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Forme del presente per allontanare l’oblio Shapes of present to ward off oblivion
Ricerca e musealizzazione
Il patrimonio culturale è narrazione della propria storia, è ricchezza del luogo e della relativa popolazione nel quale ritrova il senso di comunità e di appartenenza. In esso si identifica grazie alla forza del bello e alla potenza della memoria.
La città, come l’architettura, storica deve però rinnovarsi per non cadere nell’oblio e dimenticare se stessa. Il paradosso della conservazione esiste proprio in questi termini :
“…nulla si conserva mai né mai si tramanda se resta immobile e stagnante. Anche la tradizione è un continuo rinnovarsi…” (Settis)
La necessità di tale movimento e innovazione deve però preservare tale dna ricco di valori e di storia, confrontandosi in parallelo con il presente.
L’intervento in un sito archeologico deve tenere ben stretti questi temi , ed il progetto dell’ ‘agire sensibile’ dell’architetto diventa, instaurandosi, un dialogo tra presente e passato.
L’area archeologica di Ashkelon entra a far parte dei parchi nazionali israeliani, diventando meta turistica per le attività di balneazione, campeggio e altri eventi oltre alle visite d’interesse prettamente culturale legate alle rovine del sito. Alcune aree del parco sono at- tualmente ancora da rilevare, molti dei resti archeologici sparsi nell’area ancora da portare alla luce. Gli scavi archeologici sono stati quindi ripresi e convivono con gli ingressi dei visitatori che ogni anno affollano il parco. Ancora oggi il sito è però carente di infrastrutture attrezzate sia per i turisti che per i ricercatori e archeologi che lavorano nell’area; oltre a non avere un’accurata organizzazione e gestione del luogo nel quale è possibile ritrovare parti di capitelli, colonne, trabeazioni e resti vari ammassati a terra senza alcuna attenzione né salvaguardia. Dall’analisi delle condizioni attuali e solo dopo un’approfondita ricerca storica, il progetto ha preso forma assumendo funzionalità eterogenee che potessero far dialogare le diverse necessità del sito e confrontarsi con un pubblico variegato. Si assume in questo modo il compito di valorizzare l’antica città di Ashkelon generando nuove forme che possano dialogare con la contemporaneità ma ritenendo prioritario il compito di esaltare il suo patrimonio culturale.
Research and musealisation
Cultural heritage is the narration of one’s own history, it is the wealth of the place and its people in which they find their sense of community and belonging. It identifies itself through the power of beauty and the power of memory.
However, the historical city, like architecture, must renew itself in order not to fall into oblivion and forget itself. The paradox of preservation exists precisely in these terms :
“…nulla si conserva mai né mai si tramanda se resta immobile e stagnante. Anche la tradizione è un continuo rinnovarsi…” (Settis)
The need for such mobility and innovation must not, however, preserve this dna rich in values and history through a simultaneous confrontation with the present.
An intervention in an archaeological site must respect these concepts, and the architect’s ‘sensitive approach’ project becomes a dialogue between the present and the past.
The archaeological area of Ashkelon became part of Israel’s national parks, turning into a tourist destination for bathing, camping and other activities in addition to cultural visits related to the site’s ruins. Some areas of the park are currently still to be surveyed, many of the archaeological remains scattered in the area are still to be unearthed. Archaeological excavations have therefore been resumed and coexist with the visits by people who annually flock to the park. Even today, there is still a lack of wellequipped infrastructure both for tourists and for researchers and archaeologists working in the area, as well as a need for careful organisation and management of the site, where parts of capitals, columns, entablatures and various remains can be found piled up on the ground without any care or protection.
From the analysis of the current conditions and only after in-depth historical research, the project was shaped by adopting heterogeneous functionalities that could dialogue with the different needs of the site and deal with a diversified target audience. In this way, the task of enhancing the appeal of the ancient city of Ashkelon is taken on by generating new form that can dialogue with the contemporary world while prioritising the task of enhancing its cultural heritage.
