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Il Diamante di Gould (1ª parte
Il Diamante di Gould
(Chloebia gouldiae)
testo e foto di FRANCESCOFORMISANO
Prima parte
Premessa Allevo (per puro diletto) da circa quarant’anni e senza soluzione di continuità, piccoli passeriformi appartenenti alle famiglie Fringillidae e Estrildidae. Ho iniziato come tanti, affetto da quell’incurabile “malattia” nota come “maldi piuma”, malattia per la quale, si sa, c’è ben poco da fare, in quanto si è “contagiati” già nel grembo materno. Infatti, come già ho avuto modo di dire in altre occasioni, anche sulle pagine di questa rivista, la mia cara mamma mi hatrasmesso geneticamentela passione per gli animali in generale e per quelli dell’universo alato, in particolare. In principio furono passerotti e fringuelli caduti dal nido, raccattati qua e là nei campi e intorno casa, salvati dalle grinfie dei gatti, nostri e del vicinato e allevati allo stecco; col tempo, vennero poi un paio di coppie di rustici e robusti canarini domestici (i bei pezzati di una volta), ai quali seguirono in breve i primi tentativi di ibridazione tra il Serino domestico appunto e gli indigeni, per la cui detenzione avevo nel frattempo chiesto e ottenuto l’autorizzazione dall’ufficio caccia e pesca provinciale competente per territorio.Oggi il rilascio dell’autorizzazione è di pertinenza delle Regioni. Tuttavia sono convinto che allevatore non si diventa, considerando l’allevamento la forma più evoluta di questa sana passione che, come detto poc’anzi, coltivo fin dalla più tenera età,
Uova fecondate
provando forti e indescrivibili emozioni al cospetto dei volatili, quali che fossero, spaziando dall’appariscente e pregiato Cardellino all’anonimo e modesto Luì piccolo. La curiosità e l’irrefrenabile voglia di cimentarmi sempre in nuove ed affascinanti esperienze riproduttive in tutti
La curiosità e la voglia di cimentarmi sempre in nuove esperienze riproduttive in questi anni hanno arricchito il mio bagaglio di cultura ornitologica
questi anni, poi, hanno arricchito il mio bagaglio di cultura ornitologica e, su invito dall’amico Renzo Esuperanzi, un quarto di secolo fa “esordivo” come collaboratore presso la redazione di I.O.; da allora ho preso l’abitudine a riportare ciò che vivo nell’ambito del mio piccolo allevamento amatoriale. Niente di eccezionale, intendiamoci, ma sic et simpliciter descrivere quanto osservato, provando a farlo possibilmente in maniera chiara e comprensibile a tutti - almeno spero - senza presunzione di insegnare niente a nessuno, con il pensiero rivolto più che altro al neofita. Fatta questa doverosa premessa, passo a raccontare l’ennesima esperienza riproduttiva maturata stavolta allevando il Diamante di Gould, iniziando come sempre nel presentare la specie nel suo ambiente naturale.
Biologia generale Registrato come Amadina gouldiae (la forma a testa nera, mentre quella a testa rossa fu denominata Poephila mirabilis), presso la Società Zoologica di Londrada John Gouldnel 1844, con relativa dedica alla sua signora,Elizabeth Coxen, disegnatrice e litografa, scomparsa poco prima (infatti la definizione esatta della specie è: Diamante della signora Gould), questo estrildide è senza ombra di dubbio il più bello, tra i piccoli passeriformi, grazie alla tavolozza di colori i quali lo rendono amazinged alla loro perfetta dislocazione; unico neo: il canto, invero scarso, tanto da negargli la possibilità di contendere la palma del migliore al “numero uno” della categoria, ossia “sua maestà” il Cardellino. Riclassificato più volte dai tassonomisti e inizialmente ascritto al generePoephila, successivamente fu inserito in uno specifico creato ad hoc (Chloebia) da H.G.L.Reichenbach nel1862,monotipico, intermedio tra i GeneriLonchuraed Erythrura,per essere infine accorpato pochi anni fa, ai Diamanti asiatici e melanesiani del genere Erythrura.Una particolarità però fa quantomeno riflettere: Erythrura = “dalla coda rossa” (codione), cosa che hanno in comune tutti gli appartenenti al Genere, tutti... tranne uno: il D. di Gould. Chloebia oErythrura? Mai come in questo caso, sarebbe opportuno il testdel DNA mitocondriale per risolvere il rebus. Endemico dell’Australia, il D. di Gould è diffuso nel caldo settentrione occupandone una vasta area che da King Sound si estende verso est alla Regione di Kimberley e a sud est del Golfo di Carpentaria, Territorio del Nord e Penisola di Capo York meridionale; Queensland nord orientale fino a Charters Towers.Migratore parziale, si porta a sud dell’areale dove nidifica, durante la stagione delle piogge estive (il nostro inverno), per poi ritornare al caldo nord, dove sverna. Taglia 13/15cm, (coda