Quartiere Venezia a Livorno | Valentina Spagnoli

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valentina spagnoli

Quartiere Venezia a Livorno Riqualificazione dell'area portuale e rigenerazione del mercato ittico



tesi | architettura design territorio


Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “Per l'approfondimento e la completezza della fase di analisi, per la capacità di affrontare temi complessi e ampi come quello della progettazione urbana e tecnologica, proponendo soluzioni originali, e per l'inedita capacità di lavorare sul progetto originario coinvolgendo l'autore”. Commissione: Proff. R. Nudo, C. Piferi, F. V. Collotti, L. Chiesi, R. Renzi, A. Trombadore, G. Bartolozzi

Ringraziamenti Al professore Claudio Piferi, per la presenza continua, per la passione nell'insegnamento e per tutte le opportunità offerte. Al professore Francesco Collotti, per l'attento sguardo compositivo e il significativo contributo dato al lavoro di tesi. All'architetto Pietro Barucci, per la disponiblità e i consigli, per l'entusiasmo senza tempo di fare architettura. Ai miei amici e colleghi Luca e Federica, per essermi stati vicini in questo percorso, ai miei genitori Patrizia e Stefano, al mio fratello Edoardo, agli amici più cari e alla gente di Livorno, a nonno Luciano, che sarà sempre il mio faro guida, è a lui che dedico questa tesi sulla nostra amata città di mare.

in copertina Sezione di progetto.

progetto grafico

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2023 ISBN 978-88-3338-185-5

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset


valentina spagnoli

Quartiere Venezia a Livorno Riqualificazione dell'area portuale e rigenerazione del mercato ittico



Presentazione

pagina precedente Fotografia di un particolare della facciata est dell'edificio nelle condizioni di degrado attuale. L'edificio è stato oggetto di una riqualificazione artistica da parte di Libera Capezzone e Viola Barbara nel 2014. (foto dell'autrice)

Il tema del patrimonio edilizio contemporaneo dismesso o non più funzionale caratterizza oramai molte delle nostre città. Tali architetture, spesso opera di progettisti di riconosciuto valore, al momento della loro realizzazione sono state celebrate come opere all’avanguardia per il linguaggio formale e per le soluzioni tecnologiche e strutturali adottate: oggi, molto spesso, hanno perso il fascino e la funzionalità originaria, trasformandosi sempre più in elementi di criticità per la città e per chi la vive. La questione è complessa e ampiamente dibattuta: i professionisti, e le amministrazioni cittadine, si trovano sempre più spesso a dover affrontare questa problematica. Se poi i suddetti fabbricati, spesso vincolati, sono stati inglobati all’interno dello sviluppo urbano divenendone un segno distintivo, la complessità aumenta perché vengono investiti tutti gli ambiti che incidono sulla qualità dell’abitare, e non solo quello prettamente architettonico. Proprio l’attualità dell’argomentazione fa sì che tale dibattito venga affrontato sempre con maggior frequenza dagli studenti delle Scuole di Architettura che, prossimi alla laurea, scelgono di indagare questo ambito di ricerca come coronamento del loro percorso di studi. Le tesi di laurea rappresentano uno strumento molto interessante per affrontare la problematica in questione perché permettono agli allievi di ricercare all’interno delle loro competenze e delle loro passioni, le soluzioni che ritengono più idonee, senza sovrastrutture, anche azzardando alcune scelte che a volte i professionisti non sono più in grado di vedere o immaginare, e che hanno il merito di fornire uno sguardo incontaminato, offrendo stimoli e intuizioni di indubbio interesse. Le motivazioni che hanno portato a concedere la dignità di pubblicazione alla tesi partono decisamente da queste intuizioni ma si radicano in terreni più consolidati tra i quali un notevole lavoro di ricerca documentale finalizzato a comprendere il progetto nelle motivazioni originarie, anche attraverso l’incontro con il progettista del mercato e la capacità di controllo del progetto compositivo e tecnologico dell’edificio e del suo contesto. Ciò che contraddistingue tale lavoro, però, è l’originalità delle proposte per il recupero di un’architettura che può divenire uno strumento imprescindibile per rigenerare urbanisticamente e socialmente una porzione di città, non snaturandone la funzione originale, anzi esaltandola, aprendosi verso il mare e riproponendo un concetto di vivibilità urbana basato sulla “lentezza” e sulla necessità di riappropriarsi degli spazi attraverso il riappropriarsi del tempo.

Claudio Piferi Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

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Livorno: identità nel passato e nel presente

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L'origine della città

pagina precedente Veduta di Livorno, inizio XVIII sec. di Lorenzo Fratellini (Archivio di Stato di Livorno) in basso Fotografia di un tratto del porto di Livorno con il faro.

Le origini Livorno, a differenza delle altre città toscane, non ha una matrice medievale e può essere definita per questo la città più moderna della regione: i primi riferimenti alla città di Livorno risalgono al 1017 in relazione alla parola Castellum. Il Castellum era un avamposto fortificato sulla costa, collocato a sud rispetto al Portus Pisarum, il più antico porto a servizio della città di Pisa, posto lungo un’ansa del fiume Arno ridossata dal mare, da qui la ragione della categorizzazione di porto marittimo-fluviale. La fortificazione in pietra ospitava al suo interno un villaggio di pescatori che lo abitarono a partire dal XI-XII secolo. Nel corso del XII secolo le strutture portuali, danneggiate dai nemici di Pisa, anche a causa dell’insabbiamento e dell’innalzamento del fondale marino di attracco, si deteriorarono sensibilmente determinando così il decadimento del potere pisano. Fu in questa occasione che il borgo di Livorno conquistò un ruolo di rilievo nel triangolo economico portuale toscano formato dalla città di Pisa al centro e ai margini, oltre il Portus Pisarum anche il borgo livornese. Con la caduta di Pisa in mano fiorentina e la successiva ribellione della repubblica marinara, Livorno fu dapprima sotto la dominazione francese, poi genovese e successivamente venne conquistata da Firenze.

Livorno medicea Fu grazie al regno dei Medici di Firenze che Livorno cominciò ad ampliarsi con l’insediamento di strutture militari, cantieristiche e portuali. Tra queste ricordiamo la Fortezza Vecchia, realizzata dall’architetto Antonio da Sangallo nel 1533 che, con le sue alte mura e la presenza del fosso perimetrale, rispondeva alle esigenze di difesa. Le iniziative volte al miglioramento e all'ampliamento delle strutture portuali e alla creazione di luoghi idonei al commercio andavano di pari passo con lo sviluppo del programma difensivo. In seguito, nel 1577, fu posta la prima pietra per la costruzione della Fortezza Nuova sulla spianata del Bastione di San Francesco, che sancì definitivamente l'origine della città. In seguito a questo episodio, Livorno cominciò a imporsi sulla costa tirrenica come punto strategico di attracco e di commercio a livello nazionale e internazionale. I molteplici governi che si insediarono, grazie alla progettazione di edifici e opere infrastrutturali, contribuirono a rendere Livorno la città che è oggi (Vaccari, 1992). La presenza del mare, e di conseguenza del porto, rappresenta quindi un elemento fondamentale per l'origine della città, senza la quale sarebbe stato difficile qualsiasi insediamento. Oggi, Livorno è uno dei porti più importanti del mar Medi-

terraneo, con tratte commerciali e turistiche, e, con i suoi 155.370 abitanti è il terzo comune più abitato della Toscana (I.Stat,2021).

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100 m

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Il quartiere Venezia e il sistema dei fossi

pagina precedente Planimetria generale di una porzione della città di Livorno allo stato attuale scala 1:2000 (realizzata dall'autrice).

Il Fosso Reale Il porto costituisce una grande fonte di ricchezza per la città, ma l'identità di quest'ultima si legge all'interno del suo quartiere storico, dove un sistema di canali navigabili, denominato Fosso Reale, attraversa un breve tratto di città. Il Fosso Reale, realizzato nel 1600, è, a tutti gli effetti, un fossato che, seguendo il perimetro della città murata, collegava tutte le fortificazioni, dando vita ad un’unica immensa struttura difensiva di forma pentagonale, meglio nota come il Pentagono del Buontalenti dal nome del suo progettista (Fischer, 2018). Successivamente, con l’abbattimento dei bastioni, i fossi persero definitivamente la loro funzione difensiva e si sentì, al contrario, la volontà di congiungere la zona fortificata

con il resto della città. Il collegamento fu reso possibile attraverso la costruzione di una serie di ponti di varie lunghezze. Il tratto della città caratterizzato dai fossi e dal nuovo sistema di ponti fu nominato Quartiere Venezia, riscontrando similitudini con la città veneta (Belagotti, Lo Piccolo, 2013). Il sistema dei fossi e delle fortezze esistenti a Livorno è la testimonianza dello sviluppo storico-architettonico di un preciso modello urbano, diventando con il tempo anche un patrimonio per la città su molteplici punti di vista: ambientale, commerciale, culturale e turistico. Infatti, la funzione del suo sistema fortificazioni-canali è cambiata in base alle necessità, prima di carattere militare e poi commerciale. Lungo i fossi furono realizzati degli

spazi sotterranei di deposito (chiamati oggi “cantine”) che trasformarono dei semplici canali navigabili in delle vere e proprie vie di commercio in grado di raggiungere, nei primi anni, addirittura la città di Firenze (Vanni et al, 2017). Le architetture Gli edifici e le piazze furono progettati in prossimità del Fosso Reale proprio, con lo scopo di essere raggiungibili anche via mare. L'esempio più eclatante tra questi è il Mercato Centrale delle Vettovaglie, costruito nel 1894 in seguito all’Unità d'Italia. Il Mercato delle Vettovaglie (7) fu collocato sugli Scali Aurelio Saffi, proprio lungo i fossi, di modo da facilitare il rifornimento e l’esportazione della merce sia via terra che via mare. Insieme al

Mercato Centrale, anche altri luoghi ed edifici significativi per il passato e per il presente della città si collocano all’interno del pentagono di Bernardo Buontalenti, in buona parte all’interno dello storico Quartiere Venezia, come la Fortezza Vecchia (1) e la Fortezza Nuova (2) (Brizzi, 1981). Oltre a queste si segnalano nella stessa area il Duomo o Cattedrale di San Francesco (3) la Chiesa di Santa Caterina dei Domenicani (4), il Palazzo Comunale, sede attuale del Municipio (5), il Palazzo della Dogana, sede della Camera di Commercio (6), il Palazzo del Portuale (8) e il recente Museo della Città (9).

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Architetture significative: 1. Fortezza Vecchia (1534) 2. Fortezza nuova (1604) 3. Cattedrale di San Francesco (1594) 4. Chiesa di Santa Caterina (1869) 5. Palazzo Comunale (1745) 6. Palazzo della Dogana (1872) 7. Mercato Centrale (1894) 8. Palazzo del Portuale(1957) 9. Museo della Città (2018)

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L'identità del luogo Il Quartiere Venezia è riuscito a mantenere negli anni il suo carattere identitario, sia per la sua morfologia, sia per le sue architetture, divenendo un luogo di interesse storico e un punto di riferimento per la socialità. Nel 1926 lo storico dell'architettura Lando Bortolotti si esprimeva così sul quartiere: «Il significato urbanistico del quartiere (della Venezia) è esaltato dalla particolare collocazione che ne fa elemento di congiunzione dei più significativi monumenti della città: la Fortezza Vecchia, la Fortezza Nuova, la chiesa di S. Caterina ai Domenicani. Ma i ‘fossi’ della ‘Venezia’ sono notevoli tanto per le singole costruzioni quanto per la complessiva struttura urbanistica, e la misura spaziale, in

un “concerto” nel quale gli edifici più modesti sono essenziali quanto quelli più importanti. Il carattere che più colpisce, e rispetto al quale la qualità architettonica degli edifici è abbastanza indifferente, è lo snodarsi dei volumi limpidi e netti lungo le leggere angolazioni dei canali, col contrappunto dei ponticelli e delle rampe tra le strade e i “fossi”» (Bortolotti, 1977: 110-111). Nell’ultimo tratto della citazione, lo storico evidenzia un altro aspetto interessante ovvero che la vera identità del quartiere non vive solo negli edifici ritenuti importanti, ma risiede specialmente negli altri fabbricati, nei ponti, negli slarghi, nelle strade strette e negli scalandroni (discese che collegano i fossi alle banchine). Questi elementi completano la composizione di una

porzione di città che alterna canali navigabili a brevi tratti di terraferma. Di particolare interesse è anche il fenomeno di fruizione degli spazi che la presenza dei fossi ha generato e continua a generare: un nuovo sistema funzionale si stratifica a partire dal livello dell’acqua fino alla sommità degli edifici del quartiere (Fischer, 2018). Partendo al basso, a livello dell’acqua ci sono i depositi o cantine raggiungibili via mare o via terra attraverso gli scalandroni, a livello stradale si collocano invece tutte le attività commerciali di vendita al dettaglio e, infine, al livello ancora superiore si innalzano i piani abitati delle residenze. Questa stratificazione funzionale ha reso il centro storico di Livorno un modello replicabile di grande prestigio.