Da queste considerazioni, necessità ed intenti, si è così sviluppata l’idea di progettare un museo non convenzionale, dove lo scavo e l’attività archeologica diventano l’oggetto di esposizione; oltre ad un think tank come complesso eterogeneo per venire incontro alle esigenze relative sia alla ricerca che a quelle prettamente turistico-ricettive. Un museo a cielo aperto che si arricchisce di attività integrando i turisti e i cittadini più frequenti, dove la vitalità delle interazioni genera una forte simbiosi tra cultura e svago.
Think tank e musealizzazione non sono però entità separate e distanti, sono strutture simbionti che dialogano e si confrontano attraverso un percorso. Percorso che diventa un forte elemento connettivo e di progetto: lo stoà
Il dialogo con la storia continua nell’architettura attraverso la ripresa del topos greco della via porticata, rappresentata nella raffigurazione di Ashkelon sulla mappa di Madaba da bianche ed esili colonne che seguono la direzione del Cardo e del Decumano.
Lo stoà sviluppandosi lungo due direzioni, le stesse direzioni degli assi del Decumano ritrovati in Madaba, vuole essere un forte richiamo alla storia della città con l’intento di creare quel velato ricordo dell’antica sua conformazione.
I singoli elementi di progetto, diffusi nell’area, sono affiancati e allineati da tale percorso porticato assumendo forti proprietà connettive. Quest’azione ha permesso all’area archeologica dell’entroterra di interagire con quella balneare del fronte mare non solo visivamente, ma creando una congiunzione molto più forte e diretta.
These considerations, needs and intentions led to the idea of designing an unconventional museum, where the excavation and archaeological activities become the subject of the exhibition, besides a think tank as a heterogeneous complex to satisfy both research and tourist-recreation needs.
An open-air museum that is enriched with activities integrating tourists and frequent visitors, where the vitality of interactions generates a strong symbiosis between culture and recreation. However, think tank and musealisation are not disconnected and unrelated entities. They are simbiotic structures interacting with and facing each other through the pathway. A path that becomes a strong connective element of the project: the stoà
The dialogue with history continues throughout the architecture by taking up the Greek topos of the porticoed street. In the depiction of Ashkelon on the Madaba map , it is represented by slender white columns following the direction of the Cardo and the Decumanus.
The stoà is meant to be a strong reminder of the city’s history, developing along two directions. The same directions as the axes of the Decumanus found in Madaba. Its aim is to create that veiled memory of its ancient conformation.
Il percorso diventa museo: un museo in divenire.
The individual elements of the project, spread throughout the area, are flanked and aligned by this porticoed pathway, assuming strong connective properties. This action allowed the archaeological area of the hinterland to interact with the seaside area of the waterfront, not only visually but creating a a stronger and more direct connection.
AREA TURISTICO-RICETTIVA
Sala espositiva Info point Shop
Area Botanica
THINK TANK Ristoro Sagra/Picnic Orti Laboratorio botanica
Laboratori archeologici Laboratori aperti al pubblico Hortus conclusus Ricerca
Alloggi ricercatori/ archeologi pagina precedente / previous page Illustrazione dello stoà con le vele. | Illustration of the stoa with sails.
Vista aerea di progetto con relative funzioni. | Project aerial view with related functions.
Un museo in divenire
Entrare nel National Park di Ashkelon è come accedere a un museo archeologico a cielo aperto, dove è possibile scoprire i resti dell’antica città disseminati nel suo suolo terroso. Sin dall’incontro visivo con le prime rovine, le possenti mura canaanite, nella nostra mente la ruina genera una ricostruzione molto approssimativa, immaginaria in certi casi, di quella antica egemone città portuale.
L’intervento, delicato nella sua semplicità ed impatto, non vuole racchiudere nella classica scatola museale la storia di Ashkelon, ma bensì sfruttare le caratteristiche del sito rendendo esso stesso museo.
