto di architettura nei laboratori del corso magistrale biennale di “Architettura” Alberto Breschi

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Flaviano Maria Lorusso - MCF - Museo Città di Firenze

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Ulisse Tramonti - Parco Commerciale ed Osservatorio della Qualità Europea

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Alberto Breschi - Il Sito Archeologico di Chan Chan in Perù

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Gholamreza Massoud Ansari - Progetto di recupero area ex-Macelli di Firenze

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Marino Moretti - 100% Cool

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Claudio Nardi - Hospitality

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Marco Tamino - Progetto CAMPUS residenze universitarie

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Tra ragione ed istinto Ulisse Tramonti

Come già successo in passato, Firenze Architettura presenta una nuova e generosa “istantanea” della ricerca compositiva portata avanti all’interno dei vari Laboratori di Progettazione Architettonica. Mentre in un precedente Atlante si rendevano noti i risultati e le posizioni dei primi tre anni eseguiti all’interno dei Corsi di Laurea in Architettura e in Scienze dell’Architettura, in questo ultimo numero vengono portati all’attenzione i percorsi di studio e di ricerca, compiuti nei due Corsi di Laurea all’interno dei Laboratori di Progettazione Architettonica 4. La lettura attenta delle pagine che seguono, non può che porci in una condizione di felice consapevolezza. Essa deriva, oltre al fatto ormai consolidato di un riuscito ed inscindibile connubio tra didattica e ricerca, anche e soprattutto dalla bontà dei parametri, dalla qualità della stessa ricerca compiuta, nonché dalla questione dei linguaggi con la quale essa si esprime. Una qualità che riesce a fondere la percorrenza di un insieme di rigori teorici, straordinariamente inconsueti in questo mondo abitato dalle sole immagini, con l’altrettanto straordinaria capacità interpretativa delle molte qualità fenomenologiche proprie dell’atto progettuale. A prima vista questa dualità, potrebbe apparire falsatamente antinomica, autoannullarsi vicendevolmente nell’inconciliabilità dei suoi termini, ma ad una lettura più attenta, si può obiettare che questo tenere insieme regola e relativa dissoluzione è forse stato da sempre l’essenza più preziosa del progetto fiorentino. Un progetto spesso controcorrente, mai esperito

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sul solo piano dell’immagine e delle sue tonalità, quanto piuttosto su solide basi di concreta fattibilità, anche se esso, spesso si fa promotore di una visionarietà necessaria e funzionale affinché possa compiersi ogni processo evolutivo. In generale, nella condizione odierna registrabile attraverso i vari umori che circondano il mondo del progetto, si intuisce come la rivoluzione dei mezzi digitali abbia oramai inarrestabilmente condizionato non solo il modo di vedere e rappresentare l’architettura, ma anche lo stesso modo di farla. Questo però, non ha innescato a Firenze, i molti e deleteri risvolti che essa solitamente comporta. Nei percorsi della Scuola di Architettura di Firenze infatti, l’architetto e quindi l’allievo architetto, non viene affatto visto come il semplice operatore mediatico a caccia di una seduzione che arriva attraverso la sola immagine, quanto piuttosto, ancora come l’artefice della messa in atto di una complessità, che solo attraverso il progetto può prendere forma. Una forma che i media ci propongono come sempre più incerta, arresa dietro all’equivoco di una sua a tutti i costi rincorsa “novità”. Questi percorsi di didattica e ricerca invece, indicano l’idea di una forma che è ancora il risultato di un processo strutturato e logico, fatto di passaggi canonici e di fasi necessarie. Una forma che non è rottura a tutti i costi, ma doverosa variazione in una continuità necessaria e resa contemporanea dall’immissione di molte e ulteriori valenze, che rimane sempre il sistema di riferimento prioritario. Questo vale anche per il lavoro nei codici della progettualità, spesso gene-


ralmente abbandonati perché ritenuti spia di una dimensione accademica del progetto, che vengono invece ampiamente navigati dalla cultura fiorentina, in modo da coniugarli con le novità del contemporaneo, a ricordarci che la vera evoluzione, non può essere sola rottura, ma il dialogo e l’interazione tra il presente e il passato, tra la prassi e lo stimolo, tra la ragione e l’istinto. Anche il valore della storia, continua ad essere nella cultura progettuale universitaria fiorentina, un valore di stimolo. Un elemento non da superare, ma un dato da far interagire con i molti altri dati del percorso di progetto. Una storia, che se viene ovvio immaginare come prioritaria negli interventi legati ai contesti storicizzati, viene considerata quando si opera in luoghi meno visibilmente dotati di carattere e di identità, sotto forma di insieme di stratificazioni, di latenze, di frammenti e lacerti, a caccia di figure, tipologie e modelli, capaci di innescare con le contaminazioni del contemporaneo, una reazione forte di evoluzione. Come accennato all’inizio, a queste visioni di regola, ovviamente mai intese in un loro valore esclusivamente accademico, si somma poi anche la tradizionale visione di variabilità, esclusivo concetto tutto fiorentino, la cui michelucciana deriva, trova una sua declinazione e applicazione ancora più compiuta, nella debordante rete di relazioni e di immaterialità che la città odierna offre. Per cui in questa ottica, la forma è “risultato” e non apriorità, è sommatoria e non gesto, insieme alla traduzione più sensibile del rapporto tra l’architettura e il suo contesto. Un modo non per uscire dagli orientamen-

ti della teoria come all’apparenza si sarebbe potuti portare a credere, ma forse l’unico modo possibile per dare senso ad una progettualità in relazione alla città. In altre parole, una interpretazione che non calca la mano sulla liberalizzazione della forma, ma al contrario stabilisce i confini e determina gli ambiti di una sua doverosa legittimazione. Quindi una felice situazione di “solitudine” quella della didattica progettuale fiorentina, nella quale alla presenza cospicua degli orientamenti teorici, si affianca la percorrenza di un crinale maggiormente istintuale, a ribadirci che codice ed istinto fanno parte di una stessa visione del progetto. Nella lettura delle pagine che seguono, è possibile registrare questa compresenza; è possibile percepire questo doppio ordine armonico, che lascia come sempre però, libera e aperta la questione del linguaggio. Molte volte infatti si fraintendono questi termini, assimilando la ricerca al linguaggio. In realtà i due aspetti possono anche essere scissi tra loro; ovvero si può avere una poetica che si esprime all’interno di uno stesso linguaggio che viene affinato nel tempo per avvicinamenti successivi, senza che questa immobilizzi la sua ricerca progettuale, che può essere anche fervida, come di contro, si può avere una poetica nella quale si ha una differenziazione esasperata di espressione e nessuna variazione nei suoi termini di ricerca spaziale. A questa ambiguità, Firenze risponde con una polifonia di espressioni linguistiche che contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, non esprimono, esaltandole, le sole tonalità im-

pressionistiche e fenomenologiche del progetto e della città e dell’ambiente, quanto piuttosto una sorta di margine di giuoco, un controcampo operativo di una libertà da sempre esistita che dimostra come attorno ad una serie di nuclei fondanti, si possa declinare immagine ed espressione, senza variarne i contenuti. Una consonanza di intenzioni che appare in filigrana oltre le diversità dei linguaggi. Sul piano didattico, questo si riversa nella consapevolezza del percorso e non del risultato, come se a parlare, prima dei risultati, fossero le analisi, i metodi, i processi, i sistemi, gli approcci, a confermare che mentre la forma è “variabile”, il transito necessario per raggiungerla e costituirla, altro non è che un lento viaggio nel senso più intimo delle cose.

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Corso di Laurea in Architettura

Permanenze e flussi Fabrizio Rossi Prodi

Le misure del progetto urbano mostrano la nostra inadeguatezza culturale ad affrontare il paesaggio. Tutta la nostra formazione è basata sulla lettura dei tessuti urbani storicizzati e dei valori dei luoghi e sulla definizione di frammenti di organismi, in genere riconducibili alle misure del pavilionsystem, sui cui aspetti linguistici, poi, ci esercitiamo a lungo. Quando lasciamo i tessuti consolidati o i rapporti con le preesistenze che i centri storici ancora offrono e ci spingiamo all’esterno, lo smarrimento dei riferimenti ci porta, di solito, o a soluzioni nostalgiche, o a esibizioni di volta in volta tecnologiche o linguistiche, il cui preteso valore salvifico è pari solo allo smarrimento solipsistico che esse rivelano. La disciplina ha coniato anche dei termini – tutti rinunciatari - quali nonluogo, sprawl, dis-misura, che sembrano messi lì a giustificare questa ritirata. In realtà siamo orfani della vecchia idea dei piani ottocenteschi coi loro bravi allineamenti, con il progetto delle facciate e dei principali monumenti sviluppato da una sola mano; siamo orfani anche dell’idea moderna di una città seriale e sistematica nella quale l’organizzazione delle funzioni e dei processi di trasformazione del territorio, rivestiti da un’espressione architettonica astratta, attribuivano proprio al metodo l’unico sigillo di qualità. Ci siamo invece ritrovati di colpo nella città dell’individualismo liberista che rende tutte le posizioni geografiche equivalenti, purché adeguatamente servite da flussi di comunicazione, da poli di attrazione e da dotazioni di superficie, di aria condizionata o di aree verdi, ove le nostre vecchie libertà

