IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di monsignor Ezio Morosi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
La famiglia vive se ha due grandi amori: quello che fa dei due una cosa sola e quello del dono di sé ai figli per generarli e avviarli responsabilmente ai veri e grandi valori della vita presente e futura.
lasettimana.livorno@tiscali.it
a luce della fede deve illuminare anche il cammino dei figli e qui è importante la L pedagogia di Gesù che invita a fare esperienza (la Fede non è solo dottrina, è esperienza: “Maestro dove abiti?” La risposta non è un indirizzo, ma “venite e vedrete”).
Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli
I figli devono vedere nei genitori la vita della fede. È impegno dei genitori far conoscere Gesù, il suo fascino, la sua sapienza, il suo amore per gli uomini, la sua divinità. Si portano i figli alle gare sportive, calcio, nuoto, musica… si comunica loro il bello delle cose create ma, a volte, si dimentica il Creatore. Ma non basta comunicarlo, occorre farglielo constatare nella vita di tutti i giorni: far capire che il desiderio dell’amicizia con Dio è superiore a tutto il resto.
Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
4 marzo 2012
Una questione di parità... reale!
Speciale scuole cattoliche
GUARDIAMO AI NUMERI
Stima o vaticinio? mila euro, qualcuno dagli uffici competenti del Comune - ci informa la stampa quotidiana cittadina - ha fatto velocemente una stima di quanto potrebbe entrare nelle casse comunali in seguito alla modifica del regime delle esenzioni per la tassa sugli immobili (ex ICI, oggi IMU). Una bella dimostrazione di efficienza che smentisce le tante critiche che quotidianamente si leggono a proposito del funzionamento della macchina comunale: questo calcolo non solo è stato rapidissimo, ma è stato realizzato prima ancora che la modifica legislativa venisse presentata in Parlamento. Può darsi anche che la stima sia esatta, ma, vista l’attuale situazione normativa non ancora definita, più che una stima sembra un vaticinio. Sarebbe interessante sapere se gli stessi uffici abbiano già fatto anche un calcolo di quanto potrebbe costare al Comune trovare un posto a scuola per oltre 1000 studenti (dalla scuola dell’infanzia in poi) che in questo momento frequentano le scuole cattoliche della nostra città. n.s.
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LA POSIZIONE DEI SALESIANI DI D. BOSCO E DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
La riflessione di don Gino Berto, sacerdote salesiano ed il comunicato inviato a tutti gli organi di stampa da parte della conferenza nazionale delle Figlie di Maria Ausiliatrice a presenza della scuola cattolica in Italia è consolidata da una tradizione che ci è consegnata da oltre quattro secoli di storia. In Italia vi sono 14.149 scuole cattoliche gestite da Congregazioni religiose e da Diocesi. Sono considerate scuole paritarie, assimilabili alle statali per i programmi, per l’accoglienza di alunni disabili, per l’applicazione della contrattazione collettiva del personale, per la finalità non lucrativa. La scuola cattolica è perciò,una istituzione pubblica, funzionale al servizio dei ragazzi, della famiglia, della società, non è una struttura corporativa e autoreferenziale. L’attuale dibattito politico sul pagamento dell’ici-imu alle scuole paritarie è fuorviante, perché sarebbe una decisione iniqua, ingiusta, oltre che anticostituzionale, far pesare su una gestione economica già problematica, anche l’ici-imu. Ancora una volta si percepisce dietro questo serrato confronto politico, un pregiudizio sulle scuole pubbliche non gestite dallo Stato. Se le scuole cattoliche chiudessero i battenti, lo Stato si troverebbe a dover sostenere un peso economico insopportabile in questa grave congiuntura. E’ da considerare che mediamente allo Stato un alunno costa 7.000 Euro annui, la retta scolastica delle scuole pubbliche non statali è di circa 3.300. Quale risparmio per lo Stato dove alcuni suoi cittadini oltre a pagare le tasse per la scuola statale, pagano la retta della scuola non statale che frequentano! Coltiviamo la speranza che il dibattito in corso segni l’inizio di una stagione di rinnovamento per la scuola italiana all’insegna di alcune inderogabili esigenze: autonomia, pluralismo dell’offerta formativa, parità reale, qualità della proposta scolastica. La scuola è lo spazio educativo e comunitario più organico e intenzionale nel quale si gioca il futuro della società. Una partita che non possiamo permetterci di perdere, non ci sono tempi supplementari. La scuola cattolica ha pieno titolo di giocare questa partita, perché il prestigioso bagaglio culturale e pedagogico, accumulato nel corso dei diversi secoli la legittima e la abilita pienamente ad offrire il suo originale contributo. Don Gino Berto
