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Diocesi di Livorno
EDIZIONE SPECIALE 8 Dicembre 2014
I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni della Diocesi di Livorno
I quaderni del Progetto Culturale Un numero speciale dedicato alla famiglia
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e riflessioni che il Progetto Culturale diocesano ha proposto e lanciato in questi anni alla nostra città hanno avuto un accoglienza significativa a crescente nel tempo. Ma la loro rilevanza ci chiede di pensare nuovi strumenti per allargare sempre più la loro diffusione perché anche la cultura contemporanea possa essere segnata dalla fede. Per questo, nel settembre scorso, è stato lanciato il quotidiano diocesano online (lasettimanalivorno.it), il pri-
mo di questo genere in Italia, che ha avuto un successo sorprendente già nei suoi primi mesi di pubblicazione. Oggi nasce questo nuovo strumento cartaceo che ha lo scopo di rendere disponibili periodicamente contenuti e riflessioni maturati all’interno del Progetto Culturale. Il primo Quaderno è dedicato alla riflessione sulla famiglia, particolarmente attuale in questi anni, in cui tutta la Chiesa è chiamata ad approfondire la questione come sollecitato
da Papa Francesco che ha messo in agenda ben due Sinodi dei Vescovi sul tema, uno che si è appena concluso e un altro che si svolgerà nell’Ottobre del 2015. Il primo Quaderno viene pubblicato nel giorno in cui fa visita alla nostra Chiesa diocesana il cardinale Lorenzo Baldisseri, il segretario del Sinodo dei Vescovi, ovvero il primo collaboratore del Papa in questo importante percorso di tutta la Chiesa.
Baldisseri: Un toscano al fianco del Papa Toscano, e più precisamente di San Pietro in Campo, nel comune di Barga, in provincia di Lucca e nell’arcidiocesi di Pisa, classe 1940, maestro di musica e canto, Lorenzo Baldisseri è stato nominato cardinale per volontà di Papa Francesco dal febbraio di quest’anno. Baldisseri, nel servizio diplomatico della Santa Sede è stato nunzio in numerosi paesi del mondo (Guatemala, El Salvador, Giappone, Brasile, in Francia, in Zimbabwe, ad Haiti, in Paraguay, in India e Nepal) fino al 2012 quando Benedetto XVI lo chiama a Roma come segretario della Congregazione per i vescovi. A marzo è segretario del Collegio cardinalizio poi consultore della Congregazione per la dottrina della fede. A Settembre 2013 Papa Francesco gli affida la guida della segreteria generale del Sinodo dei vescovi, lo annovera tra
i membri della Congregazione per i vescovi e a gennaio è tra i consiglieri della Pontificia Commissione per l’America Latina. Come segretario del Sinodo Straordinario della famiglia appena concluso il cardinale è stato in prima linea
nell’organizzazione e nella gestione di ben 191 padri sinodali dai cinque continenti (42 dall’Africa, 38 dalle Americhe, 29 dall’Asia, 78 dall’Europa, 4 dall’Oceania). segue a pagina 11 >>
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Discorso del Santo Padre Francesco
per la conclusione della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014
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minenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle, Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringraziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha guidato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo! Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri (...) Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori (...) -abbiamo vissuto “un cammino” - e come ogni cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità: - una: la tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei
premurosi e dei cosiddetti - oggi“tradizionalisti” e anche degli intellettualisti. - La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buonisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”. - La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in “fardelli insopportabili” (Lc 10, 27). - La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. - La tentazione di trascurare il “depositum fidei”, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano “bizantinismi”, credo, queste cose... Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore. Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto
e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “suprema lex”, la “salus animarum” (cf. Can. 1752). E questo sempre lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48). E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste. Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché,
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insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio. Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori. E, come ho osato di dirvi all’inizio, era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti. Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque, il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge - nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle. Il suo compito è di ricordare a tutti che l’autorità nella Chiesa è servizio (cf. Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa Benedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo ... attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro... partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cri-
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stiana, o, come dice il Concilio, “curando, soprattutto che i singoli fedeli siano guidati nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propria vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati” (Presbyterorum Ordinis, 6) ... è attraverso di noi - continua Papa Benedetto - che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant’Agostino, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, dice: “Sia dunque impegno d’amore pascere il gregge del
ma piuttosto ilsupremo servitore - il “servus servorum Dei”; il garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo stesso - il “Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli” (Can. 749) e pur godendo “della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa” (cf. Cann. 331-334). Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con
