La Settimana n. 10 del 10 marzo 2013

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IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

10 marzo 2013

di mons. Alberto Ablondi

d io vorrei dirvi che la Chiesa non è fatta per risolvere i “come” E della vita. Forse vi sono stati momenti nei quali, come supplenza, è stata costretta ad entrare nel mondo e ad aiutare l’uomo a risolvere i “come”. Non facciamo questa indagine storica che abbiamo tutti presente: forse oggi può essere che in particolari situazioni un sacerdote o la Chiesa debba aiutare un uomo a risolvere il “come” per portarlo alla consapevolezza del “perché”; ma guai se la Chiesa si fermasse al “come”: entrerebbe in concorrenza con tutte le altre società e snaturerebbe se stessa e creerebbe un mondo monotono in cui l’uomo si consumerebbe nei “come” senza trovare la soluzione del problema che condiziona i “come”, cioè il problema dei “perché”. “Sacerdoti e Laici nella Chiesa 1969 - Una missione d’accoglienza”

Tempo di Conclave

L’elezione del pontefice sulle pagine dei «nostri giornali»

Il soffio dello Spirito: ieri, oggi, sempre DI

GIULIA SARTI

colloquio con Don Ezio Morosi, ordinato sacerdote nel 1957, uno degli "storici" della nostra Diocesi. Con lui abbiamo parlato del papa, del passato e del futuro della chiesa.

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Quale è il primo papa che ricorda? «Quando venne nominato papa Pio XII ero un bambino. Ricordo le emozioni degli adulti e le loro aspettative per il peso che avrebbe potuto avere nel mondo. Emozioni che sentivo e che mi contagiavano. Poi col tempo ho iniziato a farmi una mia opinione su di lui.» Come sacerdote e come cristiano quanto ha influito questa figura su di lei? La sente una presenza vicina o lontana? «Dal punto di vista religioso il Santo padre è il vertice, e in me ha sempre lasciato un interesse particolare. Lo sento e sentito vicino perchè papa della mia chiesa, quella di cui faccio parte. Questo crea un legame che ci unisce, ma certo, non in modo fisicamente diretto. Per chi poi va verso il sacerdozio, il papa rappresenta un punto di riferimento, un capo-barca nella guida, dalla cui saggezza dipende molto». Lo ha mai incontrato personalmente? «Da Pio XII in poi ho avuto modo di incontrarli tutti, ma mai in modo privato, sempre insieme ad altre persone». Nel corso della sua vita si sono succeduti diversi papi. Come potrebbe caratterizzare ognuno di loro in base al tipo di missione che ha portato avanti? «Di Pio XII ammiro il coraggio. Ha vissuto momenti difficili per la storia del mondo e della chiesa e li ha saputi affrontare. Il suo successore Giovanni XXIII ha brillato per la bontà e santità, di cui emblema è il "Discorso alla luna". Se penso a Paolo VI invece penso alle lacrime, al dolore che ha sofferto, alle difficoltà: Giovanni XXIII aveva fatto decollare

In questo tempo di attesa per il nuovo Papa, abbiamo ripercorso con monsignor Ezio Morosi i successori di Pietro da Pio XII a Benedetto XVI l’aereo del Concilio, tutto lo spazio del cielo era lì per lui che iniziava il viaggio, ma poi c’era da farlo atterrare quell’aereo e quella era la parte forse più impegnativa e pericolosa di cui Paolo VI ha sentito la fatica. Giovanni Paolo I poi...lo spazio di un sorriso... Per Giovanni Paolo II userei l’espressione "papa d’acciaio". Ha saputo pendere le redini in un momento storico particolare e ha guidato il suo popolo. Per Benedetto XVI provo molto affetto. Ha accettato una missione non facile a cui ha dato un enorme contributo con la sua vita e le sue opere». Secondo lei c’è una cosa in particolare in cui Benedetto XVI lascia il segno? «Dovrei pensarci molto. Rischierei di indicarne una e rendermi conto dopo poco che ce n’è una più grande». Cosa pensa della sua "rinuncia"? «E’ molto difficile entrare nella mente di una persona, soprattutto se di rilievo. Questo gesto suscita approvazioni e no, ma non c’è da giudicare se abbia fatto bene o male, ma rispettare la scelta di una persona che non è certo sprovveduta e che quindi è arrivata a una decisione pensata e pesata. Non è come decidere quale tra due pietanze mangiare, ma una cosa che porta conseguenze nel mondo». Lei ha quasi la sua stessa età. Questo le ha in qualche modo fatto capire meglio la decisione rispetto ai sacerdoti più giovani? «Forse. Il pensiero potrebbe essere "Se Dio mi chiama, mi darà la forza", ma poi ci sono da fare i conti con il

limite umano, con l’età che avanza e i problemi personali che si porta dietro. Lui ha capito di non avere più le energie per guidarci nel modo migliore e lo ha accettato». Il papa che verrà, che chiesa troverà e a cosa dovrà essere preparato? «Dovrà salire sulla barca equipaggiato per il buono e il cattivo tempo, con l’immagine eloquente di Gesù che cammina sulle acque, tende la mano e porta serenità, con la fiducia in un Dio che non ci abbandona. A noi spetterà stare attenti alla sua voce, a quello che propone, pregando per lui». Azzarda un nome? «Non saprei indicarne uno, ma quel che conta di più è che avrà bisogno della nostra preghiera per capire il disegno che Dio ha su di lui e insieme collaboriamo per realizzarlo. Ogni cardinale in coscienza darà il suo voto, guidato dallo Spirito che ha dimostrato di rendere possibili cose che sembravano impossibili. Chiunque sia, dovrà capire il peso che porterà nel cammino della chiesa, creare una chiesa viva, senza pensare di poterlo fare da solo, ma chiedendo aiuto quando sarà necessario». Come vede il futuro della chiesa? «Come una barca che naviga in mare. A volte è calmo, altre in burrasca. L’importante è capire che a guidarla è lo Spirito Santo che non permetterà mai che cada in mani che vogliano rovinarla, e che anzi aiuterà chi sarà ad accompagnarla ad avere responsabilità della sua missione, senza sentirsi solo anche grazie alla nostra preghiera».

