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Il sorbo: pianta della prudenza e della saviezza
L’aspro frutto antico da molte specie di uccelli appetito
di PIERLUIGIMENGACCI, foto P. Mengacci, P. DALOUSe W. SAVERIO
Premessa Lo squillante e ripetuto “criich-criichcriich, criach-criach, priich-priich, criichuich, prruich” di alcuni Gruccioni (Merops apiaster) che volteggiano nel cielo all’altezza della pianta del sorbo, attira la mia attenzione. Siamo ai primi di Settembre, sto verificando la maturazione di alcune pere “angelica” poco lontano dal sorbo e, come tutti gli anni, la colonia di Gruccioni che nidifica nella scarpata di tufo poco lontano, viene a visitare il mio giardino-frutteto prima di migrare per paesi Africani più caldi. Non mi sembra che quei pochi grappoli di sorbe rimasti con questa siccità, siano ancora maturi. Comunque vado a vedere, chissà…. Al mio avvicinarsi un Merlo vola via gracchiando ed i Gruccioni terminano
Primo piano di Sorbo, sbocciatura in corso
Dal quaderno dei miei appunti orto-ornitofili e non solo
Sorbo nel giardino dell’autore (Chioma autunnale) le loro evoluzioni e con qualche criach priich-priich si allontanano. In terra, sotto la pianta, ci sono alcune sorbe ancora verdi, altre semi-mature ed alcune marroni, le raccolgo e: -“Accidenti - borbotto fa me e me – quest’anno la maturazione è molto anticipata!”- Guardo in alto e in quei pochi grappoli sono rimaste alcune sorbe a metà colorazione! - “Caro Gigi, quest’anno non si fa la marmellata di sorbe! Però, lo spettacolo di questi multicolori Gruccioni che anche quest’anno sono venuti a trovarmi, merita ben più di un barattolino di marmellata!”-
Ramo con fiori sbocciati
Mi nascondo, come sempre, dietro un cespuglio di biancospino e attendo che si facciano nuovamente vivi per ammirarne le loro esili e variopinte evoluzioni. Alcuni si sono fermati sui fili dell’alta tensione che attraversano marginalmente il mio giardino. Non attendo molto, il “criich-criach” di questi uccelli definiti “arcobaleno” piano piano aumenta e diventa sempre più squillante, ed eccoli a volteggiare sopra il sorbo e nella mia direzione come se avessero notato la mia presenza e volessero ringraziarmi e salutarmi (penso dentro me). Generalmente più di due giorni non rimangono in zona ed oggi, dal loro volteggiare, capisco che se ne andranno. Esco dal nascondiglio e sbattendo le mani mando un saluto ed un arrivederci alla prossima primavera, quando andrò a trovarli indaffarati nella costruzione delle loro gallerie nella parete di tufo. Sono alcuni anni che mi chiedo come mai e perché questa colonia di Gruccioni, prima della partenza, venga a “ricaricare le pile” nel mio albero di sorbe, pur essendo prevalentemente insettivori e golosi di vespe, calabroni, farfalle e soprattutto di api. Chissà quali principi attivi possono trarre da questi frutti!?... O aspettano il passaggio di vespe, calabroni e farfalline che in questo periodo “assaltano” il vicino corbezzolo? Chissà!? La mia curiosità, ancora una volta, fa ricorso all’amico agronomo Massimo, esperto in piante antiche, erbe officinali e fauna selvatica, che, oltre a darmi delle dritte, mi ha procurato della documentazione atta a soddisfare il mio desiderio di approfondire la conoscenza di questa pianta dall’aspro frutto antico che, circa 20 anni fa, ho piantato nel mio giardino-frutteto.