Signore” (123,5); questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15), delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 26 maggio 2010). Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo
vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie. Un anno per lavorare sulla “Relatio synodi” che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come “Lineamenta”. Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del Suo nome con l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me! Papa Francesco
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Prima di tutto educare all’affettività L’intervista al direttore dell’ufficio diocesano per la famiglia
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ono appena iniziati nei locali della parrocchia San Jacopo, gli incontri del nuovo percorso di educazione all’amore rivolto ai più giovani. A seguirlo sarà l’ufficio per la famiglia, in collaborazione con altri uffici diocesani: Antonio Domenici che insieme a sua moglie Rita, coadiuvati da uno staff di famiglie diocesane, sono gli incaricati dal Vescovo per questo ambito, raccontano il perché di questa scelta. Al convegno diocesano di ottobre è emersa la necessità di educare all’amore i giovanissimi e l’ufficio diocesano di pastorale familiare ha attivato subito un percorso… dunque è veramente una cosa urgente? «Al convegno diocesano sono emerse molte cose. Una di queste è proprio la necessità di una educazione all’affettività e all’amore che in questi tempi purtroppo, per vari motivi, le famiglie fanno fatica a trasmettere ai propri figli. L’urgenza nasce da vari fattori. Il
primo a carattere più generale è cercare di dare seguito in modo concreto e possibilmente immediato alle esigenze che vengono espresse dalle persone nel corso di eventi come appunto il convegno diocesano. Il secondo fattore è l’esigenza di far crescere nell’affettività e nell’amore le coppie che si presenteranno successivamente ai percorsi di preparazione al matrimonio. Purtroppo molti giovani, proprio in prossimità del matrimonio, manifestano una grande lacuna in questo campo e dimostrano molto spesso di non aver capito pienamente cosa significa amare il proprio compagno o la propria compagna. Questo è causa di incomprensioni che spesso causano fratture insanabili e che minano alla base il loro rapporto. Ci sembra che la situazione delle famiglie della nostra città, le numerose separazioni e divorzi, da sole chiedano a gran voce un intervento urgente e deciso».
Percorso diocesano di educazione all’amore di coppia per giovani fidanzati
Il percorso è aperto alle coppie di ragazzi, età minima 18 anni, gli incontri si svolgeranno ogni tre settimane il mercoledì nei locali della parrocchia di San Jacopo. Per informazioni Rita e Antonio Domenici 339 5987555
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Il percorso si rivolge a ragazzi che hanno iniziato un cammino di coppia senza ancora aver pensato a concretizzarlo con il matrimonio.
A chi si rivolge questo cammino? E come sarà organizzato? «Il cammino si rivolge a ragazzi dai 18 ai 24 anni che hanno iniziato un cammino di coppia senza ancora aver pensato a concretizzarlo con il matrimonio ma che stanno semplicemente valutandolo come eventuale lontana possibilità; gli incontri saranno tenuti nella parrocchia di S. Jacopo ogni 3 settimane di lunedì dalle 18,30 alle 20, in un orario ed in un luogo che riteniamo sia il più favorevole ai giovani; una condizione molto ferma che è stata posta dagli animatori è che il gruppo debba avere un minimo di 4/5 coppie ed un massimo di 11/12 questo per favorire il più possibile l’interazione tra i partecipanti e senza che qualcuno possa “nascondersi” nel grande numero dei presenti». Spesso le parrocchie organizzano alcune iniziative in questo ambito, ma forse è la prima volta che avviene a livello diocesano? «Effettivamente nelle parrocchie ci sono già delle esperienze “pilota”; una tra queste è quella della parrocchia del Rosario dalla quale abbiamo appunto attinto per organizzare il percorso diocesano. Uno dei problemi, al quale cercheremo in futuro di porre rimedio, è la mancanza di animatori formati che limita le parrocchie stesse nell’organizzare questo tipo di eventi al loro interno. In attesa di poter organizzare un per-
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corso di formazione per i “formatori” abbiamo pensato intanto di offrire a tutte le comunità che non hanno la possibilità di gestirlo in proprio un percorso diocesano in modo che i giovani che lo desiderano possano approfittarne». Non c’è il rischio che questi incontri vengano visti dai più giovani come qualcosa di “solito”, e anche un po’ noioso…cosa vi inventerete per renderli più accattivanti? «I coniugi Ponticelli, che sono gli
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animatori del percorso, utilizzano un metodo divertente per suscitare l’interesse dei giovani: ci sarà davvero da divertirsi anche… con qualche “danza” particolare!». Quale risultato vorreste raggiungere con questo percorso? «Due sono gli obiettivi di questo percorso: il primo è riuscire a trasmettere alle coppie che parteciperanno una nuova consapevolezza del loro rapporto di amore, staccandolo dalla logica individualista proposta
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dalla società di oggi ed avvicinarlo così al modello che Gesù stesso ci propone e cioè che amare vuol dire cercare esclusivamente la felicità dell’altro; il secondo è quello di suscitare in tutte le comunità un nuovo interesse verso questo ambito e poter così, unitamente ad una formazione più attenta degli animatori, ottenere che di amore se ne parli ai giovani più spesso ed in modo appropriato». C.D
Gli incontri per separati, divorziati e risposati Camminando lungo i “percorsi di luce”
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i hanno chiamati semplicemente “percorsi di luce” perché questo vogliono essere: un cammino di accompagnamento e di ascolto per sostenere chi è caduto e dal buio del fallimento non riesce ad uscire.