I fossi: gli aspetti significativi Gli aspetti significativi che caratterizzano ancora oggi il sistema dei fossi di Livorno sono (Vanni et al, 2017): • Il legame imprescindibile che questi instaurano con il porto, dove moli e banchine sono collegati direttamente con il piano stradale attraverso gli scalandroni; • Il carattere che essi sono riusciti a dare al quartiere rendendolo un punto di aggregazione sociale; • Il valore ambientale, culturale e turistico che essi danno all’immagine stessa della città.


a destra Veduta dall’alto del quartiere Venezia. Dal Dossier preliminare: Il sistema dei “fossi” e delle fortificazioni del porto franco di Livorno, Sito seriale per l’iscrizione nella lista del patrimonio mondiale, Livorno, 2017 pagina precedente Il ponte dei Domenicani all’interno del quartiere Venezia in una cartolina d’epoca e in una veduta attuale, dal Dossier preliminare: Il sistema dei “fossi” e delle fortificazioni del porto franco di Livorno, Sito seriale per l’iscrizione nella lista del patrimonio mondiale, Livorno, 2017

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L'area portuale del quartiere Venezia e il mercato ittico

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pagina precedente Fotografia attuale dalla Fortezza Vecchia verso il quartiere Venezia, dove si può scorgere dalla fessura delle mura antiche l'edificio del mercato ittico. (foto dell'autrice)

L'evoluzione storica dell'area

Un luogo strategico Il porto di Livorno fu realizzato ancor prima della costruzione stessa della città fortificata, del sistema dei fossi e del centro storico con le sue architetture. Il porto è stato l'elemento intorno al quale la città si è sviluppata con insediamenti prima di carattere difensivo, poi commerciale, e a seguire anche abitativo. Il quartiere Venezia, per le caratteristiche precedentemente descritte e per la sua prossimità con il porto, può essere identificato come il cuore del centro storico. L'area di progetto si colloca in questa specifica porzione di città, confinante con l'ingresso dell'imbarco passeggeri. La posizione strategica del lotto lo rende un luogo di forte interesse sociale e commerciale, ma al tempo stesso, da sempre vulnerabile agli attacchi esterni (Massa, 2004). Infatti nel corso delle due Guerre Mondiali ha subito numerosi attacchi lamentando sostanziosi danni e distruzioni di fabbricati. Malgrado i continui conflitti, la zona ha sempre avuto un ruolo centrale nei Piani di Ricostruzione post-guerra: l'area, infatti, rappresenta il punto di entrata e uscita privilegiata del porto della città. Questo aspetto importante ma estremamente funzionale ha comportato interventi di ricostruzioni affrettati e non sempre adeguati al contesto, spesso danneggiandolo invece di riqualificarlo (Ciorli e Canessa, 2002).

Morfologia e storia L’area di progetto presenta una morfologia complessa in quanto divisa in due parti dal fosso e prossima ad alcune edificazioni storiche vincolate. I governi che si sono susseguiti negli anni hanno cercato con diverse modalità una comunicazione tra le due sponde, così da ridurre la distanza e consentire il passaggio. I lavori cominciarono nel 1298 con la costruzione del primo ponte pedonale, poi sostituito da un successivo nel 1844, fino alla realizzazione del ponte stradale nel 1989. Del primo ponte non è rimasta quasi nessuna traccia, se non alcuni scritti e un disegno riportato in pianta nelle pagine successive. Al contrario, del ponte del 1844, oltre a testimonianze scritte, pitture e disegni tecnici, rimangono ancora oggi nel sito parti della sua costruzione. Il ponte ottocentesco non consentiva solo il collegamento sospeso, ma si distingueva dagli altri ponti per la presenza, su entrambe le sponde, di due vacui nelle due basi in pietra. Agli inizi del Novecento la campata cominciò a manifestare gravi problemi di stabilità e così nel 1939 fu deciso di demolire la porzione della campata di collegamento. In seguito, anche i bombardamenti della II Guerra Mondiale arrecarono danni ad alcune parti murarie delle spalle del ponte, fino a distruggerne gran parte. A metà Novecento l'area non presentava alcuna

connessione tra le due sponde: questa condizione durò per circa cinquant'anni, durante i quali l'attraversamento avveniva tramite il ponte vicino. Quando, nel 1967, fu indetto un concorso per la realizzazione del nuovo mercato ittico in quell'area, ancora nessun collegamento era stato proposto. Solo nel 1989 fu realizzato un nuovo passaggio con lo scopo unico di allontanare il traffico automobilistico dal centro storico (Merlo, 2006). La progettazione di singoli fabbricati in differenti momenti e in seguito a specifiche necessità, piuttosto che la programmazione di un piano a lungo termine, ha comportato e comporta tutt'oggi continui problemi nell'area che, nonostante il ponte stradale, risulta divisa.

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1828

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Carta storica

1298

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Costruzione del Ponte della Doccia Maestra

Primo mercato ittico di Livorno in centro: via Fiume. Attualmente è sede dell’Inps

pagine affiancate La linea del tempo indica tutti gli avvenimenti significativi dal 1200 ad oggi nell'area di progetto. In arancio i ponti, in blu i mercati ittici. In alto: 2 cartografiche e 2 fotografiche aeree di Livorno (Fonte: Archivio di Stato di Livorno), dove sono evidenziate le collocazioni dei vari mercati ittici fino a quelle attuali. Il pallino nero è esterno perchè il mercato è collocato al di fuori del limite della fotografia aerea.

Carta catastale

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Secondo mercato ittico in via dei Pescatori (vicino Fortezza Nuova): la Loggia della Pescheria

Costruzione del Ponte di Santa Trinita, di cui rimangono i resti ancora oggi

Terzo mercato ittico localizzato nei sotterranei del Mercato centrale delle Vettovaglie Scali Aurelio Saffi (zona centro)

Demolizione della campata di collegamento del ponte ottocentesco di Santa Trinita


> zona industriale a più di 6 km dal mare

2019

1987

Foto aerea

Foto aerea

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Distruzioni in seguto alla II Guerra Mondiale e successive demolizioni conseguenti ai Piani di Ricostruzione post-guerra

Bando di Concorso per il nuovo mercato ittico in Piazza della Fortezza Vecchia

Realizzazione del mercato ittico in Piazza della Fortezza Vecchia su progetto degli architetti Pietro Barucci e Beata di Gaddo

Realizzazione del cavalcavia sopra i resti del ponte ottocentesco su progetto dell’Ingegnere Romualdo Macchi

Spostameno di un gran numero di pescatori in un nuovo edificio localizzato nella zona industrale di Livorno. Il gruppo rimasto continua a svolgere l'attività nell'edificio del 1967.

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1844 Fase 1

1945 Fase 2

1967 Fase 3

1989 Fase 4


pagina precedente Rappresentazione delle quattro fasi principali che hanno interessato l'area di progetto, di fianco 2 fotografie storiche e attuali delle fasi (Fonte: Archivio di Stato di Livorno).

pagina corrente Fotografie dei luoghi del mercato ittico a Livorno dal 1705. In ordine dall'alto verso il basso: la Loggia della Pescheria; il Mercato Centrale delle Vettovaglie; il mercato ittico in Piazza della Fortezza; il mercato ittico Labronica Motopescherecci soc. coop. arl.

I luoghi del mercato ittico Il mestiere del pescatore è una delle più antiche attività praticate dagli abitanti della città di mare. Di conseguenza si intuisce come sia stato spontaneo l'insediamento di mercati ittici nella città labronica. Le prime notizie che si hanno di un edificio utilizzato per la vendita all'ingrosso del pescato risalgono al 1640. Di quest'ultimo rimangono pochissime fonti scritte, nessun disegno e solo qualche testimonianza orale. L'edificio all'ingrosso, oggi sede dell'Inps, localizzato in via Fiume (via centrale della città all'interno del pentagono del Buontalenti) e prossimo al molo, in passato noto come Molo Ferdinando, è stato quasi totalmente demolito, meno che per una rampa visibile sul fronte stradale, che dichiara la sua ex funzione di mercato ittico. La rampa serviva per l'ingresso dei pescatori e le loro grandi reti da pesca al piano inferiore, mentre al livello stradale entravano i grossisti (fonte orale: Arch. Ciorli Riccardo, 11/2019, Archivio di Stato di Livorno). Agli inizi del 1700 l’attività venne spostata in un edificio riqualificato, collocato sugli Scali del Vescovato e noto come la Loggia della Pescheria. La struttura, fermamente voluta dal graduca, fu progettata inizialmente per ospitare sia la vendita all'ingrosso che al dettaglio del pescato. La prima avveniva all'interno dell'edificio mentre la seconda era svolta in parte all'interno e in parte all'esterno sotto i vasti loggiati colonnati. Fu subito chiaro che l'edificio non aveva le dimensioni per ospitare tutti i pescatori e i grossisti che erano soliti frequentare l'asta ittica. Malgrado ciò questa attività fu

svolta all'interno di quegli spazi per ben duecento anni (Errico e Montanelli, 2021). Nel 1930 il mercato ittico trovò la sua nuova collocazione all'interno dei sotterranei del Mercato Centrale delle Vettovaglie. Questa decisione fu presa per facilitare il trasporto dal luogo dove avveniva la vendita all'ingrosso al luogo dove gran parte di questo veniva venduto. Un altro motivo che influenzò questa scelta si deve alla caratteristica unica del Mercato Centrale: accessibile da coloro che viaggiano su imbarcazioni tramite un ingresso al livello del fosso. Una volta trasferiti, i fruitori si resero presto conto che la collocazione prescelta non era affatto adatta in quanto i sotterranei del mercato si dimostrarono spazi insalubri, inospitali, freddi e bui per lavorare. In aggiunta i fondali del Fosso Reale non erano abbastanza profondi da lasciar passare le lunghe reti dei pescherecci, impedendo quindi ai pescatori di accedere dall'ingresso via mare. Per risolvere il secondo punto, l'unica soluzione fu quella di scaricare il pescato nelle banchine del porto e poi trasferire la merce via terra fino ai sotterranei dell'edificio. Questo generò dei forti disagi nel traffico stradale, dove l’arrivo dei rifornimenti e dei consumatori del Mercato Centrale si sommavano all’arrivo dei pescatori e dei grossisti nei piani inferiori (STIPEF, 1955). Conseguentemente a tali problemi nel 1967 fu realizzato il mercato ittico in Piazza della Fortezza Vecchia. Dal 2018 una parte dell'attività è stata spostata in un edificio, collocato nella zona industriale della città, di proprietà della Labronica Motopescherecci. .

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pagina precedente Fotografia dell'area di progetto, dove sono evidenti i diversi episodi storici, dalla Fortezza Vecchia al mercato ittico. Si nota chiaramente il rapporto tra i resti delle basi del ponte ottocentesco e il cavalcavia di fine novecento (foto dell'autrice).

Il ponte di Santa Trinita

a destra 1. Il Ponte della Doccia Maestra 2. Il Ponte di Santa Trinita 3. Il Ponte di Santa Trinita con i vacui (Zucchi, 2016)

Premessa Costruire un ponte significa esprimere la volontà di incontrarsi, superare una barriera e consentire così un collegamento tra due parti che prima non era possibile. Nel panorama architettonico i ponti si differenziano per destinazione d'uso e si possono distinguere in tre categorie di mobilità: veloce, lenta ed entrambe. Quando parliamo di mobilità veloce facciamo riferimento alle auto, ai bus, ai tram e ai treni, mentre con mobilità lenta ci riferiamo ai pedoni, ai ciclisti e simili. Il progetto di questa struttura varia quindi in base al tipo di fruitore che può essere soltanto uno o anche di più tipologie (Ambrosini, 2012). Come già esposto, l'area di progetto è localizzata in un punto strategico, caratterizzato da una morfologia assai complessa. Le due sponde, divise dal fosso, sono state spesso oggetto di tentativi di collegamento con strutture a ponte. Un collegamento che nel corso degli anni è stato continuamente progettato e riprogettato, demolito e ricostruito in base alla destinazione d'uso in continua evoluzione. Inizialmente il passaggio era stato pensato per i pedoni, poi per i carri e barrocci e infine per le auto. Queste continue modifiche d'utilizzo accentuano ancora di più la complessità dell'area.

