23 minute read

Umberto Zingoni

Next Article
Amedeo Passafiume

Amedeo Passafiume

Specie e razza (3ª parte)

di U. ZINGONI (ITALIA ORNITOLOGICA in più parti annate 1986-1987)

Razze recenti

In base a quanto abbiamo detto finora ci chiediamo: il Fiorino e il Gi-

boso sono da considerarsi Razze definite? Border e Fife da una parte e Malinois e Hartz dall’altra, sono da considerarsi Razze distinte?

La nostra risposta è affermativa in ogni caso per i motivi che adesso esponiamo, prendendo come esempio le differenze fra Fife e Border. Queste due Razze sono molto simili fra loro (checché ne dica qualcuno) per essere la prima derivata dalla seconda, ma discretamente differenti per il carattere “lunghezza” (quantitativo!), nell’uno sugli 11-12 cm, nell’altro attualmente sui 15 cm; e secondo noi non è poco. Su quello che cominciamo a dire col prossimo capoverso il Lettore è pregato di fare la seguente sostanziale riflessione. Nel considerare la differenza di taglia fra Fife e Border di cui noi parleremo, Egli non deve andare con la mente ai soggetti presenti nelle mostre, poiché in queste manifestazioni vengono esposti i soggetti più tipici, cioè i Border più “robusti” e i Fife più piccoli. Deve far riferimento, invece, al complesso dei soggetti che nascono in un allevamento di queste due Razze, complesso comprendente accanto ai soggetti di taglia tipica anche i cosiddetti “soggetti di scarto”, perché di taglia insufficiente nel Border o eccessiva nel Fife. Gli interessati sanno bene che fino a pochi anni fa comparivano alle mostre certi soggetti esposti come Fife difficilmente distinguibili da altri esposti come Border. Oggi questo “equivoco” è praticamente scomparso, grazie alla severa selezione perseguita, ma, ripetiamo, noi ci riferiamo non ai soggetti di prima scelta, ma a tutti quelli costituenti la popolazione dei Border e dei Fife, nessuno escluso; altrimenti le curve della variabilità risulterebbero falsate. Ciò premesso, consideriamo la figura 10 che ci mostra che la media delle due Razze (popolazioni) è ben distinta, nonostante compaiano in ognuna delle due, soggetti di lunghezza più prossima a quella prevista dall’altra. È molto importante mettere in evidenza che quei pochi soggetti F più

Figura 10

lunghi e quei pochi B più corti (compresi nel tratto pieno, esteso dai 12,5 ai 13 cm poco più) che hanno uguale lunghezza (ci sono addirittura alcuni F più lunghi di alcuni B) spettano tuttavia a Razze distinte, perché posseggono certa-

mente frequenze geniche differenti.

Lo dimostrano i seguenti fatti. Accoppiando i soggetti F di 13 cm fra loro e i B di 13 cm fra loro (cioè grossi Fife fra loro e piccoli Border fra loro, tutti lunghi 13 cm) le due figliolanze non hanno per niente lunghezza media uguale, poiché la prole inizialmente continuerà ad essere distribuita in due curve distinte, se pure più vicine fra loro (cioè un poco meno differenti). Ripetendo questa “selezione a rovescio” (sempre con soggetti di 13 cm) per alcuni anni, le differenze di lunghezza finiscono per scomparire e si otterrà una sola popolazione, cioè una unica Razza (grafici 2, 3 e 4) di lunghezza media di 13 cm. Invece, escludendo tassativamente dalla riproduzione tali soggetti intermedi di 13 cm forse anche di 14), queste due Razze, almeno per quanto riguarda la taglia, si differenzieranno sempre di più, acquistando una maggiore “tipicità” e, in questo particolare caso, con tutte le riserve da fare per l’ambigua espressione, potremo anche dire “una maggiore purezza”. Quindi