Per info sui percorsi di luce: 340 2603551 www.diocesilivorno.it/pastoralefamiliare; percorsidiluce@email.it
Sono tante, tantissime, le persone che negli ultimi anni hanno vissuto problemi di coppia: separazioni, divorzi, litigi, situazioni diversissime tra loro, eppure accomunate da un senso di frustrazione, legato all’esperienza di un legame che voleva essere “per sempre” e che invece si è spezzato, lasciando ferite profonde. L’Ufficio diocesano di Pastorale familiare si è fatto interprete di queste sofferenze e già dall’anno scorso ha pensato ad una serie di incontri, i “percorsi di luce” appunto, che offrono raccoglimento, ascolto, confronto reciproco (aperti anche ai risposati) fra persone che vivono o hanno vissuto queste problematiche. Si è creato così un team di persone con la presenza di alcune coppie, una psicologa e due sacerdoti e due tipologie di incontri: quelli spirituali, iniziati a ottobre, che proseguono con cadenza mensile nelle serate (inizio ore 21 presso la parrocchia dei Salesiani – viale del Risorgimento 77) 12 gennaio, 2 febbraio, 2 marzo, 13 aprile 4 maggio, con
una giornata conclusiva in giugno 2015 e gli incontri chiamati conversazioni”, con la pratica dell’ascolto e della condivisione, per la rielaborazione del vissuto e la cura della relazione tra genitori e figli (questi ultimi partiranno da gennaio 2015 con cadenza mensile, il sabato pomeriggio). Anche le indicazioni venute dall’ultimo sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia sono chiare: «Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza». Un impegno che già la Chiesa italiana aveva fatto suo come si legge nel Direttorio di pastorale familiare pubblicato nel 1993. Dal 2011 è attivo inoltre l’Osservatorio nazionale delle esperienze di accompagnamento ai separati e ai divorziati risposati, nato successivamente al convegno CEI di Salsomaggiore, il primo dedicato al tema dei divorziati e risposati “Bisogna accompagnare, non condannare, quanti sperimentano il fallimento del proprio amore”. Papa Francesco
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La famiglia e la vocazione della persona Una proposta di meditazione
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a famiglia è riconosciuta nel popolo di Dio come un bene inestimabile, l’ambiente naturale di crescita della vita, una scuola di umanità, di amore e di speranza per la società. Essa continua ad essere uno spazio privilegiato in cui Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo. Accanto all’affermazione condivisa di questo dato originario, la grande maggioranza delle risposte afferma che la famiglia può essere questo luogo privilegiato, lasciando intendere, e talvolta esplicitamente constatando, una distanza preoccupante tra la famiglia nelle forme in cui oggi è conosciuta e l’insegnamento della Chiesa al riguardo. La famiglia si trova obiettivamente in un momento molto difficile, con realtà, storie e sofferenze complesse, che necessitano di uno sguardo compassionevole e comprensivo. Questo sguardo è quello che consente alla Chiesa di accompagnare le famiglie come sono nella realtà e a partire da qui annunciare il Vangelo della famiglia secondo le loro specifi-
che necessità. Si riconosce, nelle risposte, come per molti secoli la famiglia abbia ricoperto un ruolo significativo all’interno della società: essa è infatti il primo luogo dove la persona si forma nella società e per la società. Riconosciuta come il luogo naturale per lo sviluppo della persona, è per questo anche il fondamento di ogni società e Stato. In sintesi, essa è definita la “prima società umana”. La famiglia è il luogo dove si trasmettono e si possono imparare fin dai primi anni di vita valori come fratellanza, lealtà, amore per la verità e per il lavoro, rispetto e solidarietà tra le generazioni, così come l’arte della comunicazione e la gioia. Essa è lo spazio privilegiato per vivere e promuovere la dignità e i diritti dell’uomo e della donna. La famiglia, fondata sul matrimonio, rappresenta l’ambito di formazione integrale dei futuri cittadini di un Paese.
