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Introduzione
from Romano del Nord. Teoria e prassi del progetto di architettura | R. Bologna, M.C. Torricelli
by DIDA
Roberto Bologna, Maria Chiara Torricelli
Non crediamo ci sia bisogno di motivare le ragioni di questo libro che, ripercorrendo gli scritti di Romano Del Nord, ne ricostruisce l’evoluzione del pensiero e l’impegno nelle sue attività accademiche e nelle opere di architettura. Non ce n’è bisogno perché Romano ha rappresentato un punto di riferimento ampiamente riconosciuto in campo accademico e professionale. Né c’è bisogno di spiegare perché noi ci siamo sentiti in dovere di affrontare questo impegno, mossi dall’amicizia personale che ci ha legati e dalla gratitudine verso di lui sul piano scientifico. Ma se, allorché Romano ci ha lasciato, la decisione di accingerci a questo lavoro è stata immediata, sulla questione di come svolgerlo, di quanto dei suoi scritti (ben noti alla comunità scientifica) riportare e di chi prioritariamente doveva essere il lettore cui ci rivolgevamo abbiamo a lungo riflettuto, anche durante lo svolgimento stesso del lavoro intrapreso. Rileggendo i suoi scritti ci è parso che fosse importante fare emergere il rapporto tra proposte teoriche, posizioni culturali e sociali e impegno nelle opere da lui promosse o direttamente realizzate. Il suo profilo biografico e curriculare, sin dai suoi esordi, restituisce una figura di ricercatore, docente e professionista impegnato ai massimi livelli nel contribuire alla cultura tecnologica del progetto, con l’attenzione a non perdere di
vista il rapporto tra cultura e pratica, tra conoscenze e sperimentazione. La rilettura cronologica che abbiamo fatto dei suoi scritti, ci ha confermato questo suo tratto distintivo, come accademico e come professionista. Gli importanti ruoli ricoperti nella ricerca, nella formazione e nella professione gli hanno dato una condizione privilegiata di osservazione, da una posizione preminente e da differenti angolazioni, sul complesso mondo dell’architettura e delle costruzioni. Grazie a questi ruoli ha potuto finalizzare finanziamenti, creare opportunità di ricerca e orientarne i temi in chiave strategica. Ma Romano ha saputo anche cogliere le opportunità delle molte e importanti sue esperienze per mettere in discussione, attraverso la verifica dei fatti, le posizioni, che lui stesso via via aveva assunto. La lettura dei suoi scritti lo testimonia ampiamente, ad esempio sui temi della innovazione di processo e delle prospettive di industrializzazione edilizia in Italia. Un filo conduttore segna però il suo fare ricerca e progetto ed è scaturito da quelle doti personali che la nostra comunità di tecnologi dell’architettura gli ha riconosciuto fin quasi da subito, e che gli hanno valso ben presto riconoscimenti anche in ambiti di ricerca e di lavoro interdisciplinari. Romano era dotato di una capacità di visione strategica e di una lucidità di ragionamento che gli permettevano di affrontare le questioni di ricerca e i problemi del progetto senza perdere di vista obiettivi e vincoli, risorse e condizioni di fattibilità. Fare ricerca e lavorare con lui voleva dire
assorbire pian piano come naturale una visione sistemica dei problemi. Che si trattasse di gestione del processo edilizio, di progettazione di architettura, di organizzazione della didattica, Romano affrontava le questioni pensando in termini di relazioni, strutture logiche, dinamiche evolutive e invitava chi lavorava con lui ad approfondire sempre per inquadrare correttamente i problemi. Questa è la matrice da cui scaturisce il suo apporto alla nostra disciplina e alla ricerca e alla professione in architettura. Il lavoro che noi abbiamo inteso fare con questa pubblicazione è stato semplicemente quello di dare testimonianza del percorso compiuto da Romano per sviluppare proposte concrete, a partire da questo suo approccio. La capacità di visione non si fermava alle enunciazioni, ma nei gruppi di lavoro, che lui stesso promuoveva e coordinava, ha portato avanti una ricerca sistematica, metodologicamente sempre rigorosa che gli ha permesso di pervenire a risultati con ricadute importanti nella pratica del progetto. Pensiamo ad esempio al suo contributo alla identificazione e sistematizzazione dei requisiti di umanizzazione degli spazi per la salute, che spesso allora ci si limitava ad enunciare e proclamare; oppure all’organizzazione puntuale del processo di normazione, progettazione, attuazione, controllo e monitoraggio degli interventi di edilizia residenziale per studenti universitari. Abbiamo organizzato questo libro come una rassegna ragionata dei suoi scritti lungo percorsi articolati per ambiti