L’asse verso la Basilica è il ponte di dialogo più diretto con la memoria di Ashkelon, ed è proprio attraverso l’esposizione delle sue rovine in aperte teche lungo questa direttrice che si riapre la narrazione. Esili teche espositive che vi si inseriscono in silenzio, ridando voce e dignità a quelle rovine che attualmente sono disperse nel sito. Permettendone una miglior cura e conservazione. Non sono state pensate solo come mobilio museale ma diventano elementi funzionali anche per gli scavi, durante i quali possono essere utilizzate dagli archeologici come deposito temporaneo in attesa di una successiva catalogazione e restauro.
La Basilica diventa dunque la quinta delle rovine in esposizione che, anticipando questa, ne forniscono un’immagine anche se frammentata.
Attraverso la disposizione delle teche, il progetto delinea un vero e proprio percorso che viene interrotto ad un certo punto dall’intersezione con il Cardo. In questo preciso incrocio, attraverso un sistema di rampe e di scale, si apre il collegamento diretto con la Basilica stessa con la quale condivide l’orientamento.
Rimanendo a est della via Maris ma spostandoci nell’altro asse del Decumano, è stato progettato un ambiente chiuso che potesse fungere da sala esplicativa con materiale informativo e di divulgazione di vario genere, dalla realtà virtuale agli ologrammi. Dove poter narrare la storia dell’antica Ashkelon, non solo attraverso le sue rovine.
Il percorso museale prosegue verso il fronte mare, le teche espositive si dispongono lungo lo stoà diventando il legante tra le aree più culturali e quelle costiere, puramente di svago.
Non esiste un vero e proprio ingresso, non ci sono né inizio né fine predisposti: il percorso museale non ha limites.
A museum-to-be
Walking into Ashkelon National Park is like visiting an open-air archaeological museum, where it is possible to find the remains of the ancient city scattered across its earthy soil. From the very first visual contact with the early ruins, the mighty Canaanite walls, in our minds the ruin generates a very rough reconstruction, an imaginary one in some cases, of that ancient hegemonic port city.
The intervention, gentle in its simplicity and impact, is not intended to enclose the history of Ashkelon in the classic museum box. Instead, it exploits the characteristics of the site by making it a museum itself.
The axis towards the Basilica is the most direct bridge of dialogue with the memory of Ashkelon, and it is through the display of its ruins in open showcases along this axis that the narrative is reopened. Thin display cases are silently placed there, restoring voice and dignity to those ruins that are currently scattered around the site, allowing them to be better maintained and preserved. They have not only been conceived as museum furniture but also become functional elements for excavations, during which they can be used by archaeologists as a temporary repository pending later cataloguing or restoration.
The Basilica consequently becomes the backdrop for the exhibited ruins which, anticipating this, provide an image of it, however fragmented.
Through the arrangement of the showcases, the project outlines an actual itinerary that is interrupted at a certain point by the intersection with the Cardo. At this precise intersection, through a system of ramps and stairs, a direct connection opens up with the Basilica itself, sharing the orientation with the latter.
Keeping to the east of the Via Maris but shifting to the other axis of the Decumanus, an enclosed room was designed to work as an explanatory room with various kinds of information and dissemination material, from virtual reality to holograms. A room where the history of ancient Ashkelon could be told, not only through its ruins. The museum itinerary continues towards the waterfront, the display cases are arranged along the stoà and become the link between the more cultural areas and the coastal, purely recreational ones.
There is no real entrance, there are no designated starts or end points: the museum itinerary has no limits.
Il think tank
Il National Park di Ashkelon gode di una caratteristica peculiare, ancora oggi gli scavi archeologici sono operanti ed al contempo è presente un’affollata attività balneare. Il sito gode quindi di una duplice funzionalità, una più ludica e un’altra più culturale e di ricerca. Il progetto vuole perciò creare un organismo architettonico eterogeneo, nel quale archeologi, studiosi e turisti possano condividere e fare esperienza dell’antica città di Ashkelon.
Dall’idea dunque di generare un luogo vivo ed attivo, complesso nelle sue diverse attività ma allo stesso tempo unitario, nasce il think thank: piccoli elementi eterogenei capaci di ascoltare e soddisfare le distinte esigenze degli utenti.
