IL GRANELLO di senape per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
5 febbraio 2012
di monsignor Ezio Morosi
ome disse Dio al re David, che voleva costruire una bella casa per l’arC ca dell’alleanza: “Io non ho bisogno di una casa, voglio fare di te una casa, cioè un popolo, una discendenza che mi ami e che io proteggerò sempre”. Sposarsi significa anche prepararsi una casa per vivere insieme: bella, accogliente, necessaria. Ma non basta. Il Signore chiama gli sposi a costruirsi un’altra casa ben più importante, non fatti di mattoni, di mura, di finestre, ma costruita con il calore dell’amore, la luminosità delle virtù umane e cristiane, la generosità del servizio, del sacrificio, dell’accoglienza… Una costrizione che durerà tutta la vita e formerà il vero successo dell’unione matrimoniale, la più bella soddisfazione. È la casa della famiglia, un vero tesoro anche per i figli che arriveranno.
Speciale Festa del Voto
La supplica a Maria
Un omaggio che emoziona DI
GIULIA SARTI
o vediamo salire piano piano con la scala, ma è come se su quel cestello portasse vicino alla Madonna anche tutti noi che stiamo lì sotto, per ringraziarla di quella grazia ricevuta quasi 300 anni fa. Ormai da più di quindici anni i Vigili del fuoco di Livorno omaggiano a nome di tutta la cittadinanza il quadro della Madonna in Piazza Grande con una corona di fiori, nel ricordo del voto del 27 gennaio 1742. Abbiamo chiesto ad Antonio Cucè, Capoturno provinciale del Comando, che lassù ci è salito già diverse volte, che cosa significhi per loro questo servizio alla e per la cittadinanza.
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Perché e come vi siete presi in carico questo compito come Corpo? «Fino a qualche tempo fa la corona intorno al quadro non veniva cambiata ogni anno. Poi quando i fari che lo illuminavano si ruppero, fummo noi a salire per controllare cosa fosse successo e decidemmo che era arrivato il momento di cambiare i fiori che lo adornavano e restaurare la cornice. Da quel momento ogni anno la corona floreale viene sostituita da uno di noi». Ma il pompiere che sale è un volontario che si propone? «Il servizio viene fatto da una delle due squadre in turno in quel momento, per cui non c’è dietro una scelta del tutto volontaria, chi fa parte della squadra può andare». Quindi può capitare che salga anche qualcuno che non è credente… «Sì. Se poi c’è un collega che desidera partecipare, fa in modo di esserci, magari con un cambio turno».
Tu che credi e sei praticante cosa provi mentre sali e sei lassù? «Per me è un po’ come andare incontro alla mamma. Sono sorridente e sereno. Prego e sento il contatto diretto con la Madonna, un’esperienza bellissima».
incontro nel 2003 con Giovanni Paolo II in Cappella Sistina per il battesimo del figlio di un collega che già lo colpì. Poi, dopo uno di quei 27 gennaio, sentì come l’ispirazione di dare vita a un busto di un Cristo che adesso si trova insieme ad altre sue opere nell’aula mariana del Santuario di Montenero. Mi confidò che durante la lavorazione, gli capitava di sentirsi senza ispirazione. Stava qualche giorno senza lavorare e poi, di notte, sentiva come se qualcuno gliela suggerisse».
È mai successo che qualcuno sia stato “folgorato” dalla Madonna dopo l’omaggio floreale? «È capitato qualcosa del genere, sì. Calarsi nel ruolo di “omaggiatore” ha fatto tante volte cambiare l’atteggiamento di alcuni colleghi. Qualcuno che ha avuto una “scossa” in più è stato Mauro Busoni, pompiere e artista. Ci fu un
Anche quest’anno il popolo livornese ha mantenuto la promessa, presente come sempre durante la cerimonia. Chissà se qualcuno ha deciso all’ultimo momento di aggiungersi, magari dopo la scossa di terremoto del pomeriggio che, come ha detto il Vescovo nella sua omelia, è stato un ricordo provvidenziale che dovrebbe scuotere le coscienze di tutti.
La testimonianza di Antonio Cucè, dei Vigili del Fuoco che ogni anno salgono sul palazzo dove si trova l’immagine della Madonna per mettere la corona di fiori Crede che senta comunque addosso la responsabilità di essere in quel momento il rappresentante della città? «Sicuramente. Salire lassù, anche se non hai la fede, è un’esperienza psicologicamente forte. Mentre la scala va in alto, vedi gli occhi di tutta quella gente che ti guarda e ti rendi conto di quanto i livornesi siano coinvolti. È inevitabile che questo ti coinvolga personalmente. Devo aggiungere che non manca mai una partecipazione rispettosa da parte di tutta la squadra anche quando la cerimonia è finita». Potrebbe anche accadere che non possiate essere presenti… «Come dicevo, ogni turno prevede due squadre in servizio. Se capitano due emergenze contemporaneamente, dobbiamo correre via». È mai successo? «Fino ad ora no. Però una volta c’è stato il rischio di non salire: la scala aveva un problema e non riuscivamo ad alzarla. I presenti già iniziavano a preoccuparsi e con un po’ di bonaria superstizione borbottavano che forse la Madonna volesse dirci qualcosa. Dopo la recita di un rosario in più nell’attesa, finalmente il problema fu risolto tra i “menomale” e i “Per fortuna” dei fedeli».
Al termine dell’omelia della festa del Voto il Vescovo ha letto una supplica alla Madonna, che da sempre protegge gli uomini e le donne nelle difficoltà della vita. La richiesta di aiuto a Maria anche nei “terremoti” che il nostro paese sta vivendo aria hai trovato in un umile livornese un cuore che hai amato, gli hai chiesto uno sforzo, per lui molto impegnativo ed egli ha accettato, ha provato a salire il colle ed ha visto che il cammino che gli sembrava impossibile era divenuto fattibile e la meta raggiugibile. Egli ha avuto fiducia e ha superato difficoltà che sembravano insuperabili. Anche noi oggi viviamo difficoltà che sembrano insormontabili, abbiamo bisogno del tuo aiuto, del tuo consiglio, della tua forza: dobbiamo salire il monte portandoti con noi. Dobbiamo salire con te. Più ti porteremo in alto più facile sarà il nostro cammino e certa la nostra guarigione. Tu Maria ci hai insegnato a confidare in te in ogni situazione, ti abbiamo chiesto di tutto, salute, figli, guarigioni prodigiose, conforto, pace e tu sempre ci hai ascoltato e quante volte esaudito. Oggi siamo di nuovo raccolti: popolo e autorità a supplicarti. Cosa ti chiediamo? Finisca questo terremoto finanziario! I governanti illumina affinché sappiano guidare la Nazione verso un porto sicuro al riparo dalla tempesta. Converti i cuori dei ricchi a saper condividere con i poveri, fa che essi cerchino di farsi un tesoro in cielo e non nei paradisi fiscali. Dona il giusto pentimento a chi si è approfittato del prossimo, nella casa come nell’accaparramento di ingiuste ricchezze. Dona l’ardire e la saggezza agli imprenditori affinché nella eccellenza e nella innovazione dei loro prodotti diano lavoro a molti e successo alle loro imprese. Dona a ciascuno, amore al proprio lavoro e nessuno viva più alle spalle altrui, siano i genitori, i nonni o il proprio datore si lavoro. Il lavoro è la nostra ricchezza. Aiutaci a saper ricercare l’essenziale: la vita, gioia, l’amore e a saper fare a meno del superfluo. Dai concordia a tutti noi, affinché nella stima reciproca si arrivi ai risultati che i poveri attendono ed esigono. Maria, Madre nostra noi ben sappiamo che il tuo cuore di Madre non può rimanere insensibile al grido dei tuoi figli specie quando essi sono nel dolore. Madre nostra, Vergine di Montenero ascoltaci e soccorrici. + Simone, Vescovo
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
5 febbraio 2012
Un consiglio provinciale straordinario nel giorno della memoria
Il dovere di ricordare l Giorno della Memoria”, il giorno “sterminio Iche ricorda i tragici eventi dello degli ebrei ad opera del regime nazista, è stato celebrato al Palazzo Granducale con la convocazione di un Consiglio Provinciale straordinario aperto a tutta la cittadinanza. Inizialmente alla presenza delle autorità civili e militari e di molti studenti delle Scuole superiori è stato proiettato il filmato “Vernichtung Baby”, realizzato da Marcos Jorge, Laura Muscardin e Giovanni Piperno, che hanno messo insieme cinegiornali dell’epoca, interviste ai deportati superstiti, pezzi di vecchi film come “Il grande dittatore” di Chaplin e “Tutti a casa” di Comencini con uno sprovveduto Alberto Sordi che interpreta un ufficiale italiano nel burrascoso giorno dell’8 settembre 1943. Ne è uscita un’opera veramente interessante ed esauriente che ha destato l’attenzione dei giovani studenti ma anche del pubblico adulto. Il Presidente del Consiglio Provinciale, Di Bonito, ha sottolineato quanto questa giornata sia sentita: un evento che scuote le coscienze, perché dalla shoah proviene un monito che è valido ancora oggi per tutti. La shoah ci impegna a dire “mai più” perché questa barbarie non possa più ripetersi ed ha terminato citando le parole di Primo Levi: “Se capire è impossibile, conoscere è necessario”. Proiettando alcune diapositive, il dottor Carnieri, antropologo, ha affermato che tra gli uomini “non esistono differenze genetiche significative” e che “l’umanità ha una sola origine”. Il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Colonnello Nuzzi, nel portare il saluto del Presidio Militare di Livorno, ha ricordato che dopo l’8 settembre 1943 furono deportati nei campi di concentramento tedeschi ben 600 mila soldati italiani che si rifiutarono di continuare a combattere con i