La Settimana n. 9 del 4 marzo 2012

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IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di monsignor Ezio Morosi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

La famiglia vive se ha due grandi amori: quello che fa dei due una cosa sola e quello del dono di sé ai figli per generarli e avviarli responsabilmente ai veri e grandi valori della vita presente e futura.

lasettimana.livorno@tiscali.it

a luce della fede deve illuminare anche il cammino dei figli e qui è importante la L pedagogia di Gesù che invita a fare esperienza (la Fede non è solo dottrina, è esperienza: “Maestro dove abiti?” La risposta non è un indirizzo, ma “venite e vedrete”).

Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli

I figli devono vedere nei genitori la vita della fede. È impegno dei genitori far conoscere Gesù, il suo fascino, la sua sapienza, il suo amore per gli uomini, la sua divinità. Si portano i figli alle gare sportive, calcio, nuoto, musica… si comunica loro il bello delle cose create ma, a volte, si dimentica il Creatore. Ma non basta comunicarlo, occorre farglielo constatare nella vita di tutti i giorni: far capire che il desiderio dell’amicizia con Dio è superiore a tutto il resto.

Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

4 marzo 2012

Una questione di parità... reale!

Speciale scuole cattoliche

GUARDIAMO AI NUMERI

Stima o vaticinio? mila euro, qualcuno dagli uffici competenti del Comune - ci informa la stampa quotidiana cittadina - ha fatto velocemente una stima di quanto potrebbe entrare nelle casse comunali in seguito alla modifica del regime delle esenzioni per la tassa sugli immobili (ex ICI, oggi IMU). Una bella dimostrazione di efficienza che smentisce le tante critiche che quotidianamente si leggono a proposito del funzionamento della macchina comunale: questo calcolo non solo è stato rapidissimo, ma è stato realizzato prima ancora che la modifica legislativa venisse presentata in Parlamento. Può darsi anche che la stima sia esatta, ma, vista l’attuale situazione normativa non ancora definita, più che una stima sembra un vaticinio. Sarebbe interessante sapere se gli stessi uffici abbiano già fatto anche un calcolo di quanto potrebbe costare al Comune trovare un posto a scuola per oltre 1000 studenti (dalla scuola dell’infanzia in poi) che in questo momento frequentano le scuole cattoliche della nostra città. n.s.

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LA POSIZIONE DEI SALESIANI DI D. BOSCO E DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

La riflessione di don Gino Berto, sacerdote salesiano ed il comunicato inviato a tutti gli organi di stampa da parte della conferenza nazionale delle Figlie di Maria Ausiliatrice a presenza della scuola cattolica in Italia è consolidata da una tradizione che ci è consegnata da oltre quattro secoli di storia. In Italia vi sono 14.149 scuole cattoliche gestite da Congregazioni religiose e da Diocesi. Sono considerate scuole paritarie, assimilabili alle statali per i programmi, per l’accoglienza di alunni disabili, per l’applicazione della contrattazione collettiva del personale, per la finalità non lucrativa. La scuola cattolica è perciò,una istituzione pubblica, funzionale al servizio dei ragazzi, della famiglia, della società, non è una struttura corporativa e autoreferenziale. L’attuale dibattito politico sul pagamento dell’ici-imu alle scuole paritarie è fuorviante, perché sarebbe una decisione iniqua, ingiusta, oltre che anticostituzionale, far pesare su una gestione economica già problematica, anche l’ici-imu. Ancora una volta si percepisce dietro questo serrato confronto politico, un pregiudizio sulle scuole pubbliche non gestite dallo Stato. Se le scuole cattoliche chiudessero i battenti, lo Stato si troverebbe a dover sostenere un peso economico insopportabile in questa grave congiuntura. E’ da considerare che mediamente allo Stato un alunno costa 7.000 Euro annui, la retta scolastica delle scuole pubbliche non statali è di circa 3.300. Quale risparmio per lo Stato dove alcuni suoi cittadini oltre a pagare le tasse per la scuola statale, pagano la retta della scuola non statale che frequentano! Coltiviamo la speranza che il dibattito in corso segni l’inizio di una stagione di rinnovamento per la scuola italiana all’insegna di alcune inderogabili esigenze: autonomia, pluralismo dell’offerta formativa, parità reale, qualità della proposta scolastica. La scuola è lo spazio educativo e comunitario più organico e intenzionale nel quale si gioca il futuro della società. Una partita che non possiamo permetterci di perdere, non ci sono tempi supplementari. La scuola cattolica ha pieno titolo di giocare questa partita, perché il prestigioso bagaglio culturale e pedagogico, accumulato nel corso dei diversi secoli la legittima e la abilita pienamente ad offrire il suo originale contributo. Don Gino Berto

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ICI E SCUOLA CATTOLICA L’EVENTUALE APPLICAZIONE DELL’ICI-IMU ALLE SCUOLE PARITARIE NON SAREBBE GIUSTA NÉ EQUA. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 1 della Legge 62/2000 “Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita”. Esse, dunque, hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poiché svolgono un servizio pubblico (comma 3, art. 1, legge n. 62/2000) e concorrono ai medesimi fini. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 8 della Legge 62/2000 “Alle scuole paritarie, senza fini di lucro, che abbiano i requisiti di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, è riconosciuto il trattamento fiscale previsto dallo stesso decreto legislativo n. 460 del 1997, e successive modificazioni”. Per tale decreto “non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali” (art. 5, comma 1 lett.a D.L. 460/1997). Ad esse dunque, si applica il medesimo trattamento fiscale previsto per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, poiché ne hanno i medesimi requisiti. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 3 del Decreto Legislativo 76/2005 “La Repubblica assicura a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tale diritto si realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso l’apprendistato di cui all’articolo 48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, ivi comprese le scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, secondo livelli essenziali di prestazione definiti a norma dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”. Non possono essere considerate “commerciali” quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all’istruzione e formazione professionale. - Perché contrasta con l’art 118, comma 4 della Costituzione “Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Si pone, dunque, in contrasto con questo principio costituzionale ogni decisione legislativa che, anziché favorire, abbia l’effetto di rendere ancora più difficili l’attuazione di attività educative che vengono svolte dal privato sociale, nell’interesse generale della collettività e non per fini di lucro, e sono espressione del principio di sussidiarietà. Roma, 24 febbraio 2012 La Conferenza degli Ispettori Salesiani d’Italia – CISI La Conferenza interispettoriale delle FMA d’Italia-CII

DA UN’INTERVISTA A RICCARDO LUCCHESI

Alunni e contributi n un’intervista pubblicata su queste pagine nell’ottobre scorso, il IBorromeo dottor Riccardo Lucchesi, presidente della Fondazione San Carlo che gestisce alcune scuole della città, presentava la situazione degli istituti cattolici. Ne riportiamo alcuni brani che ci sembrano significativi in questo momento di discussione sul tema. e scuole cattoliche presenti in città e provincia sono 12. Gli alunni che Lci sono frequentano le scuole cattoliche sono circa 1.200 e negli ultimi anni non state diminuzioni di iscritti. I contributi che esse ricevono sono di due tipologie: per la scuola materna si tratta di sussidi regionali in quanto la scuola materna è considerata utile fino a quando le istituzioni non saranno in grado di costruirne di proprie.(per questo si parla di presenza sussidiaria e di sussidi), per questa ragione ogni volta che viene aperta una scuola, la somma unica globalmente viene di nuovo riproporzionata con evidenti diminuzioni a favore delle singole scuole. Se un domani la regione e i comuni costruissero tutte le scuole materne di cui abbisognano, la scuola materna cattolica non riceverebbe alcun contributo. Ad ogni modo ad oggi i contributi vengono corrisposti con gravi ritardi (un contributo previsto su 12 mesi viene erogato almeno nei 18 mesi successivi). Per quanto riguarda le scuole primarie i contributi vengono corrisposti mediante convenzioni. Qui si tratta di veri e propri impegni dello Stato. Ma anche queste, di durata poliennale salvo variazioni, hanno ritardi di oltre sei mesi nella corresponsione totale, facendo sì che un contributo previsto per 12 mesi abbia un valore di un contributo corrisposto per 18 mesi, in quanto la corresponsione ha un moto progressivo e non si capisce quando avverrà un saldo di arretrati. Oltretutto da due anni nella finanziaria non trattandosi di spese fisse dello Stato, vengono fatti tagli del 50 per cento. È evidente che qualunque programmazione e previsione è impossibile pur trattandosi di aziende”commerciali(assurdamente definite “commerciali”) ed è evidente che se le cose continueranno così e oltretutto ci fossero ulteriori tassazioni le scuole cattoliche chiuderanno.


