Piazza Grande Marzo

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piazzagrande magazine - Anno 10 - Numero 9-10

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Spaghetti Western a Teramo Viaggio nel mondo del lavoro che non c’è Speciale scuola Dalle macerie del sisma alla riforma Ambiente Tanti problemi affrontati così ... Sanità Abruzzo Togliere agli ospedali per dare alle cliniche

Rifiuti Porta a Porta, ma non è la TV PIAZZAGRANDE.INFO QUOTIDIANO ABRUZZESE


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dello Te o M “ to a m ia h c o s o ri te L’oggetto mis

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Teramo”

Modello Teramo. Bella idea. Ottima invenzione. Solo che devono ancora spiegarci cosa sia esattamente. Giriamo spesso per la città alla scoperta dell’oggetto misterioso. In attesa delle spiegazioni ufficiali, ci affidiamo al “fai da te”. Nel nostro giro, che sarà a puntate, facciamo sosta all’imbocco di Porta Romana, storico ingresso dell’antica Interamnia. L’incontro un po’ sconsolato è con quel palazzetto pateticamente puntellato da cinque-sei solide travi. In attesa che…di che cosa? Forse del Lotto 0? Ah, già!, il vero oggetto misterioso della città, eccolo qui... Che sia in arrivo tutti lo dicono, anche Mr. Brucchi, il primo cittadino che a quel Modello crede davvero. Come no, ci ha costruita la carriera. Anche se la tangenziale anti-traffico della città deve ancora arrivare. Con i nostri complimenti. Ma, prima possibile, spieghino un po’ meglio quell’oggetto misterioso chiamato “Modello Teramo”.

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Decimo anno

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Anno 10 - Numero 9-10

Direzione Redazione Amm.ne Via dell’Arco, 7 64100 Teramo Tel. 0861.245384 piazza.grande@email.it Project Management micronetwork.it Fondatore: Massimo Martelli Direttore Responsabile: Marcello Martelli Redattore Capo Tiziana Mattia Pubblicità: Patrizia Manente 339.5653704 Paola Manente 338.5491531 Pubblicità web: micronetwork.it 0861.18.555.18 Iscrizione Reg. Stampa Tribunale di Teramo n. 450 del 28 Mag.2001 Stampa: Edil Press

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Quando a tavola tornano i sapori del passato Ambiente: Tanti problemi affrontati così Speciale Scuola Viaggio nel mondo del lavoro che non c’è Rubrica: L’avvocato in piazza Barbara Carron: Tanti auguri al Teramo Togliere agli ospedali, dare alle cliniche Rubrica: La salute in piazza Spaghetti Western a Teramo Porta a Porta, ma non è la TV Itinerari: Montefino e Appignano Una sedia di nuvole A Silvi “Criterium degli assi” Calcio, da Izzotti a Di Felice


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Le proposte “antiche” del ristorante “I Tigli”

Quando a tavola tornano i sapori del passato

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a città rinasce con la tradizione della cucina. Uno slogan forse ad effetto, ma vero ed efficace. Specie se, alle tante parole di convegni e incontri, fanno finalmente seguito progetti concreti. Come quello che, con la saggezza e la semplicità d’un vecchio gourmet, sta realizzando Michele Eligio Filipponi. Un personaggio moderno e anche all’antica, che ama la sua città e la buona tavola. Scende in campo, infatti, nella duplice veste di imprenditore e di teramano-doc. Proprietario di un noto albergo nel centro storico di Teramo, l’Hotel Abruzzi, rilancia l’azienda di famiglia con un progetto che sembra scontato. Quello di aprire un ristorante, per rendere più confortevole e soddisfacente il soggiorno di clienti vecchi e nuovi. Ma a dare forza e smalto all’iniziativa, c’è molto di più. Da imprenditore, Filipponi ha girato l’Italia (e anche l’estero) in lungo e in largo. Tante le soste e le esperienze in ristoranti più o meno blasonati. Dove ha visto e studiato, portando sempre con sé la vecchia idea d’un approdo ideale. Quello che, a conclusione d’una giornata di lavoro, si pone come luogo eccellente fra buoni piatti e perfetto relax . Ricordiamo che l’albergo della famiglia Filipponi era da tempo predisposto, nel cuore della città, per ospitare un ristorante “in linea con la tradizione”. Che tutti cercano, ma spesso difficilmente trovano. Gli

anni sono passati, l’Hotel Abruzzi ha continuato ad ospitare a modo suo, ma l’idea del ristorante ideale ha richiesto tempo, per maturare e concretizzarsi. Adesso, concluso il lungo tour di studio e osservazione attorno alla tavola e alla gastronomia, il progetto sta salpando. Filipponi è convinto che la strada vincente è già segnata. Ed è quella della tradizione, per riconquistare il terreno perduto. Laddove la tanto prestigiosa”cucina teramana” ha perso negli anni posizioni e posti a tavola. Un vuoto da riempire, una strada da riprendere, un primato da riconquistare. A tavola. Qui, per vincere, non bastano gli attestati delle vecchie guide e i ricordi dei nostalgici d’una tradizione che tutti invocano e pochi difendono. Ecco, allora, che- nella conclamata “capitale della cucina abruzzese”avanza lo staff del ristorante I Tigli. Michele Eligio Filipponi vi ha rac-

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colto selezionatissimi collaboratori (a cominciare dallo chef Gabriele Petrini), che realizzando il progetto di recupero della convivialità e del gusto, ripartono dalle ricette tipiche e dalla stagionalità dei prodotti. Con gusti e sapori che caratterizzarono una intera città. Aprire un nuovo ristorante è ormai ricorrente, ma bando alle improvvisazioni, se l’iniziativa deve assumere valore culturale e di valorizzazione turistica. Ed è quanto stanno facendo, con rigore e impegno, Michele Eligio Filipponi e i collaboratori, per restituire a Teramo valori perduti. Quelli della tradizione. Parola spesso abusata, posto che il primato a tavola si riconquista giorno per giorno. Con il lavoro e la passione di cuochi che tornano a un’arte antica, e ai segreti dimenticati di profumi e sapori. M. M.


AMBIENTE: “I PROBLEMI CI SONO LI AFFRONTIAMO COS di Cristiano Davide

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’Assessore all’Ambiente della provincia di Teramo Francesco Marconi tratteggia un’approfondita disamina su tematiche di stringente attualità. Una lente d’ingrandimento proiettata su problematiche che catalizzano l’attenzione di tutti i cittadini e accendono continui dibattiti. Dall’inquinamento della città e delle acque al problema dei rifiuti; dall’erosione della costa all’energia. Con un occhio attento rivolto ai tanti progetti partoriti in questi mesi dall’Assessorato all’Ambiente e alle future iniziative in fase di preparazione. Assessore, a Milano non si respira e si blocca il traffico. A Teramo come si presenta il problema? E come si sta muovendo il suo assessorato per affrontare la questione dell’inquinamento? Fortunatamente la questione inquinamento non ci affligge come nelle grandi città. Infatti, l’ultimo aggiornamento del Piano Regionale di Risanamento della qualità dell’aria, considera quasi tutto il territorio provinciale come “zona di mantenimento”, mentre solo una parte costiera viene considerata “zona di osservazione” dove si rilevano saltuariamente superamenti di alcuni parametri legati al traffico veicolare. Proprio riguardo a quest’ultimo, è stata redatta una prima bozza del “Piano Provinciale per la Mobilità Sostenibi-

le” cofinanziato con fondi regionali. Si tratta di uno elaborato tecnico e di programmazione in cui si è tenuto conto del Piano Regionale (P.R.I.T.) e dei Piani Urbani del Traffico (P.U.T.) ove essi sono stati realizzati o sono in fase di realizzazione. Questo strumento ci consente di analizzare la grande mole di dati acquisiti a seguito della formulazione di questionari a scuole, ospedali, industrie, ecc. . Tutti questi dati saranno raccolti in un database e continuamente aggiornati al fine di predisporre dei piani di spostamento casa-lavoro che possano efficacemente incidere sull’utilizzo dei mezzi circolanti. Stiamo lavorando su alcune ipotesi di soluzioni da adottare nell’ambito della mobilità sostenibile e stiamo realizzando inoltre progetti pilota che coinvolgono, tra l’altro, anche istituti tecnici del territorio nella progettazione e realizzazione di stazioni di “BikeSharing” nella città capoluogo. E’previsto inoltre un incremento

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O OSI’…”

Inquinamento, rifiuti,turismo, fiumi,erosione della costa, catastrofi naturali. Strategie e programmi dell’assessore Francesco Marconi.

delle stazioni anche nelle città costiere. L’altro progetto pilota è la realizzazione di un portale per il “Car-Pooling”, un sistema che incide su quella parte di popolazione che non utilizza mezzi pubblici ed offre la possibilità ai cittadini di conoscere su larga scala quali di essi fanno un percorso quotidiano simile al loro, creando equipaggi che normalmente utilizzano più auto e che, nel caso in questione, condividono un numero significativamente inferiore di mezzi, con il risultato di una migliore qualità dell’aria, di una drastica riduzione dei mezzi circolanti. Un terzo progetto pilota prevede la realizzazione di un sistema di videoconferenza che sarà in grado di incidere sugli spostamenti del personale degli Enti Locali coinvolti nei vari procedimenti amministrativi. Altro problema, quello dei rifiuti. Qual è la politica che la Provincia sta portando avanti nel settore e qual è la sua opinione sulla discarica La Torre? Stiamo spingendo per la diffusione della raccolta differenziata porta a porta sull’intero territorio provinciale affinché ci sia una maggiore selezione dei rifiuti. Il problema della provincia di Teramo è che siamo costretti a trasportare fuori ATO i nostri rifiuti. Tuttavia tengo a sottolineare che se da un lato vi è l’assenza di impianti di smaltimento, dall’altro gli impianti

di trattamento risultano sufficienti a coprire l’esigenze del territorio. Purtroppo, anche se attualmente non c’è una discarica attiva, è in fase autorizzativa una nuova discarica che avrà una volumetria pari a 480 mila metri cubi sufficienti a coprire le esigenze di tutta la provincia. La nuova Amministrazione ha appena costituito la nuova AdA-Te, l’autorità deputata a gestire tutti i rifiuti urbani della provincia. La provincia di Teramo risulta essere, nel territorio regionale, la più virtuosa nella raccolta differenziata con un ottimo 32,7% (dati 2008) che sarà sicuramente incrementato. Con la Regione Abruzzo stiamo lavorando, inoltre, per rimodulare alcuni finanziamenti ricompresi nel Piano Regionale Triennale di Tutela e Risanamento Ambientale, per attivare dei progetti di ottimizzazione dei sistemi di raccolta differenziata. In merito alla discarica La Torre posso attualmente solo prendere atto del diniego da parte della Regione Abruzzo alla realizzazione della nuova discarica, a causa del parere negativo relativo alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) . Ambiente e turismo: ci sono progetti per tutelare e valorizzare il bene ambientale? Il turismo teramano che rappresenta circa il 70 % di quello abruzzese ha la fortuna, tra l’altro, di permettere ai turisti di recarsi sia al mare che in mon-

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tagna in pochissimo tempo. Per quanto riguarda il turismo balneare, sono fiero del fatto che abbiamo acquisito il marchio “Costa Blu”, in quanto tutte le sette località costiere della nostra provincia hanno conseguito la bandiere blu. Inoltre, ad eccezione di Giulianova, tutte le nostre località balneari possiedono la certificazione “ISO14001” e Martinsicuro, Alba Adriatica, Pineto possiedono anche la registrazione “EMAS”. E’ fondamentale essere ambientalmente certificati in quanto, l’adozione di una politica e di un sistema di gestione adeguati consentono il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali legate alle erogazioni dei servizi. E’ solo il primo passo e dovremo ben presto raggiungere entrambe le certificazioni in tutte le località costiere, considerato che nei prossimi anni saranno adottati parametri di valutazione ben più severi. Una provincia, la nostra, dove si presenta molto grave anche l’inquinamento dei fiumi. Ci sono iniziative in merito? Sono cosciente del fatto che si tratti di un grave problema. In questo campo così delicato bisogna iniziare a lavorare da zero, sviluppando dei progetti interessanti. E’ necessario, però, interagire con la Regione per verificare su quali e quanti fondi possiamo contare al fine d’impostare un lavoro che possa dare dei frutti.