l clima di attesa di questi giorni, che si respira su stampa Inostra e televisione, ha suscitato la curiosità di vedere come la stampa diocesana ha vissuto i tempi dei Conclavi che hanno portato all’elezione degli ultimi 5 pontefici. Niente di nuovo sotto il sole! Sono passanti 55 anni dal Conclave che è seguito alla morte di Pio XII il 9 ottobre 1958. Lo troviamo descritto in Fides. Le domande e le curiosità non differiscono dalle attuali: Chi sarà l’eletto? Sarà italiano? Ma don Angeli, nel suo commento, precisa:«Vi è un solo obiettivo da tener presente da parte degli elettori: quello di fare la volontà di Dio. Così appaiono ridicole le previsioni che vengono formulate. Certo, la curiosità è legittima. Sarà italiano?Ci si chiede. Bisogna però riflettere che un Papa non sarà mai “ straniero” perché la S.Sede è il centro ed il cuore di tutte le nazioni cattoliche della terra.» Il Conclave che portò alla elezione di Papa Giovanni XXIII, terminò il 28 ottobre 1958. Vi avevano partecipato 51 Cardinali ed era durato 4 giorni con 14 scrutini. Come spesso accade l’uscita del suo nome rappresentò una sorpresa. Nel 1963 muore Giovanni XXIIII. Il giornale diocesano dell’epoca era La Vita. Fausto Vallainc in risposta ai soliti interrogativi ed al “toto Papa” ricorda: «Il vero protagonista del Conclave è lo Spirito Santo». Il nuovo Papa, Paolo VI, venne eletto da 80 Cardinali il 21 giugno 1963 al termine di un Conclave durato 3 giorni. Morì il 6 agosto 1978. L’elezione di Giovanni Paolo I arrivò dopo 2 giorni di votazioni dei 111 Cardinali elettori. Era il 26 agosto 1978. La Settimana, giornale diocesano dell’epoca, riporta una bella riflessione di Mons. Ablondi. «Quale il nome del nuovo Papa? Giovanni Paolo I; lo chiameremo così. Ma sempre, questo nome sarà preceduto da un altro che gli dà valore, significato, missione: sì prima di tutto dunque anche per questo Papa il vero nome è Pietro. Da dove viene? E’ domanda con due risposte: quella della sua anagrafe e quella più importante della sua missione. Per quest’ultima, come tutti i Papi è un blocco di roccia che viene dalla stessa roccia da cui Gesù estrasse la colonna Pietro. La sua età. Come Papa la sua età non è fatta solo dalla somma dei suoi anni. Perché tutti i Papi sono nati nello stesso giorno in cui Gesù disse a Pietro “Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa”. Cosa farà il Nuovo Papa?Questo masso di roccia si affiancherà, nel Tempio della Chiesa, alle colonne dei Papi che lo hanno preceduto. Ora appena eletto è già blocco di roccia capace di reggere la Chiesa insieme al Collegio dei Vescovi ed al Popolo di Dio; poi con il passare degli anni, sotto l’azione dello Spirito, della storia, della collaborazione di tutti, della faticosa croce di tutti i Papi, il blocco diventerà la colonna Giovanni Paolo I». Dopo soli 33 giorni la morte lo rapì. Il nuovo Conclave, andato avanti per 3 giorni, portò alla nomina, da parte di 111 Cardinali, di Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1978 dopo 8 scrutini. La sua nomina sbaragliò le previsioni della vigilia dei soliti bene informati che indicavano sul soglio pontificio il Cardinale Siri, il Cardinale Benelli o il Cardinale Ratzinger. La nomina di Benedetto XVI, è stata voluta da 115 Cardinali che al quinto scrutinio, il 19 aprile 2005 lo hanno eletto Papa. Ora sta per aprirsi un nuovo Conclave. I Cardinali elettori saranno 117: 60 sono gli europei, 28 gli italiani. I latino americani saranno invece 19, mentre i nordamericani 14. Dall’Africa ne giungeranno 12 e dall’Asia 11. Uno solo è il cardinale proveniente dall’Oceania. Ancora echeggia la stessa domanda: Chi sarà il nuovo Papa? Sarà Italiano?Quanto durerà il Conclave? Ancora una volta la stessa risposta: sarà Colui che lo Spirito sceglierà per guidare con mano ferma la Barca di Pietro. a cura di Maria Luisa Fogolari direttrice dell’Archivio storico diocesano


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

10 marzo 2013

Il Padre nostro come itinerario per la conversione delle chiese

VOI DUNQUE PREGATE COSÌ l gruppo del SAE di Livorno con il IlaCe.Do.Mei, ha organizzato presso Parrocchia della Sacra Famiglia, un incontro di riflessione sul Padre Nostro a partire da una recente pubblicazione del Gruppo di Dombes su questa preghiera nei Vangeli secondo Matteo e Luca. Da diversi anni le Chiese quando si ritrovano, pregano la preghiera del Signore con la stessa traduzione e questo deve far si che tutti coloro che per mezzo del Battesimo diventano figli dello stesso Padre e fratelli e sorelle in Gesù Cristo che è il “Figlio primogenito del Padre Nostro” , lo diventino sempre di più. Il prof. Andrea Zargani, diacono, in questo percorso di conversione, essenziale alle nostre Chiese nella prospettiva dell’unità, ha posto l’attenzione su come durante i secoli, questa che avrebbe dovuto essere compresa nello stesso modo, ha manifestato forti tendenze alla “confessionalizzazione”, perdendo di vista la comunione ecclesiale e talvolta addirittura la ostacolava. Guardando dunque alla storia, i due più antichi commentari sul Padre Nostro sono quelli dei Padri della Chiesa: Tertulliano del II secolo di tradizione latina e Origene di quella greca del III secolo. Il primo, ha una impostazione più pratica, anche morale e invita i fedeli a recitarla più volte nella giornata; il secondo invece pone più l’attenzione all’aspetto spirituale dovuto ad un percorso interiore che risente anche della filosofia del suo ambiente religioso. Comunque tutti i grandi Padri, tra cui Cipriano, Ambrogio, Cirillo di Gerusalemme, Agostino, hanno sempre guardato a questa preghiera sia per le catechesi battesima-

li, sia quando hanno redatto dei trattati sulla preghiera, o hanno scritto rapporti sulle pratiche dei cristiani per uso liturgico e privato. Nel Medio Evo, si continua la tradizione dei Padri e bisogna arrivare al periodo della Riforma per coglierne l’aspetto confessionale. Infatti Lutero ne evidenzierà la fedeltà al Vangelo con una relazione intima con Dio che perdona direttamente senza la mediazione sacerdotale. Calvino si sofferma più sull’aspetto del “pane quotidiano” che viene donato da Dio insieme alla remissione dei peccati. La Chiesa Cattolica specie con Bellarmino e con la revisione dei catechismi, pone più attenzione alle differenze con le altre Chiese, e per molte generazioni i cattolici hanno imparato a pregare per il ritorno dei dissidenti all’unità della Chiesa cattolica, nel senso confessionale del termine e non a pregare in comunione con loro. Bisogna arrivare al ‘900 e al Concilio Vaticano II perché come già detto, esso diventi la preghiera comune delle Chiese. Il Pastore Valdese, Marco Fornerone, a partire dall’analisi biblica ha posto l’attenzione sulle radici ebraiche perché partendo dal Vangelo secondo Matteo il testo del Padre Nostro presenta molte affinità con l’antica tradizione che risale all’epoca della costruzione del secondo tempio, nel VI secolo a. C. e nella liturgia ebraica sinagogale, la preghiera del Qaddish recitata in aramaico presenta domande simili a quelle del Padre Nostro. Un accento particolare è stato posto sulla richiesta del “non indurci in tentazione” che viene vista come una funzione pedagogica da parte di Dio perché vuole provare la nostra fede e ci vuole condurre alla piena comunione con lui. Mo.C.