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Una delle grandi sfide della famiglia contemporanea consiste nel tentativo della sua privatizzazione. Vi è il rischio di dimenticare che la famiglia è la «cellula fondamentale della società, il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri» (EG 66). Occorre proporre una visione aperta della famiglia, sorgente di capitale sociale, vale a dire, di virtù essenziali per la vita comune. Nella famiglia s’impara cosa sia il bene comune, perché in essa si può fare esperienza della bontà di vivere insieme. Senza famiglia l’uomo non può uscire dal suo individualismo, poiché solo in essa s’impara la forza dell’amore per sostenere la vita, e «senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare» (LF 51). Occorrerà riflettere su che cosa voglia dire oggi promuovere una pastorale capace di stimolare la partecipazione della famiglia nella società. Le famiglie non sono solo oggetto di protezione da parte dello Stato, ma devono recuperare il loro ruolo come soggetti sociali. Tante sfide appaiono in questo contesto per le famiglie: il rapporto tra la famiglia e il mondo del lavoro, tra la famiglia e l’educazione, tra la famiglia e la sanità; la capacità di unire tra di loro le generazioni, in modo che non si abbandonino i giovani e gli anziani; lo sviluppo di un diritto di famiglia che tenga conto delle sue specifiche relazioni; la promozione di leggi giuste, come quelle che garantiscono la difesa della vita umana dal suo concepimento e quelle che promuovono la bontà sociale del matrimonio autentico tra l’uomo e la donna. Vi è il rischio di dimenticare che la famiglia è la «cellula fondamentale della società, il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri
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La famiglia sorgente a cui attingere Una proposta di meditazione
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e da una parte risulta con piena evidenza una situazione di crisi dell’istituto familiare, dall’altra un desiderio di famiglia è altrettanto chiaramente rilevabile, proprio nelle nuove generazioni. Aspetti della crisi sono quelli connessi alle profonde trasformazioni culturali avvenute un po’ dovunque negli ultimi decenni, con l’abbandono di convinzioni ampiamente condivise in passato come quelle di una “legge naturale”, fondamento dell’ordinata convivenza umana e delle sue forme, in particolare della famiglia, con una “relativizzazione del concetto di natura, che si riflette anche sul concetto di durata stabile in rapporto all’unione sponsale”, con la crescita rilevante del numero “di casi di famiglie allargate, soprattutto per la presenza di figli avuti da diversi partners”, con la sempre più diffusa “autoreferenzialità della gestione dei propri desideri ed aspirazioni” e la conseguente “privatizzazione” della realtà familiare. Non di meno, è innegabile il dato importante che è emerso dalle risposte al questionario per il Sinodo straordinario sulla famiglia e cioè che “anche di fronte a situazioni assai difficili, mol-
te persone, soprattutto giovani, percepiscono il valore del legame stabile e duraturo, un vero e proprio desiderio di matrimonio e famiglia, in cui realizzare un amore fedele e indissolubile, che offra serenità per la crescita umana e spirituale». Il desiderio di famiglia è «un vero segno dei tempi, che domanda di essere colto come occasione pastorale». Di fronte a questa situazione si avverte in maniera unanime e universale nella Chiesa l’urgenza di «proporre una visione aperta della famiglia, sorgente di capitale sociale, vale a dire, di virtù essenziali per la vita comune», che ne sottolinei «l’importanza per uno sviluppo integrale», mostrando come essa risulti «fondamentale per la maturazione di quei processi affettivi e cognitivi che sono decisivi per la strutturazione della persona», e al tempo stesso «sorgente da cui attingere la consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati per vocazione all’amore». Il valore umanizzante e socializzante della famiglia si unisce al ruolo decisivo che essa ha per la crescita della persona nella vita di fede e nell’appartenenza attiva alla comunione ecclesiale (cf. quanto il testo afferma in
Le famiglie livornesi a Roma per la Veglia di preghiera per il Sinodo
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Anche di fronte a situazioni assai difficili, molte persone, soprattutto giovani, percepiscono il valore del legame stabile e duraturo
continuità col Magistero della Chiesa, in particolare con gli interventi pontifici degli ultimi decenni: nn. 11) Nell’enciclica Redemptor hominis il Santo Giovanni Paolo II insegna che «l’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente». È a questa pienezza di vita e di amore che aspirano i più giovani quando il loro affetto li spinge a cercare la relazione con l’altra persona. La spinta pulsionale invita a uscire da se stessi per entrare in una relazione di reciprocità. La relazione amorosa ha come punto di partenza l’attrazione per l’altro, la profonda aspirazione all’incontro presente in ogni essere umano, il desiderio di superare la solitudine. È una risposta al bisogno profondo di essere riconosciuti, scelti e amati, ma rappresenta anche un’occasione di cambiamento e di crescita, che può condurre il giovane da un narcisistico amore di sé, che generalmente si annida nei primi passi della relazione amorosa, a un amore che impara a tradursi in dono di sé per l’altro. Nell’esperienza amorosa si incontrano l’eros, cioè l’esperienza pulsionale, legata al desiderio e alla fisicità della persona, e l’agape, che è la capacità di un amore gratuito nel dono di sé. Questi due elementi si integrano e si rinforzano a vicenda nella costruzione di una relazione autentica che porta al dono di sé reciproco, come insegna Benedetto XVI nella sua prima enciclica, dedicata all’amore: «anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente..., nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di
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più di lui, si donerà e si desidererà esserci per l’altro». Questa integrazione deve essere favorita e gradualmente costruita all’interno della coppia, perché l’amore in una coppia di fidanzati e di sposi è l’esito del convergere armonico di eros e agape. Infatti, l’innamoramento e i sentimenti che lo accompagnano
sono aspetti positivi, che vanno coltivati e avvalorati, ma rappresentano anche un elemento fragile e delicato della relazione fra i due. Nel cammino di crescita della coppia i giovani devono portare a compimento l’innamoramento in un passaggio che li conduca, attraverso i sentimenti, verso un’autentica scelta d’amore, nel
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graduale emergere della sollecitudine per l’altro, dal rispetto reciproco, dalla volontà di cercare, insieme con la propria, l’altrui felicità. Il risultato di questo progredire deve portare al vero incontro con la persona amata, assumendone generosamente e fedelmente i desideri e le aspettative, le gioie e le sofferenze.
