La Settimana n. 2 del 15 gennaio 2012

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IL GRANELLO di senape per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

15 gennaio 2012

a cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori, e ognuno secondo le proprie possibilità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno». Il Concilio Vaticano II ci insegna che il ristabilimento della piena comunione visibile tra tutti i cristiani è volontà di Cristo e che essa è essenziale per la vita della Chiesa cattolica. Si tratta di un compito che compete a tutti, ai laici come ai ministri ordinati: « Tutti i fedeli sono chiamati ad impegnarsi per realizzare una comunione crescente con gli altri cristiani». «L’impegno ecumenico [è] come un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità». Giovanni Paolo II

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Il dialogo nella casa dei cristiani

Ogni anno, a metà gennaio, la Chiesa invita i cristiani di tutto il mondo a vivere una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: una settimana di riflessione biblica, di condivisione di esperienze ecclesiali e di dialogo tra fratelli cristiani. Le comunità cristiane che operano sul nostro territorio ed evangelizzano, spesso senza conoscersi, avranno modo di vivere insieme intensamente questi giorni. La Chiesa, quale Madre, convoca tutti i cristiani all’inizio dell’anno nuovo, prima di ricominciare la missione evangelizzatrice: ci stringiamo intorno alla casa di Nazaret per poter poi vivere e testimoniare nuovamente insieme l’esperienza di Cristo. Nel più sincero spirito di condivisione usciremo dalle nostre chiese per incontrare nell’altro cristiano il Cristo vivente. Le diverse Il motivo profondo e vero esperienze per cui ci riuniamo cristiane s’incontrano non è la nostra simpatia o meno per parlare, nei confronti dell’unità, pregare insieme, vivere ma la chiamata di Cristo l’esperienza di che ci convoca e ci chiede Cristo, il Verbo di pregare con Lui per l’unità che parla a noi. Chi ha incontrato Cristo non può mai rimanere spira fra le Persone della non aperto, o ancor peggio Trinità e che li rende Uno. indifferente, al dialogo fra le Sostenere la preghiera di chiese cristiane; chi vive Gesù per l’unità dei cristiani è l’esperienza personale di perciò una grande Cristo non può rimanere responsabilità per tutti i indifferente alla preghiera di battezzati. Cristo che continuamente ci Ci sono ancora oggi, invita all’unità. purtroppo, alcuni che non La preghiera per l’unità, riescono a vedere dunque, non è un «accessorio nell’ecumenismo un “amico opzionale» della vita del vero spirito ecclesiale”; cristiana, ma anzi, ne è il questi lo avvertono come un cuore. L’ultimo pericolo per la propria fede, comandamento che il come un’attività marginale Signore ci ha lasciato prima che nulla abbia a che fare con di portare a compimento la il nostro impegno pastorale, sua offerta redentiva sulla altri lo percepiscono come un croce, è stato quello della movimento nostalgico comunione fra i suoi promosso da coloro che lo discepoli, dell’unità affinché vogliono tenere in vita. il mondo creda, come Lui e il Pericoloso, invece, è non Padre sono uno. Il Signore dialogare, o peggio ancora dona a noi il suo vivere nella convinzione comandamento affinché assoluta della propria realizziamo quell’immagine perfezione, nella difesa di cui siamo plasmati, quella esclusivista della ragione comunione di amore che personale; pericoloso è non

L’amore vero non si arrende di fronte alle difficoltà e difficoltà anzi diventano una prova, una maturità di amore, non L un’occasione di giudizio, di condanna, di allontanamento. E nella vita ognuno può conoscere smarrimenti, ognuno può perdere valori, quei valori che lo rendevano attraente, ognuno può andarsene, uscire di casa, cercare altrove la gioia. Ma chi ama non si arrende, come è capace di dono è anche capace di perdono. Nei rapporti umani , così fragili che facilmente si annebbiano per i nostri limiti, difetti, peccati, la capacità di perdono è essenziale a chi ama veramente.

Direttore responsabile Andrea Fagioli

Dal 18 al 25 gennaio: le iniziative per l’Unità

di monsignor Ezio Morosi

La settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani

Il Presidente Rossi ha scritto al Vescovo

La lobby per i poveri arriva alla Regione Toscana li appelli e le idee concrete lanciate dal Vescovo Giusti nelle G scorse settimane non hanno lasciato insensibile il vertice politico della Regione Toscana che «ha letto con piacere le proposte in tema di alloggi e sfratti» come scrive il presidente Enrico Rossi in una lettera indirizzata a monsignor Giusti. Una comunicazione non formale che esprime la disponibilità concreta della Regione Toscana per “progettare e realizzare interventi, anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fasce deboli della popolazione”. La lettera, che riportiamo quasi integralmente, rappresenta un segnale importante di attenzione che arriva dal governo regionale per le iniziative intraprese con la cosiddetta lobby per i poveri e che potrebbe riservare sviluppi significativi nel prossimo futuro. Una prima occasione pubblica per tornare a riflettere sulla questione sarà il prossimo incontro del 23 gennaio promosso dal Progetto Culturale diocesano insieme al Comune di Livorno nel quale si parlerà di come innovare le politiche sociali a sostegno della famiglia. In questa occasione è previsto l’intervento del professore Belletti, presidente del Forum nazionale delle famiglie e del Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi. Particolarmente significativa anche la sede dell’incontro che sarà la sala consiliare del Comune di Livorno.