inclusa); aspetto massiccio ma elegante, becco conico e tozzo; dicromismo sessuale evidente. Il maschio presenta il dorso, le ali e la nuca di un bel verde brillante; la testa, quando di colore rosso o arancione, marginata da un orlo nero (filetto) che va a formare la bavetta sotto il mento; un collarino azzurro circonda nuca e collo, sfumando nel verde del dorso; petto di un bel viola brillante, addome (ventre) giallo vivo; sottocoda bianco. Codione azzurro, coda nera con le timoniere centrali sottili e allungate, zampe e anello perioculare (nudo) carnicine. Esistono tre forme (varietà) di Gould in natura, riferito al colore della testa: nero, rosso e giallo.Viene riportato come la maggioranza sia costituita dai testa nera, (trasmissione ereditaria sessolegata e recessiva nei confronti del testa rossa), mentre della forma a testa gialla (rara), si riferisce di una percentuale intorno all’1%.Da studi effettuati sulla struttura delle piume della testa, si ritiene che la forma a testa nera, ma sarebbe il caso di parlare di mutazione, considerato il tipo di trasmissione ereditaria, sia quella arcaica. Diversamente, la femmina presenta il petto color malva e il giallo dell’addome, paglierino; colorazione del capo (qualsiasi sia) meno ampia, collarino azzurro più sottile e assenza di timoniere centrali filiformi; parti sup. colorate come nel maschio. Nonostante la tutela di leggi che ne vietano la cattura per l’esportazione (1960) e per il mercato interno (1982), lostatusattuale della specie denuncia una notevole contrazione numerica, causa i frequenti incendi quasi sempre di origine dolosa, provocati per sot-
Schiusa
Nidiacei a 4. gg dalla schiusa - 3 mutati blu
trarre superficie alla foresta e alla boscaglia e favorire la trasformazione in prateria e pascoli, sì da foraggiare mandrie e greggi di bestiame da reddito allevate allo stato brado. Inoltre, un acaro parassita localizzato alle vie respiratorie, lo Sternostoma tracheacolum, cui questo uccello è particolarmente sensibile, lo sta decimando.Per questi motivi è numericamente scarso o localmente comune, in maniera considerevole nel Queensland settentrionale e a sud del Golfo di Carpentaria. Abbastanza schivo, si tiene comunque lontano dalle zone antropizzate. L’habitat di elezione è composto in prevalenza da boscaglia di Eucalipto, savana, foresta di Mangrovia e relativa costante presenza d’acqua come fiumi, laghi o stagni; essenzialmente granivoro, si nutre dei semi delle graminacee selvatiche e coltivate, sia allo stato ceroso che secchi, prelevati direttamente sulla pianta e raramente razzolati al suolo. Viene riferita di una preferenza verso il Sorgo (Sorghum vulgare) e della “caccia” data a piccoli insetti volanti durante la stagione piovosa (riproduttiva). Gregario e poco territoriale, durante la stagione degli amori, a causa anche delle trasformazioni ambientali in atto, spesso lo si rinviene nidificare in colonia; il nido, assemblato da entrambi i sessi utilizzando sottili steli, foglie essiccate e radichette di graminacee, viene ubicato in cavità naturali, quali possono essere quelle dei tronchi di alberi vetusti, oppure nel folto degli arbusti. Il displaynuziale, prerogativa del maschio, prevede piume del capo erette e profondi inchini laterali a “beccuzzare” zampe e posatoio, il tutto accompagnato da una “serenata” impercettibile; tale pantomima precede la copula, che sovente avviene all’interno del nido.Mediamente 5 le uova deposte, (3-7 gli estremi), di colore bianco rosato, opacizzano qualora gallate e covate da entrambi i partners alternandosi per 13-14gg. circa, trascorsi i quali si schiudono. Ciechi e implumi alla nascita, i pulli,presentano lateralmente alla base del becco le caratteristiche escrescenze (verruche - tubercoli) fluorescenti di colore azzurro, atte a guidare i genitori per l’imbeccata nella semioscurità del nido. Inoltre, cosa
Nidiacei a 7 gg- dalla schiusa, gozzo strapieno di miglio bianco
comune ai pulli di tutte le specie di Estrildidi, hanno i caratteristici “marchi” colorati di palato e lingua; questa particolarità, conosciuta come pattern buccale,serve a distinguere i propri figli da quelli eventualmente sortiti da uova “ospiti”, deposte nel loro nido da specie parassite da cova. Come tutti i passeriformi con prole inetta, entrambi i genitori accudiscono i piccoli nel nido, i quali hanno un rapido sviluppo e a circa una settimana dalla schiusa sono già parzialmente impiumati; poiché la madre smette di covare la notte, a questa età, essi riescono a sopravvivere riscaldandosi a vicenda, favoriti dalla scarsa, se non del tutto assente escursione termica tra il dì e la notte tipica a quelle
Diamante di Gould a 16 gg.