Il Progetto Culturale e la politica
Sosteniamo la famiglia per dare un futuro al nostro territorio Lo hanno firmato otto consiglieri comunali, quattro di maggioranza e quattro di opposizione
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ivorno, amica della famiglia non è più solo uno slogan ma è diventato qualcosa di più concreto dopo l’incontro pubblico sulla famiglia che si è svolto in Provincia su iniziativa del Progetto culturale diocesano: in questa circostanza infatti è stato presentato pubblicamente il documento realizzato da un gruppo di cattolici impegnati in politica in cui si evidenziano quattro priorità per promuovere politiche di sostegno alla famiglia. L’iniziativa, promossa dall’ambito politico del Progetto Culturale, ha condotto ad un primo risultato significativo, l’accordo tra politici collocati in schieramenti diversi ma uniti dalla condivisione di valori comuni. L’adesione formale al documento è arrivata da otto membri del Consiglio Comunale appartenenti a cinque partiti diversi: lo hanno sottoscritto, infatti, Bottino, Cannito, Capuozzo, Fenzi, Latorraca, Mambrini, Romiti e Scavazzon (in ordine alfabetico), quattro consiglieri di maggioranza e quattro di opposizione. Oltre ai consiglieri comunali hanno aderito al documento altri politici impegnati a vari livelli (tra i quali il presidente della Provincia Kutufà) e laici credenti rappresentanti della società civile o di associazioni cattoliche. Un risultato per il quale ha mostrato apprezzamento anche il Vescovo,
monsignor Giusti, che, in varie occasioni, ha incoraggiato il gruppo a concludere positivamente il lavoro. Anche il professor Belardinelli, coordinatore delle iniziative del Progetto Culturale della C.E.I., si è detto piacevolmente sorpreso dall’ampia condivisione del documento che va nella direzione di mettere la famiglia al centro delle politiche sociali locali. Il percorso era cominciato nell’ottobre del 2011, in occasione della presentazione del rapporto proposta sul cambiamento demografico, appena pubblicato del Progetto Culturale nazionale: in quella occasione intervenne Dino Boffo, direttore di TV2000, la televisione promossa dalla C.E.I., che, dopo aver delineato le tesi fondamentali di quella pubblicazione, lasciò alla nostra città una domanda provocatoria: “Livorno è amica della famiglia ?” Una domanda collegata alla necessità di porre in essere delle azioni che tendano ad invertire la grave crisi demografica in atto nel nostro paese e che si prevede in peggioramento nei prossimi anni: tra queste nella proposta del Progetto Culturale c’era il cosiddetto “family mainstreaming”, cioè una strategia dinamica che metta la famiglia al centro della società e sia considerata come una dimensione di tutte le politiche sociali, economiche ed educative.