La parola alla... CARITAS

S. Rosa, una comunità pronta a donare Nonostante la crisi, il gruppo del Centro d’ascolto Caritas di padre Maurizio De Sanctis assiste una settantina di persone in difficoltà

anta Rosa è una Parrocchia forte e aperta, pronta a contrastare i grandi problemi del quartiere, e che può contare su un gruppo di volontari esperti e supportati da una comunità attenta alle esigenze dei fratelli bisognosi. «È un momento molto difficile - spiega Giancarlo Balducci, responsabile della Caritas parrocchiale - purtroppo anche nel nostro quartiere la crisi si fa’ sentire ogni giorno di più, e alla nostra porta bussano quasi esclusivamente italiani: su una trentina di famiglie, per un totale di circa settanta persone, solo un paio sono composte da stranieri. Ciò ci permette, tuttavia, di poter instaurare un dialogo, di essere “Centro d’Ascolto”, non avendo il problema della lingua e conoscendo così personalmente quasi tutti i frequentatori». Il Centro d’ascolto, per i colloqui e la distribuzione del pacco alimentare, è aperto tutti i mercoledì dalle 16.30 alle 17.30. Alla Caritas si presentano madri o padri separati con bambini, anziani o lavoratori con basso reddito che non ce la fanno a giungere alla fine del mese con la pensione o lo stipendio, e numerosi disoccupati di ogni età. «I contributi alimentari ci arrivano esclusivamente dall’AGEA - continua Balducci ma non sono sufficienti per coprire le esigenze delle persone che si rivolgono a noi. Per un certo periodo abbiamo dovuto anche sospendere il servizio. Dato che le spese che gravano sulla nostra chiesa sono numerose, abbiamo pensato di rivolgerci alla comunità e, con nostra sorpresa, moltissime persone hanno risposto al nostro appello, contribuendo con

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Qui sopra: da sinistra Vittoria Pardini, Anna Maria Nuti, Giancarlo Balducci e AntonioVenditti A fianco: il parroco, padre Maurizio De Sanctis

sacchetti di viveri, donando una parte della propria spesa settimanale per aiutare i parrocchiani più bisognosi. E l’aiuto continua, nonostante il periodo di crisi che stiamo vivendo». I volontari della Caritas ci tengono a sottolineare questo importante aspetto dell’amore verso i fratelli, ricordando ad ogni incontro che il pacco alimentare è offerto dalla comunità parrocchiale nella sua interezza. Inoltre, dato che non tutti sono frequentatori della S. Messa, vengono organizzati dei momenti di preghiera comune. In occasione della Quaresima,

tutti sono stati invitati a partecipare all’ora di adorazione della Croce del venerdì, dalle 21 alle 22. «Per gestire gli ingressi - spiega Anna Maria Nuti, volontaria utilizziamo delle schede anagrafiche compilate dagli utenti, in modo da avere una sorta di archivio. Ma non tutti si presentano al Centro Ascolto: Padre Maurizio, già occupatissimo nella gestione della Parrocchia, aiuta spesso i bisognosi che gli chiedono aiuto e che non passano dalla Caritas per vari motivi. Abbiamo avuto anche persone provenienti da altre Parrocchie ma, per ovvie esigenze di

Insieme ricordiamo il Vescovo SAVIO Martedì 2 aprile

VINCENZO SAVIO Vescovo di Belluno-Feltre già Vescovo Ausiliare di Livorno Salesiano Nono anniversario della morte Martedì 2 aprile 2013 - ore 18 - Chiesa Parrocchiale - Osio Sotto (BG) Santa Messa presieduta dal Parroco Don Giuseppe Bosio. Animata dal canto della Corale Santa Cecilia Porterà la sua testimonianza Don Matia Cavagna Autore della tesi: LA CHIESA, UNA TENDA! La Chiesa nella vita e negli scritti di mons. Vincenzo Savio

Domenica 12 maggio 2013

SULLE STRADE DI VINCENZO Alla ricerca dei luoghi cari al Vescovo Vincenzo Savio Gita alla Basilica Santuario SS. Vittore e Corona di Feltre Alle ore 11, Santa Messa di ricordo del Vescovo Vincenzo presso la Basilica-Santuario. Nel pomeriggio si visita il centro storico di Feltre e il Museo dei Sogni e della Memoria presso la Cooperativa Arcobaleno della Comunità di Villa e San Francesco.

risorse, abbiamo dovuto limitarci agli abitanti del nostro territorio: un coordinamento con tutto il vicariato, così come aveva auspicato il Vescovo Mons. Giusti, sarebbe ottimale per la gestione della situazione». Un grande impegno caritatevole e su vari fronti, nonostante le molte critiche mosse da più parti, a cominciare dall’ “adozione” di una bambina livornese: la madre, non potendo mantenerla in quanto ultima di quattro figli, avrebbe optato per l’aborto se Padre Maurizio, supportato dalla Comunità di S. Rosa, non fosse intervenuto predisponendo un conto corrente per contribuire al mantenimento della piccola. «Speriamo vivamente continua Anna Maria - di poter continuare nonostante le difficoltà e di poter coinvolgere alcuni dei numerosi giovani della Parrocchia, per far scoprire loro la bellezza del dono». Fabio Figara


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

10 marzo 2013

Anche a Livorno è crollato il muro?