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

4 marzo 2012

Una donazione alla Caritas diocesana

1.030 euro dalla Prefettura urante la cena degli auguri di Natale D in Prefettura sono stati raccolti oltre 2000 euro da destinare in beneficienza. La Prefettura ha suddiviso in parti uguali la somma che è stata donata alle Cure Palliative e alla Fondazione Caritas della Diocesi. A nome degli ospiti la Caritas ringrazia tutti coloro che hanno partecipato alla raccolta.

Appuntamento per gli appassionati di musica

Mendelssohn riscopre Bach Il concerto di Claudia Termini a S. Giovanni Bosco in Coteto

omenica 11 marzo alle ore 18.00, D presso la Chiesa di San Giovanni Bosco in Coteto, si terrà l’ennesimo suggestivo Concerto d’Organo. A lo strumento il Maestro Claudia Termini (nella foto), che abbiamo già avuto modo di apprezzare nei numerosi appuntamenti della rassegna organistica tenuta in questa stagione. Nel prossimo concerto ci delizierà con Mendelssohn. Felix Mendelssohn-Bartholdy (18091847). La sua musica s’impone come un esempio di limpidezza, nella quale l’estro romantico non rinuncia all’equilibrio classico, seppur in forme musicali nuove e originali, come nella Sonata in re min. op 65 no. 6. La Sonata è costruita sopra il tema di un corale; l’intera opera presenta così ampie variazioni, ora riproponendo il corale all’interno delle tessitura, ora nelle voci superiori. Lo stile compositivo, sebbene il gusto tipicamente romantico, s’ispira alla maniera propria del grande maestro J. S. Bach. A Mendelssohn si deve infatti la riscoperta del repertorio bachiano, pressoché dimenticato dai suoi contemporanei. Egli diresse, con esito trionfante, la Passione secondo San Matteo di Bach, ritoccandone la strumentazione e adattandola al gusto di allora, dando così l’impulso per la graduale rinascita bachiana. Per tutti gli appassionati della musica organistica, i quali non volessero farsi sfuggire i prossimi appuntamenti, ricordiamo le prossime date in calendario: 14 aprile (Concerto di Pasqua); 26 maggio (Concerto di Pentecoste). S. B.

Il convegno di QUARESIMA

I poveri misurano la nostra capacità di amare e povertà invisibili», è stato questo il tema del Convegno di Quaresima che si è svolto nel salone del Vescovado. Le istituzioni sono state presenti con la parola del vice-sindaco, Luca Bogi, che ha affermato di ritenere molto valido il tema del Convegno perché porta a riflettere su alcune povertà che stanno sempre più emergendo, ognuno di noi -ha detto- ha «il dovere di impegnarsi» su questi problemi che interrogano la città, problemi ai quali, come amministratori, dobbiamo cercare di dare una risposta. Questa di stasera è una tappa annuale -ha poi aggiunto Enrico Sassano, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della carità- che la Diocesi ha avuto sempre a cuore, il tema proposto -ha chiarito- «interroga la nostra incapacità» di vedere come sta andando realmente la situazione dei più deboli. Abbiamo perciò chiesto l’intervento di don Bruno Frediani, una delle figure più autorevoli in Toscana nell’ambito della carità che ci racconterà parte della sua vita dedicata al bisogno di capire e vedere queste povertà. Il vescovo Simone ha ricordato la sua pluriennale amicizia con don Bruno, raccontando di come il sacerdote gestisca il ristorante “La ficaia” a Massarosa, insieme a tanti ragazzi, un luogo che si presta alla convivialità ed anche al raccoglimento spirituale. Monsignor Giusti ha sottolineato che bisogna criticare il modello di sviluppo attuale che genera solo poveri e pensare invece ad un nuovo modo di fare economia che metta al centro l’uomo e la famiglia; ridisegnare un welfare per sostener i più poveri. Monsignor Giusti ha poi evidenziato tutti gli sforzi che vengono compiuti in Diocesi per contrastare la povertà e ha invitato le istituzioni a snellire le forme burocratiche, che spesso impediscono di agire in fretta per soccorrere chi ha bisogno; l’impegno socio-politico è la forma più alta di carità, che si esprime nella «cura della città e amorevolezza verso la persona». Ha auspicato la nascita di «nuove generazioni di politici», non solo giovani, che si battano per valori che «vadano oltre

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questa società neo-capitalista» che ha prodotto il disastro dell’alta finanza. Bisogna avere il coraggio di sognare una società più giusta e migliore - ha sottolienato il Vescovo - e «costruire un mondo più indipendente dalle concezioni economiche». Monsignor Giusti ha terminato citando una frase di San Bernardo: «Solo la carità può distogliere il cuore da sé e dal mondo, per indirizzarlo verso Dio». Don Bruno Frediani, fondatore tra l’altro del CE.I.S di Lucca, ha esordito dicendo che l’invisibilità è comune a tante categorie di poveri: ci sono meccanismi e processi che portano all’invisibilità dovuti spesso alla cultura dominante in cui si vive. I poveri sono persone «costrette» alla povertà, non per propria scelta ma per circostanze varie. L’attuale crisi economica fa «scivolare» persone e famiglie che erano già a rischio, si assiste ad un processo di «fragilizzazione», l’esclusione è la fase terminale di un processo che procede per gradi. Inoltre sono in corso trasformazioni che portano alla disgregazione del tessuto sociale come la crisi della famiglia e il precariato che contribuiscono ad incrementare il numero dei nuovi poveri. Gli stessi poveri non vogliono essere riconosciuti come tali, si esorcizzano, c’è un rifiuto ad accedere ai servizi che si manifesta nella resistenza ad instaurare rapporti con gli

operatori sociali. Questo perché spesso hanno sperimentato un approccio negativo, in alcuni casi «i servizi sociali servono più ad allontanare i poveri che accoglierli». Gli interventi delle istituzioni sono in massima parte assistenziali, c’è l’elargizione di risorse materiali senza cercare risposte ai bisogni di vero inserimento sociale. Tra gli operatori e i poveri c’è una «distanza fisica» per cui si cerca di andare incontro al povero, ma difficilmente lo si incontra, vi sono «procedure burocratiche» per cui rimangono comunque fuori persone che non rientrano in determinate categorie e infine vi è una «distanza culturale». Spesso la mancanza di una residenza anagrafica li esclude dai diritti di cittadinanza e così per loro gli stessi servizi sono difficilmente accessibili, diventa problematico concordare l’appuntamento con l’assistente sociale, da qui la sfiducia, la rassegnazione, l’isolamento, mentre «l’ascolto è importantissimo per creare un rapporto di fiducia». Bisogna superare da parte degli operatori una mentalità provocata dalle insicurezze e dalla paura che non aiutano affatto a sostenere le persone ad uscire dalla invisibilità. È necessario - ha insistito don Bruno - «abbandonare la scrivania» con l’osservazione diretta, sul campo, «ci vuole un lavoro di strada», perché «è il servizio che deve andare incontro alle persone». Persone

che hanno un forte bisogno di raccontarsi e che non sono in grado di esprimere una richiesta precisa, coerente con i loro bisogni. Per creare le motivazioni dei percorsi di uscita dalla povertà bisogna mettersi nella loro prospettiva e rendere possibile la comunicazione delle persone, aprirsi al dialogo «evitando strutture per bisognosi, dove il bisogno si conferma sempre di più». Nel creare reti di solidarietà le parrocchie hanno un ruolo determinante, il superamento dell’invisibilità può essere un obiettivo della comunità, una comunità solidale è accompagnata dalla piena coscienza di sé. Don Bruno nel mettere in risalto la dimensione dei poveri nell’ottica cristiana ha detto che l’annuncio del Vangelo ai poveri è la riprova della presenza dello Spirito. La Chiesa nutre da sempre un interesse per i poveri e gli esclusi che trae origine dall’amore di Dio. Il Dio-amore comunica questo amore attraverso Gesù alla Chiesa. La comunità cristiana è un sol cuore e un’anima sola che si apre all’accoglienza dei piccoli e dei poveri senza escludere nessuno. I poveri hanno una grande importanza: misurano la nostra capacità di amare secondo i criteri e i modelli di Dio. Non si puà ridurre la carità al verbo «fare», bisogna invece «essere» carità. L’amore di Dio per noi è gratuito e lo dobbiamo riversare verso i poveri che sono il vero volto di Gesù, da qui la necessità di conversione verso un genere diverso di vita. La Chiesa deve dimostrare come si dovrebbe essere con la gratuità del dono. Seguire Gesù è il cammino più convincente per costruire la città dell’uomo e rispondere all’appello dei poveri. «Solo una comunità profondamente dedicata a Dio, “povera” e di “poveri” è capace di annunciare con verità il Vangelo». Don Bruno ha terminato il suo applaudito intervento sottolineando che «l’attenzione alle povertà “invisibili” esige audacia creativa e amore appassionato per i poveri e gli esclusi, duttilità alle situazioni e adeguamento ai tempi. Si tratta di diventare effettivamente poveri, personalmente e come comunità, per amare effettivamente i poveri». Gi. Gi.