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I problemi dell‘ambiente L’erosione della costa adriatica non è un problema di oggi, ma quali risultati si stanno avendo per migliorare la situazione? Al momento è in atto un’azione di ripascimento della costa che risulta comunque essere una soluzione temporanea. Il problema più serio si configura nella zona sud della provincia, a Giulianova, Pineto e Roseto, ma tengo a sottolineare che nella questione dell’erosione intervengono numerosi fattori, di cui il più rilevante risulta essere quello riferito alle azioni di sbarramento poste in essere lungo le aste fluviali. Un esempio evidente è quello delle dighe lungo il fiume Vomano che attraverso l’azione di ritenzione dei sedimenti impedisce di fatto un normale apporto degli stessi lungo la costa. Su questo aspetto esistono numerosi studi di autorevoli geologi e studiosi anche locali, ma sarebbe opportuno un maggiore impegno da parte di tutti gli Enti interessati con maggiori risorse

economico-finanziarie. Ricorrenti sono le catastrofi naturali, le frane ed altri eventi che mettono a rischio la pubblica incolumità. Possiamo ritenerci una provincia sicura? No, purtroppo. Soprattutto per la particolare configurazione della nostra provincia con l’autostrada che taglia a metà la costa e per una selvaggia urbanizzazione che si è verificata negli anni nel nostro territorio. I Comuni devono avere particolare attenzione all’ambiente e al territorio altrimenti raggiungeremo un punto di non ritorno. E’ necessario preservare il suolo rimasto, considerato anche il grave problema caratterizzato dall’eccessiva dispersione delle acque che può provocare disastri simili a quello accaduto nell’ottobre 2007 nel territorio di Tortoreto. Anche in questo campo, però, abbiamo bisogno di specifici studi e analisi in grado di indicarci le soluzioni più corrette da adottare.

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Capitolo energia. Quali sono le politiche che il suo Assessorato intende adottare? Abbiamo aderito al “Patto europeo dei Sindaci” e come Provincia ci è stata riconosciuta una funzione di supporto per gli Enti locali. Si tratta di un’ iniziativa promossa dalla Commissione Europea che prevede tra l’altro un impegno a ridurre del 20% le emissioni di CO2 in atmosfera, ad aumentare del 20% sia la produzione di energia da fonti rinnovabili che il risparmio e l’efficienza energetica. Aiuteremo i Comuni nella realizzazione di piani energetici. Tutto si svolgerà gratuitamente e soltanto i Comuni che avranno aderito al “Patto” godranno della possibilità di accedere ai fondi della banca europea per gli investimenti, finalizzati allo sviluppo di progetti in campo energetico e per creare campagne di sensibilizzazione.Inoltre abbiamo attivato un progetto che prevede la costruzione, in venti scuole del-

...inoltre si organizzano buffets interni ed esterni

Chiuso la domenica PIAZZA GRANDE MARZO 2010


Le attività del CIF di Teramo

SEPARAZIONI E FORZA DELLE DONNE Continua l’attività del CIF-Centro Italiano Femminile di Teramo, presente sul territorio con due interessanti iniziative culturali. Al Circolo Teramano, gentilmente concesso per l’occasione, è stato presentato il libro “La Forza delle donne”, edizioni Palumbi, che ha fornito ottimi spunti di riflessione e dibattito, alla presenza di un pubblico attento e numeroso. La presidente del Cif Anna Maria Martelli ha introdotto la prof. Laura Di Filippo, docente dell’Università di Teramo, che con competenza e chiarezza ha riproposto alcune tematiche importanti e attuali del mondo femminile. Moderatrice la giornalista Mila Martelli, ha curato con successo la parte musicale il coro del Cif diretto da Anna Petinii, con al piano Lia Foschi. Altra iniziativa, quella dedicata alla separazione e mediazione familiare. Tema trattato, dall’alto della sua esperienza, dal dr. Salvatore Coniglio, che nell’aula magna dell’Istituto Milli ha incontrato giovani e adulti, dando vita ad una conversazione seguita con vivo

interesse dai numerosi presenti, coinvolti direttamente con quesiti e domande su un problema in Abruzzo ai primi posti. Basta guardare le statistiche delle separazioni coniugali, in continua crescita, con tutti i problemi sociali e umani connessi. Ancora una iniziativa centrata e opportuna del CIF, grazie all’impegno di Anna Maria Martelli e Maria Piccioni, che si avvalgono d’uno staff attento e sensibile.

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Speciale Scuola

di Tiziana Mattia

lancio lo Petracca traccia il bi ar C zo uz br A SR U ll’ Il direttore de

DALLE MACERIE DEL SISMA AL “MIRACOLO” DEI MUSP

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già passato un anno. Rapidissimo, ha avuto il sapore della disfatta e della riscossa, dello sconforto e dell’orgoglio, del dolore e della speranza. I sentimenti, anche se opposti, si assomigliano, talvolta. Quando pensiamo a L’Aquila, li ritroviamo tutti. A cominciare dalle sue scuole. E dai suoi ragazzi, che nelle aule ci crescevano ogni giorno. Così, a un anno da quella notte “infame”, vediamo come sia stato possibile far prevalere, a poco a poco, i sentimenti positivi, su quelli che picchiano nell’animo, mandandolo in frantumi. Ne parliamo con Carlo Petracca, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale che esordisce proprio raccontando le emozioni. “Ho potuto constatare, in questi mesi – sottolinea il dott. Petracca - che il terremoto non sbriciola soltanto le cose nella loro materialità, ma anche il mondo immateriale delle vittime. Gli affetti, i pensieri, i sen-

timenti. Tutto un mondo interiore con le sue crepe, come quelle tangibili dei palazzi”. Non è insensibile la scuola davanti a simili urgenze di “ricostruzione”, tanto è vero che il dott. Petracca aggiunge: “Dalla scorsa estate abbiamo lavorato, con Protezione civile, Ministero e Provincia a un progetto chiamato ‘Psicologia dell’emergenza’. Sono stati coinvolti Università, Ordine degli psicologi, associazioni, enti che, in maniera del tutto gratuita, hanno offerto servizi alle scuola”. Sul piano strettamente “materiale”, quale il bilancio dopo un anno? “Con un rapido passo indietro – spiega il dott. Petracca – ad appena sei mesi dal sisma (5 ottobre 2009) tutti gli alunni delle scuole de L’Aquila e dei comuni del cratere erano in classe. Abbiamo restituito ai 16.883 ragazzi un luogo per apprendere in strutture rimesse a norma, o in Musp (Moduli ad uso

scolastico prefabbricati) costruiti dalla Protezione civile. Dietro quello che è stato definito dai mass media ‘miracolo’, c’è stato uno sforzo continuo e un lavoro senza tregua di tutti i soggetti responsabili. Dagli enti ai Vigili del Fuoco, dallo stesso Ufficio scolastico regionale ai dirigenti scolastici, docenti, personale Ata, dalla Protezione civile alla Prefettura. Insomma, un lavoro duro e in sinergia che ci ha premiato con lo striscione esposto dagli studenti delle scuole superiori”. “Grazie per averci restituito le nostre scuole”, questa la scritta, riassuntiva delle emozioni ritrovate o scoperte per la prima volta da ragazzi e bambini. Dopo un anno, però, è tutto a posto? “A febbraio è stato consegnato l’ultimo Musp – spiega Carlo Petracca – che ha accolto gli alunni dell’Itas, fino ad allora distribuiti in altre scuole. Tuttavia, restano delle PIAZZA GRANDE MARZO 2010


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urgenze. Occorre procedere alla ristrutturazione di alcuni edifici non agibili nei comuni fuori dal cratere, la cui competenza è passata al presidente della Regione. Mi auguro che questi interventi possano essere completati per l’inizio del prossimo anno scolastico. Insieme alla ricostruzione degli ambienti specializzati di apprendimento, come sussidi didattici, laboratori, biblioteche, aule speciali. Stiamo provvedendo in tal senso con le risorse finanziarie aggiuntive e soprattutto con le donazioni che sono state veramente numeroseâ€?. Il governo, per la ripresa delle attivitĂ didattiche e amministrative, ha giĂ stanziato 19milioni e 400mila euro per il 2009, 14milioni di euro per il 2010 e 2milioni di euro per il 2011. Del resto, fin dall’inizio degli eventi, il ministero competente ha portato avanti un’azione sinergica con la realtĂ scolastica locale. Lo

conferma lo stesso dott. Petracca: “L’apporto del Ministero è stato indispensabile. Il ministro Gelmini ha mostrato un’attenzione particolare per la scuola abruzzese, fin dai primi giorni. E’ venuta a L’Aquila piĂš volte per rendersi conto della situazione e per ricercare e condividere soluzioni ai numerosi problemi, senza dimenticare un opportuno incoraggiamento a capi d’istituto e docenti che ha incontrato in piĂš circostanze. Al ministro Gelmini va riconosciuto il merito di essersi battuta per l’assegnazione delle risorse aggiuntive destinate alla ripresa delle attivitĂ didattiche e amministrative. Il ministero, inoltre, è stato presente anche con professionalitĂ di supporto: dalla direzione dello studente che ha fornito un’Êquipe di collaboratori coordinati da Giovanna Boda, a Pasquale Capo, dirigente della segreteria del Ministero, incarica-

to di collaborare strettamente con me, da Emanuele Fidora, vicecapo di Gabinetto, nominato soggetto attuatore per l’edilizia scolastica, a Giuseppe Cosentino, Giovanni Biondi (capi Dipartimento) e Mario Dutto (direttore generale degli ordinamenti), che hanno fornito utilissime collaborazioniâ€?. In pratica, un insieme di supporto e solidarietĂ che ha visto protagonisti anche scuole vicine alla provincia aquilana e associazioni di volontariato. Il direttore Carlo Petracca conclude con una citazione: “J. Dewey diceva che se vuoi educare alla democrazia devi far vivere il giovane in un contesto democratico. In questo caso si può dire che c’è stata un’educazione alla solidarietĂ attraverso forme concrete di solidarietĂ â€?. Quale stimolo migliore per una scuola abruzzese, che, nonostante tutto, è riuscita a non piegare mai la testa?