maggiore o minore “purezza” o ti-

picità, mai purezza assoluta, perché la variabilità comune ad ogni popolazione di animali non potrà mai essere soppressa, anche se usassimo la più stretta consanguineità, stante che questa pratica è l’unica capace di accrescere l’omogeneità di una popolazione: e gli inglesi ne conoscono tutta la enorme efficacia. Noi avremmo sulla punta della penna molti altri esempi del genere da portare, sia in campo ornitologico che in altri campi del Mondo animale e vegetale. Il Lettore ci permetta solo un accenno alle Razze canine che sotto vari aspetti sono analoghe alle Razze dei Canarini. Esiste il Volpino di Pornerania, distinto in due Razze, “taglia grande” e “taglia piccola”, in ogni altro connotato identiche fra loro. Accanto al Greyhound (Levriere inglese) esiste il Whippet (Piccolo levriere inglese) che è né più né meno che un Greyhound in miniatura. Lo Shetiand Sheepdog è un Collie in miniatura riconosciuto dalla Federazione inglese nel 1908, dopo che era stato esposto per la prima volta alla “Cruft” dei 1906. Esiste anche il Collie a pelo raso, ma come semplice varietà; un po’ come, fra i Canarini, l’intenso e il brinato. Gli Schnauzer sono addirittura 3: piccola, media e grande taglia. “Quel meraviglioso cane che va sotto il nome di Schnauzer esiste in due “versioni” identiche in tutto meno che nella taglia. La “versione” con altezza di 40-50 cm al garrese costituisce la Razza Schnauzer-pinscher (taglia media), la “versione” con altezza di 55-65 cm costituisce la Razza Riesenschnauzer (taglia gigante). Da una coppia di Pinscher nascono Schnauzer inferiori ai 50 cm, da una coppia di Riesen nascono Schnauzer superiori ai 55. Ciò è sufficiente per sancire inequivocabilmente l’esistenza di due Razze distinte”. “La taglia è un carattere genetico additivo. Se da una coppia di Schnauzer giganti nasce un figlio troppo basso (come talvolta accade), niente di male, rientra nel giuoco dei geni; tale soggetto lo si esclude dalla riproduzione e tutto finisce lì; non lo si accoppia con un “Medio”, altrimenti si creerebbero soggetti di taglia intermedia, ciò che sarebbe il maggior dispetto che si potrebbe fare ai cultori di queste due vecchie e meravigliose Razze“. Questo discorso ci fa venire alla mente una delle varie cause di quel certo regresso che appare oggi coinvolgere la Razza Arricciato di Parigi, nel senso che quei superbi soggetti che frequentemente si incontravano un tempo per l’Italia, oggi appaiono alquanto più rari. Chi non poteva a quei tempi spendere certe cifre, acquistava un ottimo maschio da accoppiare con le sue modeste femmine, talvolta addirittura del tipo dei Picards. È vero che le successive pratiche di allevamento (selezione, acquisto di altri validi soggetti, ecc.) miglioravano sempre più quelle primitive popolazioni di “bastardi”, ma sta di fatto che tutt’oggi i soggetti a “testina stretta”, a “coda modesta”, ecc., sono alquanto diffusi. Tutti questi esempi ci dicono che, essendo i caratteri distintivi di una Razza sostanzialmente quantitativi, una palese variabilità è inevitabile; e non si dimentichi che in più vi è la variabilità fenotipica spettante alle influenze ambientali, impossibili da eliminare! Le differenze fra il Malinols el’Hartz sono tali da ammettere una loro netta differenza di Razza, piuttosto che di Sottorazza? Certamente sì, perché, a parte la taglia maggiore dei Malinois e il suo tipico colore giallo, che sarebbero già fattori di discreta differenziazione, l’attitudine al canto è ancor più differenziata, nel senso che un Malinois di grande lignaggio, anche se trasportato in un allevamento di Hartz fin dalla nascita, non diventerà mai un buon Hartz e viceversa. Ciò perché le due Razze hanno un patrimonio ereditario effettivamente differente, frutto di molte e molte decine di generazioni di selezione dei soggetti con taglia e soprattutto con attitudini al canto, più prossimi al rispettivo Standard. Dunque due patrimoni ereditari ben distinti, anche se le differenze complessive fra un Malinois e un Hartz sono certamente inferiori a quelle fra un Malinois ed una qualunque altra Razza a lui somigliante, come può essere un bel Border giallo. L’origine parzialmente comune delle due Razze da canto ne è conferma. Se noi rappresentassimo le differenze esistenti fra i due Cantori con un grafico analogo a quello già riportato per il Border-Fife, troveremmo una assoluta sovrapponibilità dei margini estremi delle due curve, nel senso che fra i rappresentanti della popolazione degli Hartz certamente nasce qualche soggetto giallo con buona disposizione al canto tipico dei Malinois e con taglia al limite superiore, così come fra i Malinois si può trovare qualche soggetto più “Hartz” dei confratelli. Ma anche se, al limite, questi due soggetti atipici, per il giuoco dei fattori recessivi, fossero