nazisti e di questi ne morirono ben 50 mila. Il Prefetto Mannino ha rilevato che la shoah è stata una “strage tecnicamente voluta e realizzata”, oggi con il razzismo religioso si realizza quello che è successo 70 anni fa, anche oggi bisogna sconfiggere l’egoismo, la prevaricazione di uomini su altri uomini e gli interessi politici ed economici che,molto spesso, si nascondono sotto il manto della religione. Klaus Langenek, Pastore della Chiesa Valdese, ha detto che la Chiesa evangelica in Germania, durante il nazismo, non ha avuto il coraggio di esporsi e ha espresso “un silenzio imbarazzante”, come cittadino tedesco -ha aggiunto- devo dire che gli ebrei sono stati presenti nella Valle del Reno da centinaia di anni e hanno dato tantissimo alla cultura tedesca. Il dottor Zarrugh, Presidente della Comunità Ebraica livornese, ha messo in risalto come 12 anni prima con Furio Colombo, estensore della Legge che indiceva il Giorno della Memoria, nella stessa sala della Provincia, veniva celebrato per la prima volta l’avvenimento. Dicendo “è sempre facile fare la scelta del più forte” ha ricordato che anche a Livorno ci furono casi di delazione di ebrei alla polizia fascista, delatori che ebbero come ricompensa un pacco di sale! Ma ci furono anche persone generose come il Carabiniere Salvo D’Acquisto e il Questore Giovanni Palatucci, e a Livorno: Mauro Canessa, monsignor Roberto Angeli, la Medaglia d’oro Giotto Ciardi. Oggi “il nemico da battere è il negazionismo che può portare solo ad altre tragedie”. Il Provveditore, Amato Nicosia, ha detto che bisogna “tramandare e rafforzare nei giovani la consapevolezza della shoah”. Ogni anno molte scolaresche compiono un viaggio di istruzione ad Auschwitz, perché anche così i giovani studenti possono “comprendere l’oggi e progettare il loro futuro”. Gianni Giovangiacomo
La parola alla.... CARITAS
Costruiamo la rete ostruire la rete è il mondo dei poveri; di tutte le forte impegno su cui parrocchie e delle loro caritas, la Caritas diocesana si quotidianamente alle prese è proposta di lavorare con i medesimi problemi, ai in questo anno pastorale. La quali non ci si può esimere rete, lo sappiamo, è il modo dal dare risposte. migliore per affrontare i Perché lo stile del costruire problemi che le povertà insieme si rafforzi sempre portano con se. Permette di più, proporremo razionalizzare gli interventi, periodicamente alcuni esempi di conoscere le situazioni di collaborazione. In questo attraverso visuali diverse, di scritto vogliamo ricordare i costruire insieme argini per rapporti CARITAS – CMSR. impedire che il tessuto sociale si sgretoli sotto i colpi delle IL CENTRO MONDIALITÀ ricorrenti crisi che mettono in SVILUPPO RECIPROCO, sin ginocchio prima di tutto i più dalla sua nascita ha operato deboli. Oltre che un in stretto contatto con la impegno, per la Caritas Chiesa, e la Caritas per essa, costruire la rete è un segno di tanto da diventare il braccio dialogo e di amore che è operativo diocesano in proprio del suo mandato. ambito missionario. I suoi Nata per costruire ponti e per progetti in Africa e in America educare a vivere la fraternità, centro meridionale, sono stati invenzione di una chiesa di volta in volta sostenuti in profetica, si trova spesso al varie forme dalla diocesi. È centro di grazie anche alla collaborazioni sua presenza che «Oltre che un interessanti che tante comunità impegno, per la parrocchiali si fanno crescere rapporti tra aperte ai Caritas costruire sono associazioni, problemi del la rete è un enti, persone che mondo ed hanno difficilmente si segno di dialogo costituito incontrerebbero con e di amore che rapporti in altro modo. comunità è proprio del La comunità lontane, non solo cristiana ha suo mandato» sostenendole nei necessità di loro bisogni ma questo per non anche con trovarsi troppo spesso sulla progetti di sviluppo. collina del non si può, non è gemellaggi, rapporti spirituali lecito. Ed è anche bello per realizzare l’unità delle riuscire a far prevalere il chiese nello Spirito di Cristo dialogo e la collaborazione pur nella distanza che le anche quando ci potrebbero divide. essere motivi per fare I rapporti con la Caritas diversamente. Tutto questo diocesana non si sono mai per dire che l’amore cristiano allentati; quasi sempre una si esprime anche delle intenzioni di carità della nell’accogliere le diversità nei quaresima, quella legata a loro vari aspetti. È necessario, paesi poveri e lontani, è stata del resto, mettere insieme i suggerita dal Centro diversi impegni: degli enti Mondialità ed accolta dalla preposti al governo del bene diocesi. comune; degli uffici incaricati Ad oggi le collaborazioni in di gestire poi le situazioni atto sono diverse. concrete; delle tante associazioni legate o non alla La prima che ricordiamo, che chiesa, che operano nel vede coinvolta la diocesi è la
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RACCOLTA DEI TAPPI DI PLASTICA. Forse non tutti ricordano che il progetto nacque nei primi anni duemila, promosso dalla Caritas diocesana, sotto la spinta del 5° vicariato (Castiglioncello, Rosignano, Vada). Una raccolta che aveva due obiettivi fondamentali: il riciclaggio di una plastica diversa da quella delle bottiglie che, se non separata, sarebbe finita nei rifiuti indifferenziati; la possibilità di ottenere, dalla raccolta e lavorazione di questo materiali, dei ricavi da destinare al finanziamento di progetti per i paesi in via di sviluppo (grazie alla lavorazione gratuita della ditta Galletti Ecoservice). Questa raccolta, qualificata dapprima come una leggenda metropolitana, è divenuta nel tempo una realtà che ha coinvolto non solo la nostra diocesi ma anche tante altre città del nostro paese. Un esempio di fantasia che, mettendo insieme educazione all’ambiente e alla mondialità, ha creato una rete importante di solidarietà. Un impegno che chiediamo a tutti di mantenere e sostenere, considerato che oggi è il CMSR, con i suoi volontari, che se ne fa carico con grande disponibilità e sacrificio. Non guardiamo solo al disturbo della raccolta. PROGETTO ROM Il Cmsr, insieme ad altre associazioni del mondo cattolico e non, partecipa al progetto Rom, coordinato dalla Caritas Diocesana. Il progetto intende accompagnare le famiglie Rom, ormai da tanti anni presenti nel nostro territorio, in un cammino di convivenza che, senza snaturarne la cultura, li aiuti a inserirsi nel tessuto livornese e che, d’altra parte, la nostra città sia capace di accoglierle nella loro
diversità. Nel progetto la presenza del Cmsr svolge un ruolo particolare nella educazione dei volontari: è stato allestito e proposto anche alle parrocchie un corso di formazione finanziato dal Cesvot, denominato Rom-Antica cultura. TENDA DEI POPOLI L’organizzazione di momenti di festa con tutte le presenze etniche del territorio livornese ha visto la presenza attiva di Cmsr e Caritas con alcuni momenti significativi e con l’impegno a continuare insieme nel riproporla. È un modo semplice ma efficace di avvicinare alla nostra gente uomini e donne di culture diverse, capaci di dialogo e ascolto reciproco. EDUCAZIONE ALLA MONDIALITÀ L’educazione alla mondialità rimane un servizio tra i più interessanti e necessari che il CMSR svolge nelle scuole cittadine. La proposta è rivolta anche alle parrocchie che hanno o vogliono costituire gruppi con questa attenzione particolare. Un servizio che la Caritas vuol sostenere, insieme ad altri simili presenti in diocesi. Il discorso iniziale della rete induce a evidenziare la generale povertà della nostra chiesa e la conseguente necessità di utilizzare tutto ciò che la provvidenza ci mette a disposizione: non perdiamo occasioni e offerte qualificate che ci giungono grazie alla generosità e al coraggio di altri fratelli. Diacono Enrico Sassano, direttore ufficio diocesano per la Carità
GIORNATA DELLA MEMORIA IN RICORDO DI DON ROBERTO ANGELI
Ambasciatori e custodi della memoria a libertà, la giustizia, la «impegno Lpace esigono un continuo, un sacrificio da cui nessuna generazione può essere esentata». Con questa frase di Don Roberto Angeli, testimone del vangelo nella secondo guerra mondiale, internato nel campo di concentramento di Dachau, si apre, nel giorno della memoria, la conferenza a lui dedicata che ha visto anche l’inaugurazione della formella dell’artista livornese Antonio Vinciguerra raffigurante il sacerdote. All’interno dell’istituto comprensivo, dedicato dal 2008 a Don Roberto Angeli, è stato proiettato un interessante video realizzato dagli studenti della scuola, che hanno messo in scena un’intervista fittizia al sacerdote, le cui risposte sono state tratte dai suoi scritti, con l’aggiunta di alcune forti immagini dei campi di concentramento e altre inerenti alla Livorno liberata. I ragazzi hanno inoltre proposto la lettura di una poesia di Primo Levi per ricordare le vittime degli stermini. Alla conferenza ha preso parte anche la direttrice del centro studi Don Angeli, Enrica Talà, che da circa dieci anni svolge un’importante opera per permettere alla città di
Nelle foto: il manifesto dell’evento e don Italo Caciagli davanti alla formella dedicata a don Angeli
riappropriarsi della memoria del prete amico dei poveri, impegnato nella resistenza, direttore del giornale diocesano Fides e punto di riferimento nella Livorno del dopoguerra, realizzando più di duecento incontri nelle scuole e distribuendo l’importante opera “Il vangelo nei lager”.
