IL GRANELLO di senape per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
di monsignor Ezio Morosi
Che cosa vuol dire amare? È una domanda che nessuno si fa perché tutti pensano di saperlo
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
8 gennaio 2012
In aiuto di chi non riesce a pagare l’affitto
e vogliamo avere una risposta esatta dobbiamo chiederlo a Colui che è Sparabole l’amore, a Dio che ci parla in Gesù e che ci risponde con tre esempi: le della pecora smarrita, della moneta perduta, del figliol prodigo. (ogni tanto andiamole a rileggere!) Sono lezioni bellissime che Gesù ci dà ma non certo facili. L’amore è puro dono, è gratuito senza condizioni e per sempre. Io amo quando posso dire all’altro: la tua felicità mi preme più della mia. Solo chi pensa questo può dire di aver imboccato la strada dell’amore.
Emergenza casa
IL 23 GENNAIO IL PROF. BELLETTI A LIVORNO
RIPENSARE UNA POLITICA PER LE FAMIGLIE L’importanza delle scelte locali n tempo di crisi diventa ancora più evidente il Isupportare ruolo sociale della famiglia che riesce le situazioni di difficoltà economiche
Alla parrocchia di Coteto il sostegno concreto alle famiglie rimaste senza lavoro e con l’affitto da pagare. Il fondo di solidarietà parrocchiale e la generosità di tanti. L’intervista a don Luciano Musi DI
GIULIA SARTI
e parrocchie sempre di più in questo momento di crisi si rimboccano le maniche e diventano punto di riferimento per rispondere alle emergenze delle famiglie in difficoltà. Aumentano i pacchi alimentari distribuiti e le richieste di aiuto che bussano alle porte di chiese e conventi. Oggi siamo andati a parlare con il parroco della comunità San Giovanni Bosco di Coteto, don Luciano Musi che ci racconta di come la crisi si sia abbattuta anche sui suoi parrocchiani, tanto da portare alla decisione di pagare alcuni mesi di affitto arretrato, per un totale di circa 2500 Euro, per evitare che tre famiglie venissero sfrattate.
L
PERCHÉ NON AVEVANO PIÙ LA POSSIBILITÀ DI PAGARE L’AFFITTO? «Sono tre famiglie, una delle quali con figli, nelle quali entrambi i coniugi hanno perso il lavoro. Sono persone che possono ancora contare un minimo sui genitori e che si danno da fare e riescono a trovare qualche lavoretto, ma non avere il pensiero dell’affitto, fa andare a letto un po’ più sereni e magari questo evita che si possano creare situazioni negative per la vita familiare». DA DOVE SONO STATI PRESI I SOLDI?
«Dall’ aprile 2011 abbiamo istituito il Fondo di solidarietà: è un fondo distinto da quello che serve per i bisogni della parrocchia, a carico della comunità e per la comunità stessa: da qui le famiglie possono attingere in caso di emergenza per il pagamento di bollette o altro, restituendo il prestito senza interessi appena possono». E DELLA SITUAZIONE DI CRISI CHE STIAMO PALESEMENTE VIVENDO I SUOI PARROCCHIANI SENTONO IL PESO? «Ci sono altre situazione di famiglie in cui uno dei due coniugi ha perso il lavoro, ma il problema ora si estende anche a quelle che avevano un po’ di soldi da parte, piccoli tesoretti che pian piano si consumano e fanno aumentare il numero di chi ha bisogno di una mano». IMMAGINO CHE LA CARITAS PARROCCHIALE SI DIA DA FARE… «Sì, facciamo fronte alla cosa con la distribuzione dei pacchi alimentari e del vestiario. Abbiamo diversi benefattori tra cui la Coop che tutti i giorni ci dona frutta, verdura e carne grazie alla Legge del buon Samaritano. Una volta al mese abbiamo anche introdotto il Banco alimentare parrocchiale: ci mettiamo fuori di chiesa con dei cartelli su cui scriviamo i generi alimentari di cui abbiamo bisogno e la risposta è sempre forte anche da parte