GLI INTERVENTI DEI PARTECIPANTI AL CONVEGNO

Prendiamo gli «invisibili» e portiamoli da Gesù umerosi gli interventi del pubblico dopo la relazione di don Bruno Frediani. In questo modo ognuno ha deciso di portare davanti a tutti le proprie idee e le proprie osservazioni. Per primo parla Luca, volontario Caritas, che fa partire la sua riflessione dalla recente «emergenza neve» che ha colpito la costa toscana: «Per noi - racconta - è stata un’esperienza molto importante, abbiamo deciso l’apertura dei centri di accoglienza 24 ore su 24. Questo ha fatto sì che dalla semplice erogazione di un servizio, che ha i suoi orari e la sua organizzazione, siamo passati ad una vera esperienza di condivisione con le persone, come è inevitabile che sia se si è costretti a stare insieme giorno e notte. Ora che, finita l’emergenza, siamo tornati alla "normalità", come si può cercare di non perdere questa esperienza? Come trovare un equilibrio fra organizzazione e condivisione?». «Dopo l’emergenza nulla può tornare come prima, ha risposto don Bruno. Significherebbe negare l’arricchimento che questa esperienza ha portato. Si è trattato di un evento

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provvidenziale che va saputo leggere. Non si possono deludere le aspettative delle persone che hanno vissuto la condivisione e che ora vedrebbero una brusca marcia indietro. Per farlo occorre proprio capire che al centro di tutto non c’è l’organizzazione, con le sue regole, ma la persona umana». Sulla stessa falsariga si pone anche l’intervento di Milena, della parrocchia di Sant’Agostino: «L’amore, dice, ci porta a vivere nella comunità, ma questo vivere nella comunità può anche indicare una chiusura verso l’altro. Questa chiusura d’altronde colpisce anche la Chiesa: essa dovrebbe essere la prima a dare l’esempio di accoglienza e di condivisione». «Il pericolo descritto - ribatte don Bruno -è reale. C’è in effetti il pericolo che la comunità si chiuda in sé stessa: la strada per uscirne passa attraverso la conoscenza; chiunque potrebbe avere difficoltà ad accogliere in casa un barbone appena conosciuto per strada, ma se per esempio questa persona la impariamo a conoscere, ci parliamo, diventa nostra amica, a quel punto il fatto di accoglierla in casa o di invitarla a pranzo ad un certo punto diventa naturale.

L’ideale sarebbe che le strutture non fossero chiuse, ma servissero proprio a far conoscere fra loro le persone, volontari e bisognosi, e poi far sì che questi ultimi vengano accolti». Alla povertà invisibile dei bambini richiama l’ultimo intervento, quello di Stella, di San Pio X, che ricorda la realtà dei bambini immigrati, che rischiano l’emarginazione nelle nostre scuole. «Quello dei bambini - risponde don Bruno - un chiaro esempio di quello di cui abbiamo parlato oggi, ovvero di “povertà invisibile”. Compito della comunità, cristiana ma non solo, è quella di far emergere le situazioni difficili proprio dalla loro “invisibilità” e metterle alla luce del sole per farle conoscere. Mi viene a mente la parabola del paralitico, del Vangelo di qualche domenica fa: le persone che accompagnano il paralitico da Gesù, facendo un buco nel tetto della casa, sono l’emblema di quello che dovrebbe fare ogni comunità cristiana: essi hanno preso il paralitico dall’esclusione e, in silenzio, senza mai parlare, lo hanno portato da Gesù. E questo deve essere il ruolo della comunità: prendere gli “invisibili” per renderli visibili portandoli da Gesù». Giampaolo Donati


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

4 marzo 2012

La testimonianza

L’INTERVISTA A padre Gabriele Bezzi, cappellano militare

La pace è cammino

LE ARMI DELLA FEDE, DELLA SPERANZA E DELLA CARITÀ Nelle parole di padre Bezzi la difficoltà e la bellezza dell’impegno nei confronti dei militari e delle loro famiglie

(continua dal centro pagina)

Nelle foto padre Gabriele Bezzi, cappellano della Guardia di Finanza e, in basso, l’ufficiale dell’Esercito Luca Giovangiacomo.

DI GIANNI GIOVANGIACOMO

Presbiterale e diverse In cosa consiste la pa- queste circostanze il Commissioni. L’8ª Zo- storale? Cappellano si comporta na è quella della Tosca- «Bisogna considerare come un parroco». adre Gabriele Bezzi na, presieduta da un che i militari sono perè il responsabile dio- coordinatore regionale sone che vivono a Livor- Come definire la figura cesano per la Pasto- che risiede a Firenze, in no ma non sono di Li- del Cappellano? rale dello Sport e del tutto siamo undici sa- vorno, una delle cose «È un punto di riferitempo libero, lo abbiamo cerdoti di cui tre a Livor- più concrete per attuare mento. È colui che aiuta incontrato menno. A Livor- una pastorale è quella nelle difficoltà e nelle tre era in attesa no oltre a me del matrimonio, la pre- necessità, che può metdi partire per Gesù non può nella Guar- parazione viene fatta na- tere una buona parola e partecipare alla rimanere dia di Finan- turalmente in sede per- dare dei consigli. Ciò maratona Roma- sulla porta, za, c’è un ché non possono più che non si può dire al Ostia, infatti è Cappellano frequentare le parroc- Comandante lo si dice uno dei 13 mila bisogna alla Brigata chie di origine, poi, lega- al Cappellano che quinconcorrenti che trovare Paracadutisti to al matrimonio c’è la di non è il referente solo da vari anni si Folgore e Cresima che molti non religioso ma è anche cocimentano in il modo uno in Acca- hanno ricevuta. Per tan- lui che incontra la persoquesta prova. di entrare demia Nava- te persone è quindi pos- na, l’uomo, in tutta la Proprio su queste e di farlo le che nel pe- sibile riprendere un sua concretezza, lo aiuta pagine abbiamo riodo estivo cammino di fede che è nel momento del lutto, già reso noto l’o- entrare anche prende parte stato interrotto anni pri- è molto più ascoltato un pinione di Padre nel mondo alle esercita- ma. Il Cappellano in- sacerdote che dice: preGabriele sullo militare zioni sulla staura così dei legami ghiamo insieme, di un sport, questa volVespucci. Ol- verso le famiglie e si apre qualsiasi psicologo. In ta però abbiamo tre a Livorno ad un rapporto di amici- certe circostanze la paroun’altra tematica da ap- ho l’incarico di seguire i zia. Ecco allora il Battesi- la del prete è quella più profondire con lui, questo militari stanziati sulla mo dei figli, la loro Cre- autorevole. perché Padre Gabriele è un Costa: Pisa, Lucca, Mas- sima e Comunione, i Il Cappellano partecipa Cappellano Militare, è il sa e Grosseto, che visito militari e le famiglie alle iniziative di solidaCappellano della Guardia sempre a Pasqua e a Na- vengono accompagnati rietà: verso i bambini in di Finanza livornese. tale e quando lo richie- anche nelle circostanze difficoltà, verso gli amdono necessità specifi- non liete come possono malati, verso le famiglie Qual è il motivo per cui che». essere i funerali, in tutte dei militari che sono esiste il Cappellano Militare? «Sappiamo che la pastorale viene fatta normalmente attraverso le parrocchie, però ci sono ambiti che esigono pastorali speciali, si veda, ad esempio, quella per i carcerati, ma senz’altro uno degli ambiti, direi dei “mondi”, che richiede un intervento particolare è quello militare. Come sacerdoti siamo ggi più di ieri ritorna spesso un sempre dei missionari interrogativo: è lecito per un che dobbiamo entrare in cristiano svolgere la professione mondi distanti da noi. del militare? Ancor di più è Gesù non può rimanere giusta la presenza di un Ordinariato sulla porta, deve andare Militare? Queste domande ritornano spesso dappertutto, bisogna sia nell’ambiente cattolico che in quello trovare il modo di entralaico, quasi a voler indicare l’esistenza di re e di farlo entrare anuna contraddizione all’interno della stessa che nel mondo militare Chiesa. Proprio da cattolico impegnato, e il Cappellano è una praticante e al contempo militare, prima di voce diversa da quello di entrare all’Accademia Militare di Modena un parroco che vive una sono stato membro dei giovani di Azione realtà diversa, il CappelCattolica della parrocchia di S. Agostino, mi lano vive “all’interno” di sento perciò di poter rispondere a questi questo mondo, ne è una interrogativi indicando una possibile via parte integrante, è un interpretativa. tutt’uno, un sacerdote Innanzitutto queste domande mi portano ad normale non potrebbe una prima considerazione. Il soldato, come il andare ad Herat, non sacerdote o il monaco indossa una divisa, potrebbe salire su un un abito che lo distingue dal cittadino mezzo o su un elicottero comune. La divisa del soldato lo indica militare, il Cappellano come colui che è disposto a dare la vita per sì. E penso che se si dola difesa della collettività, il sacerdote con il vesse uscire, per qualche suo abito talare come colui che è disposto a preconcetto, da questo dedicare la propria vita a Dio e agli altri, e nostre Forze Armate si sono assunti mondo sarebbe poi anche "a dare la propria vita" come nell’ambito della cooperazione molto difficile poterci dimostrano i tanti martiri cristiani anche in internazionale per il ristabilimento della rientrare» questi giorni. A questa similitudine esteriore pace in quei Paesi come l’Afghanistan dove Come è organizzata la si accostano altri elementi che credo la popolazione è stata per anni sottomessa a Cappellania militare? accomunino queste due realtà: regimi di tipo integralista che hanno negato «È organizzata come l’obbedienza, la disciplina, la gerarchia, il i diritti più comuni nonché le libertà di una Diocesi. C’è un Vecoraggio, l’accettazione di fatiche e sacrifici. espressione. scovo (uno degli ultimi Non è un caso che la Chiesa annoveri tra i A sostegno della tesi che il cristiano possa è stato il Cardinal BaSanti anche alcuni militari che proprio essere un militare e che quindi possa gnasco), c’è una Curia, tramite la vita militare hanno percorso la imbracciare le armi vengono le Sacre ma non ha un territorio strada della santità, primo fra tutti S. Scritture. Basti pensare all’atteggiamento specifico perché è estenIgnazio di Loyola. che ebbe Gesù nei confronti del centurione sibile a tutti i luoghi doS. Agostino così scrisse all’Ufficiale romano, di Cafarnao verso cui il Salvatore ebbe ve i militari sono presene cristiano, Bonifacio: "Anche facendo la "simpatia e ammirazione verso la rude e ti. La Curia ha sede a Roguerra sii operatore di pace, in modo che militare schiettezza della sua fede nel potere ma, come sacerdoti siavincendo tu possa condurre al bene della di Gesù di ridare la salute al suo servo" (ho mo ripartiti in zone papace coloro che sconfiggi". Credo che tolto questa frase da una recente storali e come nella Dioqueste parole siano attualissime oggi più dichiarazione del Generale Chiavarelli). cesi c’è un Consiglio che mai a seguito degli impegni che le (continua in colonna)