Alcuni dati botanici Il genere Sorbus, (dal latino sor beo= assorbire) conosciuto in più di cento specie e numerose cultivar, fa parte della famiglia delle Rosaceae.Le specie più note sono: - Sorbus aucuparia,sorbo selvatico o degli uccellatori -Sorbus domestica,sorbo domestico
Sorbe verdi
Insieme di sorbe in diversi stadi di maturazione (apro una parentesi precisando che
Massimo, a suo tempo, tra le piante antiche che mi ha consigliato di piantare, ha inserito anche un sorbo della specie Sorbus domestica e della varietà ‘Sorbo Periforme Settembrino’. -“Molto ornamentale in tutte le stagioni - mi disse- e con frutti che attirano molti uccelli. Una varietà precocissima a forma periforme di piccola pezzatura che viene a maturazione a fine agosto, primi di settembre, a seconda della zona e temperatura ambientale”.-) La specie domestica (Sorbus domestica)è la più coltivata ed è quella che viene preferita per la produzione dei frutti, dette sorbe. Ne esistono diverse varietà a seconda del periodo di maturazione e forma dei frutti. È una pianta originaria dell’Europa, Asia minore ed Africa settentrionale, che può raggiungere un’altezza di 20 metri. In Italia è noto fin dall’antichità e gli antichi Romani lo apprezzavano per il legno e ne gustavano i frutti. Ha una crescita molto lenta e fruttifica dopo 8-10 anni. Si adatta bene a vari tipi di terreno purché sia ben drenato, preferibilmente con esposizione solatia. Non richiede di solito alcun tipo di trattamento antiparassitario. Le foglie sono imparipennate della lunghezza di circa 20 cm. di color verde scuro con foglioline seghettate e appuntite che assumono un colore arancio-rossastro con sfumature violacee in autunno. I fiori che compaiono nel mese di Maggio, molto profumati, sono bianchi ed ermafroditi e molto bottinati dalle api. I frutti sono di grandezza e forma diversa (periforme e meliforme), hanno colorazioni che vanno dal giallo al rosso vivo oppure arancio sfumato fino ad una colorazione rugginosa. Le sorbe, al momento della raccolta, quando la polpa è ancora dura e sono più colorate, sono allappanti e immangiabili. Contengono, infatti, un’elevata concentrazione di tannini astringenti presenti nella loro polpa che li rendono impossibili da gustare. Durante il loro ammezzimento (sorbe messe a maturare in un cesto tra la paglia in un ambiente buio e asciutto), avviene la maturazione; i tannini si tra-
sformano gradualmente in zuccheri, e quando le sorbe hanno assunto un color bruno-ruggine e la polpa è diventata morbida, è giunta l’ora di assaporarne l’aroma e gustarne la dolcezza. Da questo procedimento di maturazione è nato il detto: “con il tempo e con la paglia si maturano le sorbe” Oltre alla colonia di Gruccioni che da alcuni anni viene a rifocillarsi, prima di intraprendere il viaggio di ritorno per zone più temperate, nella pianta del mio giardino-frutteto, vengono a cibarsi anche merli, tortore, passeri, storni, a dimostrazione che trattasi di frutti assai appetiti e da cui sicuramente traggono svariati benefici. La Specie selvatica(Sorbus aucuparia), detta ‘degli uccellatori’, (le bacche servivano da richiamo per i cacciatori), è un albero di grandezza media e generalmente lo troviamo nei boschi. Le foglie ed i fiori sono assimilabili per grandezza e colore a quelli del Sorbo domestico, mentre i frutti, raggruppati in grappoli, sono di color rosso scarlatto o corallo e vengono a maturazione mei mesi di ottobre-novembre. Sono molto appetiti a numerose specie di uccelli, come tordi, passeri e merli, e se ne cibano anche nei mesi invernali. Durante l’autunno, queste piante danno un fascino inconfondibile al bosco per la varietà di colori che vanno dal rosso violaceo dei grappoli al giallo arancio che sfuma in rosso-marrone-grigiastro delle foglie. Proprietà ed utilizzo Ho sempre assaporato queste bacche, fin da piccolo, quando andavo a trovare i miei bisnonni contadini e le cercavo, senza farmi vedere, nel “fondo” (cantina) nascoste nel cesto di vimini in mezzo alla paglia! Quante ne ho sputate non ancora mature!!! Col passare degli anni, e trasferitomi in città, ho