di applicazione e sviluppati cronologicamente. Abbiamo fatto ricorso anche a materiale inedito, relazioni e interventi scritti in occasione di lavori di commissioni o di convegni e, ancora, talvolta abbiamo riportato anche citazioni da testi a firma di suoi collaboratori o interlocutori, in quanto dalle loro parole emergevano passaggi salienti di ricerche o progetti coordinati da Romano Del Nord. Non volevamo comunque fare un’antologia. Nemmeno sarebbe stato possibile dato il volume della sua produzione scientifica e del resto, per quanto abbiamo già detto, il contributo di Romano non è nelle parole scritte, nei saggi teorici, ma nella interrelazione tra scrittura, programmi, azione, opere. Questo libro costituisce pertanto una lettura critica e cronologica di estratti dai suoi scritti, raccolti secondo quattro grandi temi: • il pensiero sulla disciplina della tecnologia dell’architettura, la evoluzione delle sue responsabilità nella formazione e nella ricerca (capitolo 1); • lo studio del processo edilizio, delle prospettive di industrializzazione, del ruolo della normativa tecnica e dell’innovazione tecnologica (capitolo 2); • lo studio dei luoghi della formazione e dei relativi servizi, l’università in particolare, dagli standard di qualità al governo dei processi e delle competenze (capitolo 3); • lo studio degli spazi per la salute, negli aspetti di programmazione e di progettazione, centrati sulla cura e sulla ricerca (capitolo 4).
Nell’intento di rileggere il percorso negli anni compiuto e proposto da Romano, abbiamo ritenuto importante dare anche spazio ad inquadrare il contesto in cui si muoveva: quello italiano negli ultimi trenta anni del Novecento e nei primi decenni del Duemila, ma anche quello internazionale, al quale la cultura tecnologica e Romano guardavano e, soprattutto, l’Europa che andava assumendo sempre più influenza sul piano della formazione in architettura, delle procedure dei lavori pubblici, delle riforme in ambito sanitario e di servizi sociali. Romano giovane guardava alle esperienze internazionali come situazioni evolute verso cui era possibile orientare anche le politiche italiane per il settore dell’edilizia, guardava ai programmi coordinati di interventi ospedalieri del Servizio sanitario in Gran Bretagna. Poi con la maturità e i ruoli di protagonista che ha assunto nelle istituzioni di coordinamento nazionale (in ambito di formazione universitaria, di lavori pubblici, di edilizia sanitaria e scolastica) il suo sguardo si è fatto più critico verso le esperienze in altri contesti, più severo nei riguardi delle responsabilità di committenze e operatori nel nostro Paese, più realista, ma non per questo meno convintamente impegnato a definire percorsi di maggiore efficienza e qualità. Così impostato questo libro si rivolge prima di tutto ai giovani che studiano e lavorano in architettura e che intendono privilegiarne il ruolo sociale e la rilevanza economica nello sviluppo e nella trasformazione dell’ambiente. Que-
sti giovani ci piacerebbe invogliare, con questo nostro testo, a leggere i libri di Romano Del Nord, a consultarne i rapporti di ricerca, a conoscerne le esperienze di programmi e progetti. In sintesi a confrontarsi con chi li ha preceduti su strade difficili senza perdere impegno ed entusiasmo. E poi certo ci rivolgiamo alla comunità scientifica dell’area dell’architettura, oltre i perimetri delle discipline e anche oltre la separatezza tra accademia e professione, perché proprio questo Romano ha testimoniato: la ricerca scientifica lontana dal suo campo di applicazione nel nostro ambito non ha senso, ma anche la professione che nega la necessità di ricerca non ha possibilità di sopravvivere in una realtà sempre più complessa.