Il Ponte della Doccia Maestra Le prime tracce che si hanno del collegamento tra la sponda degli Scali delle Ancore (A), dove è collocato oggi il mercato ittico, e la sponda di Viale Caprera (B), dove avviene l'ingresso dei passeggeri del porto, risalgono al 1298. In questo anno fu costruito il Ponte della Doccia Maestra, un breve tratto sospeso di modesta rilevanza architettonica. Fu progettato per il passaggio di pedoni e collegò le due sponde per più di cinquecento anni. Malgrado non avesse particolari caratteristiche compositive e funzionali, il Ponte della Doccia Maestra non fu modificato fino all'Ottocento, perché fino a quel momento la sponda di Viale Caprera rappresentava uno dei limiti della città. Una guida del 1846, riporta una testimonianza dell'antica struttura (Zucchi, 2016): «In avanti esisteva in questo sito una piccola porta detta Porta Trinita ed un angusto ponticello sovente molto incomodo al transito dei navicelli e barche che trasportano le mercanzie». Il Ponte di Santa Trinita Nella prima metà dell'Ottocento fu chiara la volontà di sostituire il Ponte della Doccia Maestra con una nuova struttura in grado di adempiere a

nuovi bisogni. Il nuovo ponte doveva infatti permettere il passaggio al livello superiore non solo di pedoni, ma anche di carri e barrocci che dovevano raggiungere il Piaggione dei Grani, già esistente da qualche anno e collocato sulla sponda di Viale Caprera. A livello dell’acqua, invece, doveva permettere il passaggio di navicelli e altre imbarcazioni dal porto verso i fossi e nella direzione contraria. L’architetto Luigi Bettarini, che ottenne l'incarico, propose un ponte in travertino con una campata di circa otto metri a tre arcate, motivando la sua scelta con le seguenti parole (Zucchi, 2016): «Non potrà che tornare utile una tale divisione (in tre arcate), mentre permetterà di assegnare un arcata per i navicelli che vanno verso il porto, e un’altra arcata a quelli che fanno l’opposto cammino, evitando così i disordini che possono accedere nell’incontro delle barche, la terza arcata potrebbe tenersi chiusa, meno che in qualche occasioni straordinaria». Le due basi del ponte, invece, si distinguevano per una originale qualità: oltre a sorreggere la struttura, erano dei veri e propri spazi accessibili ed utilizzabili. Questi spazi detti “vacui” furono venduti a privati che li trasformarono in cantine, ma-

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1960

gazzini o depositi per imbarcazioni. I vacui furono sfruttati interamente dai loro acquirenti che utilizzarono come spazi di magazzino non solo le spalle del ponte ma anche le porzioni inferiori alle rampe che (esternamente) furono progettate per permettere il collegamento tra il livello della campata del ponte e il livello del fosso. La pendenza delle rampe, tuttavia, ben superiore all'8%, consentiva un facile utilizzo solo a carri e barrocci, mentre risultava ostile ai pedoni. Questo ponte, rispetto al trecentesco, aveva una grande qualità architettonica e riuscì ad assolvere pienamente alle molteplici funzioni le quali venne realizzato. Nonostante ciò, dopo circa un secolo di vita, lo stato del ponte degradò a tal punto da decidere di procedere con la demolizione della sua campata. La cessazione di utilizzo come deposito di grano del Piaggione facilitò questa dolorosa decisione. Pochi anni dopo, i bombardamenti della II Guerra Mondiale danneggiarono gran parte dei vacui non demoliti precedentemente, lasciando i resti del ponte nella condizione in cui li troviamo oggi (Zucchi, 2016). Dal 1939 fino al 1989 nessun collegamento fu ripristinato tra le due sponde, e fu proprio con queste caratteristiche dell'area che nel 1967 l'edificio del mercato ittico si insediò sulla sponda degli Scali delle Ancore. Lotto di progetto per il nuovo Mercato Ittico Edifici protetti dal demanio, patrimonio architettonico Nuovi allineamenti proposti

Il ponte stradale Nel 1986, con lo scopo di allontanare il traffico stradale dal centro città, il Comune di Livorno incaricò l'ingegnere Romualdo Macchi di progettare un nuovo ponte stradale nella stessa collocazione del ponte ottocentesco. In un periodo storico in cui si ricercava assiduamente connessioni di tipo stradale tra diversi comuni e tratti di città, fu chiara la richiesta di inserire un cavalcavia. Il nuovo tratto stradale, realizzato nel 1989, permise la congiunzione tra il viale del lungomare di Livorno e la via della Cinta Esterna, strada principale di connessione con il porto e con Pisa. Il cavalcavia offrì, nuove opportunità alla mobilità veloce; al contrario di quella lenLotto di progetto per il nuovo Mercato Ittico ta che non fu valorizzata, ma anzi ridotta Edifici protetti dal demanio, patrimoniodelle architettonico agli stretti marciapiedi ai margini Nuovi allineamenti proposti dal piano di ricostruzione carreggiate. Il ponte è una struttura conpost II Guerra Mondiale tinua in cemento armato su sei appoggi di altezza variabile eFASE si estende per un 1: Area di progetto del concorso, 1960 tratto lungo più di cento metri. I vacui ottocenteschi, ancora utilizzati in parte come cantine, furono lasciati, ma non poterono essere utilizzati per assorbire i carichi e le sollecitazioni della nuova struttura. Sul lato del mercato fu realizzato infine un muro di contenimento per il terrapieno già esistente nell'area (Relazione di progetto, Romualdo Macchi, 1981).

Lotto di progetto per il nuovo Mercato Ittico

1967

Edifici protetti dal demanio, patrimonio architettonico Nuovi allineamenti proposti dal piano di ricostruzione post II Guerra Mondiale

FASE 1: Area di progetto del concorso, 1960

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Proposta di un ponte stradale davanti all’edificio del mercato

A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci

1989

B. Ingresso autovetture pescatori e grossisti

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Proposta di un ponte stradale davanti all’edificio del mercato

A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci

A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci B. Ingresso autovetture


pagina precedente In alto: Il ponte ottocentesco in un disegno ad olio di Carlo Domenici (1920). A destra: Disegni delle fasi storiche dell'area, con le proposte e le realizzazioni di cui di seguito la legenda (Fonto Pietro Barucci 1947-2001): Lotto di progetto per il nuovo

Lotto progetto di progetto per il nuovo Lotto per Mercato Lottodi diIttico progetto peril nuovo il nuovo Lotto di progetto per il nuovo Lotto di progetto Mercato Ittico per il nuovo Lotto di progetto Mercato Ittico Mercato Ittico per il nuovo Mercato Ittico Edifici protetti Mercato Ittico dal demanio, mercato ittico Edifici protetti dal demanio, Edifici dal patrimonio architettonico Edificiprotetti protetti daldemanio, demanio, Edifici protettiarchitettonico dal demanio, patrimonio patrimonio architettonico Edifici protetti dal demanio, patrimonio architettonico patrimonio architettonico Nuovi allineamenti Proposte dei proposti Piani patrimonio architettonico Nuovi allineamenti propostidi Ricostruzione Nuovi allineamenti proposti dal piano di ricostruzione Nuovi allineamenti proposti Nuovi allineamenti proposti dalIIallineamenti piano diMondiale ricostruzione dal didiricostruzione post Guerra Nuovi proposti dalpiano piano ricostruzione post-guerra (edifici e ponte nuovo) dalpost piano di ricostruzione II Guerra Mondiale post II IIGuerra Mondiale dal piano di ricostruzione post Guerra Mondiale post II Guerra Mondiale post II Guerra Mondiale

A. Banchina arrivo pescherecci B.

Proposta di un ponte stradale Proposta di un ponte stradale Proposta didiun davanti all’edificio delstradale mercato Proposta unponte ponte stradale Proposta di un pontedel stradale davanti all’edificio mercato Proposta di un ponte stradale davanti all’edificio del davanti all’edificio delmercato mercato davanti all’edificio del mercato davanti all’edificio del mercato A. Banchina per l’arrivo Banchina per l’arrivo A.A.A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci Banchina per l’arrivo A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci dei pescherecci A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci dei pescherecci B. Ingresso autovetture dei pescherecci Ingresso autovetture B.B.B. Ingresso pescatori eautovetture grossisti Ingressoautovetture B. Ingresso autovetture pescatori e grossisti pescatori e egrossisti B. Ingresso autovetture pescatori grossisti pescatori e grossisti pescatori e grossisti

Ingresso all'edificio per pescatori Passaggio stradale: stato attuale

FASE 1: Area di progetto del concorso, 1960 FASE Area progetto del concorso, 1960 FASE 1:1:1: Area dididi progetto del concorso, 1960 FASE Area progetto del concorso, 1960 FASE 1: Area di progetto del concorso, 1960 FASE 1: Area di progetto del concorso, 1960

C.

Perché un nuovo mercato ittico? La storia del mercato ittico in Piazza della Fortezza Vecchia ha inizio dopo la II Guerra Mondiale in un momento fiorente per l'attività edilizia, in cui le città, con lo scopo di riprendersi dal periodo bellico, promuovevano, attraverso concorsi pubblici o concessioni dirette, opere di riqualificazione. Il concorso pubblico del 1960 per la realizzazione del nuovo mercato ittico fa parte, infatti, delle opere di ricostruzione e risanamento post-guerra della città di Livorno. Il lotto scelto per ospitarlo fu fortemente attaccato durante la guerra a causa della sua posizione strategica (Fantozzi Micali, 2002). Nel perimetro dove sorge oggi il fabbricato vi erano alcuni edifici di carattere residenziale ed altri di proprietà demaniale della Guardia di Finanza. Questi ultimi vennero talmente danneggiati che fu impossibile procedere con un intervento di recupero, decidendo così di demolire anche i resti, liberando interamente l'area (Massa 2015). Prima di allora, come già anticipato, la vendita all'ingrosso del pescato era svolta nei sotterranei del Mercato Centrale ma lamentava già da tempo molteplici insoddisfazioni. L'attività ittica aveva quindi bisogno di un nuovo spazio e 1: Area di progetto del concorso, fuFASE indicato quel lotto1960 in quanto molto prossimo al mare e alle banchine dei pescherecci (STIPEF, 1955). Lotto di progetto per il nuovo Mercato Ittico

Edifici protetti dal demanio, patrimonio architettonico

Nuovi allineamenti proposti dal piano di ricostruzione post II Guerra Mondiale

Il concorso per il nuovo mercato ittico A. Banchina per l’arrivo Banchina per l’arrivo A.A.A. Banchina per dei pescherecci Banchina perl’arrivo l’arrivo A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci dei pescherecci A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci dei pescherecci dei pescherecci B. Ingresso autovetture B. Ingresso autovetture B.B.pescatori Ingresso eautovetture grossisti Ingressoautovetture B. Ingresso autovetture pescatori e grossisti pescatori e egrossisti B. Ingresso autovetture pescatori grossisti pescatori e grossisti pescatori e grossisti

FASE 3: Progetto realizzato nel 1967 FASE Progetto realizzato nel 1967 FASE 3:3:3: Progetto realizzato nel 1967 FASE Progetto realizzato nel 1967 FASE 3: Progetto realizzato nel 1967 FASE 3: Progetto realizzato nel 1967

Il Bando di concorso Il bando per la partecipazione al concorso fu pubblicato il primo settembre del 1960 e si rivolgeva a tutti i professionisti impegnati nell'attività edilizia in quegli anni, architetti e ingegneri. Gli elaborati richiesti dovevano essere consegnati in modalità cartacea al Comune di Livorno entro tre mesi dalla data di pubblicazione dello stesso. Essendo la zona di grande valore storico, oltre ad alcune indicazioni progettuali relative alla funzione del fabbricato, furono imposti alcuni vincoli nel rispetto dell'area; di seguito sono riportati alcuni dei principali: • L’ingombro massimo del fabbricato non doveva, su alcun lato, superare le delimitazioni indicate nella planimetria di concorso; • La viabilità stradale e quella marittima dovevano essere rispettate di modo da agevolare l’arrivo della merce; • L’architettura del nuovo edificio doveva inserirsi armonicamente all’interno del quartiere Venezia Tra i requisiti compositivi del fabbricato occorre ricordare quelli che contribuirono a rendere l'edificio architettonicamente interessante sia a livello funzionale che distributivo: • Le sale delle aste dovevano essere sufficientemente illuminate dalla luce naturale;

• Gli spazi dovevano essere divisi in modo razionale e funzionale così da rendere il più efficace possibile l'asta e i movimenti delle merci. (Comune di Livorno, 1961) Curiosità Negli archivi della Camera di Commercio, nonché Palazzo della Dogana è custodito un documento dal titolo “Proposta per la costruzione e gestione del nuovo mercato ittico di Livorno in Piazza della Fortezza Vecchia”, che fu inviato dalla STIPEF (Società Toscana Industria Pesca e Freddo) di Roma nel 1955 al Comune di Livorno, quindi in un momento precedente alla pubblicazione del bando di concorso. La proposta progettuale di inserire un mercato ittico in quell'area, molto probabilmente, fu orientata da questo suggerimento: nella prima parte del documento sono raccolte, inoltre, le motivazioni per cui la società privata individuava quell'area come la più adatta ad ospitare il nuovo mercato ittico a servizio della città (STIPEF, 1955).

FASE 4: Situazione attuale FASE Situazione attuale FASE 4:4:4: Situazione attuale FASE Situazione attuale FASE 4: Situazione attuale FASE 4: Situazione attuale

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Proposta di un ponte stradale davanti all’edificio del mercato

A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci B. Ingresso autovetture pescatori e grossisti

A. Banchina per l’arrivo dei pescherecci B. Ingresso autovetture pescatori e grossisti

FASE 3: Progetto realizzato nel 1967

pagina corrente Documenti originali (Fondo Pietro Barucci 1947-2001) relativi a: 1. Il fascicolo relativo al progetto del mercato ittico dell'Architetto Barucci FASE 4: Situazione attuale 2. Il bando di concorso del 1960 3. La planimetria dell'area di progetto allegata al bando.