dimenticato quei sapori fin quando, ritornato ad abitare nel mio paesello natale di Monteciccardo (oggi, Municipio di Pesaro), li ho ritrovati nelle bacche del mio Sorbo periforme. Non ho mai cercato di conoscerne le proprietà intrinseche, mi bastava il sapore gustativo di quello che mangiavo, ma… quei variopinti Gruccioni che da alcuni anni “passano” nel mio sorbo, prima della migrazione, hanno sollecitato in me la voglia di sapere di più di questo albero e di conoscere quali proprietà e che contributi possono apportare all’organismo, quelle sorbe grigiastre, così appetite da tanti volatili. Oltre alla parte botanica sopra accennata, la documentazione fornitami da Massimo mi ha edotto anche sui contenuti e sugli effetti benefici che questi piccoli frutti, giunti a maturazione, hanno sull’organismo. I principali contenuti sono la vitamina C (antiossidante e antinfettivo per eccellenza) e l’acido malico (produttore di energia e protettore del fegato). Inoltre, si trovano presenti anche vitamina A e vitamine del gruppo B. Tra i sali minerali troviamo potassio magnesio e calcio. Tra gli zuccheri, abbiamo il saccarosio e il sorbitolo. Da notare che la presenza del sorbitolo rende le sorbe particolarmente adatte per i diabetici. Altri contenuti sono: tannini, flavonoidi, antiossidanti, acido sorbico, acido tartarico, acido citrico, ed oli essenziali. I tannini, sostanze astringenti, ancora in minima parte permanenti nei frutti maturi, sono di aiuto in caso di disturbi intestinali. In sintesi, le sorbe contengono molte sostanze benefiche che rendono questi frutti diuretici, astringenti, antinfiammatori, tonificanti e rinfrescanti, energizzanti, antibatterici. Riguardo alle calorie: 100 gr. di sorbe mature forniscono circa 70 calorie. Le sorbe, oltre al consumo diretto, non hanno grande mercato, ma a volte si possono trovare in negozi/mercati tipo “Campagna Amica”. Si prestano altresì per fare confetture ed alcuni liquori. In fitoterapia sono usate per le proprietà suddette soprattutto astringenti, antinfiammatorie e tonificanti. In erboristeria è consigliato un tè con fiori e foglie del sorbo. Per quanto concerne il legno, in un cassettino della mia memoria è comparso il ricordo di mio suocero (R.I.P.), maestro falegname, che lavorava anche il legno del sorbo, per realizzare alcuni mobili su misura, e alle mie curiosità rispondeva che si trattava di un legno duro, fine e molto lavorabile oltre che ricercato per le sue venature bruno-rossicce.
Gruccioni, foto: www.saveriogatto.com
Gruccioni sui cavi dell’alta tensione
Alcune curiosità Secondo l’etimologia, Sorbusderiverebbe da latino sorbeo = assorbire, riferito al fatto che i frutti, essendo molto astringenti, lenirebbero disturbi intestinali come stipsi o diarrea o gonfiori addominali. Di questa proprietà ne erano convinti Dioscoride e Galeno che utilizzavano le sorbe ad uso terapeutico e non come frutto. Anche Plinio e Virgilio nei loro scritti danno testimonianza della coltivazione del sorbo e dell’uso non solo terapeutico dei frutti, sia fra i Greci che fra i Romani, e ne diffusero la pianta in tutto il bacino mediterraneo. In età medievale, il sorbo veniva piantato vicino alle case e nei conventi in quanto ritenuto pianta magica con la proprietà di allontanare le streghe, gli spiriti maligni e i malefici. Anche Celti e Germani erano superstiziosi: appendevano un ramo fruttifero sulla porta di casa come protezione contro fulmini e sortilegi vari. Oltre alle superstizioni, le sorbe venivano utilizzate anche per usi alimentari; essiccate e macinate venivano utilizzate come farina, quando mancava o in aggiunta alla stessa, e macerate per realizzare liquori. A tal proposito, un liquore, il “Sorbolo o Sorbolino” che viene realizzato nel Parmense, molto simile al Cointreau francese per una dolcezza non stucchevole, viene ricavato dalle sorbe utilizzando una antica ricetta mantovana. Infatti, alla corte dei Gonzaga nel 1600 circa, veniva servito nei lauti banchetti nobiliari un liquore di sorbe che il serenissimo marchese Gonzaga aveva realizzato in onore della regina Cristina di Svezia.