«La giornata della memoria – ha detto la dottoressa Talà agli studenti - non è solo per i morti ma soprattutto per i vivi. Noi tutti siamo testimoni morali e culturali di quello che è accaduto. Voi ragazzi dovete essere ambasciatori e custodi della memoria». Terminata la conferenza il sacerdote Don Italo Caciagli, parroco della zona in cui ha sede la scuola ha benedetto la formella dedicata a don Angeli. Alice Carpentiere
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
5 febbraio 2012
L’incontro delle Religiose della Diocesi
L’INTERVISTA A... Marco Cimini
Una Parola che educa
La Verità vi farà liberi
li appuntamenti previsti dal consiG glio USMI proseguono secondo il programma che, in gennaio presso l’I-
La famiglia Salesiana in festa per l’ordinazione di un nuovo giovane sacerdote DI
BENEDETTA AGRETTI
sempre più il lavoro con i ragazzi dell’oratorio, al punto che ho deciso di lasciare tutto e di entrare nella congregazione salesiana».
ABATO 4 FEBBRAIO ALLE 17.00 ALLA CHIESA DEL SACRO CUORE (SALESIANI) verrà ordinato sacerdote il nuovo direttore dell’oratorio, Marco Cimini. Lo incontriamo alla vigilia di questo importante avvenimento, per una chiacchierata improntata alla schiettezza e alla simpatia che sono propri di questo futuro don.
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La prima domanda è di rito: si avvicina il momento cruciale … come ti senti? «Al momento i mille impegni della giornata mi assorbono al punto di non farmi avvertire ancora l’emozione per questo evento. Tuttavia la scorsa settimana, durante quattro giorni di ritiro spirituale, ho avuto tempo per riflettere appieno sulla mia ordinazione». E a quale conclusione sei giunto? «Che la mia vocazione e, di conseguenza la mia ordinazione, rappresentano un dono infinitamente grande. La frase che verrebbe da dire, anche se sembra retorica è: “Non sono degno di un dono così”. Ma proprio per superare la retorica e leggendo quanto mi sta accadendo in un’ottica di fede, mi rendo conto di dover contraccambiare questo regalo diventando al 100%uno strumento nelle mani di Dio per tutte le persone che incontro e soprattutto per i giovani. Cerco di diventare, per così
dire, un ponte tra le persone e Dio. La mia riconoscenza poi, è rivolta in particolare ai giovani, perché attraverso di loro ho capito quello che volevo fare nella vita e il carisma di don Bosco mi ha portato a donarmi interamente a loro, per tutta la vita: così si concretizza la grandezza di questo dono». La cerimonia dell’ordinazione si terrà qui a Livorno, nonostante tu sia nativo di Genzano, in provincia di Roma: quali sono i motivi di questa scelta? «Vivere qui la mia ordinazione rappresenta una scelta ben precisa: Dio stesso mi ha chiamato a questo incarico, quindi mi sembra giusto che l’ordinazione avvenga nel luogo dove sono stato inviato a svolgere la mia missione. A Roma penso con riconoscenza, perché là è nata la mia vocazione, tant’è che domenica 5 celebrerò la prima Messa qui, ma la domenica
successiva sarò a Genzano per celebrare». Parlando di vocazione la tua come e quando è nata? «Per il “quando” penso che non esista un momento preciso: la vocazione è sempre stata in me. Rileggendo alcuni avvenimenti della mia vita mi accorgo che alcuni segni c’erano stati fin dall’infanzia. Ad esempio ricordo distintamente quando, all’età di circa 10 anni, mi arrabbiai per la poca considerazione che gli adulti avevano verso noi bambini e mi ripromisi che, una volta cresciuto, avrei fatto in modo di dare sempre la mia attenzione ai più giovani. Per quanto riguarda il “come” diciamo che questa vocazione è esplosa con il lavoro di animatore. Allora conducevo tutta un’altra vita: lavoravo nell’aeronautica militare ed ero fidanzato, ma ad un certo punto sentii che questa vita non mi appagava più, mentre mi attraeva
Come hai vissuto questo passaggio? «Devo dire che il Signore mi ha “lavorato” per bene prima di convincermi a fare il gran salto. Sono sempre stato educato a leggere gli avvenimenti della mia vita in un’ottica di fede, quindi la progressiva perdita di interesse verso il fidanzamento come per il lavoro, ha fatto in modo che non ci fossero più ostacoli tra me e la vita religiosa. Quando mi sono accorto che la vita che conducevo prima non mi interessava più mi sono detto: “Beh, che sto ancora qui a cincischiare?”e mi sono buttato». Non hai provato neppure un po’ di paura? «Direi di no, prima di tutto perché sono una testa dura e mi piacciono le sfide e poi perché sono abituato ad affidarmi totalmente a Dio: questo abbandono esige coraggio ma lo genera anche. Penso alla frase del Vangelo rivolta da Gesù al giovane che voleva seppellire il padre prima di seguirLo: “Lascia che i morti seppelliscano i morti”». Nessun rimpianto? «Nessuno. Per la mia ordinazione ho scelto una frase significativa: “La verità vi farà liberi”. Gesù è la verità, ed l’unico che può farci realizzare in pieno la nostra vita».
