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Luca Gorreri

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Umberto Zingoni

Umberto Zingoni

C’è camola e camola

testo e foto di Luca Gorreri

Molte specie di uccelli si nutrono di insetti tutto l’anno mentre altre li utilizzano solo nel periodo riproduttivo ed altri ancora se ne cibano in diverse fasi della loro vita. Logico che in spazi controllati come quelli predisposti dagli allevatori (voliere, gabbie) è l’allevatore che li gestisce nella fornitura di alimenti e quindi anche di insetti. Insetti vivi, insetti surgelati e poi scongelati ed insetti essiccati (questi ultimi soprattutto all’interno di pastoni, prodotti da aziende). Pertanto, l’allevatore è sempre alla ricerca anche di insetti e si impegna per offrirli al meglio, in ottime condizioni e i migliori, cioè di alta qualità. Del resto, l’indole dell’allevatore assiduo e professionalmente ben preparato è quella di garantire il maggior benessere ai propri amici alati e quindi è sempre alla ricerca dell’eccellenza, del top. Ed è proprio con questo spirito che mi addentro ad illustrarvi il dettaglio di un insetto allevato nel modo migliore per essere offerto ai nostri uccelli. L’insetto (lepidottero) è la simpatica camola del miele o della cera, scientificamente denominata Galleria mellonella, che tutti noi conosciamo ma sulla quale occorre fare attenzione. Chi alleva lucherini, organetti, fringuelli, peppole, ciuffolotti, fanelli, cardellini, turdidi ancestrali (merli, t. bottacci e t. sasselli, cesene, tordele etc.) ed esotici spesso utilizza la camola del miele poiché è un insetto che presenta un elevato tenore proteico grazie alla presenza di aminoacidi essenziali di origine, appunto, animale. Le proteine sono presenti anche negli alimenti vegetali ma in questi non arrivano ad eguagliare quelle di origine animale, per il valore biologico delle stesse e perché quelle animali presentano microelementi che sono assenti nelle vegetali. Le camole del miele (così come altri tipi di insetti) sono molto utili soprattutto nel periodo dei nidiacei e possono rappresentare un fondamentale supporto alimentare per la crescita degli stessi. La camola è una larva (bruco) che raggiunge una taglia massima di circa 34 cm di lunghezza alla sua maturità, cioè prima di chiudersi nel bozzolo e poi diventare crisalide e quindi farfalla. La farfalla adulta misura circa 10-15 mm, è di colore grigiastro e alle temperature intorno ai 20-22 gradi