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Riforma Gelmini. Ecco le novità che verranno Come collocare sul territorio regionale i nuovi indirizzi previsti

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l prossimo anno scolastico sarà caratterizzato, anche in Abruzzo, dalla riforma della scuola superiore. Per capirne di più, ne parliamo con Carlo Petracca, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale. “La riforma della scuola secondaria superiore – esordisce il dott. Petracca - prevede innovazioni curriculari e di orario solo per le prime classi. Personalmente, ho voluto, già dal mese di novembre, legare la riforma delle superiori a un processo che va sotto il nome di ‘razionalizzazione della rete scolastica regionale”. Evidente, l’obiettivo di dare maggiore funzionalità. Ma in che senso? “Occorreva vedere come collocare sul territorio i nuovi indirizzi previsti dalla riforma, ed evitare che ci fossero sul territorio, ad esempio, due istituti limitrofi con lo stesso indirizzo, o al contrario, una zona priva. La mia intenzione era di portare avanti sia le innovazioni

previste dalle disposizioni ministeriali, sia la razionalizzazione del sistema scolastico regionale sul territorio”. Come si è mosso, dunque, l’Ufficio Scolastico Regionale? “Abbiamo svolto tutte le operazioni necessarie. – precisa Carlo Petracca - Subito dopo, abbiamo presentato un report, consegnato a dicembre all’assessore Paolo Gatti. Ne è seguita una riunione in Regione con le quattro province e l’assessore, e si è deciso di effettuare l’operazione, che richiede tuttavia diversi passaggi: le proposte delle province, il parere dell’USR, e la delibera formale della Regione. Così si compie la definizione del sistema di razionalizzazione”. DIFFICOLTA’ DEGLI ENTI LOCALI Ma cosa è successo a questo punto? “Gli enti locale, soprattutto alcune province - risponde il dott. Petracca - non hanno deliberato nei tempi previsti. Hanno avuto difficoltà, dissensi, che sono stati PIAZZA GRANDE MARZO 2010


espressi da sindacati, capi d’istituto, docenti. Io ho avuto l’ultima delibera delle quattro province il 12 febbraio. La regione avrebbe dovuto concretizzare la settimana successiva”. Lo stesso giorno, l’Ufficio scolastico regionale apprende, invece, che il ministero ha chiuso il sistema informatico di riferimento. Di conseguenza, i codici di nuovi indirizzi, nuovi istituti, accorpamenti, disgiunzioni, non sarebbero stati recepiti dal sistema ministeriale. “Il mio impegno – prosegue il dott. Petracca - era di portare tutto a conclusione entro il 31 gennaio. Non è stato possibile. Il ministero ci ha rassicurato, però, che tutte le regioni, ad eccezione di tre o quattro, si trovavano nelle stesse nostre condizioni, e che la riforma sarebbe passata esclusivamente attraverso tabelle di confluenza, pubblicate sul sito ministeriale, e quindi valide su tutto il territorio nazionale”. In pratica, nessun altro intervento, né da parte dell’USR o di enti locali è possibile. Ma come sono strutturate le tabelle? “Tutti gli istituti attivi in questo anno scolastico – spiega il dott. Petracca - lo saranno anche il prossimo. Senza accorpamenti o soppressioni. Gli indirizzi presenti attualmente vengono trasformati, secondo le tabelle di confluenza, nei nuovi. In Abruzzo accade che alcuni istituti vorrebbero creare indirizzi che non hanno mai posseduto. Questo non è possibile se non con delibera regionale”. COSA SUCCEDERA’? Cosa succederà, allora, nel prossimo anno? “Le prime classi saranno tutte allineate secondo i regolamenti della riforma: curricula, orari. – sottolinea

il dirigente - Le altre classi ad esaurimento secondo i vecchi programmi”. In questo modo, però, è possibile che si creino disfunzioni? “Può succedere – ammette il dott. Petracca - che su un territorio ci sia la carenza di un nuovo indirizzo. Per esempio, Scienze Applicate possono essere concesse ai licei scientifici che già avevano l’indirizzo tecnologico. Al contrario, l’operazione non è possibile. . Dunque, in mancanza di razionalizzazione, qualche disarmonia nell’offerta formativa della regione si verifica. Ma noi speriamo, il prossimo anno, di concretizzare il tutto con l’apporto degli enti locali, per riequilibrare gli eventuali scompensi”. “UNA BUONA CONQUISTA” Novità, comunque, ce ne sono. “Una buona conquista, - conferma Carlo Petracca- riguarda i nuovi licei musicali e coreutici non presenti come indirizzo in nessuna scuola. Il ministero ha scelto il principio di dare priorità alle scuole che avevano già svolto una sperimentazione, anche minima, in tal senso. Siamo riusciti, in Abruzzo, fino a questo momento, ad averne tre sui quaranta in tutto il territorio nazionale. Un liceo musicale a Pescara, presso il Liceo Artistico, che aveva già fatto esperienze, un liceo musicale-sezione coreutica, a Teramo, presso il Convitto ‘M.Delfico’, e un liceo musicale a L’Aquila, presso il convitto, in corso di approvazione”. Insomma, nonostante le note difficoltà, in Abruzzo la riforma va in porto. “La nostra regione – conclude il direttore dell’USR - non ha la necessità di fermarsi, ma di seguire le innovazioni a livello nazionale”. E i risultati, infatti, ci sono.

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E il cittadino dice basta al politichese L’ultima analisi sulla politica arriva dall’Istat, numeri alla mano. Lo sapevate? Il 66,4% dei cittadini non si informa più e quando parlano i campioni del politichese girano pagina. Preferiscono altri argomenti. I motivi sono diversi. Intanto, il disinteresse per un tema spesso indigesto e irritante, a causa anche di un linguaggio complicato e “per addetti ai lavori”. Dati sorprendenti, quelli dell’Istat, se si considera che a snobbare l’informazione politica sono più gli uomini che le donne. Motivo? Mancanza di tempo e, soprattutto, sfiducia. Per non dire poi dei più giovani. Fra i quali la sfiducia e il disinteresse per la politica e il politichese sono crescenti con l’età. Fino a toccare il top fra i 60 e i 64 anni. Né si pensi che tutto dipenda dal grado d’istruzione. Viceversa, il possesso di un titolo di studio non riduce la sfiducia né il disinteresse per la politica. Le punte più alte si raggiungono nel Sud. Qui “quasi un terzo della popolazione non si informa di politica e il 71,9% non lo fa per mancanza di interesse…La sfiducia ha, comunque, un discreto rilievo anche tra le donne del Nordest che non si informano di politica (26,4%), raggiungendo la quota massima tra quelle dell’Emilia Romagna”. Altro dato significativo: la tv è il canale che in assoluto viene utilizzato di più (93,5%). Seguono i quotidiani (49,9%), la radio (31,2%), le discussioni con amici (24,9%), con parenti (18,8%) e con i colleghi di lavoro (15,4%), la lettura di settimanali (11,3%), i conoscenti (10.4%) e altri canali (2,8%). E’, comunque, la tv a vincere. Sul piccolo schermo, ha sentenziato un esperto in materia, “l’abuso d’informazione dilata l’ignoranza, con l’illusione di azzerarla”.

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VIAGGIO NEL MONDO DEL LAVORO CHE NON C’E’ ccioni, o b m a b e i n o m m a m n Incontri co nte, e d n re rp so à lt a re a n u alle prese con ettive. sp ro p e rs a sc e e it n g o c in con molte nel o in ic v a d te is v e z n e ri Storie ed espe ti. is n o g ta ro p i e d to n o c c ra di Manuela Di Lodovico

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Periodicamente sui giornali troviamo le più svariate analisi sulla disoccupazione, indici sviscerati e mostrati in tutte le salse. Disoccupati tra i giovani, tra i laureati, i non laureati, sopra e sotto i 30, 40, 60’ anni e via dicendo...E’ inutile quindi ripetere i dati ISTAT. I risultati, seppur miscelati in varie formule, non cambiano, anzi, peggiorano. La situazione è chiara, non ci servono i dati, a questo punto, soprattutto non sono utili gli epiteti rivolti ai “giovani”: da “mammoni” a “fannulloni” e “bamboccioni” per arrivare alla definizione “terminale” di “generazione invisibile”. Sarebbe meglio, invece, osservare cosa accade nello specifico. Magari immergendosi nella realtà teramana e vedere come reagiscono i giovani e non, laureati e non, di fronte ad una condizione così disarmante. NON C’E DUE SENZA TRE Le reazioni delle persone e le soluzioni adottate sono varie. C’è PIAZZA GRANDE MARZO 2010


un giovane, ad esempio, laureato, anzi plurilaureato, che ha vinto un concorso pubblico ed è in attesa di essere convocato. Per non aspettare passivamente il suo “turno”, decide di cimentarsi in un terzo corso di laurea. Ammirevole da parte sua, anzi ci vuole un gran coraggio e, soprattutto, una grande voglia di darsi da fare e di guardare il futuro con ottimismo. Altro che “generazione invisibile”(avrebbe potuto accontentarsi di una sola laurea o del fatto che, anche con due, non lavora) . STORIA DI ANNA Sempre nell’ambito dei laureati, c’è Anna con una laurea in scienze della comunicazione che si è data da fare con vari tirocini, però sterili, perché alla fine non hanno portano a nessuno sbocco lavorativo. A Teramo e altrove tirocini o stage che dir si voglia costituiscono un modo vantaggioso per i datori di lavoro di ottenere finanziamenti e ore di lavoro gratuite. Ma lei non si scoraggia, va avanti facendo la badante da una simpatica signora anziana, tanto per contribuire alle spese di famiglia. Continua a fare colloqui e ad interessarsi attivamente alle opportunità, seppur minime, di lavoro. Non c’è nulla di “mammone” in questo. Anna riesce comunque a carpire qualcosa di positivo e costruttivo da qualsiasi sua esperienza lavorativa, anche in situazioni critiche. Racconta, ad esempio, dei suoi inizi in un call center grazie al quale è riuscita a superare la timidezza che l’ha sempre ostacolata. Il suo lavoro consisteva nel fissare degli appuntamenti per l’agente che sarebbe andato a casa dei potenziali clienti a mostrare un macchinario per le pulizie. L’ambiente era per così dire “casereccio” rispetto al call center: i telefoni erano quelli classici, niente cuffie e microfoni, i recapiti venivano presi direttamente dagli elenchi telefonici, i cui nomi erano già tutti spuntati nel senso che le persone erano già state contattate. Quindi era come vendere ghiaccio al polo nord (pensate alla

difficoltà nell’approccio durante la telefonata). I primi giorni Anna era molto agitata, la voce al telefono le tremava, allora ha deciso di ascoltare le “telefonate tipo” delle colleghe, come le avevano saggiamente consigliato. In particolare una ragazza, che aveva proprio un talento nell’opera di convincimento, riusciva subito a percepire il tipo di persona che c’era dall’altra parte del filo. Se capiva di parlare con una simpatica casalinga vecchio stampo, ad esempio, riusciva perfino ad instaurare un colloquio a dir poco confidenziale con la cliente. Allora le sue performance erano strepitose, si giocava l’asso (il dialetto): “Signò, se c’hai un po’di tempo oggi pomeriggio, faccio passà Luigi, il nostro agente, ti dà ‘na pulita a Lu tappetuccio che ti fora a la porta, ti fa na piccola dimostrazione, anzi, dopo magnat non passà mang la scopa, facem pulì a Luigi, ecc.ecc.”. Insomma, si facevano anche tante risate, naturalmente capitavano spesso delle telefonate spiacevoli. Però, tra le ragazze ci s’ incoraggiava, si scherzava … Alla fine anche Anna si è fatta coraggio e, ascoltando le altre, ha imparato l’”opera di convincimento”. Superando la sua timidezza, ha scoperto che volere è potere, anche nel caso in cui gli ostacoli caratteriali sembrano insormontabili. Addirittura un paio di volte il suo agente ha portato a buon fine gli appuntamenti presi da Anna, è riuscito a vendere l’apparecchio di pulizia e questo ha comportato per lei un premio, oltre alla paga base. FEDERICA E L’ECONOMIA Un’altra esperienza di cui vale la pena raccontare, è la storia di Federica che, come tanti altri ragazzi laureati in economia, se vogliono esercitare la professione, devono sostenere l’esame di abilitazione dopo i tre anni di praticantato (gratuitamente, ci mancherebbe). È riuscita a combinare questa esperienza part-time con un altro tirocinio organizzato dalla provincia ( rimborsato almeno per 400 euro