DURANTE LA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO
5 giovani che promettono di scegliere Gesù Alla parrocchia dei Salesiani un altro motivo di festa oter condividere con i giovani Pzio,un cammino di fede e di serviè un dono che il Signore ha fatto e fa ai sacerdoti e agli educatori della nostra parrocchia, ma anche a tutta la comunità con la quale ringraziamo il Signore per quanto abbiamo vissuto domenica 29 gennaio. Nella solenne celebrazione della festa di san Giovanni Bosco, durante la Messa delle 10.30 nella Parrocchia del Sacro Cuore, 5 giovani di 18 anni, al termine del loro cammino di iniziazione cristiana, tra catechesi e post-Cresima, hanno pubblicamente affermato, rinnovando le promesse battesimali, la loro decisione di scegliere e seguire Gesù come Signore della loro vita. Una scelta impegnativa che li coinvolge nella vita quotidiana di
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studenti, ma anche nell’apostolato fra i più piccoli e nel servizio nella comunità, per testimoniare con la loro vita la scelta
fatta, che va rinnovata ogni giorno e “nutrita” di quel Signore al quale hanno detto sì. Nelle parole del Vangelo letto: “Se non diventerete come questi bambini … chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” è racchiusa la scelta di questi giovani: continuare a camminare, disponibili a diventare, a crescere nella fede come è disponibile a crescere un bambino e aprire il cuore e le braccia per accogliere anche chi comincia questo cammino o, nella comunità, è ai primi passi nella fede, per accompagnare e sostenere, ma soprattutto testimoniare con la propria vita che Cristo è il Signore, il Signore della nostra vita. Suor Barbara Noto
stituto Maria Ausiliatrice in via don Bosco, ha visto ritrovarsi le religiose di tutti gli istituti presenti su Livorno con Don Raffaello Schiavone sul tema: «La Parola che educa al passaggio dalla solitudine alla comunione». Sr. Gabriella Gigliucci ha introdotto l’incontro con una serie di comunicazioni relative alla giornata del 2 febbraio prossimo nel quale celebreremo la giornata della vita religiosa che, come di tradizione, prevede una celebrazione eucaristica in cattedrale presieduta dal Vescovo. Don Raffaello Schiavone ha condotto l’incontro a partire dalla lettura ed esegesi del brano di Giovanni 4,4-42 della Samaritana al pozzo. Le suggestioni che la Parola di Dio suggerisce ad ogni lettura sono sempre nuove e molteplici: il brano presenta un itinerario: quello che va dalla donna a un gruppo, a un popolo. La figura femminile, come è ben noto, non godeva di una buona reputazione al tempo di Gesù e ancora oggi c’è molto cammino da fare. Questa donna inoltre è Samaritana, altro elemento distintivo alquanto problematico tra la popolazione di allora. Tuttora l’appartenenza a un gruppo o etnia è motivo discriminatorio e pregiudiziale nei contatti sociali. Infine quella donna ha avuto cinque mariti, è una donna che vive nella irregolarità. Contaminarsi con una donna di questo tipo è motivo di condanna ai tempi di Gesù. Con queste premesse l’atteggiamento di Cristo è quello di chi va a chiedere proprio a lei l’acqua, elemento essenziale per la vita, andando contro tutte le logiche comuni. Chiunque resterebbe spiazzato e sorpreso di fronte a un comportamento come questo, ma l’intento del Nazareno è quello di andare oltre il pensiero comune, per uno scopo che vale di più: la salvezza di tutti. E così quella donna, Samaritana e con una vita irregolare da quell’incontro inizia un cammino che la porta a diventare annunciatrice, ad abbandonare la brocca dell’acqua e a correre verso quei gruppi e quella popolazione che fino a quel giorno evitava perfino di incontrare: “venire a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. Da questo invito “uscirono” e “andarono” a vederlo. A noi oggi è chiesto di fare come la Samaritana nelle nostre relazioni: abbandonare la “nostra brocca” piena di posizioni acquisite, sicurezze, ricchezze non necessariamente materiali per dire col nostro vivere “Venite a vedere!”. Ma oggi abbiamo ancora questa visibilità e coraggio di creare ponti di comunione? La riflessione che le religiose hanno affrontato proprio a ridosso della settimana dell’unità dei cristiani è significativa. L’auspicio è che questa “unità” di cui tanto si parla sia veramente costruita a partire dalla propria famiglia, dalla propria comunità, dalla propria parrocchia, dalla propria diocesi perché della comunione ciascuno è responsabile e ciascuno contribuisce col proprio agire a mettere una pietra di unione o di divisione. MSC
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
5 febbraio 2012
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 10.00 a Pietrasanta, festa della Madonna del sole 18.30 in vescovado, incontro con i cresimandi SABATO 4 FEBBRAIO 9.00 ad Ancona, per l’incontro con i giovani DOMENICA 5 FEBBRAIO 11.30 S. Messa e cresime alla parrocchia di S. Maria di Montenero 16.30 in cattedrale, celebrazioni per la giornata della vita consacrata LUNEDÌ 6 FEBBRAIO 17.30 alla chiesa di S. Rosa, tavola rotonda per la settimana per la vita MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 9.00 a Grosseto, convegno con i responsabili diocesani per l’edilizia e culto dal titolo “Criteri di gestione e strumenti di controllo della qualità degli interventi”. MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 9.30 incontro con i vicari foranei, in vescovado Nella mattina udienze clero in vescovado 18.00 in vescovado, consulta della Caritas Da giovedì 9 febbraio a sabato 11 febbraio il Vescovo è a Roma per il convegno del Progetto Culturale Nazionale dal titolo “Gesù nostro contemporaneo” DOMENICA 12 FEBBRAIO 10.30 S. Messa per il 50° della fondazione della parrocchia di N.S. di Fatima nel quartiere di Corea
Libri da LEGGERE
Diocesi informa Nella Settimana PER LA VITA
Riflettendo sulla vita umana, si progetta un Consultorio n occasione della prossima giornata per IDiocesi la vita ecco le iniziative promosse dalla per celebrare questa ricorrenza. DOMENICA 5 FEBBRAIO, GIORNATA MONDIALE PER LA VITA Alle 16.30 Premiazione concorso disegni dei bambini delle scuole e esibizione delle Corali S. Jacopo e Rockettari di Cristo Alle 18.00 S. Messa per la vita presieduta dal Vescovo monsignor Simone Giusti; animazione canti a cura del gruppo Parrocchiale “S. Rosa”, animazione liturgica a cura delle Aggregazioni Laicali e delle nuove Comunità della Diocesi
LUNEDÌ 6 FEBBRAIO ore 17.30 chiesa di S. Rosa Tavola rotonda sul tema: “Un nuovo consultorio per la promozione della maternità e della famiglia”. Intervengono monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno; dottor Luca Mastrosimone, dirigente medico reparto otorinolaringoiatria Ospedale di Livorno, membro del Tavolo dell’Oggettività; dottoressa Rosa Maranto, responsabile servizi territoriali dell’Azienda USL 6 di Livorno; dottor Edoardo Micheletti, Direttore del dipartimento materno infantile dell’Azienda Usl 6.
Don Verdi a SANT’AGOSTINO
di Mo.C.
Melazzini M.- Io sono qui. Sette giorni di appunti dalla vita di Mario Melazzini (medico-malato-uomo)- Libro+DVD, Ed. San Paolo, € 19,50 Viviamo in una società dove la maggior parte delle persone vivono la malattia, la disabilità, la fragilità, come qualcosa che non ci appartiene, che ci angoscia, che ci crea disagio. L’autore di questo libro più dvd documentario, ha per questo motivo sentito nascere in se stesso l’idea di condividere con il maggior numero di persone possibili, il percorso che gli ha permesso di fare della sua sofferenza, del suo dolore, una concreta e reale esperienza. Melazzini osserva infatti, che dal momento che tutti noi nella nostra quotidianità possiamo incontrarci con la sofferenza non solo fisica, il dolore,la malattia, la fragilità, dovremmo riuscire a fare di questo tesoro, a farli diventare un valore aggiunto al nostro percorso di vita. Lui stesso, grazie alla malattia, vive ogni giorno, come uomo, come medico e come malato, con gioia e umiltà e ogni persona che incontra aumenta in lui la consapevolezza di sentirsi un uomo fortunato: “Di inguaribile c’è solo la mia voglia di vivere”. Piana G.- Testamento biologico. Nodi critici e prospettive.- Ed. Cittadella, pp.128, € 9,00 La richiesta del testamento biologico è esplosa recentemente, a seguito di eventi gravi che hanno avuto una grandissima risonanza nell’opinione pubblica, specie con le situazioni drammatiche di Eluana Englaro e Giorgio Welby che per la loro situazione-limite, hanno dato luogo ad un dibattito che spesso ha avuto atteggiamenti di intolleranza, con reciproche accuse, dettate da durezze ideologiche e da preoccupazioni apologetiche. Pertanto la richiesta di dare ad esso statuto giuridico, non può essere disattesa. C’è quindi bisogno di sciogliere i nodi critici rappresentati dall’autodeterminazione, dal ruolo del medico, dalla nutrizione, idratazione ecc. , tenendo in considerazione l’insieme dei valori in gioco. L’autore, Giannino Piana, docente di Etica ed Economia, con questo saggio, cerca di dare delle risposte che consentono un approccio equilibrato alle problematiche sottese, e formula su di esse un giudizio motivato e sereno.