Tordo dorso castano con una nutrita inbeccata

Camole a confronto Varie pezzature delle camole

prende il volo e si accoppia per poi deporre più di un migliaio di uova e dare inizio alle nuove generazioni. Le falene vivono mediamente da 10 a 15 giorni e depongono uova fertili per circa una settimana. Negli allevamenti di camole (per la vendita ad uso pesca, per rettili, anfibi, pesci) fino a pochi anni fa venivano alimentate esclusivamente con materiale disidratato o surgelato. A seguito di vari studi fatti eseguire dalle aziende produttrici di camole, è stato appurato come l’apporto alimentare per allevare le camole debba essere garantito con cibo idoneo, al fine di poter fornire elementi fondamentali (vitamine, lipidi, proteine, oligoelementi) per un’ottima crescita. È stato ad esempio riscontrato che l’alimentazione delle camole con i prodotti surgelati non apporti le giuste quantità di elementi fondamentali. Il sapore della camola è dolciastro grazie alla giusta presenza di carboidrati e di grassi che conferiscono tale sapore e quindi appetibilità per gli uccelli, anche se dobbiamo ricordare che negli amici alati il senso del gusto non è così sviluppato, ma è chiaro che un insetto appetibile è sempre ricercato. Fondamentale per i nostri uccelli che le camole non siano state allevate utilizzando soprattutto ormoni o antibiotici e che non presentino cariche batteriche elevate o presenza di spore fungine pericolose. Spesso molte aziende che producono camole per la vendita ai pescatori utilizzano prodotti a base ormonale affinché le larve non producano il bozzolo, in quanto i pescatori, diversamente, troverebbero nelle scatoline anche camole rinchiuse nel bozzolo, con relative perdite di tempo soprattutto nelle competizioni. Quindi, meglio non acquistare questi insetti in quanto poi non conosciamo come tali sostanze si potrebbero comportare nel corpo dei pulli o dei genitori. È bene scegliere (mi raccomando) camole che producono il filo sericeo e quindi il bozzolo. Da scartare ovviamente le camole colorate (anche queste ad uso pesca). Ma veniamo ad un altro aspetto importante nella scelta delle camole da utilizzare: a parer mio, è consigliabile scegliere camole di piccola taglia, cioè camole che non si accrescono molto in quanto le camole adulte e grosse contengono poi elevata quantità di grassi a scapito del contenuto proteico che invece è fondamentale per l’accrescimento dei pulli. Infatti, in questa fase di vita del piccolo uccellino in cui le proteine di origine animale sono importanti, occorre fornire camole piccole, che sono anche più facilmente utilizzabili dai genitori verso i nidiacei. Le camole grosse, i genitori, dovrebbero sbatterle in terra (e si inquinerebbero per via di batteri e funghi) e dovrebbero magari spezzarle al fine di poterle imbeccare nella gola dei piccoli. Con lo scopo di dimostrare alcune precedenti affermazioni tecniche, ho svolto insieme ad un altro allevatore della Toscana (Fezzana di Montespertoli) una sperimentazione sulle camole nei diversi stadi di accrescimento per comprendere, anche con analisi di laboratorio, alcuni aspetti importanti relativi alla composizione delle stesse a alla carica batterica presente. Con la collaborazione di un’azienda produttrice emiliana di Bagnocavallo, che ci ha fornito camole di diverse dimensione e piccoli panetti inoculati di uova, abbiamo iniziato ad utilizzarle su un gruppo di turdidi in riproduzione: io con la luce naturale in voliere all’aperto e l’altro allevatore utilizzando la luce artificiale; io avevo le cove da aprile e lui da febbraio, io con tordi mutati (bruno, satiné) ed esotici (citrino, dorso castano, petto nero etc.), lui con tordi ancestrali e mutati e sasselli mutati sempre in voliere all’aperto ma riparate da teli antizanzare (verdi, ad uso agricolo).Tali prove sono state eseguite al fine di avere alcune diversificazioni, utili per i confronti sperimentali. Abbiamo iniziato infatti a verificare i panetti (tondi in scatoline tonde, come appare in foto) che alle temperature di circa 20-22 gradi iniziavano a produrre camoline (usci-

vano dal panetto) di dimensioni di circa 5-8 mm di lunghezza, che abbiamo appunto fatto analizzare da un Istituto Zooprofilattico Regionale e sono emersi i seguenti risultati: su 100gr - lipidi 12gr., proteine 17,5gr., carboidrati 12gr., ceneri 1,4gr. ed umidità 60gr. Abbiamo fatto eseguire le analisi anche su camole adulte, cioè di dimensioni di circa 25-30 mm ed i risultati sono stati i seguenti: lipidi 25gr., proteine 15gr., carboidrati 2gr., ceneri 1gr. ed umidita 60gr. Quindi, come si può constatare da una prima valutazione, possiamo osservare che il contenuto in grassi dalla piccola camola (12gr.) rispetto alla grande (25gr.) cambia notevolmente, così come il contenuto in proteine (17,5gr nelle piccole e 15gr nelle grandi) e anche dei carboidrati (12gr. nelle piccole e 2,5gr. nelle grandi). Nell’allevamento dei pulli, quindi, tali aspetti sono fondamentali, cioè la differenza analitica tra le piccole camole (di 5-8 mm) e quelle grandi di 2,5-4 cm è abissale (per il nostro comparto relativo alla tecnicaalimentare di allevamento). Infatti, la componente lipidica che raddoppia (e anche di più) nella grande camola, cioè un quarto della grammatura rispetto al peso totale (appunto pesato sui 100 grammi) non è idonea per i pulli da 1 a 8 -9 giorni, così come i carboidrati, che nelle grandi camole sono scarsi (2gr.) mentre nelle piccole sono razionali (12gr.): ecco quindi spiegati i risultati ottenuti con le differenti camole durante la riproduzione di diversi turdidi ancestrali, mutati ed esotici. Ad un gruppo di riproduttori sono state fornite le piccole camoline (il panetto) durante il periodo riproduttivo, cioè nella fase di imbecco dei pulli dal giorno seguente alla schiusa (sebbene la coppia fosse già abituata alle camole in quanto fornite saltuariamente in precedenza), anche se in tale giorno il nidiaceo si nutre esclusivamente delle sostanze giallastre del sacco vitellino ed inizia a ricevere cibo dai genitori dal secondo giorno di vita.