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mensili) in una piccola società cooperativa. Federica viaggia tutti i giorni con l’autobus, sia per una convenienza economica che per il problema parcheggio a Teramo. La mattina va in studio, per fortuna il dottore commercialista da cui fa pratica, è una persona comprensiva e non esige la sua presenza a tempo pieno, si rende conto che Federica ha bisogno di destinare l’altra parte della giornata ad un”lavoro”anche se minimamente retribuito. Inoltre, non è uno dei soliti che mettono il tirocinante solo alla fotocopiatrice. Lei cerca sempre di carpire il più possibile dalle sue spiegazioni se pur molto rapide e sfuggenti perché troppo impegnato. Naturalmente, svolge anche le classiche mansioni di segreteria:lettere, raccomandate, telefono, ritiro di bustone di cartacce per la contabilità presso i clienti, faldoni da portare in tribunale, lunghe file all’Agenzia delle Entrate, alla Camera di Commercio, all’INPS. Però, come lei stessa afferma:“Tutto serve, almeno mi so districare tra le varie mansioni,mi so muovere tra gli uffici, so a chi mi devo rivolgere per una pratica …”, Poi mi racconta un aneddoto particolare sul suo professionista: “E’ una persona squisita, però, come tutti, ha una sua fissazione: la puntualità, addirittura, se arrivo in ufficio cinque minuti prima delle nove, devo aspettare sul pianerottolo prima di entrare fissando l’orologio fino a quando non scatta l’ora X, non accetta ritardi o anticipi, questa cosa mi ha sempre fatto ridere”. Per ora di pranzo Federica torna a casa, un boccone veloce e via a riprendere l’auto per andare nell’ altro ufficio, quello della piccola società cooperativa e qui è una vera assurdità perché lei, con un diploma in ragioneria, una laurea in economia e commercio, svolge una “misera “contabilità mediante l’utilizzo dei fogli di calcolo e la collega (naturalmente assunta) laureata in scienza della comunicazione (è lì grazie a paparino), utilizza

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Viaggio nel mondo dei “bamboccioni” un programma di contabilità vero e proprio e mi dice con amarezza: “A Manuè! Fije di gatt, surge (topi) acchiapp”.Insomma, “l’arte di tate mezz imparat”. Mi racconta con stupore che il suo capo “imprenditore”, ha un’enciclopedia in ufficio e non solo. Insomma, tanto materiale aggiornato da fare invidia a qualsiasi professionista della materia (avvocati, commercialisti).Tutto ciò perché questo “imprenditore” sappia in partenza, prima di costituire un’altra società, nel suo consorzio, di quale morte farla morire e come canta Carboni: “C’è chi per poterti fregare ha imparato a studiare”. Tant’è che questa piccola società in cui lavora Federica, a breve, verrà messa in liquidazione e lei, finiti i sei mesi di “tirocinio”, si beccherà un bel ”Le faremo sapere …(con l’originale aggiunta di una postilla)… dopo la ristrutturazione”.

Insomma ce n’è per tutti. OPPORTUNITA’ IN RETE Si cercano sempre dei casi eclatanti per fare notizia, raccontando di persone che hanno una doppia vita: di giorno studenti modello e la notte streep-tease ecc... ma alla fine la notizia vera la fanno le persone che umilmente cercano una soluzione nel proprio piccolo, con le proprie capacità e soprattutto con creatività. Basta fare un giro sulla rete. Io, per caso, ho scoperto tramite facebook, il sito di Gelasio, un ragazzo di Teramo che gestisce un “video corso d’inglese on line gratuito”; Gelasio mette a disposizione le sue videolezioni di inglese di base (quindi un corso accessibile a tutti) ,corredate da esercizi, test e aggiornamenti continui. Lui stesso definisce il suo sito un po’ “spartano”, ma di sicuro è efficace ed utile a tutti. Naturalmente, chi vuole può effettuare una donazione per

sostenere la pubblicazione delle lezioni. Questo è un altro esempio di “autoimprenditorialità”, se così lo vogliamo definire. Gelasio ha capito che questo è un modo per farsi conoscere, magari da qui possono nascere nuove sinergie, collaborazioni in qualità di tutor on line, lezioni private... Addirittura tra i giovani professionisti teramani troviamo anche chi adibisce una stanza di casa ad ufficio, visto che l’affitto, anche con altri colleghi, è troppo oneroso, trasformando così una camera di casa in un ufficio: PC, stampante, fax, telefono, connessione internet e il gioco è fatto. Ma questi sono solo alcuni degli innumerevoli casi in cui le persone si mettono in gioco e, in un certo senso, sono disposte a “reinventarsi”. Con grandi difficoltà, ma sempre dignitosamente, perché il lavoro nobilita l’uomo.

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L’AVVOCATO … IN PIAZZA a cura di Dott. Vincenzo Luca Salini - Avv. Gennaro Cozzolino

OCCUPATO IL LOCULO, DIFFICILE MORIRE IN SANTA PACE… In questo numero ci occuperemo di una vicenda alquanto singolare e realmente accaduta posta al confine tra l’incredibile e l’inverosimile. Il titolo è esplicativo ma non rende bene l’idea della portata e dell’entità della situazione incresciosa e grottesca venutasi a creare. Ciò a maggior ragione se si tiene conto del fatto che viviamo in una società digitalizzata e tecnicizzata all’ennesima potenza, in cui certi errori non dovrebbero più verificarsi soprattutto quando si tratta di casi aventi ad oggetto il destino dell’uomo dopo la morte. Appare davvero paradossale registrare a cavallo dell’anno 2010 episodi di questo genere, segnale di una non curanza che potrebbero essere estese all’attuale società nella sua interezza, dominata da materialismo ed arrivismo in tutti i settori, persino quando ci sono di mezzo i defunti. LA VICENDA Il 3 giugno 1975 il sig. N.G. provvedeva all’acquisto della concessione di due loculi mortuari, pagandoli rispettivamente 174.000 e 154.000 mila lire, ubicati all’interno del cimitero urbano della nostra città. Nella fattispecie si fa riferimento alla nicchia cimiteriale occupata dalla consorte del sig. N.G. prematuramente scomparsa diversi anni fa, ed al loculo situato nella prossimità immediatamente superiore del precedente, che dovrebbe essere la sede ultraterrena del medesimo. Obiettivo del sig. N.G. era, fina dal 1975, quello di “vivere anche dopo la morte” a stretto

contatto con la consorte. Nella recente ricorrenza della festività del primo novembre, il sig. A.F., figlio del protagonista della vicenda, si imbatteva in una spiacevole sorpresa in quanto si rendeva conto che il loculo era stato abusivamente occupato da un altro defunto. In altri termini lo spazio cimiteriale acquistato all’epoca dal sig. N.G. era stato illecitamente e senza alcuna motivazione ceduto dalla società affidataria dei servizi cimiteriali a terzi, provocando lo sdegno e lo stupore del sig. A.F. e della sua famiglia. Va detto che, vista l’età avanzata e lo stato di salute non ottimale, ed al fine di evitare ulteriori complicazioni ad una vicenda di per sé già spiacevole, il sig. N.G., non veniva opportunamente informato dai familiari conviventi di quanto verificatosi. Qualche giorno dopo l’incresciosa scoperta, l’interessato si recava presso gli uffici della società a cui è stata affidata la gestione dei servizi cimiteriali, al fine di ottenere spiegazioni in merito alla singolare vicenda, senza tuttavia ottenere riscontro alcuno. Azione legale Il sig. A.F., notevolmente preoccupato, si rivolgeva al proprio legale al fine di trovare una rapida ed efficace soluzione alla situazione in esame. Quest’ultimo provvedeva immediatamente ad inviare alla società a cui è affidata la gestione dei servizi cimiteriali una diffida stragiudiziale tesa ad ottenere, entro 20 giorni, il ripristino di una situazione di legalità e tolleranza confacenti a quanto

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stabilito nell’atto di acquisto del loculo sottoscritto da N.G. nel lontano 1975. Il tutto ovviamente mediante la rimozione immediata della bara che attualmente è situata all’interno del loculo di proprietà del sig. N.G. Al fine di chiarire meglio le conseguenze possibili di tale vicenda, giova ricordare che la società affidataria dei servizi cimiteriale è incorsa in una palese violazione del diritto di proprietà, previsto dall’art. 832 del codice civile, secondo cui “il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo”. A riscontro della diffida del legale, la suddetta società si dichiarava costernata per l’accaduto e dichiarava che gli uffici erano incorsi in errore a causa della confusione creatasi nel trasferimento degli archivi storici dei servizi cimiteriali dal comune alla stessa società. La quale si mostrava disponibile a risolvere lo spiacevole episodio. A tal uopo convocava presso i suoi uffici il sig. A.F. ed il suo legale di fiducia al fine di comunicare ai medesimi che erano state avviate le pratiche burocratiche e sanitarie per la rimozione della bara e la liberazione del loculo. La vicenda piombava come un fulmine a ciel sereno sulla famiglia di A.G., da sempre rispettosa delle tradizioni cristiane e dei riti legati alla vita ultraterrena. Una riflessione sorge spontanea a chiosa della curiosa vicenda. Così come esiste il diritto alla vita, allo stesso modo e tempo dovrebbe essere sancito solennemente il diritto a morire in pace.