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democratiche svaniscono davanti a soavi, quanto illusorie promesse di consumo e di comodità. Questa città caotica ha rimescolato il valore tradizionale dei luoghi, avendone sovvertito la posizione, le relazioni e i modi della loro produzione; anche i luoghi storici sono stati sottratti all’aura del mitico e sono stati ricollocati all’interno della categoria dei parchi tematici, legati ai fenomeni dalla cultura di massa e delle sue inclinazioni vuoi al turismo, vuoi al tempo libero, o alla cura del corpo. Un sintomo esplicito e drammatico di questa trasformazione è mostrata dalla crisi dello spazio pubblico, l’ambito in cui dimora la nostra identità civile e luogo delle nostre responsabilità collettive; lo spazio pubblico è sempre meno progettato e intenzionale, piuttosto appare come “spazio vuoto”, residuo delle trasformazioni, oppure rifluisce all’interno di grandi contenitori privati destinati al commercio, allo spettacolo e al tempo libero: le nuove piazze. L’idea di bellezza – bellezza dell’opera, ma anche bellezza della città – un tempo garantita dall’imitazione di modelli conformi alle volontà politico-religiose, poi collocata nell’idea romantica dell’espressione dell’anima o dello spirito individuale o collettivo, quale rivelazione dell’essere nel mondo, dei suoi significati e del tempo corrente, oggi risulta legata più alla comunicazione, che non all’espressione, cioè si trova sul versante della fruizione e non della concezione dell’opera, stabilendo inediti (e insani) rapporti con il consumo del prodotto. Per questo nascono gli outlet in forma di villaggio pittoresco, i centri storici divengono la caricatura di se stessi, i centri commerciali sono


piazze interne e i nostri colleghi più furbi vivono beatamente andando in giro a sostenere che ormai l’architettura è l’ultima forma di pubblicità, nella quale si ritagliano il ruolo di grandi seduttori. Questo processo globalizzato corre veloce, assorbe i nostri valori più autentici e li commercializza in vari mercati, esso ha alterato il senso delle cose che non dimora più nelle profondità del pensiero e della sua espressione, ma nelle relazioni della comunicazione, nelle iterazioni di sequenze eteronome alimentate da materiali diversi, fra i quali compaiono anche i nostri paesaggi e i nostri valori storici, tuttavia solo dopo aver perso i loro valori assoluti e il loro radicamento concreto. Davanti a questo scenario, il pensiero architettonico – ancorché smarrito può invocare la stabilità di alcuni tratti del nostro paesaggio storico, e magari anche di quello moderno, esaltando il loro ruolo di fonte genetica del progetto, sia pure nel continuo rinnovamento, e di “opera” in cui ricercare le misure, gli spazi, l’origine dei nostri linguaggi, le matrici tipologiche e di organismo. Molti di questi luoghi esistono ancora fisicamente, talvolta sono anche patrimonio dell’immaginario collettivo, costituendo una sorta di visione analogica della città e dei paesaggi, che alimenta pure il mondo della comunicazione. Questo esercizio di attenta lettura dei valori insediativi offerti dai nostri centri urbani va senza dubbio esteso anche ai segni più minuti del paesaggio, che traspaiono nelle aree naturali e nelle zone di frangia, per ricavare i temi e gli elementi del progetto. Continuare a formare gli allievi su questo esercizio di lettura e di trascrizione

ha un’indubbia efficacia, e non solo resistenziale, perché là risiedono gli strumenti fondanti della nostra disciplina; d’altra parte il lavoro di osservazione e di comprensione deve sforzarsi di abbracciare anche i luoghi della contemporaneità, sperimentando strategie di interpretazione tutt’altro che acquisite alla disciplina e continuando a sviluppare la conoscenza dei luoghi attraverso l’esercizio del progetto, come atto centrale e insostituibile di comprensione dei valori dei luoghi e di formazione della personalità degli allievi. Nella redistribuzione di senso che la civiltà contemporanea sta compiendo, il valore di queste identità locali rischia di trasformarsi in un altro prodotto di consumo, se ancorato esclusivamente alla sua rappresentazione storica; per questo occorre contrattarlo continuamente con le condizioni, le necessità e le espressioni contemporanee, occorre metterlo in gioco e verificarne l’efficacia nell’affrontare gli “spazi vuoti” dei tessuti urbani e la riconversione delle aree edificate. Il fine di questo impegno didattico non sarà forse quello di riuscire a conservare i luoghi e diffonderne i caratteri negli insediamenti circostanti, perché questi valori sembrano smarrirsi nei flussi della civiltà contemporanea, ma almeno sarà quello di aver formato delle coscienze ai valori dei luoghi, al radicamento nelle identità della propria formazione, al senso profondo della relazione fra una struttura sociale e la sua espressione architettonica e urbana, in modo da creare un patrimonio di conoscenze e di metodo che i futuri architetti possano testimoniare e introdurre, come fattore di radicamento

alla propria origine, nel flusso delle sequenze comunicative, sempre più indifferenti al tempo e allo spazio, che ci investono e ci travolgono.

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Alberto Baratelli

Città in trasformazione - nuove dinamiche urbane

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Laboratorio di Progettazione Architettonica 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Alberto Baratelli A.A. 2004-2007

Moduli Didattici Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea: Luca Rivalta A.A.2004-2007 Progetto di Strutture: Alberto Bove A.A.2004-2007 Collaboratori: Alessandro Rizzo (coordinatore del seminario su Londra) Tommaso Rossi Fioravanti (coordinatore del seminario su Firenze) Fabiola Gorgeri Davide Olivieri Marcello Fara Lorenzo Tognocchi

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Il progetto di architettura è un complesso di operazioni costantemente in oscillazione tra passato e futuro. In questa maieutica conduzione del processo progettuale è compito della scuola favorire la conoscenza del presente attraverso la conoscenza della sua storia e organizzare l’utopia per preparare il domani. Un’utopia intesa non come fuga o astrazione dai problemi concreti ma come aspirazione al nuovo al contemporaneo. Una ricerca avanzata a cui il progetto per sua natura deve sempre tendere. Il Laboratorio di Progettazione Archi-

tettonica IV - che trova la naturale continuazione nel laboratorio di Sintesi finale – si articola in due seminari distinti riferiti a realtà urbane, Firenze e Londra, con caratteristiche e peculiarità anche molto differenti ma accomunate da problemi di fondo ormai riscontrabili in misura diversa nella maggior parte delle città contemporanee. L’ambito di riferimento è costituito da interi brani urbani e vaste aree dismesse o sottoutilizzate che, interessati da profonde trasformazioni e importanti cambiamenti di ruolo, necessitano attualmente di operazioni radicali di


riqualificazione e rimodellazione per ricreare nuove identità, riscattando la generale atopia dei luoghi. Attraverso i masterplan generali di riassetto, risultato della prima parte di lavoro dei due seminari e lo sviluppo successivo di progetti architettonici gli studenti sono chiamati a definire un nuovo modo di vivere e usare queste parti di città interpretando i valori che essa trasmette ma contemporaneamente adeguandola alle esigenze del presente e di un futuro prossimo.

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8 1-2 Mediateca e Biblioteca a Rifredi Laura Belmonte, Sonia Beltrà, Paloma Cantos, Mar Revilla A.A. 2006-2007 3-4 Stazione - Galleria commerciale a Rifredi Hernán Echevarría, Eneko Fernandez, Maitane Quinteiro Adriano Buggiano, Romina Bertelotti, Micol Biagioni A.A. 2006-2007 5-6 Centro Culturale a Rifredi Elisa Vernazza, Maja Von Glinski A.A. 2006-2007 7-8 Stazione - Ponte a Rifredi Jonathan Ramelli A.A. 2005-2006

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Antonio Capestro

“La Declassata di Prato: da infrastruttura a città”

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Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Antonio Capestro A.A. 2005-2006

Moduli Didattici Teorie della Ricerca Architettonica Contemporanea: Cinzia Palumbo A.A. 2005-2007 Progetto di Strutture: Leonardo Brogioni A.A. 2005-2006 Collaboratori: Andrea Magrini Valentina Nibbi Giuditta Niccoli Laura Roy

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Nell’ambito della riformulazione di urbanità contemporanee, il corso ha scelto di considerare, come ambito tematico l’infrastrutturazione di città e territorio sollevando una questione: esiste la possibilità che questi sistemi fisici di collegamento possano essere ripensati come spazi da restituire alla città come strutture da abitare e luogo di espressione di nuove identità urbane? Possono strade, ferrovie, scambiatori intermodali, stazioni metropolitane e ferroviarie, parcheggi diventare sistemi urbani complessi generatori di relazioni e spazi rinnovati?

Da qui la scelta di una realtà urbana, Prato, compromessa da una infrastruttura, la Declassata, che la attraversa bypassando ogni forma di relazione con essa. La sua collocazione strategica, da tempo sottratta al coinvolgimento cittadino, ne fanno una formidabile occasione per ripensarla come struttura, quindi come città nel suo complesso e nella proiezione futura, individuando in questa sua risorsa interna materiali di “scambio”, fisico e culturale. Operando dal loro interno o dai loro margini infrastruttura e città sono state rivisitate per crescere in qualità, proponendo nuovi


punti e modalità d’incontro, nuove infrastrutture relazionali. La complessità del tema ha richiesto, in prima battuta, una struttura di indirizzi sintetizzata attraverso un masterplan inteso come orditura progettuale su cui innestare, successivamente, diversi progetti riferiti a settori urbani siglati da temi e parole chiave quali arte, cultura, informazione/formazione e produzione. Le immagini proposte sintetizzano il tentativo di ricostruire l’idea di tessuto urbano che, reinterpretando la mixitè pratese, suggestiona anche formalmente i progetti.

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5 1 Valentina Melone Sistema fieristico per l’arte new-media A.A. 2005-2006 2-3 Jona Ferraz, Orlando Lopes De Sa Sistema di laboratori per la cultura dell’arte e della musica A.A. 2005-2006 4 Pedro Amendoeira, Antonio José Ferreira, Paulo Merlini Sistema di laboratori per l’informazione e la formazione A.A. 2005-2006 5 Ilaria Forzoni, Sara Latini, Federica Manca, Silvia Nepi Sistema di laboratori di ricerca per la produzione A.A. 2005-2006

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Antonella Cortesi

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Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Antonella Cortesi A.A. 2007-2008

Moduli Didattici Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea: Sergio Martellucci A.A.2007-2008 Progetto di Strutture: Silvia Nencioni A.A.2007-2008 Collaboratori: Renzo Marzocchi Michele Piccini

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La Progettazione Architettonica e Urbana si muove tra due termini estremi, con i quali non ci sentiamo in sintonia: - da una parte, l’idea dell’“urbandemia”, malattia invasiva che ha pervaso ogni angolo della terra e vede tutto in termini di paesaggio urbanizzato; - dall’altra, la concezione dell’architettura come policulturalità laicista, che accetta tutto e il contrario di tutto. Noi, come insegnanti, ricerchiamo l’affermazione delle libertà che sono alla base della costruzione della città. Libertà vissute nel quotidiano dai cittadini e componenti essenziali della

formazione dello spazio. Gli esempi illustrati, da noi scelti, sono rappresentativi del passaggio dal terzo al quarto anno del corso di laurea (essendo stata recentemente avviata una sperimentazione didattica di rotazione biennale), con accentazione della ricerca di metodo nella prima fase e di quella della prefigurazione spaziale nella seconda. Tema del Laboratorio non è la definizione di un manufatto funzionalmente definito (edificio), ma la costruzione di un luogo. Un luogo dell’abitare, che coinvolga le attività umane e faccia sì


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che i cittadini trovino elementi di identità nel proprio spazio di vita e si riconoscano nel luogo attraverso l’esercizio delle loro libertà. Questo ha significato ricercare i caratteri dell’ambiente scelto, chiarire principi e finalità, trovare strumenti per la loro attuazione. I temi illustrati sono diversi, pur nella loro simiglianza. Nel primo, un percorso che riscopre il tracciato del torrente Affrico, e che cerca di riconquistare il rapporto fra l’Arno, le colline e la città, attraverso una riattivazione di aspetti sensoriali oggi trascurati e dormienti (”laboratori

sensoriali”). Nel secondo caso, ancora un percorso che, nascendo dalle suggestioni del fiume nelle sue zone extraurbane, alla “Nave a Rovezzano”, nasce laico in fregio all’antico Mulino ma trova momenti di sacralizzazione fino a culminare nella suggestione di un vero e proprio spazio sacro. Ci interessa far emergere in questo breve spazio le “liturgie del movimento” e le suggestioni che hanno condotto gli allievi a trasformare un sito geografico in luogo dell’abitare.