Pochi mesi dopo, nel gennaio del 2012, il Progetto culturale diocesano promosse un altro evento pubblico che si svolse eccezionalmente nella sala del Consiglio Comunale dove il professor Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, si confrontò con il sindaco Cosimi e il vescovo Giusti sul tema di un nuovo welfare per la famiglia. Dopo questo incontro molto interessante, cominciò il lavoro del gruppo di politici cattolici in vista della definizione di una posizione comune al riguardo; percorso che è sfociato nella stesura del documento, che abbiamo già pubblicato su queste pagine nella scorsa settimana, che prevede quattro proposte concrete di intervento a favore della famiglia nell’ambito della tutela della vita, nella promozione di politiche abitative familiari, nell’introduzione di misure di equità familiare nella fiscalità comunale e nell’integrazione delle famiglie di immigrati. Un testo su cui si sono ritrovati politici di partiti diversi e che rappresenta ora la base per un ulteriore lavoro che faccia approdare in Consiglio Comunale atti politici che rendano concreti e realizzabili gli obiettivi concordati. Su queste pagine seguiremo passo passo i prossimi sviluppi del percorso. Nicola Sangiacomo
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il documento
Livorno, amica della Famiglia Per il bene della città, tutelare la famiglia. Quattro proposte concrete di intervento 1. Tutela della vita umana. Servizi socio sanitari pubblici e privati per la promozione della maternità e della paternità, sostegno economico alle famiglie con neonati La vita umana è tutelata dalla Costituzione, dalle leggi dello Stato, dall’Unione Europea. Il principio irrinunciabile di qualsiasi politica orientata al benessere della popolazione non può prescindere dal diritto fondamentale alla vita proprio di ciascun essere umano. Vanno quindi evidenziati ed attuati interventi di sostegno alla vita a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Tutelare la vita, incentivare il coraggio di generare figli, sostenere i genitori nell’affascinante avventura dell’educazione dei figli sono fattori che aumentano il benessere di tutta la società. Occorre quindi promuovere politiche di incentivo alla natalità, di estensione dei servizi per la prima infanzia, di assistenza alle famiglie bisognose e di quelle con disabili, di sostegno alle donne in gravidanza che necessitano di accoglienza (valorizzando, ad esempio, il progetto Mamma Segreta realizzato dalla Regione Toscana), di promozione dell’istituto dell’adozione e dell’affido familiare. Nella limitatezza delle risorse disponibili, occorre riqualificare la spesa destinata al sociale e riequilibrarla a favore delle giovani generazioni per offrire una prospettiva di futuro alla città. 2. Politiche abitative familiari Integrazione nel piano regolatore degli interventi di politiche
abitative familiari, di urbanistica ambientale, di individuazione degli spazi associativi per i giovani e per lo scambio intergenerazionale, di accesso ai servizi La città a misura d’uomo e di famiglia è un progetto sostenuto dall’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). Negli strumenti di pianificazione urbanistica devono essere introdotti strumenti per migliorare la vivibilità della nostra città, partendo dal principio che la famiglia deve essere posta al centro della società. Ciò comporta che l’amministrazione comunale sia attenta a tutti gli aspetti attinenti alla vita delle famiglie come le scuole, la formazione, la conciliazione famiglia/lavoro, i trasporti, l’arredo urbano, l’ambiente cittadino. In questo senso promuove, incentiva e sostiene tutte le iniziative, anche non pubbliche, che mirino ad agevolare lo sviluppo armonico delle famiglie, soprattutto di quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà, come le famiglie con disabili e quelle numerose, e che rischiano di essere coinvolte nel fenomeno delle nuove povertà 3. Introduzione di misure di equità familiare nella fiscalità comunale attraverso la revisione delle soglie Isee, l’applicazione della Tares, la modulazione delle rette comunali e delle imposte locali secondo un principio di equità che agevoli le famiglie con carichi familiari, con disabili e le famiglie numerose. Le amministrazioni comunali stabiliscono l’ammontare delle addizionali comunali Irpef e Imu, le tariffe per i servizi e i rifiu-
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ti (Tares), quelle per i trasporti, le soglie dell’Isee per l’accesso ai servizi erogati dal Comune in ambito sanitario e sociale, tenuto conto delle opportunità consentite dalle leggi promulgate dal Parlamento e/o dalla Regione. I Comuni possono contribuire efficacemente a promuovere il benessere sociale attraverso la valorizzazione della famiglia in quanto portatrice di interessi, istanze economiche. Occorre quindi rafforzare e rimodulare le misure specifiche per il calcolo dei carichi familiari, per le famiglie con figli numerosi, con disabili a carico, con neonati, con bimbi in età scolastica. Tra queste sembra opportuno far riferimento anche al Fattore Famiglia, già adottato da alcune amministrazioni locali in Italia, quale elemento di valorizzazione della risorsa familiare nell’ambito dell’economia complessiva dell’ente pubblico. 4. Interventi di integrazione culturale per l’accoglienza e la multiculturalità della società La società multiculturale in continua evoluzione non può lasciar fuori dall’attenzione dei Comuni le famiglie degli immigrati. Questi cittadini, che hanno il dovere di rispettare i principi della Costituzione italiana, devono godere, come tutti gli altri, di servizi a misura, a partire dalla possibilità di capirsi nel mettersi in relazione con l’ente locale. Quindi occorre che le amministrazioni locali promuovano iniziative concrete per arrivare a una vera città dell’accoglienza.