UN’ANALISI DEL VOTO dei livornesi

Una profonda frattura tra partiti e cittadini NICOLA SANGIACOMO

l 25 febbraio a Livorno è accaduto un fatto inedito: dopo quasi sessant’anni, per la prima volta nella storia della Repubblica, la sinistra non ha ricevuto la maggioranza assoluta dei consensi degli elettori livornesi. E’ un evento certamente storico: politicamente infatti Livorno, nella storia repubblicana, ha avuto sempre una netta maggioranza di elettori “monocromatica”. Se i partiti hanno cambiato nome e alleanze nel tempo, gli elettori livornesi hanno, per quasi sessant’anni, sempre votato in larga maggioranza per quelle forze politiche che si riconoscevano, in forme diverse, nella sinistra. Se andiamo ad analizzare i risultati elettorali delle ultime elezioni nel Comune di Livorno rileviamo infatti che i partiti che fanno riferimento alla sinistra non hanno raggiunto il 50% dei 100.000 voti espressi dai livornesi: un dato sorprendente se pensiamo che un risultato simile non si era mai verificato e forse nessuno lo aveva neppure previsto per questa tornata elettorale, tale era la distanza da queste cifre nelle precedenti votazioni. Nelle elezioni regionali del 2010, infatti, il raggruppamento delle liste che sosteneva il presidente Rossi ( a cui non aderivano tutti i partiti che si collocavano a sinistra) aveva raccolto nel Comune di Livorno oltre il 71% dei voti. E la cosa ancora più sorprendente è che questo risultato storico sia avvenuto in coincidenza con un ulteriore arretramento di quei partiti che fanno riferimento alla destra e al centro dello schieramento politico. Analizzare questo dato oggettivo è molto importante anche in vista delle prossime elezioni amministrative che si terranno nel 2014. Certamente questo esito elettorale è conseguenza, in primo luogo, dell’enorme successo del Movimento Cinque Stelle che, anche a Livorno, ha raccolto i voti di un elettore su quattro raggiungendo il 27% del totale. Capire le ragioni di questo successo sarà una delle prime cose che tutti coloro che sono interessati alla politica dovranno fare nei prossimi mesi. Ma, al di là dei motivi che hanno portato al successo del movimento fondato da Beppe Grillo, resta il fatto che mai, nella storia repubblicana, una novità apparsa sulla scena politica cittadina era riuscita a mettere in crisi la solidissima base di consensi raccolti a

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Livorno dalla sinistra. Letti in questa prospettiva i risultati elettorali sono tutti da approfondire perchè indicano una gravissima frattura tra i partiti politici e il voto espresso dai cittadini,

Pensieri in LIBERTÀ

LA SFIDA EDUCATIVA La riflessione di una studentessa sul documento del Progetto Culturale della CEI mai trite parole che non uno «Saba. Aosava”, scriveva Umberto

Per la prima volta a Livorno la sinistra non arriva al 50% dei consensi DI

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come se i primi non riuscissero più ad interpretare, neppure in parte, le attese dei livornesi e avessero perso il contatto con la realtà cittadina. Il 25 febbraio l’allarme nel

mondo politico cittdino è scattato non con il suono di un campanello, ma di una potentissima sirena. Sarebbe davvero strano che qualcuno degli interessati non l’avesse avvertito.

Il voto dei livornesi nel 2013 (DATI RIFERITI ALL’ELEZIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI) MOVIMENTO 5 STELLE 27.134 27,12 %

FORZA NUOVA 185

CENTRO DEMOCRATICO 270 0,27 %

CASAPOUND ITALIA 113 0,11 %

PARTITO DEMOCRATICO 39.088 39,06 %

RIVOLUZIONE CIVILE - INGROIA 4.683 4,68 %

SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’ 4.745 4,74 %

FARE PER FERMARE IL DECLINO 854 0,85 %

IO AMO L’ITALIA 114 0,11 %

FRATELLI D'ITALIA 1.322 1,32 %

PARTITO COMUNISTA LAVORATORI 825 0,82 %

POPOLO DELLA LIBERTÀ 12.688 12,68 %

LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA’ 197 0,2 %

LEGA NORD 436

FUTURO E LIBERTA’ PER L’ITALIA - FINI 267 0,27 %

LA DESTRA - STORACE 351 0,35 %

UNIONE DI CENTRO CASINI 731 0,73 % SCELTA CIVICA - MONTI 5.967 5,96 %

0,18 %

0,44 %

MODERATI ITALIANI IN RIVOLUZIONE 90 0,09 %

Voti totali 100.060

DAL 3 AL 5 MAGGIO A PISTOIA

Una Settimana sociale per la Toscana i svolgerà a Pistoia, dal 3 al 5 maggio 2013, la prima Settimana Sociale dei cattolici Toscani, appuntamento che "dovrà aiutare a contestualizzare nell’ambito regionale l’Agenda per l’Italia approvata dopo la Settimana sociale nazionale di Reggio Calabria". Lo ha deciso la Conferenza episcopale Toscana riunitasi nei giorni scorsi all’eremo di Lecceto (Firenze). I vescovi, aderendo all’invito di Benedetto XVI per l’Anno della Fede, si sono quindi impegnati a pubblicare, nei prossimi mesi, "una Lettera dell’episcopato toscano sul tema della fede" con l’obiettivo di "sostenere il cammino delle comunità e dei singoli fedeli". La Cet, infine, ha analizzato la situazione dei Seminari, proseguendo una riflessione già avviata in precedenza.

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A TORINO Dal 12 al 15 Settembre l’appuntamento nazionale LA FAMIGLIA, SPERANZA E FUTURO PER LA SOCIETÀ ITALIANA Riparte dal documento conclusivo della Settimana Sociale di Reggio Calabria la Lettera con cui il Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani invita al cammino di discernimento in vista dell’appuntamento con la 47ª edizione (Torino, 1215 settembre 2013).

L’intento è quello che si intensifichi in tutti la preparazione attorno al tema di quest’anno, “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, nella consapevolezza della “rilevanza della sfida culturale e dunque politica che la prossima Settimana Sociale rappresenta”. In questo modo, accanto ai punti già ricordati dall’Agenda di Reggio (intraprendere, educare, includere, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale), si toccano “i nodi antropologici essenziali per il futuro della persona umana”, nella convinzione che “il «favor familiae», sancito dalla legge dello Stato fin dal suo livello costituzionale, non è in contrasto ma diventa garanzia anche per i diritti individuali”. Il lavoro di preparazione, spiega il Comitato, coinvolge anche la riflessione anche sul Matrimonio, “via esigente e affascinante”, che per i cristiani diviene “sacramento di amore pieno e di speranza”. Nel contempo, dire famiglia “chiama in causa diversi aspetti economici e ci aiuta a considerarli anzitutto in rapporto al primato della persona”. Il discernimento porterà anche a “ascoltare la speranza che ci viene dal vissuto di tantissime famiglie; riconoscere la famiglia come luogo naturale e insostituibile di generazione e di rigenerazione della persona, della società e del suo sviluppo anche materiale; essere concretamente vicini ed essere percepiti come vicini dalle famiglie – genitori e figli – che soffrono per i motivi più diversi…”