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1 - 2 -3 - 4 Suggestioni di un percorso: la sacralità del luogo Giampiero Lombardini 5-6-7 Dalle colline all’Arno: esperienze sensoriali Susanna Pecchioni

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Maria Grazia Eccheli

Palazzo a Castello

Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Maria Grazia Eccheli A.A. 2005-2006

Moduli Didattici Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea: Michelangelo Pivetta A.A.2005-2006 Collaboratori: Luca Barontini Alberto Pireddu Luca Venturini Alessio Bovini Eleonora Cecconi

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Un palazzo-città o una città-palazzo a declinare l’eterogeneo programma di una sede regionale a Castello. Amorfa periferia dell’hinterland fiorentino, spazio rarefatto, un intrecciarsi di funzioni ed edifici, un sovrapporsi continuo di logiche differenti che regolano il rapporto tra tipo e ambiente urbano. L’incontrarsi casuale, non organizzato, di interventi che trovano riferimento a scale diverse; ferrovia, aeroporto, autostrade, capannoni, condomini e l’industria della chimica hanno gravemente e in modo inesorabile compromesso misure e rapporti di uno splendido paesaggio.

Saranno i lacerti sopravvissuti a segnare tracce e dettare le forme del nuovo progetto: l’antico tracciato della via sestese che invera da secoli il limite fisico tra la Piana di Firenze e le colline di Castello: la grande pianura e il suo sistema viario ad ampie maglie ortogonali modulate sull’originaria centuriazione romana, a fronte dei primi rilievi appenninici e la topografia straordinaria delle ville rinascimentali fiorentine. Il territorio agricolo, la propria inconfondibile misura, e il luogo d’elezione di quel giardino all’italiana che, sua rappresentazione e metafora, fonda sulla


Laura Bartolini, Benedetta Landini Elena Mechetti, Serena Minacci, Greta Mozzachiodi Elisa Pascolini, Sonia Alunno, Alessio Bruno Linda Bacci, Benedetta Landini Gianvito Alba, Stefano Buonavoglia, Maurizio Ignesti Elena Dervini, Rossana Giuliva, Alessio Fieri Rachele Bandoli, Laura Pacciani, Roberta Muscogiuri, Roberta Tola, Claudia Obino Joào Luis Bengla Mestre, Maria Vitoria Fischer dos Santos Simone Ragni, Emanuele Cacciamani

più pura geometria delle forme il rapporto sapiente tra Natura e Artificio. In fregio alla via per Sesto, ancora, la crociera di Castello con il cardo e il decumanus maximus orientati secondo gli assi della centuriatio, nel punto in cui la stessa lentamente scompare. La piana, i colli e il piccolo borgo che ancora fissano per sempre quell’immagine di equilibrio irripetibile dove il sistema delle ville si manifesta nell’organizzazione, precisa e misurabile, dei concreti rapporti fisici e spaziali tra manufatti, percorsi e spazi liberi nella costruzione di un paesaggio di grande armonia e rara bellezza.

Come obbedendo alle segrete leggi di una costellazione, gli edifici si dispongono, infatti, lungo la fondamentale curva di livello dei 70 metri, con l’asse principale sempre ortogonale alla sestese e ad una distanza pressoché costante; solo La Petraia si allontana sulla collina a dominare quasi l’intera vallata dalla loggia della sua splendida torre. Fra tutte, la villa Medicea del Vivaio era segnata, nell’originario disegno del Tribolo, da un lungo viale di gelsi ed olmi che la collegava all’Arno attraverso la pianura. Un segno fortissimo nel territorio, che agganciava il fiume al Monte Morello e,

mentre allineava e distribuiva i diversi elementi del giardino, materializzava simbolicamente lo sguardo di un principe che assisteva alla rappresentazione del proprio mito. Del sogno del Tribolo rimane solo un frammento, sospeso tra la ferrovia e il parterre della villa. Unica traccia di un progetto straordinario e mai realizzato.

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Stefano Follesa

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Architettura degli Interni Disciplina Caratterizzante Architettura degli Interni: Stefano Follesa A.A. 2007-2008 Collaboratori: Valentina Sarica

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Il corso di Architettura degli Interni si è articolato in un programma di lezioni frontali ed esercitazioni volte a favorire la conoscenza dei linguaggi e delle tecniche di progettazione per l’interno domestico. Le lezioni frontali divise in due cicli (gli arredi strutturali/gli arredi mobili ) hanno analizzato tutti i componenti dell’ambiente abitativo e le dinamiche d’interazione tra rituali domestici ed elementi d’arredo. Alle lezioni frontali hanno corrisposto le esercitazioni svolte in classe che di volta in volta, sulla suggestione di un breve scritto ( la descrizione in forma

di racconto di differenti ambienti della stessa abitazione ), invitavano gli studenti a progettare sulla traccia di ciò che veniva loro descritto. Gli esercizi in aula hanno portato progressivamente a dei passaggi di scala (dall’oggetto al progetto d’architettura) e ad un percorso graduale di scoperta di quello che sarebbe poi diventato l’argomento d’esame. Le ultime due esercitazioni hanno svelato il tema finale che per quest’anno ha riguardato la riprogettazione della “Maison du Verre” di Pierre Chareau per un committente da scegliere tra


il nipote del dottor D’Alsace, quattro giovani studenti fuorisede e una coppia di artisti affermati. Ogni committente comportava necessariamente differenti problematiche e un diverso linguaggio progettuale. La Maison du Verre è stato scelta come esempio di progettazione “totale” che, partendo dalla ristrutturazione architettonica del manufatto edilizio, arriva sino alla definizione dei più piccoli particolari d’arredo. Lo stesso approccio è stato richiesto per l’esercitazione d’esame.

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1 Ilenia Certini Cabanon sulla spiaggia per Pierre Chareau 2 Milena Lentis Libreria per la casa del Dottor d’Alsace 3-4 Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio Gias Casa per quattro studenti, camera dell’ingegnere 5 Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio Gias Casa per quattro studenti, camera dell’architetto 6 Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio Gias Casa per quattro studenti, camera della stilista

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Andrea Ricci

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Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Andrea Ricci A.A. 2006-2007

Moduli Didattici Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea: Mario Bruno Broccolo A.A.2006-2007 Progetto di Strutture: Ruggiero Santo A.A.2006-2007 Collaboratori: Andrea Cavicchioli Cristiano Cossu Andrea Piatti Ada Toni

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Il progetto di un centro parrocchiale nell’area dell’ex Fabbrica Franchi, nel quartiere Varlungo a Firenze, sviluppato all’interno del Laboratorio di Progettazione Architettonica 4, offre l’opportunità di indagare il tema del tempio per il culto cattolico, la sua origine, le sue trasformazioni e metamorfosi nel tempo. Nell’incontro tra la “funzionalità liturgica”, ritrovata e compresa entro il suo immenso campo d’azione simbolicorituale, e le figure dello spazio sacro, storicamente individuate nel corso di una vicenda architettonica ormai

bimillenaria, l’obiettivo è quello di sondare il “campo di esistenza” di possibili evoluzioni nella definizione compositiva di tale spazio, operando soltanto entro i termini di riconoscibilità delle figure stesse. Non potendo certo ignorare il grande dibattito scaturito dalle riforme in atto all’interno della Chiesa, soprattutto per l’influenza determinante che questo ha indotto nella stessa concezione architettonica dell’edificio per il culto cattolico, i progetti nell’ambito del Laboratorio popolano quella “terra di confine” dove la rispondenza alle nuo-


ve esigenze, simboliche ed operative, incontra la possibilità di riproporre, pur ritrovate e metamorfizzate nel contemporaneo, anche quelle figure e quelle strategie spaziali di antica tradizione costruttiva che, solo in virtù di una lettura superficiale e miope, potrebbero apparire anacronistiche. Il disegno architettonico è lo strumento conoscitivo di tale confronto: la manualità del suo lento costruirsi attraverso variazioni e ritrascrizioni dei materiali della storia, sottende il processo di esplicitazione-rappresentazione dell’idea in forma dello spazio

1-5 Maria Giulia Caliri, Giosué Gherardi, Fabio Paoli, Federico Piras Centro parrocchiale nell’area dell’ex Fabbrica Franchi a Firenze A.A. 2006-2007

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Fabrizio Rossi Prodi

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Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Fabrizio Rossi Prodi A.A. 2006-2008

Moduli Didattici Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea: Francesca Privitera A.A.2006-2008 Progetto di Strutture: Leonardo Brogioni A.A.2006-2008 Collaboratori: Damiano Bartoli Francesca Genise Jacopo Maria Giagnoni Fabiano Micocci Emiliano Romagnoli Nicola Spagni

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L’espansione accelerata dei nostri centri abitati ha impedito il perpetuarsi di quel lento processo di sovrapposizione e sedimentazione dei luoghi che era proprio della crescita delle nostre città. Alla stratificazione dell’architettura nel tempo si è progressivamente sostituito il rapido dilagare di un’edilizia anonima e senza qualità che ha provocato la perdita di riconoscibilità dei nostri luoghi che si sono saldati in un generico aggregato metropolitano privo di confini certi e lacerato dall’aggressione delle infrastrutture. Nell’indifferenza di questo paesaggio, nel quale sembra

impossibile orientarsi, sembrano anche smarrirsi i principi e i valori un tempo condivisi dalla società e celebrati attraverso la costruzione dell’architettura della città. Per questo il corso è rivolto allo studio di alcune aree-problema, frutto delle recenti trasformazioni delle città e del territorio, luoghi dove sono evidenti il conflitto di scala, l’alterazione delle originarie misure dello spazio, il progressivo smarrirsi dell’identità dei luoghi e di chi li abita. Il Laboratorio affronta allora il tema del ruolo etico che l’architettura può svolgere e chiama gli studenti ad esprimere, attraverso il


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progetto di un frammento di città, un giudizio critico ed una valutazione sui luoghi e sul paesaggio, ad interrogarsi su quale sia il rapporto tra passato e progetto del nuovo e quali siano e come debbano essere nella contemporaneità i luoghi della collettività e quali siano i valori che essi devono rappresentare. 1 Andrea Donini, Mattia Forti, Stefano Malfatti Riqualificazione dell’area S. Zeno, Pisa 2 Alessandra Righi, Annalisa Rustici, Daniel Screpanti Riqualificazione dell’ex deposito ferroviario, Pisa