VEGLIA DI PREGHIERA ...E DIVITA nche quest’anno don Luigi Verdi torna ad offrirci A un’opportunità. La fraternità di Romena giunge, col suo tour di veglie, a Livorno e sbarca nella parrocchia di Sant’Agostino il 9 febbraio alle 21 col suo alito di libertà. Abbiamo, dicevo, un’opportunità e nessuno che ci obblighi a prendere una strada piuttosto che un’altra ma sappiamo bene, la scuola di Gesù ce lo ha insegnato, che ogni libera scelta è una porta che si apre sul paradiso. “Quest’anno il tema della veglia è Mendicanti di luce. La luce accompagna l’intera serata, la luce tenue e delicata di una candela, quella che viene consegnata a ciascuno al suo arrivo, quella che dà calore alla sfondo della veglia. Quattro tappe scandiscono la ricerca di luce: ognuna parte da un luogo e da una frase del vangelo collegata al cammino di Gesù che risorge. E il vangelo così, entra nella storia di ognuno, provando a liberarci dalle nostre pesantezze, dalle nostre paure. A sentire una nostalgia di qualcosa che va oltre, che ci supera. Così, la veglia prova a riconsegnare ognuno al suo cammino. Con un abbraccio in più, con un orizzonte che ha più voglia di aprirsi”. Flavia Marco
VENERDÌ 17 FEBBRAIO alle 18.00 nella sala del consiglio provinciale (p.zza del Municipio) Conferenza del professor Stefano Semplici, ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente del Comitato Internazionale di Bioetica dell’Unesco, sul tema: “Chi è l’uomo che tu te ne ricordi? L’uomo: dalla biologia luce sul suo mistero”. Alle 18.45 domande aperte preparate da alcuni Primari dell’ospedale di Livorno. L’iniziativa è promossa dal Progetto culturale diocesano in collaborazione con il Tavolo dell’Oggettività.
BREVI DALLA DIOCESI
Apologia della Tradizione GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO Alle 21.00 nella chiesa di S. Simone, presentazione del libro "Apologia della tredizione" alla presenza dell’autore prof. Roberto De Mattei.
La scelta del dialogo VENERDÌ 3 FEBBRAIO ALLE 21.15 Al salone della Chiesa SS. Annunziata dei Greci (Via Olanda) incontro promosso dall’associazione Alberto Ablondi sul tema: La scelta del dialogo Ragionando sul valore dell’alterità oggi, partendo dalla testimonianza di mons. Ablondi. Relazione del prof. Adriano Fabris, docente nell’Università di Pisa. Interviene Claudio Frontera, già Presidente della Provincia di Livorno
Cooperatori Paolini SABATO 4 FEBBRAIO ALLE 15,45 Incontro biblico con don Alessandro Castegnaro, delegato nazionale presso le Figlie di San Paolo
Ordo Virginum SABATO 4 FEBBRAIO A Pescia con il Vescovo, Mons. Giovanni De Vivo, incontro di Formazione per le consacrate toscane nell’Ordo Virginum, sul tema: "Sposa di Cristo nella Chiesa: dimensione comunitaria nell’Ordo nella Chiesa locale" DOMENICA 12 FEBBRAIO ALLE ORE 10.30 nella Cattedrale di Arezzo, il Vescovo Mons. Riccardo Fontana, conferirà la Consacrazione nell’Ordo Virginum a Simona Lastrucci della Diocesi di Arezzo.
Convegno diocesano dei catechisti GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO ALLE 21.15 chiesa di S. Andrea, riunione per tutto il II Vicariato
S. Messa in ricordo del diacono Scarpelli VENERDÌ 10 FEBBRAIO ALLE 18.00 Presso la Parrocchia di S. Andrea S. Messa in ricordo della famiglia del diacono Franco Scarpelli in occasione dell’undicesimo anno dal suo ritorno alla casa del Padre.
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5 febbraio 2012
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La spiritualità dei nostri fanciulli NELLA CATECHESI FAMILIARE PROMUOVERE L’ESSERE E IL DIVENIRE DEL FANCIULLO n ogni fanciullo vive un uomo, chiamato ad attuare una meravigliosa avventura: rimanere sempre fanciullo, divenire sempre più fanciullo, realizzare la sua filiazione divina conservando questo spirito d’infanzia; è questo il ruolo della sua maturità». Queste espressioni di Rahner colgono l’essenzialità dell’essere e del divenire dei fanciulli e dei ragazzi; essi già sono uomini, persone e in quanto battezzati, figli di Dio ma contemporaneamente essi sono in un continuo divenire. Tendono con tutte le loro forze verso la giovinezza e tutta la loro esistenza è proiettata verso il domani ma il loro futuro dipende dall’oggi che vivono. Pertanto la loro realizzazione presente e prossima è legata all’equilibrio fra l’essere e il divenire: un fanciullo troppo legato a ciò che è, rifiuta la crescita e presto si troverà in una situazione di emarginazione e di fatica ma anche un ragazzo che vive solo per il domani sarà purtroppo incapace di vivere ogni presente illudendosi di potersi pienamente realizzare solo domani quando.... Solo fanciulli che vivono compiutamente l’oggi aperti con fiducia al futuro sono e saranno persone mature e complete. È interessante notare, sia pure solo di passaggio, che questo equilibrio fra essere e divenire, fra già e non ancora, se è caratterizzante i fanciulli è però tipico di ogni uomo, di ogni età e soprattutto di ogni cristiano teso com’è fra l’essere pellegrino nel mondo e figlio nella casa del Padre oltre la morte nella pienezza della vita. La tensione fra essere e divenire nei ragazzi è più macroscopica ma non gli è esclusiva, è propria di ogni uomo, di ogni cristiano, in loro è solo particolarmente accentuata e palesemente evidente. Altro elemento qui da considerare e che Rahner metteva in luce, è che i ragazzi sono chiamati a divenire adulti conservandosi fanciulli, a divenire maturi conservando le caratteristiche peculiari dell’infanzia, mantenendo quelle note per le quali il Signore li ha posti a modello di santità: "Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli"; sono chiamati ad essere grandi in età e grazia vivendo i doni battesimali ricevuti a pochi giorni di vita, quindi: essere, divenire in piena fedeltà alla grazia battesimale, questo l’impegno del fanciullo, questa la nota caratterizzante la sequela di Cristo da parte dei ragazzi, questo il cuore della spiritualità dei ragazzi.
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LA SPIRITUALITÀ: ELEMENTO UNIFICANTE È quindi la spiritualità dei ragazzi elemento unificante tutti gli aspetti dell’esistenza dei fanciulli e singolare e propria possibilità di servire e lodare il Signore con tutto il loro cuore, con tutta la loro mente, con tutto il loro corpo.
Anzi la "spiritualità" in questo contesto culturale e sociale di falso puero-centrismo, di strumentalizzazione economica di fanciulli e di mitizzazione della età della giovinezza, consente ai ragazzi di avere una chiara e precisa identità personale imperniata su Gesù che gli consente di vivere con gioia e pienezza i loro 6 o 12 anni senza né smodati desideri di crescita tali, da renderli incapaci di gustare i giorni che vivono, né ingiustificate paure verso un domani avvertito come incerto e insicuro. Una spiritualità quindi che valorizza pienamente il loro essere oggi bambini, fanciulli,
ragazzi senza tentazioni di adultismo; una spiritualità che gli permette di incontrare, di ascoltare, di seguire e di riconoscere, il loro amico Gesù, insegnandogli a gustare tutte le cose belle che il Padre ha creato anche per loro ed educandoli a saper gioire nello Spirito di tutte le meraviglie che ogni tempo gli dona. Una spiritualità che vuole condurre i ragazzi a vivere in una comunione sempre più grande e consapevoli con il Padre, abilitandoli ad essere oggi discepoli del Figlio capaci di riconoscere e accogliere in misura sempre maggiore, la luce e la guida
I convegni regionali dei catechisti
Le ragioni di una scelta o sforzo di rinnovamento della Iniziazione Cristiana (IC) – testimoniato dal diffondersi delle sperimentazioni a livello regionale, diocesano e parrocchiale che ha caratterizzato l’ultimo decennio - ha giustamente posto l’accento in modo esplicito sulla comunità cristiana che vive in un territorio. Non poteva che essere così, in quanto il “primo” responsabile della catechesi è ciascun Vescovo all’interno della comunità cristiana di cui è Pastore. La dimensione “regionale” sembra offrire quel contesto - al tempo stesso omogeneo e diversificato - in cui le varie esperienze di IC possono confrontarsi in modo arricchente e operativo a beneficio di tutte le Chiese che sono in Italia.