Probabilmente “amore” è una parola trita non menzionabile nei curricoli scolastici. Intendo l’amore universale, che trascende noi stessi, che rinnega la morte (a-mors), attraverso la procreazione di un’opera, di un’idea, intesa non come mezzo per farci “risparmiare tempo e danaro”, ma come lògos spermatikòs, come idea seminale, generatrice. Eros e Thànatos, ci diceva Platone, sono i due moti propulsori della vita e l’uomo aspira all’eternità attraverso l’amore fisico e spirituale. Viviamo nella società dei cambiamenti e il motivo imperante nelle indicazioni nazionali del MIUR è la gettonata formula “imparare ad apprendere”: il fine della scuola è diventato insegnare agli alunni ad adattarsi ai continui cambiamenti della società, a sviluppare competenze trasversali (capacità di diagnosi, di relazione, di problem solving, di decisione, di comunicazione, di organizzazione del proprio lavoro, di gestione del tempo, ecc..). Leggendo le indicazioni nazionali sulla scuola, mi è balenata nella mente un’immagine dantesca: quella degli ignavi costretti a girare nudi per l’eternità, inseguendo una insegna che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi. Secondo Dante, gli ignavi erano coloro che mai furono vivi, perché mai nella loro vita “avevano preso posizione”, mai avevano lottato per un’idea, un valore. Ecco, non vorrei che questa formula circolare “imparare ad apprendere” favorisse negli studenti la tendenza ad inseguire tutto e niente, ad essere efficaci ed efficienti, senza maturare quell’idea sacra dell’esistenza basata sull’amore. Quali sono le vere aspirazioni, le passioni interiori di bambini e giovani adolescenti? Cosa realmente amano fare? Forse le/gli insegnanti, i genitori, dovrebbero coltivare in loro quelle molteplici idee che danno senso alle loro vite che sono indubbiamente uniche. Dovrebbero coltivare quel coraggio ad essere e realizzare se stessi, ad amarsi gratuitamente, valorizzando pregi e individuando limiti. “Insegnare” implica un’autorità che realizza “l’espansione, la crescita” degli individui (dal lat. augere: aumentare). Come è possibile avere quell’autorità se gli adulti stessi inseguono i cambiamenti, le varie forme della vita e non la sostanza delle loro esistenze? Probabilmente quando i bambini gridano, fanno confusione, ignorano gli adulti e ciò che dicono, è perché recepiscono quella mancanza di consapevolezza e di senso. Quel non aver scoperto la vera missione delle proprie vite. Alessandra Selmi studentessa di Scienze della Formazione Primaria – Fi


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

10 marzo 2013

Agenda del VESCOVO

VENERDÌ 8 MARZO 18.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con i catechisti alla parrocchia di S.M. del Soccorso 21.00 Via Crucis per il VI vicariato a Stagno SABATO 9 MARZO 10.00 convegno dell’Associazione Italiana Persone Down dal titolo: "Sindrome Down. Le ragioni di una speranza" al Parco del Mulino 17.00 convegno diocesano dei catechisti (vedi locandina in pagina) 18.30 S. Messa in occasione dell’anniversario della fondazione della Comunità di S. Egidio alla chiesa di S. Giovanni

Diocesi informa VIA CRUCIS DEL VI VICARIATO Venerdì 8 Marzo alle 21.00

DOMENICA 10 MARZO 10.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro S. Messa alla chiesa della Ss.ma Trinità (Cappuccini) 11.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con le famiglie alla parrocchia della Ss.ma Trinità (Cappuccini) LUNEDÌ 11 MARZO Nella mattina, udienze clero in vescovado Nel pomeriggio, a Roma alla commissione CEI per i beni culturali MARTEDÌ 12 MARZO A Roma alla commissione CEI per i beni culturali 21.15 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con i catechisti alla parrocchia dei Sette Santi MERCOLEDÌ 13 MARZO Nella mattina udienze clero, in vescovado 12.30 visita e benedizione del cantiere Benetti 17.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con i genitori del catechismo alla parrocchia di San Jacopo 19.00 Lectio divina in seminario GIOVEDÌ 14 MARZO 10.00 S. Messa e precetto pasquale interforze, al Santuario di Montenero Nella mattina udienze laici in vescovado 18.00 S.Messa in occasione della Pasqua con gli operatori della comunicazione in vescovado VENERDÌ 15 MARZO Nella mattina udienze laici in vescovado 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 15.30 inaugurazione della nuova sede della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno 18.30 S. Messa in occasione dell’anniversario della morte di Chiara Lubich, alla chiesa Beata Madre Teresa di Calcutta 21.00 Via Crucis per il V vicariato al Gabbro

Monsignor Simone Giusti, presiederà la processione per le strade di Stagno. Il percorso si articolerà lungo il seguente itinerario: Chiesa di San Luca, Via De Gasperi, Piazza di Vittorio, Via Romita, Via Marx, Via Curiel, Casa Famiglia, Via Buozzi, Via Barontini, Via Fossoli, Corso Italia, Chiesa di San Leonardo. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare e ad accendere un lumino nelle vie, illuminando questo cammino di preghiera per tutti.

I viaggi di PHARUS

BREVI DALLA DIOCESI

A Roma

SABATO 9 MARZO ALLE 10.00

Convegno AIPD

MERCOLEDÌ 10 APRILE In pellegrinaggio in occasione della Visita Ad Limina, nell’Anno della fede, accompagnati da mons. Simone Giusti Quota di partecipazione: Euro 40,00 *possibilità di itinerario di due giorni (9-10 aprile)

Al Parco del Mulino, l’Associazione Italiana persone down organizza un convegno dal titolo "Sindrome down. Le ragioni di una speranza"

Medjugorie

GIOVEDÌ 14 MARZO ALLE 18.00

DAL 24 AL 29 APRILE In bus e traghetto da Livorno Quota di partecipazione: Euro 380,00 in poltrona (Con visite di Loreto e Santa Maria degli Angeli ad Assisi)

Nella cappella del Vescovado, S. Messa con gli operatori della comunicazione, per la Pasqua

Per informazioni rivolgersi a: PHARUS VIAGGI Via Sant’Andrea 69 - tel. 0586/211294 email:pharusviaggi@livorno.chiesacattolica.it

VENERDÌ 15 MARZO ALLE 17.45.