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La testimonianza di un militare cristiano tra dubbi e certezze

«LA PACE È, PRIMA CHE TRAGUARDO, CAMMINO»

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morti in servizio, personalmente sono stato tra i fondatori di un gruppo di donatori di sangue. Inoltre si interfaccia con la sua Diocesi e con il clero locale, partecipa alla vita della Diocesi nei momenti forti della Chiesa, risponde alle sue necessità e ai desideri del Vescovo. Perciò non è mai chiuso in se stesso, collabora negli incarichi che gli vengono affidati ed è disponibile alle sostituzioni quando ci sono preti in difficoltà». E con il discorso delle armi e della guerra come la mettiamo? «Il Cappellano non ha armi, se non quelle della fede, della speranza e della carità. Al centro di tutto c’è sempre la persona, l’uomo, e dico sempre: ciò che è già buono per la persona, può diventare migliore. Certo le armi vogliono dire guerra, ma anche il mondo cambia, poco alla volta, è vero, ma cambia, non è un caso che prima esisteva un Ministero della Guerra ed oggi c’è un Ministero della Difesa, non si tratta solo di parole. La nuova società esprime una visione dell’uomo che promuove continuamente verso il bene. Io cerco di insegnare ai militari l’etica cristiana, quella che dice che non esiste un nemico da sopprimere, ma casomai un avversario, il militare si deve dunque esprimere nel servizio, nella disponibilità verso gli altri, nel rispetto della legalità. Ho insegnato anche che quando c’è una guerra in atto non bisogna mai odiare, se si odia si è anche meno lucidi nel compiere il proprio dovere, chi odia sbaglia, una reazione non pensata può essere causa di ulteriori lutti. Dalla mia esperienza posso aggiungere che la pace si fa anche con la deterrenza, in certi casi le armi sono necessarie, si veda nei Balcani, dove la presenza di persone armate ha fatto sì che fosse scongiurato che due popoli si potessero massacrare tra loro. Faccio perciò mie le parole del Concilio Vaticano II che vede il militare come “ministro di pace”, strumento di stabilità e quindi non di guerra».

La dottrina Molti, non convinti della liceità dell’essere cristiano-militare, adducono a loro giustificazione l’episodio di San Massimiliano che nel 295 scelse di morire piuttosto che prestare il servizio militare. A dire il vero questo episodio fu isolato e molti furono invece i cristiani militari martirizzati per aver rifiutato di partecipare a riti pagani e non certo per aver rifiutato di servire nell’esercito. San Tommaso d’Aquino fu il primo a parlare di "guerra giusta" purché fosse l’autorità competente a intraprenderla, e la causa fosse giusta e mirasse a promuovere il bene e non il male. E proprio la dottrina ufficiale della Chiesa con la "Gaudium et spes" ha sostenuto il principio della guerra giusta. Sempre nell’enciclica si legge inoltre che coloro che esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace". Da qui nasce il principio per il cristiano dell’essere "pacifico", cioè uomo di pace ma non "pacifista" come molti vorrebbero. Per il cristiano, come diceva sempre S. Agostino, la pace è la "tranquillità nell’ordine". A tale proposito il cristiano cerca di tradurre il comandamento della pace con la piena partecipazioni alle istituzioni sociali e politiche del proprio Paese. E così appunto fecero i cristiani durante l’impero romano che garantiva la "tranquillità dell’ordine" e che permise allo stesso Gesù di predicare. Oltre a queste considerazioni mi preme sostenere con giuste argomentazioni la piena e assoluta importanza dell’Ordinariato Militare che non è contraddizione nella Chiesa ma che è di essa parte integrante ed espressione sia in Patria ma, soprattutto, fuori dai confini nazionali quando, con i propri presbiteri, sostiene le anime dei nostri soldati. Secondo me non è un caso che a capo dell’Ordinariato Militare ci sia stato il Cardinal Bagnasco, attuale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Figure esemplari Tra i sacerdoti-soldati mi ha colpito la figura di Don Carlo GNOCCHI che allo scoppio della Seconda guerra mondiale partì volontario nel battaglione Val Tagliamento degli alpini, destinato al fronte greco/albanese.Terminata la campagna dei Balcani nel 1941, nel 1942 don Carlo ripartì per il fronte russo, al seguito della Divisione alpina "Tridentina", dove partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolaevka. Sopravvissuto al conflitto, raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, che lo porteranno, al rientro in patria, ad un viaggio per la penisola, messaggero tra le famiglie degli scomparsi. Andò tra le valli alpine a trovare i parenti dei commilitoni caduti, aiutò gli ebrei e i prigionieri alleati scappati a riparare in Svizzera. Figura importante di sacerdote e militare è stata quella di Don Luigi FACIBENI. Inviato egli stesso al fronte nel 1916, presta servizio prima sul fronte dell’Isonzo e poi sul Monte Grappa come cappellano militare nella IV Armata. In questo ruolo si prodigò per sostenere moralmente i soldati, soprattutto i feriti e i moribondi, sia italiani che austriaci, senza badare ai rischi che poteva incontrare, volendo così dimostrare che se il sacerdote predica il sacrificio lo deve anche compiere. Il senso della sua azione è bene espresso nelle motivazioni con le quali gli è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare: Molti soldati, morenti, gli raccomandarono i loro figli. Nacque così in don Facibeni l’idea di un’Opera di assistenza per gli orfani di guerra, ispirata alla sacra immagine della Madonnina del Grappa. L’importanza del cappellano Non si può quindi oggi prescindere da figure come quelle del cappellano militare che contribuisce in maniera fattiva alla crescita evangelica della comunità militare. Questo, come già detto, è emerso più volte in teatro di operazioni. Grazie ai cappellani militari, al seguito delle nostre truppe, possiamo dire ogni anno, senza paura, il giorno di Natale, che Gesù nasce anche in Paesi come l’Afghanistan. Per dirla con le parole di Mons. Pelvi, attuale Ordinario Militare, «la pace è, prima che traguardo, cammino», un cammino molte volte in salita, fatto anche di sacrifici umani per il sommo bene della pace. Luca Giovangiacomo


