La Settimana n. 7 del 17 febbraio 2013

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IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

17 febbraio 2013

FAMIGLIA In corsa per la felicità

così triste che spesso gli interessati sposi, sacerdoti, religiosi o lavoÈ ratori non riescano ad approfondire abbastanza la loro vocazione e non la vivano più intensamente. Ed è altrettanto triste che chi incontra queste vocazioni non sappia precisamente che cosa significano; invece di vedere in esse delle testimonianze, ma tutte belle, dell’amore del Signore. Ma mi pare anche che essere vigilanti e attenti voglia dire saper vedere i vari bisogni: e saperli vedere tutti nella Chiesa e nel mondo, nei vicini e nei lontani. Senza essere trattenuti inutilmente da bisogni che forse non ci sono più; e senza essere ciechi di fronte ai nuovi che invece si impongono con urgenza. È questo un problema di carità che nella Chiesa tocca ogni persona ed ogni Comunità, piccola o grande. (Dall’invito al Sinodo 30 novembre 1980)

UN DOCUMENTO per il bene della città

Livorno, amica della Famiglia Quattro proposte concrete di intervento a sostegno delle famiglie del territorio, scritte dal gruppo di cattolici impegnati in politica riuniti con ilVescovo nel Progetto Culturale diocesano. Il documento sarà la base per un’iniziativa politica che esponenti di partiti diversi porteranno in Consiglio Comunale

enerdì prossimo 15 febbraio alle 17.30, nella sala della Provincia di Livorno sarà presente il sociologo Sergio Belardinelli, docente all’Università di Bologna e coordinatore degli eventi del Progetto Culturale Nazionale. Invitato dalla Diocesi a parlare della famiglia, il professore illustrerà un recente studio, realizzato da alcuni specialisti, sulla tipologia di famiglia che secondo le statistiche riesce oggi ad essere un luogo di educazione vera, di formazione dell’individuo, di accoglienza, dove insomma un bambino e poi un giovane può incontrare la felicità e crescere così con le spalle forti per affrontare la vita.

V

Al termine della conferenza, il Vescovo ha invitato i candidati alle prossime elezioni politiche ad esprimersi sul documento per nuove politiche familiari (che trovate in questa stessa pagina ndr), stilato da un gruppo di cattolici impegnati in politica appartenenti a diversi schieramenti, che da tempo si incontrano, alla presenza di monsignor Giusti. Il documento sarà presentato al Consiglio Comunale di Livorno e a quelli dei Comuni del territorio diocesano. In attesa di ascoltare il relatore, pubblichiamo alcuni brani dell’intervista al sociologo Pierpaolo Donati, docente collega di Belardinelli, autore di «La famiglia. Il genoma che fa vivere la società (Rubbettino,

pp. 248, euro 12)», intervista realizzata dal giornalista Zanini, uscita sul quotidiano Avvenire nei giorni scorsi.

La famiglia artificiale «La società contemporanea afferma il sociologo ritiene che il moltiplicarsi delle forme di famiglia sia un aumento di libertà per gli individui e quindi un progresso, invece è un regresso culturale. Un’illusione che non ha alcun riscontro scientifico. Un’illusione collettiva alimentata dall’ideologia e dai media che inseguono un mito di società felice che è in realtà un grande inganno»....«la famiglia intesa in senso naturale è il contesto più logico per far nascere e crescere i valori essenziali alla base di ogni società che si proponga di durare nel tempo. Il libro mostra le ragioni scientifiche per cui questa concezione di famiglia, la famiglia naturale, resta la migliore». «Convivenze, unioni di fatto, coppie gay, aggregazioni opportunistiche... si suppone che siano tutte forme equivalenti, come quando si dice che una coppia omosessuale possa essere anche più capace di cure nei confronti dei bambini rispetto a una coppia etero. Insomma, non c’è più la famiglia, ma le famiglie. Ma dal punto di vista scientifico queste affermazioni sono errate, perché una simile pluralità di forme familiari, per esempio, genera una società più discriminante». «Nel futuro la forma di famiglia sarà sempre più

determinante agli effetti del benessere e della felicità delle persone in quanto è scientificamente dimostrato che le forme familiari non sono equivalenti, ma incidono in modo diverso sulla salute, l’istruzione, il lavoro e in generale sulle possibilità di vita delle persone... esistono decine di studi (fra i più recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da separati e via dicendo». Riguardo ai figli delle coppie gay continua Donati - «Da indagini effettuate su alcune migliaia di adulti cresciuti in coppie omosessuali in Paesi dove queste sono realtà assodate, risultano dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiore di propensione al suicidio; una propensione tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupati; ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche... non è un

giudizio morale ma una presa d’atto». C’è un nesso fra la crisi della famiglia e la crisi della società? «Diciamo spiega il professore - che l’annullamento di quello che definisco il genoma della famiglia coincide con l’ingresso nella famiglia delle logiche di mercato. Per cui ci si aggrega in funzione della maggiore convenienza o del maggior piacere sessuale. Questo conduce a ciò che Tocqueville definiva una società individualista, in cui viene meno la coscienza sociale, la responsabilità verso il bene comune e dove il sistema politico o quello economico possono agevolmente dominare sulla massa degli individui privatizzati».