latitudini del continente australiano. All’involo, (3 settimane ca, dalla schiusa), conservano per alcuni giorni le escrescenze azzurrine di cui sopra; la livrea è completamente verde, parti inf. più sbiadite; becco nero; zampe grigio scuro. Gli sgargianti colori del piumaggio, secondo il sesso di appartenenza, vengono assunti al termine della muta giovanile, lentissima a completarsi.Accuditi ancora per un paio di settimane da entrambi i genitori o dal solo maschio, qualora la femmina abbia dato corso ad una nuova deposizione delle tre che mediamente vengono portate a termine in una stagione riproduttiva, si emancipano, iniziando a vagabondare riuniti in piccoli stormi misti, anche con coetanei di altre specie, alla ricerca continua di zone di pastura. Questo è quanto, più o meno, allo stato brado.
Avicoltura La locationideale dove ospitare questa bellissima specie che, d’ora in poi, per brevità, chiamerò semplicemente Gould, sarebbe un locale soleggiato, poco umido e ben arieggiato; preferibile alloggiarla in contenitore di misura non inferiore ai 55 cm di lunghezza. L’alimentazione base è un misto composto in prevalenza dalla scagliola, alla quale va aggiunto del miglio bianco e del niger, volendo percentualizzare: 907-3.Sarebbe utile abituarli a mangiare il pastone (morbido o secco) - uno qualsiasi del commercio - ad integrare (almeno nei primi gg. di vita) un regime alimentare altrimenti costituito solo dai semi del misto, con il quale questi uccelli allevano la prole.Spiga di panico essiccata del commercio o meglio, per chi ne ha la possibilità, immatura, coltivandola in proprio, cosi come anche il miglio, fruttescenze di gramigna selvatica, tipo setaria, digitaria e persicaria, contribuiscono a tenerli in forma ottimale;accetta fogliolina di lattuga, mentre non gradisce la frutta.Sali minerali in polvere, grit e osso di seppia sempre presenti ad libitum(la femmina ne consuma grosse quantità prima e durante la deposizione, ma ho notato un consumo considerevole dell’osso di seppia anche da parte del maschio mentre alleva).Coppie alloggiate in voliera esterna con fondo in terra naturale, sono state viste contendere, durante la riproduzione, larve di Te ne brione poste in ciotole sul fondo e a disposizione degli altri ospiti dell’aviario, considerati naturalmente “insettivori” rispetto al Gould. Personalmente lo allevo all’aperto, in gabbia da 55cm, a volte alloggio qualche coppia in voliera (esterna con fondo in terra naturale); tale location mi permette di godere dell’intero ciclo biologico, dalla costruzione del nido allo svezzamento della prole, e in tale contesto varie volte ho assistito alla copula che, contrariamente a quanto ritenuto, avviene anche sul posatoio, in gabbia come sui rami delle essenze verdi presenti in voliera. La cassetta nido, legno o plastica, classica per ondulati, con foro d’ingresso in alto, meglio se a sviluppo orizzontale, è ben accetta; il materiale fornito è il solito misto sisal a cui aggiungere, se disponibili, steli e radichette di gramigna essiccata.Generalmente il maschio è parte attiva nell’assemblaggio del nido, mentre la femmina si limita alla “rifinitura” del giaciglio, dove depone in sequenza regolare le 5-6 uova che costituiscono la deposizione media (3/9 gli estremi). Durante la deposizione il maschio sovente trascorre buona parte del giorno a covare, lasciando il posto alla compagna per la notte.L’incubazione vera e propria cui entrambi i sessi provvedono alternandosi (la notte solo dalla femmina), inizia deposto il quarto
Caleidoscopio di colori
Diamante di Gould a 10 gg. dalla schiusa
