Sommario guida al meglio Cultura e Tradizioni gastronomiche Teramo e dintorni
PaMa Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tel. 339.5653704 · mail patrizia.marketing@gmail.com
Guida Turistica e Culturale 2013/2014 Supplemento a Piazza Grande N. 34/35 - Anno 11 Registrazione al Trib. di Teramo N. 450 del 28 maggio 2001 Direttore Responsabile Marcello Martelli Progettazione PaMa Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 - Teramo Testi Marcello Martelli, Patrizia Manente Valerio Negro (storico dell’arte) Foto Patrizia Manente Foto Fratoni Photo Marco Lucio De Marcellis Marketing e Pubblicità Patrizia Manente, Paola Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Silvia Catellani Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © PaMa Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati
presentazione Teramo Alba adriatica Ancarano Campli Colonnella Controguerra giulianova Morro D’Oro Civitella Mosciano Sant’Angelo Sant’omero Torano Nuovo Tortoreto Atri Castelli Cermignano Montefino Nereto Pineto Cortino Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della laga Viaggiare in pullman
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In copertina dall’alto. Chitarra con pallottine, piatto tipico della tradizione culinaria teramana. Giulianova, vista sulla spiaggia e sul porto. Cascate della Morricana (lungo il torrente Castellano dei Monti Della Laga — Località Ceppo di Rocca Santa Maria). Ceramica artistica di Castelli (Fazzini). Fonti bibliografiche per le ricette “Raccolta di ricette tradizionali teramane”, di Rosita Di Antonio, Teramo, 2001, Liscianigiochi. “Itinerari turistico-gastronomici dei Monti della Laga”, di Rino Faranda, Ascoli Piceno, 1996, Grafiche D’Auria. ”Itinerari turistico-gastronomici della Comunità Montana Vomano, Fino e Piomba”, di Rino Faranda, Recanati (MC), 2004, Grafiche Bieffe. “Itinerari turistico-gastronomici della costa aprutina. Da Martinsicuro a Silvi”, di Rino Faranda, Sant’Atto (TE), 1995, Officine Grafiche Edigrafital S.p.A. www.movingitalia.it www.comune.tortoreto.te.it
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Guida al meglio
La costa teramana ed il suo entroterra di Marcello Martelli Giornalista — Scrittore Presidente del Circolo della Stampa Abruzzese
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Veduta panoramica dalla Torre di Cerrano (Pineto).
n territorio, quello della provincia di Teramo che ha una spiccata e riconosciuta vocazione: dove, più che “l’industria delle vacanze”, del tutto cambiata negli ultimi anni, si propone una offerta che sotto molti aspetti si distingue da quella del cosiddetto turismo di massa. L’ospitalità abruzzese in generale e teramana in particolare ha un’impronta diversa, in linea con antiche tradizioni, mai dimenticate o cancellate, nonostante tutto, come questa pubblicazione vuole confermare, grazie alla sensibilità e all’impegno della sua curatrice Patrizia Manente. L’attenzione si sta spostando dalle mete tradizionali a quelle ancora sconosciute e da scoprire. Ed è proprio qui la chiave del successo dell’Abruzzo, della provincia di Teramo e del suo tratto di costa. Il lancio e la valorizzazione di città e paesi d’arte, di centri e itinerari, la ricca e variegata offerta enogastronomica, di prodotti tipici e dell’artigianato locale, fanno parte di una nuova strategia, a cui stiamo dando sostegno e incoraggiamento; come questa Guida dimostra nel dare il benvenuto a tutti gli ospiti e aiutandoli nella ricerca del meglio del nostro territorio, indicando itinerari e segnalando attrattive che possano concorrere alla riuscita di una vacanza da ricordare; grazie alle potenzialità esistenti e alle offerte proposte, alla luce della domanda e delle novità possibili. Come questo manuale, piccolo e prezioso, aiuta a scoprire.
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Cascata del Fosso della Cavata (Località Ceppo).
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presentazione
Area marina protetta della Torre del Cerrano. (Pineto)
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di Patrizia Manente PaMa Marketing & Comunicazione
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in da ragazzina ho nutrito un profondo attaccamento alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che essa ci offre. So bene che la mia città, Teramo, è più che altro un grande paese rispetto alle metropoli. Ricordo che mio padre Mario era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà pizze de furmaggie” (Teramo sta in mezzo a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ragione: pochi chilometri ci separano dal mare e con alcuni “passi” siamo già in montagna. Circondati da magnifiche, dolci colline. Cosa si può volere di più? Dunque, la passione e l’amore che ho nei confronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Naturalmente adoro profondamente l’arte e il paesaggio italiano, e cerco di proteggerlo come posso. Non a caso, da anni, sono sostenitrice del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Tutto questo mi ha portato a promuovere in modo semplice, ma efficace il fascino e i tesori dell’Abruzzo teramano. La Guida vuole rappresentare proprio questo: un valido strumento di benvenuto ai tanti turisti che ci visitano per far scoprire loro i numerosi luoghi da visitare. Inoltre, la mia attenzione è proiettata anche nella difesa delle nostre tradizioni enogastronomiche. Il territorio teramano è ricco di terre fertilissime, che offrono tanti eccellenti prodotti: vini, oli, formaggi e salumi di ogni genere. Come non ricordare la nostra ricchissima cucina che vanta piatti davvero prelibati che vanno sostenuti e difesi. Un grazie di cuore a tutti gli sponsor che con il loro preziosissimo sostegno hanno permesso la realizzazione del progetto editoriale, dimostrando sensibilità e lungimiranza. E un invito a tutti coloro che sfoglieranno la Guida: osservatela con il cuore, prima ancora che con gli occhi. Vi accorgerete che la bellezza è proprio attorno a voi.
Patrizia Manente.
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Città fra antico e moderno
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u uno sperone argilloso-calcareo sopraelevato, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica Interamnia Urbs, città tra i due fiumi), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preistoria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neolitico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro.I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sarebbero stati i fondatori di Interamnia. Conquistata dai Romani nel 268, fu chiamata Teramne, divenendo un municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo delle invasioni barbariche, nel VI secolo mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Ducato longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale. Tra il 1438 ed il 1443 feudo di Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Ferdinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova.
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È diocesi con Atri e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sasso d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illustri: Giuseppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (18591927), astronomo; Melchiorre De FilippisDelfico (1825-1895), caricaturista; Gennaro Della Monica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa; Antonio Zaccaria, musicista; Ivan Graziani, cantautore.
Nella pagina seguente In alto a sinistra. Interno della Cattedrale S. Maria Assunta. A destra. Fontana dei due Leoni. In basso a sinistra. Interno della Chiesa di Sant’Anna. A destra. Affresco della Chiesa di San Domenico.
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Monumenti
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umerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Chiese: la romanica Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Berardo (vescovo e patrono di Teramo e diocesi), iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., campanile di Antonio da Lodi del 1493 e Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV sec.); S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei sec. XII, XIV e XV). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227 e trasformata in epoca barocca, annessa un tempo ad un convento francescano; la cappella privata di S. Caterina; S. Luca, esistente già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francescano, con artistica statua lignea della Vergine di Silvestro de L’Aquila (XV sec.) e chiostro rinascimentale. Ancora: Madonna del Carmine; S. Bartolomeo (S. Gabriele); la barocca SS. Annunziata; Spirito Santo, esistente già nel 1277. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento domenicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi
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di varie epoche, una cappella del Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo chiostro. La chiesa di S. Agostino, esistente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad un convento agostiniano (ora Archivio di Stato); Cappuccini (S. Benedetto), preceduta da scalinata, anteriore al Mille, trasformata nel 1573. altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e varie pregevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berardo; della Madonna della Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512, presso il cimitero, con statua seicentesca della Vergine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile (metà del XIV sec.); Casa dei Melatino (XIII sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzii (oggi Palazzo Castelli, edificato nel 1908, in stile Liberty); Casa Corradi; Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex ospedale psichiatrico (con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale);
A sinistra. Parco Fluviale al centro di Teramo. A destra. Fiume Vezzola.
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Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa Blandina e il suggestivo falso borgo medioevale attorno al Castello Della Monica. Ancora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo”; Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Misericordia), del 1348; Casina del Dazio; Viale dei Tigli (Giardini Carino Gambacorta); Villa Comunale. Inoltre: il Centro Multimediale Culturale; l’anfiteatro romano; il teatro romano; la “Domus del Leone”. I siti archeologici di Torre Bruciata; della Madonna delle Grazie; la domus di Vico delle Ninfe; la necropoli di Ponte Messato. Il Museo Archeologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca; il Museo delle Tradizioni Popolari (contrada Villa Pavone); l’osservatorio astronomico di Collurania.
In alto. Auditorium San Carlo (Museo Archeologico). A destra. Altare della cappella di S. Antonio.
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Magia della tavola con ricca scelta di piatti e specialità teramane di Patrizia Manente
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utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Capitale della gastronomia abruzzese“ per la varietà e ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “Maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti. Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ra-
violi dolci di ricotta alle stringhe e alle ceppe, da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Ma non sono da meno i secondi piatti, tra cui gettonatissimi dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarelle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la galantina, il formaggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte per la croccante di mandorle. Maestosa e ricca la offerta generosa di salumi d’ogni genere e, poi, la serie infinita di salumi, salsicce, ventricina, lonze, cotechini. Il tutto fra formaggi e pecorini dei monti abruzzesi, pregiatissimi vini delle colline teramane, olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando.
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Tradizione culinaria
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l timballo di scrippelle: crispelle a strati ripiene di vari ingredienti. (Ricetta della sig.ra Adele Di Franco, esperta in cucina teramana).
