Eugenio Giannone
La Settimana Santa a Cianciana e paesi viciniori Aspetti esteriori e folklorici
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Il teatro, con le sue azioni sceniche – cioè l‟imitazione della quotidianità della vita che si dipana dinanzi agli occhi dello spettatore, che così ha l‟impressione di assistere in diretta allo svolgersi degli eventi – ha sempre avuto un forte valore educativo, la cui incidenza per i secoli passati è paragonabile a quella televisiva e cinematografica odierna. La potenza di questo mezzo di comunicazione nell‟indottrinamento della massa dei fedeli, al di là della lettura e della spiegazione dei brani del Vangelo, non sfuggì alle comunità cristiane dei primi secoli che già nel 400, a Gerusalemme, come informa nel suo Diario la pellegrina Eteria, ricordavano con una processione l‟ingresso di Gesù nella città santa, cantando, muovendosi dal Monte degli Ulivi e agitando rami d‟ulivo e palme. La tradizione ierosolemitana si diffuse presto presso le altre comunità e nel X secolo giunse a Roma, da dove, verosimilmente, si trasmise al resto della penisola; non alla Sicilia, dove nel frattempo s‟erano insediati i musulmani. Così la nostra Isola, che aveva ereditato da Greci e Romani splendidi teatri che ancora sfidano il tempo come quelli di Siracusa, Segesta, Taormina, Selinunte, Segesta, Akrai e Minoa, sia sotto i Bizantini che sotto gli Arabi e i Normanni fu privata della drammatizzazione, che avrebbe potuto trasmettere e inculcare meglio nel popolo i valori e i principi cristiani, persuadendolo della vacuità del transeunte, della peccaminosità del vizio, del pregio delle virtù e del ruolo della Provvidenza. Bisognerà attendere il XVI secolo per assistere a componimenti dialogati (cfr. G. Pitrè, v. bibliografia) che illustrassero uno o più episodi della vita di nostro Signore o dei santi, che si svolgevano generalmente in periodo quaresimale. A queste sacre rappresentazioni partecipavano come attori esponenti di tutti i ceti sociali, che interpretavano, come oggi, i ruoli dei vari personaggi degli eventi narrati. Data l‟incultura, non era infrequente che si verificassero confusione, equivoci, malintesi, storpiature dei testi, litigi tali da suscitare ilarità e indurre l‟autorità ecclesiastica a prendere drastici provvedimenti, anche gravi (addirittura la scomunica ipso facto), per degenerazioni che gettavano discredito sulla religione e mortificavano la devozione dei credenti, che nella nostra zona è stata sempre genuina, schietta e ha nutrito una profonda pietas religiosa, una fede ben radicata in gente che partecipa con commozione agli eventi del calendario liturgico. In ogni caso, i misteri, sotto forma di Mortori o Pastorali, ebbero rapida diffusione e nel 1600 circolavano decine di testi di autori vari, molti dei quali incentrati sulla passione e morte di Gesù Cristo. L‟opera più famosa, più di tutte ristampata e stravolta rispetto all‟edizione originaria del 1750, è Il riscatto di Adamo nella morte di Gesù Cristo, in endecasillabi e settenari, di Filippo Orioles , recitata nelle chiese, nelle case e nelle piazze. Nel 1783 il narese Salamoni Castelli ne ricavò un Mortorio, che soppiantò quasi l‟originale. A Cianciana Il Riscatto dell‟Orioles, con tutte le sue mutilazioni, continuò ad essere rappresentato, seppure in contaminazione col Mortorio. Negli anni 187172, e di sicuro fino agli inizi del „900, era rappresentato presso l‟oratorio di San Calogero del Convento dei Frati minori riformati e negli anni ‟50 del secolo testé 2
trascorso nella sala del vecchio cinema di via Marconi (“Lu cinamu mutu”) e nel locale sottostante il coro della chiesa del Carmelo. Della recita del 1955 conservo ancora un vago ricordo. Dopo quegli anni, per qualche tempo non se ne fece più nulla e bisognerà aspettare il compianto Gino Carubia che con il suo Centro Turistico Giovanile riuscì a coagulare attorno a sé un nutrito nugolo di giovani con cui riprese la drammatizzazione per le vie del paese. Nel 1871 (cfr. G. Pitrè, Cit,) nella recita ciancianese era stata inserita, non sapientemente, la figura di Pilato; mentre la ripresa della tradizione negli anni ‟60 avvenne su un testo trascritto e, qua e là, modificato dal cav. Antonino Chiappisi. Nel 1987 la rappresentazione cessò per riprendere nel 1994, anno in cui nasce l‟Associazione Settimana Santa Cianciana”, che ancora oggi la cura, con grande dispendio di energie psicofisiche, finanziarie e di tempo. Ma la fede muove questo ed altro. La preparazione e l‟esecuzione della recita impegnano tutt‟oggi decine di persone diventate bravissime nell‟allestire il palco, nella preparazione dei costumi (abiti, mantelli, corazze, calzari, spade, lance, scudi etc), nella sceneggiatura e nella recita, che in questi ultimi anni ha perso finalmente le cadenze marcatamente paesane Siamo così giunti alla Settimana Santa nella nostra zona e ne esamineremo gli aspetti esteriori, folklorici, “profani”, prendendo come filo conduttore gli avvenimenti ciancianesi per integrali, via via, con quanto di diverso accade negli altri centri della cosiddetta Montagna agrigentina. La differenza più macroscopica consiste nella presenza o meno della drammatizzazione. Degli aspetti liturgici, pastorali, antropologici e musicologici si occuperanno gli altri relatori. Vorrei, comunque, sottolineare come la Pasqua, la cui ricorrenza coincide col plenilunio di primavera, segni l‟inizio della bella stagione, quando il dì comincia a prevalere sulla notte e la luce vince, per durata, le tenebre. E‟, se vogliamo, un rito che richiama il mito pagano di Cerere e Core e la lotta tra bene e male, come ricorda il Ballo dei diavoli di Prizzi. Per i cristiani la questione non si pone nemmeno; difatti chi più di Gesù Cristo rappresenta la vita che trionfa sulla morte, la luce che squarcia il buio e il bene che prevale sul male? Lo stesso colore del manto di Cristo e della sua bandiera, il rosso, è simbolo della vita e del trionfo della regalità, conquistata col sangue versato sulla croce. La Settimana Santa inizia la Domenica delle Palme, che rievoca l‟ingresso del Nazareno a Gerusalemme. I bambini si riuniscono in un quartiere e, dopo che il sacerdote ha benedetto palme e ramoscelli d‟ulivo, muovono in processione verso la Matrice, dove viene celebrata la messa con la lettura della Passio. Fino a qualche anno fa la processione era guidata da un fanciullo in abiti di Gesù e dai dodici apostoli in costumi d‟epoca. A Bivona la processione ha luogo di pomeriggio e dalla chiesa di Santa Rosalia muove verso la Matrice. Assai interessante la sfilata di Lercara Friddi , detta duminica di l‟aliva. I fedeli, con i soliti ramoscelli, si riuniscono in piazza S. Antonio da dove muovono guidati da un sacerdote a cavallo d‟un‟asina bardata di fiocchi e lustrini e da due 3