uovo e, trascorsi i canonici 14gg., avviene la schiusa.Stupefacente il richiamarsi con soffusi pigolii, quando si danno il cambio nel nidodurante la cova. I pullisi involano dopo circa tre settimane dalla schiusa, e trascorse altre due, svezzati dal solo maschio nell’ultima, si emancipanoe a questo punto vanno separati dai genitori. Di solito i novelli, dopo aver lasciato il nido, per un po’ tendono ancora a trascorrervi la notte e, qualora la femmina abbia iniziato una nuova deposizione, conviene sostituire le uova con quelle finte, onde evitare che vengano insudiciate (uova sporche di escrementi, difficilmente si schiudono).Quando sono ancora coi genitori, fornire regolarmente la vaschetta per le abluzioni in modo che imparino a usarla senza timori; le novità li spaventano in maniera eccessiva e quasi sempre, impauriti, le ignorano. Inoltre, gli spaventi a volte possono essere letali per questi suscettibili volatili.Analogamente, vanno stabulati in gabbie con identica dislocazione e colore dei vari contenitori con acqua e cibo, similmente a quelli cui sono stati abituati e svezzati; è accaduto che si siano lasciati morire di fame o di sete, in presenza di mangiatoia e beverino di colore diverso, o addirittura posizionati in maniera diversa da quella cui erano abituati quando convivevano coi genitori.Capisco che quanto suggerito può sembrare un eccesso di zelo e alquanto inverosimile, ma è successo sia al sottoscritto che ad alcuni amici, anche di recente. I maschi, trascorsi due mesi circa dalla nascita, iniziano con timidi ronzii – in pratica il canto del Gould – a manifestarsi tali. Mediamente tre le covate portate a termine in una stagione riproduttiva; alcune coppie, con clima e condizioni generali ottimali, superano agevolmente tale ipotetico traguardo.A volte, coppie alloggiate all’esterno, iniziano già a fine agosto, primi di settembre, poco dopo cioè aver completato la muta e se l’autunno si rivela, come da un po’ di anni a questa parte succede sempre più spesso qui da noi, una lunga calda coda dell’estate, fino a dicembre si possono avere tre nidiate e, dopo breve pausa invernale, ancora un paio a cavallo tra febbraio e aprile.Naturalmente, i tempi stimati sono riferiti a coppie che allevano senza ausilio di balie.Il buon senso induce a non sfruttare troppo i riproduttori, così come non andrebbero messi in riproduzione prima che abbiano compiuto un anno di età;infatti, quando troppo giovane, la femmina ha difficoltà a deporre uova con guscio, con conseguenze spesso letali - purtroppo. Ciò si verifica con una certa frequenza particolarmente quando l’ovodeposizione coincide con condizioni meteo avverse: periodo nuvoloso, freddo umido prolungato, pioggia.In analoga situazione “anagrafica”, il maschio potrebbe non “gallare”. Fin qui ho descritto il Gould come specie di normale gestione durante il periodo riproduttivo, che alleva la progenie, ma nella pratica le cose non stanno proprio così. La tecnica di allevamento con le balie, fu necessaria (e vincente) allorquando, i primi allevatori - nordeuropei - si trovarono di fronte a quell’inaspettato anomalo comportamento della femmina, cioè all’abbandono della nidiata la notte, più o meno verso i 7-8 gg. di vita dei pulli; infatti, le prime coppie importate nel Regno Unito verso la metà del XIX° secolo, messe in riproduzione, palesarono questo abnormal behaviour così normalin natura.Come detto poc’anzi, la stagione degli amori coincide - nell’emisfero australe - con la fine della stagione delle piogge (caldo umido); vi è scarsa escursione termica tra il giorno e la notte e i nidiacei, già parzialmente impiumati a quella età, scaldandosi a vicenda, riescono a superare indenni il calo termico, seppur lieve, proprio delle ore notturne.Tutt’altra storia purtroppo alle nostre latitudini; infatti, come molte altre specie esotiche, per niente sensibili al nostro fotoperiodo, si riproducono nel periodo, climaticamente parlando, più sfavorevole a loro: il nostro inverno. Indubbiamente questo è stato il motivo principale che ha indotto, a suo tempo, i “pionieri” dell’allevamento del Gould a far ricorso alle balie. Anche se eticamente non condivido questa tecnica, per onestà intellettuale, bisogna riconoscere che è stato proprio grazie all’ausilio della balia per eccellenza, il Passero del Giappone, che si è avuto l’ abbattimento del costo negli ultimi 30 anni di questo magnifico uccellino, permettendo di realizzare un congruo numero di esemplari, tale da soddisfare la grande richiesta di mercato in vertiginosa crescita esponenziale, diventando infine comune negli allevamenti amatoriali, altrimenti destinato solo a pochi facoltosi “collezionisti” dato il costo, proibitivo, per la maggior parte degli appassionati. Continua sul prossimo numero
Diamanti di Gould e ...intruso - (Diamante mandarino)