TIMBALLO DI SCRIPPELLE Ingredienti (per 8-10 persone) Per le “scrippelle” o “crespelle” 10 uova fresche, 10 cucchiai di farina (un uovo e un cucchiaio di farina a persona), acqua, sale q.b. Per le polpettine 600 gr. di carne tritata di manzo, noce moscata, parmigiano Per il ripieno 4 mozzarelle grandi e fresche tagliate a dadini, 200 gr. di parmigiano grattugiato, 300 gr. di piselli, 5 uova, a piacimento si possono aggiungere altri ingredienti (carciofi, funghi, uova sode, fegatini) Per il sugo “misto” 400 gr. di manzo, 300 gr. di “magro” di maiale, un petto di pollo, 1 fetta di pancetta, 1,5 kg. di polpa di pomodori maturi, 1 /2 bicchiere di olio d’oliva, 1/2 bicchiere di vino bianco, 1 cipolla, 2 o 3 chiodi di garofano Preparazione Preparare le “scrippelle” sbattendo bene le uova con aggiunta di farina. Dopo un primo impasto versare l’acqua un po’ alla volta, per non formare grumi e un pizzico di sale. Ottenere una “pastella” liquida e, con la pentola antiaderente e un mestolino, versarla nel tegame caldo ed unto con un pezzettino di lardo. Le sottili “scrippelle” devono asciugarsi un po’. Si prepara a parte il sugo con gli ingredienti indicati a cottura a fuoco lento. Procedere mettendo in un idonea casseruola prima l’olio e la carne e infine aggiungere gli odori. Quando la carne sarà rosolata sfumare con vino bianco. Far “ritirare” il vino e successivamente versare il pomodoro. Semicoprire la pentola. Quando il condimento è in superficie nella pentola, il sugo è pronto. Per preparare le polpettine impastare gli ingredienti necessari e formare delle palline un po’ più grandi di un pisello. Cuocere in una pen-
tola con un filo d’olio e vino bianco. Disporre su un tavolo tutti gli ingredienti pronti avendo l’accortezza di mettere in una ciotola le uova sbattute. Ungere una teglia a sponde alte con burro. “Foderarla” con scrippelle. Iniziare gli strati mettendo polpettine, piselli cotti, la mozzarella, la carne del sugo tagliuzzata minutamente, parmigiano e uova sbattute versando queste ultime tutt’intorno e infine il sugo pronto. Mettere altre scrippelle e ripetere più volte gli strati “farciti” come sopra fino a raggiungere i bordi. Chiudere con uno strato di scrippelle e qualche fiocchetto di burro sopra e mettere in forno caldo. Per un’ora cuocere a 160180°. Il timballo va servito caldo, ma è ottimo anche freddo.
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Alba Adriatica
“Spiaggia d’Argento” della costa teramana
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ià conosciuta come Tortoreto Stazione faceva parte dell’omonimo centro. Il 14 luglio 1956 divenne comune, divenendo una delle stazioni balneari più importanti d’Abruzzo. Abitata fin dal periodo neolitico fu anche porto militare romano (“navale”). Per difendersi dalle incursioni dei pirati turchi e saraceni il viceré spagnolo Don Pedro Perafan de Ribera, duca di Alcalà de Henares, fece erigere una ancora esistente torre di guardia (XVI secolo). Alba significherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989).
Pista ciclabile.
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Alba Adriatica
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Monumenti
er la bellezza dei suoi 4 km di litorale è stata definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata da una pista ciclabile, parte del Corridoio Verde Adriatico. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa. Vanta numerosi alberghi, camping, negozi, locali notturni e di divertimento. Da visitare: la fontana (alla fine del lungomare nord); il parco di Bambinopoli, zona alberata ed attrezzata; la chiesetta di S. Vincenzo Ferreri. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicina Villa Rosa di Martinsicuro; nei pressi del municipio la chiesa patronale di S. Eufemia. A Villa Fiore la chiesa di S. Maria; la chiesa dell’Immacolata, in contrada Basciani. Ed ancora: Villa “la Favorita”, del 1720 su resti di un vecchio castello; Villa Gianluca Palma del 1908, con ampio parco; Villa Chiarugi; Villa Zannoni, abbellita da una piccola torretta; Villa Moscarini, tipica residenza di campagna; il lungomare Marconi e la pinetina. La massiccia Torre della Vibrata (1547), sulla sponda del fiume omonimo, mastio a base quadrata in laterizio, a forma di tronco piramidale, coronata da quattro beccatelli e tre caditoie, oggi ristorante.
Tradizione culinaria olto apprezzate le acciughe marinate.
ACCIUGHE MARINATE Ingredienti acciughe, 1 limone, aceto, capperi, prezzemolo, aglio, cipolla nuova Preparazione Pulire accuratamente le acciughe, lavarle e asciugarle. Metterle in una terrina e versare aceto e succo di limone, lasciarle marinare per 6-7 ore, disponendole in un recipiente a strati. Scolare le acciughe e lasciarle riposare un’al-
tra ora. Condire con olio, prezzemolo, capperi, aglio e cipolla nuova. Aggiungere a piacimento altri ingredienti.
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terra di Ancaria ncarano (“Ngarà”, in dialetto) domina la vallata del Tronto, al confine tra Abruzzo e Marche. Eretta forse nei pressi di un tempio della dea etrusca Ancaria (Ancariae fanum = Tempio di Ancaria). Patria dello scienziato Giuseppe Flajani (1739-1803), medico personale di papa Pio VI, del poeta Antonio De Angelis (1745-1815), di Franco Rampini (1914-2007), pianista e forse di Cecco d’Ascoli (Francesco Stabili di Simone), poeta, medico, astrologo, astronomo e insegnante.
CASEIFICIO ILLUMINATI GINO teramo e dintorni
La tradizione prima di tutto Vent'anni sono passati e dalla produzione per pochi clienti e amici, la piccola impresa a conduzione familiare si è trasformata in un caseificio modernissimo, in grado di ritagliarsi uno spazio nel mercato ormai saturo dei prodotti industriali. Siamo sulle colline teramane, tra Marche e Abruzzo. Il tempo non è trascorso invano per l'Azienda Illuminati Gino che oggi offre una vasta gamma di prodotti: dalla caciottina di mucca al pecorino maturato oltre dodici mesi, dai formaggi misti e aromatizzati allo stagionato in fossa, lo speciale formaggio di capra (a basso contenuto di colesterolo), senza dimenticare i freschissimi yogurt, ricotta e mozzarelle. Azienda Illuminati Gino ha ottenuto riconoscimenti in concorsi regionali e nazionali, a testimonianza della genuinità dei prodotti, privi di conservanti e additivi di ogni genere.
Monumenti
l centro storico conserva la caratteristica forma dell’antico borgo fortificato del IX secolo, con vie strette e tortuose, fiancheggiate da bei palazzi del XVI-XVII secolo. Da visitare: Porta da Monte e Porta da Mare (entrambe XIV-XV sec.); Porta Nuova (1904); la parrocchiale (1958) di S. Maria della Pace (statua lignea dorata quattrocentesca della Madonna della Pace, attribuita a Silvestro de L’Aquila e urna dorata lignea del 1759 con il corpo di S. Simplicio, patrono del paese). Ed ancora: il belvedere; la chiesa della Madonna della Misericordia (1628); la trecentesca torre campanaria con orologio. Inoltre: la chiesa della Madonna della Carità (nell’omonima frazione); la chiesa di S. Rocco (XVI secolo); il Palazzo del Podestà; la casa natale di Giuseppe Flajani e la Fonte di Monsignore, di origine romana.
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Tradizione culinaria
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iatto principe: “Lì tailì und de la Madonna” (I tagliolini della Madonna), legato ad un evento miracoloso della Madonna della Pace. Si narra che in una notte del 1492 la statua venisse rubata. Il simulacro divenne così pesante che i ladri, ai confini del paese, decisero di nasconderlo tra i cespugli di un fossato per poi recuperarlo con un carro. Una vecchietta di passaggio scorse la statua e cercò di sollevarla, divenuta ora tanto leggera da riuscire a riportarla in paese. I paesani ringraziarono la donna, offrendole questo piatto delicato e sostanzioso.
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Campli
Città dei Farnese e della Scala Santa
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ampli (Chimble, in dialetto) posta al confine tra Abruzzo e Marche, vanta origini molto antiche. Importanti insediamenti piceni, in particolare nella frazione di Campovalano, dove sono state rinvenute tombe circolari (V-VI sec. a. C.). Varie e discordi le interpretazioni sul nome: si presume derivare da un “municipium inter campi”, ma alcuni storici credono sia stata fondata dai fuoriusciti di Campiglia (frazione) che edificarono un primo nucleo abitato nella zona del quartiere di Capo Campli (in dialetto “Ricetto”, forse per la presenza di ebrei); altri dalla sua posizione “intra campi”. Nel 1271 la cittadina era divisa in due quartieri; nel 1300 nacquero le frazioni di Nocella e Castelnuovo che crearono con i due rioni un unico centro. Nel 1293 ricevette il privilegio del mercato settimanale; nel 1363 la regina Giovanna I di Napoli istituì una fiera di tre giorni e l’unione di più borghi. Nel 1372 divenne libero comune con possibilità di scegliersi un giudice per le cause civili. Nel XV secolo acquisì molti benefici. Nacque il convento di S. Bernardino, tra i più
antichi d’Abruzzo, eretto da S. Giovanni da Capestrano, insigne riformatore francescano. Nel 1538 fu dato in dote da Carlo V di Spagna alla figlia Margherita d’Austria per le nozze con il secondo marito Ottavio Farnese, duca di Parma e Piacenza e nipote di papa Paolo III. Appartenne ai Farnese fino al 1734, poi incorporata nel demanio regio. Nel 1600 la bolla di papa Clemente VIII le attribuì il titolo di “Città”, diventando sede diocesana assieme ad Ortona, soppressa nel 1818. Fu famosa per il commercio di lane e stoffe pregiate; spesso saccheggiata tra XVI e XVII secolo da spagnoli, francesi e briganti. Nel 1703 fu devastata da un tremendo terremoto. Nel 1776 papa Clemente XIV le concesse il privilegio della Scala Santa con le stesse indulgenze di quella di Roma. La banda musicale risale alla metà del XIX secolo. Il paese vive di agricoltura, allevamento e turismo. Molto apprezzata è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nicola Palma (17771840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
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Monumenti a visitare: le case porticate; Palazzo Farnese (Comune); l’ex cattedrale di S. Maria in Platea; la Porta Angioina (XIV sec.); la chiesa di S. Giovanni Battista nella frazione di Castelnuovo ; l’ex convento di S. Onofrio. Ancora: la chiesa della Madonna della Misericordia (1348); S. Francesco (XIII sec.); la Casa dello Speziale (XVI sec.); la Casa del Medico; l’ex convento di S. Bernardino (1449). Inoltre: il Santuario della Scala Santa unito alla chiesa di S. Paolo ed eretto nel XVIII secolo: 28 gradini in legno da salire inginocchiati per ottenere delle indulgenze; il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo; la cappella della Madonna delle Piane. Ed ancora: S. Pietro, antica abbazia benedettina; la Necropoli picena nella frazione di Campovalano. La frazione di Nocella, antica patria di maestri della terracotta con Torre dei Melatino (1391) e la chiesa patronale dei SS. Mariano e Giacomo. Infine: Santuario della SS. Trinità (1612) in frazione Morge; il convento dei Cappuccini nella frazione Trinità. Possibilità di escursioni ai Monti Gemelli e al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
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pecialità camplese è la porchetta esaltata da una sagra estiva (la sagra più antica d’Abruzzo). Molti i dolci; tra questi il noto “Dolce Farnese”: pane di mandorle, zucchero e farina ricoperto di cioccolato fondente. Assai apprezzate sono le “peschette”. PESCHETTE Ingredienti 6 etti di farina, 1 bustina di lievito, 2 etti di zucchero, buccia grattugiata di limone, 1 bicchiere scarso di latte, 100 gr d’olio, 30 gr di burro, 30 gr di strutto, 2 uova intere, 2 tuorli Per ripieno e decorazione crema pasticcera, alkermes, zucchero granuloso, mandorle tostate Preparazione Preparare un impasto con tutti gli ingredienti, fare delle palline e disporle su un testo imburrato e infarinato. Cuocere a 150 gradi per circa 15 minuti. Quando le palline sono fredde, scavarle nella parte piatta con un coltello a punta, farcire con crema pasticcera e con una mandorla tostata. Unire le due parti in modo da formare una pesca, passarla rapidamente nell’alkermes e rotolarla poi nello zucchero granuloso.