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BARBARA CARRON, VICE-PRESIDENTE DEL PADOVA CALCIO

“Tanti auguri al Teramo” di Vincenzo Luca Salini

Barbara Carron

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utti gli appassionati di sport ricorderanno senza dubbio il grande Padova che nella prima metà degli anni ’90 faceva sognare i suoi tifosi con giocatori del calibro di Lalas, Vlaovic, Nicola Amoruso. Dopo diversi anni di anonimato nelle serie inferiori il Padova calcio nel giugno 2009 ha festeggiato il ritorno in serie b a distanza di

11 anni dall’ultima apparizione in cadetteria. Una delle protagoniste della rinascita padovana è la vicepresidente Barbara Carron, volto femminile nuovo del calcio italiano di cui sentiremo parlare molto in futuro per le sue doti imprenditoriali e manageriali, oltre che per le sue capacità a districarsi con disinvoltura in un settore difficile come quello calcistico. In politica

si parla tanto dell’introduzione di quote rosa al fine di dare più spazio al gentil sesso. A quanto pare il mondo del calcio ha pensato bene di “lanciare” donne intraprendenti e competenti. Barbara Carron rappresenta proprio l’icona di questa nuova tendenza, l’icona che pone fine al tabù secondo cui donne e calcio non possono andare d’accordo. Ascoltiamo. PIAZZA GRANDE MARZO 2010


Dott.ssa Carron, dove e come nasce la sua passione per il calcio? Nasce in famiglia, un papà e dei fratelli super appassionati di calcio e comunque dello sport in generale. Io sono cresciuta girando per i campi sportivi dei paesini, dalle categorie piÚ basse fino alla serie A, e cosÏ la passione si è tramandata. Quando il calcio è diventato un business per la mia famiglia, allora non si trattava piÚ solo di andare a vedere la partita come tifosa, ma di sentirla da un piÚ ampio punto di vista. Il mondo del calcio è sempre piÚ caratterizzato dalla presenza di donne in posti di prestigio. Segno del cambiamento dei tempi oppure pura casualità ? Di sicuro, segno del cambiamento. La donna può portare novità in un mondo, quello del calcio, che sta sempre piÚ evolvendosi. Una donna deve sapere però rimanere al proprio posto, perchÊ in un team calcistico ci sono ruoli ed equilibri ben precisi che vanno rispettati affinchÊ tutto funzioni. Credo che la donna possa fare molto nella

comunicazione in questo mondo. Con le modalitĂ e nei termini giusti. E’ vero che lei la notte dorme con il telefonino acceso e risponde di continuo agli sms? Questa è una notizia falsa. Il mio cellulare è anche un palmare, sono collegata ad internet 24 ore su 24 e siccome soffro d’insonnia, mi capita la notte di rispondere agli innumerevoli messaggi via facebook e via e-mail che ricevo dai tifosi del Padova. Quindi che sia chiaro: non via sms. Conosce qualcosa del calcio abruzzese? Ricorda il magico Pescara di Galeone? E’ a conoscenza che anche la Pescara calcio è guidata da una presidente donna: Debora Caldora? So che ci sono altre due donne nella Prima divisione, non le conosco di persona e devo ammettere, ahimè, di essere un po’ ignorante per quanto riguarda il magico Pescara di cui mi parla. So che stanno attualmente disputando un ottimo campionato, a parte qualche risultato negativo che ha indotto al cambio di allenatore, e mi auguro

che quanto prima tornino in serie B. Ci sono tutte le carte in regola affinchè ciò avvenga. Lei è mai stata in Abruzzo? Ci sono solo passata, Teramo a parte. Dove sono stata per una sfida nel 2006 che finĂŹ con il pareggio. Teramo mi è sembrata una bella cittĂ ed a misura d’uomo. Il calcio mi fa girare molto l’Italia, ma purtroppo i tempi sono sempre molto stretti e quando rientro ho un lavoro che mi aspetta molto impegnativo. Mi riprometto di tornarci quanto prima anche solo per un week end culturale e perchĂŠ no anche enogastronomico. L’ultima domanda. Se il Pescara dovesse tornare in Serie B, come tutti in Abruzzo ci auguriamo, saremo orgogliosi di averla nostra ospite‌ Molto volentieri. Essere ospitati dalla squadra avversaria è sempre piacevole perchĂŠ non ci fa dimenticare che alla base di tutto ci deve sempre essere un concetto di fair play. In bocca al lupo a tutte le squadre abruzzesi per il campionato, in particolare al Teramo ed al Pescara calcio, che aspettiamo in serie B!

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Malasanità Abruzzo di Federico De Carolis

Togliere agli ospedali dare alle cliniche Non c’è solo Angelini che impazza nella sanità abruzzese. Le strutture private sono quasi in ogni città, dove vivono e prosperano alla faccia dei nosocomi pubblici e dei deficit che li stanno mettendo in ginocchio.

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oro, i privati, non solo intascano e prosperano, ma possono permettersi da sempre qualche lusso in più, lasciando sostenere che privato è bello. Anzi, sempre più bello. Non discutiamo sulle ideologie, ma c’è privato e privato. E viene da sottolineare come non si possa speculare sulla salute. E’ peccato mortale. La magistratura potrebbe ordinare indagini a tappeto su tutte le cliniche che operano nella nostra regione. Forse saranno tutte linde e da tenere in considerazione e rispetto. Forse non sarà così. Di una cosa siamo tutti certi: i privati vivono e prosperano, mentre la sanità pubblica sta andando a ramengo. Non è l’argomento del giorno la Sanità nella nostra regione. E’ piuttosto il problema di sempre. Si spende troppo, sono in troppi a riempirsi le tasche. Governo, regione, province e persino Comuni quando si trovano davanti a deficit sicuramente spaventosi tirano fuori la solita, antica ricetta: tagliare. Ma tagliare cosa e che? Semplice: ospedali fuori mano e fuori uso, dipendenti che aumentano a vista d’occhio, medicine che si pagano a peso d’oro, reparti da

ridimensionare. E’ vero, forse c’è stato un eccesso nel piazzare gli ospedali. E’ vero, c’è stato un eccesso nell’allargare la borsa in materia di sanità pubblica, ma un intervento di una semplicità disarmante, non è stato mai fatto: ridimensionare le cliniche private, rinunciando se non a tutte, almeno alla maggior parte delle convenzioni. Se, infatti, cifre alla mano, bisogna prendere in considerazione il capitale investito nel “malaffare sanità”, c’è da concludere che gli ospedali abruzzesi avrebbero potuto vivere e prosperare nell’oro almeno per una ventina di anni. No, a ridimensionare le convenzioni con i privati non ha mai pensato nessuno. Il pubblico va punito perché i dipendenti lavorano poco, godono di ampi spazi liberi, i medici spesso non sarebbero aggiornati. Guarda caso: gli inglesi hanno un’organizzazione sanitaria statale che è tra le migliori del mondo. Barak Obama, presidente degli Usa, ha capito che la sanità è un bene di tutti e per tutti. In Italia si sta seguendo la strada contraria. Le lobby sono potentisPIAZZA GRANDE MARZO 2010


LA SALUTE IN PIAZZA A cura del Dott. Gabriele Salini sime e sembra proprio che impediscano qualsiasi intervento al di fuori dei tagli e al ridimensionamento degli ospedali pubblici. Sotto sotto, non c’è neppure la voglia di tornare al privato. No, le cliniche dovrebbero sopportare costi altissimi, attrezzarsi al meglio e far pagare di più. E, allora? Allora con un guadagno eccellente e super sicuro, quando proprio non si può fare a meno di ridimensionare un deficit pauroso, allora si decide di chiudere o ridimensionare gli ospedali pubblici. E dispiace moltissimo che la strada sia seguita dal governo Berlusconi senza che nessuno al suo interno si sia mai posto il problema. E’ vero che, in Lombardia, le strutture pubbliche funzionano e non sono state ridimensionate, ma è pur vero che c’è anche la Calabria dove si muore con estrema facilità o la Sicilia dove gli affari sono d’oro per i privati con scarsissimi benefici per i malati con errori frequenti e un contenzioso da far paure. L’Abruzzo, per fortuna, sta nel mezzo, ma potrebbe trarre grandi vantaggi proprio da un ridimensionamento delle cliniche private. E se per un’analisi bisogna aspettare addirittura mesi e mesi, se non un anno, il che lascia preferire le cliniche private, bisognerebbe intervenire proprio lì con un potenziamento epocale delle strutture e con il pugno di ferro nei confronti di coloro che scansano il lavoro. Un tentativo di responsabilizzare i primari c’è stato, ma si è risolto tutto o quasi all’italiana, nel senso che subito dopo le leggi di cui abbondiamo, è stato trovato immediatamente l’inganno. Far funzionare al meglio, dunque, le strutture esistenti e tagliare questa volta proprio nelle convenzioni ai privati. Si potrebbe almeno vedere l’effetto che fa, invece di piangerci inutilmente sopra.

UNA RESINA CONTRO LE CARIE Si potrà andare dal dentista senza più l’incubo del trapano per le piccole carie. Una toppa di resina per riparare le piccole carie o i primi segni di deterioramento dei denti è stato messo a punto da un’èquipe tedesca. La tecnica consiste nel trattare la superficie del dente con un gel, che rende la lesione porosa; si procede poi con un’asciugatura e con la successiva applicazione della resina, nata inizialmente per impedire ai denti di demineralizzarsi. La resina, già in uso in Germania, riempie e sigilla il dente, impedendo ai batteri di diffondersi. L’operazione si realizza in una sola seduta, con un costo inferiore ai cento euro. CANCRO AL SENO: IL FITNESS RIDUCE IL RISCHIO La ginnastica fa bene alla salute. Anche alle donne in post-menopausa. Il fitness “controllato” aiuta infatti a diminuire i rischi di cancro al seno. Questo è quanto sostiene una ricerca dell’US National Cancer Institute nel Maryland, secondo la quale i soggetti che praticano ginnastica anche ad intensità moderata per almeno sette ore a settimana mostrano un 16 percento in meno di contrarre il tumore rispetto a quelle più pigre. UNA SOLA SIGARETTA DANNEGGIA LE ARTERIE Basta una sola sigaretta per procurare danni alla salute delle arterie, soprattutto nei giovani. Una ricerca canadese ha preso in esame il grado di elasticità delle arterie in soggetti di età compresa tra i 21 e i 24 anni, dimostrando che anche dopo aver fumato una sola sigaretta le arterie risultano essere più rigide del 25 percento. Con un inevitabile aumento del rischio cardiaco. La conclusione dello studio è che fumare anche poche sigarette danneggia la salute del sistema vascolare e rende difficile per l’organismo dei giovani gestire lo stress fisico causato da azioni quotidiane, come correre o salire le scale. BASTA UN SENSORE PER DIMAGRIRE PER SEMPRE Scoperto da un aquilano un sensore per dimagrire per sempre. Domenico Accili, questo il nome dello scienziato nato a L’Aquila e attualmente impegnato alla Columbia University di New York, ha individuato la chiave per dimagrire definitivamente e per non reingrassare a dieta finita. E’ una sorta di sensore molecolare presente nel centro di controllo dell’appetito (ipotalamo), un enzima che coordina l’assunzione di cibo con il dispendio calorico. A questo punto si stanno studiando composti chimici in grado di attivare tale sensore cerebrale. SINDROME METABOLICA: AGGIUNGI UNA NOCE ALLA DIETA Con una noce al giorno si potrebbe prevenire la sindrome metabolica, una condizione che predispone a malattie cardiache e diabete. Alcuni studiosi spagnoli hanno arruolato 1200 volontari con diagnosi di sindrome metabolica. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi: al primo è stato genericamente consigliato di seguire una dieta povera di grassi, al secondo di seguire una dieta di tipo mediterraneo, al terzo gruppo è stata prescritta una dieta mediterranea e almeno 30 grammi di noci ogni giorno. Dopo un anno i pazienti sono stati esaminati per verificare gli eventuali cambiamenti del loro stato di salute. Il gruppo che aveva assunto noci e cibi mediterranei mostrava un miglioramento delle loro condizioni di salute e nessun peggioramento dei valori della sindrome metabolica.