RICORDANDO CHIARA LUBICH l Movimento dei Focolari invita a partecipare alla commemorazione quinto anniversario della partenza per il Cielo di Chiara Lubich Idel

SABATO 16 MARZO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano a Montenero, a seguire S. Messa al Santuario 10.30 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con il Consiglio Pastorale Affari Economici alla parrocchia di S. Agostino 18.00 S. Messa per la pastorale scolastica alla chiesa di S. Lucia

VENERDÌ 15 MARZO 2013 Chiesa Beata Madre Teresa di Calcutta Via della Padula, 80 - Salviano 2 (subito dopo v. Bacchelli di Porta a terra) Livorno - ore 17.45 - brevi meditazioni su testi di Chiara Lubich - riflessioni ed esperienze - ore 18.30 Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Simone Giusti Vescovo di Livorno

DOMENICA 17 MARZO 10.00 S. Messa e visita alla comunità eucaristica alla chiesa dei Sette Santi 11.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con le famiglie alla parrocchia dei Sette Santi 16.00 all’Istituto Immacolata, ritiro di Quaresima delle religiose

Chi fosse interessato alle iniziative che si svolgeranno altrove (tra le quali un Convegno Internazionale che si terrà a Roma e che vedrà la presenza anche del Presidente della Repubblica Napolitano) può consultare queste pagine: http://www.focolare.org/anniversary/ http://www.focolare.org/wp-content/uploads/2013/01/CarismaStoriaCultura_program_ITA.pdf

Operatori della comunicazione

Parrocchia dei Cappuccini Via Crucis alla Parrocchia dei Cappuccini (chiesa Ss.ma Trinità)

Pellegrinaggio diocesano a Montenero SABATO 16 MARZO ALLE 8.00 Ritrovo in piazza delle Carrozze per il pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero, a seguire S. Messa presieduta da mons. Simone Giusti

Incontro Diaconi DOMENICA 17 MARZO ALLE 15.00 Presso il Monastero delle Suore Trappiste di Valserena a Guardistallo, ritiro di Quaresima per i diaconi; la riflessione sarà offerta da mons. Paolo Razzauti

USMI DOMENICA 17 MARZO ALLE 16.00 All’Istituto Immacolata, ritiro di Quaresima guidato da mons. Simone Giusti su: "La fede nel mistero pasquale"


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

10 marzo 2013

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Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita LA PAROLA «Laetare» ovvero «Rallégrati» è l’invito che la liturgia di questa quarta Domenica di Quaresima rivolge al popolo di Dio affinché si affretti con «fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina» (Orazione colletta). Nella celebrazione odierna gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore (cfr. Sal 33,9) che mediante Cristo ci ha riconciliati con sé (cfr. 2Cor 5,18). Il Padre, infatti, fa misericordia a tutti quei figli che ritornano a lui con tutto il cuore non imputando ad alcuno il proprio peccato. Si rallegri, oggi, il Padre che ha ritrovato vivo il suo figlio ribelle. Si rallegri il figlio più giovane perché il Padre gli ha fatto misericordia. Si rallegri il figlio maggiore perché è tornato il fratello smarrito. Si rallegri il popolo di Dio che finalmente può gustare i frutti della misericordia. Si rallegri la madre Chiesa che rinnova la sua giovinezza attraverso la conversione dei suoi figli. LA MEDITAZIONE La Chiesa è una comunità conviviale: il banchetto che sazia è per chi è vicino e per chi è lontano, per chi torna e per chi vaga nel deserto. Gesù racconta questa parabola per rispondere ai farisei che mormoravano, perché il Maestro lasciava che i pubblicani e i peccatori si avvicinassero, mangiando, addirittura, con loro! Gesù carica il racconto di significati. Il figlio esce di casa con il suo avere e «La cosa certa è che Dio sempre ci aspetta per iniziare si reca in un la festa e per donarci la sua eredità, che è indivisibile paese sicuramente e inestinguibile. Gesù narra che la festa inizia per dirci pagano, dove che si interrompe ogni volta che ci allontaniamo dilapida le sue sostanze vivendo dalla casa del Padre, ma che prontamente riprende nel piacere ogni volta che vi torniamo e andrà avanti senza sfrenato; quando interruzione solo quando tutti i figli saranno ritornati» si trova sul lastrico, trova lavoro come guardiano di porci, e non si sente appartenente “pausa” nel cammino l’animale impuro per alla famiglia (chiama il penitenziale. eccellenza (Lv 11,7). Rientra fratello “questo tuo figlio”). Si preferisca utilizzare in sé, spinto dalla fame, Il giovane, invece, lo chiama paramenti dal colore decide di ritornare dal padre più volte “padre”. Dio non tradizionale rosaceo, e addirittura prepara un cerca solo servi che operino indicato per questa discorso per commuoverlo, bene, ma dei figli che lo Domenica. manca però una sappiano riconoscere come componente essenziale: il padre soprattutto quando ci Per l’Atto penitenziale si pentimento. A questo punto accoglie e ci perdona. La potrebbe utilizzare la 3ª entra in scena il padre, che parabola non ci dice se il formula prevista dal Messale viene caratterizzato da fratello maggiore sia entrato Romano con le seguenti cinque verbi: lo vede da e se il minore rimanga a casa invocazioni: lontano, perché da sempre per sempre: a volte andiamo, - Signore Gesù, che con la lo aspetta; si commuove fino a volte torniamo, a volte tua croce ci riconcili con il alle viscere, perché solo Dio giudichiamo i fratelli. La Padre; ama così profondamente e cosa certa è che Dio sempre Tu nostra giustizia, abbi totalmente l’uomo da ci aspetta per iniziare la festa pietà di noi: sentirsi totalmente preso da e per donarci la sua eredità, Kyrie eleison. questo sentimento; si mette che è indivisibile e a correre, perché è il suo inestinguibile. Gesù narra - Cristo Signore, che sei cuore che lo “comanda”; gli che la festa inizia per dirci venuto a cercare ciò che era si getta al collo, per che si interrompe ogni volta perduto; immergerlo nel suo amore, che ci allontaniamo dalla Tu nostra misericordia, abbi nel suo cuore; non finisce di casa del Padre, ma che pietà di noi: baciarlo, segno di perdono e prontamente riprende ogni Christe eleison. di felicità. Il figlio inizia a volta che vi torniamo e dirgli il discorso preparato, andrà avanti senza - Signore, che fai festa per ma il padre lo interrompe interruzione solo quando ogni peccatore pentito; proprio quando sta per dire tutti i figli saranno ritornati. Tu nostra pace, abbi pietà di di non essere degno di noi: chiamarsi figlio ma servo. Il INDICAZIONI Kyrie eleison. padre ordina di mettergli PER LA CELEBRAZIONE tutti i segni del figlio e di In questa Domenica durante Per la Professione di fede si nuovo partecipe dell’eredità. la processione introitale suggerisce di utilizzare il Il fratello, sentito l’accaduto, oltre la Croce astile si porti Simbolo degli Apostoli si indigna e rimprovera anche l’Evangeliario (Messale Romano, pag. 306; aspramente il padre. La accompagnato dai ceri e si Cfr. pag. XLIX ). Laddove è differenza sostanziale fra i prepari un adeguato possibile si preferisca la due figli è che il maggiore si addobbo floreale che forma in canto, purché la sente servo (nel dialogo non evidenzi sia l’approssimarsi melodia prescelta rispetti il usa mai il termine “padre”) della meta pasquale sia la testo e la sua struttura. A tal