fenotipicamente identici, resterebbero sempre ben distinti genotipicamente, perché ciascuno recante una prevalenza di geni (frequenza genica) spettanti alla propria Razza. È intuitivo che come è il caso dello Schnauzer “intermedio”, tali soggetti debbono essere tassativamente esclusi dalla riproduzione, onde mantenere sempre ben distinti quei pochi geni che caratterizzano ciascuna delle due Razze. Dicendo “quel pochi geni” intendiamo riferirci al fatto che in soggetti della stessa Specie e di recente differenziazione, quali sono i due Cantori, i geni differenti non possono essere che pochi, così come certamente sono pochi e riguardanti più o meno solo la mole, quelli che differenziano il Fife dal Border. Pochi, ma mai uno soltanto, trattandosi chiaramente per tutte queste Razze di differenze genetiche quantitative. Nel Canarino differenze di Razza attribuibili ad un solo gene non crediamo che ne esistano. Differenze di un solo gene possono tutt’al più essere invocate per le varietà di colore ad eredità prettamente mendeliana, come il bianco, il bruno, ecc. Tuttavia esistono anche differenze di Razza dovute con tutta probabilità ad un solo gene, come il caso riguardante le Pecore nane. Adesso il Giboso. Noi abbiamo già avuto modo di osservare varie decine di Gibosi esistenti in Italia e, in accordo con quanto hanno riferito i Giudici delle Razze Arricciate che hanno visitato gli allevamenti spagnoli continentali e insulari (l.O., agosto 1981, pag. 7; giugno 1985, pag. 15) la nostra opinione è che si tratti dì una popolazione di Canarini la cui omogeneità è ancora migliorabile, poiché la variabilità è ancora troppo ampia, ma che ha un patrimonio genetico sufficientemente differenziato per gíustificare una Razza a sé. Tale eterogeneità dipende anche dal fatto che questi Canarini in Spagna sono in mano a moltissimì allevatori ed ognuno di loro se li fa un po’ a modo suo. Perciò, adesso che è stato sancito un preciso Standard, la rigida selezione riuscirà sicuramente ìn pochi anni a fugare le resìdue incertezze tuttora esistenti. Tale selezione, secondo il parere altre volte già espresso, dovrà essere rivolta a differenziare il più possibile il Giboso dal Gibber, perché anche per queste due Razze potremmo ripetere le argomentazioni della sovrapponibilità degli estremi della curva di variabilità delle due Razze che abbiamo puntualizzato a proposito dei Border e dei Fife. Ed eccoci infine al Fiorino. Per questa nuova Razza il discorso è diverso per due fondamentali ragioni. la prima è che il Fiorino non deriva dalla selezione di soggetti atipici dì un’altra Razza, ma dall’incrocio di due Razze già ben fissate e molto dissimili fra foro, con l’intento di crearne una terza che ereditasse alcuni connotati dell’una (arricciature dell’Arricciato dei Nord) ed altri dell’altra (taglia piccola e ciuffo dei Gloster). La seconda ragione è che un Fiorino appena appena tipico non lo si può confondere con nessuna altra Razza. Certamente non con l’Arricciato del Nord suo progenitore, del quale è più corto dai 3 ai 5 centimetri (fra Border e Fife la differenza di lunghezza è forse minore), anche se il soggetto non ciuffato lo si potrebbe definire quasi un Arricciato dei Nord in miniatura. La somiglianza con il Padovano è ancora minore, perché, oltre alla grande differenza di taglia, sono differenti il collo (liscio nel Fiorino, con collarino nel Padovano), l’addome (liscio nel Fiorino e tipicamente piumoso nel Padovano) e il jabot. Con il Gloster, ovviamente, il problema delle affinità non si pone nemmeno.