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” “SPAGHETTI WESTERN IN TAVOLA Tonino Valerii, allievo prediletto del grande no Sergio Leone, e Giulia Gemma rievocano a Tero ramo una stagione d’oon del cinema italiano. C rtanti protagonisti e rico di straordinari.

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Valerii e il cineGiuliano Gemma, Tonino Lui, lui e l’altro. Ovvero, presentazione la a Teramo, fra l’altro con ma. Tutti e tre festeggiati ittore-critico scr lo dal ano o al regista teram pri pro to ica ded ro lib un di to Alberghiero della manifestazione, l’Istitu pomeridiaRoberto Curti. “Location” a interessantissima conferenz interventi li “Di Poppa”, che oltre a un’ dag ata ida cena a tema, anticip al “Braga” na, ha preparato una splend e ent doc ché finato pianista, non raf e e van gio del ali sic mu ta, i cosiddetti trangelo. Al centro della fes i Sessanta di Teramo, Corrado Di Pie ann ie di pellicole che, tra gli “spaghetti western”, una ser il nostro Paese in lungo e largo disto i inizi della e Settanta, hanno attraversa e fama per molti attori agl sso nca d’i si ces suc ndo ina sem Sergio Leone iscussi del genere, i registi italiana ha carriera. Tra i maestri ind prediletto. Ma il western all’ e Tonino Valerii, suo allievo a rivoluzione tra i gusti degli spettatori pri portato con sé una vera e pro o ritrovati a parlarne durante l’atteso son si o del tempo. Molti di lor convegno al “Di Poppa”. o Valerii in un a in gran forma e un Tonin Mentre un Giuliano Gemm ano aneddoti e sintetizzavano un’intenav commosso “revival”, sciori no dialogato , i numerosi intervenuti han ricche di fica gra ato em cin ne gio sta ra ande no posto una serie di dom parata dagli con gli illustri ospiti e han pre altrettanto gustosa la cena western alcuriosità. Originalissima e nume tituto Alberghiero. Un allievi e dai docenti dell’Is l’organizzazione impeccabile. A cura e del l’altezza della situazione altri enti locali, iis-Medori de Leone e di tor Vic de della Fondazione alzanti e grainc ii è stato un susseguirsi di te simbiosi. l’omaggio a Tonino Valer gan ele ed e cucina in stretta sul “set”. ditissime sorprese. Cultura e tar res per to di….critica. Tan so ces suc o ver un , ma om Ins PIAZZA GRANDE MARZO 2010


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IL REGISTA

Da Montorio alla grande ribalta

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Tonino Valerii (Montorio al Vomano, 20 maggio 1934) è un regista italiano, noto per i suoi film spaghetti-western come I giorni dell’ira e Il mio nome è Nessuno. Entrò al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1955. Da allora vive a Roma, dove ha sposato Rita Scannavini. È padre di tre figli: Francesca (1967), Luca (1968) e Andrea (1971). Valerii iniziò a farsi notare nel panorama del cinema italiano con il film Tutto è musica di Domenico Modugno, del quale scrisse il soggetto. Subito dopo il regista venne incaricato di scrivere la storia di La cripta e l’incubo di Camillo Mastrocinque. Solo pochi mesi dopo, sempre però nel ‘64, il regista si fece notare dall’icona nascente dello spaghettiwestern del tempo, Sergio Leone. Leone gli chiese infatti di fare da assistente regia sia per il suo Per un pugno di dollari che per Per qualche dollaro in più . Nel ‘66, Valerii inizia la sua vera carriera da regista. In quell’anno infatti firma il soggetto, la sceneggiatura e la regia di Per il gusto di uccidere, con Craig Hill e George Martin. L’anno precedente il regista era stato la seconda unità di regia per Per qualche dollaro in più. Come succederà in I giorni dell’ira, gli spettatori, sotto la sceneggiatura di Tessari/Gastaldi, si abituano a seguire il nemico da lontano con una particolare tecnica della telecamera piuttosto classica che, però, con le innovazioni del tempo, risultò nuova. Due anni dopo Per il gusto di uccidere, Valerii si dedica alla realizzazione su grande schermo del romanzo di Ron Barker, Der Tod ritt dienstags (I giorni dell’ira), e sceneggiato da Ernesto Gastaldi, con due star dello spaghetti-western del tempo: Giuliano Gemma e Lee Van Cleef, quest’ultimo reduce dai successi ottenuti con Il buono, il brutto, il cattivo e Per qualche dollaro in più. Il film di Valerii si presenta psicologico e violento, com’era già stato Per il gusto di uccidere. Inoltre è rimasta celebre del film la colonna sonora realizzata da Riz Ortolani, recentemente utilizzata anche in Kill Bill vol. 2 da Tarantino, grande appassionato del genere. Nel 1973 dirige Henry Fonda e Terence Hill in Il mio nome è Nessuno, film nato da un’idea di Sergio Leone ancora con la sceneggiatura di Ernesto Gastaldi, che risulta essere un vero e proprio omaggio al cinema leoniano e al western in generale. Un film, venduto ai produttori, come più volte affermò Leone, raccontando i primi 3 minuti, senza sapere come il film sarebbe proseguito. La pellicola fu un grandissimo successo di pubblico, tra i primi tre incassi del 1973. Nel 1986 scrive e dirige Senza scrupoli, bel thriller ad alto tasso erotico interpretato da Marzio Honorato e Sandra Wey (lanciata come protagonista nel sequel di Histoire d’O). Il film si avvale della pregevole colonna sonora scritta da James Senese e Joe Amoruso oltre che di una splendida fotografia ad opera di Giulio Albonico. Negli ultimi anni Valerii si è occupato soprattutto di sceneggiati TV come La Piovra 2 e altri prodotti per la RAI.

L’ATTORE

Da pompiere a divo del cinema Giuliano Gemma è nato il 2 settembre 1938 a Roma, dove svolse il servizio di leva nel corpo dei Vigili del Fuoco. Dopo piccole parti in pellicole come Venezia, la luna e tu, una comparsata in Ben-Hur, qualche parte di contorno in film di prestigio come Il Gattopardo di Luchino Visconti, film di cassetta come Angelica e Angelica alla corte del re ed il mitologico Arrivano i titani, suo primo film da protagonista, si cimentò rapidamente come divo del filone spaghetti-western, in Una pistola per Ringo, Il ritorno di Ringo, Adiòs gringo, Un dollaro bucato, I lunghi giorni della vendetta, Per pochi dollari ancora e I giorni dell’ira. A questi film partecipò con il nome americaneggiante di Montgomery Wood. Agli inizi degli anni settanta fu invece al fianco di Bud Spencer in Anche gli angeli mangiano fagioli e poi senza quest’ultimo in Anche gli angeli tirano di destro. Interpretò Robin Hood in L’arciere di fuoco e prese parte a Quando le donne avevano la coda. Non limitandosi al genere, Gemma apparve in film più impegnati come Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, una delle sue prove migliori, assieme all’altrettanto significativa parte in Un uomo in ginocchio di Damiano Damiani del 1979, film che lo riproporrà per ruoli drammatici. Negli anni ottanta prese invece parte a Tenebre di Dario Argento e Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli e diede il volto al celebre personaggio dei fumetti Tex Willer in Tex e il signore degli abissi, film originariamente pensato per la tv. Dalla fine degli anni Ottanta ad oggi ha lavorato soprattutto in produzioni televisive. Giuliano Gemma svolge anche un’attività di scultore. Attualmente vive a Cerveteri in una villa da incanto. Ha sposato in seconde nozze la giornalista della Rai Baba Richerme. PIAZZA GRANDE MARZO 2010


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lla città che cam La politica dei rifiuti ne di Elisa Gasparin

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ITINERARI

di Valerio Negro

Un interessante centro della vallata del Fino e del Piomba

Montefino

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roveniendo da Teramo e imboccando la SS 81 in direzione della vallata del Fino e del Piomba, dopo diverse diramazioni, si raggiunge il piccolo ma incantevole paese di Montefino, che con il suo fascino riporta indietro nel tempo che qui pare essersi fermato. Il borgo sorge su un colle che domina da nord il corso del fiume Fino e vanta origini antiche: sembra risalire infatti, ai tempi dei Sabini, che si erano stanziati lungo la costa adriatica, divenendo successivamente colonia romana di Hatria (l’attuale Atri). Non sappiamo tuttavia, se esistessero precedenti insediamenti italici o romani, né se il paese sia stato abitato fin dall’epoca preistorica, come documentato per altre località del circondario. Nelle sue vicinanze doveva sorgere una villa di campagna romana vista la presenza di un antico percorso stradale e del corso del fiume: la località Colle Marciano potrebbe prendere il toponimo da un romano “fundus Marcianus” o più probabilmente da una chiesa dedicata a S. Marciano. La prima testimonianza medioevale su Montefino risale all’epoca normanna, intorno al 1150-1167: un documento di quegli anni lo menziona con il nome di “castellum Montis Sicci”, appartenente alla contea di Penne (PE), contante appena 65 abitanti e possedimento di Trasmondo di Colle Madii, feudatario del conte Roberto di Aprutio. Un altro documento del 1273 lo

chiama Mons Siccus (Montesecco), forse perché carente di sorgenti d’acqua nella zona; nello stesso anno viene incastellato dal re di Napoli Carlo I d’Angiò e nominato tra i suoi possedimenti. A partire dal 1454 passò nelle mani degli Acquaviva di Atri, che fecero restaurare il suo castello, costruito nel punto più alto del paese e le fortificazioni murarie, interessandosi anche delle quattro chiese esistenti all’epoca. Nel 1506 Montefino compare fra i possedimenti del vescovado di Teramo; soltanto con il Regio Decreto del 28 giugno 1863 prese l’attuale nome. Attualmente il borgo conserva l’impianto delle fortificazioni medioevali, mentre nella parte alta dell’abitato si nota ancora il castello con una torre del XIV secolo a pianta quadrata e spesse mura: conosciuto anche con il nome di Fortezza o Castello di Corte, presenta strutture medioevali trecentesche, mentre il torrione è costruito con pietrame di arenaria, pozzolana e frammenti di tegole. L’intero abitato sottostante si sviluppa su ampie terrazze che abbracciano tutto il paese. Il castello degli Acquaviva aveva in passato mura simili a quelle della Fortezza e vi si trovavano due porte, Porta Guardiola e Porta da Piedi: la prima doveva forse aprirsi nell’attuale piazza del Carmine, dove sorge l’omonima chiesa, ma non ne è rimasto nulla, mentre della seconda, conosciuta anche come “Il Portone”, resta semplicemente l’arco d’ingresso e, sulla destra, la data del 1768. Il castello degli Acquaviva oggi ben conservato, si trova sul lato est dell’abitato e mostra gran parte dell’impianto originario tardo-quattrocentesco con un torrione angolare cilindrico (ne esiste uno simile a Cellino Attanasio), il cui loggiato superiore è stato trasformato in terrazza panoramica negli anni ’50 del XX secolo. Il castello possedeva pure una torre centrale cilindrica danneggiata da un terremonto negli anni Trenta e demolita PIAZZA GRANDE MARZO 2010