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Antica signora orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti reperti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello). I Longobardi la inclusero nel Ducato di Spoleto alla fine del X secolo; passò in seguito (1078) al Regno di Napoli. Nel 1282 Carlo I d’Angiò la designò come “Passo” (dogana) della provincia dell’Abruzzo Ulteriore. Nel 1602 divenne feudo degli Acquaviva, signori di Atri; il papa Sisto V nel 1571 la annesse alla nuova diocesi di Montalto Marche. Con il plebiscito del 21 ottobre 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia. È patria di varie personalità: i francescani Padre Bonaventura, martirizzato dai Turchi nel 1634; Padre Antonio, confessore lateranense e Padre Bruno Bruni, martirizzato in Etiopia nel 1640; il maestro di scuola Giacinto Armaroli (1859-1924); lo studioso e sindaco Massimo Cincolà (1863-1937) e il patriota Giuseppe Montori (1819-1899). La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina.
Monumenti
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioevale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezioso organo del 1833 di Quirino Gennari di Lanciano. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Palazzo Municipale del 1841. Il centro storico è caratterizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costruita probabilmente su un sito romano. Scorcio di Colonnella.
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Piatto anticamente legato alla vita dei mietitori abruzzesi: le pappardelle al sugo di papera muta.
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PAPPARDELLE AL SUGO DI PAPERA MUTA Ingredienti per 6 persone 200 gr di carne di manzo, 1 papera muta da 2 kg (spennata e passata alla fiamma), 2 carote gialle, 3 patate di media grandezza, 1 spicchio di cipolla, 1 costola di sedano, 1 kg e 200 di pappardelle fatte in casa, sale q.b., un pizzico di peperoncino, 300 gr di parmigiano grattugiato Preparazione Lessare il manzo in parte degli odori; togliere alla papera la testa, il gozzo del collo e il relativo budello; inciderne il ventre, ritirare le budella e le interiora; mettere da parte il fegato, se si vuole; spuntare le gambe sotto la giuntura accosciare l’animale e legarlo con uno spaghino, sistemarlo nella pentola media con l’altra parte degli odori e far cuocere per 3 ore circa; tritare al passaverdura gli odori e il manzo già Paesaggio di campagna.
lessati; sfilacciare la papera; mescolarne il sugo con quello del manzo, salando appena; a parte, cuocere le pappardelle in molta acqua bollente salata; scolarle al dente in un piatto di servizio; versarvi sopra tutto il composto, e mescolare; rimettere sul fuoco per 2-3 minuti; spruzzare abbondantemente con parmigiano e servire.
osta in collina tra campi di grano e vigneti, in posizione panoramica. Fu fondata forse dagli esuli della distrutta Truentum in seguito alle invasioni barbariche e chiamata Coratam. Reperti archeologici testimoniano antiche origini. Il nome deriverebbe dal latino “contrada” e da “Guerra”, nome di persona molto diffuso nell’antichità. Alcuni storici sostengono provenire dal latino “contra” (dirimpetto a), dichiarando che il termine “Guerra” si riferisse alla vicina Monsampolo del Tronto. Un’ultima ipotesi afferma che il toponimo risalirebbe al VI secolo, durante la guerra goto-bizantina. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto; passò poi nelle mani del re Roberto d’Angiò e in quelle di vari feudatari, tra cui tale Cacciaguerra (dal quale il nome), raggiungendo nel periodo rinascimentale il massimo splendore sotto gli Acquaviva, duchi di Atri. Nel territorio si produce dell’ottimo vino rosso e bianco, il “Controguerra” DOC, esportato in tutto il mondo. È patria di Giovanni Amadio, medaglia d’oro, martire della I guerra mondiale.
Monumenti
a visita inizia dalla chiesa del patrono S. Benedetto Abate del 1609: due tele seicentesche raffiguranti la Madonna del Rosario e l’Ultima Cena. E ancora: il Torrione del 1370, costruito su resti romani; la chiesa della Madonna delle Grazie, con piccolo campanile a vela, già esistente nel 1574, con un altare maggiore barocco decorato, dorato e il quadretto in terracotta della titolare (XV sec.). La chiesa di S. Rocco del 1527; quella di S. Francesco, unica parte sopravvissuta di un convento francescano demolito; la chiesa dell’Icona (affresco del XVII secolo). Degni di nota: l’Antico Palazzo Comunale del 1279 e la Porta Maggiore (o dell’Angelo), antico accesso al borgo fortificato. Nella frazione S. Giuseppe l’interessante Museo della Civiltà Contadina in Val Vibrata, con utensili agricoli, oggetti, foto e antichi attrezzi per la lavorazione locale della canapa. Nel circondario alcune “pinciaie” o “pinciare”, antiche e tipiche case rurali di paglia e fango.
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La “Posillipo degli Abruzzi”, tra cultura e turismo
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ittadina rivierasca con forte vocazione commerciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più conosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridosso del mare. Il Lido con strutture ricettive si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come da ritrovamenti archeologici. Le origini risalirebbero ai Romani che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Castrum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto visitata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche ne provocarono lo spopolamento. Nel Medioevo prese il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo patrono. Annessa prima al Ducato longobardo di Spoleto, al Regno di Napoli dopo, nella seconda metà del XIV secolo divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino alla distruzione nel luglio 1460, durante la sanguinosa battaglia tra Aragonesi ed Angioini. Nel 1471 il duca Giulio Antonio d’Acquaviva la ricostruì invece sulla collina, cinta da mura fortificate ed otto torrioni: Giulia (o Julia) Nova. La cittadina rimase pressoché intatta fino a metà Ottocento, subendo poi modifiche. Fu saccheggiata dai Lanzichenecchi e dalle milizie napoleoniche. Con l’abbattimento delle mura (1860) si estese sulla collina e verso l’Adriatico, primo centro visitato da Vittorio Emanuele II dopo l’Unità
d’Italia. Il nucleo abitato lungo il mare prese il nome di Borgo Marina. All’inizio del ‘900 nacquero numerosi ed eleganti villini in stile liberty nella parte bassa e in Viale dello Splendore, residenze estive delle famiglie facoltose. La bellezza dell’esteso litorale sabbioso, l’amenità del luogo le valsero il soprannome di “Posillipo degli Abruzzi”. Dopo la II guerra mondiale ha acquistato l’attuale aspetto con nuovi impianti balneari e moderne attrezzature. Attività principale è il turismo estivo. Il porto con l’annesso mercato ittico è tra i più importanti della costa adriatica. Più volte Bandiera Blu d’Europa. Tra le varie personalità: Giovanni Girolamo II d’Acquaviva (1663-1709), uomo d’armi e duca; Vincenzo Bindi (1852-1928), letterato; Gaetano Braga (1829-1907), violoncellista e compositore; Giuseppe Braga (1839-1878), fratello di Gaetano e musicista; Vincenzo Cermignani (1902-1971), pittore; Raffaello Pagliaccetti (1839-1900), scultore.
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Tre generazioni di qualità Sembrano lontanissimi gli anni Trenta, ma se si pensa alla famiglia Cartone di Giulianova, questo periodo ha significato l’inizio di una magnifica avventura che ancora continua. Tre generazioni si sono susseguite, mantenendo sempre alto il nome di Vittorio Cartone con sacrificio e serietà. Oggi sono Vittorio, Igor e Cinzia insieme a validi collaboratori a soddisfare in modo egregio l’affezionata clientela proponendo tutti i giorni pesce freschissimo di ottima qualità e di tutti i tipi. Non mancano gustosi piatti da asporto: antipasti, sughi di pesce, secondi,fritture ecc. Su prenotazione, la Pescheria Vittorio offre pesce scelto direttamente dal banco e cucinato nel modo detta-
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Piazza della Libertà.
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (14721478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali abruzzesi; nell’interno: croce processionale (XV sec.) di Nicola da Guardiagrele, braccio reliquiario di S. Biagio del Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. La chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bartolomeis. La chiesa della Madonna della Misericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà il Belvedere, luogo di ritrovo con l’incantevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese. Il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: resti delle fortificazioni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi originari rimane il Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico, con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo Cermi-
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gnani, con testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Francesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contemporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocenteschi e ampio giardino. Palazzo Ciafardoni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monastero benedettino del Volto Santo, già A destra. Portale della Chiesa di S. Maria a Mare.
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Santuario di Maria SS. dello Splendore. In basso. Dettagli dei mosaici sotto al porticato.