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ICI E SCUOLA CATTOLICA L’EVENTUALE APPLICAZIONE DELL’ICI-IMU ALLE SCUOLE PARITARIE NON SAREBBE GIUSTA NÉ EQUA. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 1 della Legge 62/2000 “Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita”. Esse, dunque, hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poiché svolgono un servizio pubblico (comma 3, art. 1, legge n. 62/2000) e concorrono ai medesimi fini. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 8 della Legge 62/2000 “Alle scuole paritarie, senza fini di lucro, che abbiano i requisiti di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, è riconosciuto il trattamento fiscale previsto dallo stesso decreto legislativo n. 460 del 1997, e successive modificazioni”. Per tale decreto “non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali” (art. 5, comma 1 lett.a D.L. 460/1997). Ad esse dunque, si applica il medesimo trattamento fiscale previsto per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, poiché ne hanno i medesimi requisiti. - Perché contrasta con l’art. 1, comma 3 del Decreto Legislativo 76/2005 “La Repubblica assicura a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tale diritto si realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso l’apprendistato di cui all’articolo 48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, ivi comprese le scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, secondo livelli essenziali di prestazione definiti a norma dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”. Non possono essere considerate “commerciali” quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all’istruzione e formazione professionale. - Perché contrasta con l’art 118, comma 4 della Costituzione “Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Si pone, dunque, in contrasto con questo principio costituzionale ogni decisione legislativa che, anziché favorire, abbia l’effetto di rendere ancora più difficili l’attuazione di attività educative che vengono svolte dal privato sociale, nell’interesse generale della collettività e non per fini di lucro, e sono espressione del principio di sussidiarietà. Roma, 24 febbraio 2012 La Conferenza degli Ispettori Salesiani d’Italia – CISI La Conferenza interispettoriale delle FMA d’Italia-CII
DA UN’INTERVISTA A RICCARDO LUCCHESI
Alunni e contributi n un’intervista pubblicata su queste pagine nell’ottobre scorso, il IBorromeo dottor Riccardo Lucchesi, presidente della Fondazione San Carlo che gestisce alcune scuole della città, presentava la situazione degli istituti cattolici. Ne riportiamo alcuni brani che ci sembrano significativi in questo momento di discussione sul tema. e scuole cattoliche presenti in città e provincia sono 12. Gli alunni che Lci sono frequentano le scuole cattoliche sono circa 1.200 e negli ultimi anni non state diminuzioni di iscritti. I contributi che esse ricevono sono di due tipologie: per la scuola materna si tratta di sussidi regionali in quanto la scuola materna è considerata utile fino a quando le istituzioni non saranno in grado di costruirne di proprie.(per questo si parla di presenza sussidiaria e di sussidi), per questa ragione ogni volta che viene aperta una scuola, la somma unica globalmente viene di nuovo riproporzionata con evidenti diminuzioni a favore delle singole scuole. Se un domani la regione e i comuni costruissero tutte le scuole materne di cui abbisognano, la scuola materna cattolica non riceverebbe alcun contributo. Ad ogni modo ad oggi i contributi vengono corrisposti con gravi ritardi (un contributo previsto su 12 mesi viene erogato almeno nei 18 mesi successivi). Per quanto riguarda le scuole primarie i contributi vengono corrisposti mediante convenzioni. Qui si tratta di veri e propri impegni dello Stato. Ma anche queste, di durata poliennale salvo variazioni, hanno ritardi di oltre sei mesi nella corresponsione totale, facendo sì che un contributo previsto per 12 mesi abbia un valore di un contributo corrisposto per 18 mesi, in quanto la corresponsione ha un moto progressivo e non si capisce quando avverrà un saldo di arretrati. Oltretutto da due anni nella finanziaria non trattandosi di spese fisse dello Stato, vengono fatti tagli del 50 per cento. È evidente che qualunque programmazione e previsione è impossibile pur trattandosi di aziende”commerciali(assurdamente definite “commerciali”) ed è evidente che se le cose continueranno così e oltretutto ci fossero ulteriori tassazioni le scuole cattoliche chiuderanno.