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Pianta P0

Pianta P1

A

A

Ingresso pubblico grossisti

47,10 m

scarico merci

B'

0,30 m

B

B'

3,30 m

B

Ingresso pubblico grossisti A'

Ingresso pescatori

1,20 m

A'

3,00 m

3,30 m

2,80 m 43,10 m

Sezione B-B'

h = 20,10 m

Sezione A-A'

Piano grossisti Piano pescatori

Prospetto longitudinale

Prospetto trasversale


Il progetto vincitore

pagina precedente Ridisegno di piante, sezioni e prospetti del progetto del 1967, di cui originali presso l'Archivio di Stato di Roma, collezione Pietro Barucci Architetto e successiva analisi dimensionale e modulare dell'architettura. 10 m

Gli architetti Il risultato del concorso fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di dicembre del 1960: ad aggiudicarsi la vittoria e quindi l'opportunità di realizzare il mercato fu il gruppo di progettazione denominato “Paranza” e composto dagli architetti romani Pietro Barucci (1922) e Beata di Gaddo (1921-2007). In precedenza, i due architetti avevano già partecipato ad alcuni concorsi per la realizzazione di altre opere nella città di Livorno, e in particolare l'architetto Barucci fu l'artefice di alcuni interventi visibili ancora oggi, quali i gruppi di edifici residenziali nei due quartieri popolari Coteto e Sorgenti e l'ampliamento dell'ultimo piano per l'Istituto Tecnico Superiore (ITI) in via G. Galilei (Barucci, 2018). Il progetto L’edificio, che gli architetti proposero per il concorso in Piazza della Fortezza, si caratterizza per la sua forma contemporanea percepibile sia dall'esterno che dall'interno. Il mercato è un ambiente unico disposto su due piani sotto una grande copertura (Aleardi, Marcetti, 2011). Le modalità di accesso all’edificio sono molteplici e avvengono su due quote distinte in base alla tipologia di utenza: i pescatori accedono

al piano terra a livello della banchina, mentre i grossisti entrano al primo piano a livello stradale. Lo schema funzionale dell’edificio si ramifica su due percorsi principali indipendenti tra loro: il primo dedicato alla merce (al piano terra), il secondo al pubblico (al piano primo). I due percorsi si incontrano solo nella fase finale quando, conclusa l'asta, negli uffici al primo piano gli acquirenti ricevono il pescato acquistato. I due ambienti, anche se separati fisicamente da un solaio, comunicano visivamente tra loro attraverso il ballatoio al piano superiore che permette al pubblico di osservare le fasi di arrivo del pesce, senza intralciare il lavoro dei pescatori. L’asta viene svolta al centro della grande sala dove il pubblico, riversandosi su una tribuna semicircolare con capienza di 200 posti, può seguire e partecipare attivamente acquistando la merce. Il pesce viene inserito all'interno di cassette che vengono poi fatte scorrere su dei nastri meccanici collocati al piano inferiore ai piedi della tribuna. Ogni postazione della tribuna è munita di un pulsante che permette al grossista di selezionare la merce di suo interesse, la cui quota è visibile sul tabellone automatico appeso al centro (Relazione di progetto da Fondo Pietro Barucci 1947-2001).

L'architettura e l'ingegneria L'edificio a pianta rettangolare è simmetrico ed è ritmato da una serie di pilastri rettangolari che si ripetono su entrambi i livelli e sulle quattro facciate. I pilastri hanno un interasse di 3,30 metri, che è anche la misura che costituisce il modulo secondo cui l'intero edificio è stato progettato. Le piccole unità ambientali chiuse si trovano ai margini dell'edificio, mentre al centro si sviluppa la grande sala comunicante tra i due livelli. Per comprendere le scelte architettoniche relative alla iconica copertura, possiamo leggere alcune delle parole degli architetti estrapolate dalla relazione del progetto e poi pubblicate nel 1964 nel n° 289 di Casabella: «L’aver concepito lo spazio del mercato come ambiente unico ha suggerito l’idea di una grande copertura unica, formalmente molto semplice, che per forma e concezione statica richiami una rete o una vela disposte ad asciugare »(Tentore et al., 1964). I progettisti, collaborando con l’ingegnere Antonio Michetti, impostarono due grandi piloni lungo l’asse maggiore dell’edificio, sui quali poggiarono una coppia di travi spaziali in calcestruzzo precompresso che funziona come unico elemento portante in copertura. Due solai tesi, composti da

cavi di acciaio alternati a elementi prefabbricati in cemento armato, costituiscono le due falde di copertura che si appendono direttamente alla grande trave. Le falde simmetriche e sagomate secondo archi di parabola, sono calate dolcemente sulle travi continue che poggiano su una serie di pilastri. La complessa struttura dà vita ad un edificio unico nel suo genere che si distingue inevitabilmente dal resto delle architetture del quartiere storico della Venezia per l’utilizzo di un materiale contemporaneo e per la sua forma innovativa. Le falde di copertura insieme al sistema di illuminazione naturale, concepito attraverso dei frangisole prefabbricati in calcestruzzo, costituiscono due punti di forza del nuovo fabbricato. La luce naturale, oltre che dai frangisole collocati sulle facciate minori, entra nell’edificio attraverso la soletta in vetrocemento che percorre orizzontalmente la grande trave portante al culmine dell’edificio. Quest’elemento, proposto in fase di concorso, fu poi sostituito, in fase esecutiva, da una trave reticolare in acciaio, che non convinse però la Soprintendenza ritenendola “troppo industriale” e imponendo, così, il ritorno alla prima soluzione. (Lenci, 2009).

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Il rapporto con la città Il progetto dello spazio esterno prevedeva, in fase di concorso, una banchina per la sosta dei pescherecci, molto prossima all’edificio, con il fine di agevolare l’ingresso della merce. Quest’ultima, insieme ad altre idee relative alla sistemazione esterna dell’edificio, non furono accolte, molto probabilmente perché già ai tempi del concorso c'era la volontà da parte delle amministrazioni di ricollegare le due sponde, e per questo fu preferito lasciare libera quella zona, in attesa di un futuro progetto di collegamento (Schizzo planimetrico di concorso da Fondo Pietro Barucci 1947-2001). L’edificio, concluso nel 1967, cominciò nello stesso anno la sua fiorente attivi-

tà fino al 1989, anno di costruzione del cavalcavia. Il ponte stradale complicò il normale svolgimento delle attività: nel novembre 2018 più della metà dei pescatori si trasferì in un altro fabbricato a svolgere la quotidiana asta del pescato, decretando di fatto la perdita della funzione principale del mercato e il suo parziale abbandono.

In alto: Elaborati di concorso del progetto vincitore, in alto l'assonometria generale e in basso il plastico (Archivio Centrale di Stato di Roma). A destra: Fotografie del 2014 di alcuni particolari dell'esterno dell'edificio, tra cui la realizzazione del murale della sardina. (www.architetturatoscana.it)


Foto del 2018 di Piergiorgio Corradin dell'interno dell'edificio, in seguito ad un piccolo interveno di manutenzione (www.floornature.it)

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pagina precedente Vista attuale dal cavalcavia stradale verso il mercato ittico (foto dell'autrice).

Come si presenta oggi l'area L'area di intervento, in passato oggetto di continue e modifiche, si presenta molto frammentata. Grazie alla sua estrema centralità e alla significativa vicinanza del porto mediceo, essa ha tutti i prerequisiti per essere un luogo di incontro e un punto di riferimento per gli abitanti. Tuttavia, la stratificazione incoerente dei vari interventi ha danneggiato in modo significativo il luogo. La colpa di ciò non si può attribuire a un unico intervento, quanto piuttosto ad una sommatoria di azioni che, nel corso degli anni, sono state sviluppate autonomamente senza ricercare un dialogo con le infrastrutture esistenti e con il contesto. Opere progettate per rispondere ad un unico specifico bisogno hanno oggi l'aspetto di ruderi, di involucri inutilizzati, o ancora, di barriere insuperabili. Il caso più emblematico, da questo punto di vista, è il cavalcavia. Oggi l'area, seppur caratterizzata da molteplici problematiche, mantiene ancora interessanti potenzialità. Lo spazio esterno La prima considerazione da fare, quando ci si imbatte in un luogo continuamente modificato, in diversi momenti temporali e da molteplici autori, è comprendere quali elementi devono essere conservati e quali invece sono sacrifi-

Lo stato attuale dell'area

cabili. Nel caso di strutture sottoposte a vincoli specifici di carattere artistico, storico o archeologico, non si può procedere con interventi invasivi o demolizioni, mentre nel caso di strutture non vincolate, ciò è concesso e può essere fatto ai fini della riqualificazione dell'area. In linea con queste premesse, l'area è stata vissuta in prima persona per comprendere come i suoi spazi vengono fruiti dagli utenti, per indagare quali rappresentano un vantaggio e quali, invece, un ostacolo. L'indagine sulla fruibilità degli spazi ha interessato un periodo di circa sei mesi, svolta in diversi momenti della giornata e con differenti situazioni atmosferiche. I risultati hanno evidenziato che uno dei punti più problematici dell'area è la porzione di collegamento da una sponda all'altra. Gli utenti scoprono da subito che l’unico modo per raggiungere la sponda di Viale Caprera, dalla Piazza della Fortezza, è percorrere delle scale anti-incendio in acciaio, che conducono allo stretto marciapiede sul lato della carreggiata del cavalcavia. Una volta arrivato in questo punto, il fruitore per raggiungere l'altra sponda in sicurezza dovrebbe percorrere tutto il marciapiede fino ad arrivare ad un parcheggio. Spesso accade, invece, che le persone, per velocizzare il superamento, decidono di attraversare pericolosamente il tratto stradale di grande percorren-

za, che non presenta strisce pedonali. Ciò avviene anche perché venti metri dopo le scale sul lato opposto della carreggiata è stata collocata una rampa in acciaio che, malgrado rappresenti l’unico modo per raggiungere la sponda opposta da quella quota, ha una pendenza ben superiore all'8% così da rendere difficoltosa la discesa di biciclette, passeggini e sedie a rotelle. Analizzando i comportamenti delle persone nell'area, si nota come molte, una volta presa consapevolezza di questo pericolo, decidono di non attraversare il canale utilizzando quel ponte né da un verso, né dall'altro. Per i pedoni che arrivano dal mare e escono dal varco passeggeri, invece, il percorso è ancora più impervio e visivamente ostruito. Il turista appare smarrito: di fronte a sé un grande parcheggio, sormontato, per un tratto, dal rumoroso cavalcavia, è l’unico panorama che riesce a scorgere, insieme ad un piccolo stralcio della bocca del grande murale sulla copertura del mercato ittico. Sul verso opposto, infine, il problema si pone anche per chi vuole spostarsi da una quota all'altra (dalla piazza alla banchina o viceversa). In questo caso il pedone deve affrontare una lunga, ripida e buia scala anti-incendio localizzata sotto il cavalcavia. Una volta sceso in quella che, un tempo era stata pensata come la zona di scarico del pesca-

to e che oggi è un parcheggio di auto e motorini, il fruitore si trova finalmente di fronte l'edificio del mercato ittico. L'edificio L’edificio si mostra oggi gravemente danneggiato sia all'esterno che all'interno. Il salmastro del mare e i mancati interventi di manutenzione sono complici ancora oggi del continuo degrado della struttura. Esternamente si nota che in molti punti non è più presente il copriferro dell’armatura del cemento armato. Il legno degli infissi è deteriorato dalla continua esposizione al sole e i vetri presentano numerose crepe. Internamente gli spazi inutilizzati da anni sono diventati depositi di spazzatura oppure sono inagibili. Malgrado l'edificio necessiti di un urgente e sostanziosa manutenzione, la sua architettura riesce, nella maggior parte dei casi, a sorprendere comunque il passante. Nell'aprile 2014 l'edificio è stato oggetto di un progetto artistico che ha visto la collaborazione dell'artista Libera Capezzoni e la poetessa Viola Barbara. La prima ha realizzato un grande murale di 25 metri sulla copertura raffigurante una sardina, mentre la seconda ha composto i versi che accompagnano il disegno: Lische Squame Coda Amore Libertà (online: Tonfoni, 2014).

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“Buongiorno”, disse il piccolo principe. “Buongiorno”, disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva piu’ il bisogno di bere. “Perche’ vendi questa roba?” disse il piccolo principe. “E’ una grossa economia di tempo”, disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre’ minuti la settimana”. “E che cosa se ne fa di questi cinquantatre’ minuti?” “Se ne fa quel che si vuole...” “Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre’ minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...” (De Saint-Exupéry, A., 2017, Il Piccolo Pricipe, Bompiani, Milano, Cap. XXIII)


Il progetto: restituzione dell'identità dell'area



Il progetto

pagina precedente L'area del mercato ittico nello stato attuale vista dalla Fortezza Vecchia (foto dell'autrice). a destra Fotografie dell'area con evidenziati in rosso alcuni punti di criticità dell'area. Nella pianta in basso sono riportati i coni visivi delle fotografie sopra (foto dell'autrice).

fino alle ore otto e, una volta conclusa, l'edificio rimane inutilizzato per il resto del giorno. Recentemente, una piccola porzione di edificio rimane aperto alla città il sabato fino alle ore quattordici, in occasione di un temporaneo mercato ortofrutticolo.