IV

TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

4 marzo 2012

Agenda del VESCOVO

VENERDÌ 2 MARZO 9.30 Consiglio della Fondazione Caritas in vescovado Nel pomeriggio, ad Ancona per l’incontro di Pastorale Giovanile dal titolo “Compito urgente dell’educazione” DOMENICA 4 MARZO 11.00 S. Messa e cresime alla parrocchia della Rosa 16.00 Ritiro di Quaresima delle religiose all’Istituto Maddalena, dal titolo “Educarci alla conversione personale e comunitaria” 17.30 S.Messa alla chiesa di San Leopoldo a Vada MARTEDÌ 6 MARZO Nella mattina, udienze sacerdoti in vescovado 18.00 presentazione del catalogo sugli argenti del Museo Diocesano, in vescovado 21.00 alla chiesa di San Simone e dell’Immacolata Concezione presentazione del libro "Poscritto a Il Concilio Vaticano II – Una storia mai scritta” alla presenza dell’autore, prof. Roberto De Mattei MERCOLEDÌ 7 MARZO 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 21.00 incontro dell’Associazione Ablondi dal titolo “La scelta del dialogo”al salone Filicchi della parrocchia della Seton (vedi locandina pag.8)

Diocesi informa Sabato 24 Marzo a MONTENERO

La Festa di San Disma Sabato 24 Marzo al Santuario di Montenero, Festa di San Disma, protettore dei carcerati dei prigionieri e dei condannati a morte.

GIOVEDÌ 8 MARZO 9.30 incontro con la Confesercenti in via Pieroni 11.00 alla parrocchia di S. Luca a Stagno, incontro con i presbiteri del VI vicariato 21.15 assemblea delle aggregazioni laicali in vescovado

Alle 11.00 presso il Santuario si celebrerà una funzione religiosa per ricordare il santo protettore.

VENERDÌ 9 MARZO Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.00 Via Crucis del VI vicariato alla chiesa di S. Luca a Stagno

Saranno presenti le autorità civili e religiose e una rappresentanza di carcerati.

SABATO 10 MARZO 10.00 incontro con i giovani universitari di Reggio Emilia, in vescovado 15.00 alla parrocchia di S.Lucia, convegno dei catechisti dal titolo “Il dubbio” DOMENICA 11 MARZO 11.00 nell’ambito della visita pastorale al I vicariato, S. Messa alla chiesa di S. Ferdinando 16.00 alla chiesa di Santa Caterina, ritiro di Quaresima per gli operatori pastorali e SFOP

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Valentini N. - Volti dell’anima russa. Identità culturale e spirituale del cristianesimo slavo-ortodosso.- Ed. Paoline, pp. 404, euro 38. L’intensificarsi in questi ultimi decenni del dialogo ecumenico incarnato dalla figura di Giovanni Paolo II, e la scoperta di grandi autori della Russia che sono stati perseguitati dal regime comunista, ci hanno posto di fronte ad una spiritualità che suscita in noi lo stupore simile a quello di quando sostiamo di fronte alle meravigliose icone di Rubliev. Infatti non si parla di magia dell’arte, ma di uno splendore della santità che connota il popolo russo. L’autore, Natalino Valentini, noto studioso del mondo russo, ci conduce al suo interno, come in un pellegrinaggio; ci fa soffermare nei monasteri, santuari, eremitaggi, facendoci partecipi anche delle Divine liturgie delle quali possiamo percepire la tensione messianica, escatologica ed apocalittica. Quando si penetra nella profondità dell’anima russa, ci rendiamo sempre più consapevoli che compiamo una vigorosa esperienza di fede che ci pone in modo diverso di fronte alla verità e fanno eco in modo quanto mai insistente le parole di Dostoevskij che recitano così: “ La verità non la si cattura, non la si dimostra, la si contempla”.

La cerimonia sarà trasmessa in diretta da Telegranducato

BREVI DALLA DIOCESI

Diamo ali alle strade GIOVEDÌ 1 MARZO ALLE 21.00 Alla chiesa di SS. Pietro e Paolo incontro dal titolo "La relazione con Dio: Dio è per tutti...Quale volto di Dio oggi noi cerchiamo e adoriamo..." interviene don Luigi Verdi della Fraternità Romena

Giornata mondiale ecumenica delle donne GIOVEDÌ 1 MARZO ALLE 17.45 Presso la Chiesa Valdese (Via Verdi 15) si celebra la "Giornata mondiale ecumenica delle donne" organizzata dalla Chiesa Valdese in collaborazione con il SAE.

USMI DOMENICA 4 MARZO ALLE 16.00 Ritiro di Quaresima delle religiose all’Istituto Maddalena, dal titolo “Educarci alla conversione personale e comunitaria”

Apologia della Tradizione MARTEDÌ 6 MARZO ALLE 21.00 Alla chiesa di San Simone e dell’Immacolata Concezione presentazione del libro "Poscritto a Il Concilio Vaticano II – Una storia mai scritta" alla presenza dell’autore, prof. ROBERTO DE MATTEI . Apre l’incontro S.E. Rev.ma Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno

Portico di Salomone GIOVEDÌ 8 MARZO ALLE 21.15 Presso l’Auditorium della Fondazione San Carlo Borromeo, presentazione del libro «Il maestro e Margherita» di Michail Bulgakov

Convegno Catechistico SABATO 10 MARZO ALLE 15.00 Alla parrocchia di Santa Lucia, convegno catechistico dal titolo "Il dubbio", relatore della giornata don Gianfranco Carrarese

I viaggi di PHARUS

Santuario dell’amore Misericordioso SABATO 10 MARZO Ore 06,00 circa partenza da Livorno dai punti prestabiliti per Collevalenza. Sosta lungo il percorso per il ristoro facoltativo. All’arrivo video proiezione sull’Opera e la vita di Madre Speranza Ore 10.00 S. Messa Al termine, visita guidata del Santuario dell’Amore Misericordioso accompagnati da una guida spirituale del Santuario Ore 13.00 pranzo facoltativo presso il "Posto Ristoro" Nel pomeriggio via Cruis. Ore 15.30 ritrovo nella Cripta per la Liturgia delle Acque e al termine processione verso le piscine e possibilità di immergersi. Ore 18.00 partenza per il rientro a Livorno previsto nella serata

QUOTA euro 35,00 per persona (min. 35 persone) La quota comprende: viaggio in pullman G.T. - visita guidata del Santuario - assicurazione. PRANZO euro 15,00 MENU’ COMPLETO composto da primo, secondo, contorno, frutta, dolce e bevande SOLO UN PRIMO PIATTO euro 4,00 con acqua in caraffa ALL’ATTO DELL’ISCRIZIONE E’ NECESSARIO COMUNICARE LA SCELTA PER IL PRANZO LE ISCRIZIONI SI RICEVONO PRESSO LA PHARUS VIAGGI TEL. 0586 211294


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LA SETTIMANA DI LIVORNO ...