proposito si suggerisce di eseguire “Io Credo in Dio – Simbolo apostolico” (RN 18), oppure – per favorire la partecipazione di tutti, anche di assemblee meno abituate al canto – la composizione in forma responsoriale “Simbolo degli Apostoli” (P. Impagliatelli). Per la Benedizione finale si può utilizzare la Preghiera di benedizione sul popolo, 23 (Messale Romano,pag. 450). In questa preghiera s’invoca la vigore della grazia che conferma e sostiene il cammino di coloro che ritornano al Signore e lo proclamano Padre delle misericordie. PER LA FAMIGLIA L’alleanza sponsale tra uomo e donna è un’alleanza tra due creature fragili e segnate dal peccato originale, dall’egolatria. L’egolatria, trasforma spesso la relazione interpersonale in un campo di battaglia in cui vince il più forte. Scrive Guardini: “dietro ogni matrimonio in crisi c’è una lotta per il potere”. La volontà di potenza sull’altro è il vero esilio dall’amore, tornare all’amore significa discesa nell’umiltà e nel servizio, ritorno obbediente al dono di sé, per celebrare le lodi di Dio. UNA BUONA PRATICA I genitori, insieme, alla luce della loro esperienza, provino a raccontare ai figli come Dio è “colui che di due ha fatto una cosa sola”. Preghiamo: “Signore donaci uno spirito di umiltà e perseveranza”.

Speciale QUARESIMA

SUSSIDIO PER LA QUARESIMA: QUARTA DOMENICA.........


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

10 marzo 2013

Giornata Mondiale di Preghiera delle donne

8 e 9 giugno: ecco la due giorni diocesana dedicata a giovani e alle famiglie

Fede e famiglia... si può!

ERO STRANIERO E MI ACCOGLIESTE enerdì 1 marzo, come ormai da tradizione, la Chiesa Valdese ha ospitato la Preghiera Mondiale delle donne. Così le donne cristiane della città di Livorno si sono unite alle altre comunità seguendo i testi preparati dalle donne di Francia. Il tema dell’essere straniere, migranti diverse per lingua e dialetti con le difficili, faticose, tristi esperienze, sono state meditate alla luce della Scrittura. Nel Levitico infatti il Signore invita il suo popolo a trattare lo straniero come se fosse uno dei connazionali e ad amarlo ricordando che anche lui è stato straniero in terra d’Egitto. Nel Vangelo di Matteo, Gesù stesso dice che nel giorno del Giudizio saranno benedetti da suo coloro che Nel cammino Padre hanno incontrato Gesù nel forestiero, ecumenico nel nudo, nel forte prigioniero ecc. è l’impegno Pertanto nel cammino perché ecumenico forte è ciascuno l’impegno perché ciascuno diventi diventi responsabile e responsabile generoso nel e generoso prendersi cura nel prendersi dell’altro. La raccolta cura dell’altro colletta verrà destinata ad una Casa di Accoglienza che ha sede a Strasburgo che da trent’anni accoglie stranieri e oltre ad offrire l’insegnamento del francese, fa da supporto amministrativo e legale nella preparazione della documentazione dei richiedenti asilo da presentare agli uffici competenti. Merita una annotazione il quadro dipinto (nella foto) per questa Giornata da AnneLise Hammann JEANNOT nata in Svizzera nel 1967. In questo quadro graficamente astratto ha cercato di rappresentare lo straniero con una sagoma dipinta solo nei toni dei grigi, volutamente separato dagli altri colori a causa del fatto che, in sostanza, egli è diverso. Giocando con linee e colori più chiari, ha cercato di rappresentare la luce che viene dall’alto, dal cielo, e che comprende lo straniero. Allo stesso modo, la luce risplende dal gruppo, rappresentato da forme o pietre nella parte inferiore del dipinto. Si crea così un cerchio che accoglie la figura. La scena è immersa in un ambiente vivace e accogliente, per questo ho usato i colori per dimostrare il carattere festivo, l’impatto dell’incontro, l’apertura verso gli altri. Monica Cuzzocrea

Momenti di festa, di approfondimento, di preghiera... ma soprattutto momenti per conoscersi e stare insieme! ue giorni interi dedicati alla famiglia e ai giovani, è questa la «novità diocesana» di quest’anno pastorale, in programma l’8 e 9 giugno a conclusione delle attività in calendario. L’iniziativa, che è ancora in fase di organizzazione, è curata dell’ufficio diocesano di pastorale per la famiglia, in collaborazione con l’ufficio di pastorale giovanile, l’ufficio catechistico e la consulta delle aggregazioni laicali. La due giorni vedrà momenti di festa, di gioco, di approfondimento, di preghiera, un concorso artistico e molto altro ancora e si svolgerà alla parrocchia della SS. Annunziata a La Leccia. Questo appuntamento vedrà anche il coinvolgimento delle scuole cattoliche cittadine; naturalmente la partecipazione è aperta a tutti, ma in particolare ai giovani e alle famiglie.

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L’arte «deve tornare popolare» Convegno su Arte e fede in Vescovado Cooperatori Paolini, nel proseguo della riflessione sul Concilio Vaticano II, hanno organizzato un convegno su “Arte e fede: A partire dalla teologia dell’opera d’arte”. L’iniziativa , ricordando don Franco Patruno, una grande figura della cultura e dell’arte della Chiesa ferrarese della seconda metà del ‘900, morto prematuramente sei anni fa e per la cui memoria, monsignor Giusti ha concelebrato la s. Messa, ha invitato anche un artista e un giornalista ad analizzare lo spinoso problema della frattura esistente tra il mondo dell’arte e la Chiesa ed anche con la cultura popolare in genere. Pochissimi, anzi rarissimi sono gli artisti che nel Novecento hanno cercato di proporre un’arte che andasse incontro alla gente, a tal punto che si può quasi dire che non vi sia più un’arte sacra. Don Franco Patruno, come ha esposto Pietro Lenzini di Faenza, artista, scenografo e storico dell’Arte ha sempre manifestato una particolare attenzione a questa lontananza e ha sempre voluto evidenziare l’accoglienza della Chiesa nella sua missione di ascolto e di dialogo, nella consapevolezza che

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È forte la discrasia fra popolo e arte e fra arte e Chiesa e se l’antica arte cristiana, nata per esigenze liturgiche ha vissuto in simbiosi con la cultura, addirittura creando una continuità fra sacro e profano per molti secoli, purtroppo in questo ultimo secolo registra una grande arretratezza occorre coniugare l’annuncio del Vangelo e della sua Verità, cioè la persona di Cristo. Don Franco era stato un grande sollecitatore per un arte religiosa e libera, e nei suoi scritti molto profondi vi era il desiderio e l’anelito di proporre l’opera d’arte come espressione del Divino. Il testo pubblicato “Per una teologia dall’opera d’arte”, ci aiuta a riappropriarci dell’arte come mezzo di comunicazione della fede non in modo accademico, ma coraggioso per un approfondimento spirituale non solo con i fedeli ma anche per i laici. Il giornalista di RAI 3 Massimo Lucchesi, evidenziando le difficoltà insite nel comunicare oggi, perché manca una ricerca, ha visto nella figura di Patruno un esempio di limpidezza, intensità e profondità perché nella ricerca espressiva aveva come desiderio quello di incontrare l’altro.