nel 1933. Nel cuore di Montefino sono ancora oggi due importanti chiese: una dedicata alla Madonna del Carmine e la parrocchiale dedicata a S. Giacomo Apostolo, patrono del paese. Quest’ultima, si presenta al visitatore quasi nascosta tra le case e ospita al suo interno degli importanti tesori d’arte: l’attuale edificio sacro si mostra oggi nel suo rifacimento settecentesco, ma sul luogo sembra che sorgesse in passato un luogo di culto più antico e di incerta datazione. L’interno è a tre navate mentre il suo magnifico portale cinquecentesco proviene dall’ abbazia dei Celestini, oggi abbandonata, situata nei pressi del cimitero; nella chiesa sono custoditi preziosi e bei reliquiari del XVII secolo in legno dorato di scuola spagnola (a testimonianza del loro dominio sul Regno di Napoli), tra cui quello di S. Giacomo Apostolo con libro (forse la sua Lettera) sormontato dal modellino di Montefino, sulla mano destra. Vi è custodita anche una preziosa croce processionale del XV secolo, in rame e argento dorato, opera di Nicola Gallucci di Guardiagrele (CH). Ogni anno il paese, geloso custode delle sue antiche tradizioni, dedica due importanti feste religiose, nel mese di luglio, alla Madonna del Carmine (16 luglio) e al patrono S. Giacomo (25 luglio). Il borgo presenta un bel centro storico, con piazzette e piccoli ma graziosi vicoli, capaci di affascinare anche il visitatore meno attento. Montefino, oltre all’antica e costante tradizione della coltura dell’ulivo e della produzione artigianale di sedie e cesti di vimini, offre al turista uno splendido panorama sulla vallata del Fino e del Piomba, sulla vicina Castiglione Messer Raimondo e sui dintorni, grazie alle ampie terrazze che circondano il paese.

Appignano, il borgo incantato

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ra le numerose frazioni che circondano il piccolo Comune di Castiglione Messer Raimondo, merita interesse soprattutto il piccolo paese di Appignano. Il suo toponimo deriva da apud Ianum (presso Giano), forse in riferimento ad un culto pagano legato alla famosa divinità bifronte, invocata dai romani in tempo di guerra, che le dedicarono l’intero mese di gennaio. Si presenta attualmente come un antico borgo medioevale, nelle cui vicinanze sono i ruderi di un antico convento, che una tradizione del luogo dice fondato da S. Francesco d’Assisi, durante uno dei suoi viaggi in Abruzzo nel XIII secolo. Appignano ha l’aspetto di un paese incastellato: la cinta muraria che lo circonda infatti, si fa risalire al XV secolo. Le prime notizie storiche risalgono al 1268, quando l’antica Arpinianum era tassata per quattro once, mentre nel 1458 sembra che ne fosse proprietario Giovanni De Adamis, signore del luogo. Nelle immediate vicinanze del centro abitato si trova ancora oggi la chiesetta della Madonna del Carmine, eretta nel 1885, su una precedente cappella, in ringraziamento allo scampato pericolo della peste di quell’anno. Il convento francescano cui si è accennato, fu soppresso il 15 ottobre 1652, perché abitato da pochi frati (si tratta della famosa “soppressione innocenziana”, voluta da papa Innocenzo X Pamphili). Tra le manifestazioni che si svolgono nel corso dell’anno ad Appignano, merita essere menzionata la Sagra medioevale “Antichi sapori del borgo”: l’ultimo fine settimana di agosto infatti, per volontà della locale pro-loco, il borgo si riempie di numerosi visitatori e turisti che arrivano anche da lontano per gustare i prodotti tipici della zona. Al centro del paese troviamo la piccola chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo: sul portale è presente la data del 1571, su un’epigrafe, ma una monofora posta alla base del campanile fa risalire l’edificio alla fine del XIII secolo; l’attuale aspetto risale però al 1735, quando fu restaurata. Al suo interno sono degne di nota alcune tele del XVIII secolo del pittore atriano Giuseppe Prepositi: una Madonna del Rosario, datata 1769 e la pala dell’altare maggiore raffigurante la Consegna delle chiavi a S. Pietro. Lo stesso Prepositi dipinse le quindici lunette rotonde, poste intorno all’altare del Rosario, rappresentanti Scene della Passione di Cristo. Sui resti del castello medioevale è stato costruito il settecentesco Palazzo Pensieri, mentre è da ricordare che, dal 1806 al 1833. Appignano fu frazione di Bisenti. Il paese ospita oggi meno di 200 abitanti. Tra le feste religiose, molto sentite dalla popolazione locale, va segnalata quella della S. Croce celebrata ogni anno il 3 maggio e il 14 settembre. Un tempo sembra esistesse nel borgo anche una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, citata in una bolla papale del 1184, purtroppo completamente diruta, mentre il convento francescano, intitolato a S. Maria Lauretana (Madonna di Loreto), faceva parte della Custodia Pennese (antica divisione monastica delle Province conventuali) assieme ad altri otto conventi. Fiore all’occhiello di Appignano il restaurato palazzo de Leone, sede della omonima Fondazione, presente con varie importanti iniziative culturali sul territorio regionale.

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ITINERARI

IL CULTO DI S. DONATO A CASTIGLIONE Castiglione Messer Raimondo è, senza dubbio, uno dei centri più belli e ricchi di storia della nostra provincia.

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o si raggiunge facilmente da Teramo percorrendo la SS 81 in direzione della vallata del Fino e del Piomba. E’ situato su uno stretto colle che domina il fiume Fino, in quello che un tempo fu l’antico territorio dei Vestini, che avevano come capitale Penne (PE), l’antica Pinna. E’ sempre stato un paese dedito all’agricoltura e attualmente fa parte della Comunità montana del Vomano, Fino e Piomba. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: in località Colle S. Giorgio infatti, sono state ritrovate recentemente preziose testimonianze di epoca preistorica e del periodo italicoromano (II secolo a. C.), mentre nelle numerose frazioni sono tor-

nati alla luce resti di costruzioni di età imperiale, di chiese medioevali e di antichi monasteri benedettini, un tempo fiorenti nella zona. Nel Borgo S. Maria esiste ancora oggi la chiesa di S. Maria in Lucuiano (antica abbazia benedettina), che conserva al suo interno un capitello corinzio in marmo bianco e lastre di pietra riutilizzate come altari: tutto questo materiale potrebbe provenire dai resti di un’antica e vicina villa romana di età imperiale, situata in locus Luqiuani. La chiesa viene menzionata in una bolla papale di Alessandro III del 16 giugno 1176 all’abate di S. Giovanni in Venere di Fossacesia (CH): passò in seguito alle dipendenze del cenobio di S. Maria in Montesanto di Civitella del Tronto e infine al patronato degli Acquaviva di Atri. S. Maria in Lucuiano mostra attualmente l’aspetto assunto in seguito PIAZZA GRANDE MARZO 2010


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alla sua ristrutturazione nei secoli XIII-XIV, con una semplice facciata con campanile sulla destra e portale presentante un arco ogivale: nell’interno è custodita anche una vasca antica, ornata da un vitellino a rilievo (forse di epoca romana), usata come acquasantiera. Al periodo tardomedioevale risalirebbe la piccola chiesina dedicata a S. Donato, in zona Piano della Fiera, nei pressi dell’attuale cimitero, costruita nel XV secolo e ristrutturata nel successivo: è antica testimonianza del culto del santo patrono del paese e si presenta ad una sola navata; è da menzionare una bella tela seicentesca raffigurante la Madonna con i SS. Biagio di Sebaste, Nicola di Bari e Donato di Arezzo. I monaci benedettini di S. Maria in Lucuiano erano proprietari anche del borgo di Castiglione Messer Raimondo, il “castellum Castilioni”, come citato in un documento del 1047. L’attuale centro abitato risale al periodo altomedioevale, probabilmente legato ai Bizantini, che organizzavano in “castelliones” i loro territori (da qui, secondo alcuni, deriverebbe il nome del paese). Il suo toponimo però sarebbe più strettamente legato a quel “Castellionium Domini Raonis”, secondo documenti del 1273: nel 1414 fu feudo di Raimondo Caldora (da cui Messer Raimondo), mentre gli Acquaviva ne presero possesso nel 1430. Tra il 1065 e il 1168, Castiglione e la sua frazione di Appignano erano possedimenti di Galgano da Collepietro. Castiglione oggi si presenta al visitatore come un borgo fortificato, grazie all’aspetto caratteristico conferitogli dal corrente uso di pietra arenaria locale. All’interno del paese merita particolare attenzione la settecentesca parrocchiale di S. Nicola di Bari (dal 1999 intitolata a S.

Donato Martire): fu iniziata nel tardo XVIII secolo su progetto dell’ingegnere napoletano Francesco Giordano e venne terminata solo nel secolo successivo. Al suo interno ospita, entro una bacheca di cristallo, un’interessante croce processionale in argento e rame dorato di scuola sulmonese del Quattrocento, rappresentante Cristo crocifisso, da un lato, e Cristo seduto con la Madonna e S. Giovanni Apostolo ed Evangelista e la rappresentazione dei simboli dei quattro evangelisti (tetramorfo), dall’altro. Meritano attenzione anche due tele del pittore teramano Giuseppe Bonolis e un organo a canne del XVIII secolo, posto nella cantoria sopra l’ingresso. Ma il tesoro più prezioso che la chiesa custodisce gelosamente è l’urna con il corpo di S. Donato Martire, venerato patrono del paese. Il culto originario al santo fu introdotto dopo il XIV secolo dalla vicina Penne (PE) dove si venerava un S. Donato di Ortona (CH), mentre nel Cinquecento era praticato nell’omonima chiesetta situata nei pressi del

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cimitero del paese. L’urna in legno e doratura, opera del pennese Salvatore Mincarelli, con il corpo del patrono, fu collocata nella chiesa di S. Nicola il 22 luglio 1843: il corpo rivestito in cera, al suo interno custodisce le ossa di S. Donato Martire, che l’arciprete Don Antonio De Filippis aveva riportato da Roma con una bolla pontificia attestante essere state prelevate dalle catacombe di S. Ciriaca. Cinquant’anni dopo, in ricordo della traslazione la cappella del santo fu affrescata dal pittore marchigiano Sigismondo Martini, mentre l’altare in terracotta di S. Donato è opera di Angelo De Vico. Un affresco, posto sulla volta della chiesa raffigura il santo mentre riceve a Roma la visione della croce simbolo della sua nuova fede cristiana. Su S. Donato possediamo purtroppo poche ed incerte notizie: nativo forse di Vicenza, in Veneto, intorno al 270 d. C., essendo di famiglia agiata si diede alla vita militare entrando a far parte delle truppe imperiali di istanza ad Aquileia (UD), in Friuli; a contatto con la comunità cristiana presente in quella città, abbracciò la nuova fede, facendosi battezzare e diventando fervente devoto dell’Eucarestia. Si fece perciò missionario nel suo ambiente militare; denunciato a Roma quale cristiano, fu sottoposto a varie torture (cavalletto e olio bollente) e infine venne decapitato sotto Diocleziano. Il suo corpo fu sepolto nelle catacombe di S. Ciriaca sulla via Tiburtina con a fianco un’ampolla del suo sangue e sulla tomba l’iscrizione “Martyr” (martire). La sua festa a Castiglione si svolge ogni anno nei giorni 6, 7 e 8 agosto, ma soltanto ogni cinque anni l’urna esce dalla chiesa per essere solennemente portata in processione per le vie del paese.