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I CONVEGNI REGIONALI 2012 sono sembrati pertanto uno strumento utile per rispondere a quella domanda di verifica e confronto sulle sperimentazioni che emerge dagli Orientamenti Pastorali (n. 54a) e per offrire un contributo, a partire dalle realtà diocesane, alla riflessione dei Vescovi circa il rinnovamento della catechesi. Ecco il calendario dei convegni * INCONTRO NAZIONALE DIRETTORI UCD: Domus Mariae - Palazzo Carpegna Roma, 6-7 febbraio 2012 * incontro convegno della TOSCANA: Centro comunitario – Casalguidi (PT), 27-28 aprile 2012 * INCONTRO NAZIONALE DIRETTORI UCD: Roma, ottobre 2012 Per scaricare documenti per preparare i convegni: http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/v3_s2ew_C ONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=23300
dello Spirito il quale li apre alle grandi scelte vocazionali e alla pienezza della vita. Una spiritualità capace di generare speranza in loro e idonea a renderli segni di speranza in famiglia e nella Chiesa, a scuola e nel tempo libero. Una spiritualità missionaria perché intende promuovere personalità cristiane segnate profondamente dall’apostolato individuale e comunitario. Una spiritualità ecclesiale che gli dona la possibilità di essere accolti quali nuovi soggetti protagonisti della vita e della edificazione della Chiesa ed al contempo oggetti delle sue materne cure in quanto essi sono un nuovo "cantiere della Grazia" e cioè dello Spirito che guida ed edifica tutta la Chiesa. Infatti il bambino riceve dalla Chiesa, per mezzo del battesimo, la fede e la grazia ma al tempo stesso è ivi portatore di grossi doni perché reca al mondo una nuova immagine di Dio. Si tratta di quella originalità ed irripetibilità per la quale ogni creatura umana rivela in modo "inedito" il volto del Padre. Ogni bimbo è dunque una nuova rivelazione di Dio. Inoltre ogni ragazzo, perché personalmente chiamato e inviato dal Signore, è portatore di propri doni unici e irripetibili in vista della costruzione della Chiesa e dall’avvento del Regno di Dio. Pertanto il bambino si pone nella Chiesa come un nuovo dono, una nuova voce che interpella la comunità in quanto: deve essere salvato dalla croce di Cristo; deve essere educato a divenire a sua volta corredentore con Cristo; deve essere messo in condizione di dare il suo contributo come ragazzo, e come ragazzo ricco di novità originale. Una spiritualità quindi che fa cogliere il ragazzo nella Chiesa insieme ricco e povero. Ricco per i doni di cui è segno e portatore. Povero perché fragile e bisognoso di aiuto. In quanto ricco, a modo suo, evangelicamente, egli è una fonte cui la Chiesa fin qui forse non ha attinto a sufficienza. In quanto povero è provocatore di carità: una carità che la comunità gli deve. Una spiritualità caratterizzata quindi dal protagonismo apostolico dei ragazzi e della esperienzialità ecclesiale. Il protagonismo apostolico lo conduce ad essere attivo nell’assemblea liturgica, nella vita di carità della comunità, nel lavoro formativo del gruppo, nella quotidiana vita familiare, nella compagine scolastica. L’esperienzialità ecclesiale gli permette di sperimentare l’accoglienza e l’appartenenza nel e al mistico corpo di Cristo, gli dona di vedere e vivere la fraternità cristiana, lo educa a coniugare strettamente la propria fede con la vita cristiana della comunità. (testo di riferimento: Karl Rahner – “Teologia dell’infanzia” , in Presenza Pastorale , 1977 ed. AVE)
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L’INIZIAZIONE CRISTIANA IN FAMIGLIA PARTE DAI PIÙ GIOVANI.........
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Un welfare per la FAMIGLIA
Progetto Culturale Diocesano Gli interventi al dibattito dopo la conferenza EDUCARE LA FAMIGLIA ALL’ASCESI DELL’AMORE opo gli interventi del Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi e del prof. Francesco Belletti, che hanno lanciato vari spunti riguardanti la crisi economica e la crisi della famiglia, si è aperto il dibattito che ha coinvolto il pubblico presente. Particolarmente sentito e accorato l’intervento di Flavia, una ragazza che ha premesso di aver partecipato a questo incontro con grande interesse perché sta facendo il servizio civile in una scuola primaria livornese, nella quale condivide ogni giorno il disagio di molti bambini. Disagio causato dalla crisi di valori che si unisce a problemi sociali che spesso vanno di pari passo con situazioni economiche insostenibili. I bambini ne risentono, perché vivendo in seno a queste famiglie accusano la crisi. "Non c’è più tempo per parlare" - è stato l’appello di Flavia che si è rivolta alle persone presenti - "bisogna agire". Monsignor Razzauti,Vicario per la città, riallacciandosi all’intervento di Flavia, ha voluto lanciare "un grido di speranza". "Sarei più speranzoso - ha detto - È vero che ci sono molte famiglie in situazione di forte disagio a Livorno ed in crisi di valori, ma ci sono anche tante famiglie normali, che riescono ad educare i loro figli. È pur vero che, questa società non è più basata sui valori che sostenevano la famiglia nel dopoguerra e negli anni della ricostruzione. È necessario recuperare questi valori che stanno alla base della famiglia e quindi della società. È necessario che le istituzioni progettino di più per la famiglia e con la famiglia". Un’altra emergenza da risolvere, se vogliamo che si sviluppino le famiglie, è l’emergenza lavoro. È necessario ripensare all’organizzazione del lavoro: guadagnare di meno tutti affinché tutti possano lavorare. Bisogna avere una visione diversa della società e del mondo e, per fare tutto ciò abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Amore. Marco Cannito, consigliere comunale di Città diversa durante il suo intervento, si è riallacciato ad una considerazione del prof. Belletti che, aveva fatto notare come la voce "famiglia", nella contabilità nazionale, sia considerata un costo . Non è quindi ritenuta una risorsa, né un beneficio per la nazione. "Non viene mai valutato - ha affermato Cannito - il risparmio che le famiglie fanno fare alla comunità quando, ad esempio, gestiscono al loro interno un disabile, senza affidarlo alla collettività per la quale sarebbe un costo esorbitante. Sono preoccupato perché c’è una congiura strutturante che interferisce sulla possibilità di far crescere una buona famiglia". Ci sono stati alcuni interventi critici sull’operato delle istituzioni livornesi che potrebbero adoperarsi di più per la famiglia, per il sociale e per venire incontro alle varie situazioni di disagio (emergenza abitativa ecc). A questi interventi ha replicato il Sindaco quando ha ribadito su come le varie manovre del governo abbiano completamente impoverito le finanze degli enti locali, "che non hanno più soldi. Quest’anno il Comune di Livorno ha deciso di non toccare la cultura, il welfare e la scuola, ma questo non sarà più possibile nel 2013". Cosimi si è detto disposto a sostenere tasse di scopo da votare in accordo con l’opposizione, visto che questa era stata una proposta della consigliera Bottino. È comunque necessario ripensare a tutta l’organizzazione senza aver paura di cercare di dare risposte a domande nuove. "Sono contento che vengano proposti questi incontri, perché aprono le porte alle persone di buona volontà". Il prof. Belletti ha ribadito l’importanza della vigilanza sulle famiglie, soprattutto su quelle famiglie fragili, perché attanagliate dalla crisi, perché la rottura del vincolo familiare genera sofferenze fisiche, psicologiche, morali, ma anche costi per la famiglia che, in alcuni casi, entra in crisi economica.Tutto ciò ha forti ripercussioni sulla comunità. Il vescovo monsignor Giusti ha concluso l’incontro ribadendo il valore della serata. "Non è da tutti i giorni organizzare un convegno insieme, Chiesa ed Istituzioni e farlo all’interno della sala consiliare del Comune. Credo che la strategia da attuare sia quella di lavorare insieme per un nuovo modello sociale che abbia al centro la famiglia e il bene comune.Tutti sappiamo che è difficile innovare. Se si parla astrattamente del cambiamento siamo tutti d’accordo: tutti vogliamo il cambiamento, ma se a farlo sono gli altri! Perché se riguarda noi, allora, siamo meno d’accordo. Che fare? Credo sia fondamentale valorizzare la famiglia favorendo la sua nascita ed il suo irrobustirsi, riaffermando il ruolo sociale della famiglia e non solo quello privato. Credo sia importante rilanciare l’idea di un’alleanza fra pubblico e famiglia, favorendo la famiglia e la generazione dei figli. A questo proposito vi anticipo che, a febbraio, ci sarà un convegno, durante il quale verrà proposta l’idea di un nuovo consultorio come primo luogo di accoglienza per chi vuole aprirsi alla vita. Ritengo, inoltre, fondamentale la questione educativa. È necessario educare all’ascesi dell’amore, bisogna educare a volersi bene, bisogna insegnare alle famiglie, ma soprattutto ai nostri giovani "l’arte di amare". Elena Cerini