giovani vestiti da angeli; dodici ragazzi, rappresentanti naturalmente gli apostoli, portano in mano attrezzi di mestiere o altri oggetti e si dispongono in due file. Fino alla metà del secolo scorso si portavano in processione pure dei grandi eucaliptus che poi venivano sistemati sul sagrato della Matrice. A San Biagio Platani le due file col sacerdote iniziavano dal Carmine e i personaggi al passaggio di Gesù sull‟asino alzavano le palme al cielo in segno di giubilo. A Castronovo gli alberi venivano abbelliti con campanelli e carta colorata; oggi gli “apostoli” portano i segni che li identificano, es.: Giuda una borsa, Sant‟Andrea una croce a X, San Matteo un libro etc.. La processione bussava al portone di tre chiese, ma solo quello della Matrice si apriva. A Cammarata la processione si svolgeva in Matrice e sul suo sagrato, “oggi invece – informa Mons. De Gregorio (v. bibliografia) - comincia da San Domenico e si porta in Matrice e rispettivamente da Porta Gagliarda a San Vito o dalla Croce a Santa Maria”. Una volta, ricordiamo a promemoria dei presenti, con le foglie tenere delle palme s‟intrecciavano calvari e croci: un‟usanza pressoché scomparsa. Lunedì, martedì e mercoledì non succede nulla che possa attrarre l‟attenzione dei folkloristi. Si fa penitenza e i fedeli si preparano al precetto assistendo agli esercizi spirituali, guidati da un predicatore forestiero. E‟ durata, come si dice, la luce d‟un mattino la Fiaccolata della pace che, organizzata dall‟associazione Settimana Santa, la sera del mercoledì santo si snodava da piazza orologio fino al Calvario. Perché non riproporre la fiaccolata la sera della Domenica delle Palme, dopo le funzioni religiose, o la sera del 1° gennaio, giornata mondiale della pace? A Castronovo, dove la sera dello stesso giorno si porta al Calvario il Cristo morto per la processione del venerdì, il momento più significativo è rappresentato dalla predica sul tradimento di Giuda. Il giovedì si celebra la Messa in Cena Domini, durante la quale avviene la lavanda dei piedi, che incuriosisce parecchio i profani ai quali sfugge il significato simbolico del rito, cioè l‟istituzione del sacerdozio. Il momento cruciale è rappresentato dalla liturgia ecclesiastica che rievoca il sacrificio di Nostro signore. Alla fine della Messa il Corpus Christi, attraverso le due navate laterali, viene portato e collocato sull‟altare del Cuore di Gesù, detto altare della Riposizione. A tarda sera i fedeli seguivano nel „viaggiu‟ gli appartenenti alla Confraternita del SS. Sacramento, che portavano in processione l‟urna col cristo morto, sostando in ogni chiesa in devota adorazione e compunzione. Oggi, dopo la funzione religiosa, in piazza A. Moro, si svolge la drammatizzazione dell‟ultima cena, del tradimento di Giuda, la cattura di Gesù nell‟orto, il processo davanti a Pilato, a Erode e la flagellazione, accompagnata dai canti del Coro dei lamentatori della Confraternita di Maria SS. Addolorata e del Crocifisso. Terminata la rappresentazione, inizia il “Viaggiu”: i devoti sfilano dietro il simulacro dell‟Ecce Homo e fanno il giro dei sepolcri al suono lugubre dei tamburi, per l‟occasione allentati, e della trocculi” (battole), il cui frastuono dovrebbe rimandare al caos cosmico e a quello umano. I sepolcri sono sistemati nelle absidi delle chiese, adornati con petali di fiori, altri prodotti e “lavureddu”, cioè fili d‟erba di grano fatti germogliare al buio e perciò bianchissimi.
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L‟Abbatti Matri e i Sepolcri hanno ispirato il Di Giovanni che li ha cantati in stupende poesie. Il giovedì, dopo la Messa, vengono legate le campane: la chiesa è in lutto, i fedeli vegliano. A Bivona l‟attuale Via Crucis, che sostituisce dagli anni sessanta la tradizionale visita ai sepolcri, avviene la sera e gira per le vie della cittadina con riflessioni dei laici in ogni stazione. Una volta – leggiamo nel Calendario 2000 della Scuola Media bivonese – “la prucissioni di lu jovidi santu partiva di la batìa di jusu. L‟urna, nisciuta di li Picurara, era cunsignata davanti a la chiesa di santa Chiara a li Galantuomini chi la purtavanu a la Matrici”. A San Giovanni Gemini, la mattina, il Crocefisso e l‟Addolorata vengono deposti dagli altari e inizia il rosario. La sera, come ovunque, durante la Messa avviene la lavanda dei piedi. Un tempo ciò si svolgeva in piazza, dove dei giovani drammatizzavano la condanna di Gesù e vegliavano fino all‟indomani, quando sarebbero arrivati i soldati per la crocifissione. Nello stesso giorno a Lercara si ammira la Statua dell‟ultima cena di zucchero e pasta reale. A S. Stefano Q., dopo la Messa, il Nazareno viene posto in un luogo abbellito di fiori; nel sepolcro viene realizzato, con polvere di caffé e altri alimenti, un disegno raffigurante il calice e il pane. Gesù con la croce e la Madre Addolorata attendono fuori; alla fine della Messa Maria SS. Viene accompagnata in chiesa da un canto popolare, tipicamente stefanese, Lu Recitu, che narra la sua vita col figlio. L‟Addolorata vien quindi condotta in un‟altra chiesa. A Cammarata, scrive sempre il De Gregorio (pgg. 452-53), “la sera dei primi tre giorni della settimana…si recitava l‟uffizio delle tenebre. Nella chiesa erano accese soltanto sei candele all‟altare maggiore e nel coro tre su di una canna e quindici su di un triangolo posto nel mezzo di esso. Alla fine di ogni salmo se ne spegneva una e le rimanenti venivano spente durante il canto del “Benedictus”. L‟ultima accesa veniva nascosta dietro l‟altare per riapparire al buio con un frastuono di trocculi. Il canto che accompagnava la processione del Santissimo in chiesa fino al sepolcro cantava Pange lingua. Chi si comunicava in quei giorni riceveva un‟immaginetta col nome dell‟arciprete e dell‟anno. Il Venerdì è giorno di passione, la mestizia per quel che succederà è palpabile per l‟aria. La gente, tra cui moltissimi forestieri, si assiepa nella piazza, impaziente e incurante delle condizioni atmosferiche. Macchine fotografiche, videocamere e, oggi, videofonini rifanno la loro comparsa, tutti si trasformano in operatori cinematografici Gesù viene condannato e inizia la Via Crucis. Nostro signore avanza caricato della croce, seguito dai ladroni e circondato dai soldati, tutti in costume d‟epoca. Molti sono vestiti da “popolo”. E‟ come fare un salto a ritroso nel tempo, nella Gerusalemme che da lì a poco sarebbe stata distrutta dai Romani di Tito. Si compiono le varie stazioni, le tre cadute,l‟incontro con la Madre e Giovanni, le pie donne, il Cireneo, la Veronica e si giunge al monumentale Calvario, uno dei più belli e panoramici della Sicilia.