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Paolo Zermani

L’arte di vedere

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Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione Urbana: Paolo Zermani A.A. 2005-2007

Moduli Didattici Teorie della Ricerca Architettonica Contemporanea: Mauro Alpini A.A. 2005-2007 Progetto di Strutture: Tommaso Rotunno A.A. 2005-2006 Silvia Nencioni A.A. 2006-2007 Collaboratori: Elisabetta Agostini, Michela Bracardi, Riccardo Butini, Silvia Catarsi, Francesca Mugnai, Carlotta Passarini, Andrea Volpe

1-5 David Mantellassi Progetto di una Chiesa a San Lorenzo a Greve (FI)

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Aldous Huxley pubblica nel 1942 “L’arte di vedere”, una singolare dissertazione letteraria in bilico tra scienza e arte, nella quale riferisce del suo graduale recupero della vista. Il percorso seguito per la rieducazione visiva spinge l’autore a riflettere sul processo percettivo e sulle strette connessioni che legano l’atto fisiologico con quello psichico. È, in effetti, il riconoscimento di un aspetto mentale della visione che rende possibile l’intervento di una vis medicatrix naturae per certi difetti della vista. Come è noto, le impressioni visive che ci forniscono gli occhi, necessitano poi della memoria e dell’immaginazione per

la costruzione delle immagini. Vedere, implica selezionare un campo di osservazione, classificarne i dati e codificarne le informazioni in virtù di una categoria di immagini che appartengono ai nostri ricordi; la consapevolezza di questo naturale processo percettivo, diviene per Huxley ciò su cui si esercita l’arte di vedere. Individuare le differenze nel quadro sempre più omologato dell’ambiente urbano, significa leggere i tratti fondativi che identificano il carattere del luogo, saper vedere e re-interpretare le tracce ancora capaci di alimentare la sensibilità contemporanea. Tuttavia, per scoprire le


differenze, occorre aver chiaro ciò che si cerca, perché guardare non sempre corrisponde a vedere. Dunque, la conoscenza dei principi generali di un sapere secolare e catalogabile, si rende indispensabile per cogliere nella realtà odierna i frammenti di una storia interrotta ma mai conclusa. Il laboratorio di progettazione architettonica del Prof. Paolo Zermani pone la consapevolezza della realtà storica dell’architettura come premessa indispensabile per leggere il paesaggio contemporaneo. La ricerca condotta nell’ambito del corso non si prefigge, utopisticamente, l’obiettivo di cambiare l’ambiente, ma semmai, più

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pragmaticamente, di cambiarne le modalità di percezione, favorendo, attraverso pochi segni d’architettura, rinnovati legami con il nostro patrimonio territoriale. Nella recente esercitazione condotta dagli studenti il progetto è stato ubicato nel piccolo borgo di San Lorenzo a Greve, un centro ormai conurbato nella dilagante periferia di Firenze. Qui l’indagine si è orientata all’individuazione degli aspetti più significativi del paesaggio antropizzato. Sono state quindi censite e selezionate immagini e realtà depositarie dei caratteri ereditari del luogo che, opportunamente relazionate tra loro, hanno generato nuo-

ve possibili condizioni di identità urbana. La definizione di tali contenuti e la loro restituzione nel progetto sono il risultato dell’impegno individuale, operato in seno ad un corpus disciplinare di regole compositive ed orientato verso scelte di chiarezza e semplicità espressiva. Il presupposto che la dimensione conoscitiva dell’arte segua la logica che guida il pensiero scientifico segna il profilo di questa esperienza didattica, che ravvisa, nella capacità di ristabilire un ordine tra le individualità ambientali, l’opportunità di integrare le realizzazioni architettoniche con la realtà del contesto e della storia. Silvia Catarsi

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Alberto Baratelli

Workshop su Londra

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Docente Responsabile: Alberto Baratelli A.A. 2003-2008 Collaboratori: Alessandro Rizzo Tommaso Rossi Fioravanti Fabiola Gorgeri

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L’attività del laboratorio costituisce un momento fondamentale nel programma di collaborazione tra il Dipartimento di Progettazione della Facoltà di architettura di Firenze ed il corso di Housing and Urbanism dell’Architectural Association di Londra. Il laboratorio prevede due-tre trasferimenti annuali a Londra offrendo agli studenti la possibilità di lavorare in una città particolarmente interessante e stimolante, utilizzando le strutture dell’Architectural Association e le informazioni già raccolte dai colleghi inglesi, testando i risultati e mettendo a confronto le singole espe-

rienze in sede di incontri comuni e nella presentazione finale dei lavori all’Architectural Association. L’attività del laboratorio si è concentrata sui quartieri al margine est della City, cercando di risolvere alcuni problemi indotti dalla forte pressione a cui sono attualmente sottoposte le aree al limite orientale del centro e individuare alternative possibili per un corretto riutilizzo di vaste aree dimesse troppo spesso soggette ad interventi puramente speculativi e poco attenti alle reali necessità del contesto urbano in cui si pongono.


Il seminario su Spitalfield ha assunto quale presupposto di base il piano strategico per un’area ferroviaria dismessa di circa 10,5 ettari, individuata dalla Greater London Authority come una delle aree chiave per il futuro dell’intera città. Gli studenti sono stati chiamatii a reimpostarlo sulla base di criteri individuati dalla stessa Greater London Authority. Il processo di espansione della città di Londra verso est, che già sembrava l’unica direzione di crescita possibile, subirà nei prossimi anni un’ accelerazione senza precedenti dovuta principalmente al fatto che l’area indi-

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viduata per lo svolgimento dei giochi olimpici del 2012, che Londra si è aggiudicata, si trova a Stradford, ovvero ancora una volta sul limite est dell’area metropolitana, poco a nord del Tamigi e della zona dei Docklands. I seminari su Hakney e White Chapel attuati negli ultimi due tre anni hanno investigato le possibili dinamiche di espansione urbana e ipotizzato schemi di sviluppo alla luce delle importanti realizzazioni, anche infrastrutturali, legate ai giochi olimpici.

1-2 Quartiere di Spitalfield - Masterplan A.A. 2003-2004 3-4 Quartiere di Spitalfield - Office Buildings Agnese Giunchi, Nicola Lombardi A.A. 2003-2004 5 Quartiere di Spitalfield - Library and Sporting Centre Tommaso Foschi, Laura Levantesi, Sandra Spadafora A.A. 2003-2004 6 Quartiere di Hackney - London Field Station, Workshops & Shops Rubina Perugini, Nicola Picchi, Francesca Privitera A.A. 2006-2007 7-8 Quartiere di White Chapel - Masterplan A.A. 2007-2008

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Antonio Capestro e Claudio Zanirato

Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura

Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Codocenti Responsabili: Antonio Capestro Claudio Zanirato A.A. 2006-2008 Collaboratori: Flaviano Maria Lorusso Carlo Antonelli Massimo Neri

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L’impegno principale del laboratorio è stato quello di definire una “forma urbana” capace di conservare ed accrescere il rapporto insediativo della città di Carpi con il suo territorio, fatto di una precisa densità del costruito immerso nella campagna, ancora fortemente connotata e considerata come risorsa. Il disegno urbano, quindi, visto come premessa essenziale per la crescita e lo sviluppo della città, tradotto nell’attenta definizione di rapporti paesaggistici, a partire da quelli esistenti. In questo procedere alla ricerca di un equilibrio tra la storia dei luoghi e la

loro evoluzione per il soddisfacimento dei nuovi bisogni, il rapporto tra le funzioni ed il funzionamento urbano sono stati presi come contenuti primari della progettazione. La visione progettuale d’insieme ha rappresentato pertanto la verifica costante nelle proposte, sostanzialmente d’espansione, dove il tutto ha il sopravvento sulle singole parti, individuando, in maniera forte, un perimetro complessivo sovraordinatore: la nuova dimensione urbana, per l’appunto. La città considerata come organismo unitario inscindibile, diventa essa


stessa oggetto di progettazione, rinnegando la prassi della sua definizione che procede per parti giustapposte, scarsamente interelazionate e spesso avulse da considerazioni unitarie. La sintesi delle proposte formulate dai gruppi di lavoro, che si sono concentrati su distinti “segmenti” tematici estrapolati dall’insieme in un secondo momento, ha prodotto infine un approccio architettonico riconoscibile nella sua fattibilità ambientale, non un vero progetto d’architettura, il dettaglio costruttivo di una città, ideale perché immaginata.

Il progetto sulla città di Carpi è stato elaborato nell’ambito del “WORKSHOP CARPI 2006 Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura” Fabio Bonfiglioli, Lisa Carotti, Francesco Cingolani, Giancarlo Colantuoni, Nicola Colozza, Francesca De Angelis, Monica Del Moretto, Antonello D’Emidio, Maria Di Maggio, Elisa Fabbri, Giuseppe Fanara, Francesca Ferrari, Tommaso Franceschi, Roberto Galluzzo, Stefano Nutini A.A. 2006-2008

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Giancarlo Cataldi

Leggere per progettare nel contesto

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Docente Responsabile: Giancarlo Cataldi A.A. 2006-2007 Collaboratori: Massimo Gasperini Tommaso Londi

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Il Laboratorio è fondato sui seguenti presupposti teorico-metodologici: 1. L’architettura è linguaggio formale. 2. Il progetto è scrittura. 3. Per imparare a scrivere (progettare) occorre anzitutto imparare a leggere. 4. Il testo dell’architetto è il ‘con-testo’. 5. Il contesto è il registro stratificato concreto della storia edilizia dei luoghi. 6. Progettare (scrivere) nel contesto implica quindi: a) il ri-apprendimento del linguaggio edilizio dei luoghi; b) la ri-costruzione interpretativa delle loro trasformazioni edilizie (lettura);

c) la necessità di concepire i nuovi interventi con la logica conseguente alla storia edilizia dei luoghi (progetto). Base teorica è la teoria dell’organicità di Saverio Muratori, riassumibile nei seguenti principi: 1. Ogni edificio è organismo, unità formale di strutture funzionalmente collaboranti modificabile nello spazio-tempo. 2. Ogni organismo è il prodotto di un pensiero ‘pre-oggettuale’ tipico detto ‘tipo edilizio’. 3. Tipo edilizio è il concetto funzionale tipico (in primo luogo abitativo) che presiede e precede (in quanto sintesi


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a-priori) il progetto e la costruzione dell’organismo. 4. Il mondo fisico dell’uomo (‘territorio’) è il prodotto del rapporto reciproco di modificazione tra realtà e pensiero (processi dialettici ciclico-scalari organismotipo=lettura, tipo-organismo=progetto). Il metodo tipologico si attua in genere attraverso lo sviluppo dei seguenti momenti progressivamente implicati: 1. Lettura della dialettica città-territorio nei cicli storici di formazione, consolidamento, riuso e consumo, in relazione alle componenti essenziali dei confini, percorsi, tessuti e sotto-organismi edilizi tipici.