La “purezza” delle Razze

La variabilità, anche cospicua, esistente in ogni popolazione di animali costituente Razza non vuol minimamente dire che questa non sia pura. Solo che nel definire compiutamente i caratteri di una Razza bisogna descrivere anche la sua variabilità e, come già abbiamo detto, non è infrequente che in due Razze diverse i soggetti più atipici dell’una e dell’altra si assomiglino fra loro così tanto da lasciare perplessi sulla “purezza” di entrambe. Quei soggetti che stanno agli estremi della curva di variabilità di una Razza non sono “impuri”, sono solo meno tipici della maggioranza e, a parte le influenze ambientali, tale atipicità spetta a deviazioni geniche maggiori della media. Quando il tassonomo studiando una Specie trova differenze dovute a isolamento crea delle Sottospecie (Razze) e tutto finisce lì. L’allevatore sfrutta al massimo la variabilità sussistente nell’ambito di una Specie e per selezione crea tante Razze quante questa variabilità gli consente. Si può dire che a lungo andare crea delle Razze pure? Si può e non si può, perché il concetto di Razza

pura è un concetto essenzialmente astratto se non tiene conto della variabilità.

Per questa ragione non ha gran senso parlare di Genetica di una Razza intesa come Genetica di un suo rappresentante. Approfondiamo un po’ l’argomento. I cromosomi sono lunghi filamenti contenenti ciascuno in successione un altissimo numero di unità chimiche che prendono il nome di geni, ciascuno dei quali occupa stabilmente un certo locus, per cui qualche volta si dice “locus” per intendere il “gene” che vi è localizzato. Un tempo si diceva che un cromosoma è come una lunga collana di perle e le perle rappresentano i geni. Oggi si sa che si tratta di “triplette” di nucleotidi; se n’è fatta di strada! La conoscenza degli effetti fenotipici di ciascun gene non è ovviamente facile, ma per alcune piante ed alcuni animali se ne hanno delle discrete conoscenze, almeno per quanto concerne le mutazioni. In altre parole, se il genetista accerta che ad una certa mutazione sì accompagna l’alterazione di un certo “locus”, conclude che il gene corrispondente è in qualche modo (da solo, con altri, con dominanza o senza, ecc.) responsabile di quel carattere. L’animale più studiato per il basso numero (2N=8) e la grossezza dei cromosomi è, come è noto, la Dro-