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dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slanciata torretta e Villa ex De Santis (1923-1928). Su un’amena e silenziosa collina il Santuario di Maria SS. dello Splendore (protettrice di Giulianova), importante e frequentato luogo di culto mariano. L’origine è legata all’apparizione del 22 aprile 1557 della Vergine avvolta da una gran luce su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa con la statua della Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo. Ed inoltre: la Biblioteca “Padre Candido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contemporanea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce sormontata dalla statua della Madonna ed il Portico del Rosario, opera della Scuola del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada per il mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulianova Lido: la parrocchia della Natività di Maria, sorta nei primi del ‘900; la moderna chiesa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Rimembranza (giardini pubblici); l’elegante Villino Paris-Costantini,
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in stile liberty (1904), con ampio giardino e piccola torretta. Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, utilizzata come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungomare monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (1936-1937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulianova da Tortoreto. La Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal Corridoio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di “trabocchi” (casupole adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. La chiesa di S. Maria a Mare (Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel portale con 18
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rappresentazioni allegoriche, scene simboliche, animali, statua della Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia.
GuidaCulturaleTuristica20132014 Panoramica di Giulianova.
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a cucina locale predilige piatti a base di pesce, “spaghetti alla giuliese” e “sogliole alla giuliese”, accompagnati dai pregiati vini delle colline teramane. Prelibato è il “brodetto alla giuliese”, secondo gustoso e saporito. BRODETTO ALLA GIULIESE
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Morro d’oro Terra fertile
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orro D’Oro sorge in collina, lungo la piana del Vomano, circondata da caratteristici poggi ricchi di vigneti ed uliveti con stupendi panorami sul Gran Sasso e l’Adriatico. Citata per la prima volta in documenti dell’XI secolo come Murro (da murra, mucchio di pietre). L’attributo “d’Oro” sarebbe forse legato alla fertilità della campagna circostante. Scavi archeologici testimoniano la presenza di un insediamento fin dall’antichità. L’abitato attuale sorse quasi sicuramente in epoca medioevale come borgo incastellato, probabilmente circondato da mura. Nel XII secolo fu feudo di Trasmondo di Castelvecchio (attuale Castellalto); dal XIII al XVIII secolo appartenne agli Acquaviva, duchi di Atri. Nel XIX secolo il paese fu patria di carbonari.
A Morro D’Oro l’olio ha un sapore in più
L’abbazia di Santa Maria di Propezzano.
Appassionati di olio di qualità da tre generazioni, a Morro D’Oro i titolari dell’“Azienda Di Pasquale” vantano uno stretto legame con il territorio. Nel lontano 1925 la storia iniziò con il ‘‘frantoio’’ dello zio Gaetano. Da sempre legata alla genuinità e ai sapori dei piatti della cucina teramana, con le continue innovazioni apportate, oggi la “ditta Di Pasquale” è curata con esperienza e passione dall‘agronomo Gaetano Di Pasquale. Attenti alle esigenze della clientela i titolari dell' azienda vantano un uliveto a coltivazione rigorosamente biologica, dal quale si estrae l'extravergine con certificazione controllata. All’interno dell’Azienda Di Pasquale è possibile trovare, inoltre, un vivaio con un vasto assortimento di ortaggi e fiori.
C.da Case Di Pasquale Morro D'Oro 13 · 64020 Teramo Tel. 380/2065232 Email: gaetano.dipasquale@alice.it
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a parte più antica dell’abitato mostra evidenti segni quattrocenteschi. Da visitare: una torre; alcune porte medioevali; il palazzo rinascimentale; l’ottocentesco ex palazzetto Ettorre. Inoltre: la parrocchiale di S. Salvatore (1331) costruita da Gentile da Ripatransone, con facciata seicentesca e interno a tre navate e l’interessante Museo della civiltà contadina. Fuori l’abitato l’abbazia benedettina romano-gotica di S. Maria di Propezzano, eretta sul luogo di un’apparizione della Madonna nel 715; la Porta Santa è opera di Raimondo da Poggio. Nell’interno, affreschi narranti la storia miracolosa del luogo e stemmi degli Acquaviva. Nel chiostro, affreschi seicenteschi del polacco Sebastiano Majewsky. Si consiglia una visita al vicino Giardino Officinale (piante aromatiche, medicinali e da essenza). Il Giardino Officinale.
Dove abita la storia onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia. Sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, su uno sperone di roccia al confine con le Marche. Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Tibidella”. Nel 1589 fu elevata al grado di “Città”; re Filippo II di Spagna le conferì il titolo di “Fedelissima”. Nel 1806, dopo circa un secolo di dominazione austriaca tornò ai Borboni, subendo nello stesso anno un assedio dalle truppe napoleoniche. I civitellesi, guidati dall’eroico ufficiale irlandese Matteo Wade, resistettero quattro mesi. Il 20 marzo 1861 la fortezza si arrese all’esercito piemontese, tre giorni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia. Dal 2008 fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”.
Tradizione culinaria
a cucina locale offre quattro piatti tipici: i maccheroni “con le ceppe”, il filetto “alla borbonica”, il pollo “alla Franceschiello” (soprannome dell’ultimo re di Napoli) e i bocconotti alla civitellese (dolcetti di pasta reale farciti di marmellata d’uva e cotti al forno). Le “Ceppe”, pasta all’uovo preparata per le feste: grossi bucatini fatti a mano realizzati arrotolando la pasta intorno a un bastoncino di metallo (come i ferri da calza) o di legno (nel dialetto “i makkarù nghe li cèpp”). Create forse da un cuoco militare durante un assedio della Fortezza.
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Mosciano Sant’Angelo
Mosciano Sant’Angelo
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Musiano
orge su una collina panoramica nella vallata del fiume Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Benedettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a S. Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno alla quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nota nel Medioevo con il nome di Musiano o S. Angelo in Musiano. Nel 1397 furono costruite le mura e la Torre Acquaviva (campanile di S. Michele). Nel XIV secolo divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri. Durante il Rinascimento l’abitato andò estendendosi anche fuori le mura; nel Risorgimento fu sede importante di patrioti impegnati nella causa dell’Unità d’Italia. Tra le varie personalità locali: Domenico Dello Zoppo, garibaldino e Francesco Patella, pittore; Aurelio Saliceti (XIX sec.), nato a Ripattoni di Bellante (all’epoca nel comune di Mosciano) e Francesco Savini. Conosciuta per i suoi mobilifici.
Monumenti
’aspetto moderno conserva tratti del tessuto urbano medioevale: restano 8 torri di difesa e avvistamento. La chiesa del SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita con regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876: l’interno, dalla caratteristica forma a pianta circolare, conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella. La chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre Acquaviva (campanile); sorge sul luogo dell’antico cenobio benedettino con all’interno pitture di Francesco Patella. La chiesa neoclassica dell’Addolorata, iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Francesco I di Borbone ospita tele e affreschi del pittore teramano Gennaro Della Monica. Tra gli edifici civili di rilievo: Villa Ventilj e Villa Savini (in campagna), entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cinema Teatro Acquaviva; il belvedere, con ampie e belle vedute panoramiche, e l’Osservatorio astronomico di Colle Leone. In località Convento: il Santuario della Madonna degli Angeli (o del Casale), con annesso
teramo e dintorni
convento francescano, dall’interno tardo-rinascimentale (antica statua lignea della Vergine e soffitto ligneo dipinto seicentesco); nel chiostro, affreschi narranti la Vita di S. Francesco d’Assisi. Da visitare l’interessante frazione di Montone, piccolo borgo collinare, per l’ampio panorama, le torri medioevali e le belle chiese della Madonna Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate (sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolomeo da Montone). La chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, affiancata dalla Torre Acquaviva.
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Sant’Omero
Terra di antica cultura
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lcune famiglie nobiliari romane decisero di edificare due grossi centri urbani: Castrum Rufi (Garrufo), sui possedimenti di Lucio Tario Rufo (dal quale prese il nome) tra il 268 e il 476 a.C. e Vicus Stramentarius (dove trovasi l’antica chiesa di S. Maria a Vico). Il borgo fu fortificato tra il IX e il X secolo. Dal 1154 fu feudo di Gualtiero di Rinaldo, poi agli Acquaviva, duchi di Atri, dal 1528 al 1639. Alcuni storici ipotizzano che l’attuale cittadina sarebbe stata edificata dai Normanni intorno al XII secolo: in Normandia e nel Passo di Calais si trovano due paesi di nome Saint Omer. Nel 1644, con la frazione di Poggio Morello, fu donata al marchese Alvaro de Mendoza y Alarçon; nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Negli ultimi decenni si sono sviluppate numerose aziende vinicole, artigianali, abbigliamento, metalliche e pelletteria. Personaggi illustri: Mario Melarangeli; Vincenzo Monti, industriale; Tresy Taddei Takimiri, attrice e circense; Franco Franchi, ciclista che corse con Bartali e Coppi; Pasquale Iachini, ex calciatore e Giammario Sgattoni (1931-2007), giornalista, scrittore e poeta.
Chiesetta di S. Angelo Abbamano.
teramo e dintorni
Sant’Omero
Sant’Omero
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Monumenti
a cittadina è ricca di stretti vicoli in discesa, chiusi o incrociati tra loro. Da visitare: la parrocchiale di S. Antonio Abate (XVII sec.), annessa ad un ex convento francescano; il palazzo municipale; il “Guerriero loricato” (forse coperchio di una tomba del XV secolo); i murales; il Palazzo Marchesale; l’ex Chiesa Marchesale della SS. Annunziata del XVII secolo (auditorium). Nei dintorni: il Frantoio oleario (XIX sec.), in contrada Metella; le “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite con paglia e terra, tipiche della Val Vibrata; le cisterne dette “Grotte dei Saraceni”, utilizzate in passato per la raccolta delle acque; la chiesetta di S. Angelo Abbamano, in località Case Alte, edificata forse sui resti di un serbatoio romano (S. Angelo ad Puteum). L’antica chiesa (X sec.) di S. Maria a Vico, nell’omonima frazione, eretta sui ruderi di un tempio di Eracle. In frazione Villa Ricci la piccola chiesa dell’Immacolata Concezione (1893). Infine, il borgo fortificato di Poggio Morello: la parrocchiale di S. Lucia (XVII sec.); resti dell’antica cinta muraria; antica porta di accesso all’abitato; Palazzo Striglioni (fine ‘800-primi ‘900) e Fonte “Battistò”.
Pinciaia o pinciara.
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Tradizione culinaria amosa per il baccalà cucinato in vari modi e valorizzato ogni anno con una sagra estiva.