2. Ricostruzione induttiva dei processi tipologici (di base e speciali) specifici dell’area culturale, relativamente alle problematiche e alle necessità del progetto. 3. Definizione dell’impianto progettuale (confini, percorsi e tessuti), in relazione alla natura dei luoghi e agli esiti della lettura. 4. Individuazione dei tipi edilizi vigenti nell’area culturale del progetto, da adeguare alle nuove esigenze strutturali, tecnologiche e abitative. 5. Tentativi progettuali di rinnovamento linguistico delle forme tipiche della cultura edilizia del luogo.

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1-2 Elisa Martina Laboratorio di Sintesi Finale: lettura del territorio salentino e della città di Lecce nelle principali strutture insediative antiche, messapiche e romane (in fig. 2 è campita in rosso l’area di progetto) 3-4-5 Elisa Martina Tesi di Laurea relatore Prof. Gianni Cavallina: viste del modello tridimensionale di progetto

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Lorenzino Cremonini e Vittorio Pannocchia

Lo spazio della luce nella scena urbana

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Codocenti Responsabili: Lorenzino Cremonini Vittorio Pannocchia A.A. 2005-2008

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L’iter progettuale parte da una valutazione urbanistica di Venezia nei suoi problemi, e nelle peculiarità fisicoambientali della laguna; sino ad arrivare alle matrici architettoniche e ai materiali da costruzione locali. Nella letteratura rinascimentale questa città veniva rappresentata come sospesa fra due elementi: acqua e terra; e pur vivendo nel corso dei secoli profonde trasformazioni (deviazioni fiumi, aperture di nuovi canali) ha cercato di mantenere questo labile equilibrio, poi disatteso dalla costruzione del ponte ferroviario, che ha tagliato in due la laguna e ha

tolto a Venezia ‘l’essere isola’, provocando una rivoluzione urbana che (unita alla pressione dei 20 milioni di turisti in visita ogni anno) ha in buona parte snaturato i rapporti interni all’antica “civitas”. L’intervento progettuale in una visione territoriale unitaria, è volto a ricucire i rapporti fra Venezia e la sua corona urbana, nel tentativo di ridare a piazza San Marco il ruolo di antica porta che aveva fino all’800. L’architettura in sintesi deve rivitalizzare e rivalorizzare il rapporto con l’acqua, e sfruttare la luce quale elemento


del linguaggio compositivo, ponendosi in maniera dinamica verso il mutare delle situazioni ambientali (acqua bassa e alta, giorno e notte).

1 - 2 -3 Enrico Ancilli Venezia: intervento di riqualificazione urbana nella cittĂ di acqua, legno, mattoni, colore e luce

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Antonio D’Auria e Roberto Berardi

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Codocenti Responsabili: Antonio D’Auria Roberto Berardi A.A. 2005-2007 Collaboratori: Yuri Battaglini Mauro Lazzari Giovanni Maini Roberto Masini

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Come ha scritto Jurij M. Lotman, lo spazio architettonico, nel contesto della cultura, vive una vita semiotica doppia. Da un lato modella l’universo - nel senso che la struttura del mondo costruito viene proiettata sul mondo nel suo complesso -, dall’altro ne viene modellizzato, poiché lo spazio costruito riproduce l’idea della struttura globale che del mondo ha chi costruisce. Questo è il fondamento dello statuto simbolico che ogni spazio architettonico possiede ed offre alla sua interpretazione. Attraverso un’attenta lettura della natura stratificata della città si possono ricu-

perare i modelli culturali dell’habitat, le coordinate profonde del luogo, la sua geologia storica. La manutenzione e il restauro dei centri urbani, il recupero delle aree dimesse, accorte operazioni di sostituzione e la colmatura dei vuoti urbani costituiscono, nello stesso tempo, la cura della storicità e della vita presente che nelle nostre città nelle forme più varie si intrecciano e interagiscono. Di qui, soprattutto, l’esigenza di interventi discreti, fondati sulla progressività non traumatica del “volta per volta”, e non sulla soluzione di continuità. Ciò non postula la rinuncia ad espressioni


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forti, innovative sul piano sia formale che tipologico; richiede piuttosto una rinnovata attenzione al contesto, un adeguamento alla cultura stratificata del luogo che passi attraverso un rapporto dialettico tra antico e nuovo e una relazione feconda che generi un processo evolutivo, scevro da contraddizioni. 1-2-3-4 Concorso per la Biblioteca Umanistica e sistemazione di Piazza Brunelleschi, Firenze Sandri-Troncarelli, F. Bassil, F. Gennari, A. Lanzini 5-6-7-8 Il nodo di Piazza Salvemini, Firenze Brogi-Catablano, Cagnetta-Mugnai, Divincenzo-Emili, F. Valitutto

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Maria Grazia Eccheli

Parco abitato

Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Docente Responsabile: Maria Grazia Eccheli A.A. 2006-2007 Collaboratori: Michelangelo Pivetta Luca Barontini Alberto Pireddu

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Un Parco Abitato a sostituire lo “Scalo Merci” della Stazione Ferroviaria di Verona. Luogo limite tra la città antica e il suo territorio, divenuto oggi periferia urbanizzata senza qualità ma proprio per questo disponibile a nuove vocazioni. Lo scalo merci, luogo prescelto per una ricerca compositiva che, pur attraversando le contraddizioni attuali della città, abbia come obiettivo la declinazione di una possibile idea di città; un’idea che, proprio nel ripensamento della sua bimillenaria tradizione costruttiva, sappia scoprirne le latenti virtualità. Quella sorta di infinito terrazzamento, se-

gnato da mille binari velati da atmosfere di sironiana memoria, ha come scena la città antica ma, allo stesso tempo, la separa. Si rivela come occasione unica, insieme alla “verona sud” (ex ZAI), in grado di risolvere annosi nodi funzionali, ricucire antiche fratture funzionali e formali, tanto da non essere esagerato definirlo luogo eleggibile a “nuova porta della città” Può ancora scoprirsi come teatro, di un mondo formale alla ricerca di quella “qualità identitaria” dettata da tracce sommerse nella bellezza della città murata ma anche disponibile ad accogliere i nuovi segni della “modernità”.


Quasi un doppio progetto. Al primo progetto, fondandosi sulla localizzazione ai bordi della città storica dell’ex “scalo merci”, dovrebbe competere il declinare il sistema delle relazioni urbane sia con i territori limitrofi che quelli virtuali e a scala metropolitana della nuova Fiera, del futuribile cultural forum. Previsione di spazi ipogei (arrivi e partenze) ed un sistema di funzioni collegato a nuovi sottopassi e ad un nuovo sistema di parcheggi. Il secondo progetto, misurandosi direttamente con nuove addizioni urbane, dovrebbe ricercare criteri e modalità del suo ampliamento e trasformazione.

Tracce antiche e nuove a segnare il tempo del viaggio, ma anche il tempo dell’incontro, del divertimento, del conoscere: in una programmatica mescolanza di eventi. I plastici che si incontrano in queste pagine altro non sono che la prima fase di lavoro dei miei studenti: la Verona storica come momento di ricerca dell’“âme de la cité” e i masterplan dell’area progetto come elemento di sintesi di riflessioni a scala urbana, come ri-pensamento dell’attuale sistema di relazioni della città rispetto ai suoi obiettivi: primo fra tutti, il sistema dei trasporti, l’intermodalità tra ferro e gomma, tra trasporto pubblico e

privato, da risolversi dentro un sistema “underground”. E ancora ad abitare il parco, come un infinito morfema di architetture che si nascondono ed emergono a colmare quella tragica solitudine.

Ilaria Corrocher, Laura Bartolini, Rachele Bandoli, Serena Acciai, Bruno Ciconte, Eleonora Cecconi, Alessio Bonvini, Alessandro Cossu, Samuele Berni, Gianvito Alba, Stefano Buonavoglia, Adriano Catania, Filippo Calvelli, Nicola Carleo, Daria Luce, Alessandro Cacciatore, Laura Mariano, Giovanni Bonanni, Stefano Giovagnini, Piero Grezzi, Giuseppe Grande, Claudio Giannetti, Roberta Muscogiuri, Claudia Obino, Laura Pacciani, Georgina M. Lalli, Elisa Giusti, Lucia Guarino, Simone Beneventi, Monica Cassone, Valeria Congedo

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Loris Macci

Profondità sintetiche

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Docente Responsabile: Loris Macci A.A. 2005-2006 con: Nicoletta Novelli Collaboratori: Alessandra Abbondanza Luca Ferrari

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Il Laboratorio di Sintesi “Architettura e infrastruttura: il Nodo AV a Firenze” ha potuto contare, in questi ultimi anni, su un patrimonio di studi, analisi e ricerche elaborate negli anni precedenti e, soprattutto, sulle sperimentazioni progettuali che sono state successivamente sviluppate nelle tesi di laurea. Se da un lato è stata fornita una solida base di riferimento, dall’altro è stato richiesto un superamento dei risultati già raggiunti. Il pericolo di una standardizzazione dei temi di progetto, e soprattutto delle soluzioni, o di “variazioni sul tema”, è stato infatti superato attraverso una

maggiore consapevolezza, che si è espressa in soluzioni di più efficace capacità sintetica. Nella declinazione dei temi progettuali offerti dal laboratorio, come la stratificazione di un suolo diventato complesso, l’ibridazione della transizione dal superficiale al profondo, i gradienti di densità, etc., si è osservato, inoltre, come l’esperienza didattica sia divenuta una “pacata acquisizione” di una sorta di “neo-luoghi urbani”. Così la piazza si è trasformata in “piazza ipogea” e i percorsi, costantemente impegnati a mediare la transizione dal superficiale al profondo, sono “trincee


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fluide” che ibridano e smaterializzano la compattezza di un suolo diventato “poroso” o, ancora, esploso in piani, etc.. Valori opposti, in continua tensione, che di tanto in tanto possono risolversi in nuove identità urbane, sulle quali innestare originali sintesi progettuali. Nicoletta Novelli

1 Silvia Leo e Antonello Massaro sul tema “direzionalità inverse”, diventato “Polo Integrativo del Sistema AV di Firenze: E.I.E. Esposizione Intrattenimento Emporio” (Area ex Mercato del Bestiame) 2 Alessandro Bellini sul tema “piani ibridi”, diventato “Percorsi urbani: un complesso multifunzionale a Firenze” (Area ex Mercato del Bestiame) 3 Rudi Corradi sul tema “connettività nascoste”, diventato “The next city... Nuovi spazi per la città rete” (Area ex-Macelli) 4 Linda Tronci sul tema “la piastra profonda”, diventato “Sistema AV di Firenze: un Nuovo Nodo per la città policentrica” (Area ex Mercato del Bestiame)