sophila, un moscerino assai comune. Se, ad esempio, un individuo nasce senza ali e dai preparati citologici dei suoi organi si vede che un certo cromosoma ha un locus differente dal normale, si conclude che il gene che lo occupa ha subito la mutazione “assenza di ali”. Con ciò si arriva a stabilire la mappa cromosomica relativa a molti caratteri. La fig.11 ne è un esempio. Conoscendo il cariotipo e la mappa cromosomica di un esemplare di un animale verrebbe fatto di concludere che la Specie a cui appartiene ha un corredo cromosomico fatto in quel tale modo. Sarebbe giusta questa conclusione? Più no che sì. Quel certo corredo cromosomico è quello di un particolare individuo studiato e certamente è assai simile a quelli di tutti gli animali appartenenti alla stessa Specie o alla stessa Razza, ma non è quello di nessun altro individuo di quella stessa popolazione, proprio perché non esistono due individui perfettamente uguali fra loro. Per conoscere esattamente il corredo cromosomico di una certa popolazione (Specie o Razza che sia) bisognerebbe conoscere tutto l’arco di variazioni che in quel certo periodo di tempo sono suscettibili di manifestarsi, la loro percentuale o la loro distribuzione, la loro dominanza o recettività, ecc. Tutto ciò, desumibile naturalmente dall’osservazione dei fenotipi, fa parte della Genetica di popolazione e permette di valutare nel modo migliore possibile la variabilità di una Specie o di una Razza per ogni suo connotato. Indirettamente questo dato spiega perché nella pratica selettiva la riproduzione protratta in stretta consanguineità è l’unica che può far diminuire la variabilità e può far ottenere genealogie di animali molto uniformi, sui figli dei quali l’allevatore può contare assai di più che se permettesse quegli incroci indiscriminati che sono caratteristici dei grandi greggi e delle popolazioni selvagge, in entrambi i quali i “part ners”, non avendo preferenze, si incrociano praticamente a caso e mantengono alto e costante il numero degli individui eterozigoti. Sono proprio questi incroci “a caso” che mantengono stabili nelle grandi popolazioni di animali liberi i caratteri di Specie e l’entità della loro variabilità, nel senso che le frequenze percentuali dei vari alleli tendono a mantenersi costanti di generazione in generazione (legge di Hardy e Weinberg). Quando, invece, una popolazione è “confinata”, questa legge non ha più valore e ogni minima mutazione concorre verso una nuova Sottospecie (Razza) e nei secoli successivi verso una nuova Specie. Limitandoci a prendere in conside-

Figura 11

razione la Razza, è quindi evidente che il concetto di Razza pura è per lo meno improprio, a meno che si specifichi il valore che vogliamo dare a tale espressione. È proprio per questo che la Genetica preferisce spesso usare i termini “stirpe” o “ceppo”.