Una sedia di nuvole Poesia a Bisenti: nuova raccolta di Pierdomenico Di Dionisio

Si intitola “Una sedia di nuvole” (Ibiskos editrice) la quinta fatica letteraria del poeta bisentino Pierdomenico Di Dionisio. Un’opera variegata in cui emergono temi introspettivi con lo stile asciutto ed accessibile dell’autore. di Vincenzo Luca Salini

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i illustra i temi ed i motivi fondamentali del libro? Nel corso dell’anno 2009 si sono verificati tre eventi tragici e dolorosi, che hanno per così dire risvegliato in me una certa verve creativa. Ho impiegato più di sei mesi per scrivere questa raccolta in quanto ogni poesia è stata da me rivisitata e modificata in diverse occasioni. Quanto alla domanda posso dire che i temi dominanti sono i seguenti: l’amicizia, la riscoperta dei valori e l’umiltà. Scorgendo i titoli delle sue poesie traspaiono aspetti legati alla routine quotidiana ed un senso di vuoto interiore. E’ giusta questa analisi? Certamente. Io credo che ognuno di noi può sentirsi solo anche in presenza di un numero elevato di persone. Oggi le persone hanno perso il desiderio di guardarsi dentro e di non tradire sé stessi verso gli altri. A volte penso che la ricerca della solitudine sia utile ad analizzare le dinamiche della vita interiore e possa aiutare a raggiungere

una certa pace dei sensi. Quanto al tema del vuoto interiore a mio avviso la società attuale basa tutto in modo sfacciato sul lato estetico. Invece, andrebbe rivalutata l’interiorità della persona, che resta sempre attuale e, a differenza della bellezza estetica, non è sottoposta ad una data di scadenza. La “vita e i suoi scarabocchi”, suo precedente libro presentato presso il ristorante l’Amicizia di Bisenti, è anche finalista di un concorso internazionale di poesia. Si tratta di una piacevole sorpresa della mia editrice, che mi ha iscritto a questo concorso di Autori per l’Europa. . Se non ci fossero stati i tragici eventi di cui ha parlato sopra avrebbe composto lo stesso il libro? Probabilmente avrei scritto in modo più dolce e tenero. O forse non lo avrei scritto. Non saprei rispondere ora. E’ una domanda difficile. A quali eventi tragici allude? Alludo alla morte del mio collega

di lavoro Andrea Consorti, prematuramente scomparso in un tremendo incidente stradale. Poi sono rimasto molto scosso dalla morte di Serena Scipione, una ragazza straordinaria e piena di vita rimasta inghiottita dalle macerie del terremoto del 6 aprile. Infine, mi riferisco alla tragedia che più ha lasciato un segno profondo dentro di me: la morte di mio padre Vincenzo. .Lei è segretario dell’Associazione culturale “Progetto Sviluppo Valfino”. Progetti per il futuro? Il 2009 è stato l’anno della nostra consacrazione in quanto abbiamo organizzato tante manifestazioni. Per il 2010 ci sono in cantiere iniziative e progetti che si evolveranno molto presto. Abbiamo realizzato anche il nuovo periodico bimestrale dal titolo “Vallata Oggi”, che ad aprile presenteremo ufficialmente al pubblico. Tra i componenti dell’associazione si è instaurato un clima che porterà alla realizzazione di eventi significativi. PIAZZA GRANDE MARZO 2010


JOAQUIN NAVARRO-VALLS A PASSO D’UOMO

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Joaquin Navarro-Valls e stato uno dei volti e delle voci più conosciuti del pontificato di Giovanni Paolo II. I suoi articoli hanno contribuito a renderlo presente nel dibattito pubblico anche dopo la fine del suo mandato di direttore della sala stampa della Santa Sede. In questo volume, che raccoglie, oltre ad alcuni articoli gia usciti, numerosi brani inediti, si trova una vasta panoramica sulle idee e le memorie di Navarro-Valls, raccontate con il garbo e la simpatia umana che tutti conosciamo e con la consapevolezza di come ogni avvenimento, per quanto quotidiano, nasconda in sè un germe di eternità. E per la prima volta si trova la sua storia personale, intrecciata con quella dei grandi personaggi che ha avuto modo di conoscere: Gorbaciov, Madre Teresa di Calcutta, Fidel Castro. Navarro-Valls, giornalista e psichiatra, apre ai lettori le porte della sua esperienza di vita, fitta di avvenimenti, di ideali, di momenti straordinari, ma sempre condotta, con la grazia e l’attenzione al dettaglio che lo contraddistinguono, a passo d’uomo.

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Una corsa ciclistica per rilanciare il turismo

A SILVI “CRITERIUM DEGLI ASSI” IN NOME DI VITO TACCONE di Federico De Carolis L’ultimo paese della provincia di Teramo, ma anche il quarto contribuente, si ribella al disinteresse degli enti regionali e provinciali. Manca qualsiasi appoggio sul piano dello sviluppo turistico e la musica è sempre la stessa, anche quando cambiano i suonatori: niente fondi, nessun contributo. E’ vero, i tempi sono quelli che sono e bisogna difendersi cercando di conservare quel che si ha, ma considerando l’incuria e la noncuranza , quel poco potrebbe ridursi a nulla. Forse è per questo che l’assessore allo sport, in accordo con quello al turismo e alle opere marittime, sta cercando di dare una scossa all’ambiente. Per il momento siamo solo a livello di idee che potrebbero trasformarsi in realtà anche a breve scadenza qualora si riuscisse a trovare sensibilità da parte degli enti. Silvi, insieme alla sua vocazione turistica in generale, ha sempre avuto una particolare sensibilità nei confronti dello sport in generale e del ciclismo in particolare. La maggior parte dei professionisti degli anni

’60 è passata da queste parti prima di involarsi nell’agonismo nazionale dove ha conquistato anche onori e gloria. Vito Taccone frequentava Silvi da quando era allievo e non smise di frequentarla anche quando divenne famoso. Aveva un punto di riferimento in un tecnico come Ughetto Di Febo. Anche adesso, in tempi in cui tutto è toccato dalla crisi, il ciclismo rappresenta un punto di riferimento non indifferente se ogni anno, in occasione delle feste patronali di San Leone, c’è una corsa intitolata a Luigi Cameli, che riscuote grande successo. Per far circolare il nome della città si sta pensando, nel nome e nel ricordo di Vito Taccone, a un criterium degli assi. In questo momento tutto è alla fase embrionale, ma se non si dimentica una tappa del Giro d’Italia degli anni ’70, la scelta di un criterium degli assi, intitolato proprio al grande corridore marsicano. L’evento, con la partecipazione dei professionisti italiani e stranieri,

specie quelli specializzati in salita, potrebbe riportare in auge non solo la Silvi sportiva, ma funzionare come veicolo pubblicitario di grosso successo, considerando la presenza di radio e tv insieme a tutta la stampa specializzata e non. Il circuito è già stato individuato e più o meno si colloca tra il paese e la marina, in un durissimo e spettacolare saliscendi che potrebbe interessare non solo in quanto corsa, ma soprattutto sul piano propagandistico. E’ un’idea che potrà trovare applicazione? Non lo sappiamo. I tre assessori hanno deciso di sparare tutte le cartucce che hanno a disposizione per mettere insieme il montepremi necessario per muovere la politica, ma devono essere proprio i politici a livello regionale, a sensibilizzarsi su questo tema di sicura validità anche per l’intero Abruzzo. La Silvi dimenticata e obsoleta potrebbe trovare proprio da questa iniziativa un minimo di rilancio turistico capace di coinvolgere tutta la regione.

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Felice i D a i tt o z Iz a D . IO LC CA

VERSO UNA “CANDIDA” STAGIONE di Franco Massignani

Il cambio alla guida tecnica, tra Domenico Izzotti e Candido Di Felice, ha portato buoni frutti, e il Teramo ha ripreso a volare alto. I biancorossi sono di passaggio nel campionato di Eccellenza, ma bisogna sempre dimostrarlo sul campo, e con mister Izzotti la squadra aveva perduto le proprie convinzioni. Spesso, tra due allenatori più o meno fortunati, la differenza non sta nelle qualità tecniche e professionali, ma nella capacità di entrare in sintonia con i giocatori, di suscitare in loro autostima ed orgoglio, e in questo Izzotti aveva segnato il passo. Di Felice ha ricompattato lo spogliatoio, cercando di ridare serenità ad un ambiente che ultimamente avevo smarrito le proprie certezze, ed ha riconsegnato al torneo una squadra vincente. E a dirla tutta, il nuovo mister è “candido” di nome e di fatto, con quella espressione da vecchio zio preoccupato per i suoi nipotini, troppo spesso lunatici e svagati. Il nuovo mister non ha fatto rivoluzioni, I pregi ed i limiti dell’organico rimangono quelli che c’erano prima del suo avvento, ma lui ha dato ai giocatori un migliore equilibrio tattico, ora ognuno sa cosa deve fare, e che non si possono tradire le attese di una tifoseria esigente. Il gruppo c’è, ed ha le possibilità di strapazzare qualsiasi avversario, sostenuto dal solito, incontenibile Mario Orta, bomber indiscusso della squadra. L’attaccante pescarese non rimarrà a Teramo in eterno, se a fine stagione gli arriva una richiesta da qualche società professionistica, saluta e se ne va. Per ora sta bene qui, e speriamo continui a disputare grandi partite. Lukas Fiorotto con il pallone tra i piedi ci sa fare, mostra numeri di alta scuola calcistica, ma è incostante sia nelle prestazioni che nella condizione fisica: forza, Lukas, il reparto avanzato ha bisogno di te, di uno con la tua fantasia! La difesa biancorossa continua a regalare brividi sugli spalti

Mario Orta saluta i tifosi anche con lo zio Candido, ma facciamo finta di niente, come se i tremori ci derivassero da un male di stagione; non pretendiamo un meccanismo prefetto, l’importante è arrivare in salute e davanti a tutti in primavera. Sono trapelate voci secondo cui il prossimo allenatore del Teramo sarà Aldo Ammazzalorso. La società si è affrettata a smentire tutto, ma a dir la verità, rivedere l’italoargentino in casa nostra è un’idea che ci stuzzica; non si può dimenticare quel grande campionato d’Interregionale vinto ai danni della Ternana, quando Di Giuseppe e Tortora facevano sfracelli mai più rivisti. E’ peccato pensarci? Invece, la notizia curiosa è che Vincent Taua ha rifiutato di percepire una paga mensile perché, a suo dire, non se l’era meritata: incredibile, ma vero! Il presidente Campitelli ha dato molto rilievo al gesto del caledoniano, e lo ha apprezzato; crediamo che Taua si sia guadagnato la riconferma per l’anno prossimo. La nobile scelta di Vincent deriva dal convincimento che le sue prestazioni non hanno sinora soddisfatto i tifosi, né tanto meno lui. Andatelo a spiegare ai nostri uomini politici.

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