BACCALÀ AL LATTE Ingredienti per 4 persone 800 gr di baccalà ammollato, farina q.b., sale e pepe q.b., 60 gr di parmigiano grattugiato, 1 bicchiere di olio d’oliva, 1 cipolla piccola tagliata a fettine, 2 spicchi di aglio tritato, 4 filetti di acciuga, una manciata di prezzemolo, 1/3 di litro di vino bianco secco, ¾ di litro di latte, 50 gr di burro Preparazione Tagliare a pezzi il baccalà; lavarlo e asciugarlo; infarinarlo appena e disporlo in una pirofila, salando e pepando. Coprire con il parmigiano e metterlo da parCampagna Val Vibrata.
te; in una teglia con l’olio disporre la cipolla e l’aglio; ad ottenuta doratura aggiungere i filetti d’acciuga, sprimacciandoli con una forchetta; unire il prezzemolo e il vino. Far evaporare; versare nel tegame latte e burro; quando il latte sarà bollito, versare il composto sul baccalà; mettere la pirofila al forno e tenervela sinché il liquido non sarà stato assorbito.
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Sant’Omero
Eventi e manifestazioni 06 Gennaio 2013
Fiera dell’Epifania
Dal 15 Febbraio al 23 Marzo 2013
1° Festival del Baccalà
I° domenica di Aprile
Fiera di San Vincenzo - Garrufo
10 maggio 2013
1° Manifestazione Pop
Dal 01 al 03 Giugno 2013
Festa del Santo Patrono
15 giugno 2013
Esibizione ragazzi della Scuola Teatro della Pro-Loco
16 Giugno 2013
Spettacolo di fine laboratorio adulti della Scuola Teatro Pro-Loco
22 giugno 2013 - ore 13.00 - 18.00
Gimkana per moto
Dal 20 al 23 giugno 2013
XIV Festa della Birra
Dal 12 al 20 luglio 2013
XXXIII Sagra del Baccalà
Dal 01 al 05 luglio 2013
Teatri Paralleli
Dal 15 aprile al 4 agosto 2013
Mondo d’Autore
24 luglio 2013, 28 luglio 2013 31 luglio 2013, 04 agosto 2013
Mondo d’Autore - Estate - Sezione abruzettistica Giuseppe Di Domenicantonio (nel centro storico di Sant’Omero)
Dal 07 al 09 Giugno 2013
Rock Festival
Dal 02 all’8 Agosto 2013
Garrufo con Gusto - 23° Memorial
21 luglio 2013
Morgan Capretta - 6° Medaglia d’oro Vincenzo Di Clemente Gara ciclistica
11 Agosto 2013
Raduno Vespa Fans Club - 5° Raduno concentrazione Poggese - I° - Raduno Nazionale
Dal 05 al 09 agosto 2013
Torneo di Bocce - Stracittadina all’aperto
12 maggio 2013
19° Raduno Amici della 600
13 Agosto 2013
I° - Torneo di Burraco (a Poggio Morello)
16 Agosto 2013
Festa di San Rocco
13 Dicembre 2013
Festa di Santa Lucia - Ballo della Pupa
08 settembre 2013
Festa Santa Maria a Vico
07 dicembre 2013
6° Gara dei Dolci Fatti in casa
08 dicembre 2013
Fiera dell’Immacolata
20 dicembre 2013
Serata Giallo Blu
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torano Nuovo Terra di Turan
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ntico centro agricolo sorto forse verso il 1000 attorno ad un castello fortificato (Oppidum Turani); il borgo attuale conserva l’aspetto di “castrum”. Il nome deriverebbe dalla dea etrusca Turan; presso il cimitero sono state rinvenute tombe romane. Interamente distrutta nel 1495 durante la guerra tra Francia e Spagna, fu ricostruita più bella di prima; l’aggettivo “Nuovo” fu aggiunto soltanto nel 1864 con un decreto reale di Vittorio Emanuele II. La posizione collinare offre numerosi e pittoreschi panorami sulle zone circostanti, ricche di vigneti ed olivi. Conosciuta per la Sagra del vino, della salsiccia, dei maccheroni e del formaggio pecorino che a metà agosto richiama numerosi visitatori, meritando l’appellativo di “Paese del Gusto”. Torano è stata definita la “Capitale del Montepulciano d’Abruzzo” per la produzione di vino, farro, miele e salumi. Tra le personalità locali: Vincenzo Comi (1765-1830), naturalista e chimico; Alberto Di Feliciantonio, recentemente scomparso, pittore; Francesco da Torano (XVII sec.), teologo francescano.
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Santa Maria delle Grazie.
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teramo e dintorni
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torano Nuovo Monumenti
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el centro storico: la parrocchiale di S. Maria delle Grazie, costruita sul sito di un’antica cappella della Confraternita della Carità (croce processionale d’argento del XV secolo, reliquiario argenteo del XVIII secolo e statue lignee della Madonna e del patrono S. Flaviano); l’interessante annesso Museo d’arte sacra: paramenti, oreficerie, arredi sacri e testimonianze della tradizione locale. La Piazzetta, sorta dopo l’abbattimento dell’antica chiesa di S. Flaviano, di cui resta soltanto il campanile con orologio. Nei pressi del cimitero la romanica chiesa di S. Massimo di Varano dei secoli X-XI con piccolo romitorio, ex monastero benedettino e possedimento di Montecassino; in località Villa Torri sorge la piccola chiesa di S. Martino con affreschi del XV secolo e lo stemma gentilizio dei proprietari Baroni Cornacchia (1577).
In alto. Pettorale di probabile provenienza da Guardiagrele (Sec. XIX). A destra. La “Presentosa”, monile in oro tipicamente abruzzese. Sotto. Reliquari ad ostensorio in legno scolpito e dipinto (Sec. XVIII) ed Elemosiniere in ottone sbalzato, cesellato ed inciso al centro (Sec. XVI). Pagina seguente. Corone d’argento della Madonna delle Grazie e di Gesù Bambino (Sec. XIX).
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Tortoreto
Tortoreto
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Il mare e la collina
l paese si articola in due zone distinte: una più antica, in collina, Tortoreto Alta, borgo medioevale fortificato con due quartieri (Terravecchia e Terranova), l’altra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare. Tra V-VI sec. d. C. i Goti devastarono e saccheggiarono l’intero territorio. I superstiti si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. L’attuale toponimo deriverebbe da “tortora” (raffigurata nello stemma comunale): la zona un tempo era ricca di boschi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri. Negli ultimi decenni ha conosciuto un grande sviluppo balneare; dal 1992 al 2011 Bandiera Blu d’Europa. Tra le varie personalità: Celestino Celli, missionario; Nicola De Fabritiis (1887-1960), musicista; Arcadio Spinozzi, calciatore professionista.
In alto. La Torre dell’Orologio, Tortoreto Alto. A destra. Chiesa patronale di S. Nicola di Bari. Nella pagina seguente. Area bimbi sul Lungomare di Tortoreto Lido.
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Monumenti
ortoreto Alta mantiene l’aspetto di borgo medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicentesca chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 custodiva la preziosa tela attribuita a Mattia Preti raffigurante il Battesimo di S. Agostino (oggi al Museo Nazionale de L’Aquila). In sagrestia è in allestimento un piccolo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in origine antico mastio difensivo. L’interessante Cappella della Madonna della Misericordia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale (prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Vita e la Passione di Cristo, del 1526, forse di Giacomo Bonfini da Patrignone di Montalto Marche; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese). A poca distanza la chiesa patronale di S. Nicola di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vincenzo Paci, statua argentea della Madonna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madonna del Carmine; la porta urbana settentrionale; la cinta muraria; il settecentesco Palazzo Comunale (De Fabri-
tiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica del 1881 e il suggestivo porticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’avvallamento che separava originariamente i due quartieri antichi. Nel territorio numerose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tortoreto Alta, in località “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa romana con pavimento musivo e vasche per la conservazio-
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ne dell’olio. Scendendo dal paese verso nord l’Oasi naturalistica delle Fonti del torrente Vascello, in località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’acqua con animali, piante e laghetto). Al Lido: Museo della Cultura Marinara e Museo Storico della Pelletteria (presso outlet Ripani); la moderna parrocchiale di S. Maria Assunta. Il lungomare Sirena col monumento realizzato su bozzetto di Gabriella Martini nel 1982; il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli.
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Tortoreto
Tradizione culinaria di Di MATTIA SILVIO & CO.
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asta scelta di piatti a base di pesce, come il Brodetto alla Tortoretana. Una sagra estiva è dedicata alla vongola regina di uno squisito primo unitamente alle seppie: la Chitarrina alla Tortoretana. CHITARRINA ALLA TORTORETANA Ingredienti per 6 persone 600 gr di maccheroncini alla chitarra verdi (con spinaci) o bianchi, 1 kg di vongole “venus galina” fresche, 150 gr di seppie pulite fresche, 1 pomodoro olio extravergine d’oliva, 2 cipolle piccole (o 1 scalogno), aglio, prezzemolo tritato, aceto, sale Preparazione Mettere le vongole in un contenitore pieno d’acqua e lavare energicamente, cambiando l’acqua più volte. Porre 700 gr. di vongole in una casseruola, coprire e mettere sul fuoco; in 2-3 minuti le vongole saranno aperte. Togliere dal fuoco, staccare i molluschi dal guscio e metterli in una scodella. Filtrare il liquido rimasto nella casseruola e conservare. Le seppie, spellate e pulite vanno tagliate finemente. Mettere in una padella un po’ d’olio, una cipolla e un pezzetto d’aglio tagliati finemente; fare appassire il soffritto per un minuto, aggiungere le seppie tritate con un pizzico di sale. Rosolare e poi bagnare con un cucchiaio di aceto bianco, aggiungere l’acqua filtrata delle vongole e lasciar cuocere per 15 minuti circa. A fine cottura, mettere nella casseruola anche le vongole sgusciate, mescolare e lasciar insaporire a fuoco lento per pochi minuti. Nel frattempo porre sul fuoco un’altra casseruola con olio, una cipolla ed aglio tritati; far rosolare lentamente per un momento e poi aggiungere 300 gr. di vongole intere; coprire con il coperchio e lasciar cuocere a fuoco lento. Quando le vongole saranno tutte aperte ultimare con un cucchiaino di prezzemolo fresco tritato. Filtrare il liquido delle vongole e conservarlo. Tagliare il pomodoro a cubetti e condire con olio, sale e prezzemolo. In acqua leggermente
salata cuocere, al dente, i maccheroncini verdi o bianchi alla chitarra e scolare. Versare i maccheroncini in una padella dove è stato riscaldato il condimento a base di seppie e vongole e far saltare la pasta con il liquido delle vongole per alcuni minuti. Disporre la chitarrina su un piatto da portata e decorare con le vongole aperte e la dadolata di pomodoro. Peperoncino a piacere.