In termini di purezza genealogica

una Razza è pura se può dimostrare di essere formata solo da individui che discendono tutti da quei primi pochi esemplari che hanno contribuito a crearla, il che implica una stretta consanguineità. Ma per dare tale dimostrazione occorre un albero genealogico veritiero che, se esiste per certi animali (il Purosangue Inglese, per esempio), non esiste certo per il Canarino. Ma poi, si potrebbe dire che una Razza ha perduto la sua purezza genealogica perché in qualche momento del suo lungo cammino vi fu immesso qualche esemplare con gli stessi caratteri esteriori, ma estraneo? Tanto più che tale immissione può esser servita al miglioramento di qualche prestazione che la “Razza pura” non riusciva a conseguire da sé. Noi crediamo che i nostalgici della “Razza pura ad ogni costo” sono destinati prima o poi ad arrendersi alla concorrenza delle “Razze migliorate”. La Razza di Canarino forse più antica e più “pura” è la Razza Lizard, eppure non è facile trovare due Lizard identici fra loro. E fra gli abitanti autoctoni di uno stesso paese o città ne esistono forse due uguali fra loro? Se un allevatore ha immesso 20 anni fa nel suo ceppo di Lizard un Sassone nell’intento di migliorare le condizioni di salute intestinale (punto debole di molti Lizard) e poi ha selezionato saggiamente riportando il suo ceppo nelle originarie condizioni, si può dire che lo ha “imbastardito”? Allora cosa dovremmo dire dei Canarini di Colore a fattore rosso che si sono presi questo carattere dal Cardinalino: che questi Canarini non sono più puri? Ma scherziamo?! Alcuni preferiscono al termine “purezza” quello meno impegnativo di “tipicità” o anche “omogeneità”, poiché un soggetto genealogicamente puro quanto si voglia non sempre è tipico, cioè come lo vuole lo Standard, proprio per quella variabilità che qualunque popolazione di esseri viventi si porta con sé e che fa comparire con una certa frequenza qualche deviazione che, nella pratica selettiva, va eliminata. In termini di purezza genetica dovremmo dire che la purezza assoluta la troviamo solo nei cloni di Paramecio, o nei Cultivar e in qualche altro raro caso, per la unicità del foro patrimonio, genetico. In tutti gli altri casi, che sono praticamente tutti quelli che interessano un qualsiasi allevatore, possiamo certamente parlare di Razze pure, ma soltanto alla condizione di accettare tutte le differenze che sussistono fra i vari soggetti, cioè la loro variabilità. Se queste differenze sono limitate, diremo che la Razza si presenta molto omogenea, se sono più ampie diremo che la Razza si presenta poco omogenea. Ma sarebbe giusto dire che la prima è una Razza più pura della seconda? Prima di rispondere il Lettore consideri l’esempio che facciamo adesso. Un tale ha un allevamento di ottimi Parigini che ogni anno vincono alle Mostre. Un altro ha un allevamento di ottimi Canarini di Colore lipocromici rosso arancio che ogni anno vincono alle Mostre. Visitando l’allevamento di ciascuno e osservandoli con attenzione constateremo che non vi sono due Parigini identici fra loro, anche se, ugualmente “belli”. Uno ha la spallina più lunga dell’altra, uno le ha uguali, uno ha la testa arricciata in un modo, l’altro in un altro modo, uno ha una pezzatura in una regione, l’altro in un’altra e così via. I Canarini di Colore, invece, sembrano tutti uguali. Conclusione: quei Parigini sono meno puri di quei Canarini di Colore. Il Lettore sì immagini cosa farebbe e direbbe quell’allevatore di Parigi a sentire un giudizio del genere. A parte il turpiloquio, le parole “incompetente” e “analfabeta” si sprecherebbero. Ed avrebbe tutte le sue sante ragioni. Ed allora? Allora il fatto è che il Parigino possiede un numero di caratteri esteriori molto maggiore dei Canarino di Colore e, per di più, molto suscettibili di variare, perché dovuti alla differente posizione che assumono le piume arricciate di certe regioni, ciò che è pienamente previsto dallo Standard. Pertanto la Razza Arricciato di Parigi ha una variabilità maggiore di quella dei Canarino di Colore, ma ciò non ha nulla a che vedere con la purezza della Razza. Sarebbe diverso il discorso se confrontassimo due allevamenti della stessa Razza? Se in uno vi fosse più omogeneità che nell’altro, potremmo dire che il ceppo dell’uno è più puro di quello dell’altro? No. Potremmo soltanto dire che è più omogeneo, e basta. Facciamo al proposito un altro esempio. Un allevamento di Parigini è composto da soggetti di pregio modesto ma assai omogeneo nella loro “modestia”. Un altro allevamento è composto da qualche soggetto di pari modestia, ma anche da molti di pregio maggiore con qualche vero “Campione”, ciò che comporta una maggiore variabilità. Qual è più puro dei due ceppi? Secondo noi non è facile dare una risposta, proprio perché vogliamo usare il benedetto termine di “purezza”. Perciò noi preferiamo dire: “Il primo è più omogeneo, ma il secondo è migliore; noi sceglieremmo il secondo”. Che ne dice il Lettore? Per carità, amico Lettore, non direi che, così stando le cose, si potrebbe tentare di farne due Razze distinte, e confidiamo che le ragioni siano facilmente intuibili. Noi speriamo che tu ci dica che se continuiamo a fare esempi finirai coi capirci sempre meno e ci pregherai di concludere, ciò che facciamo.

La Razza è una popolazione di animali il cui patrimonio genetico è statisticamente differenziabile da quello di un’altra o da quello della Specie di origine.

La precisazione “statisticamente” è fondamentale, perché nel caso di Razze affini prevede che qualche soggetto dell’una sia uguale a qualcuno dell’altra. Questi soggetti, come

già dicemmo a proposito dei Border-Fife, sono da considerare “atipici”, non impuri, perché troppo distanti dalla media della Razza. Entrambi debbono essere eliminati inesorabilmente per mantenere quanto più è possibile evidenti le differenze fra le due popolazioni e, se possibile, aumentarle. Questa è la base principale della selezione.