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Casa Villa Benedetta Centro di accoglienza di madri con bambino e gestanti Quando intorno ai primi del 1900 la casa chiamata Villa Benedetta, sulla strada per il Castellaccio, fu donata alla Congregazione delle Figlie di Sant’Anna, ebbe proprio come primo compito quello di accogliere alcune ragazze madri, bisognose di aiuto. A più di un secolo di distanza, Villa Benedetta si è riappropriata di questa vocazione e apre il suo meraviglioso giardino e una parte della casa alle donne che hanno scelto di sostenere la vita, al di là di tutte le difficoltà. Villa Benedetta si trova in zona Montenero, sul colle che sovrasta la città di Livorno ed accoglie il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero, Patrona della Toscana. La casa si compone di una sala comune, quattro camere (per un totale di 8 posti letto) con bagno, una lavanderia, una cucina ed altri luoghi comuni, tra cui il bellissimo parco.
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L’arredamento è stato donato dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, mentre la Congregazione, insieme alla Fondazione Caritas della Diocesi e ad altri amici hanno sostenuto altre spese di ristrutturazione della casa. Ma oltre agli ambienti, ad accogliere le ragazze ci sono le suore: suor Maria, suor Tarcisia, suor Eugenia ed altre persone: volontari, medici, psicologi, educatori, che aiutano le ospiti a far fronte alle diverse difficoltà sostenendole nel loro percorso di crescita personale e di reinserimento nella società. «Siamo liete di poter continuare questa vocazione – afferma suor Maria Fumagalli, delle Figlie di Sant’Anna - ci piace che la nostra piccola comunità di suore di Montenero possa essere una grande famiglia, di cui le ragazze ed i loro bambini possano sentirsi veramente parte. D’altra parte nel tempo questo nostro istituto in via del Castellaccio ha avuto proprio questo ruolo: non c’era la parrocchia, non c’erano spazi per giocare o fare catechesi, così sono molti i monteneresi che sono cresciuti proprio qui: qui hanno giocato, qui tante ragazze hanno imparato a ricamare, qui tanti hanno fatto catechesi e partecipato
alle celebrazioni. In questa casa già da tempo si respira aria di solidarietà e di famiglia! Quando il vescovo Simone ci ha proposto il progetto siamo stati felici di poter mettere al servizio il nostro carisma e la nostra struttura. Il Signore ci accompagna in questo compito, ne siamo certe!». Chiara Domenici
La villa apre il suo meraviglioso giardino e una parte della casa alle donne che hanno scelto di sostenere la vita, al di là di tutte le difficoltà.
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Baldisseri:
Un toscano al fianco del Papa Tra i partecipanti anche 13 coppie di coniugi, tra le quali una coppia mista, formata da un musulmano e una cattolica: un fatto senza precedenti. «Perché abbiamo cercato di avere tutte le testimonianze possibili – ha spiegato Baldisseri in un’intervista – sia sulla bellezza del matrimonio, sia sulle difficoltà». Gli argomenti affrontati dal Sinodo sono stati diversi e non solo i sacra-
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menti ai divorziati e risposati, come erroneamente hanno riportato tanti media: «Non possiamo guardare soltanto all’Occidente né tanto meno alla sola Europa – ha afferma il cardinale - I partecipanti al sinodo arrivavano da tutto il mondo e portavano questioni diverse: poligamia, abusi sessuali, violenze domestiche, migrazioni, povertà, rapporti con la società consumistica, ruolo della famiglia fondata sul matrimonio in una cultura in cui domina la provvisorietà e non sembra più esserci posto per legami affettivi stabili». «Il Papa ha detto tante volte di volere una Chiesa in uscita e non chiusa in se stessa, anche il sinodo è un modo per aprirsi. Papa Francesco vuole che il popolo di Dio si esprima. Questa è
Un centro per la famiglia Alle Sorgenti della Carità
I dati raccolti nei primi sei mesi dell’anno fanno capire chiaramente la complessità e la numerosità delle situazioni presenti a Livorno. In 6 mesi, durante molti colloqui effettuati da operatori e volontari, si sono rivolti a Caritas Livorno 181 nuclei familiari che vedono interessati 338 bambini e ragazzi. La relazione di aiuto e ascolto, che caratterizza il rapporto con il Centro di Ascolto, è stata volta a personalizzare gli interventi, nella consapevolezza delle potenzialità dei nuclei. Conoscere, comprendere ed utilizzare dinamiche proprie della famiglia e del suo peculiare stile educativo, significa renderla attiva nell’’intervento escludendo il più possibile azioni che possano essere vissute come esterne. Nello specifico, dall’analisi degli interventi, si os-
