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La moda multilivello
from Fashion Issue 2 | Outermania
by DIDA
Ivan Bellanova
Da quando l’arte è entrata nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, come testimoniato nel saggio di W. Benjamin del 1936, la moda è stata la prima a cogliere l’opportunità di questa rivoluzione. La moda sembra aver visto lontano e salvato l’arte dal suo apparente annullamento offrendole un mondo di rinascita indiscutibilmente privilegiato. In tal senso il futurismo ha dato un anticipo del cambio di sensibilità esaltando la nascente civiltà della macchina e della tecnica. L’arte non era più qualcosa di aulico e lontano ma risuonava dei successi del progresso tecnologico e l’artista era parte attiva nell’impresa di dominare sulle macchine e sulla tecnica.
La moda, intesa come creazione e realizzazione di un prodotto all’avanguardia, ha fortemente approfittato del nuovo ruolo dell’artista/ progettista ed ha goduto della forte ricaduta tecnica e tecnologica delle scoperte scientifiche più evolute. Ne sono di esempio l’adozione dei paracadute per realizzare i primi capi di abbigliamento militare, o quando il gabardine subì il processo di impermeabilizzazione tipico delle vele nautiche, o quando ancora Adi Dassler usò per le sue scarpe la gomma vulcanizzata degli pneumatici Goodyear, solo per citare le prime collaborazioni tra i 2 mondi. Oggi la moda ambisce a con-
servare fiducia del progresso continuando a sperimentare su se stessa le novità in termini di processi e di materiali. Il primo abito stampato interamente 3d in polvere di nylon, un’invenzione di appena 8 anni fa, ha la firma di un architetto newyorkese, Francis Bitonti, ed è la testimonianza che progettista e artista co-esistono. L’abito acquista un valore nuovo di prodotto tecnologico dal forte contenuto ingegneristico e lo stesso processo di progettazione muta in rapporto al risultato. Si aggiunga inoltre che la moda, per nulla disposta a cedere il dominio sull’evoluzione del costume, si è dovuta interfacciare col bisogno di raggiungere milioni di individui e soddisfarne i gusti. La riproducibilità seriale di un abito su larga scala è stata la soluzione adottata fin dagli anni ‘70 ma ha imposto l’acquisizione di un metodo progettuale funzionale alla gestione dei volumi produttivi. Sulla base delle riflessioni sopra descritte è stato fortemente sentito il bisogno di approcciarsi al progetto mettendo a fuoco la rischiosa complessità del prodotto moda. Da un lato la scelta libera del mood d’ispirazione, i riferimenti culturali agli anni ‘90, le esigenze dei nuovi target di mercato, dall’altro il problema dell’eco-sostenibilità dei materiali e delle nuove tecnolo-
gie, il problema etico della sovrapproduzione, il controllo qualità, etc. Il progetto si racconta attraverso questa griglia di elementi e finalmente giunge a configurarsi in una sequenza lineare di outfit, la Collezione, quale auspicabile proposta di sviluppo. L’ars combinatoria tra i vari capi di abbigliamento è opportunamente esercitata al fine di assicurare una collezione flessibile e volumi e colori correttamente distribuiti.
I Plats sono l’approfondimento dello sviluppo del progetto: gli outfit componenti la collezione vengono descritti uno ad uno secondo segni e specifiche che connotano aspetti costruttivi e materici fondamentali per la realizzazione. Il materiale deve coniugarsi con la forma progettata e i dettagli costruttivi devono rispettare la natura tipologica del capo. L’identikit dell’outfit diventa dunque un dato assodato ed il punto di partenza della fase conclusiva del progetto: il prototipo e la produzione. Il Prototipo è la verifica tridimensionale delle ipotesi progettuali contenute nei plats. Tuttavia il prototipo racchiude in se una duplice natura, da un lato esalta la tridimensionalità del capo di abbigliamento quale assemblaggio delle parti, dall’altro evidenzia correttezza o criticità costruttive e come tale si configura come nuovo momento progettuale. In altre parole il prototipo può verificare le ipotesi di progetto o suggerire i miglioramenti necessari al potenziamento della qualità del progetto stesso. Quando i miglioramenti sono apportati in una successiva versione tridimensionale il progetto può dirsi verificato. La scheda tecnica, quale raccolta di dati dimensionali, costruttivi e di
processo, mette a fuoco le esigenze costruttive del singolo capo con i processi della produzione seriale. Per la prima volta i costi ed il tempo di realizzazione sono parametri con cui si coniuga ogni indicazione della scheda al fine di ottimizzare semplificazioni operative e qualità costruttiva. Essa contiene in scala ridotta i cartamodelli, le stampe, i disegni dei ricami, etc. In conclusione si può affermare che la complessità del prodotto moda escluda un approccio elementare e monocanale e imponga scelte progettuali multilivello sempre più difficili. La moda, come il Futurismo prima di lei, sembra suggerire di poter brillare dei successi dell’evoluzione tecnologica e questa nuova generazione di progettisti ne saranno testimoni