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DIOCESI DI LIVORNO

Ufficio per la pastorale della famiglia Commissione percorso di formazione al matrimonio

Orientamenti metodologici per i percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio “Più che mai necessaria ai nostri giorni è la preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare. In alcuni Paesi sono ancora le famiglie stesse che, secondo antiche usanze, si riservano di trasmettere ai giovani i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare, mediante una progressiva opera di educazione o iniziazione. Ma i mutamenti sopravvenuti in seno a quasi tutte le società moderne esigono che non solo la famiglia, ma anche la società e la Chiesa siano impegnate nello sforzo di preparare adeguatamente i giovani alle responsabilità del loro domani. Molti fenomeni negativi che oggi si lamentano nella vita familiare derivano dal fatto che, nelle nuove situazioni, i giovani non solo perdono di vista la giusta gerarchia dei valori, ma, non possedendo più criteri sicuri di comportamento, non sanno come affrontare e risolvere le nuove difficoltà. L'esperienza però insegna che i giovani ben preparati alla vita familiare in genere riescono meglio degli altri. Ciò vale ancor più per il matrimonio cristiano, il cui influsso si estende sulla santità di tanti uomini e donne. Per questo la Chiesa deve promuovere migliori e più intensi programmi di preparazione al matrimonio, per eliminare, il più possibile, le difficoltà in cui si dibattono tante coppie a ancor più per favorire positivamente il sorgere e il maturare dei matrimoni riusciti.” (Familiaris Consortio n.66)

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INDICE -­‐Introduzione -­‐Indicazioni metodologiche -­‐Il percorso: le schede degli incontri a) Riscoperta dei fondamenti della fede e del matrimonio (n.8 schede) b) L’affettività (n.8 schede) c) Rinnovazione della professione di fede battesimale

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INTRODUZIONE

“ Il Padre illumini i vostri occhi per farvi comprendere a quale speranza siete stati chiamati” (Ef. 1,18)

Perché un percorso di preparazione al matrimonio? Sono agli occhi di tutti i problemi che affliggono la nostra società e come essa, in questi ultimi anni, si stia man mano indirizzando verso un individualismo sfrenato che porterà ben presto al suo sgretolamento. Se concordiamo che la famiglia sia la cellula fondamentale di questa società, allora la priorità sulla quale la Chiesa deve puntare per poter dare una svolta a questa tendenza è quella di generare coppie che possano in qualche modo contrastare l’individualismo imperante con delle basi forti che le aiutino a vivere il loro rapporto di amore nella pienezza della fede in Cristo. I giovani che si preparano al matrimonio e chiedono alla Chiesa di benedire le loro nozze, vivono un momento particolare, se non eccezionale, della loro esistenza e sono generalmente disponibili all’ascolto e al coinvolgimento . E’ allora questa un’occasione unica per aiutarli a maturare un’adesione adulta alla fede cristiana pensando che è la prima volta che vengono autonomamente a chiedere alla Chiesa un sacramento. Certo il peso della tradizione e il fascino della celebrazione nuziale in chiesa sono grandi, ma altrettanto forte è la volontà in tanti di volere continuare ad essere e sentirsi cristiani. Cosa fare per questi giovani? E’ sufficiente sacramentalizzare il loro amore? Cosa proporgli? Rispondono a questa domanda i Vescovi italiani: “La preparazione al matrimonio e alla famiglia deve partire da una rinnovata presentazione del Vangelo dell’amore, per molti concreta possibilità di contatto con la comunità cristiana dopo anni di lontananza, che trova in Cristo crocifisso e risorto, la sorgente, il modello, la misura e la garanzia dell’amore cristiano tra i coniugi.” (Mons. Simone Giusti) Perché un “sussidio” diocesano per il percorso di preparazione al matrimonio? La Chiesa è comunità che vive in comunione. Essa accoglie giovani che chiedono il matrimonio “in chiesa” cercando di far loro gustare la realtà bella della comunione in Cristo e con Cristo, per cui anche l’adozione di un percorso diocesano, comune per tutte le parrocchie, può essere l’occasione per sperimentare e far sperimentare l’essere in comunione con la chiesa del territorio. Il sussidio vuole essere una “traccia” che aiuti tutte le comunità a seguire un percorso unitario, pur con gli adattamenti che saranno necessari per le diversità che caratterizzano le varie parti della Diocesi.

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INDICAZIONI METODOLOGICHE “Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni” (Rm 14,1). Il perché di un “metodo” Ci sembra importante sottolineare innanzitutto che questo sussidio parte dall’attenzione alla realtà di oggi ed è frutto di esperienze maturate da alcune coppie nell’ambito del loro impegno nelle parrocchie per la preparazione delle coppie al matrimonio. I contenuti, indicati anche a livello regionale nell’incontro tenutosi a Massa nel gennaio 2012, sono quelli di un itinerario, nel quale, oltre a dare le basi per un’affettività vissuta nella sequela di Cristo, si cerca di far “riemergere” negli sposi quei fondamenti della fede che essi hanno ricevuto quando erano bambini nei loro percorsi catechistici. La metodologia è radicata nell’esperienza, nel “già provato” che ha riscosso consensi e prodotto frutti. L’obiettivo e’ far sì che gli incontri non si riducano a cicli di lezioni o conferenze, ma siano momenti di evangelizzazione e catechesi, che possano aprire alla preghiera e al desiderio della vita liturgica e sacramentale. E’ importante coinvolgere e interessare le coppie così da stimolarle a fare una significativa esperienza di fede e di vita ecclesiale. Il percorso dovrà essere un cammino comune che tenga comunque sempre conto delle persone che lo intraprendono e che dovrà essere adattato, diversificato, accelerato, rallentato, per riuscire a camminare al fianco delle coppie come Gesù con i due discepoli lungo la strada verso Emmaus. Il percorso di preparazione al matrimonio non deve essere inteso solo come un vero e proprio “itinerario di fede”, ma anche come un cammino educativo, un processo personale ed insieme comunitario, graduale, progressivo, capace di individuare, con diligenza e con amore, lo stadio in cui ciascuno si trova ed i passi successivi da compiere per avvicinarsi sempre più alla meta e al fine da raggiungere e per questo deve essere articolato in varie fasi. Per prima cosa, quindi, le coppie che vengono a cercare una comunità cristiana per celebrare il matrimonio, dovranno essere accolte e accompagnate in un cammino che agevoli l’incontro con Gesù Cristo e la sua Chiesa, al fine di offrire loro la possibilità di scegliere, se lo vorranno, di essere cristiani, di celebrare e costruire una famiglia cristiana la quale vive in una comunità cristiana e in essa in un gruppo di famiglie cristiane. La loro scelta, infatti, è la “prima ed autonoma” nella scelta dei sacramenti dato che, quelli precedenti, battesimo, riconciliazione, eucaristia e confermazione, sono stati scelti per loro dai genitori. E’ bene infine sottolineare che questo percorso dovrà essere considerato come la prima parte di

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un cammino più lungo, che non dovrà essere limitato al tempo che precede immediatamente il matrimonio, ma che dovrà consentire di accompagnare le coppie anche nei momenti successivi alla celebrazione del sacramento, in modo che possano vivere i propri anni futuri non da sole ma sentendosi parte di una più grande famiglia nella quale possano trovare un aiuto nei momenti di difficoltà che inevitabilmente si troveranno ad affrontare. In sintesi, la preparazione al matrimonio va vista ed attuata come un processo graduale e continuo al quale devono partecipare, sentendosi impegnate, la famiglia cristiana e la comunità ecclesiale. L’accompagnamento Nell’itinerario proposto, i fidanzati dovranno essere accompagnati da un gruppo di persone (team) costituito dal Parroco/Diacono e da una o più coppie di sposi, in relazione al numero dei partecipanti (a tale proposito si raccomanda che i gruppi non superino le 7 -­‐ 8 coppie). Particolare attenzione dovrà essere prestata alla scelta delle coppie di sposi cosiddette “animatrici” che dovranno essere adeguatamente formate e preparate a livello umano e spirituale e che dovranno essere per i fidanzati dei riferimenti importanti dai quali poter attingere una “esperienza di vita”. L’articolazione degli incontri dovrà svilupparsi secondo una metodologia per quanto possibile innovativa, originale, coinvolgente e significativa. Gli incontri, ai quali dovranno essere presenti tutti i componenti del team, a prescindere dall’argomento, potranno svolgersi nei locali parrocchiali o, se possibile, alcuni anche nelle case delle coppie animatrici, proprio per trasmettere, anche con tale scelta, il carattere di “familiarità” dell’intero percorso e per testimoniare la dimensione sponsale dell’accoglienza.. L’itinerario Sottolineiamo ancora una volta che l’itinerario può essere adattato alla singola realtà parrocchiale e alle singole coppie di fidanzati, prevedendo percorsi diversi, ma con stesso obiettivo, per quelle coppie che per vari motivi (familiari, lavorativi, di salute ecc.) si trovino impossibilitati a seguire l’itinerario proposto. Riguardo l’articolazione delle varie tappe “L’itinerario di preparazione al matrimonio dovrà motivare nei fidanzati l’importanza della vita di fede nella famiglia che stanno per formare” (cfr. La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia CEI 1989) e per raggiungere tale scopo, si propone la seguente articolazione: −

presentazione delle coppie alla comunità;

incontri (16) da svolgersi orientativamente da ottobre a maggio;

benedizione delle coppie impartita dal Vescovo;

la professione di fede da farsi in una data significativa per la comunità.

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Particolare importanza andrà dato anche al momento in cui la coppia si rivolge per la prima volta al Parroco per chiedere di poter celebrare il matrimonio in Chiesa proprio perché le sensazioni che i giovani, specie se assenti da tempo dalla Chiesa, percepiranno nell’occasione potranno condizionare l’itinerario loro proposto. In particolare: .

Presentazione delle coppie alla comunità: deve essere intesa come prima tappa, significativa, di un percorso, che li condurrà alla celebrazione del matrimonio davanti a Dio, ma avente come testimone l’intera comunità parrocchiale. Proprio quest’ultima dovrà essere sensibilizzata a sentirsi responsabile dell’avvenire della giovane coppia, da accogliere, aiutare, in qualche modo “coccolare”. La presentazione dovrebbe avvenire nel corso di una celebrazione eucaristica, e possibilmente significativa per i giovani e/o per la comunità, nel corso della quale si dedicherà un momento alla consegna de “Il nuovo Rito del Matrimonio”.

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Incontri: saranno 8 sul tema della riscoperta dei fondamenti della fede e del matrimonio, e 8 su argomenti a carattere affettivo. I relatori principali saranno rispettivamente il Parroco/Diacono e le coppie animatrici/gli esperti.

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Benedizione del Vescovo: verrà fatta per Vicariato e saranno stabilite delle date già all’inizio dell’anno.

Suggerimenti per l’organizzazione degli incontri Questi alcuni suggerimenti riguardo l’organizzazione e la conduzione degli incontri. §

Mettere sempre al centro la “Parola” (Bibbia/ Vangeli).

§

Creare un clima di familiarità, di attenzione, di ascolto, di confronto, di gioia, con lo scopo di suscitare nei giovani domande appropriate e far emergere gli interrogativi presenti anche se nascosti, per identificarli con precisione ed individuarli insieme, con delicatezza e discrezione, ma con altrettanto coraggio.

§

Programmare gli incontri con sufficiente anticipo (data ed orario, che va rispettato) coinvolgendo le coppie di fidanzati allo scopo di andare incontro alle loro esigenze particolari (lavorative, di studio, familiari).;

§

Tenere gli incontri nei locali parrocchiali, nelle abitazioni delle coppie animatrice o, a secondo del tema trattato, in luoghi particolarmente significativi (comunità religiose, comunità di carità ecc.).

§

Prevedere momenti ricreativi come cene condivise, uscite insieme, gite, ecc..

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§

Utilizzare audiovisivi e tecniche di animazione, in tema con l’argomento da trattare, avendo cura di programmare con attenzione i tempi da rispettare.

§

Svolgere almeno uno degli incontri sotto forma di “ritiro”, da preparare con anticipo tenendo conto delle esigenze delle coppie e del cammino “spirituale” percorso.

Le schede e le tappe degli incontri a) Riscoperta dei fondamenti della fede e del matrimonio (n. 8 schede) 1. La scelta di fede: che cercate? 2. Il progetto di Dio sull’uomo: Dio è amore 3. Gesù: l’amore di Dio ci raggiunge in Gesù 4. La Pasqua: la passione, morte e resurrezione di Gesù centro della nostra fede 5. La vita nello Spirito: essere discepoli di Cristo 6. I due saranno una sola carne: amarsi come Dio ci ama 7. Impariamo a pregare: la coppia dialoga con Dio 8. Gli sposi, i celebranti: prepariamo insieme il rito b) L’affettività (n. 8 schede) 1. Ci presentiamo … ci conosciamo. Chi siamo noi e perché siamo qui. Chi siete voi e perché siete qui 2. Bene o Amore? Possiamo voler bene ad un amico, ad un animale … Decido di amarti. Ciò ci rende liberi di amare per tutta la vita 3. Dialogo e comunicazione. La buona comunicazione. Il buon ascolto 4. I conflitti nella coppia. Litigio e perdono. Conflitto come crescita 5. Regalami ogni giorno la tua fedeltà. Non è un diritto ma una promessa. Fedeltà come reciproca Grazia divina 6. I primi tarli … Interni: gelosie, routine, trascuratezza … Esterni: parenti, amici,lavoro … 7. Paternità e maternità responsabile. Significato unitivo, procreativo e fecondo del rapporto coniugale. Metodi naturali

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8. Dimensione giuridica del matrimonio. Patto tra uomo e donna. Vere intenzioni o nullità c) Rinnovazione della professione di fede battesimale (n.1 scheda)

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Riscoperta dei fondamenti della fede e del matrimonio Schede per un itinerario biblico teologico con i fidanzati

1^ Scheda

La scelta di fede: che cercate? Scopo In parallelo all’approfondimento del significato del matrimonio cristiano, i fidanzati vengono aiutati a riscoprire i fondamenti della propria fede. Nel primo incontro si cerca di approfondire le basi umane e di fede dalle quali ciascuno parte, iniziando anche a promuoverle come cammino di coppia. Contenuti da sviluppare I giovani fidanzati sono persone libere che scelgono responsabilmente di sposarsi in Chiesa come segno della loro fede cristiana. Essi rifiutano i formalismi, il matrimonio religioso come semplice frutto di una tradizione o di un fatto di folclore. Sono resi consapevoli del giuramento che dovranno fare dinanzi a Dio prima di sposarsi e pertanto verificano con serenità e serietà le loro intenzioni e si aprono a un cammino di crescita nella fede e di conversione non nascondendo né i loro dubbi né le loro obiezioni alla Chiesa. Riferimenti al CdG/2: capitolo 1, Che cercate? Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Gv 1, 35-39) Spunti per lo svolgimento del tema (Catechismo dei Giovani - 2 Cap. 1, Che cercate? p.13) Si scopre che non bastiamo a noi stessi, non ci bastano le nostre piccole abitudini e nemmeno i riti settimanali e quasi doverosi del divertimento. La vita che si apre davanti provoca desideri, ma sveglia anche la consapevolezza che tocca a noi trovare la strada per realizzarli e poi mettersi in cammino. La vita è avventura affascinante, ma anche progetto serio, da gestire personalmente. E mentre nasce la voglia di girare il mondo per conoscerlo, cresce anche la necessità di imparare a fermarsi per riflettere e comprendere. Infatti nei momenti e nelle circostanze in cui bisogna operare scelte decisive per tutta l’esistenza, spesso diventa arduo distinguere il bene dal male, i veri dai falsi maestri. Questa voglia di cercare, questa passione che si rigenera dopo ogni tentativo di dissetarla, ricorrendo a volte a miscugli più o meno sofisticati, ci dice quanto sia “capace”, spazioso lo spirito dell’uomo e quanto debba essere grande ciò che può riempirlo. Questa grandezza non ci scoraggia: ci spinge invece a trovare concretamente qualche percorso. Scopriremo allora che voglia di cercare e passione di trovare non girano a vuoto. E’ Dio stesso che la suscita in noi; sono una promessa, non un miraggio. Possiamo scoprire che egli ha preceduto la nostra stessa ricerca.

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Dio cammina con gli uomini, è già al nostro fianco per garantire una meta al nostro cammino, per essere lui stesso la meta, la risposta al bisogno di incontrare qualcuno che con la sua amicizia riempie il nostro cuore. Dialogo/Confronto Probabilmente molti dei fidanzati sono motivati da un desiderio sincero di fede, ma possono avere anche tanti dubbi sul Credo e molte perplessità sulla morale cattolica. È bene che dubbi e perplessità emergano all’inizio del cammino dopo aver fatto loro notare che domande e dubbi sulla fede indicano interesse e intelligenza; molto peggio è il disinteresse. Si invitino i fidanzati a porsi alcune domande simili alle seguenti: 1) Qual è stata la più bella esperienza di fede della mia vita? 2) Come vivo oggi il mio essere cristiano? 3) Cosa mi rende oggi dubbioso o lontano o indifferente dalla vita della Chiesa? 4) Sposarmi in Chiesa è una mia libera scelta? Perché? Conclusione L’incontro termina con la recita del Padre nostro od altra preghiera adatta. Impegno da assumere I giovani si impegnano a trovare nella loro giornate, dei momenti di preghiera, personali e di coppia, per manifestare al buon Dio tutto il loro affetto e la loro fede. Approfondimenti Catechismo dei Giovani – 2 Cap. 1 pagg. 14-15

2^ Scheda

Il progetto di Dio sull’uomo: Dio è amore Scopo Sovente i fidanzati hanno un’idea non corretta di Dio perché il catechismo li ha, sì, informati sul Dio biblico, ma se non ha creato dei processi formativi, non ha fatto maturare in loro la coscienza e la conoscenza del Dio di Gesù Cristo: Dio buono e misericordioso. Contenuti da sviluppare Il nostro Dio è il creatore, è il redentore, è luce, spirito, amore. È Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Figlio per noi è stato pronto a dare la vita. Il Signore ha creato l’universo e l’uomo per un fine di libertà e di bene. Ha creato tutto per la vita e l’immortalità. La presenza del male ostacola il raggiungimento di questo fine ma non ne impedisce la realizzazione perché la grazia di Dio è più forte di qualunque opposizione. Come i genitori generano i figli, pur sapendo che nella vita dovranno anche soffrire, perché consapevoli che il dono della vita è immensamente più grande di qualunque dolore che dovranno 10


affrontare, così il buon Dio, pur sapendo che le creature e l’uomo avrebbero fatto un uso non sempre buono del dono dell’esistenza e della libertà, ha creato l’universo e l’umanità perché il dono della vita è immensamente più grande di qualunque croce da portare e poi perché il Signore non avrebbe mai lasciato sole le sue creature. Quando c’è da portare una croce o salire un calvario l’uomo non è mai abbandonato a se stesso: Gesù gli è accanto e con lui l’uomo scopre che ogni giogo e lieve è soave. In questa tappa si dovrà pertanto far comprendere che il Signore è buono e misericordioso, ha creato tutto per amore. L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e quindi capace di amare nella libertà. Riferimenti al CdG/2: Il capitolo 1, Che cercate? In particolare: pp. 21, 29, 40,41,42,43. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Gen 1, 1-31) Spunti per lo svolgimento del tema e indicazioni metodologiche Dopo aver letto il brano della Genesi si aiuti il gruppo a scoprire quali sono le intenzioni della Sacra Scrittura che non vuole affermare come è avvenuta la creazione ma il perché di essa. (è opportuno che ciascun partecipante abbia a disposizione il testo biblico, meglio l’intera Bibbia invece di una semplice fotocopia di qualche brano). Approfondimenti “Dio è amore” (1 Gv 4, 16): in questa rivelazione dell’amore come essenza della natura divina consiste la novità del messaggio cristiano su Dio, e da essa conseguono numerose altre affermazioni riguardanti la vita e il mistero di Dio in sé e nella sua relazione con l’uomo. Nell’uomo l’amore coincide con la volontà del bene, è una forza unitiva che “trasforma l’amante nell’amato (…) cosicché nulla di ciò che appartiene all’amato rimanga disunito dall’amante” (Tommaso d’Aquino, III Sent., d.27, q.1, a. 4), l’amore è , nella sua espressione più pura e più alta, “l’amore col quale si ama un essere volendo il suo bene” (Tommaso d’Aquino, Summa Th., I-II, q.26, a. 4), ossia amandolo per se stesso senz’altro fine che il bene di colui che si ama. In Dio le caratteristiche dell’amore non sono solo analoghe a quelle dell’amore umano, ma contengono delle perfezioni e delle dimensioni che sono sconosciute all’uomo, perché fanno parte del mistero della vita intima di Dio. “Dio è amore” significa infatti rivelare anzitutto il mistero dell’amore trinitario che è presenza viva dell’amore di Dio per l’uomo e per la creazione intera; ma significa anche svelare il mistero stesso di Dio, del suo essere che è appunto amore. Ciò comporta allora che anche gli attributi dell’essere di Dio - la semplicità, la perfezione, l’infinità, l’onnipotenza, l’onnipresenza provvidente, l’immutabilità, l’eternità, l’unità, la bontà che si manifesta come dono gratuito di essere alla creazione intera – sono anche gli attributi dell’amore che è Dio. L’amore dell’uomo, quanto più diviene vero amore, ossia volontà del bene autentico e quindi di Dio che è il sommo bene, rende l’uomo capace di vivere, secondo quanto è possibile, non la sua ma la stessa vita di Dio; rimane per lui il compito sempre attuale di rinnovarsi nell’amore, nella consapevolezza della distanza che sempre separa la propria capacità di amare, dall’amore che è Dio.

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Dialogo/Confronto Dopo questa riflessione sulle pagine del Genesi si invitino i fidanzati a pensare quale sarebbe stata la sorte dell’umanità se l’Onnipotente e buon Iddio non si fosse preso cura di noi. Si può far questo con le seguenti domande o altre simili. Chi sarebbe l’uomo senza il buon Dio? Quale sarebbe la sua storia? Quale il suo fine? Quali i valori per cui vivere e morire? Quale speranza? Il pianeta Terra non è al centro dell’universo né il più grande. È uno dei tanti e fa parte di un universo immenso e incredibilmente grande. Solo grazie alla bontà di Dio l’uomo non è una insignificante formica dell’universo bensì è suo figlio, una sua creatura amata, curata, continuamente ricercata e infinite volte perdonata. Preghiera conclusiva (Salmo 34) (A cori alterni) Impegno da assumere Prendere in mano la Bibbia e cominciare a familiarizzare con essa, leggendone qualche pagina. Approfondimenti Confronto del brano letto nell’incontro con l’altro racconto della Genesi (Gen 2,1-4a; Gen 2, 4b25).

3^ Scheda

Gesù: l’amore di Dio ci raggiunge in Gesù Scopo Favorire l’incontro fra i giovani e la persona di Gesù e il suo messaggio. In Gesù l’amore di Dio li raggiunge e li chiama alla conversione. Li apre al progetto del Regno e li chiama a un rapporto intimo e personale con lui. Dio non è lontano, è più intimo all’uomo di se stesso. La consapevolezza di questa vicinanza aiuterà la coppia a vincere le proprie paure e a edificare la loro famiglia sulla roccia della presenza amorevole di Cristo. È Gesù il Signore della mia vita? È al centro della nostra vita di coppia? Dalla risposta a questi interrogativi dipende la vita religiosa e cristiana delle giovani coppie. Dipende il significato del matrimonio che vogliono celebrare e della famiglia che intendono edificare. Contenuti da sviluppare Il buon Dio vuol bene all’uomo e non lo lascia solo. In Gesù l’uomo è raggiunto dalla presenza anche visibile di Dio. L’uomo può vedere, udire, parlare, toccare, il Verbo che si è fatto carne. Il buon Dio vuole che ogni uomo viva appieno il dono della vita che gli ha fatto e pertanto in Gesù ha portato a compimento l’annuncio del Regno, ha indicato all’uomo, attraverso la sua concreta testimonianza d’amore in parole e opere, la via della salvezza. I fidanzati trovano nel messaggio evangelico la luce per progettare e edificare la propria famiglia. Riferimenti al CdG/2: il capitolo 3, Chi dite che io sia? 12


Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Mt 3, 13-17) Spunti per lo svolgimento del tema Chi è Gesù? Non è facile rispondere a questa domanda, perché nella persona, nelle azioni e nelle parole di Gesù c’è come una tensione: da una parte, la sua pretesa di essere il Figlio di Dio e le opere potenti che la manifestano; dall’altra, la sua realtà così fragile, quotidiana, che sembra smentirla. Da una parte i miracoli, dall’altra la croce. Di fronte al mistero di Gesù, che interpella e inquieta, ogni uomo deve trovare personalmente la risposta. E’ una risposta personale, che non si può delegare a nessuno. L’interrogativo “chi è Gesù” è il filo conduttore dei Vangeli. Essi si presentano come racconti, all’interno dei quali si svolge un dibattito: personaggi differenti dicono il loro parere intorno a Gesù e prendono posizione, chi in un modo e chi in un altro. In una pagina molto densa collocata proprio al centro del suo vangelo, l’evangelista Marco sembra voler riassumere l’intero dibattito. Gesù stesso pone la domanda:”chi dice la gente che io sia?” La gente pensa che egli sia un profeta, per i discepoli invece egli è il Messia. Interviene Gesù stesso, precisando di essere il Figlio dell’uomo incamminato verso la croce. In quest’ultima affermazione nasce il contrasto tra Pietro, uno degli apostoli, e Gesù: oggetto di questo contrasto sono la messianicità di Gesù, cioè il suo essere inviato da Dio per la salvezza dell’uomo, e la croce, due aspetti che sembrano elidersi ma che in realtà debbano essere collegati nella loro unicità se vogliamo cogliere la vera identità di Gesù. La messianicità di Gesù si realizza infatti proprio attraverso la sua morte in croce. E’ la croce la discriminante per accogliere o rifiutare Gesù, per dare di lui una risposta o un’altra. La croce è la chiave per comprendere anche la sua umanità e contemporanea divinità. Fin dall’inizio della sua opera Gesù si presenta come figlio di Dio, non soltanto tramite l’annuncio ma come uno che, in un modo del tutto particolare, questa realtà la sperimenta e la vive. E’ una rivelazione graduale, lasciandosi scoprire più che dichiarandosi apertamente. Gesù ha comunque vissuto con lo sguardo rivolto a Dio più che a se stesso ed ha parlato molto meno di sé che di Dio. Ma proprio parlando di Dio ha rivelato se stesso: ci ha fatto capire di essere Figlio parlando di Dio come padre. Anche il modo di insegnare è manifestazione indiretta dell’identità di Gesù. Il suo insegnamento infatti assume fin da subito un carattere di novità ma soprattutto di insolita autorevolezza. Tutto della vita di Gesù porta insomma a concludere che davvero Gesù è il Figlio di Dio, egli è la manifestazione storica, accessibile, di quel Dio che l’uomo va cercando a tentoni. Dialogo e confronto Gli animatori invitino i giovani a un momento di confronto nel quale porre loro la seguente domanda: Ma voi chi dite che sia Gesù? È importante che i giovani abbiano un momento di raccoglimento per interrogarsi e rispondere nel silenzio del loro cuore al quesito posto. Preghiera conclusiva O Cristo nostro unico mediatore, tu ci sei necessario per venire in comunione con Dio Padre; per diventare con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, 13


suoi figli adottivi; per essere rigenerati nello Spirito Santo. Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo. Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono. Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità tra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace. Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione. Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci della disperazione e della negazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno. Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli. (Giovanni Battista Montini, Lettera Pastorale, Quaresima 1955) Impegno da assumere Riaccostarsi al sacramento dell’Eucaristia. La coppia riconosce Gesù come Signore della propria vita e ogni domenica mette Gesù e l’incontro con lui al primo posto imparando ad organizzare il proprio tempo libero in modo che vi sia sempre la partecipazione all’Eucaristia festiva. Approfondimenti Lettura del CDG/2 ed in particolare delle parole di san Giustino (vedasi p. 98) Proporre testimonianze di “santi moderni” (es. Chiara Luce Badano) che ci dicono concretamente cosa può significare accogliere Gesù e convertire la propria vita. A corollario di queste tematiche verranno accennate anche altre questioni quali: realtà e storicità della persona di Gesù, storicità dei Vangeli.

4^ Scheda

La Pasqua: la passione, morte e resurrezione di Gesù centro della nostra fede Scopo La stima verso il messaggio evangelico nei giovani è ancora oggi grande. Verso Gesù c’è un affetto sincero ma il dramma della redenzione viene percepito con molta fatica. Si riconosce la validità del Vangelo per la vita personale e sociale, ma quanta difficoltà a viverlo. In questa tappa si intende aiutare i giovani ad entrare nel “cuore” di Dio e nel suo desiderio di veder tutti i suoi figli salvi, di vedere tutta la vita dell’uomo redenta. Il disegno di Dio sul 14


matrimonio si dispiega pienamente nell’amore sponsale con il quale Gesù ama la sua Chiesa, sino a dare per lei la vita. Il matrimonio trova la sua luce nel mistero pasquale. Contenuti da sviluppare Questa tappa è incentrata sulla figura di Gesù di Nazareth, sul perché della sua morte, sul mistero della sua risurrezione, sulla redenzione che egli ha compiuto per tutta l’umanità, sulla vita eterna donata a coloro che credono in Gesù. Riferimenti al CdG/2: capitolo 4, La Pasqua. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (At 2, 22-24.32-33.36) Spunti per lo svolgimento del tema I Vangeli hanno dato una sottolineatura particolare agli eventi della passione, crocifissione e resurrezione di Gesù. In tutti e quattro i Vangeli, infatti, il racconto degli ultimi giorni della vita del Signore occupa uno spazio quasi sproporzionato rispetto al resto della narrazione. Perché questa attenzione e una stesura così ampia degli avvenimenti? Anzitutto, la croce fu vista come la manifestazione suprema dell’amore del Padre e del dono di Gesù, il gesto che fa toccare con mano l’inesauribile amore di Dio verso di noi. C’è poi un secondo motivo: la passione è uno scandalo da superare. La croce potrebbe essere infatti definita innanzitutto come uno “scandalo teologico”, perché non si tratta soltanto di accettarla come un momento qualsiasi della vicenda del Messia, ma come il luogo privilegiato in cui Dio si è rivelato nella sua realtà profonda e nella sua forza vittoriosa. Ma non solo questo. La croce è anche uno “scandalo umano”. La passione non riguarda soltanto Gesù, ma coinvolge l’esperienza della comunità cristiana. La passione di Gesù continua in quella dei discepoli. Ancora oggi la croce è scandalo e stoltezza, e il motivo è sempre il medesimo. Ma se per chi non crede la croce è scandalo e follia, per chi crede essa è sapienza e potenza. Potenza, perché proprio nell’apparente debolezza dell’amore e del dono di sé Dio ha salvato il mondo. Sapienza, perché il volto di Dio è fatto di amore: fare il segno della croce o portare una croce al collo deve essere testimonianza che, nella nostra povertà e fragilità, ci dichiariamo anche noi dalla parte di quell’amore capace di sacrificare la propria vita. I Vangeli nel narrare le vicende della passione, morte e resurrezione di Gesù si soffermano molto anche sulla cena che precede la passione stessa. Quello che del racconto dell’ultima cena ci colpisce in modo particolare è anzitutto il contesto solenne e festoso: la sala ben preparata, il banchetto, il vino caratterizzano la cena di Gesù in compagnia dei discepoli come un convito di gioia. E’ la Pasqua del Signore, la festa della salvezza e della liberazione. La gioia della cena di Gesù non trova unicamente la sua radice nel dono della libertà che Dio ci ha fatto e neppure soltanto nella promessa della salvezza futura, ma anche nella fraternità che già ora, attorno a lui, gli uomini possono costruire e gustare. Non a caso Luca, descrive la cena dei primi cristiani: Spezzavano il pane nelle case prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore. Il tratto centrale della cena è costituito dai gesti di Gesù sul pane e sul vino: il pane spezzato e offerto, il vino versato e le parole che ne commentano il significato: questo è il mio corpo che è dato per voi, questo è il mio sangue versato per voi. 15


Il corpo e il sangue stanno per tutta la persona, nella sua identità e nella sua azione. Il dono di Gesù non è soltanto la passione, ma la sua persona e la sua intera esistenza. Donare la vita è la verità di Gesù. Un altro elemento da sottolineare è che l’Eucarestia è istituita fra la constatazione del tradimento di Giuda e la profezia dell’abbandono di discepoli. Il dono di Gesù avviene nella consapevolezza dell’abbandono e del tradimento. E’ dunque un dono che scaturisce dal perdono. Gesù si è donato mentre veniva consegnato. La croce allora in che modo può essere considerata una “lieta notizia”? La croce è la rivelazione massima della solidarietà di Dio nei confronti dell’uomo. Una solidarietà così forte che non si lascia vincere dallo stesso rifiuto dell’uomo. Rifiutato da noi Gesù muore per noi. La croce è la rivelazione di chi è veramente Dio: un amore infinito superiore ad ogni immaginazione. C’è poi anche un secondo aspetto che fa della croce una lieta notizia. Essa mostra che la via dell’amore è vittoriosa: sembra perdente, ma è vittoriosa. La croce è una lieta notizia per tutti i martiri, per tutti coloro che spendono la loro vita al servizio di Dio, della giustizia e della verità. La resurrezione infatti è il segno che la via della fedeltà a Dio e del dono di sé fino alla croce è vincente. Dialogo e confronto È nella passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo che si svela il mistero della sua persona. È dalla meditazione della passione che ognuno può ricevere luce e forza per la propria fede. E’ opportuno suscitare una condivisione dei presenti con delle domande del tipo: E’ il vostro veramente un amore cristiano? Dareste la vita l’uno per l’altro? Siete pronti a sacrificarvi l’un l’altro per il bene della famiglia? Preghiera conclusiva Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli, Amen (San Francesco d’Assisi) Impegno da assumere Si invitino poi le coppie a compiere un gesto di fede e di adesione verso Gesù recitando la professione di fede riportata a p. 199 del CdG/2, Maestro cosa devo fare? Approfondimenti 16


Pagine del CDG/2: p. 152, Perché Gesù fu condannato a morte;, pp. 173-174, La risurrezione di Gesù è un fatto storicamente verificabile? e/o p. 169, Realtà, concretezza e novità della risurrezione; p. 154, Il mio corpo dato per voi. Visione del film: La Passione di Mel Gibson

5^ Scheda

La vita nello Spirito: essere discepoli di Cristo Scopo Ci sono delle esperienze che creano uno stacco nella vita; ci sentiamo cambiati. Un’amicizia profonda, l’ingresso nel mondo del lavoro, un lutto, una prova, un’esperienza intensa di amore che ci ha sorpresi: dopo ci sembra che tutto sia diverso. E’ perché siamo cambiati noi. L’esperienza di fede, l’incontro personale con Dio in Gesù è un evento che ci segna e ci dispone al cambiamento. La fede non è soltanto conoscenza di alcune verità o proposta di un ideale di vita. È un incontro che ci cambia, perché nell’esperienza di fede incontriamo l’azione dello Spirito stesso di Dio. Egli ci rende nuovi dentro, ci dischiude nuove possibilità. Scrive S.Paolo ai cristiani di Corinto:”se uno è in Cristo è una creatura nuova;le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”. Ma non è però possibile essere uomini e donne nuovi senza un coraggioso abbandono dell’uomo vecchio, così come lo definisce ancora S. Paolo, l’uomo non autentico, ripiegato su se stesso. Uomini e donne nuovi si diventa quando si ha il coraggio di una conversione profonda di una scelta netta e definitiva. Obiettivi e breve nota metodologica I giovani sono aiutati a: - comprendere che la vita morale cristiana è amare come Gesù ci ha amati; - sperimentare la libertà che viene dal vivere nella verità e nella carità; - vivere stabilmente in comunione con Dio e testimoniare la pace e la gioia che proviene dal rimanere in Cristo. Gli animatori abbiano sempre ben presente che la meta di questa tappa non è rispondere a casi di vita morale bensì aiutare i giovani, alla luce dell’annuncio evangelico ricevuto negli incontri precedenti, a sapere individuare da soli le coordinate teologiche fondamentali che dovranno aiutarli nella vita familiare e a sapere orientare in senso cristiano i loro comportamenti di sposi. A questo fine gli animatori del gruppo, durante il dibattito intervengano prevalentemente per orientare la discussione, ma non per dare le risposte. Non si abbia paura della fatica che i giovani dovranno compiere o delle ipotesi pagane che potranno essere formulate. Si sappia attendere e nel dialogo li si aiuti a trarre dai contenuti fondamentali della fede cristiana, le conseguenze morali e i comportamenti coerenti. Si abbia cura quindi di far emergere come fulcro di tutta la morale cristiana la sequela di Gesù. Vivere cristianamente non è rispettare tutta una serie di regole, bensì divenire discepoli di Gesù, vivendo con lui, vivendo come lui, vivendo per lui. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Ef 4, 4-6.15-16; 5, 1-2) 17


Spunti per lo svolgimento del tema Grazie alla fede il discepolo vede in Gesù una guida per il proprio agire: le sue parole, il suo esempio, il mistero della sua morte e resurrezione hanno in sé la luce di un preciso orientamento. Lo Spirito donato a ciascuno nel battesimo e poi negli altri sacramenti, rende possibile questo cammino, poiché ci suggerisce la volontà di Dio e suscita in noi la forza per poterla attuare. Lo Spirito ci mette in comunione con Lui, ci svela la sua persona e la sua comunione con il Padre. Esso non aggiunge niente alla rivelazione di Gesù, però la interiorizza e la rende presente in tutta la sua pienezza; ristruttura la nostra personalità offrendole un nuovo centro e un solido fondamento. Lo Spirito fa incontrare Gesù: l’orientamento di vita che ne scaturisce diventa punto di unificazione della personalità e criterio per ogni scelta e decisione. Uomini e donne nuovi sono allora giovani vivi, ricchi di umanità, piegati fino in fondo al servizio e all’amore, alle prese con i problemi, le difficoltà, gli entusiasmi e le incertezze di ogni giorno, che si affidano e fanno riferimento esplicito a Gesù di Nazareth e al suo progetto di vita, radicati dal suo stesso Spirito su di Lui, roccia indistruttibile. Per questo Gesù precisa: “ lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi guiderà alla verità tutta intera”. L’uomo animato dallo Spirito non sta più davanti a Dio nel timore e nella paura, ma nella libertà. I cristiani possono contare sulla potenza dello Spirito che si comunica loro mediante i suoi doni. La tradizione della Chiesa ne enumera sette: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Con la ricchezza e la novità dei suoi doni, lo Spirito offre a ciascuno lo spazio per seguire la propria vocazione, esprimere la propria originalità ed esercitare il proprio servizio. Nel corso del tempo la vita del cristiano si è concretizzata in precisi quadri di riferimento: i dieci comandamenti, le beatitudini, le opere di misericordia, le virtù, le varie forme di vita spirituale. Ma tutte queste indicazioni non eliminano la fatica del discernimento. Qual è il discrimine tra il bene ed il male? Che cosa vuole da me Dio qui e ora? Tutto si riassume certamente nel comandamento dell’amore ma qual è la migliore traduzione dell’amore evangelico nella mia situazione particolare? La fede non ci mette al riparo da dubbi e incertezze, dalla fatica della ricerca, ci dà però la fiducia che possibile conoscere e compiere il bene, poiché non siamo soli, soltanto con le nostre capacità umane. Quest’opera di discernimento si svolge nell’intimo di noi stessi, in un luogo che non è soltanto una facoltà psicologica, ma lo spazio sacro dell’incontro personale con la parola e la grazia di Dio: la coscienza. Ci dice il Concilio Vaticano II: “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza, si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo (GS, 16) Dialogo e confronto E’ opportuno suscitare una condivisione dei presenti con delle domande del tipo: Di fronte alla realtà problematica di oggi hai punti di riferimento che ti aiutano nel discernimento? Quali sono e come li utilizzi? Che valore attribuisci alla fede, alla speranza ed alla carità? Come le colleghi tra loro nella tua vita? Preghiera conclusiva. Signore, ti ringraziamo d'averci dato l'amore. Ci hai pensato insieme prima del tempo,e fin da allora ci hai amati così, l'uno accanto all'altro. Il nostro amore è nato dal tuo,immenso, infinito. Che esso resti sempre espressione genuina del tuo, senza che il gusto intenso di sentirsi vicini 18


attenui il sapore della tua presenza fra noi,e senza che il reciproco godimento delle cose belle che sono in noi ci allontani dal fascino della tua amicizia. Se per errore o per un malinteso affetto un giorno ci allontanassimo da te, fa' che il vuoto e lo squallore esasperanti della tua assenza ci scuotano profondamente e ci riportino alla ricerca immediata del tuo volto. Signore, che tutto di noi conosci,fa' che apprendiamo noi pure l'arte di conoscerci profondamente; donaci il coraggio di comunicarci integralmente le nostre aspirazioni,gli ideali, i limiti stessi del nostro agire. Che le piccole inevitabili asprezze dell'indole,i fugaci malintesi, gli imprevisti e le indisposizioni non compromettano mai ciò che ci unisce,ma incontrino, invece, una cortese e generosa volontà di comprenderci. Dona, Signore, a ciascuno di noi gioiosa fantasia per creare ogni giorno nuove espressioni di rispetto e di premurosa tenerezza; e fa' che la vita coniugale, che presto inizieremo, continui quest'arte creatrice d'affetto, che, sola, ci riporterà all'incontro continuo con te che sei l'Amore, da cui il nostro si è staccato come una piccola scintilla. Amen. (G.Perico) Impegno da assumere La coppia verifica la propria vita morale e come segno di una sincera volontà di formare una famiglia cristiana, assume almeno per un aspetto della propria vita personale e di coppia, un atteggiamento di conversione. Si inviti la coppia a celebrare il sacramento della Riconciliazione, nuovo Battesimo, dono della misericordia di Dio, per camminare insieme a Gesù con un cuore puro e libero. Approfondimenti Riferimenti al CdG/2: capitolo 7, Vita cristiana, vita nello Spirito. Letture: p. 321 Dalla lettera di san Paolo ai Galati; I Dieci Comandamenti; La vita nello Spirito Galati 5; L’inno alla carità 1 Cor. 13; Gv. 13, 31-38 ; Gv 14,1-29 ; Gv 15,1-17

6^ Scheda

I due saranno una sola carne: amarsi come Dio ci ama Scopo Sposarsi in Chiesa non è solo più bello e suggestivo: è soprattutto molto più impegnativo e molto più ricco. È più impegnativo perché i giovani scelgono di amarsi come Dio li sta amando, con la stessa totalità e radicalità di dono, senza egoismi e senza interessi, senza riserve temporali o casuali, per sempre; è molto più ricco perché i doni che i giovani ricevono dal sacramento del 19


matrimonio non li avranno da nessun parente o amico. La grazia propria del sacramento del matrimonio è di una grandezza tale che se i due sposi faranno sempre affidamento su di essa, potranno avere una vita di coppia solida ed una vita familiare armoniosa. Obiettivi I giovani sono aiutati a: - scoprire l’amore “sponsale” di Dio per il suo popolo; - afferrare la grandezza dell’amore sponsale fra due coniugi cristiani; - vivere la gratuità e il dono nei rapporti reciproci. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Ef 5,1-2. 21-25) Spunti per lo svolgimento del tema Dio è lo sposo del suo popolo, uno sposo fedele e appassionato il quale mantiene la sua promessa d’amore anche in presenza del tradimento dell’amata; uno sposo che sa recuperare il rapporto con l’amata attraverso la tessitura di nuovi legami d’amore. L’amore sponsale di Dio per il suo popolo raggiunge il suo apice e si manifesta nella sua pienezza, nel sacrificio di Cristo per la Chiesa. Come Cristo ha amato la Chiesa così lo sposo ami sua moglie. Il legame sacramentale fra Cristo e la sua Chiesa costituisce il fondamento del legame sacramentale del matrimonio. Gli sposi cristiani chiedendo il sacramento del matrimonio, in adesione alla vocazione matrimoniale ricevuta, si impegnano ad amarsi con lo stesso amore sponsale con cui Cristo ha amato la sua sposa, la Chiesa. In altre parole un uomo ed una donna vivranno l’autenticità del loro amore e daranno vita ad una immagine della comunione che è in Dio, se nel costruire tra loro la comunione di “una carne sola” imiteranno l’amore divino nei suoi tratti irrinunciabili. Se scrutiamo la parola di Dio, se proviamo a cogliere le tonalità dei gesti da lui compiuti, possiamo riconoscere alcune caratteristiche di quell’amore che ha sospinto il Creatore a darci vita. La gratuità Dio mi ama senza secondi fini, mi ama gratuitamente. Dio ci ha chiamati alla vita senza altro fine che quello di renderci partecipi anche noi della sua intima gioia, per sempre e senza limiti. Quando abbiamo sperimentato di essere capaci anche noi di voler bene a qualcuno senza altri interessi, scopriamo di poter superare l’infantile bisogno di cercare l’altro per avere da lui qualche cosa. Scopriamo che l’amore non è conquista, non è dire a qualcuno “tu sei mio”. Al contrario, è dono, è gioia di poter dire a qualcuno “io sono tuo”. La gratuità non esclude la reciprocità, ma l’amore genuino in ogni caso non misura quanto dà e cosa riceve. Nella coppia ciascuno è quindi chiamato ad amare l’altro anche quando l’altra persona non fosse più in grado di dare niente La fedeltà Quando la Bibbia racconta dell’amore di Dio per il suo popolo ricorre spesso alle immagini forti di un amore tradito, ma Dio non ha mai smesso di amare il suo popolo e ogni volta, anzi, ha dichiarato la sua promessa di amarlo ancora di più. I profeti ricorrono al vocabolario della gelosia per descrivere l’amore di Dio tradito, ma anche al vocabolario nuziale per rinnovare la promessa divina che il suo amore non verrà mai meno. Quando scopriamo di voler bene a qualcuno, sgorgano spontanee espressioni che impegnano il futuro, come “sempre” o “mai”. L’amore genuino, quello che ha le sue radici in Dio e matura noi, ha in se stesso, come le più naturali, le parole della fedeltà. 20


Una coppia è immagine di Dio e quindi della comunione trinitaria quando, al suo interno, ciascuno si sente impegnato a non ritirare il proprio affetto e la propria cura nemmeno quando l’altro sbaglia, tradisce o fa del male. Fedeltà è quindi impegno quotidiano a modellare un progetto sempre in costruzione, è anche vigilanza e creatività, perché il rapporto fra i due non scada mai a sciatteria, non sia mai banalizzato né dato per scontato. La fecondità Dio non è solo Creatore: è Padre. Egli non ha chiamato alla vita le cose e gli uomini per lasciarli al loro destino. Egli vuole che noi abbiamo la vita e l’abbiamo in pienezza (Gv 10,10). Anche nell’amore umano si rivela questa profonda aspirazione: desideriamo che chi è raggiunto dal nostro amore, viva e sperimenti la gioia della vita nella sua pienezza. Del resto l’atto più intimo e più espressivo con il quale un uomo e una donna si dicono l’amore reciproco nel dono del corpo, porta in se stesso una potenzialità creatrice, si risolve in una nuova possibilità di vita. “Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Gen 1, 28). Dio ha legato la sua volontà creatrice alla responsabilità dell’uomo e della donna come coppia. Di qui la responsabilità dell’uomo e della donna di fronte alla vita e la ragione per cui non se ne può essere padroni, ma solo collaboratori. L’universalità L’amore che è in Dio si è dilatato, per accogliere tutti noi. L’amore per natura sua vuole raggiungere tutti. Esso segue una legge che è strana per chi non ha confidenza con il modo di agire di Dio: si moltiplica dividendolo con altri. Chi volesse tenerlo per se lo perderebbe. E’ così anche dell’amore umano. Quando si vuol bene a qualcuno, ci si sente aiutati a voler più bene a tutti. Per questo il matrimonio è anche un atto pubblico: perché un uomo ed una donna riconoscono davanti a tutti che dall’amore che è loro donato nasce l’impegno a spendere questo dono a vantaggio dell’intera società. Dialogo e confronto Alcune domande per stimolare il dialogo ed il confronto: Senti che il tuo rapporto con Dio arricchisce la tua capacità di amare? Se la tua riposta è affermativa in che modo? Delle quattro caratteristiche dell’amore di cui abbiamo parlato quale senti più vicina al tuo modo di amare? Quando pensi al tuo futuro ed al tuo progetto di vita, quale spazio ha la presenza degli altri?

Preghiera conclusiva Il dono di nozze da parte di Dio “La creatura che hai al fianco è mia. Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre, prima di te e più di te. Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te la affido. La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile. Quando l’hai incontrata l’hai trovata amabile e bella. Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza, è il mio cuore che ha messo in lei tenerezza ed amore, è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità, l’intelligenza e tutte le qualità che hai trovato in lei. Ma non puoi limitarti a godere del fascino. 21


Devi impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri. Ha bisogno di serenità e gioia, d’affetto e di tenerezza, di piacere e di divertimento, di accoglienza e di dialogo, di rapporti umani, di soddisfazioni nel lavoro, e di tante altre cose. Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di Me. Sono Io, e non tu, il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita. Aiutala ad incontrarmi nella preghiera, nella Parola, nel perdono, nella speranza. Abbi fiducia in Me. La ameremo insieme. Io la amo da sempre. Tu hai cominciato ad amarla da qualche anno, da quando vi siete innamorati. Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei. Era il modo più bello per dirti “Ecco te l’affido Gioisci della sua bellezza e delle sue qualità” Con le parole “Prometto di essere fedele, di amarti e rispettarti per la tutta la vita” È come se mi rispondessi che sei felice di accoglierla nella tua vita e di prenderti cura di lei. Da quel momento siamo in due ad amarla. Anzi Io ti rendo capace di amarla “da Dio”, regalandoti un supplemento di amore che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende simile al mio. E’ il mio dono di nozze: la grazia del sacramento del matrimonio. Io sarò sempre con voi e farò di voi strumenti del mio amore e della mia tenerezza: continuerò ad amarvi attraverso i vostri gesti d’amore” (Anonimo) Impegno da assumere I fidanzati riflettono sulla genesi e lo sviluppo del loro amore e alla luce della preghiera scoprono i segni della loro vocazione matrimoniale. Si invitano le coppie a indicare quali, secondo loro, dovrebbero essere gli atteggiamenti che qualificano e caratterizzano lo stile di vita di una coppia cristiana. Approfondimenti Lettura del CdG/2: capitolo 8, Chiamati ad amare. Chiara Lubich - L’arte di amare

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7^ Scheda

Impariamo a pregare: la coppia dialoga con Dio Scopo Educare i giovani a pregare. Non c’è vita cristiana senza preghiera, non è possibile edificare una famiglia cristiana senza che questa abbia il suo costante e continuo alimento spirituale nella vita di preghiera. La preghiera è il luogo della crescita dell’intimità coniugale e del perdono. Obiettivi e indicazioni metodologiche I giovani sono aiutati a: - conoscere il valore della preghiera nella coppia e nella famiglia; - sentire che pregando il loro amore diviene più profondo, solido e intimo. Il percorso di formazione è tutto segnato da continui, ripetuti incontri comunitari. Essi sono necessari per educare alla preghiera, ma è poi indispensabile che il sacerdote, quale uomo di Dio, sia maestro personale di preghiera per i giovani fidanzati, prendendoli per mano per condurli con delicatezza a pregare insieme. La preghiera della coppia è la via privilegiata attraverso la quale il buon Dio ogni giorno compie il miracolo dell’amore. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Mt 6, 5-15) Spunti per lo svolgimento del tema La preghiera è un momento fondamentale per ogni famiglia. Una coppia che prega ha infatti molte più risorse per crescere nell’intimità coniugale, per rinnovare il proprio rapporto, per correggersi e aiutarsi reciprocamente, per superare momenti inevitabili di difficoltà e di tensione. Sappiamo che però imparare a pregare non è facile e tanto più non lo è il “pregare insieme”. Molti di noi spesso non sono stati educati alla vita di preghiera e quindi per loro pregare può suscitare un certo imbarazzo e questo accade ancor più quando viene loro chiesto di pregare insieme a un’altra persona. Può sembrare assurdo ma, nelle coppie, spesso non si ha timore di mostrare i propri corpi “senza veli”, ma si hanno molti problemi a svelare completamente il proprio cuore. Pregare insieme è per alcuni una grande fatica perché è far entrare l’altro nel più intimo di se stesso. La vita di preghiera, soprattutto quella fatta insieme, è allora uno degli obiettivi principali perché il percorso di preparazione al matrimonio non risulti solo informativo bensì formativo. Non c’è formazione cristiana se non c’è esperienza di fede e l’esperienza è ciò che lascia un’impronta nella propria persona. Afferma sant’Agostino: “Molti sono gli ascoltatori, ma non tutti sono persuasi di quello che si dice; si convincono solo quelli a cui Dio parla nell'intimo”. 23


Può aiutarci ad approfondire questo tema una riflessione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, offerta in un congresso il cui tema era proprio il rapporto tra la famiglia e la preghiera. Ci dice Chiara: “Cos’è la preghiera? È importante la preghiera? Forse non lo si crederà o non l’avremo mai pensato, ma la preghiera è qualcosa di essenziale all’uomo, all’essere stesso dell’uomo. Perché l’uomo è stato creato a immagine di Dio. E ciò significa che egli è nella possibilità di porsi di fronte a Dio, certamente come creatura di fronte al suo Creatore, ma anche come un “tu” di Dio; egli è in grado di allacciare una relazione con Dio, di avere una comunione con Lui. E questa possibilità è talmente tipica dell’uomo da essere costitutiva di lui, da dire chi è veramente l’uomo. E l’uomo non è esattamente se stesso se non realizza questa sua specifica vocazione. Ma coltivare il rapporto con Dio, stare in comunione con Lui vuol dire: pregare. Per cui l’uomo è pienamente come Dio l’ha pensato e fatto solo se prega. Che sia fondamentale la vocazione dell’uomo alla preghiera risulta evidente quando si considerano un po’ le persone delle più varie religioni. È istintivo per loro rivolgersi a Dio o a un essere supremo. Venendo noi a conoscere i nostri fratelli di altre fedi, scopriamo testi di preghiera di meravigliosa bellezza. Essi testimoniano un’azione segreta, ma efficace, di Dio che spinge l’uomo a pregare. Ma la preghiera è solo un fatto personale dell’uomo? La preghiera è fondamentalmente un fatto personale, ma soprattutto per noi, cristiani, sarebbe un errore considerarla unicamente così. Noi siamo uniti gli uni gli altri nel mistico Corpo di Cristo. È questo un mistero che si può un po’ intuire pensando ai vasi comunicanti. Quando s’introduce nuova acqua in uno di essi, il livello del liquido si alza in tutti. Così è quando uno prega. La preghiera è un’elevazione dell’anima a Dio e, quando uno si eleva, si elevano pure gli altri. La preghiera cristiana, perciò, pur essendo un fatto personale, è anche una realtà comune, ecclesiale. Detto questo allora viene spontanea una domanda C’è relazione fra la famiglia e la preghiera? Certamente sì. E prima di tutto perché la preghiera nasce proprio in famiglia. Deve nascere in famiglia. Le famiglie sono le prime scuole di preghiera. I figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo. Di ciò, infatti, che si è appreso in famiglia anche in questo campo si vive poi tutta la vita. Se non si insegna a pregare in famiglia, difficilmente poi si potrà colmare questo vuoto. (…) La preghiera in famiglia. È una preghiera speciale, non è come una qualsiasi altra preghiera personale. Essa ha un’efficacia particolare. Difatti Gesù promette a coloro che pregano insieme, uniti nel suo nome, Gesù promette la sua stessa presenza: “Dove due o tre - Egli afferma - sono uniti nel mio nome io sono in mezzo ad essi” (Mt 18,20). Egli è lì, a pregare nella famiglia, con la famiglia, Gesù stesso l’Onnipotente, che tutto può. E, se Lui è lì, come potrà il Padre non ascoltarlo? Così la famiglia sperimenterà presto gli interventi della provvidenza di Dio e la fede crescerà e con essa si valorizzerà la preghiera. (…) Dire poche parole, ma anche - dice Gesù - “pregare sempre senza stancarsi mai” (Lc 18, 1). Pregare sempre. Come si può attuare ciò? E come nel vortice del nostro vivere quotidiano? Facendo di ogni nostra azione un atto d’amore a Lui. Premettendo possibilmente ad ogni azione, specie alle più importanti, un “Per Te”, come insegna qualche santo. Perché “pregare sempre” non significa moltiplicare gli atti di preghiera, ma orientare l’anima e tutta la vita a Dio: studiare solo per Lui, lavorare, faticare, soffrire, riposare e, anche, morire solo per Lui. E compiere ogni nostra azione nel modo migliore possibile, perché siamo consci di fare di essa un prolungamento dell’azione creatrice di Dio e redentrice di Gesù, per l’attuazione dei piani di Dio sul mondo. Tutto il nostro agire così si trasforma in un’azione sacra. Ed è questa la 24


preghiera più sentita ai nostri giorni, in cui si vede il mondo e tutto il cosmo in evoluzione e si ricorda all’uomo il suo dovere di “soggiogare la terra” (cf. Gn .1, 28). È proprio per questo modo di pregare soprattutto che attuiamo il comando di Gesù: “Occorre sempre pregare” (cf. Lc 21, 30). E occorre pregare bene. Premettere sempre pochi secondi di raccoglimento per renderci conto di fronte a Chi siamo. Pronunciare bene le parole suggeriteci dalla Chiesa, in modo da poterle far nostre e mettervi tutto il nostro cuore. Parlare anche spontaneamente e confidare a Gesù le cose nostre più segrete; dirgli quanto lo vorremmo amare, di quanto aiuto avremmo bisogno, quali sono le nostre difficoltà, le nostre speranze, i nostri progetti. E pregare con fede: “Se avrete fede e non dubiterete (...), anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà” (Mt 21, 21). Queste alcune idee sulla preghiera in famiglia. Se tutto non si può fare, facciamo qualcosa. Se con tutti i membri della famiglia non possiamo ritrovarci a pregare, facciamolo con chi è disposto. Ma la preghiera in famiglia ci sia o ritorni. La famiglia proprio in quanto tale, soprattutto oggi, ha bisogno della protezione del Cielo. Dialogo e confronto Alcune domande per stimolare il dialogo ed il confronto: Quale spazio occupa la preghiera all’interno della tua giornata? In che modo la preghiera può diventare un “colloquio” con il Padre? Ci sono momenti in cui condividi l’esperienza della preghiera assieme ad altri ed in particolare con il/la tuo/a fidanzato/a? Impegno da assumere Invitare le coppie ad iniziare e terminare la giornata rinnovando il proprio rapporto con Dio personale ma anche di coppia, attraverso delle preghiere spontanee da fare al mattino per offrire al Signore la propria giornata e alla sera per ringraziarLo di quanto ricevuto. Preghiera conclusiva Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da Donna", e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell'amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia. Tu che sei la Vita, la Verità e l'Amore, nell'unità del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 25


(Giovanni Paolo II) Approfondimenti Lettura del cap. 10 del CdG/2: pagg. 420-428 Chiara Lubich - Tema: la Famiglia e la Preghiera Questo incontro potrebbe essere svolto all’interno di un momento di adorazione nel quale la coppia possa verificare il proprio rapporto personale e familiare con Gesù.

8^ Scheda

Gli sposi, i celebranti: prepariamo insieme il rito Scopo Nell’immediata prossimità del giorno del matrimonio è opportuna un'accurata preparazione spirituale per vivere bene il sacramento nuziale. Sarebbe molto bello che il sacerdote riuscisse a vivere con ogni coppia o con le coppie che sposano in quel mese un breve ma intenso momento di ritiro spirituale. Obiettivi I giovani sono aiutati a: - meditare il rito del matrimonio; - afferrare la grandezza e l’importanza del passo che stanno per compiere; - personalizzare il rito del matrimonio che essi celebreranno. Momento di preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Mt 7, 21.24-29) Spunti per lo svolgimento del tema - I Sacramenti I sacramenti sono gesti di Gesù: è sempre lui che li compie. Per questo sono efficaci. Non sono soltanto un ricordo di ciò che egli ha fatto per noi, ma sono una ri-presentazione dei suoi gesti salvifici: essi sono attualizzazione di una presenza, non una evocazione nostalgica. I sacramenti sono quindi gesti della Chiesa. A lei Gesù ha affidato la sua parola e i suoi gesti, non ai singoli credenti. Ed è quindi sempre Lei che li ripete e li celebra. Per questo nessun sacramento è gesto privato, ma pubblico, comunitario e festoso, celebrato davanti alla comunità e nella comunità, all’interno di una liturgia e di una ritualità che esprimono la fede, la preghiera e la memoria della Chiesa. La tradizione della Chiesa ha precisato in sette il numero dei sacramenti. E’ facile riconoscervi un’idea di pienezza: come sette sono stati i giorni della creazione, così sette sono anche i doni attraverso cui Dio ricrea e vivifica i credenti. I sacramenti investono l’intera esistenza del credente. Grazie ad essi la vita di fede nasce e cresce, riceve sempre nuove energie e la forza per la missione. L’unico dono della salvezza assume in essi 26


tonalità diverse: nel Battesimo è liberazione dal peccato, rigenerazione e passaggio dalla morte alla vita; nella Confermazione è crescita e forza per la testimonianza, la diffusione e la difesa del Vangelo; nell’Eucarestia è comunione con il Signore risorto e dono di sé; nella Penitenza è riconciliazione con Dio e con la Chiesa; nell’Unzione degli infermi è purificazione, guarigione e conforto; nell’Ordine è dono per il servizio autorevole di pastore, maestro e sacerdote del popolo di Dio; nel Matrimonio è alleanza coniugale fondata sull’amore di Cristo per la sua Chiesa. - Il sacramento del matrimonio Il cammino dell’amore trova consacrazione nel sacramento del Matrimonio. Amarsi per un cristiano ed una cristiana è amarsi nel Signore. Il Matrimonio rende l’uomo e la donna capaci di vivere la comunione tra loro e, insieme, con Dio; suscita tra gli sposi una dimensione di comunione personale e reciproca, definitiva ed aperta alle esigenze di una fecondità responsabile. Il Matrimonio ha tutte le caratteristiche del sacramento, e come ogni sacramento, è memoriale, attualizzazione e profezia dell’evento di salvezza: in quanto memoriale, il sacramento dà agli sposi la grazia ed il dovere di fare memoria delle grandi opere di Dio e di darne testimonianza presso i figli; in quanto attualizzazione, dà loro la grazia ed il dovere di mettere in opera nel presente, l’uno verso l’altro e verso i figli, le esigenze di un amore che perdona e che redime; in quanto profezia, dà loro la grazia e il dovere di vivere e di testimoniare la speranza del futuro incontro con Cristo. Le conseguenze di questa visione sacramentale sono grandissime. Nel Matrimonio si realizza contemporaneamente una pienezza di umanità e un mistero divino. Lo spazio coniugale diventa luogo dove il mistero di Cristo si riattualizza e si visibilizza: luogo, dunque, di salvezza, di profezia e di testimonianza. Il Matrimonio è vocazione e grazia che si radica nella fondamentale vocazione cristiana a costruire una comunità umana nuova e una storia nuova. E’ possibile, attraverso il fluire stesso del rito, cogliere la realtà degli sposi come protagonisti della celebrazione: sono loro i celebranti! Le nozze sono benedette perché in molti modi l’uomo e la donna sanno di non essere all’altezza di ciò che la loro relazione dischiude e, allora, la pongono fin dall’inizio sotto il segno di quel principio che riscatta l’amore dall’egoismo e dalla prevaricazione che lo minaccia quotidianamente. I discepoli del Signore consegnano il loro amore al Vangelo, accettando con gioia che il Signore se ne serva per rendere visibile l’amore di Dio. - Lettura del rito Vedi rito del Matrimonio Dialogo e confronto Invitare le coppie a dare le proprie impressioni sul rito cercando di approfondirne i testi Preghiera conclusiva Padre dei Cieli, ci hai dato un modello di vita nella Sacra Famiglia di Nazareth. Aiutaci, Padre d'amore, a fare della nostra famiglia un'altra Nazareth dove regnano l'amore, la pace e la gioia. Che possa essere profondamente contemplativa, intensamente eucaristica e vibrante di gioia. 27


Aiutaci a stare insieme nella gioia e nel dolore, grazie alla preghiera in famiglia. Insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia, soprattutto se vestito di sofferenza. Che il cuore eucaristico di Gesù renda i nostri cuori mansueti e umili come il Suo. E aiutaci a svolgere con amore i nostri doveri familiari. Che possiamo amarci come Dio ama ciascuno di noi, sempre più ogni giorno, e perdonarci i nostri difetti come Tu perdoni i nostri peccati. Aiutaci, Padre d'amore, a prendere ogni cosa Tu dia e a dare quello che tu prendi con un grande sorriso. Cuore immacolato di Maria, causa della nostra gioia, prega per noi. San Giuseppe, prega per noi. Santi Angeli Custodi, state sempre con noi, guidateci e proteggeteci. Amen. (Madre Teresa di Calcutta) Impegno da assumere I fidanzati avranno cura di vivere il loro matrimonio nella semplicità e nella sobrietà ... Approfondimenti Riferimenti al CdG/2: capitolo 8, Chiamati ad amare.

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Riscoperta dei fondamenti della fede e del matrimonio Schede per l’ambito dell’affettività

1^ Scheda

Ci presentiamo … ci conosciamo. Chi siamo noi e perché siamo qui. Chi siete voi e perché siete qui. Preghiera iniziale (in fondo siamo qui per Lui!) Salmo 8 L’uomo re del creato - O Signore nostro Dio, quanto mirabile è il tuo Nome su tutta la Terra! oppure Salmo 134 (133) Benedite il Signore! - Ecco, benedite il Signore voi tutti, servi del Signore Lettura della Parola di Dio (Is 41,8-10) Spunti per lo svolgimento del tema e alcuni suggerimenti metodologici Il primo incontro non ha un argomento preciso ma è destinato soprattutto ad una prima conoscenza tra il team e le coppie che parteciperanno al corso. La SEMPLICITA’, l’UMANITA’ e l’ACCOGLIENZA dovrebbero essere le caratteristiche di questo incontro iniziale. SEMPLICE perché non conosciamo ancora le coppie che abbiamo di fronte e la loro storia umana e cristiana. UMANO per far cogliere immediatamente ai fidanzati l’importanza dell’aspetto umano e terreno dell’amore di coppia e della famiglia. ACCOGLIENTE per mettere a loro agio i ragazzi che spesso non ci conoscono, noi non conosciamo loro e le varie coppie non si conoscono tra loro. In questa prima fase il linguaggio non verbale del corpo ha il predominio sul verbale. La COPPIA-GUIDA dovrebbe subito dire che si trova lì non per insegnare né per giudicare ma per condividere, raccontare la sua vita e testimoniare la “ BELLEZZA” del Matrimonio. Dialogo/Confronto: La coppia-guida racconta come si è incontrata, qualche piccolo ma significativo episodio del fidanzamento magari ironizzandoci sopra, buttando là qualche problematica sopraggiunta ed osserva attentamente le reazioni dei ragazzi. E’ la volta dei fidanzati che si racconteranno senza forzature: ascoltare con attenzione la loro storia umana e cristiana, aspetti della loro vita insieme più o meno approfonditi o anche i loro silenzi ci farà capire molto di loro. Conclusione: siamo giunti alla fine del primo incontro che dovrà essere breve: un’ora o poco più lasciandoli con la voglia e l’entusiasmo di tornare ancora….. Impegno da assumere: 29


Io prendo te……. Conoscere tutti i parenti di lui di lei, diventeranno i nostri. Preghiera conclusiva Approfondimenti Potrebbe essere importante favorire la conoscenza nella coppia con dei test a cui rispondere personalmente e poi confrontare tra tutti (es. test contenuti nel libretto “Un cammino per i fidanzati” della Comunità di Caresto)

2^ Scheda

Bene o amore? Possiamo voler bene ad un amico, ad un animale... Decido di amarti. Ciò ci rende liberi di amare per tutta la vita Preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Genesi 2, 18 - 20) Spunti per lo svolgimento del tema Solo la persona può amare e solo la persona può essere amata. Mulieris Dignitatem 29 Presentazione argomento Quanti di noi da piccoli hanno battuto i piedi perché desideravano tanto un animale, un bel canino o un bel gatto, magari contro la volontà dei genitori. E poi arriva quel canino o gattino tanto atteso: per i primi giorni lo accudiamo con tanto “amore”. Poi la novità finisce; tanto ci sono i genitori che pensano a lui, delegando a loro, più o meno graditamente, le sue cure. Solo quando abbiamo tempo e voglia rivolgiamo all’animale le nostre attenzioni. E quante volte nella vita diventiamo amici di qualcuno perché abbiamo gli stessi gusti, gli stessi interessi o, al contrario perché il nostro amico è talmente diverso da noi che ci attrae proprio il suo pensiero ed il suo modo di fare opposto al nostro. Magari facciamo un tratto di vita molto legati: poi obiettivi diversi, studi, lavoro, altre amicizie sembrano allontanarci. Ma se ci vogliamo veramente “bene”, anche dopo molti anni ci incontriamo di nuovo e sembra non esserci mai persi. Due fidanzati, una coppia no, non possono permetterselo! Un uomo e una donna intraprendono un viaggio, camminano fianco a fianco: nel viaggio si trasformano, cambiano insieme. Questo è quello che avviene tra due persone che si innamorano: la loro relazione deve diventare trasformativa, deve portare al cambiamento attraverso un cammino lungo e faticoso. Ogni innamoramento, ogni relazione parte dall’amore di sé che cerca la conferma nell’altro per prendere fiducia nelle proprie capacità. Solo quando ognuno prende coscienza di sé, del ”chi sono io”, viene superato un gradino: avviene allora uno scambio e la loro diventa un relazione di reciprocità. 30


Il loro amore non è più una sensazione epidermica come agli inizi; non è neppure solo emozione ma è anche “amore progettuale”. Decido di amarti, scelgo di stare con te per il resto della mia vita perché il “mio” progetto è anche il nostro progetto. E’ qui che entra in gioco la STORIA PERSONALE di ognuno di noi che proietterà la coppia nella NOSTRA STORIA. Dialogo/Confronto Alcune domande come spunto di dialogo/confronto • • • • • •

Cosa ti è piaciuto di me appena conosciuti? Cosa non ti è piaciuto? In quale momento “hai deciso di amarmi” nonostante tutto….? Mi sento libero di amarti? I miei progetti sono i tuoi ? Vogliamo progettare insieme ?

Impegno da assumere Riflettere insieme sul progetto di vita che si intende costruire e sulle tappe attraverso le quali poterlo realizzare Preghiera conclusiva Lettura di Genesi 2, 21 – 24 Approfondimenti - Gaudium et Spes 48 Santità del matrimonio e della famiglia. - Gaudium et Spes 49 L’amore coniugale.

3^ Scheda

Dialogo e comunicazione. La buona comunicazione. Il buon ascolto. Preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (1 Gv 4,7-10 . 19-21) Spunti per lo svolgimento del tema (sintesi tratta dal testo “Comunicare nella coppia” edito da Città Nuova) La coppia è una realtà dinamica in continua evoluzione. Così come un bambino nasce, cresce fino a diventare adulto allo stesso modo una coppia nasce, cresce fino a diventare adulta, ad acquisire cioè una sua identità. Ma in questo viaggio accadono eventi di vario tipo: dal sole accecante della gioia di appartenere profondamente all’altro o della nascita di un figlio, a tempeste violente come una malattia, la perdita del lavoro, ecc. 31


Esiste un “tom tom” che permetta ai due partner di non perdere di vista le piccole e grandi mete del loro percorso continuando a tenersi per mano? Si esiste! E’ la comunicazione. La possibilità di dialogare, di comunicarsi all’altro reciprocamente, assume un’importanza centrale nella vita di ogni coppia. Partiamo dal termine: comunicazione ha la stessa radice etimologica di comunione. Comunicazione quindi, quale preludio e strumento di “comunione”. Ma per quanto semplice possa apparire, comunicarsi all’altro spesso non lo è perché entrano in gioco dinamiche che possono portare i due partner a fare l’esperienza della torre di Babele. Il Bignami della comunicazione Dall’esperienza maturata in questi anni è nata l’idea di formulare un Bignami della comunicazione; una sintesi cioè di alcuni aspetti utili al fine di stabilire una comunicazione costruttiva con il proprio partner. 1. Saper ascoltare L’ascolto fa pensare ad un armadio pieno di indumenti, facendo forza possiamo farci entrare ancora qualcosa ma se non svuotiamo qualche cassetto ad un certo punto non c’è più spazio! Ascoltare vuol dire allora svuotare il cassetto in modo da poter accogliere completamente l’altro. Ascoltare significa ad esempio sospendere ogni attività, chiudere il giornale, spengere la TV, girarsi verso il nostro interlocutore e vivere nel qui e ora della relazione, prendendosi del tempo prima di reagire senza la fretta di giungere alle conclusioni e alla risposta da dare. Ascoltare vuol dire sintonizzarsi sul cuore e sull’anima dell’altro 2. Sviluppare l’argomento oggetto della comunicazione invece di “spostare” andando al passato, generalizzando, ecc. La comunicazione deve focalizzarsi sull’oggetto sul quale essa si concentra senza che al messaggio verbale se ne affianchi uno psicologico di accusa, o comunque di altro genere. Comunicare qualcosa non deve essere mai la scusa per voler dire qualcos’altro… 3. Esprimere i propri vissuti emotivi rispetto al comportamento dell’altro invece di accusarlo. L’accusa genera sempre una risposta difensiva Le emozioni sono i vissuti che l’individuo prova in risposta a determinati stimoli. Esse sono sempre utili quando ci consentono di affrontare e risolvere una determinata situazione. Ad esempio la tristezza ci consente di elaborare la perdita, la paura di affrontare il pericolo. A volte però le emozioni non sempre sono vissute nello stesso modo per cui è bene sempre chiarire i nostri vissuti emotivi all’altro in modo che l’altro possa comprendere meglio e mettere in atto le azioni necessarie affinché da una iniziale mancata comprensione si possa arrivare ad una soluzione del problema 4. Rispondere direttamente allo stimolo inviato piuttosto che ridefinire A volte una domanda può essere complessa e quindi può essere difficile dare una risposta, ma è assolutamente importante evitare di rispondere sviando dal tema oggetto della domanda oppure con elaborazioni di fantasia o non vere. Il dolore non va evitato, fa parte della vita. Guardare in faccia ciò che fa male, aiuta ad affrontare le situazioni, per “crescere insieme”. 5. Esprimersi invece di accumulare “bollini” Questa indicazione si spiega pensando alla raccolta dei “punti premio” ricevuti se si acquistano dei prodotti. Accumulare punti ci porta a vincere dei premi. La nostra psiche in un certo senso funziona in modo analogo. Quando non si possono provare e/o esprimere delle emozioni per inibizioni oppure per paura si inizia la raccolta… Il problema è che quando i punti sono tanti allora i premi sono grandi. Ad esempio 100 punti di rabbia possono valere un urlo, ma con 10.000 si può aprire la porta di casa e andare via… E’ opportuno esprimere i propri vissuti emotivi nel momento in cui si vivono. L’amore suggerirà come e quando farlo. 32


6. Comunicare chiaramente bisogni, idee, desideri, progetti. Le zone d’ombra danno adito a sospetti A volte, per evitare il conflitto, si può pensare di nascondere all’altro alcune cose. Le zone d’ombra, i “non detto” sono micidiali. Abituano a un certo tipo di rapporto in cui la metodologia è: diciamoci solo le cose che ci fanno sentire bene, evitiamo le scomodità e i disagi. Ma com’è possibile evitare le incomprensioni, i conflitti, nella nostra vita personale e di coppia? E’ l’illusione della famiglia “Mulino Bianco” tutta sorrisi. E’ nel conflitto quotidiano sulle piccole e grandi cose, nel conflitto a volte duro e doloroso e nello sforzo di comprendersi che nasce quel dialogo che porta la coppia a sentirsi “noi”. E’ il confronto che potrà far nascere nella vita di coppia spazi condivisi e di spazi personali e questi ultimi potranno allora essere accettati dal partner con fiducia e senza sospetti e vissuti quindi nella piena serenità. 7. L’altro non è un mago! Uno dei miti dell’amore è: “se mi ama deve capirmi a volo! Se glielo chiedo non è la stessa cosa.” Il tutto rinforzato dal pensiero che la conoscenza debba necessariamente portare l’altro a comportarsi come vorremmo. Ma ciò può non avvenire perché ognuno ha il suo proprio modo di essere, la propria concezione della realtà ed il proprio modo di comportamento, risultato della combinazione di molti fattori culturali, familiari ecc., e si comporta in base ad essi. E’ il conoscersi, che può avvenire esclusivamente attraverso la comunicazione, che permette di allargare la propria visione e agire tenendo presente lei/lui. 8. Evitare la lettura della mente “Non parla, significa che ce l’ha con me” Questi pensieri sono interpretazioni che rappresentano il significato che il soggetto attribuisce a certi comportamenti. Esso nasce dalla lettura degli eventi e non equivale alla realtà. Interpretare significa voler leggere nella mente dell’altro. La conseguenza della lettura della mente è che il partner, sentendosi invaso, reagisce e si difende e ciò sfocia spesso in litigi. Ciò non significa non tener presente l’intuito, ma ciò che facilita la comunicazione è verificare le intuizioni e non viverle e proporle come certezze in quanto esse possono essere inquinate da idee e convinzioni proprie generalizzate e magari conseguenza di esperienze del passato. Considerazioni conclusive Certo i consigli del Bignami sono utili e costruttivi quando entrambi i partner sono disposti a mettersi in gioco. Ma cosa fare quando si è da soli? Innanzitutto non rassegnarsi ad una vita triste: ricordiamoci sempre che siamo fatti per la gioia e dobbiamo fare quanto possibile per conquistarla. Anche nei momenti più bui abbiamo sempre un asso nella manica: la possibilità di pensare e di amare. L’amore ci permetterà di non fermarci alle spine dell’altro e di impegnarci a com-prendere ciò che vive in profondità, di non fermarci ai giudizi e di non alimentare la rabbia; ci suggerirà, inoltre, le modalità ed i momenti più idonei per comunicare e cercare di affrontare il disagio. In questi casi è comunque opportuno intervenire al più presto. In una coppia le possibilità di superare i momenti difficili sono maggiori quando più precocemente si interviene nell’individuare il disagio e puntare a porvi rimedio. Dialogo/Confronto I molti stimoli dati dal tema svolto posso dare vita ad un profondo scambio, basato anche sulle esperienza vissute durante il periodo del fidanzamento. Impegno da assumere Svolgimento di alcuni test sulla conoscenza (vedi “Un cammino per i fidanzati” – Comunità di Caresto) 33


Preghiera conclusiva Approfondimenti “Un cammino per i fidanzati” della comunità di Caresto

4^ Scheda

I conflitti nella coppia. Litigio e perdono. Conflitto come crescita. Preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Lc 17, 1-6) Spunti per lo svolgimento del tema (sintesi tratta dal testo “Un cammino per i fidanzati” della comunità di Caresto) Il matrimonio non è una via facile e “automatica” ma è una via che richiede applicazione ed un continuo impegno perché il rapporto possa andare avanti nel migliore dei modi. Abbiamo parlato di buona comunicazione e di buon ascolto ma se anche riusciamo a vivere bene queste due cose a volte possono comunque nascere dei momenti di contrasto. In questo caso allora occorre imparare a … “litigare bene” ed a perdonarsi … a) Litigio Ecco dieci consigli per … ben litigare. 1. Litigare tenendo l'altro al centro della propria attenzione. I ragionamenti o le ragioni sono sempre meno importanti di te: non devono mai farmi perdere di vista te e la tua persona. 2. Ascoltarsi significa cercare di captare le parole e i sentimenti che si trovano dietro le parole; evitare di intervenire sempre, senza lasciare spazio al partner per dire la sua. 3. Capire bene il messaggio che viene comunicato, in modo obiettivo, senza prenderlo come una critica o come mancanza di amore e rispetto. 4. Focalizzare correttamente il vero problema, ossia determinare con chiarezza qual è il nocciolo dell'argomento. 5. Non rifarsi al passato: è inutile tirar fuori quello che è accaduto prima dell'attuale litigio. 6. Riflettere bene prima di replicare; non si devono formulare accuse fondate solo su intuizioni, sospetti o sentito dire. 7. Dimostrare buona volontà, affermando il proprio desiderio di trovare qualche soluzione; discutere e cercare di accettare insieme una soluzione non propria. 8. Esaminare insieme e con serenità le soluzioni o le alternative proposte dal coniuge; esprimere con sincerità ciò che si pensa a favore o contro questa o quell'altra soluzione. Decidere insieme la soluzione non significa arrendersi, ma cercare il bene migliore di tutti, anche se costa. 9. A volte è molto utile ricorrere a una terza persona, o a una coppia amica o, nei casi più difficili, a un consultorio per verificare insieme. 34


10. Dimenticare e perdonare: questa deve essere la caratteristica del coniuge cristiano. «Dimenticare» ciò che è successo significa decidere di chiudere il fatto definitivamente, senza più tirarlo fuori nelle discussioni. Perdonare con tutto il cuore, perché ci sono state e ci saranno ancora situazioni in cui anche noi possiamo sbagliare. Non dovremo mai rifiutare di dare o di ricevere il perdono. b) L’importanza del perdono La relazione purtroppo col passare degli anni può subire delle prove anche molto dure. Nessuno può dire «noi ne saremo esenti», a meno di essere ingenui. Per non soccombere è necessario prepararsi, rendendosi conto del problema, esercitandosi al perdono, affrontando presto con il dialogo e le sue regole il punto che ha creato anche la piccola ombra. 1) Importanza di chiedere perdono e dare il perdono. Vivere la relazione è imparare a riconciliarsi dopo eventuali litigi o incomprensioni («Non tramonti il sole sulla tua ira» dice la Bibbia), concedendo il perdono e chiedendo il perdono (ambedue abbastanza impegnativi) per ricostruire la relazione. Chiedere perdono è impegnativo, ma indispensabile ; si tratta di riconoscere dentro di sé e ammettere di aver sbagliato o di essere in colpa; si tratta inoltre di fare il primo passo per la riconciliazione. Ma anche dare il perdono, dopo la colpa dell'altro non è meno facile; però è necessario per la sopravvivenza. Inoltre perdonare non fa bene solo all'altro, ma fa bene anche a se stessi e alla propria gioia. 2) C'è differenza tra chieder scusa e chiedere perdono. Io ti chiedo «scusa» quando io non ho colpe. Es.: Se prima ho ritardato è stato perché la macchina è rimasta in panne: che potevo fare? Se succedesse ancora, mi troverei a tardare ancora, purtroppo. Chiedo invece «perdono» quando io (in molto o in poco) ho delle colpe: ho tardato perché mi sono fermato al bar; ho sottovalutato l'appuntamento... Qui non posso pretendere di essere scusato, ma devo chiedere il perdono: «Mi dispiace davvero. Se ricapita l'occasione, non lo rifarò». Succede molto spesso che uno chieda scusa, chiede cioè soltanto di essere scusato, anche quando c'è colpa; e l'altro fatica a perdonare perché non è chiaro se c'è il dispiacere e il proposito di migliorare. 3) Perdonare è dimenticare. E' chiaro che nel cervello resterà sempre impressa la traccia di tutto quello che ci è successo: quindi è impossibile «dimenticare» o cancellare dal cervello. Ma il perdono non sarà vero, se non avviene anche una sorta di rimozione dalla memoria attiva. Il tal fatto perdonato non deve più entrare in gioco, non posso più rinfacciartelo; non può più covare dentro. Dialogo/Confronto I molti stimoli dati dal tema svolto posso dare vita ad un profondo scambio, basato anche sulle esperienza vissute durante il periodo del fidanzamento. Impegno da assumere Leggere a casa e commentare insieme il “Decalogo” per un buon confronto (vedi “Un cammino per i fidanzati” – Comunità di Caresto) Preghiera conclusiva

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5^ Scheda

Regalami ogni giorno la tua fedeltà Non è un diritto ma una promessa. Fedeltà come reciproca Grazia divina. Preghiera iniziale Lettura della Parola di Dio (Salmi 89(88),36-38) Riflessione La promessa di Dio fatta a Davide è basata su Dio stesso, perciò non verrà meno. Spunti per lo svolgimento del tema L’unione tra l’uomo e la donna è una tra le più alte e complete espressioni dell’amore divino. Non c’è nessun altro tipo di rapporto umano così profondo e totalizzante: anima e corpo, spirito e carne. La profondità è data anche dalla consapevolezza della scelta: non c’è scelta nel rapporto parentale, non c’è corpo nel rapporto amicale. Non scegliamo noi di essere genitori o figli proprio di quella persona, né l’amicizia coinvolge il corpo. Invece il rapporto moglie-marito è una scelta completa e reciproca; l’incontro di due anime e la fusione di due corpi che Dio ci ha donato per questa relazione ed all’interno della quale viene considerato come qualcosa di nobile ed importante. E’ in questo momento che l’amore coniugale mette le ali che ci consentono di salire verso Dio prendendo quindi forza divina. In questo senso ci fa camminare verso la fonte, verso Dio. Allora la fedeltà diventa il dono reciproco del Matrimonio- Sacramento: affidamento del corpo e dell’anima all’altro in previsione del “volo” verso Dio. C’è una promessa davanti a Dio: ……Io accolgo te come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita. Solo adesso si verifica quel salto di qualità nel Matrimonio-Sacramento: fedeltà non più come nontradimento ma come dono reciproco che si concretizza quotidianamente in tanto amore, voglia di conoscere tutto dell’altra persona, ogni pensiero anche i più scomodi e diversi dai nostri. Allora accettare l’altro così come è e come noi lo abbiamo scelto, senza pregiudizi, senza paura né orgoglio sarà la base che permetterà di abbandonarsi a lui e di fidarsi completamente. Per affidarsi bisogna fidarsi, aver fiducia nell’altro sicuri che mai ci tradirà. Ma l’uomo da solo, con le sue debolezze e fragilità nulla può! Così come bisogna fidarsi ed affidarsi all’altro ancor di più bisogna fidarsi ed affidarsi a Dio! Solo con la sua Grazia tante più cose saranno possibili e senza di essa tanto più peneremo. La Grazia Divina non è niente di più che la fedeltà reciproca. Dialogo e confronto Alcune domande per stimolare il dialogo ed il confronto: 36


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Che cos’è per voi la “scelta”? E’ per sempre? Che cos’è per te la fedeltà? Cosa significa per te affidarsi all’altro? E affidarsi a Dio? Siete disposti a farlo?

Preghiera conclusiva (Giovanni 1, 15-18) Approfondimenti -Esodo 34, 6-9 La Grazia divina si manifesta come fedeltà, bontà e misericordia, il che da sicurezza a chi si rifugia in Lui. -Salmi 86(85), 15-17

6^ Scheda

I primi tarli … Interni: gelosia, routine, aspettative... Esterni: parenti, amici, lavoro, computer, sport … Preghiera iniziale Lettura - “Sull’amore” (Kahlil Gibran) Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore. E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse: Quando l' amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. E quando vi parla, abbiate fede in lui, Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà. Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole, Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra. Come covoni di grano vi accoglie in sé. Vi batte finché non sarete spogli. Vi staccia per liberarvi dai gusci. Vi macina per farvi neve. Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli. E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio. Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in 37


questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita. Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere, Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore, Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime. L'amore non dà nulla fuorché se stesso e non attinge che da se stesso. L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto; poiché l'amore basta all'amore. Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto, " Io sono nel cuore di Dio ". E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida. L'amore non vuole che compiersi. Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi: Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte. Conoscere la pena di troppa tenerezza. Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore, e sanguinare condiscendenti e gioiosi. Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore; Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore; Grati, rincasare la sera; E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra Spunti per lo svolgimento del tema Uno dei rischi che la giovane coppia affronta è sottovalutare i “corrosivi” dell’amore. Un tubo di ferro col tempo e con l’incuria si arrugginisce, si corrode fino a rompersi d’un tratto in maniera grave. Anche un matrimonio iniziato con le migliori intenzioni può col tempo cominciare a scricchiolare, a volte senza che la coppia stessa se ne accorga, arrivando a situazioni di difficile soluzione. Qui non parliamo di fatti gravi e macroscopici, ma di quei corrosivi di cui spesso non ci accorgiamo della presenza e che non producono danni chiari ed evidenti subito: sono appunto “corrosivi”. I corrosivi possono svilupparsi all’interno della coppia ma anche provenire dall’esterno. 1) I corrosivi interni dell’amore Nel matrimonio all’inizio ci si impegna molto, poi si pensa che le cose vadano avanti da se, ma anche in amore c’è bisogno di continuare “gli allenamenti”. Ci sono alcuni fattori infatti che spesso minano il rapporto di coppia dall’interno: - la gelosia; un pizzico di gelosia è comprensibile e forse fa anche bene, ma quando nasce da una mentalità possessiva diventa una malattia che attacca e corrode; nascono allora i sospetti, le inchieste, i processi eterni, le fissazioni, il soffocamento delle più legittime libertà, ecc.; il contrario è la fiducia, l’apertura, la generosità; su queste virtù specifiche bisognerebbe lavorare ed allenarsi. - il ricatto; è collegato alla possessività, ma con una buona dose di spirito di vendetta; c’è il ricatto più grossolano ed evidente, ma anche quello più sottile di chi si chiude in se, ma fa scontare le pene interiori per giorni e giorni; il contrario è il perdono, la generosità e la magnanimità. - la routine della vita familiare; può portare piano piano a piccole trascuratezze e alla sciatteria, a sottovalutare, a dare per scontato, a non impegnarsi a costruire quotidianamente l’amore attraverso le attenzioni, la novità; si diventa pesanti e grossolani nelle parole, grossolani negli atteggiamenti; si diventa sempre meno attraenti per mancanza di cura; si manca di tenerezza, nel fare l’amore 38


mancano i piccoli gesti e si sottovaluta il clima adatto; il contrario è la delicatezza, la creatività dell’animo, l’avere a cuore e pensare spesso che nulla è scontato per sempre. - la critica; non è soltanto quella esplicita che comprende il rimprovero o l’accusa, molto spesso è quella sottile che crea la mentalità di accusa invece che di comprensione e dialogo: può essere la voglia di cercare sempre chi ha ragione e chi ha torto; oppure l’arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che il torto è sempre altrove; il contrario è il dialogo con il buon ascolto e la comunicazione dei sentimenti. - l’infedeltà a piccole dosi; è quando, pur non arrivando a tradire, di fatto si agisce come vivrebbe uno scapolo: nelle decisioni, nel tempo libero, nelle scelte …; il contrario è curare le decisioni di coppia e quella che potrebbe chiamarsi la virtù dell’obbedienza coniugale - le aspettative; quando ci si aspetta che l’altro faccia; quando si pretende; quando si sta lì a pesare il 50 e 50; quando si dà tutto per scontato invece che parlare; il contrario è cercare di vivere la comunicazione secondo i canoni di cui abbiamo parlato nella scheda propria. 2) I corrosivi esterni dell’amore Che cosa sono i corrosivi esterni? Comprendiamo tra questi certe situazioni che di per sé non hanno niente di negativo, anzi sono in se stesse anche positive, ma che possono finire per influire negativamente sulla coppia a causa di un modo sbagliato di considerarle e di viverle: - il lavoro: va valutato in tutta la sua importanza; come sussistenza, come bisogno di essere attivi, come dovere sociale; in certe circostanze però produce effetti negativi sulla coppia: lontananza prolungata, il bisogno (o meglio il gusto) di lavorar molto trascurando la famiglia, non prendere decisioni insieme su aspetti del lavoro che coinvolgono la famiglia. - gli impegni esterni: sociali o ecclesiali sono non solo leciti, ma necessari; però possono in certe circostanze finire per nuocere, soprattutto se questi non sono stati decisi attraverso una vera decisione di coppia. - i figli: spesso si verifica che la donna, molto presa da questo felicissimo ed importantissimo evento, finisca per trascurare il marito. - gli hobby, la televisione …; pur essendo a volte necessario ritagliarsi dei momenti personali, ciò che si fa nel tempo libero, anche le attività individuali, dovrebbero comunque passare ed essere concordati attraverso un confronto di coppia. - rapporti con genitori, parenti, suoceri, amici: è ovvio che questi non sono in se stessi un pericolo, ma un bene; il problema però appare quando non ci si rapporta con loro convenientemente: per esempio quando si è troppo succubi, quando ci si lascia prendere troppo, quando si acconsente alla eccessiva loro invadenza in casa, o quando uno dei due privilegia il colloquio con questi invece che col partner ecc. Riguardo questi ultimi rapporti è bene sottolineare quanto segue. a) rapporti con i genitori: c’è da rispettare due comandamenti apparentemente contrastanti: - onora il padre e la madre (IV comandamento) - lasciare il padre e la madre (Gen 2,24) queste due raccomandazioni che sembrano antitetiche, in realtà sono complementari e devono essere vissute entrambi con equilibrio; la prima raccomanda l’amore e l’onore, e quando c’è bisogno anche l’aiuto; la seconda raccomanda di seguire la propria vocazione senza lasciarsi irretire dagli affetti che limitano la propria realizzazione e crescita e impediscono la vita. Effetti negativi riscontrati quando non sono risolti questi problemi: - l’eccessiva invadenza dei genitori nella conduzione familiare - il continuare a portarsi dentro abitudini, usanze e condizionamenti della vita da figlio. b) rapporti con i suoceri 39


Mentre con i genitori c’è il pericolo dell’eccessivo attaccamento, verso i suoceri c’è il rischio della non-accoglienza o rifiuto; infatti essi sono persone nuove da amare e far entrare nella propria vita, con tutto il bagaglio di pregi e difetti che hanno. Facilmente ci si ricorda delle incomprensioni o timori che possono esserci stati all’inizio del rapporto da fidanzati nei confronti dei futuri suoceri; oppure c’è il timore dell’invadenza; come genitori dell’altro coniuge possono essere dei concorrenti psicologici: lei va dai suoi a sfogarsi, a chiedere consiglio, lui va a passare preferibilmente il suo tempo nella casa di origine; “lei preferisce i suoi invece che i miei”, “la cucina dei miei è più buona”… c) Rapporti con fratelli, sorelle e parenti in genere La parentela ha importanza per molti fattori. E’ la normale e facile comunità di riferimento: con essi si fa amicizia, si condividono le feste familiari: anniversari, compleanni …; c’è reciproco aiuto, nel momento del bisogno non si è soli. Alcuni aspetti negativi su cui lavorare: - l’eccessiva invadenza di alcuni parenti - alcune difficoltà con i parenti provengono dal fatto che il rapporto non è coltivato; anche questo invece va fatto crescere e migliorare frequentandosi, donandosi, facendo crescere l’amicizia e il dialogo. Dialogo/Confronto I molti stimoli dati dal tema svolto posso dare vita ad un profondo scambio, basato anche sulle esperienza vissute durante il periodo del fidanzamento. Impegno da assumere Svolgimento di alcuni test sulla conoscenza (vedi “Un cammino per i fidanzati” – Comunità di Caresto) Preghiera conclusiva

7^ Scheda

Paternità e maternità responsabile. Significato unitivo, procreativo e fecondo del rapporto coniugale. Metodi naturali. Preghiera iniziale ( Ct 2, 8-14) Spunti per lo svolgimento del tema e indicazioni metodologiche Approfondimenti biblici: Gen2,18;23-24 Gen1,28 Il popolo di Israele leggeva in questi versetti il duplice significato del matrimonio: 1) la risposta alla necessità di sentirsi amati, 2) mettere al mondo figli per continuare a popolare la terra. 40


Nella Bibbia troviamo anche donne che non possono avere figli, ad esempio Sara, moglie di Abramo. Vista la complessità dell’argomento è preferibile che questa scheda sia svolta attraverso due incontri, di cui il secondo insieme a degli esperti che possano parlare dei metodi naturali nel modo più appropriato. “Il matrimonio è una sapiente istituzione del Creatore per realizzare nell’umanità il suo disegno di amore”. “Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione dei loro esseri in vista di un mutuo perfezionamento personale, per collaborare con Dio alla generazione e all’educazione di nuove vite”. (Humanae Vitae n° 8) L’amore coniugale , oltre ad essere fedele, totale, gratuito e a crescere quotidianamente, è fecondo, perché si apre alla vita di un terzo, il figlio. La procreazione è l’aspetto più evidente della fecondità e l’amore coniugale non può essere pensato sganciato dall’apertura alla fecondità. I figli sono “ il segno visibile della realtà invisibile dell’amore degli sposi”. Il figlio è stimolo a crescere, a confrontarsi con una persona nuova, unica, carica di promesse e di speranza per il futuro. I figli però non sono un atto dovuto: sono dono gratuito e benedizione dall’alto. Nella capacità di generare il figlio, l’uomo e la donna ricordano che Dio Creatore e Padre li ha chiamati alla vita, essi stessi sono figli e nell’accoglienza reciproca alla vita percepiscono l’amore di Dio. Nel loro donarsi divengono collaboratori nell’opera creatrice di Dio. “Dare la vita” è andare oltre (pro-creare = andare oltre) la generazione del figlio: essa è un impegno verso tutta l’umanità. “La vita è un dono ricevuto per essere a sua volta donato”. (Evangelium vitae, 92) “Nella sua realtà più profonda, l’amore è essenzialmente dono e l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca conoscenza che li fa una carne sola, non si esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano fra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell’unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre”. (Familiaris Consortio n° 14) L’agire, allora, diventa donare la vita in due per il mondo, cooperare e interpretare l’amore di Dio: l’incontro dei corpi, segno dell’incontro delle persone, dovrà essere linfa per andare oltre e vivere l’amore sponsale al servizio dell’altro. L’aspetto unitivo dell’amore coniugale “io sono in te e tu sei in me” (comunione) diventa fecondo: “io e te siamo noi per”, portando frutti oltre se stesso. L’unità dell’amore, dunque, è sempre feconda: la fecondità del corpo, che nell’incontro sessuale si apre alla possibilità di trasmettere la vita, è segno della fecondità spirituale che si manifesta nella missionarietà, nell’adozione e nell’affido, che vanno “oltre” l’atto sessuale. Se si fermasse alla generazione di un figlio, la fecondità sarebbe limitata; la coppia genera ed è feconda nella relazione con la famiglia di origine, gli amici, i colleghi di lavoro, i conoscenti e con tutti coloro che incontrano. Per procreazione responsabile si intende la collaborazione consapevole alla creazione della vita, sapendo come è fatto il nostro corpo, conoscendo e rispettando le leggi sulla trasmissione della vita ed educando i propri impulsi sessuali. Siamo collaboratori del creatore anche quando generiamo la vita, non biologicamente, ma nell’accoglienza e/o apertura all’adozione, all’affido, al servizio, quando siamo disponibili quindi a varie forme di fecondità. 41


I metodi naturali rappresentano un valido aiuto per la paternità e maternità responsabili, dove ogni persona, a cominciare dal figlio, è riconosciuta e rispettata e dove ogni scelta è dettata dal criterio del dono sincero e totale di sé. La paternità e maternità responsabile educa alla responsabilità verso se stessi, verso l’altro, cioè il coniuge, verso il figlio, verso la società e verso Dio Creatore. Essa aiuta inoltre a cogliere la persona nella sua interezza; la relazione interpersonale perciò è caratterizzata dall’accoglienza dell’altro nella sua totalità e dal donarsi totalmente, fedelmente ed esclusivamente. Attraverso i metodi naturali gli sposi fruiscono di una disposizione naturale, non usano barriere, si donano nella totalità. Il Creatore stesso ha voluto la donna regolata nel ritmo della fertilità. Entrambi i coniugi condividono e collaborano in tale scelta e ciascuno accoglie l’altro così come è. Essi non separano il significato unitivo dell’atto sessuale da quello procreativo; rispettano il loro ruolo di collaboratori di Dio alla creazione della vita e riconoscono che Egli ne è l’autore e che essi non possono esserne arbitri. Con i mezzi contraccettivi gli sposi si ritengono arbitri della vita, ponendo una “barriera fisica” al dono totale e vicendevole e rischiando di “usare” i propri corpi, anziché esprimersi come dono e comunione attraverso essi. Non essendoci partecipazione e collaborazione alla scelta procreativa, il rischio è che possa essere svalutata la donna e la sua maternità. Dialogo e confronto Ascoltate le tematiche, si invitano le coppie a comunicare le loro perplessità e le loro opinioni, soffermandosi sui molteplici valori strettamente legati alla responsabilità di essere padri e madri (amore, persona, vita, genitalità e sessualità, famiglia, educazione). Impegno da assumere Pensarsi proiettati nell’avvenire e scriversi una lettera, da scambiarsi successivamente, il cui contenuto riporti desideri, aspettative, speranze legate al futuro della coppia che andranno a costituire, immaginando la fecondità del loro rapporto coniugale. Se conservato, questo scritto potrà essere riletto negli anni seguenti, diventando documento/ricordo per i coniugi. Preghiera conclusiva Salmo 127 oppure “Dei figli” … I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i loro propri pensieri. Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime, poiché le loro anime dimorano nella casa del domani, che neppure in sogno vi è concesso di visitare. Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di rendere essi simili a voi. Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri. Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate. 42


L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane. Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati dalla mano dell’Arciere: poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l’arco che è saldo. K. GIBRAN Approfondimenti: “Humanae Vitae”, “Evangelium Vitae”, “Familiaris consortio”

8^ Scheda

Dimensione giuridica del matrimonio (Patto tra uomo e donna. Vere intenzioni o nullità) Preghiera iniziale (dal Salmo 111) Rit. Beato chi cammina nella Legge del Signore Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. Rit. Prosperità e ricchezza nella sua casa, la sua giustizia rimane per sempre. Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto. Rit. Saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme, finché non vedrà la rovina dei suoi nemici. Rit. Ev. approfondimenti biblici: Mt 19, 3-6; 1Gv 4, 7-12

Spunti per lo svolgimento del tema E’ doverosa una premessa. Il matrimonio celebrato davanti al Sacerdote viene trascritto in Comune: si può dire quindi che in “un solo colpo” gli sposi sono uniti davanti a Dio e davanti allo Stato italiano. Proviamo a rispondere alla domanda: cos’è il matrimonio? Se tra le tante, emerge una risposta del tipo: “patto tra un uomo e una donna che si impegnano a realizzare una comunione di vita”, vuol dire che tra di noi c’è qualcuno che “sa di legge”. Infatti sia secondo la legge dello Stato italiano, cioè il Diritto Civile, sia secondo la legge della Chiesa cattolica, cioè il Diritto Canonico, potremmo definire il matrimonio proprio come “ un patto tra uomo e donna finalizzato a realizzare una comunione di vita spirituale e materiale attraverso la convivenza, l’assistenza e il rispetto reciproci, l’accoglienza e l’educazione dei figli “

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Codice Diritto Civile

Diritti / Doveri

Fedeltà

Figli

Codice Diritto Canonico

Art. 143

Canone 1135

Il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri

Entrambi i coniugi hanno pari dovere e diritto per quanto riguarda la comunità di vita coniugale

Art. 143

Canone 1056

Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale […]

Proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e l’indissolubilità […]

Art. 147

Canone 1136

Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi di mantenere, istruire e mantenere la prole

I genitori hanno il dovere e il diritto … di curare l’educazione della prole sia fisica, sociale e culturale, sia morale e religiosa.

Ma allora dov’è la differenza tra il matrimonio celebrato in comune e quello celebrato in Chiesa? Cosa fa la differenza? La differenza la fa la “parola” contenuta nel Canone 1056: indissolubilità!! Cosa vuol dire indissolubilità? Vuol dire che il matrimonio celebrato in Chiesa dura per sempre, perché tra i coniugi s’è creato un vincolo perpetuo ed esclusivo. Si diventa marito e moglie per tutta la vita. Com’è possibile questo? Semplice … c’è “di mezzo” Dio!! Dio è AMORE. L’amore è dono, quindi gratuito, dono senza riserve né spaziali né temporali, è … PER SEMPRE. “… l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Solo un amore totale e per sempre, aperto alla vita, è vero amore. Di quel patto tra un uomo e una donna che si impegnano a realizzare una comunione di vita, Cristo ne ha fatto un sacramento, cioè un mezzo di salvezza. L’amore umano è elevato da patto sociale a segno e strumento dell’Amore di Dio, da istituzione naturale e culturale a sacramento vivo che può operare la redenzione di ogni uomo. Dialogo e confronto Volete davvero il matrimonio cristiano? Questo è da comprendere. Se • il nostro atto di volontà di donarci reciprocamente l’uno all’altra non è libero… Se 44


• Se • Se • Se •

non “capiamo” che la comunione che creiamo è per tutta la vita… poniamo delle riserve al nostro: “ per sempre”… escludiamo di poter avere figli … non siamo sicuri di voler educare i figli cristianamente, fin da piccoli …

si corre il rischio di celebrare un matrimonio “nullo”. “Il diritto a sposarsi in Chiesa non è una pretesa che debba essere comunque soddisfatta. Il diritto a contrarre matrimonio presuppone che si possa e si intenda celebrarlo davvero così come è insegnato dalla Chiesa” (Benedetto XVI). Un semplice atto umano: “io accolgo te”, all’apparenza non diverso dagli altri atti di volontà che compiamo ogni giorno, rende i coniugi capaci di qualcosa che non si può spiegare umanamente: il dono di una comunione di vita fedele, feconda e veramente capace di durare per sempre. Questo “accade” per volontà di Dio che lo ha voluto fin dal momento della creazione ( Genesi 12), per volontà di Cristo che ne ha precisato i caratteri e ha elevato il matrimonio a Sacramento, ((Matteo 19,3-6) e attraverso la potenza dello Spirito Santo, che opera al momento dello scambio delle volontà. Il “compito” degli” sposi, perché questo “accada” , è essere e mantenersi nella grazia di Cristo. Impegno da assumere Riflettere con onestà e sincerità sui “Se…” personalmente e poi in coppia. Preghiera finale Rit. Sarà benedetto chi teme il Signore Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. Rit. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. Rit. Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! Rit. Approfondimenti • Comunione o separazione dei beni • Dizionario giuridico, voce “indirizzo della vita familiare”, Art. 144 CC • Familiaris Consortio n.68 (Il sacramento del matrimonio ha questo di specifico: è un sacramento che già esiste nell’economia della creazione) • Discorso al Tribunale della Rota Romana, 45


2001 Giovanni Paolo II 2010 e 2011 Benedetto XVI

Celebrazione conclusiva dell’itinerario Rinnovazione della professione di fede battesimale

Siamo al termine del cammino; questo momento di preghiera vuole aiutare i fidanzati a comprendere che il matrimonio è radicato nella fede battesimale che essi hanno nuovamente deciso di voler professare con la loro vita, scegliendo di unirsi con la celebrazione del sacramento del matrimonio. Il gruppo si ritrova nel luogo di preghiera abituale oppure intorno al fonte battesimale della parrocchia. Il clima è gioioso e festoso. Il canto iniziale sottolineerà questo clima. È bene in evidenza il segno dell’acqua. Il sacerdote o un animatore introdurrà con opportune parole il momento di preghiera. Verrà fatta una preghiera di lode e se necessario di benedizione per l’acqua. Sarà letta successivamente p. 341 del CdG/2 dal titolo: Nel sacramento del matrimonio. A commento di questa pagina viene poi proposta alla riflessione di tutti la breve biografia di Gianna Berretta Molla riportato a p. 356 del CdG/2. Il sacerdote o un animatore commenterà brevemente quanto udito e inviterà i giovani a professare la propria fede e a chiedere a Dio tutti i doni necessari per vivere da sposi cristiani. Verrà lasciato un congruo spazio per la riflessione e la comprensione di che cosa comporti oggi professare con maturità e consapevolezza la fede cristiana e per formulare o anche scrivere preghiere di invocazione che saranno proclamate successivamente. * Rinnovazione della professione di fede battesimale. Il sacerdote introduce questo momento facendo cogliere l’importanza del gesto che essi stanno per compiere. * Preghiera dei fedeli. Ad ogni invocazione i presenti diranno: Signore amante della vita, dacci la forza del tuo amore. La recita del Padre nostro, l’aspersione con l’acqua benedetta e un canto chiuderanno la preghiera.

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