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I Lamentatori hanno accompagnato lo snodarsi della processione con i canti rituali e tipici, tra cui il Lamentu dello Stabat Mater (in dialetto L‟Abbati Matri), un canto che fa venire i brividi per le sensazioni forti e tristi che riesce a trasmettere e che, anticamente, come informa il poeta A. Di Giovanni, veniva portato per tutte le vie del paese nel mese precedente la Pasqua. Il pomeriggio si svolge nella medesima maniera in tutti i paesi con la visita al Calvario, dove pende il Cristo crocifisso con accanto la Madre Addolorata trafitta dai sette coltelli. La sera, dopo la Deposizione, inizia la processione col Cristo morto, che si concluderà in Matrice, tassativamente, non prima di mezzanotte. Nel silenzio importantissimo di questo fondamentale momento dell‟anno liturgico, si sentono soltanto le preghiere e i canti e il suono della banda musicale che, accompagnata nel caso specifico dalla voce di tutti i fedeli, intona Ah, sì, versate lacrime e O Maria, sei madre dolente. L‟urna viene condotta a spalla. A Bivona l‟Addolorata la mattina parte da S. Chiara, con un corteo preceduto da “angeli” che recano i simboli della crocifissione. Vicino alla Matrice incontra il Figlio e assieme procedono per il calvario. La processione col Cristo morto è accompagnata dal canto Populu me: “… la prucissioni cu l‟urna – si legge ancora nel Calendario citato – partiva di la Matrici. A lu Nadaru li picurara si ripigliavano l‟urna fin‟a lu Calvariu. A li vint‟uri si partiva di Santa Chiara la prucissioni cu l‟Addilurata chi pigliava di la strata nova pi truveri lu Signori misu „n cruci. La sira l‟urna e l‟Addilurata, …, eranu purtati „n prucissioni a la batìa di jusu a tarda sira”. Per inciso, diciamo che uno dei canti più famosi della Settimana, “Maria passa di la strata nova”, è nato proprio a Bivona e che la strata nova è l‟attuale via Lorenzo Panepinto. A Lercara, una volta, i pastori legavano i campanacci del bestiame, le donne non svolgevano lavori domestici e ammantavano di nero gli specchi: lutto totale. A S. Stefano Q. durante la processione serale viene riproposto Lu recitu; mentre a San Biagio P. entrano in scena le confraternite dei Signurara e dei Madunnara. Durante la processione la folla canta lo Stabat Mater. Sempre nello stesso paese in questi anni sta prendendo piede la drammatizzazione. Alla processione pomeridiana di Castronovo partecipano, tra gli altri, in costume, le pie donne, la Veronica, san Giovannino e quattro soldati romani. A Cammarata il canto tradizionale è Popule meus, mentre i ritmi della processione sono dettati dal tamburo dei Verdi, cioè della Compagnia del Sacramento. Dopo il Concilio Vaticano II molte cose sono cambiate, se non nella sostanza, nella forma. La Chiesa, giustamente, non può tollerare che la tradizione esterna, alla quale non è assolutamente contraria, prenda il sopravvento sugli aspetti teologici, liturgici e pastorali. Ma la tradizione è radicata, le novità accolte con scetticismo e non sempre chi deve intendere intende. E‟ facile, quindi, che nascano incomprensioni. A Casteltermini, come a Calamonaci (l‟Orioles recitato fino al ‟978), non avviene alcuna drammatizzazione, mentre quella di Ribera, seppure recente, è già un pallido ricordo. A Cattolica Eraclea, in questi ultimi anni, alle tradizionali processioni, sono stati aggiunti tre momenti fondamentali drammatizzati: 6
l‟ingresso di Gesù nella città santa, la sua passione e morte, la Via crucis. A Palazzo Adriano le funzioni si celebrano nei due riti, greco-bizantino e latino, con simbologie riferentisi agli inferi e al fuoco; a Burgio avviene qualcosa di impensabile: non una, ma quattro processioni col fercolo del Cristo morto. Tre si svolgono la mattina, quando la Littichedda viene portata dai Fratelli (gli appartenenti alle Confraternite), dai Parrini (preti) e dai Laici, che durante il percorso s‟annacanu, a simboleggiare il loro dolore. Dopo la processione vespertina, che viene accompagnata dalla banda musicale e dal coro dei fedeli che cantano Occhi mirate, c‟è una grande scorpacciata a base di baccalà, sarde fritte e varie verdure accompagnate da generose bevande. Al banchetto prendono parte tutti gli strati sociali. Ad Alessandria della Rocca e non solo, fino a non molti anni fa, i sabati precedenti la Pasqua venivano solennemente celebrati dai vari ceti sociali e dalle maestranze: sabatu di li mastri, di li galantuomini, di la Bammina etc. Oggi si celebra soltanto il sabato di li burgisi, durante il quale si preleva il simulacro della Madonna della Rocca e si porta in Matrice, dove rimarrà fino a Pasqua. Durante il sabato continua la penitenza. A mezzanotte la messa della “risuscita”: le campane suonano a stormo ad annunciare la risurrezione di Cristo, mentre nelle case donne e bambini, con tralci di vite o rami d‟ulivo, spazzano la casa recitando “Nesci, diavulu, / cà trasi Gesù”(esci, diavolo, ché entra Gesù): è Pasqua. A mezzogiorno, con un cerimoniale identico in tutti i paesi della zona, avviene l‟incontro tra Gesù e la Madre, che prima non crede alle parole dell‟arcangelo Michele, che le annuncia la lieta novella, e poi si precipita ad abbracciare il Figlio. A San Biagio Platani lu „ncontru avviene sotto l‟arco centrale, nello spazio neutro delle due confraternite; a Cianciana, un tempo, “nel momento dell‟incontro i cifararii, confrati, cioè, che portano in mano invece di ceri accesi aste sormontate da croci e parate di nastri e anelli, sonagli, campanelli ecc, alzano in modo solenne i loro cifari, in quella che i mastri razzai, autori della festa, sparano a più non posso mortaretti e petardi” (G. Pitrè, cit., pag. 131). La tradizione ciancianese era stata ripresa da Burgio; sarebbe interessante ripristinarla, come pure la consuetudine della gara per individuare chi deve togliere lo spillone del manto nero di Maria al momento dell‟incontro col Risorto. Di pomeriggio a Prizzi c‟è il Ballo dei diavoli, con tutte le sue implicanze simboliche; a San Biagio, già dall‟ora 00.00, si possono ammirare i fantasmagorici Archi di pane, di cui nessuna penna, nemmeno la più bella e preparata, riuscirà a rendere per iscritto forme, colori e sensazioni provate. L‟indomani è Pasquetta ovunque. A Bivona si festeggia la Madonna dell‟Olio e…”Cu‟ n‟appi n‟appi cassati di Pasqua”!
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Exterior, folkloristic aspects of the Holy Week in Cianciana and neighbouring towns Traslation by Carmela Comparetto
The theatre, with its scenic actions - that is the imitation of daily life flowing before the audience, who feels like they‟re directly present at the happening of the events has always had a strong educational value, whose impact during the past centuries is comparable to that of today's television and cinema. The power of this means of communication in the indoctrination of the masses, beyond the reading and the explanation of Gospel passages, didn't escape the Christian communities of the first centuries which in 400, in Jerusalem, as the pilgrim Eteria informs in her Diary, already remembered Jesus‟ entrance into the Holy City with a procession, singing, walking from the Olive Mount and shaking olive branches and palms. The tradition from Jerusalem soon spread among the other communities and in the X century arrived in Rome, from where it was, most likely, transmitted to the remaining part of the Italian peninsula; but not to Sicily where in the meantime the Muslims had settled. Therefore our island, that had inherited from the Greeks and Romans splendid theatres that still challenge time like those in Syracuse, Segesta, Taormina, Selinunte, Akrai and Minoa both under the Byzantines and under the Arabs and the Normans was deprived of dramatization, that would have been able to transmit and inculcate better in the people the Christian values and principles, persuading them of the vacuity of the transient, the sinfulness of vice, the merit of virtues and the role of Providence. It was only in the XVI century that conversed compositions developed (cf. G. Pitrè, see bibliography) which illustrated one or more episodes of the life of our Lord or the saints and that generally took place during Lent. Exponents of all the social classes participated in these holy representations as actors and, like today, they performed the various characters' roles of the narrated events. Given the lack of education, confusion, equivocations, misunderstandings, mangling of the texts and quarrels were frequent and would arouse hilarity and induce the ecclesiastical authority to take drastic measures (like the excommunication ipso facto), against degeneration that threw disrepute on the religion and mortified the believers' devotion, that has always been genuine, sincere and that in our areas has nourished a deep religious pietas, a faith deeply rooted in people who participate with emotion in the liturgical events. Anyway, the mysteries, in the form of Funerals or Pastorals, had rapid diffusion and in the year 1600 dozens of texts by various authors circulated, lots of which concentrated on Jesus Christ‟s passion and death. The most famous work, more than all the others reprinted and distorted in comparison with the 1750 original edition, is Adam‟s Redemption in Jesus Christ‟s death, in hendecasyllables and seven-syllable lines, by Phillip Orioles, 8
recited in the churches, in the houses and in the squares. In 1783 Salamoni Castelli from Naro drew the Funeral from it, that almost supplanted the original one. In Cianciana the Redemption by Orioles, with all its cuts, continued to be represented, even though in contamination with the Funeral. In the years 1871-72, and surely up to the beginning of „900, it was represented at the St. Calogero oratory in the reformed Monks‟ Monastery and in the „50s of the same century just passed, in the room of the old cinema in Marconi street (" lu cinema mutu.") (“ the silent cinema “) and in the room beneath the Carmelo church choir. I still preserve a vague memory of the 1955 performances. After those years, for a certain period of time, it wasn't performed anymore but later on the lamented Gino Carubia with his Juvenile Tourist Centre, succeeded in assembling around himself a solid group of young people with whom he began again the dramatization in the streets of the town. In 1871 (cf. G. Pitrè, quot.,) the character of Pilate was unwisely inserted in the performance at Cianciana, while the resumption of the tradition in the 60s was done on a text transcribed and, here and there, modified by the gallant Antonino Chiappisi. In 1987 the representation was stopped and then resumed in 1994, when “Cianciana Holy Week Association” was born. It still today takes care of it, with great disbursement of psychophysical energy, money and time. But faith moves this and more. Up to today the preparation and the execution of the performance take a considerable number of people who have become very good at preparing the stage, the costumes (suits, mantles, body armours, boots, swords, lances, shields etc), the script and the play, which in the last years has finally lost its markedly provincial intonation. We shall now describe the Holy Week in our area and examine the external, folk, "profane" aspects, using as a guiding theme the events of Cianciana and integrating them, as we go on, with what happens in the other towns of the socalled Agrigentina Mountains. The most macroscopic difference consists in the presence or not of the dramatization. However, I would like to underline how Easter, whose recurrence coincides with the plenilune in spring, marks the beginning of the beautiful season, when the day starts to prevail over the night and light overcomes darkness. It is, if we like, a rite that recalls the pagan myth of Cerere and Core and the struggle between good and evil, as the Devils‟ dance in Prizzi recollects. For Christians there is no doubt; in fact who more than Jesus Christ represents life triumphing over death, light breaking trough the dark and good prevailing over evil? The same colour of Christ's mantle and flag, red, is the symbol of life and of the triumph of royalty, conquered with the blood shed on the cross. The Holy Week begins on Palm Sunday, that recalls the Nazarene entering Jerusalem.The children gather in a neighbourhood and, after the priest has blessed the palms and the olive-twigs, they move in procession towards the Mother Church where the Mass is celebrated with the reading of the Passion. Up to some years ago the procession was guided by a little boy dressed like Jesus and by the twelve apostles in ancient costumes.
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In Bivona the procession takes place in the afternoon and it moves from the church of Saint Rosalia towards the Mother Church. Really interesting is the parade in Lercara Friddi, called duminica di l‟ aliva (Olive Sunday).The believers, with the usual twigs, gather in S. Antonio square from where they move guided by a priest riding a donkey harnessed with bows and sequins and by two youngsters dressed like angels; twelve boys, representing of course the apostles, carry craftsman tools or other objects and they line up in two rows. Until the 1950s eucalyptus branches were carried in procession and then they were placed on the square of the Mother Church. In St. Biagio Platani the two rows with the priest started from the Carmine church and the characters, at the passage of Jesus on the donkey, raised the palms to heaven in sign of exultation. In Castronovo the trees were embellished with bells and coloured paper; today the “apostles" carry signs identifying them, e.g.: Judas a purse, Saint Andrew an X-shaped cross, Saint Matthew a book etc.. The procession knocked at the front door of three churches, but only the Mother Church opened its door. In Cammarata the procession developed in the Mother Church and on its church square, " today, instead – as Monsignor De Gregorio informs (see bibliography) it starts from St. Domenico and moves to the Mother Church and respectively from Porta Gagliarda to St. Vito or from the Cross to Saint Maria." Once, we remember as a memo of those present, calvari and croci (calvaries and crosses) were intertwined with the tender palm leaves: a custom nearly bygone. On Monday, Tuesday and Wednesday nothing that can attract the folklorists' attention happens. You do penance and the believers prepare themselves for their Easter duties attending the spiritual functions, guided by a foreign preacher. It lasted, so to say, the light of one morning the Fiaccolata della pace ( Peace torch-light procession) which, organized by the Holy Week association ,on Holy Wednesday evening meandered from the clock square up to the Calvary. Why not propose again the torch-light procession on Palm Sunday evening, after the religious functions or the evening of the first of January, world wide day of peace? In Castronovo, where in the evening of the same day the dead Christ is brought to the Calvary for the Friday procession, the most meaningful moment is represented by the sermon on Judas‟ betrayal. On Thursday they celebrate the Mass in Cena Domini, during which the washing of the feet takes place, that arouses profane‟s curiosity quite a bit because to them the symbolic meaning of the rite, that is the institution of priesthood, escapes. The crucial moment is represented by the ecclesiastical liturgy that recalls the sacrifice of Our Lord. At the end of the Mass the Corpus Christi is carried across the two side aisles, and placed on the altar of the Heart of Jesus, also named the Reposition altar. Late in the evening the believers followed the members of the Holy Sacrament Brotherhood in the viaggiu (journey). They carried in procession the urn with the dead Christ, stopping in every church in devoted adoration and compunction. Today, after the religious function, in A. Moro square, you can see the dramatization of the Last Supper, of Judas‟ betrayal, Jesus‟ capture in the Garden of 10
Gethsemane, the trial in front of Pilate, Herod and the scourging, accompanied by the songs of the Choir of the lamentatori (lamentatoris) of Our Lady of Sorrows and of the Crucifix Brotherhood who sing the Stabat Mater (in dialect L‟abbatti Matri), a song which gives people the shudders for the strong and sad feelings that it transmits and that, in ancient times, as the poet Di Giovanni informs, was sung in all the streets of the town during the month before Easter. After the representation they start the" Viaggiu" (Journey): the devotees walk behind the Ecce Homo simulacrum and they go round the sepulchres at the gloomy sound of the drums, loosened for the occasion, and of the" trocculi" (clappers), whose noise should refer to the cosmic and human chaos. The sepulchres are placed in the apses of the churches, decorated with petals of flowers, other products and" lavureddu", that is threads of wheat left to germinate in the dark and therefore very white. The Abbatti Matri (Disheartened Mother) and the Sepolcri (Sepulchres) inspired Di Giovanni who sung them in stupendous poems. On Thursday, after the Mass, the bells are tied: the church is in mourning, the believers stay up till late. In Bivona the present Via Crucis, that has replaced the traditional visit to the Sepulchres since the sixties, takes place in the evening and wanders trough the streets of the town with reflections of the laymen in every station. Once - we read in the Calendar 2000 of the middle school in Bivon –“la prucissioni di lu jovidi santu partiva di la batìa di jusu. L‟ urna, nisciuta di li Picurara, ra cunsignata davanti a la chiesa di Santa Chiara a li Galantuomini chi la purtavanu a la Matrici."( the procession of the Holy Thursday started from the church in the lower part of Bivona. The Urn taken out of the church by the Shepherds, was handed to the Gentlemen in front of St Clare‟s church and they took it to the Mother Church) In St. Giovanni Gemini, in the morning, the Crucifix and the statue of Our Lady of Sorrows are removed from the altars and they recite the rosary. In the evening, as everywhere, during the Mass the washing of the feet takes place. Once this was performed in the square, where some young people dramatized Jesus sentence and they stayed up till the next day, when the soldiers would have arrived for the crucifixion. On the same day in Lercara you can admire the Statue of the last supper made of sugar and sponge-cake. In Santo Stefano Quisquina, after the Mass, the Nazarene is set in a place embellished with flowers; in the sepulchre you can find a drawing made with coffee powder and other foodstuff representing the chalice and the bread. Jesus with the cross and Our Lady of Sorrows wait outside; at the end of the Mass, The Holy Mary is accompanied into the church by a popular song, typically from Santo Stefano, Lu Recitu (The performance), that narrates her life with her child. Our Lady of Sorrows is then taken to another church. In Cammarata, De Gregorio writes (pgg.452-53) "in the evening of the first three days of the week…..they recited the Tenebrae office. In the church only six candles on the high altar, three candles in the choir on a reed and fifteen on a triangle placed in the middle of it were lit. At the end of every psalm 11
they extinguished one of them and they extinguished the remaining ones during the song of the" Benedictus." The last one still lit was hidden behind the altar in the dark only to reappear at the noise of trocculi (battles). The song that accompanied the procession of the Most Holy into the church up to the sepulchre sang Pange lingua. People who received Communion in those days received a little votive image with the pastor‟s name and the year written on it. Friday is a day of passion, the sadness for what is about to happen is palpable in the air. People, among which a lot of foreigners, crowd the square, impatient and regardless of the atmospheric conditions. Cameras, video-cameras and, today, videophones reappear, everyone becomes a cameraman. Jesus is condemned and they start the Way of the Cross. Our Lord proceeds bearing the cross, followed by the robbers and surrounded by the soldiers, all in costumes. Many are dressed as "people." It is like going back in time, in a Jerusalem that shortly after would have been destroyed by the Romans of Tito. They do the various stations, the three fallings, the encounter with his Mother and Giovanni, the pious women, the Cyrenian, Veronica and they reach the monumental Calvary, one of the most beautiful and panoramic of Sicily. The Lamentatoris (Lamentatori)have accompanied the procession with ritual and typical songs. In the afternoon it develops in the same way in all the towns with the visit to the Calvary, where the Christ is crucified and nearby Our Lady of Sorrows pierced by seven knives. In the evening after the Deposition, the procession with the dead Christ begins, and will end in the Mother Church, usually after midnight. In the very important silence of this fundamental moment of the liturgical year, you can hear only the prayers, the songs and the sound of the musical band accompanied in this specific case by the voices of the faithful who sing Ah, yes, shed tears ( Ah, sì, versate lacrime) and O Maria, you are the sorrowful mother (O Maria, sei madre dolente) . The Urn is carried on shoulders. In Bivona Our Lady of Sorrows sets off from Saint Clare‟s in the morning, with a procession preceded by "angels" carrying the symbols of the crucifixion. Near the Mother Church she meets her son and they proceed together towards the Calvary. The procession with the dead Christ is accompanied by the song My People (Populu me ):….. you can read in the calendar above mentioned:” the procession with the Urn departed from the Mother Church. At the Nadaru the shepherds retook the Urn up to the Calvary. At twenty the procession departed from S. Clare‟s with Our Lady of Sorrow who went along the new street to find the Lord crucified. In the evening the urn and Our mother of Sorrow, .……., were brought in procession to the church in the lower part of Bivona very late”. (… la prucissioni cu l‟urna partiva di la Matrici. A lu Nadaru li picurara si ripigliavano l‟urna fin‟a lu Calvariu. A li vint‟uri si partiva di S. Chiara la prucissioni cu l‟Addilurata chi pigliava di la strata nova pi truvari lu Signori misu „n cruci. La sira l‟urna e l‟Addilurata,….., eranu purtati „n prucissioni a la batìa di jusu a tarda sira.) Incidentally, one of the most famous songs of the Holy Week," Maria proceeds along the new street" (“Maria passa di strata nova”) was really born in Bivona and the new street (strata nova) is now Lorenzo Panepinto street. 12
In Lercara there was a time when the shepherds tied the cowbells of the cattle, the women didn't do domestic work and mantled of black the mirrors: total mourning. In Santo Stefano Quisquina during the evening procession lu recitu is reproposed; while in St. Biagio Platani the brotherhoods of the Signurara and the Madunnara come on the scene. During the procession the crowd sings the Stabat Mater. In this same town in the past few years, dramatization has become popular. During the afternoon procession in Castronovo ,the pious women, the Veronica, san Giovannino and four Roman soldiers participate in costume along with the others. In Cammarata the traditional song is Popule meus, while the rhythm of the procession is dictated by the drum of the Verdi (Greens), that is of the Society of the Sacrament. After the Vatican Council II a lot of things have changed if not in substance, in form. The Church, justly, can‟t tollerate that the external tradition, which it is not absolutely against, takes the upper hand of the theological, liturgical and pastoral aspects. But the tradition is deeply rooted, novelties welcomed with scepticism and not always understood. It is easy, therefore, that misunderstandings arise. In Casteltermini, like in Calamonaci (the Orioles recited up to ' 78), no dramatization is performed , while the one in Ribera, even though recent, is already a vague memory. In Cattolica Eraclea, in the last few years, three fundamental dramatized moments have been added to the traditional processions: Jesus' entry in the holy city, his passion and death, the Way of the Cross. In Palazzo Adriano the functions are celebrated with two rites, GreekByzantine and Latin, with symbologies referring to the Hades and to fire; in Burgio something unthinkable happens: not one but four processions with the coffin of the dead Christ. Three take place in the morning, when the littichedda ( litter) is carried by the Fratelli ( Brothers), (the people belonging to the Brotherhoods), by the Parrini (Priests) and by the Laymen, who sway (s‟annacanu) throughout the journey, to symbolize their pain. After the evening procession , that is accompanied by the musical band and by a choir of believers that sing Eyes contemplate (Occhi mirate), there is a great banquet of dried cod, fried sardines and various vegetables accompanied by generous beverages. People of all the social classes take part in the banquet. In Alessandria della Rocca and not only, up to not many years ago, the Saturdays preceding Easter were solemnly celebrated by various social classes and by the workers: Saturday of the bricklayers, of the gentlemen, of Mary as a child etc.(Sabatu di li mastri, di li galantomini, di la Bammina etc.) Today they celebrate only the Saturday of the burgisi , (farmers bourgeois ) during which the simulacrum of the Madonna della Rocca is taken to the Mother Church, where it will remain till Easter. Penance continues on Saturday . At midnight the mass of the " Resurrection" (“risuscita”): the bells ring altogether to announce the resurrection of Christ, while in the houses women and children, with branches of vine or of olive trees, sweep the house reciting "Nesci, diavulu, / cà trasi Gesù" ( get out devil, because Jesus is entering ): it is Easter. 13
At midday, with an identical ceremonial in all the villages of the area, there is the encounter between Jesus and his Mother, who at first doesn't believe the words of the archangel Michael, who announces the great news, but then runs to embrace her Son. In St. Biagio Platani lu' ncontru (the encounter) takes place under the central arch, in the neutral space of the two brotherhoods; in Cianciana, in the past, " at the moment of the encounter the cifararii, that is brothers who carry in their hands, instead of lighted candles, lances surmounted by crosses and parries of ribbons and rings, rattons, bells etc., lift their cifari in a solemn way, while the pyrotechnists, artists of the festival, shoot off fire crackers and petards" (G: Pitrè, cit., pag.131). The tradition of Cianciana had been resumed by Burgio; it would be interesting to restore it, as well as the custom of the competition to choose who has to remove the brooch from Mariaâ€&#x;s black mantle during the encounter with the Resurrected. In the afternoon in Prizzi there is the Dance of the devils (Ballo dei diavoli), with all its symbolic implications; in St. Biagio, you can admire, right after midnight, the phantasmagoric Arches made of bread ( Archi di pane), of which no pen, even the most beautiful and well prepared, could describe the shapes, colours and sensations transmitted. The next day is Pasquetta everywhere. In Bivona the Mother of Oil is celebrated and‌ "cu' n'appi n'appi cassati1 di Pasqua!" (let bygones be bygones Easter cakes)!
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Cassata is a Sicilian cake or ice cream with candied fruit.
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La Sainte Semaine Traduction par Salvatore Panepinto Le théâtre, à travers ses actions théatrales - c‟est à dire l‟imitation de la quotidienneté de la vie qui se démêle devant les yeux du spectateur, qui ainsi a l‟impression d‟assister en direct au déroulement des événements - a toujours eu une forte valeur éducative, dont l‟incidence dans les siècles passés est comparable à celle télévisuelle et cinématographique d‟aujourd‟hui. La puissance de ce moyen de communication dans l‟endoctrinement de la masse des fidèles, au de là de la lecture et de l‟explication des passages de l‟Evangile, n‟échappa pas aux communautés chrétiennes des premiers siècles qui, dès l‟an 400 à Jérusalem, comme la pèlerine Eteria informe dans son Diario (Journal), rappelaient une procession de l‟entrée de Jésus dans la ville sainte, en chantant, en se déplaçant du Mont des Oliviers et en agitant des rameaux d‟olivier et des palmes. La tradition de Jérusalem se diffusa rapidement chez les autres communautés et au Xe siècle parvint à Rome, d‟où probablement, elle se transmit au reste de la péninsule, sauf en Sicile, où à ce moment s‟étaient établis les musulmans. Notre île, qui avait hérité par les Grecs et par les Romains de splendides théâtres qui ancore aujourd‟hui défient le temps comme ceux de Syracuse, Taormine, Sélinonte, Ségeste, Akrai, et Minoa, soit sous la domination bizantine soit sous les Arabes et les Normands, fut privée de la dramatisation, qui aurait pu transmettre et inculquer davantage au peuple les valeurs et les principes chrétiens, en le persuadant de la vacuité passagère, de la culpabilité du vice, de la valeur de la vertu et du rôle de la Providence. Il faudra attendre le XVIe siècle pour assister à des pièces dialoguées ( cfr. G. Pitrè, v. bibliographie) qui ont illustré un ou plusieurs épisodes de la vie de Notre Seigneur Jésus ou des Saints, qui se déroulaint généralment pendant la période du carême. Des représentants de toutes les classes sociales participaient en tant qu‟acteurs à ces représentations sacrées et ils interprétaient, comme aujourd‟hui, des rôles des personnages différents des événements narrés. Etant donné qu‟il y avait de l‟inculture, il n‟était pas rare de constater une certaine confusion, des équivoques, des malentendus, des déformations des textes, des querelles qui suscitaient hilarité et à provoquer par les autorité ecclésiastiques à prendre des mesures drastiques, même graves ( jusqu‟à l‟excommunication ipso facto) pour des dégénérescences qui jetaient un discrédit sur la religion et mortifiaient la dévotion des croyants qui dans nos villages environnants a été toujours sincère, pure. Elle a nourri une profonde pietas religeuse, une foi bien enracinée auprès des gens qui participent avec émotion aux événements du calendrier liturgique. En tout cas, les mystères , sous forme de Mortori ou Pastorali, eurent une rapide diffusion et au XVIIe siècle des dizaines de textes de
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plusieurs auteurs circulaient parmi lesquelles plusieurs centrés sur la passion et la mort de Jésus Christ. L‟oeuvre la plus fameuse, rééditée plus que toutes les autres et dénaturée en ce qui concerne l‟édition originaire de 1750, est Il riscatto di Adamo nella morte di Gesù Cristo, en hendécasyllabes et septénaires, de Filippo Orioles, récitée dans les églises, dans les maisons et dans les places. En 1783 Salamone Castelli de Naro (Agrigente) en tira un Mortorio, qui supplanta presque l‟original. A Cianciana Il Riscatto d‟ Orioles, avec toutes les mutilations, continua à être représenter, même si en contamination avec le Mortorio. Dans les années 187172, et sûrement jusqu‟aux débuts de 1900, il était représenté dans l‟oratoire de San Calogero du couvent des frères mineurs réformés et dans les années ‟50 du siècle qui vient de passer dans la salle du vieux cinéma de rue Marconi (“Lu cinamu mutu” – le cinéma muet) et dans le local situé sous le choeur de l‟église du Carmelo. On conserve ancore un vague souvenir de la représentation de 1955. Après ces années-là, pendant quelques temps on ne représenta plus rien, il a fallu attendre le regretté Monsieur Gino Carubia qui avec son Centro Turistico Giovanile réussit à réunir autour de lui une nuée de jeunes avec qui il reprit la dramatisation dans les rues du village. En 1871 ( voir G. Pitré, Cit.) dans la représentation à Cianciana avait été inséré, pas sagement, la figure de Pilate, tandis que la reprise de la tradition dans les années ‟60 se déroula avec un texte transcrit et, de ci et de là, modifié par le chevalier Antonino Chiappisi. En 1987 la représentation cessa pour ne reprendre qu‟en 1994, année où nait l‟Asociazione Settimana Santa Cianciana, qui ancore aujourd‟ui s‟en occupe, avec une grande dépense d‟énergies psychophysiques, financières et de temps. Mais la foi pousse ceci et autres choses. La préparation et l‟exécution de la représentation engagent de nos jours des dizaines de personnes devenues aptes à préparer la scène, dans la préparation des costumes ( des habits, des manteaux, des cuirasses, des chaussures, des épées, des lances, des boucliers etc.) dans le scénario et dans la représentation qui ces dernières années a perdu enfin l‟accent typiquement du village. On est ainsi arrivé à la Semaine Sainte dans notre circonscription et nous en examinerons ses aspects extérieurs, folkloriques, “profanes”, en prenant comme fil conducteur les événements de Cianciana pour les integrer, chemin faisant, par rapport à ce qui le différencie, il y a dans les autres centres de la prétendue Montagna agrigentina. La différence la plus macroscopique consiste dans la présence ou moins de la dramatisation. Les autres intervenants s‟occuperont des aspects liturgiques, pastoraux, anthropologiques et musicologiques. Je voudrais, quand même, souligner comme à Pâques, dont la fête coïncide avec la pleine lune de printemps, marque le debut de la belle saison, quand le jour commence à prévaloir sur la nuit et la lumière gagne, pour durée, sur les ténèbres. C‟est un rite, si on veut, qui nous rappelle le mythe païen de Cérès et Core et la lutte entre le bien et le mal, comme le rappelle le Ballo dei diavoli de Prizzi. Pour les chrétiens le problème ne se pose pas: En effet, qui mieux que Jésus Christ représente la vie qui trionphe sur la mort, la lumière qui déchire l‟obscurité et le bien qui prévaut sur le mal? La même couleur du manteau du Christ et de son drapeau, le rouge, 16
symbole de la vie et du trionphe de la majesté, conquise avec le sang versé sur la croix. La Semaine Sainte commence le Dimanche des Rameaux qui évoque l‟entrée du Nazaréen à Jérusalem. Les enfants se réunissent dans un quartier et, après la bénédiction du prêtre des palmiers et des rameaux d‟olivier, ils se dirigent en procession vers l‟église Mère, où est célébrée la Messe avec la lecture de la Passio. Il y a quelques années la procession était guidée par un enfant vétu comme Jésus et par douze apôtres en coutumes d‟époque. A Bivona la procession a lieu l‟après-midi et de l‟église de Sainte Rosalie se dirige vers l‟église Mère. Très intéressant est le défilé de Lercara Friddi, dit duminica di l‟aliva ( le dimanche de l‟olive). Les fidèles, avec les habituels rameaux, se réunissent sur la place S. Antonio d‟où ils se dirigent, en tête de la procession un prêtre à cheval d‟une ânesse harnachée de petits noeuds et de paillettes et par deux jeunes habillés en anges; douze garçons, naturellement représentats les apôtres, ont en main des outils et d‟autres objects et ils se disposent en deux files. Jusqu‟à la moitié du siècle passé on portait en procession aussi de grands eucalyptus qui après étaient placés sur le parvis de l‟église Mère. A San Biagio Platani les deux files avec le prêtre débutaient leur parcours de l‟église du Carmine et tous les personnages au passage de Jésus levaient les paumes de leurs mains vers ciel en signe de jubilation. A Castronovo les arbres étaient ornés avec des sonnettes et de papier coloré; aujourd‟hui les apôtres portent les signes qui les identifient, par exemple: Judas un sac, Saint André une croix à Xe, Saint Mathieu un livre etc… La procession frappait à la porte des trois églises mais seulement celle de l‟église Mère s‟ouvrait. A Cammarata la procession se déroulait dans l‟église Mère et sur son parvis, “aujourd‟hui au contraire – comme informe Monseigneur De Gregorio (voir bibliographie) – elle commence de l‟église de Saint Domenico et se rend à l‟église Mère et respectivement de Porta Gagliarda à San Vito ou de la Croix à Santa Maria”. Une fois, nous le rappelons à mémento des présents, avec des feuilles tendres de palmiers on tressaient calvari e croci (calvaires et croix) un usage presque disparu. Lundi, mardi et mercedi il ne se passe rien qui puisse attirer l‟attention des folkloristes. On fait pénitence et les fidèles se préparent à la communion en assistant aux exercices spirituels, guidés par un prédicateur étranger. La retraite aux flambeaux de la paix a duré, comme on dit, l‟espace d‟une matinée, qui organisée par l‟Association Settimana Santa, se déroulait de Place de l‟Horloge jusqu‟au Calvaire. Pourquoi ne pas proposer de nouveau la retraite aux flambeaux le soir du Dimanche des Rameaux, après les offices religeux ou bien le soir du jour de l‟an, journée mondiale de la paix? A Castronovo, où la soirée du même jour on porte au Calvaire le Christ mort pour la procession du Vendredi Saint, le moment le plus significatif est représenté par le sermon sur la trahison de Judas. Le jeudi on célèbre la Messe In Cena Domini pendant laquelle se passe le lavement des pieds qui intrigue beaucoup les profanes auxquels échappe la 17
signification symbolique du rite, c‟est à dire l‟institution du sacerdoce. Le moment crucial est représenté par la liturgie ecclésiastique qui évoque le sacrifice de Notre Seigneur. A la fin de la Messe le Corpus Christi, à travers les deux nefs latérales, est porté et placé sur l‟autel du Coeur de Jésus, dit autel de la “Reposition”. Tard dans la soirée les fidèles suivaient dans la procession les appartenents de la Confrérie du Saint Sacrement qui portaient en procession l‟urne avec le Christ Mort, en faisant des haltes dans chaque église en dévotion, adoration et componction. Aujourd‟hui, après l‟office religeux, sur la place Aldo Moro se déroule la dramatisation de la Cène, de la trahison de Judas, la capture de Jésus dans le Mont des oliviers, le procès devant Pilate, devant Hérode et la flagellation, accompagnée par les chants du Choeur des lamentatori de la Confrérie de NotreDame des sept Douleurs et du Crucifié. La représentation treminée, commence le “viaggiu”: les fidéles défilent derrière le simulacre de l‟Ecce Homo et ils font le tour des sépulcres avec le son lugubre des tambours, à l‟occasion desserrés, et des crécelles (“tracculi”), dont le vacarme devrait renvoyer au chaos cosmique et à celui humain. Les reposoirs sont placés dans les absides des églises, ornés avec des pétales de fleurs, d‟autres produits et avec le “lavureddu” c‟est-à-dire des épies de blé cultivés dans l‟obscurité et pour obtenir en conséquence la couleur blanche. L‟Abbatti Matri et les Sépulcres ont inspiré l‟écrivain Alessio Di Giovanni qui les a chantés dans de magnifiques poèmes. Le jeudi, après la Messe, sont liès les cloches: l‟église est en deuil, les fidèles veillent. A Bivona l‟actuelle Via Crucis, qui remplace à partir des années soixante la traditionnelle visite de claque église, se déroule le soir et elle tourne dans les rues de la petite ville avec les réflexions des laïques à chaque station. Une fois, comme on lit dans Le Calendrier 2000 réalisé par la Scuola media di Bivona, “ la procession du Jeudi Saint commençait dela “batìa di jusu” (abbaye debas). A San Giovanni Gemini, le matin, le Crucifié et Notre-Dame des sept Douleurs sont déposés des autels, et le rosaire commence. Le soir, comme de partout, pendant la Messe se déroule le lavement des pieds. Autrefois cela se passait sur la place devant l‟église, où des jeunes dramatisaient la condamnation de Jèsus et ils veillaient jusqu‟au lendemain, jusqu‟à l‟arrivée des soldats pour la crucifixion. Le même jour à Lercara Freddi (tradition obblige) on peut admirer La Statua dell‟ultima cena en sucre et en pasta reale. A Santo Stefano Quisquina, après la messe le Nazaréen est placé dans un lieu orné de fleurs; dans le reposoir est réalisé, avec de la poudre de café et avec d‟autres aliments, un dessin représentant le calice et le pain. Jésus et Notre-Dame des sept Douleurs attendent dehors; à la fin de la Messe Sainte Marie est accompagnée à l‟interieur de l‟église avec un chant populaire, typique de Santo Stefano, lu recitu, qui raconte sa vie avec le Fils. Notrre-Dame des sept Douleurs est cunduite dans une autre église. A Cammarata, comme écrit toujours De Gregorio (pagg. 452-53) le soir des trois premiers jours de la semaine…. on récitait l‟office des ténèbres. Dans l‟église étaient allumées seulement six bougies sur le maître-autel et dans le choeur trois sur un roseau et quinze sur un triangle placé dans son milieu. A la fin de chaque psaume on en éteignait une et les autres étaient éteintes pendant le chant du “benedictus”. La dernière 18
bougie allumée était cachée derrière l‟autel pour réapparaître dans l‟obscurité avec un vacarme de trocculi. C‟était le Pange Lingua le chant qui accompagnait la procession du Saint Sacrement dans l‟église jusqu‟au sépulcre.. Celui qui prenait la Communion dans ces jours recevait une petite image avec le nom de l‟archiprêtre et de l‟année. Le Vendredi Saint c‟est un jour de passion, la tristesse pour ce qui se passera est évidante dans l‟air. Les gens, parmi lesquels beaucuop d‟étrangers, se pressent dans la place, impatients et insouciants des conditions atmosphériques. Des appareils photo, des caâméras video et, aujourd‟hui des vidéo-téléphones refont leur apparition, tout le monde se transforme en cameraman. Jésus est condamné et la Via Cucis commence. Notre Seigneur avance chargé de sa croix, suivi des larrons et entouré des soldats, tous en costume d‟époque. Plusieurs sont habillés de peuple. C‟est comme renouer dans le temps, dans la ville de Jérusalem qui dans peu de temps aurait été détruite par les Romains de l‟empereur Tite. On fait les différentes stations, les trois chutes, la rencontre avec la Mère et Jean, les Saintes Femmes, le Cireneo, la Véronique et on arrive au monumental Calvaire, l‟un des plus beaux et paronamiques de la Sicile. Les Lamentatori ont accompagné le déroulement de la procession avec des chants rituels et typiques parmi lesquels le Lamentu de Stabat Mater (en dialecte l‟Abbatti Matri), un chant qui donne des frissons à cause des sensations fortes et tristes qui réussit à transmettre et qui, autrefois, comme nous informe le poète Alessio Di Giovanni, était porté dans toutes les rues du village du mois qui précède Pâsques. L‟après-midi se déroule dans chaque villane le même rituel avec la visite au calvaire, où il y a le Christ crucifié avec Notre-Dame des sept Douleurs. Le soir, après la Déposition du Christ se déroule la procession qui se terminera à l‟église Mère, formellement, pas avant minuit. Dans le silence très important de ce moment de l‟année liturgique, on écoute seulement les prières, les chants et le son de la fanfare qui, accompagnée dans ce cas particulier de la voix de tous les fidèles, entonne Ah si versate lacrime et O Maria, sei Madre dolente. L‟urne est portée sur les épaules. A Bivona Notre-Dame des sept Douleurs le matin part de l‟église de Sainte Claire, avec un cortège précédé des “anges” qui portent les symboles de la crucifixion. Tout près de l‟èglise Mère elle rencontre le Fils et ensemble ils procèdent vers le Calvaire. La procession avec le Christ mort est accompagnée du chant Populu me: la procession avec l‟urne – on lit ancore dans le Calendrier cité- commençait de l‟église Mère. En passant, nous disons qu‟ un des chants les plus fameux de la Sainte Semaine “ Marie passe de la rue nouvelle” est né justement ici et que la nouvelle rue est l‟actuelle rue Lorenzo Panepinto. A Lercara, autrefois, les bergers liaient pour mettre en sordine les sonnailles du bétails, les femmes ne faisaient pas le ménage et recrouvaint de noir les miroirs: en signe de deuil total. A Santo Stefano, pendant la procession du soir est proposé a nouveau Lu Recitu; tandis qu‟à San Biagio Platani entrent en scène les confréries des Signurara et des Madonnara. Pendant la procession le monde chante le Stabat Mater. Toujours dans le même village dans ces dernières années la dramatisation est en train de prendre pied. 19
A la procession de l‟après-midi de Castronovo participent, entre d‟autres, en costume, les Saintes Femmes, la Véronique, Saint Jean et quatre soldats romains. A Cammarata le chant traditionel est Popule meus, pendant que la cadence de la procession est dictée du tambour des Verts, c‟est-à-dire de la Compagnie du Sacrement. Après le Concile Vatican II beaucoup de choses ont changé sinon dans la substance dans la forme. L‟Eglise, justement, ne peut pas tolérer que la tradition extérieure, à laquelle elle n‟est absolument pas contraire, prenne le dessus sur les aspects théologiques, liturgiques et pastoreaux. Mais la tradition est enracinée, les nouveautés sont accueillies avec scepticisme et pas toujours perçu de la même façon par les uns et les autres. Par conséquent il est facile de comprendre que certaines incompréhensions naissent. A Casteltermini, ainsi qu‟à Calamonaci (l‟Orioles joué jusqu‟au 1978), il n‟y a aucune représentation, tandis que celle de Ribera, même si récente, est déjà un pâle souvenir. A Cattolica Eraclea, dans ces dernières années, on a rajouté, aux traditionnelles processions trois moments fondamentaux dramatisés : l‟entrée de Jésus dans la Ville Sainte, sa passion et morte, la Via Crucis. A Palazzo Adriano on célèbre les offices dans les deux rites, grecbyzantin et latin, avec des symboliques se rapportant aux enfers et au feu; à Burgio arrive quelque chose d‟impensable: pas une, mais quatre processions du Christ mort sur son lit. Trois se déroulent le matin, quand la Littichedda est portée par les Fratelli ( appartenents aux confréries), par les Parrini (Prêtres) et par les laîques qui pendant le parcours s‟annacanu se balancent en symbolisant leur douleur. Après la procession du soir, qui est accompagnée par la fanfare et du choeur des fidèles qui chantent Occhi mirate, on se gave de morue sèche, des sardines frites et des légumes variés, accompagnés de genereuses boissons. Toutes les couches de la société participent au banquet. A Alessandria della Rocca et non seulement, jusqu‟à des nombreuses années en arrière, tous les samedis précédents Pâsques étaient sonnellement célébrés par les différentes classes sociales et par les corporations : samedi des mastri (maîtres), des honnêtes hommes di la Bammina (Marie enfant). Aujourd‟hui on célèbre seulement le samedi di li burgii (paysans), pendant lequel on prélève le simulacre de la Madonna della Rocca et on l‟apporte à l‟èglise Mère, où il demeura jusqu‟à Pâques. Pendant le samedi la pénitence continue. A minuit il y a la messe de la résurrection : les cloches sonnent à toute volée pour annoncer la résurrection du Christ, pendant que dans les maisons femmes et enfants, avec des rameaux de vigne ou des rameaux d‟olivier, balaient la maison en disant : Sors diable, qu‟entre Jésus : c‟est Pâques. A midi, avec un cérémonial identique dans tous les villages de la zone, se passe la rencontre entre Jésus et sa Mère qui dans un premier instant ne croit pas aux mots de l‟Archangel Michel qui lui annonce l‟heureuse nouvelle et après elle se précipite pour embrasser son Fils. 20
A San Biagio Platani la rencontre se passe sous l‟arc central dans l‟espace neutre des deux confréries ; a Cianciana, autrefois, au moment de la rencontre les cifararii, confrères c‟est-à-dire ceux qui portent à main, au lieu des cierges allumés, des hampes surmomtés de croix et ornés de rubans et d‟anneaux, de petits grelots, de sonnettes etc., ils lèvent d‟une manière solennelle leurs cifari pendant que les maîtres des fusées auteurs de la fête tirent continuellement des pétards (G.Pitrè, cit.,pag 131). La tradition de Cianciana avait été reprise par le village du Burgio; ce serait intéressant de la rétablir, ainsi l‟usage de l‟épreuve pour déterminer celui qui doit enlever l‟épingle du manteau noir de Marie au moment de la rencontre avec le Ressuscité. L‟après-midi à Prizzi il y a le bal des diables , avec toutes ses significations symboliques; a San Biagio a partir de zéro heure, on peut admirer les fantasmagoriques Archi di pane ( Arcs de pain) dont aucun écrivain, même le plus beau et préparé, réussira a rendre par écrit les formes, les couleurs, et les sensations éprouvées. Le lendemain c‟est de partout lundi de Pâques . A Bivona on fête la Madonna dell‟Olio (la Madonne de l‟huile et….Qui a eu, a eu des cassate de Pâques)2.
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Cassata est un gâteau sicilien.
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Bibliografia essenziale: Eugenio Giannone (a cura di), La Settimana Santa nella Montagna agrigentina e paesi viciniori, ITCG L. Panepinto, Bivona, 2000; (testo di riferimento). Giuseppe Pitrè, Spettacoli e feste popolari siciliane, Palermo, 1881; rist. del 1978 a cura di A. Rigoli. Don Onorio Scaglione, La Settimana Santa, fede, teologia, tradizione, Castronovo di Sicilia, 1999. Mons. Domenico De Gregorio, Cammarata, Agrigento,1986. AA.VV., Burgio (Collana ViaggioinSicilia), G. E. Kalòs, Palermo,2001. Angelo Abella, Lu Lamentu della Settimana Santa a Cianciana, (tesi di laurea), aa. 2003/04, Università di Palermo. Lorenzo Gurreri,Cattolica Eraclea, storia arte natura tradizioni, Comune di Cattolica Eraclea, 1990.
Lucca Sicula, Parrocchia Maria Ss. Immacolata: “Il Riscatto di Adamo” per le vie della Città
Un sentito e sincero ringraziamento ai prof. C. Comparetto, V. Ferrantelli, S. Panepinto, frau I. Goeller, I. Spicola. Repertorio fotografico Le foto si riferiscono alla Settimana santa di Cianciana o San Biagio Pl., salvo diversa indicazione. Sono di Giuseppe Di Maria le foto a pag. 2 e 3. Sono di Ingrid Goeller le foto a pag. 4,5,9,10 e quella di copertina Sono di V. Ferrantelli le foto a pag. 7, 8, 13 e 14. Esse si riferiscono alla Settimana santa di Burgio. La foto di Lucca è della Parrocchia indicata in didascalia. Le altre sono di E. Giannone.
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