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Le cause del degrado Anche se le cause di marginalità dell'area sono molteplici, è evidente che il cavalcavia sia uno dei maggiori responsabili del degrado dell'area. Quest’ultimo è attraversato quotidianamente da un flusso continuo di auto che lo percorre ad alta velocità a circa otto metri sopra il livello del mare, con scarsa attenzione per il pedone che cammina nei marciapiedi ai lati e, anziché collegare lo spazio, lo divide con un gesto diametralmente opposto. Il passaggio stradale, infatti, non solo è di difficile attraversamento, ma crea all’interno della Piazza della Fortezza Vecchia, e più in generale nel quartiere della Venezia, una vera e propria cesura visiva e sociale.

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Perché rifunzionalizzare l'edificio? La decisione di realizzare un edificio per la vendita all'ingrosso del pescato in Piazza della Fortezza nel 1967 fu motivata da un reale fabbisogno, che con il tempo è diminuito a tal punto che nel 2018 alcuni dei suoi utilizzatori hanno deciso di spostarsi in un'altra struttura. Collocare un edificio per la vendita ittica in prossimità delle banchine dove i pescherecci scaricano ogni giorno merce fresca, in quegli anni era sicuramente la soluzione più favorevole. Oggi, invece, i pescatori hanno priorità differenti rispetto a quelli di cinquant'anni fa: la prossimità che gli stessi ricercano non è più con il mare, ma con le strade di grande comunicazione che permettono di raggiungere la città di Livorno da più parti, così da incrementare il numero di acquirenti. Questo, infatti, è il motivo principale per cui, ad esempio, la Labronica Motopescherecci ha deciso di spostare la sua attività in un edificio a più di 6 km dal mare in una zona industriale e marginale della città. L’edificio in Piazza della Fortezza però non è stato abbandonato e le aste continuano a svolgersi dal martedì al sabato in quegli spazi, anche se il numero dei partecipanti è sensibilmente diminuito. L'asta in Piazza della Fortezza si svolge il mattino dalle ore cinque

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Il punto di partenza Il mercato ittico ha costituito il punto di partenza e di arrivo del progetto di tesi. La volontà, infatti, di far conoscere questo progetto di architettura contemporanea anche fuori dalla città labronica, necessitava di un processo di riqualificazione e rifunzionalizzazione, non solo circoscritto all'edificio, ma che si occupasse anche del contesto. L’area è localizzata nel centro storico ed in prossimità di molteplici punti di interesse. In primo luogo la Fortezza Vecchia, che cerca di instaurare un contatto visivo con il mercato, interrotto dal cavalcavia. A seguire la vicinanza con l’ingresso del porto, molto frequentato, che insieme al nuovo Museo della Città (concluso nel 2018 e che ospita mostre di livello nazionale e internazionale) contribuisce ad attirare le persone in questa zona. Il quartiere, inoltre, con i suoi canali, è vissuto quotidianamente da abitanti e turisti. Il progetto si pone come obiettivo il consolidamento dell’identità dell'area, rendendola un crocevia strategico per la città. Il mercato ittico per le sue caratteristiche intrinseche è l'innesco perfetto di tale processo, attraverso la sua rifunzionalizzazione, valorizzandone l'architettura e l'unicità e trasformandolo in un nuovo polo attrattivo aperto al pubblico.

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Fase 1

Fase 2

Fase 3

Fase 4

Museo della Città

Cavalcavia

Nuovi collegamenti

Ingresso al porto

Fortezza Vecchia

Lo spazio liberato Dopo un'analisi su più livelli dell'area, dei suoi punti di forza, del degrado e con l'intento di restituire questo spazio alla città, l'ipotesi di interrare l'attuale passaggio carrabile, demolendo il cavalcavia e sostituendolo con un piccolo attraversamento ciclo pedonale si prefigura come la decisione più consona. Il traffico automobilistico continua a interessare l'area ma viene traslato su un nuovo livello non visibile. Il cavalcavia viene interrato di modo da non modificare la viabilità. La galleria sotterranea diventa anche l'occasione per la progettazione di un nuovo parcheggio, accessibile da quel livello e al piano terreno. Grazie a questa operazione, il livello fuori terra può tornare a respirare e la facciata del mercato ittico verso la Fortezza Vecchia riesce a riacquistare visibilità. Le due architetture riescono in questo modo ad instaurare un dialogo reciproco, dando la possibilità alla già esistente Piazza della Fortezza di espandersi fino ai limiti del mercato.

Mercato ittico come nuovo polo attrattivo

La nuova piazza è l’occasione perfetta per mostrare nuovamente agli abitanti l’edificio, per anni celato e estraneo alle occasioni di socializzazione. La piazza della Fortezza Attraverso lo studio degli elaborati di progetto dell'edificio del 1967, per la progettazione dello spazio esterno, vengono riproposti alcuni elementi e geometrie della struttura. Le gallerie superiori che fiancheggiano la sala delle aste si proiettano per un breve tratto verso la piazza, dando l’opportunità al fruitore di poter accedere al mercato anche dal piano alto. Insieme al prolungamento delle gallerie si mostra all’esterno la serie di pilastri che compongono il piano inferiore e sui quali poggiano i solai delle gallerie. Questi proseguono all’esterno con lo stesso ritmo con cui si susseguono nella sala interna, sorreggendo in questo caso le due passerelle simmetriche. La piazza, come già anticipato, ha una morfologia e una altimetria comples-

se perché divisa da un muro controterra, dove il livello più alto si trova a quota 4,50 m dal livello del mare mentre il livello della banchina ha una quota di 1,20 m. Progettare nuovi ingressi sul lato ovest al piano primo, significa collegare l’edificio direttamente con il terrapieno esistente, da dove è possibile ammirare anche la Fortezza Vecchia. La piazza si presenta come una grande terrazza panoramica, vivibile su due livelli, che comunicano tra loro, proprio come avviene negli spazi del mercato ittico di Barucci-Di Gaddo. Di fronte all’edificio, con lo scopo di accentuare la presenza di un nuovo polo attrattivo, viene inserito un grande tiglio, radicato al livello degli Scali delle Ancore, ma in grado di raggiungere quasi la sommità del fabbricato. Viabilità lenta Per lungo tempo l'area, seppur in una posizione centrale, è stata tagliata fuori dai collegamenti ciclopedonali della città. Il lungomare è il percorso

preferito dai ciclisti e dai corridori che, grazie ai marciapiedi, agli slarghi e alle piste ciclabili esistenti, possono percorrere tutta la zona costiera. Questo percorso si interrompe attualmente a circa 400 metri dalla piazza della Fortezza, allontanandosi dal mare e virando verso l’interno della città. Per far fronte a questa cesura, si propone un proseguimento del percorso ciclabile fino alla piazza, per poi prolungarlo sul nuovo ponte ciclo-pedonale, fino ad arrivare in Piazza del Luogo Pio, nel cuore del quartiere Venezia. Anche i passeggeri del porto, scesi dalle navi, potranno scorgere facilmente i nuovi percorsi e costeggiando il marciapiede dal lato della Fortezza potranno accedere a una rampa che si collega direttamente al nuovo ponte destinato alla viabilità dolce.


pagina precedente Fasi progettuali per la nuova organizzazione spaziale dell'area partendo dal ripensamento della viabilità veloce e lenta. pagina corrente 1. Schizzi fatti dal prof. Collotti durante le revisioni (vedi Postfazione) 2. Proposte progettuali per la nuova piazza e ponte ciclopedonale

Il ponte ciclo-pedonale Il nuovo ponte è un elemento significativo del progetto, in grado di superare i limiti esistenti e dare nuove opportunità di connessione tra le persone. Quest’ultimo sorge sulle memorie del ponte ottocentesco anch’esso, come il mercato, ritenuto una infrastruttura dal valore storico e architettonico da conservare e valorizzare. I resti originali del ponte di Santa Trinita sono stati mantenuti e liberati dalle superfetazioni degli anni successivi, in quanto le addizioni posteriori al 1844 hanno contribuito al danneggiamento della struttura storica e all'aumento del degrado dell’area. Con l'intento di valorizzare le tracce del passato, il nuovo ponte si pone l'obiettivo di ripristinare il tratto antico ma con tecniche e materiali conteporanei. Le due nuove basi del ponte sono state realizzate all'interno dei resti ottocenteschi, indipendenti da questi. Il tratto di collegamento si distingue per geometria e materiale dal passaggio pedonale sospeso che, continua al di sopra dei vacui ottocenteschi fino al raggiungimento della quota esistente, permettendo finalmente un accesso sicuro sulle due sponde. La piazza, l’edificio e il ponte sono parte di un unico progetto che ha lo scopo ultimo di riconsegnare questa porzione di quartiere a Livorno.

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pagine affiancate Assonometria di progetto

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pagina precedente Vista del mercato dal piano terra

Introduzione Come già precedentemente raccontato, a partire dal 2018, l'attività dell'asta del pesce all'interno del mercato ittico ha subito un vertiginoso calo di fruitori, che ha contribuito, insieme ad altri eventi, all'incremento del degrado dell'area. In considerazione di ciò e ritenendo che l'edificio del mercato ittico meritasse di essere conosciuto e vissuto da un'ampia cerchia di persone, nasce l’idea di rifunzionalizzarne gli ambienti. Un nuovo polo attrattivo L'intervento sull’edificio risulta poco invasivo in quanto riguarda quasi esclusivamente la riprogettazione degli spazi interni, conservando la maglia strutturale esistente e lasciando invariato l’aspetto esterno. Le facciate necessitano su ogni fronte di completi interventi di restauro, anche a causa della quasi inesistente manutenzione svolta negli anni. A livello strutturale l'edificio appare solido, fatta eccezione per alcune crepe e per l'assenza del copriferro. Il progetto del nuovo mercato è quindi preceduto da alcune operazioni di messa in sicurezza degli ambienti e da interventi minori, tra cui la sostituzione degli infissi: interventi che si pongono l'obiettivo di riportare l’architettura al suo stato originale. L’edificio di Barucci-Di Gaddo, è costituito

La rifunzionalizzazione del mercato ittico

quasi per tutta la sua estensione dalla grande sala delle aste, che sprovvista di interruzioni strutturali e liberata dalla tribuna centrale, non pone ostacoli alle idee per la nuova progettazione interna. La funzione, ritenuta la più incline alle esigenze della città, e con il fine di attirare qualsiasi tipo di pubblico, durante tutte le ore del giorno, risulta essere quella di una nuova tipologia di mercato aperto a tutti. All’interno del quartiere non mancano gli esercizi di ristorazione o caffetteria, ma la proposta per questo spazio vuole trovare il favore di molteplici categorie di persone e di accessibilità in tutte le fasce orarie giornaliere. Il grande spazio rinnovato non darà alle persone, solo un nuovo luogo per la vendita al dettaglio di merce fresca, ma anche la possibilità di poterla consumare nei molteplici punti ristoro attrezzati come veri e propri ristoranti e osterie. Data la sua dimensione il salone si presenta come una grande piazza coperta accessibile a tutti. Un mercato è, infatti, un’occasione di socialità, un luogo di passaggio, ma anche di sosta, proprio come una piazza. La differenza sostanziale sta nell’accezione del mercato come attività commerciale e gastronomica. Per dar vita alla nuova funzione, l’involucro viene in gran parte svuotato al suo interno, in particolare vengono rimosse la grande tribuna semicircolare

al centro e le pareti divisorie degli spazi di lavoro dei pescatori. Inoltre, vengono riprogettati tutti i collegamenti verticali, introducendo un montacarichi per consentire l'accessibilità anche alle persone con disabilità motorie. Il mercato viene reso ulteriormente accessibile dall'esterno grazie ai nuovi accessi collocati su tutte le facciate, così da rendere l'edificio permeabile e in costante dialogo con la città. Gli accessi principali al pubblico sono collocati sul lato ovest verso la Fortezza Vecchia sia al piano terra, che al piano primo. A livello della banchina l'accesso avviene dalla nuova piazza inferiore, attraverso quattro grandi portali vetrati, che guidano il visitatore all’interno della sala a tutta altezza. A livello superiore il visitatore può accedere dalle due passerelle simmetriche ai lati dell'edificio, entrando anche in questo caso attraverso quattro grandi portali vetrati che introducono nelle due gallerie a ballatoio interne già esistenti. Le nuove funzioni L'edificio rinnovato vuole essere un nuovo polo attrattivo per la città e offrire ai cittadini molteplici opportunità di viverlo usufruendo dei suoi servizi. All'interno si compone di spazi di diverse dimensioni, per la maggior parte ampiamente illuminati dalle finestre laterali, dal lucernario e dal sistema di

frangisole sulle due facciate minori. Nella sala principale al piano terra si svolge il mercato ortofrutticolo che si articola in una serie di banconi; questi elementi sono pensati smontabili per far sì che la sala possa diventare un grande spazio polivalente per ospitare anche mostre temporanee o eventi culinari. Sul lato sud della sala sono stati collocati sei box per la vendita del pesce muniti di bancone e cella frigorifera alle spalle. Il primo box all'ingresso funziona invece come reception e guardaroba. Sul lato opposto della sala verso la banchina, sia al piano terra che al piano primo, si collocano invece le attività di ristorazione caratterizzate da cucine a vista dove si può mangiare cibo espresso utilizzando i tavoli allestiti all'interno e all'esterno direttamente sulla banchina. Al piano terra, infine, ci sono anche locali di servizio destinati al personale con accesso direttamente dalla sala quali i bagni e gli spogliatoi, ma anche le celle frigorifere, il grande magazzino e i vani tecnici. Il piano superiore oltre alle attività di ristorazione e caffetteria, ospita gli spazi amministrativi e una piccola zona relax, arredata con divanetti e librerie, che si affaccia da un lato sul salone principale e dall'altro scorge la nuova piazza e la vista inedita sulla Fortezza.