Le Sottorazze

Una ulteriore complicazione è quella delle Sottorazze. Circa due secoli fa comparvero i primi Canarini Arricciati che pian piano furono selezionati col criterio di fissare le sole 5 arricciature tuttora vigenti. Si parlò di una Razza Arricciata. Poi da questi primi Arricciati, diciamo così, “indifferenziati” si andarono differenziando il Parigino, l’Arricciato del Nord e l’Arricciato del Sud. Cosa sono questi Canarini? Delle Sottorazze o delle Razze? Se sono Sottorazze allora il carattere che le accomuna, cioè l’arricciatura del piumaggio deve essere considerata come il carattere che contraddistingue la Razza. Razza Arricciata; Sottorazze: Arricciato di Parigi, Arricciato del Nord, ecc. Però non avrebbe certamente torto chi facesse notare che le differenze fra un Gibber e un Parigino sono così grandi che sarebbe più “logico” considerarle due Razze distinte. In tal caso il connotato “arricciatura” che distingue questi Canarini da tutti gli altri Canarini domestici, come va considerato? Un carattere di Specie? No davvero, ed allora? Secondo logica un secolo fa era più corretta la prima interpretazione, oggi lo è la seconda che considera gli “Arricciati” Razze distinte che

hanno fra loro a comune il piumaggio arricciato e, per questo, costituiscono il generico gruppo dei “Cana-

rini Arricciati”. Esempi del genere ce ne sono in abbondanza fra gli animali domestici. Ne citeremo uno soltanto. Alcuni secoli fa in Gran Bretagna si cacciavano le Pernici (Grouses) con eccellenti Cani da ferma dal pelame lungo e fine che erano detti genericamente Setters, ma che erano assai differenti fra loro per conformazione ossea, colore, attitudini. Ciò perché ogni nobile casata aveva una propria “Razza” che allevava in stretta consanguineità. Si parlava perciò di tante Razze quante erano le varie “popolazioni” in mano a questi nobili: la Razza dei Conte tal dei tali, la Razza di Lord tal dei tali, del Duca tal dei tali, e così via. Erano vere Razze? Sì, perché ognuna di quelle “popolazioni” aveva un proprio patrimonio genetico che si tramandava tal quale di generazione in generazione. Di queste “Razze” ne sopravvivono praticamente tre, attualmente definite: Setter Inglese (discendente soprattutto dalla Razza Laverack-Llewellin), Setter Scozzese (dei Duchi di Gordon) e Setter Irlandese. Analogamente ai nostri Canarini Arricciati, sono tre Razze distinte appartenenti al gruppo dei Setters, il che vuoi dire che non esiste la “Razza Setter”, esistono le Razze: Setter Inglese, Setter Scozzese e Setter Irlandese. Poiché lo scrivente è un acceso fautore dell’allevamento in stretta consanguineità, mi scusi ancora una volta il paziente Lettore se gli dico che questi stupendi Cani sono tali perché allevati per centinaia di generazioni in strettissima consanguineità. Il grande Laverack nel suo celebre libro così termina volutamente il capitolo dedicato ai suoi Setters illustrando le gesta di uno dei suoi cani più bravi: “Questo straordinario animale era un prodotto dell’unione di fratello e sorella”. Specie, Razza, Sottorazza, tre popolazioni che solo un patrimonio genetico ben definito, variabilità individuale a parte, può avallare come tali. La selezione selvatica in tempi lunghi, la selezione domestica in tempi brevi, attingendo alla variabilità individuale di ogni popolazione di esseri viventi, può dar vita a Razze differenti. In tempi geologici la consanguineità può trasformare differenze di Razza in differenze di Specie. Come si vede, è una continua evoluzione (talvolta “involuzione”) di forme animali nella quale l’Uomo è costretto nei suoi studi a individuare certe “tappe” legate alla situazione genetica di quel particolare periodo di tempo. Pertanto sarà bene concludere dicendo che il concetto di Razza è un concetto molto “sfumato” che richiede sempre qualche precisazione... come il corollario di certi teoremi.

This article is from: