La famiglia vive il primo annuncio ai figli
Un percorso che continua …
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“Dalla Lettera Pastorale … … passando dal convegno… … verso un rinnovamento pastorale” 1
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Carissimi
Per un ulteriore lavoro… La pastorale giovanile nelle nostre parrocchie: quali percorsi ? Quale deve essere il rapporto tra proposta parrocchiale e proposte diocesane? Cosa chiediamo alla Pastorale Giovanile Diocesana? _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________ _________________________________________________________
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presbiteri, diaconi, religiosi/e e laici tutti,
Vorrei iniziare questa mia lettera ringraziandovi della vostra numerosa partecipazione al Convegno diocesano, che si è svolto nei giorni dal 5 al 7 ottobre. È stato un convegno che, sullo slancio dato dalla lettera pastorale, ha portato nuovi frutti e nuove prospettive per il futuro della nostra diocesi. Un ringraziamento particolare va certamente all’Ufficio missionario che ci ha aiutato ad entrare in un clima di preghiera e in un’ottica di autentica missionarietà, che si realizza attraverso ogni nostra azione ecclesiale. Tornando ai frutti del Convegno, vorrei che la Diocesi potesse usufruirne attraverso questi atti, che i diversi uffici diocesani hanno redatto dopo lo svolgimento dei laboratori. Come certamente ricordate, i laboratori erano sei, ad essi in questi atti si aggiungono i lavori dei giovani che il 7 novembre si sono riuniti in vescovado per parlare ed affrontare temi circa la pastorale giovanile. Vorrei brevemente ripercorrere, ora con voi, prima di lasciarvi alla lettura degli atti, il percorso che stiamo sviluppando in diocesi: la famiglia è il centro di attenzione di una autentica e rinnovata pastorale. Questo lo abbiamo visto nel Sinodo Straordinario della Famiglia, ma è visibile ogni giorno in molte famiglie che fanno fatica a vivere il Vangelo a causa di scelte politiche che non la favoriscono e che al contrario ne acuiscono la situazione economica sempre più precaria. Tutto questo deve essere oggetto della nostra Pastorale, che ha visto nel Convegno l’inizio della riflessione su come aiutare la famiglia a vivere Cristo centro della loro vita. Ecco perché il nostro cammino parte dall’inizio della famiglia con la riflessione sul fidanzamento, sulla scelta del matrimonio, ma anche sulla difficoltà, come comunità, ad accogliere l’emergenza della convivenza. Non ci siamo fermati però a questo punto, ma abbiamo voluto sottolineare come la famiglia cresca con la nascita dei figli e con il loro accompagnamento nella fede, la catechesi pre e post battesimale, e come essere parrocchie aperte all’accoglienza delle nuove generazioni attraverso la offerta di percorsi di fede, ma anche di luoghi dove potere crescere nei primi anni di età, vedi le scuole materne e il grande lavoro della scuola cattolica. Un’attenzione importante deve essere quella verso i giovani, che saranno coloro che andranno a costituire le famiglie del domani. Tutto questo è stato sottolineato con il vostro lavoro, che oggi riconsegno a voi e alle comunità parrocchiali per poter continuare a riflettere, ed avere nuovi
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stimoli per continuare il nostro cammino come Chiesa diocesana. Il lavoro che ora vi propongo è quello di farmi avere delle risposte e delle idee che scaturiscono dalle domande che sono poste alla fine di ogni sintesi. Abbiamo un po’ di tempo davanti a noi per fare questo come parrocchie, vicariati, associazioni e singoli, fino a sabato 21 marzo 2015, il giorno del Convegno catechistico che vedrà la nostra diocesi a riflettere sulla catechesi familiare come strumento di accompagnamento e vicinanza alle famiglie. Salutandovi, alla chiusura del nostro 450° anniversario del patrocino della Madonna di Montenero, in questo giorno a lei dedicato, Festa dell’Immacolata Concezione, voglio affidarvi e con voi affidarmi a Lei che, grazie al suo sì, ha permesso l’inizio delle nostra salvezza, ma soprattutto a Colei che nella casa di Nazaret ha realizzato insieme a Giuseppe l’icona della autentica famiglia che vive della Parola di Dio. Il Vostro Vescovo Simone
È stata raccontata inoltre, l’esperienza della Parrocchia del Rosario in merito alle cosiddette “messe giovani” per i ragazzi dai 15 ai 25 anni, nate dall’esigenza dei ragazzi di comprendere meglio il rito della messa per agevolerne una maggiore frequenza alla messa domenicale. Ogni messa è preceduta dalla divisione in piccoli gruppi dove vengono lette e meditate le letture della celebrazione, al fine dia gevoalre la condivisione nell’ambito dell’omelia. Un ragazzo degli scout inoltre ha detto di aver fatto nell'estate della GMG il cammino portoghese di Santiago e ci ha dato delle informazioni pratiche sul percorso e l'organizzazione. Al di là delle singole proposte tutti hanno espresso un disagio nella mancanza di una formazione adeguata e un desiderio di partecipare a momenti di formazione ma solo se organizzati ad un certo livello. Inoltre ci hanno consigliato di proporre solo cose già testate e di cui siamo ben sicuri. Per esempio quando abbiamo domandato cosa ne pensassero di un corso per fidanzati loro ci hanno detto che ci sarebbero molte persone che hanno questa esigenza ma che questi corsi dovrebbero essere fatti da persone valide accompagnate da specialisti di certi settori ( es psicologi) e molto calati nella concretezza!
Livorno, lì 8 dicembre 2014
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Tavolo dei giovani 19-35 La presente sintesi è l’unione dei due gruppi creatisi per questo tavolo. Dopo avere spiegato la nuova organizzazione della pastorale ed i momenti che avremmo in programma. Poi abbiamo chiesto loro di darci un riscontro anche sulla base di quanto avevamo sentito nell'intervento di don Rossano ed eventualmente di raccontarci di esperienze personali che pensavano potessero arricchire le nostre prospettive di pastorale. Alcuni del Gruppo della Gioventù Benedettina hanno detto di aver fatto esperienza della Scuola di Evangelizzazione di Firenze traendo come lato positivo dell'esperienza la possibilità di contattare dei giovani adulti completamente fuori dai "giri della chiesa". Per fare una cosa del genere hanno detto però che le persone fanno dei corsi di formazioni molto mirati. I ragazzi della parrocchia dei salesiani si sono ricollegati a questo dicendo che questa estate hanno fatto la missione giovani dove alcune serate erano improntate proprio sull'evangelizzazione di strada ma che hanno avuto una scarsa risposta dai giovani delle parrocchie livornesi e dagli stessi parroci. Al tavolo si è manifestata la voglia di creare momenti comuni diocesani (rimettere la diocesi al centro) dove condividere amicizia ed esperienze e ribadito la volontà di creare degli incontri per i giovani (che non dovranno portare ad un percorso di catechesi) mirati all'approfondimento di diverse tematiche e l'esigenza di creare un ufficio che sia di supporto alle varie parrocchie attraverso buone relazioni con i parroci e creando una rete di referenti (come già stiamo facendo da questi tre mesi). I ragazzi dei “salesiani” hanno poi riferito della loro esperienza del "gruppo della comunità giovane" un gruppo di ragazzi dai 18 ai 24 anni che si incontra ormai da cinque sei anni. Ogni mese vi è un incontro e una lectio divina (sempre il lunedì). Questa esperienza è nata perché si sono accorti che per quella fascia di età mancavano delle esperienze che rispondessero soprattutto ad una esigenza di formazione cristiana. I temi trattati sono stati vari ma tutti incentrati sulle motivazioni che spingono una persona a rimanere nella chiesa in maniera consapevole. È stato notato come questa esigenza di formazione sia la stessa che dall'anno scorso è emersa con forza anche a livello diocesano e dalla quale è nata proprio la commissione 19-35. Molti hanno sottolineato l’interesse al percorso delle dieci parole manifestando l’intenzione di iniziare a frequentarlo a Pisa. La proposta fatta è quella di potere realizzare questa iniziativa anche nella nostra diocesi. È stata ricordata, inoltre, la validità e la frequenza dei corsi che vengono svolti durante l'anno ad Assisi. 20
1° laboratorio “Accompagnare i fidanzati e la vita della giovane coppia” Gli animatori delle giovani coppie siano testimoni appassionati della loro vocazione matrimoniale. Si propone di: - fare un censimento di tutti gli animatori parrocchiali responsabili della preparazione al matrimonio, in modo da creare una rete informativa per tutti, per un sano e costruttivo confronto; - avviare (nelle parrocchie o a livello diocesano) un percorso di educazione all'affettività, alla relazione, all'amore di coppia (chiamiamolo preparazione remota al matrimonio) da offrire a coppie di ragazzi maggiorenni; - unire più coppie di fidanzati tra parrocchie laddove il numero è ristretto; - seguire le giovani coppie di sposi, anche qui, dati i numeri ancor più ristretti, eventualmente riunendo le parrocchie; - pensiamo sia indispensabile una formazione di base per i formatori: chiediamo persone competenti, che sappiano discernere la vocazione dei singoli animatori, che propongano un metodo adatto al percorso, che diano precise indicazioni di base. Il carico formativo non dovrebbe essere eccessivo, ma svolto in tempi ristretti e con contenuti forti.
Per un ulter iore lavoro… La pa Si avverte l’ rrocchia come risponde esigenza di a questa nec e formare rem I percorsi d otamente i fi ssità? i fede verso Si sta rispon d a nza il matrimonio dendo alle in come sono sv ti? dicazioni dio c olti? e sa n e , di fare perc __________ orsi annuali? __________ ____ __
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2° laboratorio “La convivenza occasione di Primo Annuncio” Dopo la lettura della lettera pastorale e di alcuni spunti dell’Instumentum Laboriis del Sinodo, sono emerse le seguenti riflessioni: - la percentuale dei conviventi è alta e cercando di non considerarlo un "problema" ma una nuova realtà,...la domanda è: come Chiesa che fare? Lo stato tutela la convivenza: posti negli asili, sgravi fiscali, chi convive è favorito. Lo è altrettanto nella Chiesa? - è necessario un atteggiamento di accoglienza, ascolto e pazienza, non far pesare, aiutare a far comprendere il bello del messaggio di Gesù (non conoscono Gesù), realizzabile se trovano una comunità che li accoglie e crei legami permanenti; - presentare i conviventi alla comunità, inviandoli ai percorsi di preparazione al matrimonio o coinvolgerli nelle occasioni di incontro. Occorre quindi cambiare il nostro approccio: nelle comunità dare spazio ai conviventi (mentre nella società sono pienamente inseriti, nelle chiese si ha un atteggiamento di chiusura, dobbiamo, quindi, cambiare i nostri occhi, perchè si tende a guardarli attraverso la lente delle regole); - le famiglie, le coppie sposate non sanno forse trasmettere il bello del matrimonio; la sfida dei coniugi è: mostrare gioia, essere capaci di presentare la ricchezza, vivere la preghiera anche in famiglia, affidarsi maggiormente alla Provvidenza; - occorre una atteggiamento di prevenzione: lavorare con i giovani, nel dopo cresima e anche successivamente, creare una maggiore collaborazione tra pastorale familiare e pastorale giovanile; è necessario cominciare nell'adolescenza a far maturare l'educazione all'amore, al bello del matrimonio, trasmettere la bellezza e la pienezza, la gioia. Si richiede un impegno, quindi, delle coppie /famiglie verso gli adolescenti (catechesi familiare, gruppi famiglia); - presentare nei percorsi prematrimoniali l’accoglienza alla vita: si aumenta l'amore se si prende coscienza della grandezza della vita. - ci sono stati altri interventi sulla difficoltà di accogliere come comunità queste coppie "irregolari" "fragili". Ci lasciamo con un interrogativo, ma anche con una percezione di incapacità delle nostre comunità parrocchiali; ci chiediamo cosa fare per loro, ma siamo sicuri di sapere accogliere le nuove fragilità della "famiglia"(il discorso si allarga per le separazioni, divorzi etc..)? Dovremmo educarci di piu' all'Amore, all’ascolto, al non giudicare i fratelli in situazioni diverse, o lontane. Dovremmo lavorare di piu' nelle nostre comunità parrocchiali per aiutarle a saper accogliere, stare vicino e farsi prossimi, cogliendo l'occa6
Tavolo degli adolescenti 13-18 Dopo una breve presentazione del progetto “A Doppi Passi verso la Meta. Itinerio adolescenti/giovanissimi per una nuova partenza”. Viene proposto un brainstorming sul tema: Quale adolescente e Quali obiettivi (conoscitivi, affettivi e comportamentali) del progetto, alla luce della relazione di Don Rossano Sala sdb. Dalle risposte e dai commenti fatti risulta il seguente lavoro: Gli adolescenti - sono come Telemaco, riguardo la nostalgia del Padre; - sono come Icaro, quando sbagliano, non sanno fare bene le cose, non ascoltano e fanno di testa propria; - possono racchiudere in sé stessi tutti gli idealtipi: con la depressione, tecnologia, la paura di ascendere, nel servirsi degli altri per migliorare noi stessi, nel narcisismo, nel fare paragoni, nella superficialità; - hanno bisogno di metodologia, di una figura di riferimento per la loro formazione; - hanno bisogno di appartenere ad un gruppo come momento per evadere dalla solitudine e sentirsi più forti; - vivono di emozioni surriscaldate; - hanno bisogno di essere aiutati a guardare l’orizzonte lavorando insieme; - hanno bisogno di sentirsi vivi, c’è poca attenzione all’altro; - provano un grande senso di smarrimento causato anche al loro cambiamento fisico e psicologico che li fa sentire diversi da prima. Pensano “chi sono io?” - hanno bisogno di chiarezza, perché sono interessati alla Parola di Dio, ma spesso hanno accanto persone incompetenti che non soddisfano la loro sete di Verità. - sono spaventati e vanno aiutati, perché hanno paura di essere emarginati, ma dobbiamo aiutarli a far loro capire che seguire il Signore e andare in chiesa non è da “sfigati”. In poche parole si potrebbe affermare: dall’emergenza alla cura, dalla cura all’emergere come cristiani. Interessante la Cura proposta da don Rossano, che ha evidenziato le scelte già fatte dal progetto: - uscire dall’idea del sacramento come fine del percorso, ma proporre itinerari con eventi importanti, con tappe, che portano il ragazzo alla solenne Professione di fede; - non chiamare più i gruppi degli adolescenti “dopo cresima” perché è riduttivo; - la comunità deve cambiare, c’è bisogno di aiuto alle famiglie; - dobbiamo dare una nuova offerta alle famiglie: non più sacramenti, ma formazione di cristiani e accompagnarli al cambiamento della loro richiesta. 19
sione del loro ri-avvicinamento alle parrocchie per battesimi, comunioni etc.. oppure uscire con coraggio ed andare a proporre un percorso di educazione all'amore anche a chi non ha in programma un sacramento e che vive, comunque, relazioni familiari. - mantenere le indicazione di cammino annuale diocesane in modo da assicurare un unitarietà della proposta mantenendo l’attuazione a livello vicariale per aumentare la possibilità della creazione di relazioni significative nei partecipanti. Ci siamo anche chiesti se la proposta dei GAV potesse essere ancora utile ai giovani delle nostre realtà parrocchiali riscontrandone l’assoluta attualità e necessità a patto che i percorsi individuati sappiano rispondere alle effettive domande dei nostri animatori.
Tavolo sulla Carità La carità insieme alla catechesi e la liturgia è un elemento essenziale per la crescita nella fede dei ragazzi. A coordinare questo tavolo: alcuni operatori della Caritas diocesana. Partendo da un’attività sulla parabola del buon Samaritano, che andava ad analizzare i vari elementi simbolici di questo testo, si è riflettuto sull’importanza di inserimento di esperienze di servizio, all’interno del cammino di fede dei ragazzi. La fede, infatti, si accresce donandola. E’ stato proposta l’ esperienza di servizio dei campi di lavoro e una maggiore apertura della Chiesa nella sua azione evangelizzatrice (es Missione giovani dei Salesiani, proposta di tenere aperte le chiese della Venezia il sabato sera). Gli operatori Caritas hanno illustrato le numerose attività e servizi dell’ente a sostegno dei più bisognosi e fornito informazioni sulle possibili esperienze di volontariato che possono fare i giovani. E’ stato, inoltre, presentato l’iniziativa dei laboratori di animazione alla Carità. Si tratta di incontri che hanno la finalità di incontrare adulti e giovani delle parrocchie per riflettere sul tema della carità. Carità come amore, come stile di vita e scelta da fare ogni giorno insieme all’altro che diventa prossimo per me. La caratteristica specifica del laboratorio è quella di riuscire a coinvolgere in prima persona i partecipanti nella riflessione, attraverso attività interattive. Sono state presentati anche: gli esercizi della carità, gli incontri di preghiera organizzati dalle suore vincenziane ed esperienze formative- lavorative come il servizio civile e l’ anno di volontariato sociale. 18
Per un ulteriore lavoro… La comunità come risponde a questa esigenza? Quando si parla di come coinvolgere i conviventi, quale deve essere l’atteggiamento nei loro confronti: di accoglienza, pensando di essere noi nel giusto, oppure non farne una categoria problematica e considerarli fratelli? Quali le reali proposte che possiamo fare per attuare un autentico Primo Annuncio? Le occasioni di catechesi offerte dalla parrocchia devono avere una specificità nei confronti dei conviventi, oppure basta invitarli a partecipare come tutti gli altri ?
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3° laboratorio “Il battesimo: l’accompagnamento pre/post battesimale della famiglia ” A seguito di una preziosa e ricca condivisione tra le varie esperienze dei partecipanti a questo laboratorio, dalla quale sono emersi numerosi aspetti di comune percorso e altrettanti comuni esigenze di migliorarlo, si sono evidenziati i seguenti punti con i quali poter costruire una strada, la più possibile condivisa e percorribile da tutte le parrocchie: - esigenza di essere una “chiesa attraente” per le coppie che chiedono il battesimo del figlio. Per far sentire la famiglia parte della più grande Famiglia della parrocchia è necessario, fin da prima della nascita del bambino, coinvolgere la coppia e “prendersi cura” di essa; - benedizione delle mamme in attesa all’8° mese di gravidanza; - annuncio della nascita del bambino (se la famiglia acconsente) alla comunità parrocchiale riunita a Messa per rendere partecipi tutti i fratelli della comunità e pregare per la nuova nascita e la sua famiglia; - al momento della nascita del bambino, consapevoli di un primo periodo di assestamento della famiglia, si propone un percorso di incontri come segue: Primo incontro sul rito (da svolgersi nella sede valutata più opportuna) Secondo incontro sul rito (*il rito è occasione non solo per conoscere i mo menti liturgici del sacramento ma per approfondire il proprio cammino di fede) Terzo incontro di condivisione attraverso la traccia di una scheda comune (offerta dal Vescovo?) su cui innestare una discussione e condivisione. Quarto incontro di preghiera alla presenza della Comunità, prima del rito del Battesimo Al seguente percorso parteciperanno insieme, tutte le famiglie che, in quella parrocchia, battezzano nella stessa data i propri bambini. Sarebbe importante prevedere almeno uno o due incontri con i padrini/madrine per sottolineare l’importanza di questo ruolo agli stessi ed ai genitori. - i preparatori/accompagnatori è bene che siano più coppie di sposi che affiancano i gruppi di genitori; se si inseriscono altre richieste di battesimo il gruppo già iniziato non si interromperà ed eventualmente ne partirà uno nuovo. - scegliere delle date comuni per la celebrazione del Battesimo per tutta la Diocesi (è bello pregare ed essere in unità con tutti i fratelli delle diverse comunità parrocchiali): Battesimo di Gesù, Veglia Pasquale (o Domenica in Albis), Pentecoste, 8
Per un ulter iore lavoro…
Tavolo dei GAV
La proposta di munità parro incontri pre-battesimali cchiale; se sì è stata presa , si Rossano mai in ccondizione Dopo l’intervento di don sull’attuale il è pensatoSala onsideraziogiovanile ai grusdb ppi di giova ne dalla con i c tavolo dedicato alla riflessione sui Gruppi Animatori Vicariali visto oppieha o so lo a coinvolte coppie in una decina di persone con diversa esperienza sui e nei GAV. a tt Il e sa b a di figli? ttesimo richie Deve esserci de unastorico una cagiunti Opinione comune è pstata di essere ad un momento i preparain te c h ziocui e si er coquella ne? a l batteha sim ere che èalle o , o GAV proprio perché ricchimdipre unndpercorso spalle che dato tanti buoni frutti è u n ’occasione la techesi è unaiutasse La proposta checaperlomeno percorsoaperigenerarli avesse bisogno ora ripensamento d i r la vita? in nelldi’anun d iv iduare poche no liturgico davarie e comune idi dall’interno. Dopo un momento di racconto sulle esperienze te si g n ificative neconfronto lla Diocesi è La bozzindicazioni fattibile? un abbiamo provato a tracciare delle piccole permettessero discera di percorsche P erc hé? o d i fe d e nimento ed una nuova attualizzazione dei pre-battesim va bcammini: e n e c o sì ale o p otrebbe eperché ____-_chiarire ______le ssere arr su cosa sono i GAV e quali i loro destinatari a ic partire da __idee _ _ c h _ it _ _ _ __________le modalità di costruzione degli itinerari; a? ____questo ______cambiano sostanzialmente _ _ _ __________ __________ ______degli ______pastorali _____- _chiarire sono_luoghi la formazione ____Animatori _______per ______che ________hanno ___se _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _____bisogno _ _ _ _ di avere al centro il rapporto educativo fra animatore e ragazzo _ _ _ __________ __________ in modo __________ _ _ _ _ _ _ _ _ __di _ ___sappia __vista _____tener ____onnicomprensivo da creare un punto diver__________ e _che ____conto _____delle _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ se condizioni degli animatori ______nei __________ ___singoli _____vicariati _________ __creata _____una - auspicare che in ogni Vicariato venga di giovani ____piccola ______Equipe __________ (magari anche solo un paio) che con il sacerdote referente gestisca il cammino;
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pia valorizzare magari il sabato come luogo di aggregazione dei preadolescenti. Opinione comune al termine del dibattito e del confronto che quella del convegno non poteva essere la sede utile per dare delle linee direttive da riportare nelle nostre parrocchie, ma semplicemente un luogo di incontro e confronto in cui appunto provare a dar voce a dei punti irrinunciabili da rimandare alle singole realtà, in modo da fornire un piccolo strumento che potesse agevolare il confronto e le scelte. Ci è sembrato inoltre importante ribadire, a nostro parere, la necessità e l’attualità dell’oratorio come possibilità di confronto e di incontro con i giovani a patto però che fosse quel punto di incontro fra la chiesa e la strada, infatti un’altra delle caratteristiche che la stessa nota della CEI sottolinea è che «normalmente l’oratorio viene immaginato come un ambiente aperto e accogliente, un luogo in cui è facile entrare, un contesto in cui il ragazzo e il giovane si trovano a proprio agio, una seconda casa: in termini di intervento sociale potrebbe essere definito un “servizio a bassa soglia”, pensando al fatto che uno scalino più o meno altro può porsi come filtro all’ingresso. Tale rappresentazione ideale fa centro su una delle caratteristiche più qualificanti la realtà oratoriana, che ha nella capacità di accoglienza la sua strategia e il suo potere di attrazione». (nr.16). Al termine del lavoro la sensazione di tutti è di aver trascorso un tempo ricco di sollecitazione e di spunti pastorali elementi che necessariamente però avevano bisogno di un confronto e di una ricaduta nelle nostre singole realtà. Davvero bella è stata poi la ricchezza del confronto facilitata anche dalla diversità del servizio che ciascuno svolge nella propria comunità parrocchiale e dalla presenza di numerosi seminaristi che sono davvero il volto di quel futuro che speriamo possa mettersi in ascolto dello Spirito per costruire comunità che siano sempre di più famiglia di famiglie.
Per un ulterio
re lavoro…
Quale oratorio per le nostre pa rrocchie? È un riso
rsa o una pesa ntezza per la ____________ ____________ ____________ ____________ ____________ comunità? ____________ __________ ____________ ____________ ____________ ____________ __________ ____________ ____________ __________ 16
- Naturalmente è da preferirsi, per quanto possibile, che il Sacramento sia celebrato all’interno della Messa domenicale. - Una domenica successiva al battesimo le famiglie sono invitate a tornare alla Messa per la consegna simbolica della “pergamena del battesimo” (un segno, privo di valore liturgico, ma quale dono della Comunità e ricordo di una data importante) - Festa annuale di tutti i battezzati dell’anno : messa insieme, pranzo condiviso - Inserimento in gruppi già esistenti: giovani coppie, famiglie o nuovi gruppi che si vadano formando (es gruppi di ascolto). Il Battesimo diviene così non solo dono primario che viene offerto al figlio per “crescere in compagnia della Trinità” ma propizia occasione per i genitori di maturare nella fede, per riprendere, talvolta, il proprio cammino sacramentale e per la comunità parrocchiale di crescere nell’accoglienza e nell’evangelizzazione. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta alla storia personale della famiglia, con le sue peculiarità ed esigenza (separati, conviventi, non credenti…).
Per un ulter iore lavoro…
La proposta di munità parro incontri pre-battesimali cchiale; se sì è stata presa , si è pensato mai in consi de ai gruppi di giovani copp razione dalla coie o solo a co ppie in attesa di figli Il battesimo Deve esserci ? richiede una una catechesi preparazione per compren a l ? battesim dere che è la catechesi è u o, o è un’occasione La proposta n percorso p di individua er la vita? nell’anno litu re p o rgico e comu c ni nella Dioc he date significative esi è fattibile La bozza di ? Perché? percorso di fede pre-ba va bene così ttesimale o potrebbe e __________ ssere arricch __________ ita? _______ _____
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4° laboratorio “La catechesi dei bambini 3-6 anni ” Inizialmente ognuno dei partecipanti è stato sollecitato a raccontare come, nell’ambito della propria parrocchia, ci si prenda cura delle famiglie con bambini dai 3 ai 7 anni, mettendo in evidenza gli aspetti positivi di ogni esperienza. Dopo gli interventi, sono emerse alcune riflessioni e proposte su questa realtà. La considerazione fondamentale e condivisa è che tutti sentiamo la necessità di “non lasciare soli i genitori dopo il battesimo”; in questo ambito, ancor più che in altri, è chiara l’urgenza di tessere relazioni umane profonde e significative di vicinanza: ognuno di noi dovrebbe essere una persona carica di volontà e di bene nel nome di Gesù, perché i genitori di questi bambini dovrebbero incontrare persone ricche di umanità e, solo in seconda istanza, persone esperte di catechesi (catechizzare più che umanizzare è uno sbaglio). Proposte pratiche almeno per le famiglie dei bambini battezzati nelle parrocchie: - invitare i genitori dei bimbi già battezzati alle varie attività che si svolgono in parrocchia, ricontattandoli sistematicamente via mail o per sms; - inviare ai genitori una preghiera specifica per i loro bambini in occasione della festa per la famiglia, del Natale, della Pasque, del Battesimo di Gesù; - preparare per i genitori qualche riflessione specifica per loro, nel momento che hanno risposto ad un nostro invito; - mandare auguri di compleanno ai bambini a nome della parrocchia (ovviamente non a nome dei catechisti); - mettere a disposizione uno spazio per i bambini durante la Messa e/o non ostacolarli nei loro movimenti (il bambino per partecipare deve essere in grado di capire almeno qualcosa della Messa; provare ad attivare percorsi paralleli alla Messa – con animatori dedicati ai piccoli - per introdurre progressivamente i bambini alla celebrazione e per permetter ai genitori di partecipare con più tranquillità alla Messa stessa). Proposte per tutte le famiglie: - incontri con specialisti sui bambini (pediatra, psicologo) e incontri sulla Parola per genitori, unitamente a giochi a sfondo evangelico per i bambini (attraverso cartelloni, disegni, animazioni di vario genere ecc.); - inviti ad personam basati sulla conoscenza diretta della famiglia da parte dei catechisti o degli animatori; - locali parrocchiali a disposizione del territorio in cui poter giocare con i propri bambini. Se nella realtà parrocchiale è presente una scuola dell’infanzia o una scuola elementare cattolica, incentivare la collaborazione tra parrocchia e scuola stessa per veico10
6° laboratorio “Quale oratorio ?” Il tavolo sull’oratorio ha visto la presenza di diverse realtà parrocchiali e vicariali e con diversi servizi all’interno delle stesse. Dopo un’iniziale scambio di conoscenza ci siamo lasciati coinvolgere nel racconto delle nostre esperienze a partire da una domanda semplice e per nulla scontata: “Cosa è per noi l’oratorio?”. Interessante e piacevolmente arricchente conoscere le molteplici esperienze che rendono viva la nostra diocesi tanto da condurci pian piano però a mettere a fuoco una necessità: chiarirsi le idee sulla fisionomia dell’oratorio, sulle motivazioni che ci sono alla base, sulle modalità di attuazione dello stesso. Per far luce su queste ed altre questioni fondamentali abbiamo affrontato la lettura dello schema della nota della CEI: “Il laboratorio dei talenti” Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dell’educazione alla vita buona del Vangelo. Lasciandoci condurre dal sentiero tracciato dalla nota stessa siamo giunti ad evidenziare alcuni punti fondamentali che possono e dovrebbero far da riferimento nella costruzione degli oratori delle nostre comunità: - l’oratorio non è un insieme di strutture (o almeno non solo!) ma un chiaro criterio di evangelizzazione che deve permeare tutte le nostre scelte pastorali a favore dei giovani. Non è pensabile, ci siamo detti, che esistano dei cammini di Iniziazione Cristiana e poi l’oratorio come se quest’ultimo fosse una proposta in più per i ragazzi. L’oratorio è il criterio con cui io, comunità parrocchiale, vivo l’evangelizzazione dei più giovani applicandolo, nell’esempio, anche ai cammini dell’Iniziazione Cristiana; - la scelta dell’oratorio deve essere chiaramente accolta da tutta la Comunità a partire dal suo pastore (il parroco) passando per gli organismi di partecipazione (Il Consiglio pastorale) per arrivare a raggiungere tutta la comunità, pena altrimenti l’inefficacia dell’azione educativa che finirebbe per diventare oggetto dell’attenzione solo di alcuni; - l’oratorio proprio perché criterio pastorale non può essere rivolto solo ai più piccoli, ma è e dev’essere espressione di quella familiarità in cui ognuno ha un posto bene preciso. Dal bambino ai nonni, passando per i giovani e gli adulti, tutti devono essere a loro modo soggetti e protagonisti dell’azione educativa dell’oratorio. Bisogna realisticamente trovare un equilibrio fra l’ideale e il reale delle nostre possibilità. Ci siamo soffermati molto su questo punto constatando alcune volte l’eccessivo zelo, in alcune comunità, di chi vuole per forza ad esempio dar vita ad un oratorio feriale senza averne i mezzi, quando invece sarebbe molto più utile concentrarsi, come tra l’altro la lettera del vescovo propone, ad un oratorio festivo che sap-
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re in modo significativo tutte le iniziative dedicate alle famiglie con bambini dell’età in oggetto. Scopo del percorso di avvicinamento ai bambini della fascia 3-7 anni: porre le basi affinché ognuno (genitore o bambino) riesca a passare dall’essere semplicemente bimbo o genitore all’essere persona, onesta e capace di un cuore grande, con una sensibilità aperta e orientata verso l’Altro.
Per un ulteriore lavoro… La comunità come risponde a questa esigenza? Alla luce delle proposte fatte pensiamo sia possibile realizzare dei progetti di catechesi per questa fascia di età ? Quale potrebbe essere la cadenza degli incontri da proporre , viste le difficoltà nella gestione di questi bambini? Il catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me” può dare un aiuto valido per la proposta di percorsi di catechesi?
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5° laboratorio “La Scuola Cattolica e la scuola materna: risorsa pastorale ” A partire dalla lettera pastorale del Vescovo sulla scuola cattolica pagg.28-30 (l’importanza della scuola cattolica nella evangelizzazione dei bambini), si riportano le domande, concordate con altri (Vescovo, Ufficio Pastorale Scolastica, Usmi) che sono state distribuite tra i presenti, perché ritenute utili alla discussione: 1) 2)
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Ha ancora un senso la scuola cattolica a Livorno, oggi? Quali problematiche emergono? Non per un “lamento”, ma per testimoniarci quel che viene fatto nelle scuole cattoliche, quale tipo di collaborazione esiste o dovrebbe esistere tra le scuole cattoliche del nostro territorio. Come vengono gestite e quale dignità di proposta viene effettuata. Qual è il compito della scuola? Troppo spesso intesa come contenitore entro cui socializzare e barattare una qualche istruzione, la scuola può essere un ambito in cui si forma una persona?Affermare con Papa Francesco, che la missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, del bene, del bello, vuol dire essere fuori dalla realtà? Si può ripartire dalla conoscenza e dalla libertà di costruire anche nella situazione attuale? Non c’è educazione se non si aiutano i ragazzi a “vivere le dimensioni del mondo”, e una scuola non è una scuola se non è una finestra aperta da dove poter guardare il mondo intero e, cosa ancora più interessante, lasciare entrare il mondo attraverso chi lo vive da protagonista. Quale educazione per una presenza nell’ambiente affascinante per i ragazzi? In educazione il problema non è la generazione dei figli, ma la generazione dei padri, non la generazione dei discepoli, ma quella dei maestri. In altre parole, i figli vengono al mondo esattamente come 100 o 1000 anni fa, con lo stesso cuore, con lo stesso desiderio, con la stessa ragione di sempre, caratterizzati cioè da un insopprimibile desiderio di verità, di bene, di bellezza. Cioè con il desiderio di essere felici. Ma quali padri, quali maestri, quali testimoni hanno di fronte?
(si riporta di seguito la sintesi degli interventi, il verbale dettagliato del laboratorio si può richiedere via mail a: cpformazionecristiana@gmail.it)
Alcuni interventi fanno presente che la collaborazione tra la scuola cattolica del territorio e la Parrocchia funziono, è il caso di Salviano e di S.Agostino. 12
Si pone l’accento anche sulle difficoltà economiche, mentre in altre Regioni è stato istituito il buono libro che aiuta la vera libertà di educazione, da noi questo non c’è. Emergono dalla discussione di nuovo le varie problematiche. I genitori che scelgono la scuola cattolica non per convinzione, ma per interesse, di nuovo la mancanza di comunicazione e di unitarietà tra le scuole. Allora il problema è di poter dire che siamo in comunione tra noi e avere gli stessi intenti, le stesse finalità e cercare di costruire un tipo di scuola che sia un’introduzione alla realtà a portata dei bambini. Si conclude ricordando la seguente poesia del Pascoli: « Fratello, ti do noia ora, se parlo? » « Parla; non posso prender sonno.» « lo sento rodere appena...» « Sarà forse un tarlo... » « Fratello, l'hai sentito ora un lamento lungo nel buio?» « Sarà forse un cane... » « C'è gente all'uscio...» « Sarà forse il vento... » « Odo due voci piane piane piane... » « Forse è la pioggia che vien giù bel bello ». « Senti quei tocchi?» « Sono le campane ». « Suonano a morto? Suonano a martello? ». «Forse...» « Ho paura...» « Credo che tuoni:come faremo?» « Non lo so, fratello: stammi vicino: stiamo in pace: buoni.»
«lo parlo ancora, se tu sei contento. Ricordi, quando per la serratura veniva lume?» « Ed ora il lume è spento. » « Anche a que' tempi noi s'avea paura: si, ma non tanta.» « Or nulla ci conforta, e siamo soli nella notte oscura ». « Essa era là, di là di quella porta; e se n'udiva un mormorio fugace, di quando in quando.» « Ed or la mamma è morta.» « Ricordi? Allora non si stava in pace tanto, fra noi... » « Noi siamo ora più buoni... » « Ora che non c'è più chi si compiacedi noi...» « che non c'è più chi ci perdoni. »
È il manifesto dell’educazione. Solo un genio può fare una cosa così, ce l’ha dentro ed è uscita fuori così. È talmente vero il compito che dobbiamo darci, che per leggere in quel quadro lì, quello che ha detto lui, ci vuole un adulto capace di vedere quello che nessuno vede e per cui deve essere educato. Noi dobbiamo essere educati a guardare il reale in un modo così. E in questo, chi dei nostri insegnanti è capace? Per questo occorre un lavoro.
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