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1 Legenda Piano Terra 1.

Mercato piano terra

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Ingresso Fortezza Vecchia

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Passerella di collegamento al passaggio esistente

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Ufficio Turismo Info-Point

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Galleria espositiva

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Ingresso pedoni parcheggio interrato su tre livelli

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Bagni pubblici 10 m

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Piazza della Fortezza

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Ingresso retro al mercato

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Mercato livello primo

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Ponte ciclopedonale

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A-A' 10 m

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pagina corrente Sezione trasversale A-A'

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pagina precedente Vista della grande sala polivalente del mercato dal piano primo a destra Spaccato assonometrico dei due livelli dell'edificio e assonometria dell'intero edificio.

Intero edificio

Osteria di terra, lato strada Bagni pubblici Ripostiglio Area scarico merci Uffici amministrativi

Osterie di mare, lato Fosso Reale

Area relax

Ingresso pubblico esistente

Piano primo

Magazzino Bagni e spogliatoi per il personale Celle alimenArea scarico tari merci Ristoranti di mare, lato fosso

Locale tecnico Ripostiglio Bagni pubblici Banchi per la vendita del pesce Reception e guardaroba

Piano terra

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20 m Legenda: 1. Piazza del Luogo Pio, Museo della Città 2. Accesso al sottopasso stradale 3. Varco passeggeri porto di Livorno 4. Parcheggio Quartiere Venezia 5. Ingresso carrabile al parcheggio interrato 6. Parcheggio per i bus turistici 7. Giardino pubblico 8. Fortezza Vecchia 9. Piazza superiore della Fortezza Vecchia 10. Piazza inferiore della Fortezza Vecchia 11. Nuovo ingresso alla Fortezza Vecchia 12. Passerella galleggiante 13. Passaggio pedonale esistente 14. Pista ciclabile 15. Ingresso secondario mercato

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pagina precedente Planimetria generale di progetto

Lo spazio pubblico, le aree verdi e la nuova viabilità

La sponda degli Scali delle Ancore e la Piazza della Fortezza Vecchia Il progetto per la piazza è stato ideato a partire dagli elaborati del mercato ittico del 1967, così da mostrare il valore della sua architettura anche esternamente. Le gallerie interne al piano primo sembrano uscire dal fabbricato in forma di passerelle, riversandosi sopra il terrapieno già esistente nell’area, che viene rimodellato fino ad ottenere una parte piana di fronte al mercato. Le mura antiche, che già contornano la piazza superiore, diventano a tutti gli effetti il nuovo parapetto della piazza sul lato ovest verso la Fortezza Vecchia. Al centro della piazza due grandi panchine a ferro di cavallo sono posizionate simmetricamente così da stimolare il dialogo e contribuendo a tracciare la geometria dello spazio. Queste sono poi ombreggiate da due pergolati in acciaio Cor-Ten per richiamare il nuovo ponte. Arrivando dal lato sud, attraverso il nuovo proseguimento della pista ciclabile, si accede direttamente alla piazza e si può scorgere sulla sinistra l’edificio e sulla destra la Fortezza. Davanti a sé, il ciclista o il pedone può proseguire il suo cammino verso l’altra sponda, oppure sostare in una delle molteplici sedute che delimitano le nuove aree verdi della piazza. Se il turista volesse addentrarsi alla scoperta dell’antica forti-

ficazione, dovrà in questo caso utilizzare le scale al centro della piazza (accessibili dai lati interni di entrambe le passerelle), oppure prendere l’ascensore sul lato nord a fianco del nuovo ponte. L’ascensore è un parallelepipedo in cemento armato a vista, inserito all’interno dei resti del ponte ottocentesco, che permette di scendere al piano inferiore della piazza attraversando il vacuo del ponte antico. Sul lato ovest del vacuo si apre il nuovo ingresso alla Fortezza, reso possibile attraverso una piattaforma galleggiante che costeggia le mura antiche e che si collega all’esistente ponte pedonale mobile. I due collegamenti verticali permettono di scendere al piano inferiore della piazza, dominato al centro dall’alto e possente tiglio. Sul lato sud, la piazza a quota banchina è delimitata da una parete dove si estende una folta pianta rampicante con alla base una vasca di acqua ferma, sul cui bordo esterno è possibile sedersi e rinfrescarsi. Sul lato opposto invece, superato il loggiato, si accede agli Scali delle Ancore, dove sono ormeggiate le barche e dove sono allestiti parte dei tavoli del mercato. Le due passerelle insieme alla serie di pilastri su cui le stesse poggiano costituiscono dei veri e propri loggiati in grado di ombreggiare parte della piazza inferiore e segnare il percorso che conduce verso l’interno dell’edificio.

La sponda di Viale Caprera La sponda opposta, anch'essa parte del progetto e raggiungibile tramite il nuovo ponte, è allestita con la stessa modalità della piazza quindi con spazi verdi, nuove sedute e pergolati. Uno dei pergolati è stato progettato anche per ombreggiare il percorso che conduce all'interno dei resti del ponte ottocentesco che si sono conservati in modo ottimale nel tempo, a tal punto di decidere di recuperare totalmente gli spazi interni e destinarli a nuove funzioni aperte a tutti. Un piccolo spazio espositivo dedicato alla storia di Livorno e un punto informativo sono stati collocati nei due vacui. Il punto info è pensato, principalmente, per facilitare l'orientamento dei passeggeri che arrivano dal mare. Da questo lato sono stati ripristinati anche tutti i collegamenti ciclo-pedonali con il quartiere Venezia fino al Museo della Città. Il collegamento carrabile si completa con un parcheggio collocato alle spalle dei resti ottocenteschi e di alcuni setti murari dell'antica città fortificata presenti in quell'area.

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Le aree verdi La piazza della Fortezza si compone di due grandi aree verdi in prossimità del perimetro murario antico, staccate da quest'ultimo da un intimo percorso pavimentato che permette di poter passeggiare di fianco le mura antiche e affacciarsi ad ammirare il panorama, sedendosi sulle estese panchine che delimitano le aree verdi. Provenendo da sud, sulla destra un lungo tratto verde si caratterizza per tre diverse tipologie di alberature quali: due specie di ciliegi e gruppi di acacie. Quest'ultime costeggiano entrambi i lati della pista ciclabile e sono arricchite inoltre dalla presenza dei caprifogli. Arrivati all’interno della piazza un albero leggermente più alto è inserito nell’esiguo spazio verde che cela la galleria sotterranea delle auto; si tratta in questo caso dell’Albero delle Lanterne Ci倀氀愀渀椀洀攀琀爀椀愀 䜀攀渀攀爀愀氀攀 簀 匀挀愀氀愀 ㄀㨀㔀

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nesi. Questa tipologia arborea si ritrova anche in altri punti dell'area, come ad esempio all'interno del vacuo ottocentesco sul lato del mercato ittico, da dove avviene il nuovo accesso alla Fortezza Vecchia, con lo scopo di restituire valore a quello spazio deturpato negli anni. L'albero che rappresenta invece il fulcro del sistema verde della piazza è il grande Tiglio Europeo, che si innalza a partire dagli Scali delle Ancore fino a raggiungere la sommità dell’edificio del mercato ittico. Gli elementi vegetali partecipano inoltre alla composizione architettonica della piazza, come nel caso della panchina al centro che è sormontata da un pergolato in Cor-Ten dove si intreccia la pianta rampicante Hedera Algeriensis, che contribuisce all'ombreggiamento delle sedute. La stessa pianta rampicante si ritrova anche al livel-

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lo inferiore della piazza, ad arricchire il muro cieco perimetrale al di sopra della 倀椀愀渀琀愀 倀ⴀ㈀ 簀 匀挀愀氀愀 ㄀㨀㔀 vasca di acqua ferma. Sull’altra sponda, l’area verde che anticipa il vacuo del ponte antico è composta da acacie e ciliegi; all'interno di quest'ultima è collocato un pergolato, anch'esso decorato con le piante rampicanti. Mentre sul lato degli Scali delle Ancore i vacui ottocenteschi hanno totalmente perso la loro copertura sull'altra sponda, que倀ⴀ㄀ 簀 匀挀愀氀愀 ㄀㨀㔀 ste sono state倀椀愀渀琀愀 conservate e in fase di progetto sono convertite in tetti verdi con caprifogli e altri arbusti. Il percor倀椀愀渀琀愀 倀ⴀ㄀ 簀 匀挀愀氀愀 ㄀㨀㔀 so che connette quest’area alla Piazza del Luogo Pio è ritmato, invece, da una fila di acacie che costeggiano il fosso. Infine, anche il吀椀最氀椀漀 nuovo vie䄀氀戀攀爀漀 搀攀氀氀攀 䄀挀愀挀椀愀 攀甀爀漀瀀攀漀 parcheggio 䌀椀氀椀攀最椀漀 䌀愀瀀爀椀昀漀最氀椀漀 氀愀渀琀攀爀渀攀 挀椀渀攀猀椀 ne reso un luogo più piacevole e fresco con numerose alberature, tra cui aca䄀氀戀攀爀漀 搀攀氀氀攀 䄀挀愀挀椀愀 䌀愀瀀爀椀昀漀最氀椀漀 cie e alberi吀椀最氀椀漀 da攀甀爀漀瀀攀漀 frutto che si alternano ai 䌀椀氀椀攀最椀漀 挀椀渀攀猀椀 䄀渀愀氀椀猀椀 搀攀氀氀攀氀愀渀琀攀爀渀攀 渀甀漀瘀攀 愀氀戀攀爀愀琀甀爀攀 渀攀氀氀ᤠ愀爀攀愀 搀椀 瀀爀漀最攀琀琀漀 numerosi posti auto introdotti. 倀椀愀渀琀愀 倀ⴀ㄀ 簀 匀挀愀氀愀 ㄀㨀㔀

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8-12 m max 20 m

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Tiglio europeo

2-3 m max 6 m

Caprifoglio 㐀 2-3 m 20 cm -7 m


pagina precedente In alto: vista di insieme della nuova Piazza della Fortezza a due livelli di fronte al mercato ittico. In basso: caratteristiche delle alberature nel progetto di aree verdi.

Una nuova mobilità La decisione ambiziosa di interrare il percorso stradale risulta essere la soluzione più efficace al fine di mantenere invariata la viabilità. Le auto provenienti da sud, dopo aver superato la rotatoria, scendono all’interno della galleria, che percorre il medesimo tratto dell’esistente cavalcavia, e che consente all’automobilista di uscire in un punto da cui ha accesso a tutte le possibili direzioni: verso il centro, verso il porto o verso le strade di collegamento regionale. Dopo un tratto di circa 300 metri interrato si raggiunge la quota massima di -9,75 metri sotto il livello del mare. Alla medesima quota si trova anche il nuovo parcheggio, accessibile direttamente dalla galleria. Quest’ultimo si articola in tre li-

velli interrati fino a raggiungere il livello del piano terra. L’uscita del parcheggio è collocata sulla sponda opposta del mercato, dove tutt'oggi è presente uno spazio di sosta per i veicoli. L'ampia area di sosta, prima anch'essa “tagliata” al centro dal cavalcavia, viene riprogettata in modo da creare sia uno spazio di sosta sia di viabilità confortevole per coloro che entrano ed escono dal porto, ma anche per i frequentatori del quartiere, che possono usufruire del nuovo parcheggio. Conservare ed aggiungere aree di sosta sono esigenze reali dei cittadini, che dal 2016 (anno in cui le strade del quartiere sono diventate zone a traffico limitato) lamentano la mancanza di posti auto. Lo spazio sulla sponda opposta al mercato si predispone perfet-

tamente a questa funzione, in quanto anche se adiacente a un quartiere quasi totalmente pedonale, è separato da quest’ultimo dai resti delle antiche mura fortificate della città, che già, con la loro morfologia, si configurano come un ingresso accogliente per i pedoni. Il fabbisogno di posti auto, una volta realizzato il progetto, sarà incrementato anche dai fruitori del nuovo mercato. Con l’aggiunta di quest'ultimo al sistema commerciale, turistico e sociale, è risultato indispensabile trovare una soluzione per la gestione del traffico delle auto, favorendo allo stesso modo lo sviluppo della mobilità lenta all'interno degli spazi rinnovati. Un'ultima area di sosta è stata progettata per i pullman che sono soliti trasportare i turisti nelle altre città toscane.