Riuscendo in questo modo a condividere e accrescere nella diversità, negando il sonno eterno di un luogo che ha ancora molto da raccontare.
Nell’asse più lungo che arriva al fronte mare senza interruzioni si dispongono armonicamente i singoli fabbricati affacciandosi sulla via pergolata che tiene il fronte interno ben definito, mentre assumono una maggior libertà compositiva nel lato del fronte strada. La loro disposizione funzionale permette l’accoglienza del turista nell’area archeologica offrendo varie infrastrutture come un infopoint, alcuni shops e un ristorante per poi assumere caratteristiche più vicine alla sfera archeologica e di ricerca progredendo verso il mare, come i laboratori, le sale comuni polifunzionali e gli alloggi. Il desiderio di riportare l’importanza dell’agricoltura in quelle terre ancora fertili, ha portato a progettare un’area dove la vegetazione è protagonista. Viene così progettata una zona caratterizzata dalla presenza di un laboratorio di botanica e da vari orti sui quali si affaccia il ristorante, garantendo così una cucina a km 0 con la materia prima del sito. Quest’area si presterebbe perciò molto bene a sagre all’aperto e picnic, già estremamente diffusi nel sito ma senza attualmente opportune attrezzature.
The think tank
The Ashkelon National Park has a unique feature; archaeological excavations are ongoing and at the same time the beach is crowded with bathers. The site therefore enjoys a dual functionality, one more recreational and another more cultural and research-related.
The project is thus intended to create a heterogeneous architectural organism in which archaeologists, academics and tourists can share and experience the ancient city of Ashkelon. So from the idea of generating a living and active place the think thank was born, complex in its various activities but at the same time unitary. Small heterogeneous elements capable of listening to and satisfying the distinct needs of the users.
Thus managing to share and grow in diversity, denying the eternal sleep of a place that still has much to tell.
In the longest axis that reaches the waterfront without interruption, the individual buildings are harmoniously arranged facing the via pergolata that keeps the internal front well-defined, while they take on greater compositional freedom on the side of the street front. Their functional layout allows the tourist to be welcomed into the archaeological area by offering infrastructural items such as an info- point, some shops and a restaurant. They then assume more archaeological and research-related functions as they progress towards the sea, such as laboratories, multifunctional common rooms and accomodations.
The desire to bring the importance of agriculture back to these still fertile lands led to the design of an area where vegetation is the protagonist. Thus an area characterised by the presence of a botany laboratory and several botanical gardens overlooked by the restaurant was designed. This guarantees a zero-kilometre cuisine using the site’s raw materials. The area would therefore easily lend itself to open-air festivals and picnics, which are already extremely popular on the site but currently lack the appropriate facilities.
Di seguito, proseguendo verso il mare, attorno ad un hortus conclusus di ulivi, sono disposti due laboratori di cui uno, avendo un lato quasi completamente vetrato, si mostra al visitatore il quale può osservare gli archeologi al lavoro durante la passeggiata lungo lo stoà. Alcuni di questi spazi laboratoriali sono accessibili anche ai turisti grazie all’organizzazione di attività esperienziali, di laboratorio, dando l’opportunità di avere un contatto diretto e personale con il luogo e la sua storia.
Arrivando infine all’estremità dell’asse a nord, il progetto sfrutta un salto del terreno con un dislivello di quasi tre metri sdoppiando in altezza il percorso, il quale alla quota inferiore si materializza diventando l’ultimo tratto pergolato che accompagna il cammino verso la spiaggia. L’ultimo tratto pergolato che incornicia il mare.
L’estremità superiore della biforcazione dell’asse è invece adibita all’alloggio per i ricercatori, gli archeologi o per gli studenti universitari che vogliono svolgere attività di studio e di ricerca nel sito. I moduli abitativi si dispongono a due a due definendo un’area verde di intramezzo che li separa. Arrivando da est e percorrendo il percorso pergolato, le abitazioni sono precedute da un corpo di fabbrica più grande con vari spazi comuni.