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La risorsa familiare tra Sindaco e Vescovo
La famiglia: un tesoro nascosto nelle tasche degli italiani Confrontarsi sull’importanza della famiglia, sui valori, le aspettative e i numerosi problemi che questa porta con sè; il Comune e la Diocesi si sono interrogati per cercare una soluzione insieme na giornata straordinaria come straordinaria è l’importanza del tema che ha riunito nella sala consiliare del Comune di Livorno il vescovo Simone Giusti ed il Sindaco Alessandro Cosimi: “Livorno sei amica della famiglia?”. La crisi economica mondiale e nazionale ha infatti illuminato l’importanza della famiglia anche dal punto di vista economico ed ha messo in crisi l’abito culturale della procreazione limitata ad un massimo di due figli per coppia. Il presidente della Provincia Giorgio Kutufà è il primo a prendere la parola e ad esprimere il suo rammarico per la mancata attuazione pratica, a livello nazionale, degli articoli 29 e 31 della Costituzione che favoriscono la famiglia. «Purtroppo» ha aggiunto «la famiglia è spesso penalizzata piuttosto che aiutata» indicando in questo un grave problema del nostro Paese. Nicola Sangiacomo, moderatore dell’incontro, introducendo l’intervento del Sindaco, ha introdotto nel dibattito il tema della famiglia come portatrice di speranza per i figli e per la società. La famiglia inoltre rappresenta un grandissimo ammortizzatore sociale per giovani e anziani ed in ordine a questo oggi è divenuto necessario un nuovo welfare. «In Italia» ha proseguito Sangiacomo « soltanto l’ 1% del PIL viene destinato alle politiche per la famiglia mentre il 51% della spesa sociale va alle pensioni e agli anziani ed è per questo che dobbiamo cercare di elaborare soluzioni concrete per essere più amici della famiglia». L’intervento del Sindaco si è aperto con la considerazione dell’importanza e della serietà della discussione sulla famiglia tanto da auspicare che questo dialogo laicocattolico possa riuscire nell’intento di trovare risposte affinché la famiglia resti e si consolidi come il più grande elemento di coesione sociale. Il discorso del Sindaco si è incentrato sulla definizione di welfare oggi inteso come mezzo di protezione, riparatore delle grandi voragini che affliggono la nostra società e non come opportunità. Il grande passo da fare, ha spiegato il sindaco,
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UN EVENTO DALL'ALTO VALORE SIMBOLICO
La famiglia entra in Consiglio comunale simboli sono importanti, sono quelli che Ichespesso lanciano le idee oltre il confine di ciò sembra realizzabile. L’evento promosso nei giorni scorsi dal Progetto Culturale diocesano con il Comune di Livorno ha un alto valore simbolico: parlare di un nuovo welfare per la famiglia nella sala del Consiglio Comunale alla presenza del sindaco, di buona parte della giunta e dei consiglieri comunali era qualcosa di non immaginabile fino a pochi anni fa, non solo a Livorno. E’ successo. Sul banco solitamente occupato dalla giunta comunale erano seduti sindaco e vescovo e al centro dell’attenzione c’era un tema che sta molto a cuore a quanti credono nei valori della dottrina sociale della Chiesa, la famiglia e le politiche che la possono sostenere nel suo insostituibile ruolo sociale, riconosciuto solennemente anche dalla Costituzione.
è, appoggiandosi alla speranza, concepire e strutturare il welfare in maniera diversa: da riparatore sociale che tende a non far precipitare alcune situazioni difficili ma che nel contempo rende statica la società a generatore di opportunità che chiede uno sforzo di responsabilità e di coraggio a chi sarà chiamato ad usufruirne. Tale cambiamento è necessario, ha aggiunto Cosimi, anche perché, se nel 2012 il Comune ha potuto evitare tagli al settore sociale, questo non sarà più possibile
Ma non è stata solo una questione simbolica: si è avviata una riflessione alla quale hanno preso parte le varie componenti del Consiglio Comunale per una volta non separate dalla rigida formula maggioranza – opposizione. Ognuno ha portato la sua posizione ma è sembrato di respirare un clima costruttivo che fa ben sperare per il futuro. In tempo di crisi economica così grave non si può non ripartire dalla famiglia, quella realtà sociale che consente di limitare le conseguenze negative della congiuntura e di rilanciare un messaggio di speranza per il futuro. Speranza, un modo di essere che deve rappresentare lo stile con cui tutti affrontano la crisi e che diventare l’idea che fa raggiungere risultati in questo momento neppure immaginabili. n.s.
dal prossimo anno per cui essere amici della famiglia sarà sempre più difficile. L’intervento successivo è stato quello di Francesco Belletti presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari, docente universitario e consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia il quale ha posto subito l’accento sul silenzio degli anni precedenti, su quel silenzio che oggi fa risuonare così ampiamente la domanda sulla famiglia. Egli ha istituito immediatamente un paragone con gli anni del dopoguerra,
anni caratterizzati da speranza e progetti, anni che per questo hanno dato vita al ‘miracolo economico e sociale’. Speranza e progetto sono invece i grandi assenti dell’epoca odierna ma questo anche perché gli anni del dopoguerra sono stati anni in cui si credeva nella famiglia: sebbene le condizioni economiche fossero peggiori di quelle odierne le famiglie facevano molti più figli coscienti che ogni figlio venuto al mondo fosse un investimento. Oggi, ha continuato Belletti, assistiamo al più basso incremento demografico e, contemporaneamente, ad un svalutazione della potenza economica della famiglia che, nelle ‘griglie’ della politica viene annoverata sempre tra le spese piuttosto che tra i produttori di ricchezza. «Finora il Paese ha spremuto le famiglie tanto che oggi non si risparmia più come un tempo» ha avvertito Belletti «è necessario ora costruire un’alleanza tra famiglie e istituzioni». Tale alleanza, ha poi spiegato, deve porsi nei confronti delle famiglie come un accompagnamento e non come una sostituzione: la famiglia, infatti, oggi è posta di fronte a sfide nuove dettate dallo sviluppo velocissimo delle nuove tecnologie e dei mezzi di comunicazione. L’intervento delle istituzioni, poi, deve cercare soprattutto di salvaguardare e di favorire i rapporti tra i membri delle famiglie poiché il valore aggiunto delle famiglie sta proprio nella qualità dei rapporti interpersonali ad esempio nella solidarietà tra generazioni. Infine, ha concluso Belletti, il tema della famiglia e le problematiche ad essa legate si rivolgono a tutte le istituzioni, non si tratta cioè di un argomento settoriale, perciò diviene necessario che tutti comincino a pensare e a vivere da famiglia. Flavia Marco
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A tu per tu con la COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO/1
La scuola di italiano per immigrati
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La scuola della pace per imparare a rispettare l’altro
Diverso è bello! ome ogni iniziativa della comunità C di Sant’Egidio anche la scuola della pace nasce dalla preghiera,
Un laboratorio di convivenza e di condivisione DI ALICE
CARPENTIERE