Sezione B-B'

Sezione C-C' 10 m

B

C

C'

B'

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Legenda sezione tecnologica D-D' 1. Sistema di copertura in travi in cemento armato precompresso (sezione 30x35 cm) intervallate da lastre di cemento, sp. 3 cm 2. Sistema brise soleil fisso con elementi in cemento inclinati a 45°, 100x30x3 cm 3. Infisso in acciaio a battente 4. Infisso in acciaio a scorrere 5. Parapetto in aste di acciaio 6. Muro di contenimento in cemento armato con scannafosso 7. Pergolato in elementi scatolari in acciaio Cor-Ten, 8x8 cm 8. Muro di contenimento esistente in laterizio

3,30 m

A

B

Pavimento in cemento industriale, sp. 2 cm Sotto fondo per pavimentazione e passaggio impianti sp. 9 cm Strato drenante sp. 50 cm Fondazioni esistenti a plinti su palificata Terreno sottostante

C

Blocchi in granito, 30x30X5 cm Sotto fondo per pavimentazione con rete elettrosaldata, sp. 6 cm Massetto di completamento, sp. 12 cm Rete elettrosaldata Vespaio areato con casseri plastici a perdere, sp. 50 cm Magrone, sp. 10 cm Terreno sottostante

D

Lastre in cemento, 100x100x5 cm Sotto fondo per pavimentazione, sp. 5 cm Strato di sabbia e ghiaia, sp. 10 cm Strato di pietrisco, sp. 20 cm Terreno sottostante

Assito in tavole di legno, 140x20x5 cm Parapetto in acciaio Sistema di aggancio in alluminio Sistema modulare a incastro in cuscini in Polietilene alta densità (HDPE) 70x70 cm, h 20 cm

D' D


Sezione E-E' 10 m

E' E

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Il ponte ciclopedonale

pagina precedente Vista dal nuovo ponte ciclo-pedonale in basso Assonometria di una porzione del nuovo ponte ciclo-pedonale in travi Viereendel. A destra: le piante dell'evoluzione del ponte di Santa Trinita dalla prima costruzione ottocentesca al progetto di riqualifica.

DEM GUER 1944

ORIGINALE 1884

Un ponte pensato per le persone In seguito alla demolizione del cavalcavia e alla realizzazione di un passaggio interrato è apparso necessario ricollegare le due sponde del fosso per consentire a tutte le persone di muoversi liberamente nell'area. Il nuovo ponte è destinato, infatti, alla fruibilità della viabilità lenta quindi per facilitare gli spostamenti dei pedoni e di coloro che si muovono con mezzi leggeri come biciclette, monopattini e trasporti simili. La nuova infrastruttura sorge sulle memorie del ponte del 1844 che, ripulito dalle superfetazioni degli anni, cerca di instaurare un dialogo con il ponte contemporaneo. Il nuovo ponte, seppur molto differente per forma e materiale da quello ottocentesco, è stato progettato nel rispetto della struttura antica. Il progetto vuole, infatti, dare valore alle memorie antiche riportando in vita il tratto della campata precedente utilizzando però tecniche e materiali contemporanei. I due nuovi appoggi della campata, che copre una luce di 30 metri, sono nascosti all’interno dei vacui ottocenteschi su entrambe le sponde, così da simboleggiare il ripristino del ponte antico poggiante sulle basi originali. I due pilastri sono in calcestruzzo armato e hanno un'altezza tale da lasciare intatte le preesistenze antiche. Questi sorreggono il nuovo attraversamento in

acciaio Cor-Ten realizzato con un sistema di pilastri e travi Vierendeel sui lati e con travatura reticolare sul piano orizzontale. La luce del ponte è ritmata da 24 travi Vierendeel con profilo HEB 140 di un metro per un metro, che costituiscono insieme al piano orizzontale in travi reticolari HEB 100 la struttura del ponte. Le superfici esterne delle Vierendeel sono rivestite da sottili lastre in Cor-Ten collegate tra loro da profili metallici, così da consentire una lettura unitaria del rivestimento metallico. Le travi reticolari, che si estendono per tutta la larghezza del ponte, sono interrotte al centro da un profilo a doppia C alto 65 cm, che consente più stabilità al tratto di 3,60 metri (in larghezza) coperto dalla reticolare. Le travi HEB 100 si ripetono sul piano orizzontale ogni 3 travi Viereendel, e sono controventate da cavi tesi in acciaio. Il piano di calpestio, che poggia sulle travi reticolari, è realizzato con un assito di legno Teak che richiama le pavimentazioni delle antiche navi. Due assiti di tavole in legno 170x200 cm si collegano al centro del ponte con un profilato a T metallico 45x45 mm che si attacca alla trave HEB 100 in basso. Infine, il parapetto, che si colloca nello spazio compreso tra il limite esterno del piano di calpestio e i pilastri strutturali è coerente a quello utilizzato per la piazza e per gli altri spazi pubblici. Il parapetORIGINALE 1884

to è realizzato in acciaio di colore scuro e si compone di sottili aste metalliche distanti 10 cm tra loro e sormontate da un piatto di esigua larghezza che costituisce il corrimano. La campata del ponte, a quota 5,20 metri sopra il livello del mare, si aggancia su entrambi i lati a delle passerelle in calcestruzzo che permettono di raggiungere le due sponde del fosso. Sul lato sud, la breve passerella scende fino al livello della piazza (4,30 metri), mentre sul lato nord, si dirama in due rampe: una che raggiunge l’ingresso al porto e un’altra che scende in direzione del quartiere storico. Il ponte rappresenta il punto di congiunzione di tutto il progetto consentendo alle persone di muoversi finalmente in quest'area, senza incontrare più alcun ostacolo.

1844

ORIGINALE 1884

DEMOLIZIONI GUERRA 1944

ADDIZIONI SUCCESSIV E PONTE 1

DEMOLIZIONI GUERRA 1944

ORIGINALE 1884

19391945

ADDIZIONI SUCCESSIVE E PONTE 1988

DEMOLIZIONI GUERRA 1944

CAMBIAMENTI PROGETTO

1989

ADDIZIONI SUCCESSIVE E PONTE 1988

CAMBIAMENTI PROGETTO

2020

10 m

53


Legenda sezione tecnologica ponte ciclopedonale F-F' 1. Lastra in Cor-Ten angolare sp. 2 mm 2. Travi Vierendeel profilo HEB 140 3. Profilo a C 20x20x20 mm per fissaggio lastre in Cor-Ten, sp. 2 mm 4. Lastra di riverstimento in Cor-Ten 120x100 cm, sp. 2 mm 5. Pilastri Vierendeel profilo HEB 140

F'

6. Parapetto in acciaio h 1.05 m 7. Lastra in Cor-Ten angolare, sp. 2 mm 8. Profilo Ω per fissaggio lastre in CorTen, 20x20x30 mm 9. Profilato a T 25x25 mm 10. Profilo a doppia C, h 65 cm 11. Profilato a T 45x45 mm

12. Trave reticolare in acciaio HEB 100 13. Lastra di rivestimento in Cor-Ten, 120x190, sp. 2 mm 14. Assito in legno Teak superficie ziringata antiscivolo, 170x200, sp. 4 mm 15. Profilo omega 20x40x40 mm per fissaggio lastre in Cor-Ten

1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11 12 13 14 15

2m

F


Sezione F-F' 10 m

55


Appendice


a destra Pietro Barrucci durante l’intervista, nella sua casa in via Margutta, Roma, 27 settembre 2019

Pietro Barucci Pietro Barucci è un architetto e urbanista nato a Roma nel 1922 e laureato nel 1946, con un percorso di assistente presso la cattedra di composizione architettonica di Arnaldo Foschini e Adalberto Libera. La sua lunga attività professionale inizia alla fine degli anni quaranta con i primi incarichi nel campo dell’edilizia residenziale, e poi partecipando a vari concorsi e conseguendo importanti riconoscimenti. La maggior parte delle sue opere si collocano nella città di Roma e provincia, ma anche in altre città italiane come Livorno e Napoli. Negli anni sessanta e settanta l’architetto si occupò, oltre che di progetti su scala europea, anche di piani urbanistici in Tunisia ed Etiopia.

Roma, 27/11/2019 Nel bando di concorso è stato richiesto di realizzare solo l’edificio del mercato oppure la progettazione si estendeva anche a livello urbano? Il bando di concorso prevedeva la progettazione dell’edificio e dell’esterno molto prossimo al fabbricato, la viabilità non faceva parte delle richieste di concorso. Dai suoi disegni ho visto che per la sistemazione esterna aveva proposto una banchina per le imbarcazioni prossima all’edificio, perché non è stata realizzata? Avevamo pensato alle varie modalità di accesso all’edificio in base alla funzione. L’ingresso per i pescatori doveva avvenire via mare, l’idea era che i pescherecci potessero scaricare il pescato direttamente nella banchina, ma poi in fase di costruzione questa

Intervista all'architetto Pietro Barucci L'intervista Agli albori del lavoro di tesi, ho avuto l’opportunità di intervistare l’architetto Pietro Barucci, che in seguito ad alcune mail e poi ad una chiamata telefonica, mi ha invitato nella sua casa a Roma per conoscerlo. L’intervista ha permesso di approfondire le informazioni trovate sui libri di testo e sui giornali, rappresentando una testimonianza diretta del suo lavoro per il mercato e per la sua carriera. Inoltre, mi sono potuta confrontare direttamente con l’architetto sulle mie idee progettuali e grazie al suo preziosissimo parere ho potuto iniziare questo lavoro di tesi. Riporto nelle prossime pagine l’intervista avvenuta in data 27 settembre 2019 a Roma.

non fu realizzata perché il fondale molto basso dei fossi della Venezia non era in grado di contenere le lunghe reti dei pescherecci. Quali vincoli “difficili” furono imposti dal concorso? Nessun vincolo particolare, tutto lo spazio interessato dal concorso era stato liberato per dare spazio al nuovo mercato. L’unica richiesta era realizzare un edificio che rispettasse i caratteri del quartiere Venezia. Si ricorda qualcuno degli altri partecipanti? C’erano altri architetti romani? Non ricordo i componenti della giuria né gli altri partecipanti. Ricordo solo che il progetto malgrado fosse stato richiesto dal Comune di Livorno si trovava sotto la Soprintendenza di Pisa; era

quest’ultima che prendeva le decisioni e controllava che il progetto rispecchiasse le caratteristiche della zona. Conoscevate già la città di Livorno prima di partecipare a questo concorso? Avete un legame con la città? Si, la conoscevo già. Il mio primo contatto con la città di Livorno è avvenuto qualche anno precedente quando sono stata chiamato per progettare le nuove case popolari nel quartiere Coteto. Questo fu solo il primo di una serie di incarichi che mi affidarono nella città. Quello del mercato ittico fu invece il risultato di un concorso. Oltre alle case popolari a Coteto e al mercato ittico, ha realizzato altri edifici nella città toscana? Dopo il progetto

per il quartiere di Coteto, mi era stata affidata la costruzione della stessa tipologia abitativa nel quartiere Sorgenti. Un altro intervento che ricordo con piacere nella città labronica e che fu molto apprezzato dalla critica fu l’ampliamento in altezza dell’edificio ITI (Istituto Tecnico – Scuola Superiore). In questo caso fu l’architetto che progettò in principio l’edificio dell’istituto a chiedermi personalmente di cimentarmi in questo intervento di riqualifica. Era solito collaborare con la moglie nella realizzazione di un progetto? Sì, abbiamo fatto diversi progetti insieme, a Livorno e non solo. Dopo che ci siamo separati, ognuno ha continuato a lavorare individualmente. 57