serva come per poco più di un terzo dei nuclei familiari in difficoltà gli interventi messi in atto riguardino la necessità di provvedere alle esigenze di vestiario e prodotti per l’infanzia: le famiglie rivoltesi a Caritas denunciano un’esigua disponibilità economica, legata come è semplice intuire, alla critica situazione occupazionale diffusa ad ampio raggio. Le situazioni di criticità che incontriamo, riguardano diversi ambiti di vita ed oltre alle mancanze in merito a beni di prima necessità si riscontrano sia la fatica nell’orientarsi efficacemente, nella gamma di servizi socio assistenziali presenti sul territorio, sia nella ricerca del lavoro che nella gestione delle proprie risorse poco efficaci, difficoltà che possono tradursi anche nella mancanza di cogliere quelle, poche, occasioni che possono aprirsi. Altro dato significativo che emerge è quello relativo alla composizione delle famiglie che si sono rivolte al Centro, oltre il 20% infatti, è rappresentato da famiglie monogenitoriali, un quinto del totale delle situazioni accolte. In queste situazioni, risulta
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la grande novità. Papa apre alla libertà, senza paura. Se vuole essere davvero ospedale da campo, che cura le ferite gravi, la Chiesa deve farlo. Non che prima non lo facesse, ma ora c’è un atteggiamento nuovo». C.D. ancora più decisivo, sostenere il nucleo creando occasioni di sviluppo di comunità accompagnando verso luoghi di sana condivisione relazionale. Per questo alla struttura delle Sorgenti della Carità (via Donnini 167) è attivo un Centro è stato realizzato uno spazio di accoglienza ogni martedì e giovedì dalle 9 alle 12 con la collaborazione degli operatori Valentina Vaccari ed Angela Bagnoli e l’impegno di alcuni volontari. Uno spazio, in cui sostenere le famiglie nelle loro responsabilità genitoriali, facilitare l’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro con percorsi di formazione e laboratori occupazionali ed offrire spazi di condivisione ludico-ricreativa pensati per i bambini, come il laboratorio fiabe del venerdì pomeriggio dalle 16,30 alle 18. Altra importante collaborazione attiva è quella con una neuropsichiatra infantile che, previa segnalazione e specifico appuntamento riceve le situazioni che necessitano di una sua consulenza. V.V.
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Casa Papa Francesco Una luce nella vita dei più piccoli inauguraZIONE
Venerdì 19 dicembre 2014 Istituto San Giuseppe Via Puccini, 68 Quercianella (LI) Una immagine della Casa che sarà inaugurata il 19 dicembre prossimo
S
iamo ormai prossimi all’inaugurazione del nuovo progetto Caritas, che porta il nome di “Casa Papa Francesco”. Una casa dedicata ai bambini soli (da zero a sei anni), che fin dalla nascita per motivi diversi sono costretti a vivere separati dai loro genitori; un luogo che vuole essere un caldo ed accogliente rifugio, che possa in qualche modo alleviare le sofferenze che già nei primi mesi di vita queste creature si trovano ad affrontare. Un progetto, promosso oltre che dalla Caritas, anche dalle suore Vincenziane Figlie della Carità, e che ha come obiettivo la tutela dei diritti dei minori e il miglioramento della qualità della loro vita. A Livorno una struttura del genere ancora non esiste; ce ne sono altre per bambini al di sopra dei tre anni, ma nessuna in grado di accogliere anche neonati. Attualmente, in caso di allontanamento, i bambini vengono destinati fuori dal Comune di Livorno, rendendo difficoltoso il percorso di reinserimento del minore nella famiglia di origine; ma con la nascita della Casa Papa Francesco sarà invece più semplice riunire le famiglie. Una conquista importante dunque per la città. Un’opera segno, come viene chia-
mata dalla Fondazione Caritas, che sorgerà in un luogo di pace e silenzio all’interno della struttura Casa San Giuseppe di Quercianella. Camere, bagni, cucina, salone, nido, lavanderia, una stanza per gli incontri protetti, sono pronti per essere arredati: a questo ci penserà Ikea che nei prossimi giorni, con i suoi operai, renderà gli ambienti ancora spogli, un angolo di paradiso per i più piccoli. Uno spazio enorme all’esterno, con la discesa al mare, che fa da cornice a questo luogo, diventerà un piccolo parco giochi che nel futuro sarà aperto a tutti i bambini del paese. Per realizzare tutto questo, oltre all’aiuto delle suore “vicine di casa”, la mano di tante persone generose, tanti “sponsor” che hanno aperto il proprio cuore e il proprio portafoglio e che hanno reso possibile anche questa impresa.
ore 11.30 Taglio del nastro ore 12.00 Messaggio di auguri alla città dal Vescovo mons. Simone Giusti Interventi Suor Beatrice Priori
Provinciale delle figlie della carità
Suor Raffaella Spiezio Presidente fondazione Caritas Livorno
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Martina Bongini Fascicolo a cura di Chiara Domenici.
Attualmente, in caso di allontanamento i bambini vengono destinati fuori dal Comune di Livorno, rendendo difficoltoso il percorso di reinserimento del minore nella famiglia di origine
Hanno collaborato Nicola Sangiacomo, Martina Bongini, Valentina Vaccari. Impaginazione e grafica a cura di Andrea Macelloni. Stampato il 6 dicembre 2014 presso la stamperia della Diocesi di Livorno.