Liturgia, catechesi e carità innervate dall’annuncio vocazionale La parrocchia è il luogo privilegiato dell’annuncio vocazionale dove ognuno può scoprire, maturare e testimoniare il proprio carisma

hi è inserito nell’ambiente ecclesiale perché è animatore o catechista, o responsabile di un qualche gruppo ecclesiale comprende subito come la dimensione vocazionale sia necessaria e insostituibile per tutta quanta l’azione pastorale della Chiesa. Non ci può essere pastorale se questa non è anche vocazionale! La vocazionalità attraversa e permea trasversalmente tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa. Ma perché questo avvenga sempre di più nella realtà e non rimanga una bella idea solo in teoria è condizione indispensabile che ogni nostra parrocchia si impegni in un continuo rinnovamento di tutta quanta la propria pastorale secondo quelli che sono gli orientamenti dell’Ecclesiologia del Vaticano II. La Comunità Parrocchiale è luogo privilegiato di annuncio vocazionale e mediatrice di chiamate attraverso ciò che ha di più originale e caratterizzante: la proclamazione della parola che chiama, la celebrazione dei segni della salvezza che comunicano la Vita, la testimonianza della carità e il servizio ministeriale. L’annuncio vocazionale, attraverso l’azione quotidiana di una parrocchia, deve innervare tutte le espressioni della vita dei propri parrocchiani. Nella pastorale ordinaria di una Comunità Parrocchiale, la dimensione vocazionale non è dunque un “qualcosa in più da fare”, ma è l’anima stessa di tutto il servizio di evangelizzazione che essa esprime. E’ necessario allora ripercorrere e verificare la capillarità dell’Annuncio Vocazionale nella vita ordinaria e concreta di una parrocchia.

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LA VITA LITURGICA L’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo, con la sua Chiesa, costituisce uno spazio essenziale per

«L’annuncio vocazionale, attraverso l’azione quotidiana di una parrocchia, deve innervare tutte le espressioni della vita dei propri parrocchiani» l’annuncio, la proposta e la preghiera vocazionale. Per esempio, vediamo il momento Eucaristico. La celebrazione dell’Eucarestia rivela, di per se stessa, e mantiene viva la coscienza vocazionale dei singoli e della Comunità. Viene celebrata, infatti, da un’Assemblea “convocata”, chiamata ed invitata a nutrirsi alla duplice mensa della Parola e del Pane di Vita ; plasmata in Comunità che vive il dono della comunione ; inviata per essere testimone dell’Amore di Dio per l’uomo e per l’umanità. L’esperienza ci fa ormai vedere che, attraverso adeguate introduzioni e monizioni, unite ad una grande serietà e profondità del celebrare, matura nella Comunità la consapevolezza che rappresenta il terreno fecondo e necessario per la maturazione di tutte le vocazioni. Anche nella preparazione e celebrazione degli altri sacramenti tutto può e deve convergere in una necessaria e naturale lettura vocazionale. E’ importante essere consapevoli che i Sacramenti, prima di essere “celebrazione” sono la stessa realtà di un Dio che si prende cura del suo Popolo e di Gesù che si prende cura del suo Corpo (Penitenza e Unzione degli Infermi), chiamandoci ad una vita di figli adottivi nel Figlio (Battesimo), alla testimonianza (Cresima), alle altre varie vocazioni e responsabilità a servizio della vocazione degli altri (Ordine e Matrimonio). Forse bisognerebbe puntare di

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più anche sui tempi “forti” dell’anno liturgico (AvventoNatale; Quaresima-Pasqua) : questi momenti offrono spunti straordinari e, contemporaneamente restano inspiegabili senza un riferimento chiaro alla dimensione vocazionale. Infine, il calendario Liturgico, con le feste dei Santi, con il percorso della Parola anche nel tempo ordinario, finisce per offrire un’infinità di spunti sul valore, la necessità e la possibilità, anche per oggi, di vivere nella risposta sempre più decisa e radicale alla propria vocazione. LA CATECHESI In questo ambito sembrano tre gli aspetti da curare in modo particolare e che l’esperienza ormai ci fa vedere percorribili : la catechesi vera e propria, i catechisti, i catechismi. a) La Catechesi non è tale se non è vocazionale. L’orizzonte va così formulato: una catechesi autentica è proprio quella che aiuta a scoprire e a vivere la propria vocazione. E tale maturazione vocazionale va immaginata come orizzonte, contenuto, metodo della catechesi stessa. E’ quanto afferma lo stesso Documento Base sul Rinnovamento della Catechesi in più svariati punti (cfr : nn° 33, 41, 43, 74, 79, 131, 150, 162, 183, 186, 189, 194). b) I Catechisti, grande patrimonio delle nostre chiesa, presenza viva anche nelle Comunità più piccole, sono dei naturali “animatori vocazionali” per il ministero della Parola che ad essi è affidato. Tali vanno

immaginati sempre di più e a tale scopo formati maggiormente. c) I catechismi della Chiesa italiana sono attraversati da questa dimensione che ne è costitutiva e centrale. Uno studio attento consente di evidenziarla e proporla ai catechisti come ossatura del loro servizio di animazione vocazionale. In particolare quello degli adolescenti è un vero e proprio itinerario di maturazione vocazionale. LA CARITÀ Abbiamo tutti accolto con gioia e sorpresa quanto si afferma nel documento “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità” sulla “costitutiva risonanza vocazionale” della educazione dei giovani al vangelo della carità. Tutta la formazione dei giovani si deve inserire sempre di più in itinerari privilegiati che necessariamente maturano l’individuo (soprattutto nell’età dell’adolescenza) fino alle conseguenze della scelta dello stato di vita che il Signore ha pensato per ogni uomo. Nella nostra diocesi sono sicuramente da sostenere quei percorsi di educazione alla Comunione e al Servizio che la Caritas diocesana da sempre ha proposto e che oggi più che mai sono necessari per la realizzazione umana e cristiana di molti giovani: cresce una vocazione autentica se nasce nella gratuità e nel dono sincero di sé. Tra l’altro nella partecipazione alla vita della Comunità cristiana, con la crescente consapevolezza di una diaconia, nella Chiesa e, con la Chiesa, nel mondo, si sviluppa il germe della vocazione sacerdotale e consacrata. L’attenzione agli ultimi, poi, è, in questo senso, un’impronta decisiva perché sviluppa nel chiamato la ragione stessa che gli consente una piena sintonia con quegli Istituti di vita consacrata che di questa attenzione hanno fatto la ragione di fondazione e di vita.

CATECHESI

PARROCCHIA E PASTORALE VOCAZIONALE......

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LA SETTIMANA DI LIVORNO

4 marzo 2012

Una sala per LUCIANO

In ricordo di De Majo

Ufficio CATECHISTICO

Le domande e le riflessioni dei catechisti

Come essere un buon testimone? hi non ha dubbi C quando percorre un cammino?

stata intitolata a Luciano De Majo la sala preconsiliare del Comune di Livorno. Durante una cerimonia commovente, affollata di tanti amici, parenti e colleghi, il giovane giornalista scomparso un anno fa a quarant’anni è stato ricordato per le sue doti umane e professionali. Contrariamente al protocollo che non permetteva di intitolare le stanze attigue all’aula consiliare, il Sindaco, su proposta di tanti giornalisti livornesi che hanno sottoscritto l’idea, ha voluto dedicare la sala alla memoria di Luciano: un modo per ringraziare questo ragazzo che ha saputo fare del proprio mestiere una vocazione speciale.

È

IL LIBRO

LA TOSCANA DEL ’700 l Museo di Storia Naturale nell’ambito della Mostra sugli Aspetti Militari della A Toscana da Pietro Leopoldo all’unificazione amministrativa è stato presentato il libro “Soldati e milizie toscane del settecento (1737-1799)” edito dallo Stato Maggiore dell’Esercito e realizzato dallo storico Bruno Mugnai che ha anche curato i pannelli delle uniformi militari del Granducato di Toscana esposti nella Mostra. L’iniziativa tra quelle messe in campo dal Comune, congiuntamente alla Provincia e al Presidio Militare per i festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia ha visto anche l’apporto del Comitato Livornese per i valori risorgimentali. Il professor Fabio Bertini, docente di Storia all’Università di Firenze e Presidente del Comitato Livornese, ha presentato il libro in cui si evidenzia l’alba di una organizzazione militare che si sarebbe ulteriormente sviluppata nel corso degli anni successivi è un volume ricco di tavole con figure variopinte, bello da sfogliare, arricchito da un testo denso e significativo. La situazione militare di quel tempo è la cartina di tornasole di uno sviluppo della società, “è il farsi di uno stato moderno e di un esercito moderno”. Nell’itinerario toscano che va dallo Stato mediceo alla Reggenza Lorenese e al Periodo Leopoldino, Bertini ha sottolineato come la Reggenza abbia avuto un ruolo fondamentale disponendo di funzionari qualificati che hanno riorganizzato lo Stato. Con la riforma dei Regolamenti dell’esercito, con l’immissione di specialisti e tecnici, la capacità militare si traduceva anche in un modo di pensare efficiente e moderno. Il periodo di Pietro Leopoldo ha dunque un debito con la Reggenza che ha fornito il terreno fertile e il substrato adatto per le attese riforme dello Stato. L’autore Bruno Mugnai, si è soffermato sull’istituzione da parte del Granduca Pietro Leopoldo delle Guardie Civiche, una struttura militare leggera, poco dispendiosa, basata su una politica militare che privilegiava la deterrenza piuttosto che l’iniziativa guerresca. Ricordando le centinaia di morti di militari toscani durante la Guerra dei Sette anni, ha aggiunto che bisognerebbe ricercare gli ossari di quelle battaglie per ricordarli almeno con una targa ricordo. Dalla sua parola abbiamo anche appreso che i cittadini livornesi erano esentati dall’arruolarsi perché si riteneva che la loro opera fosse indispensabile per il commercio. Gi.Gi.