di chi non frequenta la parrocchia». QUANTE PERSONE VENGONO ASSISTITE? «Ogni giorno la Caritas parrocchiale consegna dai 40 ai 50 pacchi. Il totale si aggira intorno alle 3100 persone». E DI QUESTE QUANTE SONO ITALIANE? «Un terzo, ma è così da sempre, non ci sono stati particolari incrementi». È ATTIVO ANCHE IL SERVIZIO DELLA RONDA? «Sì. Ci sono 4 volontari che ogni sera partono e fanno il giro di alcuni punti della città distribuendo un cestino. Per questo abbiamo un gemellaggio con la Parrocchia del Rosario in cui sono coinvolte una settantina di famiglie che a turno ogni sera preparano una ventina di porzioni di pasta per un totale di 50/70 pasti distribuiti. Diciamo che l’intero ciclo organizzativo comprende circa 220 volontari». QUINDI NEL QUARTIERE DI COTETO CI SONO FAMIGLIE PIÙ
di tanti cittadini che hanno perso il lavoro o hanno visto diminuire notevolmente i loro redditi. Quando anche la famiglia entra in crisi, la situazione diventa drammatica: in questa settimana vi presentiamo due storie esemplari di come le comunità parrocchiali possano intervenire in situazioni di emergenza a sostegno dei casi più gravi. Due storie significative che rappresentano (anche se solo in parte) la funzione di sostegno di chi è in difficoltà che la Chiesa livornese svolge già oggi. Un supporto che, in questo periodo, si dovrà intensificare, come sollecitato dal Vescovo, anche nel tempo di Natale. Si tratta anche di un’operazione socio – culturale che punta non solo a gestire le emergenze, ma anche ad affrontare le questioni sul versante politico, nel senso più alto del termine, per prevenire crisi ancora peggiori. In questa prospettiva è stato programmato l’incontro promosso dal Progetto Culturale diocesano per lunedi 23 gennaio, nel quale è previsto l’intervento del professor Francesco Belletti, docente di Sociologia della famiglia all’Università Cattolica di Milano e presidente del Forum delle associazioni familiari, uno dei movimenti di punta della stagione del nuovo protagonismo politico dei cattolici italiani. Si approfondirà come progettare un nuovo «welfare» per la famiglia, anche a Livorno. Oltre alle politiche nazionali, ci sono importanti interventi che possono essere realizzati dalle amministrazioni locali che, per la loro vicinanza al territorio, possono sostenere le classi sociali più in difficoltà in modo più efficace. Partendo dal sostegno alla famiglia che è la prima realtà sociale pronta a prevenire le crisi e a intervenire a sostegno di quelle più gravi. Nicola Sangiacomo
O MENO BISOGNOSE, MA ANCHE TANTE CHE CONTRIBUISCONO CON OPERE DI CARITÀ CONCRETA. PERCIÒ, C’È ANCHE TANTA RICCHEZZA O TANTA GENEROSITÀ? «Diciamo entrambe. O meglio, ci sono molte famiglie benestanti nel quartiere, dipendenti statali, carabinieri, o altre forze di polizia. Ma i parrocchiani sono veramente la punta di diamante, generosissimi e pronti a soddisfare ogni richiesta del loro parroco per garantire il sostegno a tutti. Ogni settimana ci prefissiamo dei “miniobiettivi” da raggiungere, chiedendo alla comunità quello di cui c’è bisogno, e raggiungiamo sempre lo scopo».
’attesa della povera gente”, il saggio in cui “Governo LGiorgio La Pira sottolineava che un deve avere un obiettivo: la lotta alla
ALLA LUCE DI TUTTO QUESTO, COSA PENSA DELLA LOBBY PER I POVERI PROPOSTA DAL VESCOVO? «E’ una idea buona, ma ci sono dietro tempi troppo lunghi per poter essere messa in pratica a breve. Le parrocchie a mio parere devono impegnarsi maggiormente in prima persona per far fronte all’emergenza».
disoccupazione e alla miseria. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano!”. L’ozio è il peggior male di ogni tempo, allora, come oggi. Occorrono proposte serie per occupare le persone, anche in modi meno rigidi e “burocratici”, ma è doveroso dare occupazione. Guai a rendere “funzionale” l’essere “nulla facenti”. È il miglior modo per aumentare il disagio di tutti e in modo più incisivo dei giovani, con costi sociali altissimi. Molto più alti di quelli che servono per far lavorare le persone e non farle cadere nell’ozio!
LINEA di pensiero di Luca Lischi
L’attesa della povera gente