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Atri
Scrigno di tesori e città ducale
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’abitato si sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “calanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari, come una serie di picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adriatico. Schieratasi dalla parte guelfa, nel 1251 ottenne da papa Innocenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale. Nel 1395 fu venduta al Conte di S. Flaviano (Giulianova) Antonio d’Acquaviva, primo dei 19 duchi che la governarono fino a metà del XVIII secolo. Tra le personalità: Andrea Matteo d’Acquaviva (1457-1529), umanista; Claudio d’Acquaviva d’Aragona (XVI-XVII), umanista; Aurelio Grue (1870-1896), medaglia d’oro; Nicola Tange (XIV sec.), francescano e musicista; il B. Rodolfo d’Acquaviva (1550-1583), martire gesuita in India.
Sotto. Cattedrale di Atri, navata e volta decorata.
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Atri
Castelli
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Monumenti
a visitare: la Riserva Naturale dei “Calanchi”; il complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocenteschi di Andrea De Litio) con annessi Museo Capitolare, chiostro e la Vasca Limaria. La chiesa patronale di S. Reparata; il Teatro Comunale con annesso Archivio-Museo “Antonio Di Jorio”; S. Agostino (auditorium). Ed ancora: Palazzo Illuminati (1882); S. Francesco; la rinascimentale Casa Paolini; il seicentesco Palazzo Vecchioni; S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Palazzo dei Duchi d’Acquaviva (1382). Inoltre: S. Nicola; S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri; il Belvedere; il complesso conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) del 1260; il portale trecentesco di S. Andrea; S. Domenico; Porta S. Domenico; resti del teatro romano; la cappella della SS. Trinità. Ed ancora: Museo Archeologico Civico Capitolare; Museo Civico Etnografico; le “grotte” (“li muri”); la Fonte Canale; antiche Fontane Archeologiche; la chiesa della Madonna delle Grazie; il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medioevali e Rinascimentali; il Parco Comunale.
Patria dei Ceramisti a nota “città della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”, è posta su un sperone di roccia del versante nord del Gran Sasso, sovrastata dall’imponente Monte Camicia, circondata da calanchi argillosi, bagnata dal fiume Leomogna e dal fosso Rio. In epoca romana era inclusa nell’ager atrianus (territorio di Atri). Per i numerosi villaggi esistenti, il territorio fu detto “Li Castelli”. I monaci benedettini della vicina abbazia di S. Salvatore (oggi in rovina) insegnarono i rudimenti dell’arte ceramica agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara; dal 1340 agli Orsini; nei primi del ’500 al marchese Ferrante Mendoza y Alarçon. Molte le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Carlantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVIIXVIII sec.), ceramista. Panoramica.
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a visitare: i dintorni del paese compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. L’abitato è caratterizzato da vicoli, antichi portali e palazzi medioevali; interessante il Museo delle Ceramiche, ospitato nell’ex convento francescano di S. Maria di Costantinopoli. In contrada Villa Re, resti della Abbazia benedettina di S. Salvatore, del VII-VIII secolo. L’Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue” ospita dal 1986 la Raccolta internazionale di Ceramica d’Arte moderna e un Presepe Monumentale in ceramica di 54 statue a grandezza naturale (1965-1975). Inoltre: la parrocchiale di S. Giovanni Battista (1602); la chiesa (“Cona”) di S. Rocco o Madonna delle Lacrime, del 1541; la casa natale di Orazio Pompei ed il Palazzo Antoniano. Nei dintorni: la quattrocentesca chiesa (“Cona”) di S. Donato conosciuta come la “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617). In frazione Villa Rossi, la cappella di S. Maria delle Grazie (1610); a Befaro la chiesa di S. Maria della Neve. A Collegreco la chiesa di S. Andrea (XV-XVI sec.). Le preziose ceramiche castellane (Fazzini).
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Cermignano
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Terra di Germanianus
osizionata su una collina panoramica tra i fiumi Vomano e Piomba. Nei pressi dell’abitato sorgeva la villa tardo-romana di un certo Germanianus, da cui l’attuale nome. Nel 1150 Cerminianum fu feudo di Fulgerio de Scarrino e Conone di Guittone. Prese in seguito il nome di Cerminiano. Nel 1195 passò nelle mani degli Acquaviva, signori di Atri; dal 1541 dei De Sterlich che nel 1706 assunsero il titolo di Marchesi di Cermignano.
Cermignano Monumenti
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a visitare: le case dei marchesi De Sterlich; il “castello” (palazzo marchesale); gli ottocenteschi palazzi Tartagliozzi e Santoro; la signorile Villa Battaglia. E ancora: la settecentesca parrocchiale di S. Lucia; il Belvedere; la seicentesca chiesa di S. Eustachio con l’ex convento dei Cappuccini. Nel territorio numerose fontane monumentali. In frazione Montegualtieri l’interessante Torre triangolare del XVI secolo, luogo di avvistamento in arenaria, situata su una roccia, sostenuta da possenti contrafforti. Sulla riva del Vomano, il Vecchio Mulino in pietra e mattoni (1868). Nella frazione Poggio delle Rose la parrocchiale di S. Martino. Sulla collina di Monte Giove scavi archeologici di un antico centro sabino e del tempio di Giove.
Tradizione culinaria ra le specialità dolciarie, preparati in occasione della festività di S. Antonio Abate (17 gennaio): gli “uccelletti”, ripieni di marmellata d’uva. “UCCELLETTI DI S. ANTONIO” Ingredienti Per la massa 1 kg di farina bianca, 2 uova intere, ¼ di olio di oliva, ¼ di vino bianco Per il ripieno marmellata di uva, 200 gr di mandorle spellate, abbrustolite e tritate, 200 gr di zucchero, 50 gr di cioccolato amaro, tritato finemente, la buccia grattugiata di 1 arancia (o di limone), 1 tazzina di caffè forte, cannella in polvere q. b. Preparazione Disporre la farina a fontana; lavorala per una trentina di minuti insieme con le uova; farla riposare per 1 ora; quindi rilavorala per altri 10 minuti, sino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo; spianare col matterello e fare delle lunghe sfoglie; disporvi sopra tutti gli ingredienti prima amalgamati; chiudere ogni sfoglia a cilindro; tagliare, uno alla volta, dei pezzetti del composto e dar loro con le mani la forma di un uccelletto con la testa da una parte e la coda dall’altra; incidere con le forbici la coda, così da ottenere 4 o 5 strisce; incidere superficialmente il dorso con un coltello; mettere al forno, a calore forte, sulla placca leggermente unta e cosparsa di farina; far cuocere per 30 minuti circa.
teramo e dintorni
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Montefino
Montefino
M
P
Mons Siccus
undefine, in dialetto, sorge su un colle che domina da nord il corso del fiume Fino. Un documento medioevale la menziona con il nome di “castellum Montis Sicci”. Un altro del 1273 la denomina Mons Siccus, per la carenza di sorgenti d’acqua nella zona. Nel 1454 passò agli Acquaviva, duchi di Atri, che fecero restaurare il castello costruito nel punto più alto del paese, le fortificazioni murarie e le quattro chiese esistenti. Nel 1506 fu citata tra i territori del vescovado di Teramo prima come Montefiore, poi Montesecco. Con Regio Decreto del 28 giugno 1863 prese l’attuale nome.
Montefino Monumenti
I
l borgo, che conserva l’impianto delle fortificazioni medioevali, presenta un bel centro storico con piazzette e piccoli vicoli. Da visitare: resti della Fortezza o Castello di Corte; Porta Guardiola e Porta da Piedi. La prima si apriva forse nell’attuale Piazza del Carmine; della seconda, nota come “Il Portone”, resta l’arco d’ingresso e la data del 1768. Inoltre: la parrocchiale, della Madonna del Carmine; la patronale di S. Giacomo Apostolo. Lungo il fosso Cupiano si trovano alcune formazioni di calanchi. In frazione Villa Bozza (Castrum Boccie), la seicentesca chiesa della Madonna delle Grazie. Il torrione del Castello (di proprietà privata).
Tradizione culinaria iatto tipico della Val Fino: i maccheroni alla molinara (a la “mulenéra”, in dialetto).
MACCHERONI ALLA MOLINARA Ingredienti per 4 persone Per i maccheroni 500 gr di farina integrale, uova Per il ragù 150 gr di carne mista di manzo, 150 gr di carne di vitello e di maiale, 100 gr di pancetta, se si vuole, 50 gr di burro, 1 carota, 1 cipolla, 1 stecca di sedano, 1 chiodo di garofano, 1 bicchiere di vino rosso, 3 cucchiai di salsa di pomodoro, 1 tazza di brodo caldo, sale e pepe q. b. Preparazione Per il ragù: macinare le carni e le verdure; far rosolare il trito nel burro a fuoco lento; quindi versare il vino e farlo evaporare; unire la tazza di brodo caldo, nella quale sarà stata sciolta la salsa di pomodoro; salare, pepare e aggiungere il chiodo di garofano; abbassare il fuoco e far cuocere ancora per circa 50 minuti. Per i maccheroni: lavorare le uova e farina sino ad ottenere un panetto; bucarlo al centro così da creare un foro; infilarvi le mani; l’una di fronte all’altra, e lavorare ancora, circolarmente, la pasta; ottenuto un maccherone molto lungo, staccarne dei pezzi e continuare a lavorarli; versarli nella pentola con acqua salata bollente e scolarli al dente dopo circa 15 minuti, condendoli col ragù.
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Nereto
Vicus Gallianus Di origini incerte e leggendarie: lo storico abruzzese Nicola Palma (XIX sec.) fa derivare il nome dal greco “Nèros” (luogo basso ed umido); altri da “Nerìtos” (luogo boscoso ed ameno) o dal fiume Naretwa o Narenta (in dialetto, Narèta); taluni fondata dai Narentani, popolazione dalmata. In epoca romana l’abitato era situato in contrada S. Martino, chiamato Vicus Gallianus (dal nome di un certo Gallio o Galliano). I Benedettini costruirono intorno al 1000 una chiesa dedicata a S. Martino (patrono) sui ruderi del Vicus. Il medioevale Casale Nereti divenne così Castrum Nereti, futuro nucleo dell’attuale cittadina. Ha origini antiche la tessitura della lana. Ha dato i natali a varie personalità: Domenico De Guidobaldi (1811-1902), archeologo; Ferdinando Ranalli (1813-1894), letterato e storico; Gennaro Costantini (18851955), tisiologo. Piazza Cavour.