uscire per incontrarsi e vedere nella diversità delle tradizioni soltanto un pericolo. Rimanere chiusi al dialogo crea molteplici e vari problemi: sfiducia, pregiudizi e paura dell’altro cristiano, pur senza conoscerlo. Il motivo profondo e vero per cui ci riuniamo non è la nostra simpatia o meno nei confronti dell’unità, non è condividere o meno lo spirito ecumenico oppure ancora, come scrive Maria Vingiani la vocazione ecumenica, ma la chiamata di Cristo che ci convoca e ci chiede di pregare con Lui per l’unità. Il momento storico nel quale viviamo non è facile per la dignità della persona umana e per la società stessa; non è un momento felice neanche per le famiglie cristiane di tutto il mondo. Basti pensare alla persecuzione del cristianesimo oggi presente nelle sue diverse forme, persino quelle silenziose e dolorose del cinismo e dell’indifferenza nei confronti dei cristiani. Questo fedeli cristiani sono discreditati per il semplice motivo di credere in Cristo. È oggi quanto mai importante che il mondo cristiano riprenda il dialogo con la cultura odierna, ma

prima ancora è doveroso che i cristiani delle diverse confessioni si incontrino per dialogare insieme in casa propria: un dialogo fra cristiani. Papa Benedetto XVI scrive: “Viviamo un momento di grandi pericoli e di grandi opportunità per l’uomo e per il mondo, un momento che è anche di grande responsabilità per tutti noi che si riconoscono cristiani”. In un momento di scontri culturali, il quale porta con sé un relativo aumento di problematiche, in una realtà sempre più conflittuale non basta più un generico messaggio di pace; non bastano più dichiarazioni consolanti, ma c’è fortemente bisogno di una testimonianza univoca e di una risposta concreta da parte dei cristiani: la preghiera, espressione della nostra fede, testimonianza per i credenti e i non credenti. Don Piotr Kownacki, direttore del CeDoMei, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Livorno Il programma delle iniziative per la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani a pag VIII

Caro Vescovo, (…) Ho letto perciò con grande piacere l’articolo pubblicato qualche tempo fa sulla stampa locale in cui vengono riportate le Sue proposte in tema di alloggi e sfratti. Con grande capacità di ascolto e di analisi della realtà Lei coglie infatti una delle problematiche più complesse e angoscianti che abbiamo di fronte. Nel 2010, infatti, si contavano in Toscana 5023 provvedimenti di sfratto emessi, di cui 564 per finita locazione e ben 4336 per morosità. Tra questi c’è sicuramente una percentuale rilevante di casi riconducibili alla crisi: persone che hanno perso il lavoro, che sono state messe in mobilità o in cassa integrazione, che hanno dovuto chiudere una attività, oppure che sono state colpite da una malattia grave, da un infortunio, dalla morte di un componente della famiglia che ha causato la riduzione del reddito. Sempre nel 2010 ci sono state 22 mila domande per case popolari in lista di attesa e sono stati eseguiti 2650 sfratti. Una politica nazionale per l’edilizia popolare è inesistente. Dunque dobbiamo rimboccarci le maniche. In parte la Regione lo ha già fatto, stanziando 90 milioni di euro per il recupero e l’incremento dell’edilizia residenziale pubblica e 4 milioni di euro a sostengo degli inquilini morosi "incolpevoli". Nella finanziaria approvata proprio in questi giorni dal consiglio regionale su proposta della giunta sono previsti impegni per la revisione normativa riguardante l’edilizia residenziale pubblica e la possibilità di utilizzare per social-housing parte del patrimonio immobiliare dismesso delle Asl e di altri enti. Abbiamo aperto il bando per assicurare un contributo per l’affitto ai giovani e alle giovani coppie che intendono metter su casa in modo autonomo dalla famiglia di origine. Ma naturalmente tutto questo non basta. Come lei certamente sa tra Regione Toscana e la Conferenza episcopale intercorrono da molti anni rapporti formalizzati che regolano anche forme di contribuzione per la sistemazione e la messa a disposizione a fini abitativi di parte del patrimonio immobiliare della Chiesa. La storia di queste relazioni è positiva e potrebbe essere nuovamente rilanciata e rafforzata, studiando insieme nuove modalità di collaborazione. Nello spirito di quello sforzo collettivo di cui prima parlavo le confermo quindi tutta la mia personale disponibilità a progettare e realizzare interventi, anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fasce deboli della popolazione e, in ultima istanza, a difesa e sviluppo della coesione sociale della Toscana.(…) Credo che insieme sapremo sviluppare anche in forme originali, come Lei suggerisce, quella capacità di dialogo, di farsi carico e di vicinanza attiva di cui c’è davvero bisogno. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana


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