Esaminarli, costa fatica ma aiuta a migliorarsi; questo l’intento dell’Ufficio Catechistico diocesano che nei mesi di Genanio e Febbraio ha incontrato tutti i vicariati della città. Un’occasione bella, anche se accompagnata dal rammarico per chi non ha partecipato, un’occasione importante per conoscere la nostra diocesi e incontrare i catechisti che molto spesso non conoscono l’Uffico e chi ne fa parte. In questo periodo oltre alla conoscenza è stato possibile condividere senza troppi orpelli e ritrosie i dubbi, le incertezze e le mancanze che ogni catechista incontra durante il proprio cammino. La riflessione si è divisa in tre ambiti di discussione: essere catechisti, la formazione e il rapporto con le autorità ecclesiali. ESSERE CATECHSITI Il più grande dubbio è quello che si presenta nel momento di difficoltà, quando viene a mancare la fiducia in se stessi, su come si possa continuare ad essere testimoni della fede e quanto possa essere di conseguenza efficace la propria testimonianza. Spesso questa difficoltà si registra nel momento in cui il catechista si trova da solo, senza la guida del sacerdote ma soprattutto nel momento in cui si trova a dover

conciliare la vita quotidiana familiare con gli impegni di catechista. FORMAZIONE Essere catechisti e di conseguenza, punto di riferimento per bambini, ragazzi e giovani, oggi è sempre più difficile; molte volte infatti la vita quotidiana si scontra con la morale cristiana, come riuscire a conciliare questi due aspetti fondamentali, come trovare la giusta via, l’equilibrio? A tutto questo si aggiunge poi l’enorme problema della comunicazione, di come confrontarsi, di come riuscire ad affascinare e coinvolgere i ragazzi sempre più presi da altre cose. ECCLESIALI La missione del catechista poi è quella di seguire le direttive e le linee pastorali del Vescovo e dei propri parroci, ma come questo è possibile nel

momento in cui il catechista è in disaccordo? Come riuscire a portare avanti il proprio carisma di catechista quando si ritiene che il sacerdote, che dovrebbe accompagnare, non è per primo testimone? Accanto a questi tre grandi dubbi, se ne sono aggiunti altri: come riuscire ad essere uniti come catechisti, come coinvolgere i genitori nel cammino di fede dei propri figli, come confrontarsi con le persone adulte che si riavvicinano alla fede? Molti ancora gli interrogativi che hanno accompagnato i catechisti della Diocesi in questi due mesi e ai quali l’ufficio catechistico vuole dare seguito nel prossimo

convegno; è stato infatti messo a disposizione un indirizzo mail (mneicaglidonfabio@yahoo.i t )al quale ogni catechista potrà scrivere per continuare ad alimentare il dibattito tramite le riflessioni, per proporre percorsi di formazione per l’anno prossimo adeguati e che rispondano alle proprie esigenze e a quelle dei parroci. Sarà possibile inoltre il giorno del convegno, sabato 10 marzo alle 15.00 presso il salone parrocchiale di Santa Lucia, iscriversi alla gita del 25 aprile a Monte Oliveto Maggiore (costo totale 20,00 euro). UCD

L’incontro dell’OAS (Opera dell’Amore Sacerdotale)

La corresponsabilità: un servizio integrale per tutti gli uomini l Gruppo Famiglie delImore l’O.A.S. (Opera dell’ASacerdotale) di Livorno, ha organizzato una serie di incontri, aperti a tutti. Il primo di quest’anno alla SS Annunziata dei Greci, ha visto la presenza di due sacerdoti della Comunità di Villaregia, don Marco e don Raffaele che hanno aiutato i presenti a riflettere sul tema: “La CORRESPONSABILITÀ per la crescita della Famiglia Umana”. L’incontro è iniziato con il divertente canto “Quao bom” (in brasiliano, con accompagnamento di chitarra): che ha introdotto l’argomento. Poi un gioco divertente sui cioccolatini ha coinvolto i partecipanti, poi chiamati a trattare temi come l’arrivismo e l’altruismo; consumi e produzione; sfruttamento e solidarietà: con l’esempio del cacao. Questa delizia prodotta oltre 1,5 milioni di tonnellate, viene consumata, procapite circa: 21 chilogrammi in Svizzera e in Germania, 10 in Belgio, 3 in Italia e 2 in Portogallo. Del reddito di questo bene della terra ne beneficiano per 87% i proprietari, per il 10% i grossisti ed esportatori e per il 3% i contadini! Similmente così avviene anche nella produzione del caffè! I dati statistici alle volte paiono freddi, ma se letti nella loro cir-

colarità-totalità scottano! Il salario di un contadino è 200 euro (cifra che noi spendiamo solo per bere il caffè in due/tre mesi). Ne consegue, ad esempio, che la città di San Paolo con circa 14 milioni di abitanti, sia la città del Brasile più grande, più ricca e più povera come le favelas della sua popolosa periferia! “Quale speranza di avere un mondo più giusto, un mondo più umano?”, interrogava Mons Camera. Anche la Caritas in Veritate (Lettera Enciclica di Benedetto XVI, ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, ai fedeli laici e a tutti gli uomini di buona volontà, sullo sviluppo umano integrale nella carità e

nella verità) – è stato detto nell’incontro - ci invita ad analizzare e trovare attori e cause del sottosviluppo, per costruire un sano sviluppo. Oggi è ben visibile che nel mondo vi è: più ricchezza, ma anche nuove povertà; supersviluppo consumisti-

co, di fronte a piaghe estreme di povertà. Necessita uno sviluppo policentrico, che porti ad un servizio integrale per tutti gli uomini! Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al n°167 (ma anche ai punti 352, 353 e 354) dice che “Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo...”: Con più larga assunzione di responsabilità, perché tutti possano usufruire della risorse, per il bene di tutta l’umanità. Provocazioni, riflessioni, interrogativi, proposte e preghiere sono seguite a queste indicazioni: “ognuno vuol arrivare prima, ma arrivare spesso

ci fa schiacciare gli altri”; “...sin da piccoli ci dicevano dovete arrivare primi!...essere il primo!: e così, col tempo, non impariamo a stare con gli altri”. Come il gioco della corsa con il cioccolatino che “ho conquistato, io solo, perché sono arrivato primo!”, mentre unito ad altri, tutti col loro cioccolatino, non procedevamo: goffi, affannati, lenti, il rischio è di inciampare, cadere, non arrivare mai alla meta e rimanere tutti senza perché non coordinati! Non siamo abituati a correre insieme, uniti! Se voglio camminare accanto agli altri, devo incontrarli nella corresponsabilità. “Dobbiamo combattere l’egoismo, che è contro la natura tutta”, ma sopratutto contro la natura di cui l’umanità è intrisa sin dalla creazione: il dono-amore! La Parola del Vangelo ci costringe a pensare, riflettere, per incarnarla nel nostro oggi: prendersi cura con amore della realtà quotidiana. Quando e quanto preghiamo per gli altri? Dovremmo sempre ringraziare di tutto e condividere. Con buona volontà e dedizione troveremo insieme la ricetta, la soluzione, se dietro ad ogni norma e ad ogni cifra vedremo i volti delle persone! Mauro Pacchiani


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

4 marzo 2012

L’oratorio di S. M. DEL SOCCORSO

È tempo di crescere insieme

Conoscere Cristo e... divertirsi!