Nereto
Monumenti
N
ella centrale Piazza Cavour sorgono la chiesa di S. Maria del Suffragio (1676) e la Fontana nuova. Nell’abitato: la Fontana vecchia (1881); diversi ed interessanti palazzi nobiliari; il Municipio a forma di piccolo castello; la parrocchiale di Maria SS. della Consolazione. Inoltre: il Parco; il piccolo Teatro all’aperto “Brecht”; il Monumento al Multiculturalismo, opera in bronzo di Augusto Murer e Francesco Perilli; l’epigrafe romana, murata nella Casa Sorge; la chiesa di S. Martino, in località Galliano, quelle di S. Rocco e dell’Addolorata. Nei dintorni del paese il piccolo Lago Verde, con ampio parco e albergo-ristorante, meta di pescatori e turisti.
Nereto
tradizione culinaria
L
a cucina locale vanta vari piatti: il tacchino alla neretese e la capra alla neretese, accompagnati da un Trebbiano d’Abruzzo DOC, bianco paglierino, noto ai soldati romani come Trebulanum. Squisiti i dolci al miele.
teramo e dintorni
Pineto
Da Mutignano a Villa Filiani
È
uno dei centri urbani più giovani della provincia di Teramo. L’attuale abitato divenne autonomo circa settant’anni fa; in precedenza era frazione della vicina Mutignano. Pineto sorse per volontà del commendatore Luigi Corrado Filiani, intorno agli anni Venti del XX secolo: lo stesso creò l’attuale pineta che si estende sia lungo la costa che in collina, costruendo il primo gruppo di case che prese il nome di “Villa Filiani”. Oggi è un rinomato centro balneare. Pineto è stata più volte insignita di Bandiera Blu d’Europa per la qualità del suoi servizi, per il mare e per le molteplici offerte ai villeggianti. Circa 9 km di arenile con sabbia fine e pulita; possibilità di escursioni subacquee. È stata nominata Comune Operatore di Pace per l’impegno svolto a livello mondiale. La Torre di Cerrano.
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Pineto
Monumenti
D
a visitare a Pineto: la chiesa patronale di S. Agnese, in bello stile romanico moderno; la graziosa villa in stile veneziano; la stupenda pineta a ridosso della ferrovia, in prossimità del mare: una passeggiata di circa 2 km conduce all’area marina protetta della Torre del Cerrano. La torre sorge dove era ubicato l’antico porto romano di Hadria (Atri) con pochi resti sommersi. La costruzione fu voluta nel 1568 da Alfonso Salazar sui ruderi di un fortilizio di epoca precedente. Interessante il borgo medioevale di Mutignano: nella parrocchiale di S. Silvestro un trittico in legno di Andrea De Litio (1450). Dal belvedere ampio panorama sulla costa e colline circostanti; alcune abitazioni del centro storico presentano all’esterno moderni murales. Area marina protetta della Torre del Cerrano. Phoenix Canariensis, palma delle Canarie.
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Cortino
Cortino
C
L
Sui monti della laga ortino (Curtene, in dialetto), paese tra i più alti del Teramano, sorge in una suggestiva zona montana alle falde dei Monti della Laga. Conosciuta anticamente con il nome di Cortino di Roseto o Corte. Nel XIII secolo era feudo del vescovado di Teramo; nel 1526 passò agli Acquaviva, duchi di Atri. Dal XVI al XIX secolo fece parte del cosiddetto Stato di Roseto che comprendeva anche vari borghi dei dintorni. Nel 1816 divenne sede comunale.
Cortino
Monumenti
D
a visitare: il centro storico con case in pietra e la parrocchiale di S. Salvatore (XIV sec.). A Padula: le chiese di S. Antonio (1649) e della Madonna Assunta. Nelle frazioni di Pezzelle e di Servillo: la chiesa quattrocentesca di S. Paolo, antiche case in pietra e la chiesa dell’Annunziata. A Pagliaroli: un tempio romano (II sec. a. C.). A Elce l’interessante abetina di Cortino (area faunistica) e la chiesa di S. Lorenzo (XVI sec.). Interessante la frazione abbandonata di Altovia, un tempo rifugio dei briganti della zona. Ruderi della chiesa della Madonna del Carmine e della “Casa dei briganti”. Caciara.
Tradizione culinaria a cucina locale è soprattutto montana, ricca di gustosi e sostanziosi piatti come: la pecora “alla callara”.
PECORA “ALLA CALLARA” Ingredienti per 6 persone 3 kg di carne di pecora, possibilmente magra e mista, tagliata in piccoli pezzi, 1 bicchiere e ½ di olio di oliva, 1 carota gialla, 1 cipolla grossa, 3 pomodori maturi, 4 spicchi interi d’aglio, 1 spicchio d’aglio macinato, 1 costola di sedano, origano, 1 litro di vino bianco secco, sale, pepe a grani e peperoncino q. b. Preparazione Versare nella pentola l’olio con i 4 spicchi d’aglio interi; far soffriggere finché l’aglio si sia rosolato; togliere l’aglio; aggiungere l’acqua e tutto il vino; a parte, tritare tutti i sapori; tagliare i pomodori a pezzetti; salare, pepare poco e aggiungere il peperoncino; quando la pentola bollirà, porvi la carne; lasciar cuocere per 90 minuti circa (finchè la carne non è tenera); aggiungere pomodoro e origano e far cuocere per altri 90/100 minuti; quando la carne sarà ben cotta, servirla subito, con contorno a piacere (per esempio, con sottaceti o con fagiolini lessati).
teramo e dintorni
Parco Nazionale del gran Sasso e Monti della Laga
I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della natura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad Assergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del Teramano che ne fanno parte sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.
Paesaggio innevato.
Pretara (Isola del Gran Sasso - TE).
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teramo e dintorni
Servizio Urbano dei Comuni di Alba Adriatica e Tortoreto
0861/501012 - 0861/500063
viaggiare in pullman
TERAMO - ROMA
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 05,05d - 06,35a - 07,35d - 08,50 - 10,00d - 11,50a - 12,50a - 14,00d -15,30a 16,00d - 17,30a - 18,00d - 18,40a FS.: 06,30a - 07,35d - 08,30 - 14,00d - 18,40d ROMA - TERAMO
FR.: 06,15a - 08,30d - 09,00aL - 11,00a - 12,45 - 13,20a - 14,25d - 15,15 - 16,15a 18,00d - 19,30d - 21,30d FS.: 08,10a - 12,25 - 14,25d - 18,00d - 19,30 - 22,30d a=cambio a Aq • d=corsa No-Stop • L=coincidenza solo da lunedì a venerdì
GIULIANOVA - TERAMO
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 04,35d - 06,00d - 06,30a - 06,55b - 07,05bc - 07,20bg - 07,30c - 07,40b - 08,00ab 08,30ab - 09,05b - 09,30a - 10,00m - 10,30b - 11,00bs - 11,30 - 12,00a - 12,30b 13,10ab - 13,35b - 14,10abs - 15,00d - 15,40b - 16,20 - 17,00bad - 17,35 - 18,05b 18,30 - 19,00a - 19,50b - 20,25ab - 21,30ab FS.: 07,30b - 09,10a - 11,30a - 13,00 - 14,40ab - 17,00b - 18,00ab - 20,15b - 22,00b TERAMO - GIULIANOVA
FR.: 06,00ab - 06,30a - 07,00ab - 07,30b - 08,00b - 08,30b - 09,00b - 09,30 - 10,00b - 10,25 11,00ab - 11,30b - 12,00 - 12,35b - 13,10b - 13,35ba - 13,55c - 14,05abs - 15,05bm 16,00 - 17,00 - 17,30b - 18,00b - 18,30b - 19,00am - 19,40b - 20,10b - 21,10b - 21,50e FS.: 06,30b - 08,30b - 10,00b - 11,45b - 13,45b - 15,30b - 17,00b - 19,00b - 21,00b 22,20e
a=a Giulianova coinc. da e per Pescara • b=transita per Giulianova paese • c=si nel periodo scolastico e=proviene da Roma, ferma a p.zza Garibaldi-S.Francesco-Staz.F.S.-V.le Crispi • m=coinc. da Martinsicuro s=coinc. da S. Benedetto • d=per L'Aquila per Roma
GIULIANOVA - ALBA ADRIATICA
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,20de - 06,50d - 07,20e - 08,00d - 08,40d - 09,50ce - 10,15 - 11,35c - 12,25c 13,05 - 13,25f - 13,55a - 14,25a - 14,45c - 15,50c - 16,55e - 17,50d - 18,05m 19,00de - 19,55d - 21,00hL ALBA ADRIATICA - GIULIANOVA
FR.: 06,40d - 06,55d - 07,25dpr - 08,35p - 09,20p - 09,40d - 10,30dp - 11,05d - 12,55apr 13,10b - 13,45dp - 14,25d - 14,50 - 16,30d - 17,15dpr - 18,20d - 19,30p - 20,40dp a=scolastico • b=non scolastico • c=coinc. per Nereto-S.Egidio-Ascoli Piceno • d=coinc. da/per Teramo e=proseguono per Nereto-S.Egidio-Ascoli Piceno • f=nel peri. scolast. coinc. per Controguerra-Garrufo p=coinc. per Pescara • r=coinc. per Aq/Roma • L=solo Ven. del periodo scolastico e tutti i giorni del periodo estivo • h=proveniente da Roma • m=luglio/agosto