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Adolfo Natalini

Riqualificazione urbana del complesso ospedaliero di Santa Chiara a Pisa

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Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Architettonica e Urbana Docente Responsabile: Adolfo Natalini A.A. 2007-2008 Collaboratori: Lapo Galluzzi Enrico Nieri Saverio Pisaniello Franco Puccetti

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L’obiettivo del laboratorio è quello di insegnare a progettare una città misurata e dignitosa con architetture appropriate apprendendo la lingua della città come antidoto alle diversità e ai personalismi. Il linguaggio urbano dell’architettura dichiara un desiderio di stare insieme (civitas), non tanto la costruzione di una nuova lingua (“Novelty is but oblivion” la novità non è altro che dimenticanza, scriveva John Donne) ma l’approfondimento della lingua parlata della città in cui lavoriamo. Senza sforzo o intenzionalità sarà una lingua diversa (perché ognuno di noi è diverso) ma sempre

basata su - e riconducibile a - una lingua comune, una koinè urbana. I libri e le riviste ci mostrano un altro panorama (poiché solo la mostruosità e la novità fanno notizia); perseguire pertanto progetti che aspirano alla normalità senza cercar di fondar metodologie o definir ragionamenti. Le lezioni teoriche sull’architettura tradizionale e su tradizione e/o avanguardia sono scandite da quattro esercitazioni progettuali che attraverso il passaggio dall’analisi al progetto investigano la dimensione del disegno urbano e si interrogano intorno alla


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definizione di un isolato e successivamente scendono all’elaborazione di un edificio mantenendo comunque centrale il suo valore urbano. Il tema per le esercitazioni è tratto da un concorso di progettazione urbana (dove sia presente il contesto della città storica) scelto secondo i seguenti criteri: un importante concorso già espletato, del quale vengono esaminati criticamente i risultati, al quale si richiede una partecipazione “fuori tempo massimo”. L’operazione in “differita” permette di operare un cortocircuito progettuale

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tra conoscenza e figurazione dove la riflessione partendo dai risultati del concorso sia messa alla prova di una meditata “critica” della realtà. Quindi esercizio per grado di difficoltà successive durante il quale si pongono le premesse per lo sviluppo della tesi finale. Saverio Pisaniello 1-5 Fabio Marcheschi schizzo di studio, planivolumetria generale, pianta biblioteca e auditorium, vista biblioteca, vista auditorium

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Sharad Pouladin Plastico di Firenze foto Davide Virdis



Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura

Il progetto di architettura nei laboratori del corso magistrale biennale di “Architettura” Alberto Breschi

La revisione dell’intero quadro didattico inerente alla formazione dell’architetto, imposta dai nuovi percorsi formativi della riforma universitaria “3+2” e dalla recente legge sul riordino della professione di architetto, ha inciso profondamente sulla revisione della didattica del progetto di architettura ritenuto da tutti centrale e indispensabile. Una prima immediata conseguenza, con l’introduzione della laurea triennale a cui ha fatto seguito prima la laurea specialistica ed adesso, con la 270, la laurea magistrale, ha obbligato il nostro corso di laurea ad una riscrittura completa dell’insegnamento con una maggiore attenzione, nel primo ciclo, all’acquisizione e al controllo degli strumenti di conoscenza di base e di progetto e, nel secondo ciclo, ad una maggiore accentuazione della formazione critica del pensiero progettuale. Un insegnamento più guidato, controllato e contenuto in tempi brevi nei primi anni cui può esser data la possibilità di un accesso alla professione in strutture articolate e complesse come gli studi e le società di ingegneria e, in alternativa o successivamente, un ulteriore percorso formativo di studi ed esperienze più approfondite e selettive al fine della formazione di un architetto ordinatore di ispirazione europea capace di sviluppare una sintesi di tutti gli aspetti inerenti la progettazione complessa, in particolare quelle che implicano l’uso di metodologie avanzate, innovative o sperimentali. Il laboratorio di progettazione nelle sue varie declinazioni (dalla scala di interni e al recupero, dalla dimensione architettonica e urbana, fino alle trasformazioni del paesaggio) è stato, oggi più

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che in passato, al centro di un dibattito che investe quei corsi di laurea più disponibili ad un cambiamento. Oggi sembra ormai caratterizzato dal porre l’esperienza del progetto come momento centrale nell’iter formativo della formazione dell’architetto. L’obiettivo perseguito è pertanto il conseguimento da parte degli studenti di un sufficiente livello di autonomia e coscienza nell’ideazione e nella prassi progettuale, ottenuto attraverso la trasmissione degli strumenti teorici e operativi necessari ad operare una fondata e continua revisione critica delle scelte effettuate. Nell’unità del processo compositivo il laboratorio evidenzia gli aspetti propri della progettazione architettonica e gli apporti esterni utilizzabili per il suo sviluppo. All’interno del procedimento progettuale particolare attenzione è posta sugli aspetti storici dell’architettura, sui materiali e strumenti della composizione architettonica, sulla corrispondenza tra scelta tipologica, ruolo urbano e territoriale e relative relazioni scalari, sulla coerenza, infine, tra principi compositivi, scelte costruttive strutturali, tecnologie applicate. 
 Il corso di laurea magistrale in Architettura della facoltà di Architettura di Firenze ha da tempo avviato, in particolare nei settori interessati alla progettazione, una riflessione sulla necessità di individuare modalità di insegnamento, contenuti e campi di applicazione, più aderenti alla realtà operativa esterna per permettere alla ricerca teorica propria del mondo accademico una finalità diversa e un


maggiore confronto con i vincoli propri della pratica professionale. Nella sua tradizione la Facoltà è stata espressione di due diversi atteggiamenti, spesso in conflitto tra di loro, ma comunque estremamente fecondi nella sintesi didattica rivolta alla formazione: da una parte un atteggiamento di ispirazione professionale rivolto a d acquisire gli strumenti più idonei e aggiornati di un concreto progetto che potremmo chiamare “cantierabile”; da un altro versante, una ricerca progettuale sperimentale finalizzata più alla conoscenza, alla trasmissione e proposizione dei i segni dell’evoluzione e del cambiamento dell’attuale momento storico e, pertanto, più orientata al metaprogetto e alla provocazione utopica. In questa prospettiva si muovono le esperienze condotte all’interno dei laboratori di progettazione del nuovo corso biennale di laurea magistrale. Nei progetti presentati il “disegno/ progetto” di architettura torna ad essere strumento di “comunicazione totale”, oltre i limiti dei contenuti disciplinari ortodossi in senso edilizio: esso comunica, infatti, oltre se stesso in quanto configurazione specifica di spazi costruibili, l’”atteggiamento vitale” che lo origina e che si esprime investendo tutto il campo della creatività, dal design, alle arti figurative, alla moda, alla grafica. Si esplorano sperimentazioni su come interpretare e adoperare i dati e gli strumenti a disposizione (i valori del luogo - storici, morfologici, urbanistici e i dati tecnico-funzionali), per proporne soluzioni e usi “diversi” dall’usualità e dalla prassi corrente. Progetti espressivi e immaginifici, ma

soprattutto “alternativi”, capaci cioè dell’”errore, del “salto” rispetto alla regola consolidata - quasi in una sorta di mutazione evolutiva - al fine di proporre usi, comportamenti, forme che prospettino e rappresentino volontà di rinnovamento, di superamento della realtà corrente per l’acquisizione di nuovi significati. All’interno del corso di laurea si viene dunque delineando un approccio al progetto non univoco o definito, ma piuttosto un prodotto a più voci espressione di un contributo originale della modernità italiana che, a partire dalle esperienze radical degli anni 70, si è in seguito rimodulato e precisato da alcuni docenti che a quella stagione si sono ispirati. In questo senso il progetto d’architettura è visto come uno strumento di conoscenza del mondo non come lo vorremmo trasformare, ma piuttosto come è realmente e da cui possiamo trarre le indicazioni per un cambiamento che si accompagna ad una speranza positiva. Vuole essere l’espressione di un sistema policentrico privo di una metodologia unitaria ma che sia capace di sperimentare le possibilità artistiche della tecnologia e le qualità tecnologiche dell’arte; un progetto che agisca come motore di una innovazione diffusa nella società che trova nelle drammatiche crisi della contemporaneità – crisi della politica, dell’economia tra tutte, ma anche dei valori più radicati – religiosi, etici ed estetici, l’occasione per sperimentare il nuovo.

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Flaviano Maria Lorusso

MCF - Museo Città di Firenze

Laboratorio di Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione dell’Architettura: Flaviano Maria Lorusso A.A. 2006-2007

Moduli Didattici Progetto di Strutture: Paolo De Santo A.A.2006-2007 Collaboratori: Nicola Becagli Francesco Deriu Alessio Gai Teresa Nocentini Jennifer Schaub

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Il fine urgente della città contemporanea non può che essere un destino di ri-generazione di sé, nel senso di riacquisizione d’una compiuta ed organica possibilità di forma a partire proprio dalla sua realtà di fatto. Contro la “liquefazione” e gli sprechi urbanistici, nuove dinamiche rendono attendibile l’ipotesi -paradosso di ritorno- che “le possibilità formali di un vasto progetto della città acquistino significato” (Will, Stabenow), per cui essa “ridiventa plasmabile come prodotto culturale” (Sieverts). Fino alla riconquista di un disegno di insieme urbano-architettonico,

per ri-cominciarsi: ripartendo dal nuovo limite finalmente ridefinito per riqualificarsi tornando verso il centro. Ma allora: “può la città possedere ancora una facciata?” (Virilio). Temi cruciali che trovano nella qualificazione privilegiata dello spazio pubblico architettonico e/o urbano, generosamente dimensionato, utilizzato ed estetizzato, il campo d’eccellenza di un ritrovato senso collettivo, per rilegare, connettere, significare. Perché la città torni a figurarsi. A costituire un compiuto ambiente emozionale (Johnson). All’ingresso di Firenze, un Museo ad


essa specificamente dedicato si pone come porta/soglia/evento, come sua contemporanea facciata/interfaccia. Evento architettonico di pregio, perno anticipatore della nuova centralità urbana in formazione al suo immediato contorno e della città tutta, ad un tempo contenitore e segno-insegna come baricentro monumentale fuso con la piccola piazza retrostante, accoglie e congeda chi attraversa il confine nord della città, a sua rappresentazione adeguata e degno contrappunto polare del nuovo Palazzo di Giustizia. Ribadendo nella processualità del puzzle la chiave

costitutiva del progetto d’architettura, l’obiettivo compositivo è consistito nella configurazione di un edificio funzionalmente specializzato, morfologicamente ed architettonicamente organico alla Piazza ed ai parcheggi contigui, dal forte carattere spaziale interno e simbolico-estetico esterno, simbioticamente integrato, secondo la legge, dall’arte figurativa.