Il dislivello naturale del terreno permette una vicinanza visiva e integrità volumetrica, ma allo stesso tempo mantiene la privacy delle abitazioni separando i flussi dei turisti con quelli di chi lavora e studia sul sito.
Questa sistemazione complessiva vuole far interagire le attività d’interesse culturale con quelle prettamente ludiche e di svago, con l’intento di suscitare interesse al visitatore occasionale e farlo avvicinare alla storia dell’antica Ashkelon. Il progetto vuole in questo modo facilitare il lavoro all’interno del sito, dando delle infrastrutture per poter vivere lo scavo e l’area archeologica .
Eterogeneità funzionale dei singoli fabbricati si amalgamano in una unicità visiva del tessuto volumetrico.
Continuing towards the sea, around a hortus conclusus of olive trees, two workshops have been arranged, one of which, having an almost completely glassed-in side, is visible to visitors who can observe the archaeologists at work during their walk along the stoà Some of these laboratory spaces are also accessible to tourists thanks to the planning of experiential activities, giving them the opportunity to have a direct and personal contact with the place and its history.
Finally reaching the end of the northern axis, the project exploits a drop in the terrain with a difference in height of almost three metres, doubling the height of the path, which at the lower elevation becomes the last pergola stretch that accompanies the path towards the beach. The last pergola part framing the sea.
The upper end of the axis doubling is instead used for accommodation for researchers, archaeologists or university students carrying out study and research activities on-site. The living modules have been arranged two by two defining a green area between them and are preceded by a larger building with various common areas. The natural difference in height of the terrain allows for visual closeness and volumetric integrity, but at the same time maintains the privacy of the residences by separating the fluxes of tourists from those who work and study on the site. pagina precedente / previous page
This overall arrangement is intended to make activities of cultural interest interact with activities of a recreational and entertainment kind. The intention is to arouse the interest of the casual visitor and bring him/her closer to the history of ancient Ashkelon. In this way, the project aims to facilitate work on the site by providing facilities for experiencing the excavation and the archaeological area.
The functional heterogeneity of the individual buildings blends into a visual uniqueness of the volumetric framework.
Sezione AA’ del think tank | Section AA’ of the project
Illustrazione dei laboratori e dell’hortus conclusus | Illustration of the laboratories and the hortus conclusus
Temporaneità e sostenibilità
Intervenire in un’area archeologica richiede un’estrema sensibilità e accuratezza, responsabilità ed ascolto. Un’architettura responsabile ha intrinseco un forte valore etico, di rispetto e di devozione alla società, in cui l’ego dell’architetto viene un po’ meno. Un gesto minuzioso che risponde attentamente alle richieste e necessità.
Il sito di progetto quindi ha fortemente influenzato la scelta tecnologica, facendola vertere verso strutture non invasive e mobili. Reversibilità e temporaneità sono i principi cardini progettuali che hanno portato alla determinazione di un’architettura effimera , modulare, in legno e acciaio elevata su fondazioni puntiformi a vite per un impatto minimo con il terreno.
Il modulo abitativo è stato studiato nel dettaglio sia in pianta, che a livello tecnologico-costruttivo, definendo in questo modo un modello base potenzialmente ripetibile e riutilizzabile in contesti diversi. La struttura del corpo di fabbrica è un ibrido: un’ossatura portante di travi e montanti in legno lamellare tamponata da setti in xlam che vengono usati anche come orizzontamenti nel solaio e in copertura.
Il modulo poggia su un telaio ligneo o d’acciaio che fa da base, al quale si collegano le fondazioni a vite rimanendo in questo modo sopraelevato come le architetture su palafitte.