1. TUTELA DELLA VITA UMANA. Servizi socio sanitari pubblici e privati per la promozione della maternità e della paternità, sostegno economico alle famiglie con neonati La vita umana è tutelata dalla Costituzione, dalle leggi dello Stato, dall’Unione Europea. Il principio irrinunciabile di qualsiasi politica orientata al benessere della popolazione non può prescindere dal diritto fondamentale alla vita proprio di ciascun essere umano. Vanno quindi evidenziati ed attuati interventi di sostegno alla vita a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Tutelare la vita, incentivare il coraggio di generare figli, sostenere i genitori nell’affascinante avventura dell’educazione dei figli sono fattori che aumentano il benessere di tutta la società. Occorre quindi promuovere politiche di incentivo alla natalità, di estensione dei servizi per la prima infanzia, di assistenza alle famiglie bisognose e di quelle con disabili, di sostegno alle donne in gravidanza che necessitano di accoglienza (valorizzando, ad esempio, il progetto Mamma Segreta realizzato dalla Regione Toscana), di promozione dell’istituto dell’adozione e dell’affido familiare. Nella limitatezza delle risorse disponibili, occorre riqualificare la spesa destinata al sociale e riequilibrarla a favore delle giovani generazioni per offrire una prospettiva di futuro alla città. 2. POLITICHE ABITATIVE FAMILIARI Integrazione nel piano regolatore degli interventi di politiche abitative familiari, di urbanistica ambientale, di individuazione degli spazi associativi per i giovani e per lo scambio intergenerazionale, di accesso ai servizi La città a misura d’uomo e di famiglia è un progetto sostenuto dall’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). Negli strumenti di pianificazione urbanistica devono essere introdotti strumenti per migliorare la vivibilità della nostra città, partendo dal principio che la famiglia deve essere posta al centro della società. Ciò comporta che l’amministrazione

comunale sia attenta a tutti gli aspetti attinenti alla vita delle famiglie come le scuole, la formazione, la conciliazione famiglia/lavoro, i trasporti, l’arredo urbano, l’ambiente cittadino. In questo senso promuove, incentiva e sostiene tutte le iniziative, anche non pubbliche, che mirino ad agevolare lo sviluppo armonico delle famiglie, soprattutto di quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà, come le famiglie con disabili e quelle molto numerose, e che rischiano di essere coinvolte nel fenomeno delle nuove povertà 3. INTRODUZIONE DI MISURE DI EQUITÀ FAMILIARE NELLA FISCALITÀ COMUNALE attraverso la revisione delle soglie Isee, l’applicazione della Tares, la modulazione delle rette comunali e delle imposte locali secondo un principio di equità che agevoli le famiglie con carichi familiari, con disabili e le famiglie numerose. Le amministrazioni comunali stabiliscono l’ammontare delle addizionali comunali Irpef e Imu, le tariffe per i servizi e i rifiuti (Tares), quelle per i trasporti, le soglie dell’Isee per l’accesso ai servizi erogati dal Comune in ambito sanitario, sociale, socio-sanitario, tenuto conto delle opportunità consentite dalle leggi promulgate dal Parlamento e/o dalla Regione. I Comuni possono contribuire efficacemente a promuovere il benessere sociale attraverso la valorizzazione della famiglia in quanto portatrice di interessi, istanze economiche. Occorre quindi rafforzare e rimodulare le misure specifiche per il calcolo dei carichi familiari, per le famiglie con figli numerosi, con disabili a carico, con neonati, con bimbi in età scolastica. Tra queste sembra opportuno far riferimento anche al Fattore Famiglia, già adottato da alcune amministrazioni locali in Italia, quale elemento di valorizzazione della risorsa familiare nell’ambito dell’economia complessiva dell’ente pubblico. 4. INTERVENTI DI INTEGRAZIONE CULTURALE PER L’ACCOGLIENZA E LA MULTICULTURALITÀ DELLA SOCIETÀ La società multiculturale in continua evoluzione non può lasciar fuori dall’attenzione dei Comuni le famiglie degli immigrati. Questi cittadini, che hanno il dovere di rispettare i principi della Costituzione italiana, devono godere, come tutti gli altri, di servizi a misura, a partire dalla possibilità di capirsi nel mettersi in relazione con l’ente locale. Quindi occorre che le amministrazioni locali promuovano iniziative concrete per arrivare a una vera città dell’accoglienza.


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