Misako Tsujii Tiziana Piccinini Tommaso Casucci Giulia Goti Debora Bandini Pamela Sereni Morena Corrado Mirko Greco (Tesi di Laurea) Lorenzo Rossi Edoardo Hidalgo Maria Teresa Mercuri Eftichia Kotsarely Cecilia Magni Massimiliano Ravidà Alessandro Mori Federica Quintavalle Chiara Ruggieri Martina Simonatti

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Ulisse Tramonti

Parco Commerciale ed Osservatorio della Qualità Europea

Laboratorio di Architettura 4 Disciplina Caratterizzante Progettazione dell’Architettura: Ulisse Tramonti A.A. 2005-2006

Moduli Didattici Progetto di Strutture: Paolo De Santo A.A.2005-2006 Collaboratori: Enzo Crestini Filippo Frassi Alessandro Jaff Sergio Martellucci Letizia Nieri

Valentina Luciano Parco Commerciale ed Osservatorio della Qualità Europea Progetto del Centro urbano ad Uliveto Terme, Comune di Vicopisano, Pisa

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L’area di progetto si presenta come una lunga striscia di terreno, attualmente inutilizzata che attraversa il centro cittadino dividendolo in due, limitata a nord-ovest dalla montagna, a sud-est dal Fiume Arno. La proposta di riqualificazione di tale centro, una volta vitale ed economicamente attivo grazie alla presenza della cava, oggi dismessa, e delle terme, in via di riqualificazione, consiste nel creare un “evento europeo” catalizzatore: un Mercato Specializzato della Qualità. L’idea è di poter ospitare eventi legati alla commercializzazione di prodotti certificati specifici di volta in volta sempre diversi.

Elemento strutturante del progetto è l’albero; sono gli alberi a creare i percorsi, a indicare le possibilità di vivere lo spazio alle persone; gli edifici smaterializzati, costituiti interamente in acciaio e vetro divengono macchine bioclimatiche, leggere e trasparenti appaiono e scompaiono, circondati o attraversati dagli alberi che determinano condizioni di ecosostenibilità ambientale. Le essenze arboree, scelte tra le essenze già presenti in loco, si differenziano a seconda che siano localizzate nel parcheggio, nel terrapieno, attorno o dentro gli edifici. Differenti essenze ma tutte caduche.


Nella scelta si è data particolare attenzione alle colorazioni della chioma nelle diverse stagioni, alle profumazioni e al tempo della fioritura. Il progetto scandisce il passare del tempo perché varia col variare delle stagioni: d’estate a dominare sarà il verde intenso delle grandi ed ombrose chiome e gli edifici saranno pressoché invisibili e protetti dall’irraggiamento, in primavera saranno i colori e i profumi, in autunno ancora i colori dal giallo al rosso al marrone, in inverno gli alberi spogli daranno modo alla luce e al calore del sole di penetrare tra il groviglio di rami gli edi-

fici. Elemento centrale, di distribuzione e unione è un lungo percorso terrapieno che attraversa l’area e senza discontinuità, con lievi pendenze collega il sagrato della chiesa, posta in posizione sopraelevata alla base della montagna, con le sponde del fiume Arno. Il progetto si innesta e si ramifica nell’attuale tessuto cittadino, da importanza e sfrutta gli esistenti accessi all’area, recupera interspazi crea situazioni per l’incontro. Si configura come un parco ed allo stesso tempo come un grande centro del commercio europeo specializzato. Vista la scelta progettuale di costruire

edifici interamente in vetro particolare importanza avranno le prestazioni di isolamento termico e controllo solare a cui le vetrature dovranno rispondere. Si propone l’utilizzo di vetro Pilkington Suncool che racchiude in un unico coating le proprietà di efficienza termica e bassi valori di trasmittanza termica. L’utilizzo di una così vasta superficie di vetro comporta inoltre un elevato irraggiamento solare ma la medesima ditta dispone di soluzioni che permettono di controllare tale parametro senza perdere la lumisosità all’interno degli edifici e mantenendo la neutralità dei colori.

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Alberto Breschi

Il Sito Archeologico di Chan Chan in Perù

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Laboratorio di Orientamento in Progettazione Architettonica Disciplina Caratterizzante Progettazione Architettonica e Urbana: Alberto Breschi A.A. 2005-2007

Moduli Didattici Progetto di Strutture: Giacomo Tempesta A.A.2006-2007 Tecnologia dell’Architettura: Maria Chiara Torricelli A.A.2005-2006 Collaboratori: Eva Parigi Edoardo Cesàro Tesi di Laurea: Annarita Lapenna e Viola Toccafondi Correlatori Tesi: Paolo Di Nardo e Armand Vokshi

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L’attività del Laboratorio si è fondata sull’accoglimento degli indirizzi evocati dalla legge istitutiva del nuovo ordinamento della laurea magistrale in Architettura, finalizzati al doppio obiettivo di perseguire un’esperienza progettuale approfondita fino allo sviluppo esecutivo di un progetto di architettura complesso e di garantire tempi equi di elaborazione della successiva tesi di laurea. Il campo di applicazione riconosciuto come ottimale per tale esercitazione didattica è stato individuato nel bando di un concorso di architettura internazionale il cui tema era finalizzato alla progettazione

di una struttura alberghiera e di un museo di diretto servizio a Chan Chan in Perù. La struttura alberghiera, più propriamente identificata come lodge, aveva la duplice funzione di servire sia i ricercatori, che operano in loco, sia i turisti. Il museo aveva la finalità di esprimere il racconto della cultura di questo popolo, racchiudendo in sé l’arte peruviana del passato e quella del presente. CHAN CHAN (“sol sol”), capitale politica religiosa e amministrativa dello stato Chimù tra il X e il XV secolo d.c., costituisce il più grande insediamento in terra cruda. L’area è organizzata in dieci palazzi, tredici residenze d’elite, due


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alte piramidi e quattro grandi quartieri popolari. Il sito, riconosciuto dall’unesco nel 1986, è uno dei centri pre-ispanici più importanti nell’area andina. Il progetto che qui presentiamo risponde ad un obiettivo assolutamente prioritario del laboratorio: esprimere la contemporanea presenza di due diversi e contrapposti atteggiamenti: il segno e il tracciato nel luogo di un suo radicamento, del processo storico che l’ha motivato, comprese le spontanee e libere casualità del suo evolversi, e la perentoria e distaccata astrazione di un disegno che in quel luogo dovesse imporsi. Innanzi tutto, il luogo e

la sua memoria. In questo caso lo scavo archeologico, i reperti, i ruderi e innanzi tutto, la materia con cui sono composti sono pertanto le ‘matrici’ di un progetto che appare a sua volta come un’antica e misteriosa costruzione del passato. L’idea compositiva nasce dall’astrazione di una forma pura. Già da una prima analisi del sito archeologico, è emersa come componente essenziale e caratterizzante la presenza di architetture monolitiche dalla forma regolare, per lo più rettangolare. Le suggestioni prodotte dalle immagini di queste architetture di terra, sagomate ed erose dal tempo, provocano la rottura

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e l’“inabissamento” nel terreno e i due monoliti ne diventano parte integrante. 1 Area d’intervento 2 Concept progettuale: il tempo agisce sulla materiaA.A. 2006-2007 3 Vista panoramica del progetto A.A. 2006-2007 4 Prospetti interni del museo-infopoint e del lodge 5 Pianta: l’osservatorio del Museo e l’articolazione dei duplex nel lodge 6 vista prospettica: i due volumi sono attraversati da un percorso in “trincea”

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Gholamreza Massoud Ansari

Progetto di recupero area ex-Macelli di Firenze

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Progettazione Architettonica per il Recupero Urbano Gholamreza Massoud Ansari A.A. 2006-2007 Collaboratori: Daniela Biordi Elena Incerti

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Deve essere l’architettura la chiave, sempre e comunque, delle trasformazioni delle città. Sono la concezione, la processualità e il linguaggio propri del progetto architettonico a dover gestire e dare, alla fine, il congruo esito spazializzato e formalizzato ai processi di riuso e di integrazione della città ereditata al fine del suo adattamento innovativo. Sia in forma di intere aree che di singoli contenitori degradati o dismessi, la città recupera una nuova pienezza vitale di sé solo ricorrendo alla regia magistrale dell’architettura come disciplina deputata alla manipolazione, ri-configura-

zione ed espressione di luoghi, spazi e relazioni. Specie nel “ritrattamento della materia esistente”, portatrice di figure e valori che, seppure desueti o compromessi o inutilizzati, riverberano tuttavia l’eco di una storia. Sottile, delicato, sofisticato crinale concettuale ed operativo, che sostanzia la specifica essenza procedurale del progetto di recupero urbano. E dunque, l’esperienza didattica che ad esso deve educare. Il corso ha affrontato il recupero parziale di un’area di archeologia industriale -gli ex Macelli a Firenze-, a paradigma di un ritrovato e nevralgico ruolo di riqualifi-


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cazione della città a contorno, secondo due tipiche cifre scalari: la creazione di una piazza attrezzata fra i quattro padiglioni delle vecchie stalle o il riuso di due di essi a spazio espositivo. Tra lettura e interpretazione critica sia del contesto che degli organismi architettonici e immissione di nuovi contenuti funzionali e di significazione, l’esercizio progettuale si è mosso sui principi di confronto e contrappunto dialettico, di equivalenza valoriale di passato e presente in termini di esito in una espressione architettonica integrata, capace della loro coniugazione e sintesi organica.

1-2 Massimiliano Ravidà A.A. 2006-2007

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Marino Moretti

100% Cool

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Laboratorio di Orientamento in Architettura degli Interni Disciplina Caratterizzante Architettura degli Interni: Marino Moretti A.A. 2006-2008

Moduli Didattici Progettazione Esecutiva dell’Architettura: Maria De Santis A.A.2006-2008 Scenografia: Fabio Forconi A.A.2006-2007 Giovanni Todesca A.A. 2007-2008 Tesi di Laurea: Elena Masci 2007-2008 Correlatori Tesi: Giovanni Todesca

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I- L’attività del Laboratorio fa proprie le indicazioni relative all’indirizzo di Progettazione architettonica e urbana, con una specifica attenzione all’Interno e alle sue filosofie a partire da un’analisi delle tendenze in atto nella cultura artistica contemporanea. Ancorati alle problematiche di questa modernità, Architettura degli Interni, Progettazione esecutiva dell’architettura e Scenografia sviluppano a più voci una riflessione sulla dialettica dei procedimenti progettuali come base per un esercizio linguistico e tecnico-costruttivo capace di agire su dimensioni, valori formali,

visivi dell’oggetto architettonico ed innescare un’unità di segno tra la scala edilizia e l’arredo. Entrano a fare parte del Laboratorio da sempre cambiamenti di stato e associazioni di figure, vere fasi del comporre che si alimentano metaforicamente e reciprocamente. Uguale sorte tocca agli scatti del pensiero nella loro fluttuazione emotiva. Questa appropriazione dell’immaginario dovrà sviluppare in fasi strettamente concatenate tra loro, ruoli, identità e situazioni ex-loco, ispirando un’architettura di incroci tra skin and bones.