La struttura scatolare delle case modulari prefabbricate viene scomposta diventando una ‘scatola-nella-scatola’ con la creazione, per questioni di comfort, di un’intercapedine tra il tetto ed il solaio diventando un passaggio ventilato. Il lato lungo che si affaccia verso l’area verde alberata, è caratterizzato da due grandi aperture vetrate oscurate da brisesoleil in legno con controllo domotico, mentre quello opposto corrisponde all’ingresso dell’abitazione. Al suo interno gli spazi delle due camere da letto ed il bagno si sviluppano attorno allo spazio comune di ingresso.
Ciò che lo distingue dall’architettura modulare prefabbricata è l’accurata progettazione e attenzione ai dettagli che lo svincolano dalla rigida forma minimalista del parallelepipedo.
Temporariness and sustainability
Intervenin in an archaeological area requires extreme sensitivity and accuracy, responsibility and listening. Responsible architecture entails strong ethical values, respect and dedication to society, and leaves less room for the architect’s ego. A meticulous gesture that carefully complies with requests and needs.
The project site has therefore strongly influenced the choice of technology, making it focus on non-invasive and mobile structures. Reversibility and temporariness are the pivotal design principles that have led to the determination of an ephemeral and modular architecture in wood and steel, elevated on screw-type point foundations for minimal impact with the soil.
The housing module has been studied in detail both in plan and on a technological-constructive level, thus defining a basic model that is potentially repeatable and reusable in different contexts. The structure of the building is a hybrid: a load-bearing framework of lamellar wood beams and columns buffered by xlam partitions that are also used as ceiling and roof structures. The module stands on a wooden or steel frame that constitutes the base, to which the screw foundations are connected. In this way it remains elevated like stilt architecture. The box structure of the prefabricated modular houses is broken up to become a ‘box-within-a-box’ with the creation, for the purpose of comfort, of a cavity between the roof and the attic becoming a ventilated passage. The long side, which faces the green area with trees, is characterised by two large windows obscured by wooden brisesoleils with home automation control. The opposite side constitutes the entrance to the house. The interior spaces of the two bedrooms and the bathroom have been developed around the common entrance area. What distinguishes it from prefabricated modular architecture is the careful design and attention to detail that frees it from the rigid minimalist form of the parallelepiped.
Esploso assonometrico delle teche espositive. | Axonometric exploded view of the project.
.1 Trave in legno lamellare 0.4x0.2 m
.2 Rete antivolatili
.3 Rivestimento esterno in doghe di legno
.4 Tassello per ancoraggio
.5 Guarnizione per tenuta all’aria
.6 Isolante
.7 Barriera al vapore
.8 Xlam 3s 100 DL
.9 Isolante in fibra di legno
.10 Cartongesso
.11 Guaina impermeabilizzante
.12 Xlam 3s 120 DL
.13 Guaina impermeabilizzante
.14 Pannello coibentato
.15 Angolari metallici di giunzione
.16 Scossalina in lamiera metallica sagomata
La disposizione planivolumetrica dei vari edificati, con la creazione di vicoli stretti tra di essi, è stata pensata per migliore il comfort ambientale creando dei veri e propri tunnel d’aria. Comfort ambientale che tra i principali scopi progettuali e perciò la scelta tecnologica e la progettazione dei singoli moduli assumono un forte rilievo.
Per far fronte al clima caldo e temperato è stato progettato un sistema di ‘vele’ come copertura in alcuni punti dello stoà di acciaio, permettendo un riparo con la creazione di alcune zone d’ombra. Un sistema con controllo domotico che garantisce un facile controllo, in relazione al soleggiamento.
Legno, acciaio e reversibilità: nuove forme e tecnologie per l’originaria Ascalona.
The planivolumetric arrangement of the various buildings, with the creation of narrow alleys between them, was designed to improve environmental comfort by creating authentic air tunnels. Environmental comfort is one of the main design goals and therefore the choice of technology and the design of the individual modules highly significant.
In order to cope with the hot climate, a system of ‘sails’ was designed as a cover in some parts of the steel stoa, allowing for shelter with the creation of some shaded areas. A system with home automation control that ensures easy control depending on the sunshine.
Wood, steel and reversibility: new forms and technologies for the original Ascalona.