Prediligete camole di piccole dimensioni (5-8mm.) che presentano minori lipidi, maggiori proteine e minori cariche batteriche

Venivano forniti due panetti al giorno se la nidiata era di 3 pulli e anche 3 panetti se composta da 4 o 5 piccoli fino all’ottavo-nono giorno di vita, cioè quando si toglievano dai genitori per allevarli allo stecco (o meglio, con la siringa), utilizzando quindi pappe proteiche che sostituivano la dieta a base di insetti dei primi 8-9 giorni. Logico che da tale età fosse possibile fornire saltuariamente qualche camola grossa (2,53 cm) o altro insetto (tarma della farina, grillo etc). Ma il nostro esperimento terminava al momento dell’allevamento a mano da parte dell’allevatore, in quanto il periodo critico era quello tra un giorno e i cinque giorni di vita, sia per l’accrescimento (buono sviluppo) sia per eventuali patologie che potevano insorgere anche per l’errata alimentazione con insetti contaminati. Era infatti molto improbabile o raro che i soggetti morissero una volta superati i 6-7 giorni di età, tanto meno dopo gli 8-9. Fondamentale l’esperimento con l’utilizzo delle piccole camole che presentavano quelle giuste caratteristiche e proprietà, cioè buon apporto proteico, contenuto in lipidi non eccessivo, razionale contenuto in carboidrati e giusta dimensione per

È fondamentale che le camole non siano state allevate utilizzando ormoni o antibiotici

l’imbecco, assenza o poca presenza di batteri o ormoni o altre sostanze nocive alla loro salute e al loro buono e veloce accrescimento nei primi giorni (7-8) di vita. Abbiamo fatto eseguire sulle camole piccole anche analisi di laboratorio per indagare sulla presenza di Salmonelle spp. e di Listeria, che sono risultate assenti; sugli Stafilococchi coagulasi-positivi che risultavano < di 10 u.f.c/g, su Bacillus cereus assenti, su Clostridi anaerobi solfito riduttori che risultavano <10 u.f-c,/g e su Clostridium perfrigens che risultava <10 u.f.c./g, cioè in definitiva i risultati hanno evidenziato la ridotta presenza di organismi nocivi, come appunto diversi batteri. Durante la riproduzione, non appena visivamente notavamo che i pulli cresciuti con tali camoline crescevano meglio e maggiormente in taglia rispetto a quelli allevati con lombrichi o camole grosse o acquistate in negozi di pesca, abbiamo iniziato a pesarli. Abbiamo utilizzato bilance elettroniche (portate vicino ai nidi per effettuare velocemente tali operazioni senza nuocere ai piccoli e ai genitori) dal terzo giorno fino al nono ed infatti i dati ci hanno confermato che quelli alimentati con le piccole e sane camole crescevano maggiormente degli altri, a conferma di quanto osservato visivamente. Del resto, un esperto allevatore, già ad occhio, riesce a captare tali differenze, ma occorreva averne riscontro oggettivo applicando un metodo preciso, cioè le pesate giornaliere. È fondamentale, per ottenere camoline così, che le aziende produttrici forniscano loro alimenti utilizzando prodotti di qualità, quindi ben selezionati e preventivamente provati che conferiscano all’insetto elementi ad alto valore biologico ed anche buona digeribilità; in particolare, contenuto in proteine termostabili che non portano alla perdita delle proprietà fisiologiche. Ancora due consigli: quando togliamo dal frigorifero le scatoline con le camole, dovendone prelevare alcune, occorre fare tale operazione in fretta in quanto, se ci tratteniamo troppo, appena riposizionato il contenitore nel frigo si formerà una condensa sotto il tappo della scatolina che sarà letale per le camole. Il frigo risulta utile in quanto occorre mantenerle al fresco (3-4 gradi) soprattutto per rallentarne l’attività alimentare e quindi l’accrescimento, anche se alcune aziende hanno individuato sistemi di allevamento finalizzati a mantenere per un lungo periodo le camoline piccole. Nel caso si allevino le camole, non dobbiamo mai prenderle con le dita, in quanto toglieremmo alle larve lo strato protettivo che le avvolge, causandone poi il decesso (diventano nere), quindi semmai occorre usare una pinzetta onde evitare, appunto, il contatto con le nostre mani. Buon allevamento… scegliendo le camole giuste.

Panetto rotondo con numerose camoline

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