DI FABIO FIGARA

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E per far questo don Natale, già molto anziano in quegli anni, ma con occhi che esprimevano ancora una vivacità sorprendente, aveva allestito le sale con giochi di ogni genere, a partire da console come l’Atari – i giochi erano trasmessi su un vecchio monitor in bianco e nero – o gli enormi videogiochi cabinati in uso nelle sale giochi, con cui divertirsi con sole 50 o 100 lire a partita, aveva decine di cofanetti pieni di caramelle e di cioccolata per la merenda, aveva dei biliardini e dei tavoli da ping-pong ed organizzava partite di calcetto e di pallacanestro nell’adiacente piccolo campo da gioco, che aveva le linee laterali tirate via con un “tocco” di vernice. E per ogni malefatta dei ragazzini, lanciava qualche urlaccio ed una predica, seguiti però da un sorriso e magari da una carezza. Dopo la sua scomparsa, e dopo un breve periodo di chiusura dei locali, alcuni dei ragazzi che avevano vissuto quell’esperienza ne proposero la riapertura. Dal ’99 le attività dell’Oratorio ripresero così vita, sulla scia dell’esempio di don Natale. Grazie all’aiuto del gruppo degli animatori coordinato al tempo da don Matteo Redi, con l’aiuto di Mario Banchini, l’Oratorio poté così rimanere aperto tutti i pomeriggi. Nel 2001, a seguito dei lavori di ristrutturazione che

Le idee della nuova “Associazione Progetto per Livorno”

Una novità per Livorno

Conosciamo le varie realtà giovanili parrocchiali della nostra diocesi Santa Maria del Soccorso: le attività dell’Oratorio di “Don Natale”

ortare la parola di Cristo cominciando dalla base della società, dai Giovani: con questo principio, negli anni Ottanta, don Natale aprì il suo Oratorio sfruttando alcuni locali della Parrocchia di S. Maria del Soccorso, in piazza della Vittoria, creando così un luogo di ritrovo per adolescenti che già frequentavano la chiesa ma anche per coloro che vivevano fuori dalla realtà parrocchiale, un posto per togliere tutti dalla strada, nonostante le difficoltà che tale scelta portava ad affrontare.

VII

interessarono tutti i locali, avvenne l’inaugurazione ufficiale con Santa Messa solenne e benedizione dell’allora Vescovo Mons. Diego Coletti. Oggi le attività dell’Oratorio, grazie all’organizzazione degli animatori, continuano instancabilmente e freneticamente, con appuntamenti fissi. Ogni sabato l’Oratorio apre alle 15, contemporaneamente alle lezioni di Catechismo, e fino alle 16,30 gli animatori organizzano un incontro a tema, accompagnando i ragazzi dai quattordici anni in su in un cammino di crescita della fede; dalle 16,30 fino alle 18 vengono organizzati giochi per i bambini di età compresa tra i sette ed i tredici anni. Gli animatori, invece, si ritrovano tra loro puntualmente ogni martedì sera per programmare i prossimi incontri e le attività della settimana successiva e non solo. Infatti i coordinatori del Gruppo Giovani sono impegnati su molti altri fronti in cui coinvolgono, secondo l’età, i ragazzi che frequentano abitualmente l’Oratorio, prima fra tutte l’organizzazione delle prove dei canti per il Coro delle Sante Messe domenicali delle 10,30 – celebrazione a cui partecipano bambini e ragazzi del Catechismo – e delle 12. In seguito ad esperienze di pellegrinaggio presso la Comunità di Taizé, in Francia, nel 1997 e nel 2003, gli animatori

dell’Oratorio hanno fondato anche il “Gruppo di preghiera diocesano secondo i canoni di Taizé”, che prevede un’ora alla settimana di preghiera cantando brani multilingue scelti dalla Comunità di Taizé, uno “stile” già diffuso in gran parte dell’Europa e che accomuna giovani di varie confessioni cristiane. E di certo non mancano le attività estive: da sempre molto attivi nell’organizzazione di “Amichiamoci”, l’evento annuale che vede confrontarsi le squadre di giovani delle parrocchie e dei gruppi religiosi livornesi in tornei di calcio a cinque – maschile e femminile - calcio a otto, pallavolo e pallacanestro, e dopo campeggi in varie località italiane, lo scorso anno i ragazzi dell’Oratorio, con la guida di don Valerio Barbieri, hanno attraversato le strade

spagnole per il lungo pellegrinaggio del “Cammino di Santiago”; per l’estate del 2012 stanno organizzando un nuovo pellegrinaggio a piedi partendo da una località umbra (ancora da decidere) per giungere alle porte di Roma. Sempre quest’anno, nell’ambito delle iniziative promosse dal “Coordinamento Giovani del III Vicariato”, partecipano attivamente all’organizzazione del programma “Metti a Fuoco”, una serie di incontri fissati mensilmente in una parrocchia del Vicariato, e coordinati da don Remigiusz Chola – viceparroco della Chiesa di Nostra Signora del Rosario – insieme ad Alberto Benvenuti. Scopo di tali riunioni è di poter fornire risposte a quesiti attuali quali la sessualità, la convivenza, la ricerca

della vera felicità nell’ottica della fede cristiana, tramite il confronto e le esperienze di vita dei singoli partecipanti, prendendo spunti e aiuti dal “Youth Catechism” – abbreviato YOUCAT proposto da Papa Benedetto XVI. Gli incontri, iniziati a dicembre presso la Parrocchia del Rosario, continueranno fino a giugno. Proprio nel mese di marzo, lunedì 19, dalle ore 21, presso i locali dell’Oratorio del Soccorso si terrà il quarto incontro dal titolo “Amore = Sesso?”, in cui si analizzeranno il rapporto tra l’amore e la sessualità e la castità matrimoniale. Per avere maggiori informazioni sui prossimi appuntamenti e sugli argomenti è possibile scaricare i file degli incontri in formato pdf all’indirizzo http://mettiafuoco.tk, oppure si può visitare il sito della Diocesi o collegarsi a www.amichiamoci.it, mentre il Coordinamento Giovani risponde all’email mettiafuoco@gmail.co m o su Facebook cercando il gruppo “Metti a Fuoco”. Altri riferimenti si possono trovare sul sito della Parrocchia www.smsoccorso.it.

orto, giovani, investimenti Pcondall’estero, turismo, sinergia l’Area Vasta. Sono questi i punti cardine su cui la neonata Associazione Progetto per Livorno vuole costruire la sua attività. In un periodo in cui “crisi” è diventata la parola del giorno, i sei che hanno dato vita all’associazione (Cristiano Toncelli,ex Vicesindaco di Livorno, Marco Casini, Claudio Mancusi, Marco Ristori,già Consigliere di Amministrazione AAMPS, Yuli Jin e Crescenzio Rinaldi) vogliono essere la novità per Livorno. «Livorno -spiega Toncelli- ha dimostrato in passato che aprirsi al mondo può essere la mossa vincente per superare un momento difficile. Col tempo però sembra che la mentalità dei cittadini e della politica sia cambiata, non più disposta al nuovo. I livornesi sono perduti in un’illusione idilliaca sempre più distante dalla realtà che fa credere che quello che va dallo Scolmatore a Quercianella sia un mondo a sé, in cui in fondo non si sta male». E invece, continua, c’è bisogno di un cambiamento che porti nuove opportunità. L’associazione, che si definisce come di “persone ispirate dal di «L’associazione, metodo un moderno (..) si pone riformismo democratico, come obiettivo nei quello di portare liberale principi e solidale nei nuove idee valori, che e proposte, intendono provenienti adattare questa da chiunque, visione al da sottoporre contesto della nostra a chi può si attuarle in una città”, pone come discussione obiettivo quello di e un confronto portare costruttivo» nuove idee e proposte, provenienti da chiunque, da sottoporre a chi può attuarle in una discussione e un confronto costruttivo. Per fare qualche esempio, la creazione di un “sistema” con i comuni limitrofi, Collesalvetti e Pisa in primis che possa favorire lo sviluppo del porto, l’incremento del turismo puntando sulla particolarità della nostra storia, la valorizzazione dei giovani, credendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile, ma anche dando loro possibilità di incontro e svago con la proposta ad esempio di un “Effetto Venezia” stagionale che da giugno a settembre, trasformi il quartiere in una “cittadella dello svago” con “Estate in Venezia”. La loro marcia in più sarà, conclude Toncelli, l’originalità delle idee che cercheranno di stimolare e sollecitare la politica, se non a diventare attori principali del cambiamento, a creare le occasioni perché venga attirato chi può farlo. Giulia Sarti


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TOSCANA OGGI 4 marzo 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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