La Comunità di Sant’Egidio: un po’ di storia razie ai volontari della ono trascorsi quarantaquattro anni da quando un giovane liceale romano, comunità di Andrea Riccardi, insieme ad un gruppo di amici, decise di dar vita alla comuSant’Egidio la nità di Sant’Egidio, un servizio rivolto ai più bisognosi svolto in maniera totalscuola nasce nel mente gratuita, basatosi sulla comunicazione del Vangelo, sull’amicizia e sul settembre 2007, in dialogo. La comunità da allora ha continuato a crescere in maniera sempre più seguito alla morte dei costante tanto che oggi è diffusa in più di 70 paesi e conta circa 50.000 membri. quattro bambini rom Nella nostra città la comunità nacque nel 1989 nel quartiere di Corea, quando nell’incendio alcuni studenti delle scuole superiori decisero di riunirsi per vivere insieme il sviluppatosi nella baracca Vangelo. La prima iniziativa fu la realizzazione di una “scuola popolare” , poi dove abitavano. Nasce da “scuola della pace”, all’interno del villaggio scolastico di Corea, creato da Don un senso di Nesi. Le lezioni si svolgevano in orario pomeridiano due volte a settimana, alresponsabilità derivato l’interno di un treno dimesso dove si riunivano molti bambini del quartiere. dalla preghiera, che si manifesta poi in un aiuto Oggi le attività della Comunità sul territorio sono tantissime: con questa concreto rivolto ai più pagina e quella nel prossimo numero cerchiamo di raccontarvele nel mobisognosi; nasce quasi do, ma soprattutto nella passione, che i volontari dedicano ad esse. come un atto di ribellione rispetto a certi comportamenti della società, che tendono a come da soli non si possa questo possa aiutarlo a sorvolare sui problemi tra culture diverse, vivere, e come invece trovare lavoro. La scuola degli immigrati e delle permette lo scambio di questa vita insieme sia per lui è diventata come persone in difficoltà. esperienze di vita e apre possibile». una grande famiglia: «La Non c’è possibilità di così a un maggior Le lezioni si svolgono il scuola, oltre ad socializzazione senza la confronto sul piano giovedì e la domenica apprendere la lingua, dà conoscenza della lingua, umano, culturale e pomeriggio presso l’opportunità di non c’è possibilità di personale. Non si tratta l’istituto Vespucci. accrescere le amicizie sperare in un lavoro e di infatti di una semplice Attualmente vi sono più afferma- e di sentirsi tutti migliorare le proprie scuola, ma di un di 160 frequentanti a uguali, insegna a vivere condizioni. Ecco il laboratorio di incontro, settimana. Vi sono tra gli altri senza venire motivo della nascita della di amicizia, qui le persone di ogni età, il offesi». Amadù racconta scuola di persone giovedì si riuniscono gli con entusiasmo italiano che vengono Le lezioni studenti tra i 15 e i 20 l’importante esperienza viene a accolte anni, mentre la fatta il 1 gennaio: una costituire un come in una si svolgono domenica dai 20 fino a marcia per la pace in ponte tra le famiglia, e il giovedì oltre 60 anni. La scuola ricordo dei senegalesi parti, tra i riescono a volontari e la domenica sentirsi parte ogni anno organizza una uccisi a Firenze. E a gita in una città italiana, seguito di questa, la della della città, pomeriggio come le esperienze fatte a giornata della pace comunità di riescono ad presso Firenze, Genova, Assisi e organizzata presso Sant’Egidio e aprirsi e ad alle Cinque Terre, per l’istituto Nautico, a cui gli immigrati esporre i l’istituto permettere agli studenti oltre a lui hanno che vivono in loro Vespucci di approfondire la partecipato altri studenti città. problemi. Michela conoscenza della di nazionalità senegalese Questi Mazzoni, una delle nazione, e venire a della scuola. Racconta: vengono da circa 25 paesi maestre della scuola, contatto con la sua storia. «Abbiamo parlato con i diversi, uomini e donne afferma : «Questi ragazzi Tra gli studenti della ragazzi per far capire che che appena giunti in si sentono felici quando scuola troviamo Amadù, non siamo venuti qua Italia si sentono esclusi qualcuno fa loro un che nasce in Senegal , per far del male, ma per ed emarginati. I volontari sorriso, dà un aiuto o dove studia presso la poter avere un futuro della comunità di compie nei loro facoltà di chimica e fisica. migliore, per poter Sant’Egidio danno confronti un gesto Frequenta la scuola di lavorare e vivere». quindi il loro aiuto benevolo. Lo raccontano italiano dal 2009, prima Insieme a lui c’è Salif, cercando un metodo di come fosse una cosa non parlava molto bene, nato nel Burkina Faso, integrazione, che parte bellissima. Questi ragazzi ma adesso è migliorato trasferitosi in Libia nel dall’insegnamento della sono la testimonianza di moltissimo e spera che 2009 dove lavora come lingua italiana e percorre pittore, ma costretto la storia del nostro paese, dopo due anni a dedicando lezioni emigrare. In seguito speciali a tematiche come allo scoppio della la pena di morte e guerra l’esercito di l’olocausto, affrontando Gheddafi lo costringe il problema di alcune a salire su una barca, etnie disprezzate e non sapendo ampliando la cultura neanche dove sarebbe personale. andato. Sbarca a La lingua italiana viene Lampedusa circa otto insegnata cercando di mesi fa, adesso vive a capire le difficoltà dei vari Livorno nel studenti, che sono divisi complesso di Villa in base ai livelli europei Morazzana, che di apprendimento, e non ospita con lui altri sono raggruppati rifugiati libici. secondo il paese di Frequenta la scuola di provenienza, ma ben più italiano da tre mesi e interessante, formano darà il primo esame a classi miste. La scuola giugno. diventa quindi un Troviamo poi laboratorio di convivenza
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Ludmilla, viene dall’Ucraina, si trova in Italia da quasi sei anni e frequenta la scuola di italiano da ottobre. Lavora da quattro anni come badante, è sposata, ha figli e nipoti, che non vivono in Italia e di cui sente molto la mancanza. Racconta con gioia l’esperienza del pranzo di Natale organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, dove c’erano tante persone di diverse nazionalità. L’8 gennaio ha partecipato alla festa della scuola, per inaugurare il nuova anno scolastico, e ci racconta: «Tengo a precisare che non sono mai stata razzista, però prima, quando incontravo per strada una persona con la pelle scura, ero un po’ diffidente, adesso invece ho voglia di conoscere tutti, appena incontro qualcuno per strada lo saluto e gli chiedo se fa anche lui parte della scuola». Poi c’è Ousmane, viene dal Senegal, vive in Italia da quattro anni. Ha conosciuto la maestra mentre era a fare la spesa al supermercato, e ha deciso di frequentare la scuola. Racconta la bella cena di Natale in cui ha ricevuto come regalo un gilet. Anche lui ha partecipato alla giornata della pace. Grazie alla scuola ha trovato una famiglia, la maestra è diventata un’amica, anzi una sorella. Rositsa invece vive in Italia da cinque anni, viene dalla Bulgaria. Prima viveva al nord, ma da tre anni abita a Livorno per la voglia di stare più vicina al mare. Lavora come badante. Ha partecipato alla gita ad Assisi e alla festa della scuola, di cui dice: «è stata bella perché ha dato importanza ad altri paesi». Questo è il secondo anno che frequenta la scuola, si è trovata molto bene, viene sempre volentieri e non ha mai fatto un’assenza.
dall’ascolto e dal vivere insieme il Vangelo. Così bambini di diverse etnie si ritrovano a condividere momenti di gioco, di apprendimento e di sostegno. La scuola della pace mira in particolare a dare ai bambini, di età compresa tra i sette e i dieci anni, un senso di educazione che possa permetter loro di crescere in maniera aperta verso gli altri, in un clima di gioia e divertimento. Le attività della scuola della pace si svolgono sia Le scuole nel quartiere di della pace sono Shanghai sia nel centro della gratuite e si città, presso le propongono scuole Benci. come sostegno Qui vi sono circa trenta ai bambini bambini, quasi nell’inserimento tutti di origine straniera, non scolastico, con un modello tutti frequentano la educativo aperto stessa scuola, alcuni studiano e solidale. alle Micheli e Ogni anno altri alle Bini. Partecipando nel mondo alle attività più di 30.000 della scuola bambini imparano il rispetto per frequentano l’altro, è un le scuole della luogo dove poter essere pace della amici tra diversi Comunità e liberarsi del di Sant’Egidio problema del colore della pelle che, come dice una delle maestre della scuola: «Alcuni bambini vivono male, soprattutto più avanti, nel periodo delle medie. Questo è un passaggio difficile per ogni bambino, ma ancor più per chi viene preso in giro per la propria origine e considerato un diverso». La scuola si sofferma sull’educazione alla non violenza, i bambini vengono seguiti anche nell’adolescenza, continuando un rapporto di amicizia che li impegna anche in alcune iniziative pubbliche, come quella del Rigiocattolo, che consiste nella vendita di giocattoli usati, il cui ricavato viene devoluto per l’emergenza del Corno d’Africa. A.C..
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TOSCANA OGGI 5 febbraio 2012
LA SETTIMANA DI LIVORNO