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II- Future Housing è una peripezia al presente sulle potenzialità della spazio abitativo, paradigma e motore della dinamica dei grandi fatti urbani, zona privilegiata della nuova architettura che incorpora i luoghi della comunicazione e socializzazione (living environment). Volgendoci indietro scorgiamo il triste declino di un processo che ha disconnesso storia e memoria delle comunità, poiché la ricerca sull’abitare, tra produzione e consumo, si è esposta a mille sconfinamenti rendendosi inafferrabile, rigenerandosi all’infinito su se stessa. Il gesto estremo dell’innovazione è ades-

so, paradossalmente, la qualità dei manufatti, costruendo le linee guida di un livello di sostenibilità da sperimentare in ogni occasione per consegnare un locus migliore dentro quello in cui viviamo: un Interno urbano o in-between, che si dispieghi nello spazio collettivo ad alta definizione e ne rafforzi il grado di penetrazione. Questa progettualità “cool” guarda al futuro senza panico ed apre ad un universo pubblico-privato di segni materiali ed immateriali, ad un territorio di significati che incarni il flusso dei desideri prima che venga ancora una volta riconvertito.

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1-4 Elena Masci “100x100 Abitazione collettiva: Housing sperimentale a Le Piagge-Firenze”

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Claudio Nardi

Hospitality

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Architettura

degli Interni

Claudio Nardi A.A. 2006-2007 Collaboratori: Annalisa Tronci

1-7 Arianna Pagnini Area di progetto, pianta, sezione corridoio camere, corridoio lato sinistro, vista del corridoio, vista d’insieme del corridoio, ideogrammi sistema corridoio AA 2006-2007

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Definizione del concetto di progettazione dello spazio (interno). L’obiettivo è quello di un recupero del valore architettonico della progettazione degli interni che solo marginalmente coincide con la decorazione, perché si tratta invece nella sostanza del completamento del progetto architettonico quando questo è comunque acquisito e/o della sua trasformazione per migliorarlo o adeguarlo a nuove funzioni, nuovi utenti. Del resto basterebbe guardare l’opera di Carlo Scarpa o più recentemente di Philippe Starck per capire che gli interni talvolta sono vere e proprie architetture

che dialogano o si integrano o volutamente si contrappongono al contesto. Fondamentale nell’approccio al progetto sarà la capacità di percepire lo spazio, le sue proporzioni, i suoi limiti, le sue potenzialità per poterne immaginarne la trasformazione. Le soluzioni possibili ovviamente saranno derivate delle funzioni richieste e i layout distributivi che ne conseguono. Sarà accennata una analisi delle varie possibili tipologie funzionali, vedi residenziale, commerciale, espositiva, ricettiva etc… e cercheremo di capirne le differenze sostanziali dal punto di vista della filo-


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sofia di intervento, delle necessità o meno di comunicazione, delle normative, delle tecniche, dei materiali, dell’illuminazione. Il progetto consiste nello studio del sistema corridoio-camere di un albergo situato in posizione panoramica su un terreno scosceso in provincia di Cosenza. L’idea matrice è stata quella di utilizzare un sistema lineare di pannelli che definisse e scandisse lo spazio sia in pianta che in sezione. La volontà è stata infatti quella di creare un insieme di piani tangenti fra loro, la cui consistenza doveva essere quella di elementi sem-

plicemente appesi, quasi fossero fogli di carta stesi o ripiegatisi sul supporto. Si è inoltre scelto di privilegiare l’uso di materiali naturali come il legno per valorizzare ancora di più l’importante rapporto dell’albergo con la natura esterna. Anche il prospetto riflette la linearità dello spazio interno essendo scandito dal susseguirsi di elementi “piani” come i brisesoleil e le ampie vetrate delle camere. Il corridoio è caratterizzato dalla presenza del legno, sia come materiale utilizzato per il pavimento (parquet) che sottoforma di pannelli di colore chiaro e scuro, ricoprenti parti leggermente aggettanti

delle camere. Si è inoltre lavorato sul contrasto cromatico delle varie essenze del legno per evidenziare alcune zone. Il materiale dominante nella camera è il legno, sia sotto forma di parquet, di pannelli che di assito per il pavimento della terrazza. Ancora una volta si è voluto definire lo spazio interno in modo lineare, chiaro e lavorando sul contrasto cromatico. Il sistema corridoio-camere è stato infatti pensato come un sistema unitario, dominato dalla chiarezza delle linee e dalla naturalità dei materiali.

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Marco Tamino

Progetto CAMPUS residenze universitarie

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Laboratorio di Architettura 5 Disciplina Caratterizzante Progettazione dell’Architettura: Marco Tamino A.A. 2007-2008

Moduli Didattici Tecnologia dell’Architettura: Jacopo Favara A.A. 2007-2008 Collaboratori: Cristina Ferrali Ivan Scorsa Attilio Vitali

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Il programma di ricerca Le profonde trasformazioni e le criticità culturali, funzionali ed economiche della società contemporanea, i nuovi comportamenti e le nuove pratiche urbane connesse anche al fenomeno della mobilità territoriale sempre crescente, che sono avvenute negli ultimi anni, delineano una domanda di alloggi e un quadro della residenzialità stessa decisamente diverso da quello con cui si era confrontata la cultura progettuale architettonica “moderna”. Si fanno strada nuovi modelli funzionali ibridi, legati alla integrazione di diverse

categorie di utenza, alla temporaneità dell’utilizzo, alle dinamiche localizzative e sociali, alla flessibilità del mercato lavoro, alle esigenze dello studio e della ricerca, che hanno orizzonti sempre più ampi e mutevoli. Infine si impone la necessità di ricercare forme innovative di connessione e di porosità, degli interventi residenziali rispetto alla città ed al sistema dei suoi flussi e dei servizi che può offrire. Con riferimento alla nuova situazione che emerge, il Laboratorio sviluppa una ricerca progettuale sul tema della residenza a carattere temporaneo - con


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focus sugli alloggi per studenti, integrati, in forme da decidere ed inventare, con altre tipologie di utenza ritenute compatibili e associabili- e sui servizi annessi riferiti anche alle esigenze funzionali, culturali ed associative del quartiere e della città nel quale l’intervento viene pensato. Una particolare componente della ricerca, svolta all’interno del modulo di tecnologia, è stata sviluppata sull’approfondimento delle tecnologie costruttive scelte e sull’individuazione dei sistemi impiegati per la minimizzazione dei consumi, delle dispersioni

energetiche e delle emissioni inquinanti e l’utilizzo di fonti energetiche non convenzionali.

1-5 Michele Luchetta, Michela Mezzanotte, Federico Peparaio 2-3 Leonardo Gobbini, Guido Pagnini 4-6 Arianna De Georgio, Marco Pettini, Iorgos Romano

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Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Direttore - Ulisse Tramonti - Sezione Architettura e Città - Loris Macci, Ulisse Tramonti, Alberto Baratelli, Antonella Cortesi, Maria Gabriella Pinagli, Mario Preti, Antonio Capestro, Enzo Crestini, Fabio Fabbrizzi, Renzo Marzocchi, Andrea Ricci, Claudio Zanirato - Sezione Architettura e Contesto - Adolfo Natalini, Giancarlo Cataldi, Pierfilippo Checchi, Stefano Chieffi, Benedetto Di Cristina, Gian Luigi Maffei, Fabrizio Arrigoni, Gianni Cavallina, Piero Degl’Innocenti, Carlo Mocenni, Paolo Puccetti - Sezione Architettura e Disegno - Maria Teresa Bartoli, Marco Bini, Roberto Corazzi, Emma Mandelli, Stefano Bertocci, Marco Cardini, Marco Jaff, Barbara Aterini, Alessandro Bellini, Gilberto Campani, Carmela Crescenzi, Giovanni Pratesi, Paola Puma, Marcello Scalzo, Marco Vannucchi, Giorgio Verdiani - Sezione Architettura e Innovazione - Alberto Breschi, Antonio D’Auria, Marino Moretti, Laura Andreini, Flaviano Maria Lorusso, Vittorio Pannocchia, Marco Tamino - Sezione I luoghi dell’Architettura - Maria Grazia Eccheli, Fabrizio Rossi Prodi, Paolo Zermani, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Alberto Manfredini, Giacomo Pirazzoli, Elisabetta Agostini, Mauro Alpini, Andrea Volpe - Laboratorio di rilievo - Mauro Giannini - Laboratorio fotografico - Edmondo Lisi - Centro di editoria - Massimo Battista - Centro di documentazione - Laura Velatta - Assistente Tecnico - Franco Bovo - Responsabile gestionale - Manola Lucchesi - Amministrazione contabile - Debora Cambi, Cabiria Fossati - Segreteria - Gioi Gonnella - Segreteria studenti - Grazia Poli


In copertina: Sharad Pouladin Plastico di Firenze foto Davide Virdis

Periodico semestrale* del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura viale Gramsci, 42 Firenze tel. 055/20007222 fax. 055/20007236 Anno XII n. 2 - 2° semestre 2008 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997 ISSN 1826-0772 Direttore - Maria Grazia Eccheli Direttore responsabile - Ulisse Tramonti Comitato scientifico - Maria Teresa Bartoli, Giancarlo Cataldi, Loris Macci, Adolfo Natalini, Ulisse Tramonti, Paolo Zermani Capo redattore - Fabrizio Rossi Prodi Redazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Giorgio Verdiani, Andrea Volpe, Claudio Zanirato Info-grafica e Dtp - Massimo Battista Segretaria di redazione e amministrazione - Grazia Poli tel. 055/20007296 E-mail: progeditor@prog.arch.unifi.it. Proprietà Università degli Studi di Firenze Progetto Grafico e Realizzazione - Massimo Battista - Centro di Editoria Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Fotolito Saffe, Calenzano (FI) Finito di stampare novembre 2008 *consultabile su Internet http://www.unifi.it/dpprar/CMpro-v-p-34.html


ISSN 1826-0772 2.2008

atlante dei corsi di progettazione architettonica

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