Avevate uno studio insieme? Sì, a Roma. La mia casa è stato il luogo dove sono nato, il luogo dove ho vissuto e il mio studio. Dopo il divorzio con Beata sono tornato subito qua non solo a progettare ma anche a vivere, solo qua mi sento a casa. Entrando nel vivo del progetto per il mercato ittico, volevo chiederle come è nata l’idea della forma dell’edificio, e la sua originale copertura ha un significato speciale per voi? L’idea per questo sistema di copertura prende ispirazione da quello utilizzato da Eero Saarinen per lo stadio del ghiaccio della Yale University a New Haven. Questo progetto e il Piano per Tokyo di Kenzo Tange sono stati i riferimenti che hanno guidato la progettazione. Nel caso

del mercato del pesce la forma assunta dalla copertura volevo ricordasse le reti dei pescatori lasciate ad asciugare dopo la pesca. Sarei curioso di sapere se i passanti riescono a recepire questo messaggio. Inoltre, una tecnologia costruttiva di questo tipo non necessitava interruzioni strutturali, dando la possibilità allo spazio di essere vissuto al cento per cento. L’edificio è composto da due piani, dal lato “fosso” si accede dal piano terra, mentre dal lato opposto "strada" si accede dal primo piano. Inoltre l’entrata principale dell’edificio è stata collocata al piano primo, questa è stata una sua scelta progettuale o gli è stato imposto dal concorso? E’ stata una mia idea, volevo che l’accesso dei pescatori avvenisse solo via mare, mentre quello per i grossisti fosse via terra. Essendo questo un mercato del pesce ritenevo fosse la soluzione migliore. In seguito a questa decisione ho impostato tutto l’edificio. Al piano terra sono collocati tutti gli ambienti riservati al pescato, accessibili solo ai pescatori e ai lavoratori, mentre il piano superiore è dedicato ai grossisti e agli acquirenti. Era la prima volta che progettava un mercato? E un mercato ittico? Si, primo e unico mercato che ho realizzato. Ho dovuto studiare con precisione il funzionamento di un mercato all’ingrosso. Sono andato a visitare più volte il mercato ittico di Ancona, ai tempi era uno dei più all’avanguardia in Italia. Il sistema automatico per l’asta del pesce che poi ho proposto in sede di concorso per il mercato di Livorno è lo stesso utilizzato ad Ancona. Durante le mie ricerche ho scoperto che nel 1962 aveva partecipato con l’ingegnere Ricci al concorso nazionale per la progettazione del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia, proponendo un edi-

ficio che ha forti somiglianze con l’edificio ittico realizzato nella mia città. Perché decise di riproporre una copertura molto simile a quella dell'edificio di Livorno anche per il progetto del Mercato di Chioggia? Decisi di riproporre questa copertura perché era una soluzione che ritenevo ideale per la costruzione di un mercato, in quanto la tecnologia della copertura non imponeva interruzioni strutturali. A differenza del mercato di Livorno, per il concorso di Chioggia dovevamo progettare solo il sistema di copertura e il lotto di progetto era più esteso del precedente. Decisi di proporre la stessa copertura ma ripetuta per una superficie più vasta, di modo da creare un’ampia zona coperta. Questo tipo di copertura può essere ritenuto un vostro carattere distintivo? No, in realtà, sono stati solo questi due gli episodi in cui ci siamo cimentati in una forma del genere, e nel caso di Livorno ho potuto vederla realizzata. Nel caso di Chioggia, invece, la nostra idea è rimasta solo su carta. Si è occupato lei stesso della direzione dei lavori? Il progetto esecutivo corrisponde a quello definitivo? E’ stata apportata qualche modifica in opera? No, non fui io a dirigere i lavori, la direzione

dei lavori fu affidata all’ingegnere Antonio Michetti. In fase di costruzione la Soprintendenza di Pisa ci impose di ripensare la trave sulla sommità dell’edificio, in quanto secondo il loro parere la sua morfologia andava troppo in contrasto con le altre architetture del quartiere. Il progetto esecutivo prevedeva infatti una trave reticolare al di sopra della copertura, che fu poi sostituita con una trave in calcestruzzo armato e una parte in vetrocemento piana che funzionasse come un grande lucernario. Questa imposizione non incontrò il favore dell’ingegnere Michetti, che decise di licenziarsi dal suo incarico. Anche io non accolsi con piacere la scelta della soprintendenza di Pisa ma decisi comunque di proseguire i lavori. Ritengo ancora oggi che la decisione di cambiare la trave fu una “sciocchezza”. L’ edificio con quell’elemento avrebbe potuto assumere un carattere ancora più identitario. Negli anni successivi sono state apportate alcune modifiche al fabbricato? Lei è stato mai interpellato per modificare o aggiungere alcune parti? Credo non ci sia stato nessun lavoro di modifica al progetto, o anche ci fosse stato io non sono stato chiamato, dopo la sua costruzione conclusa nel 1967 non ho più saputo niente del mercato.


1

Dopo alcune domande relative la progetto del 1967, è stato l’architetto a pormi una domanda, era curioso di sapere quali fossero le mie intenzioni progettuali e come volevo dare una seconda vita al suo edificio. Essendo agli inizi della mia tesi, stavo ancora valutando quale fosse la migliore strategia progettuale e l’incontro con l’architetto mi è sembrata la perfetta occasione per chiarirmi le idee. Dopo aver risposto alla domanda, ho chiesto quindi un parere al progettista romano, per capire se le mie idee trovassero il suo favore. Cosa pensa della mia proposta, pensa che l’edificio possa vivere una seconda vita con una nuova funzione? Sono molto entusiasta che il mio edificio interessi ancora e l’idea di riqualificarlo mi sembra un’ottima cosa. L’idea che mi ha esposto di creare un mercato non solo del pesce ma un mercato più turistico aperto a tutti gli darebbe con certezza più accessibilità. A mio parere se vuole realizzare un mercato nuovo, con nuove funzioni e aperto a tutti deve completamente svuotare l’interno. L’edificio, al tempo, fu pensato per accogliere la funzione esclusiva di mercato all’ingrosso del pesce ed ogni ambiente funziona con questa idea. Al piano terra la zona è privata ed è accessibile solo dal basso, mentre il piano

2

superiore è ad uso pubblico dei grossisti, degli uffici amministrativi e la casa del custode e questi luoghi sono accessibili invece solo dall’alto. Quindi condivide l’idea di rendere l’edificio ad uso completamente pubblico? Si mi piace molto, non avendo l’edificio interruzioni strutturali, potrebbe funzionare. Che ne pensa di mantenere la funzione di mercato all’ingrosso durante poche ore del giorno/notte e aggiungere al tempo stesso anche quella di un nuovo mercato cittadino? Mi sembra un’idea da valutare, ma deve stare molto attenta alla divisione delle funzioni in quanto adesso i due piani non sono completamente distinti, ma funzionano se pensati insieme e trovano il loro punto di congiunzione nella tribuna al centro. Pensa che la funzione di mercato cittadino sia forse la soluzione migliore per dare una seconda vita all'edificio? L’edificio all’interno, grazie alla sua copertura, ha l’aspetto di un grande teatro, cosa pensa dell’ipotesi di realizzare una sala concerti? Ci sarebbe da lavorare molto di più, l’edificio non ha un sistema di ventilazione artificiale in grado di ventilare il grande salone, in più sinceramente non mi sembra l’edificio

adatto ad accogliere la funzione di teatro, l’idea del mercato mi sembra più convincente. Le piacerebbe che la grande tribuna fosse conservata? Potrebbe essere un’idea carina ma non un obbligo, era stata progettata al centro della sala per le aste del pesce, in un mercato pubblico non so che funzione potrebbe trovare. Concludendo con una domanda più generale sulla sua lunga attività, vorrei chiederle quale, per lei, è il progetto più importante che ha realizzato? Sicuramente l'edificio più importante che ho realizzato è il Centro Direzionale di Piazzale Caravaggio a Roma concluso nel 1963. E’ l’unica opera costruita di quello che avrebbe dovuto essere lo SDO, il famoso e mai realizzato Sistema Direzionale Orientale.

pagina precedente A sinistra: - fotografia dell'interno dello Stadio del Ghiaccio della Yale University di Eero Saarinen; - plastico di progetto del Piano per Tokyo (1960) di Kenzo Tange, Architettura giapponese in Casabella 258, 1961. A destra: Modello e Planimetria generale del progetto del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia, arch. Pietro Barucci e ing. Corrado Ricci, 1962. pagina corrente 1. Disegno in fase definitiva della sezione longitudinale del progetto mercato ittico vincitrice del concorso. 2. Disegno in fase esecutiva della sezione longitudinale del progetto esecutivo del mercato ittico con evidente segno di cancellatura della copertura proposta nel concorso.

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Postfazione

pagina precedente Vista dalla sponda opposta al mercato

Testa, pesce, mare, polpo, cerco verità. Il nome Venezia fa qui sognare, forse una schietta tuscanica invidia di un luogo lontano, forse la riminiscenza di una marinaresca solidarietà che unisce le repubbliche e le atmosfere. Nella più generale considerazione che - come architetti impegnati nella rigenerazione dell’ex Bel Paese - dobbiamo alle preesistenze ambientali, il recupero dei reperti dell’ammodernamento merita una particolare attenzione. La presenza del mercato del pesce in una parte strategica della città di Livorno è scomoda, difficile da maneggiare, sgomita con i resti della Fortezza Vecchia del Sangallo, mostra chiaramente il fuoriscala con il vicino edificio storico ora utilizzato dalla Guardia di Finanza. Il luogo poi, e non da ora, è infossato e massacrato da un ignorante intervento di viabilità che in modo poco rispettoso taglia il fronte storico della città e le sue stratificazioni, tanto da rendere incomprensibile lo stato di fatto attuale. Un luogo per stare, brutalmente trasformato in un luogo per andare, un angolo di città da cui non ci resta che passare con sguardo casuale, forse sbarcando da un traghetto che ci porta dalle isole o tagliando frettolosamente da nord a sud l’abitato. La bellezza è qui perduta. Persino quella che è capace di lasciare gli sguardi depositare sul mare stando seduti su una panchina al tramonto. Come sempre, ho ridisegnato i pezzi di questo edificio, smontandoli e rimontandoli durante le revisioni del lavoro di Valentina Spagnoli per comprenderne anche io con la mano e la matita gli aspetti, la vita, i modi e i tempi. “Fai la sezione” si chiama uno di questi disegni, dove cercavo di raccontare come, aldilà della sagoma che allude a un tendone appena disteso sulla banchina (forse una vela latina stanca che abbraccia un boma generoso) questo edificio vivesse delle grida dei pescatori che ne abitavano lo spazio interno cioè la sezione, come siamo abituati a dire con termini un po’ da iniziati. E facendo la sezione questo luogo ha cominciato a tornare ad essere calmo, abitabile, vivibile, magari per portarci in una sera d’estate un amico o un’amica a prendere un gelato. Francesco Collotti Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

61


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Tonfoni V. (2014), Disegna un maxi pesce sul tetto del Mercato. L’idea di una pittrice-acrobata, in QuiLivorno.it, <https://archivio.quilivorno.it/news/spettacolo-cultura/maxi-pesce-sul-tetto-del-mercato-lidea-di-una-pittrice-acrobata/> (05/23) Cooperativa Labronica Motopescherecci <https://www.asta-vendita-pesce-livorno.com/> (05/23) Piergiorgio Corradin (2018), Il mercato ittico di Livorno, in Floornature, <https:// www.floornature.it/piergiorgio-corradin-il-mercato-ittico-di-livorno-13799/> (05/23) Barucci P. (2013), Catalogo dei Progetti e delle Opere (1947-2003), <http://www. pietrobarucci.it/> (05/23) Barucci P. (2013), Livorno, Concorso Nazionale Mercato Ittico, in Catalogo dei Progetti e delle Opere (1947-2003), Volume 1, pp. 64-67, <http://www.pietrobarucci.it/volumi/vol_1.html> (05/23) Barucci P. (2013), Chioggia, Concorso Nazionale Mercato Ortofrutticolo, in Catalogo dei Progetti e delle Opere (1947-2003), Volume 3, pp. 8-9, < http://www.pietrobarucci.it/volumi/vol_3.html> (05/23) Testa, C. (2011), Livorno: storia della città, <http://www.urbanisticainformazioni. it/IMG/pdf/Livorno_Storia.pdf> (05/23) Luo Studio (2019), Temporary Site of Shengli Market — Creation of Spatial Order, <http://www.luostudio.cn/ project/2/244> (05/23) Peralta Ayesa Arquitectos (2015), Paserela, <http://www.peraltaayesa.com/ proyectos/diseno-urbano/pasarela-caseta-aranzadi.html> (05/23)


Indice

Presentazione Claudio Piferi

5

Livorno: identità nel passato e nel presente

7

L’origine della città

9

Il quartiere Venezia e il sistema dei fossi

11

L'area portuale del quartiere Venezia e il mercato ittico

15

L’evoluzione storica dell'area

17

Il ponte di Santa Trinita

23

Il concorso per il nuovo mercato ittico

25

Il progetto vincitore

27

Lo stato attuale

31

Il progetto: restituzione dell'identità all'area

33

Il progetto

35

La rifunzionalizzazione del mercato ittico

41

Lo spazio pubblico, le aree verdi e la viabilità

47

Il ponte ciclo-pedonale

53

Appendice

56

Intervista all'architetto Pietro Barucci

57

Postfazione Francesco Collotti

61

Bibliografia

62


Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze giugno 2023



ll lavoro di tesi nasce dalla volontà di restituire a Livorno una zona che, anche se localizzata in un luogo strategico della città, con il passare del tempo se ne è trovata ai margini. L’area di intervento si trova all’interno del quartiere storico della Venezia in prossimità del porto, ed è fortemente caratterizzata dall’edificio del mercato ittico che, con la sua originale copertura, è divenuto un landmark all’interno del tessuto urbano. La tesi si propone di riqualificare questa porzione di città, rifunzionalizzando l’edificio del mercato all’ingrosso e progettando tutti i sistemi di accesso all’area, carrabili, pedonali e ciclabili, che ne possano permettere una corretta fruizione da parte dei cittadini, trasformando la vocazione del sito, che dà luogo di passaggio diviene luogo di incontro. Valentina Spagnoli si laurea con lode nel 2020 in Architettura all’Università di Firenze ed è architetto dal 2021. Oggi è dottoranda in “Sostenibilità del progetto costruito e del sistema prodotto” all’Università di Firenze. Si occupa di residenze per utenti temporanei e di rigenerazione urbana e sociale.

ISBN 978-88-3338-185-5


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