TERAMO - ATRI
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 07,50ei - 08,30ef - 12,10e - 14,00e - 17,30cL - 18,05cL
FR=Feriale • FS =Festivo
L’AQUILA - TERAMO
FR.: 06,50 - 08,20 - 10,00 - 11,30L - 12,50b - 14,10 - 15,30 - 16,55b - 17,05 - 18,15 19,30 - 20,40 FS.: 08,20eh - 10,00hf - 14,10 - 19,30 - 20,00f - 21,20 - 23,50 b=prov/diretta per Ascoli • h=nel per. estivo prov./dire. da/per Martinsicuro • L=lunedì/venerdì f= transita a Montorio
TERAMO - ISOLA GRAN SASSO
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,40 - 07,00b - 08,15 - 11,00 - 12,35 - 13,40ad - 14,10 - 17,00 - 19,00 - 19,00b ISOLA GRAN SASSO - TERAMO
FR.: 05,50 - 06,15b - 06,50 - 07,15da - 07,20d - 08,15 - 10,20 - 12,40 - 13,10bc - 14,25ce 14,20d - 15,55b - 16,50 - 18,50 a=via A24 • b=via Val Vomano • c=non scolastico • d=scolastico • e=cambio a Montorio
TERAMO - CAMPLI
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 05,45 - 06,20 - 07,00 - 07,35a - 07,45b - 10,30 - 11,40 - 12,35 - 13,35 - 13,40 14,05c - 17,00 - 18,05 - 19,00 - 20,10 CAMPLI - TERAMO
FR.: 07,10a - 07,15b - 07,35 - 07,45a - 08,00b - 09,15 - 11,00 - 13,00 - 14,25 - 16,15 18,25 - 19,20 - 20,25
a=scolastico • b=non scolastico • c=cambio bv Campli
TERAMO - CIVITELLA
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,40a - 08,05a - 12,40a - 13,40b - 14,05a - 18,10a - 19,05a CIVITELLA - TERAMO
FR.: 06,55a - 07,30b - 08,30a - 12,55a - 14,20a - 18,15a - 19,20a
ATRI - TERAMO
a=cambio Rocche • b=scolastico
FR.: 06,30e - 06,50mf - 08,00h - 08,10e - 12,25e - 15,05cL c=via Castelnuovo, Val Vomano • e=via Notaresco • f=scolastico • h=via Cellino-Cermignano i=non scolastico L=si effettua da Lunedì a Venerdì • m=via Stampalone/Castelnuovo
GIULIANOVA - MARTINSICURO
TERAMO - L’AQUILA
FR.: 06,35 - 07,35b - 08,50 - 11,50 - 12,50 - 14,00 - 15,30 - 17,30 - 18,40 - 19,45 FS.: 06,30f - 08,30f - 14,00 - 18,40
FR=Feriale • FS =Festivo
TERAMO - CASTELLI
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,40s - 07,00sdc - 08,15e - 11,00 - 12,35 - 13,40da - 14,05 - 17,00 - 19,00 CASTELLI - TERAMO
FR.: 06,30 - 07,00dc - 07,55 - 08,15c - 10,00 - 12,25 - 14,00adcs - 14,00e - 16,30 - 18,30
FR.: 06,50c - 08,00c - 08,40c - 10,15c - 11,35 - 12,25c - 13,05c - 13,25c - 14,45 - 15,50cd 17,50c - 19,00d - 19,55c - 21,00hL
a=via autostr. A24 • c=via Val Vomano • d=scolastico • s=arrivo/partenza a Castelli Scuola m=cambio ad Isola del G.S. e Montorioal V. • e=non scolastico
MARTINSICURO - GIULIANOVA
ROSETO DEGLI ABRUZZI - MORRO D’ORO
FR.: 06,30 - 07,15c - 08,25c - 09,30c - 10,20c - 10,55c - 12,45a - 13,00b - 13,35c - 14,15a 14,40 - 16,00cd - 17,05c - 19,20 - 20,30c a=scolastico • b=non scolastico • c=coinc. da/per Teramo • d=coinc. ad Alba Adriatica • h=prov. da Roma • L=solo Ven. del periodo scolastico e tutti i giorni del periodo estivo
PINETO - ATRI
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 07,20c - 07,25a - 07,45s - 08,55cs - 09,45a - 11,40c - 12,50a - 14,10c - 14,15a 15,50d - 17,35a - 18,40a - 20,40d FS.: 13,00a - 14,05 - 17,05c - 20,50a ATRI - PINETO
FR.: 05,20a - 06,10a - 06,30c - 06,35as - 06,50c - 07,05sc - 08,00a - 10,55b - 11,55c 12,25sa - 13,30f - 13,30c - 15,45a -16,50c - 18,00a - 19,50b FS.: 12,25c - 13,35c - 14,25a - 18,00c a=via Mutignano • b=via Mutignano e Borgo S.Maria • c=via Borgo S.Maria • d=via Borgo S.Maria e Mutignano • s=scolastico • f=via Mutignano prolungata per Hotel-Columbia • g=non scolastico
TERAMO - MOSCIANO
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,30ab - 07,00e - 12,35ac - 13,40ac - 13,40ab - 13,40ad - 14,05c - 17,30c - 18,00c MOSCIANO - TERAMO
FR.: 06,55c - 07,05ba - 07,15ad - 12,50ac - 13,40c - 14,40ab - 17,30ac - 18,20ac a=scolastico • b=via Bellante • c=cambio Mosciano Stazione • d=diretta • e=cambio Giulianova
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 07,00dh - 07,25L - 10,45mh - 12,00h - 13,00L - 13,35ha - 13,35 - 13,50amh 14,25hc - 15,05cL - 17,10mc - 18,30b - 20,05 MORRO D’ORO - ROSETO DEGLI ABRUZZI
FR.: 06,30L - 06,35h - 07,30 - 08,40 - 12,30h - 13,00ah - 13,45L - 14,20dh - 14,50cmh 16,50 - 19,15c a=transita per Case Cavicchi • b=cambio a Notaresco • c=transita per Cologna Paese • d=transita per via Salara • g=coinc. da/per Roma • h=scolastico • L=non scolastico • m=transita per Casale
TERAMO - TORRICELLA
FR=Feriale • FS =Festivo
FR.: 06,30 - 07,25f - 08,15g - 10,40g - 12,35b - 13,30b - 13,35 - 14,10 - 14,55e - 15,25b 19,00 - 20,15 TORRICELLA - TERAMO
FR.: 06,50 - 07,10 - 07,35 - 07,40b - 08,30sb - 11,00 - 12,55 - 13,50s - 15,45sf - 16,10 - 20,35 s=scolastico • e=non scolastico • f=istradata via Fornaci • g=istradata via S.Chiara • b=via Cavuccio
TERAMO - VILLA LEMPA
FR.: 06,40 - 08,05 - 12,40 - 13,40a - 14,05 - 18,10 - 19,05 VILLA LEMPA - TERAMO
FR.: 07,00 - 07,15a - 08,25 - 13,00 - 14,35 - 18,05 - 19,30 a=scolastico
FR=Feriale • FS =Festivo
PERCORSO
C
101at 103at* 105at 107at Stazione F.S.Alba A. 06:50 08:00 Via Mazzini 06:52 08:02 Lung. Marconi 06:55 08:05 Bar Alba 06:57 08:07 Lungomare Sirena 07:00 08:10 Via Napoli 07:04 08:14 CC Muscella SS16 07:06 Cimitero 07:08 Villa Priori 07:08 Salino (Acquapark) 06:17 08:17 Cavatassi 06:21 08:21 Tortoreto Alto 06:29 07:10 08:29 C PERCORSO (ritorno) 102at 104at* 106at 108at 06:30 07:10 08:30 Tortoreto Alto Cavatassi 07:17 Salino (Acquapark) 06:30 07:22 Villa Priori 06:33 08:35 Cimitero CC Muscella SS16 06:37 07:25 08:42 Via Napoli 06:35 06:40 07:25 08:45 Lungomare Sirena 06:39 06:41 07:29 08:49 Bar Alba 06:40 06:45 07:32 08:52 Lung. Marconi 06:42 06:47 07:35 08:55 Via Mazzini 06:43 06:48 07:37 08:57 Stazione F.S.Alba A. 06:45 06:50 07:40 08:59 C PERCORSO (andata) 125at 127at 129at 131at Stazione F.S.Alba A. 14:00 15:00 16:00 17:00 Via Mazzini 14:02 15:02 16:02 17:02 Lung. Marconi 14:04 15:04 16:04 17:04 Bar Alba 14:07 15:07 16:07 17:07 Lungomare Sirena 14:10 15:10 16:10 17:10 Via Napoli 14:14 15:14 16:14 17:14 CC Muscella SS16 15:15 17:15 Cimitero 15:20 17:20 Villa Priori Salino (Acquapark) 14:17 16:17 Cavatassi 14:21 16:21 Tortoreto Alto 14:29 15:29 16:29 17:29 C PERCORSO (ritorno) 126at 128at 130at 132at 14:30 15:30 16:30 17:30 Tortoreto Alto Cavatassi 15:37 17:37 Salino (Acquapark) 15:42 17:42 Villa Priori Cimitero 14:37 16:37 CC Muscella SS16 14:42 16:42 Via Napoli 14:45 15:45 16:45 17:45 Lungomare Sirena 14:49 15:49 16:49 17:49 Bar Alba 14:52 15:52 16:52 17:52 Lung. Marconi 14:55 15:55 16:55 17:55 Via Mazzini 14:57 15:57 16:57 17:57 Stazione F.S.Alba A. 14:59 15:59 16:59 17:59 (andata)
O
R
109at 111at 09:00 09:02 09:05 09:07 09:10 09:14 09:15 09:20
S 113at 10:00 10:02 10:04 10:07 10:10 10:14
10:17 10:21 09:29 10:29 O R S 110at 112at 114at 09:30 10:30 09:37 09:42
O 133at 18:00 18:02 18:04 18:07 18:10 18:14 18:15 18:20
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E 115at 11:00 11:02 11:05 11:07 11:10 11:14 11:15 11:20
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11:45 11:49 11:52 11:55 11:57 11:59 E 139at 21:00 21:02 21:04 21:07 21:10 21:14 21:15 21:20
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20:17
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00:17
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19:29 20:29 21:29 22:29 R S E 136at 138at 140at 142at 19:30 20:30 21:30 22:30 19:37 19:42 20:35 21:35 22:35
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21:42 21:45 21:49 21:52 21:55 21:57 21:59
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23:29 144at 146at 148at 23:30 23:35 23:42 23:45 23:49 23:52 23:55 23:57 23:59
Si effettua anche nei giorni festivi (dal 01/07 al 31/08) - Si effettua solo nel periodo estivo
*Le corse 103at e 104at si effettuano solo nel periodo invernale, 123at e 124at solo nel periodo scolastico nel periodo scolastico la partenza viene posticipata alle 08:10
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GuidaCulturaleTuristica20132014