Conclusioni Ho ringraziato l’amico Massimo per la documentazione da cui ho attinto e approfondito la conoscenza di questa pianta, le proprietà dei suoi piccoli frutti, le curiosità, ed anche per i consigli ricevuti nella stesura dei miei appunti. Ma dovrei, in primis, “ringraziare” la presenza dei Gruccioni che mi hanno dato l’inputa risolvere il mio dubbio: - “Chissà quali principi attivi possono trarre da questi frutti!?” – La presenza di Vit. C e acido malico, principali ingredienti contenuti nelle sorbe, penso che abbiano risolto il mio dubbio. Infatti, sicuramente i Gruccioni traggono da questi frutti energia e protezione durante le fatiche e avversità della migrazione, essendo altrettanto utili a superare la stagione invernale per tutti gli altri uccelli che se ne cibano. Questi principi attivi mi hanno anche convinto a sperimentare le sorbe, nel mio piccolo allevamento di canarini di colore, in un Cocktaildi fruttacon giuggiole e azzeruole (vedi I.O. n° 8/9 - 2020, pagg. 27-31) con risultati più che positivi. Non ho mai messo a disposizione sorbe mature, sicuramente ci proverò con le prossime. Chissà se le gradiranno. Il canarino è per natura curioso: la cosa mi fa ben sperare, dato che alcuni miei amici allevatori di silvani e ibridatori mi hanno detto che ciuffolotti, verdoni, fringuelli e beccofrusoni ne “vanno pazzi”. Voglio chiuderecon una riflessione che mi è venuta dall’antico proverbio contadino: “Col tempo e con la paglia si maturano le sorbe”, che sta a significare che non bisogna avere fretta e dare tempo al tempo affinché, come le sorbe, i nostri desideri e le nostre azioni “si maturino”, per riscoprire quelle virtù come la pazienza e la tenacia, tanto care ai nostri nonni e genitori ed altrettanto utili se non necessarie ai nostri giorni, soprattutto in questo periodo di pandemia. Anche in campo ornitologico, a causa della nostra impazienza per quel voler tutto e subito, non si tiene in considerazione che i “campioni” sono frutto di genetica, ambiente e alimentazione oltre che di selezione che richiede competenza, pazienza e tenacia. Quando qualche accoppiamento mi fa “cilecca”, penso sempre a quanta pazienza e costanza hanno gli amici ibridatori (mi permetto di citare l’amico Bruno Zamagni, che proprio in questi giorni ci ha deliziato con un soggetto chiamato “Silice”- lucherino ventre giallo - frutto di sette anni di selezione!)per ottenere quell’ibrido progettato che forse raggiungeranno dopo anni di tentavi e tante uova gettate nella pattumiera! Idealmente mi viene di raffigurarli alla pianta del sorbo (pianta della prudenza e della saviezza), che dà frutti dopo 8/10 anni e, una volta raccolti, si deve ancora attendere qualche mese per poterne assaporare l’aroma e gustarne la dolcezza. Ad maiora semper!
Gruccioni, fonte: wikimedia commons, autore: Pierre Dalous