Bellissima ed emblematica l’espressione del grande filosofo Guardini che aveva fatto propria: “ Se l’incontro è completo, ecco che si verifica l’incontro tra due volti, uno sguardo trapassa nell’altro”. La teologia e l’arte sacra, non sono una dimensione solo per religiosi, ma sono dei riferimenti e dei metodi che favoriscono la ricerca della nostra intelligenza. Il giornalista, quando “sa narrare” riporta l’arte alla sua vocazione di espressione del mistero dell’uomo, credente e non credente. Quando l’opera d’arte dunque in colui che l’osserva aiuta a scavare e a scendere nel profondo, ecco che suscita dei sentimenti e se l’opera d’arte è sacra “ha in Gesù la chiave di interpretazione perché un artista possa con l’arte esprimere se stesso”. Monsignor Giusti nel suo intervento ha voluto porre l’attenzione sulla crisi

Nelle foto due momenti della conferenza nella sala Piccioni e qui sopra don Franco Patruno in una foto di repertorio

artistica in tutti i suoi ambiti: dalla musica, alla scultura, all’architettura ed è rarissimo trovare opere importanti di contemporanei. E’ forte la discrasia fra popolo e arte e fra arte e Chiesa e se l’antica arte cristiana, nata per esigenze liturgiche ha vissuto in simbiosi con la cultura, addirittura creando una continuità fra sacro e profano per molti secoli, purtroppo in questo ultimo secolo registra una grande arretratezza. Don Franco che aveva cercato di affrontare il problema e aveva invitato al dialogo tutti, è stato uno dei pochi a sentire questa esigenza e a capire quanto fosse necessario uscire dall’individualismo e dal narcisismo perché l’arte svolge una funzione sociale.

Monsignor Giusti ha invitato tutto il mondo culturale a collaborare di più e ad elaborare un manifesto popolare che dia voce ai sentimenti del popolo e che si riappropri di quella dimensione che mette in dialogo le varie realtà. Ecco che come già dal Concilio la Chiesa che si apriva alla società e a tutte le sue complessità, si propone di sostenere gli artisti promuovendone le nuove tendenze e adattandole ai nostri tempi “secondo l’indole delle diverse nazioni e regioni”. L’iniziativa dei Cooperatori Paolini ha avuto la collaborazione dell’Apostolato della Pregheira, dell’Associazione Maestri Cattolici e del Centro Italiano Femminile. Monica Cuzzocrea


LA SETTIMANA DI LIVORNO

NEL BICENTENARIO DI Federico Ozanam

TOSCANA OGGI 10 marzo 2013

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Federico Ozanam inToscana al gennaio alla fine di agosto del D 1853 Federico Ozanam è a Livorno: è la ricerca del sole e del clima che lo

La Carità è ANSIA di GIUSTIZIA Pubblicato dalla casa editrice diocesana «Pharus» ecco il nuovo libro di don Gino Franchi sulla figura del beato Federico Ozanam. Il suo soggiorno a Livorno attraverso le lettere e la Società di S. Vincenzo in Toscana DI

CHIARA DOMENICI

ontinuano gli studi di don Gino Franchi, parroco della chiesa intitolata a Madre Seton: dopo i libri dedicati alla Santa patrona, che nel suo operare adottò il carisma di carità dei Vincenziani, don Franchi ha ampliato le sue ricerche pubblicando un libro sulla figura di Federico Ozanam, tra i fondatori della Società di S. Vincenzo de’ Paoli. Una figura quella di Ozanam, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, molto attuale, nelle idee e nella solidarietà ai più deboli, che merita di essere conosciuta e approfondita, anche perché soggiornò diversi mesi nella nostra città, proprio poco tempo prima della sua morte, lasciando legate a Livorno numerose lettere e testimonianze del suo operato. Abbiamo parlato con don Gino per sapere di più.

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Con questo libro, che cerca di raccontare un po’ della vita di Ozanam, in special modo del suo soggiorno a Livorno attraverso le sue lettere mi piacerebbe contribuire a far conoscere quest’uomo e le sue idee così attuali e utili anche per i giorni che stiamo vivendo».

In questa sua ricerca ha avuto anche una “collaborazione francese”… «L’estate scorsa sono stato a Parigi a Rue du Bac, nella Cappella dove nel 1830 l’Immacolata apparve a S. Caterina Labouré e le disse di coniare una Medaglia con la Sua immagine, quella che è stata chiamata la "Medaglia Miracolosa", e lì ho incontrato anche Amin de Tarrazi, che per tanti anni Presidente Mondiale della Società di S. Vincenzo de’ Paoli (tra le altre cose il 29 giugno del 1974 era ad Antignano per un Convegno della S. Vincenzo e venne ad Don Gino da dove nasce l’idea incontrare il Padre Generale del libro? «Tutto è cominciato quando dei Vincenziani che era a Paolo Maiani, alla fine del benedire la Prima Pietra della Nelle foto: la tomba di Ozanam a Parigi; la copertina del libro che raffigura l’immagine del 2010, nell’affrescare la parete nostra chiesa: sulla Beato dipinta da Maiani sulla chiesa di Madre Seton a Livorno (Stampa Editasca); della chiesa di pergamena che don Gino Franchi insieme a Amin deTarrazi, per tanti anni Presidente Mondiale della Società Madre Seton con A Maggio, durante mettemmo c’è di S.Vincenzo de’Paoli. i santi della anche la sua la festa di S. Giulia firma). È lui che famiglia ripristino della lapide in suo vincenziana volle una giornata mi ha dei Padri Vincenziani ed ho ricordo che si trovava nel rappresentare accompagnato avuto la fortuna di trovare tra in ricordo chiostro del vescovado». anche Federico alla sede centrale i concelebranti anche Padre di Ozanam Ozanam con della S. Vincenzo, Luigi Mezzadri, Postulatore Secondo lei come mai la S. accanto la al Museo che lui della Congregazione, con lui e a Settembre Vincenzo a Livorno si è Fortezza di ha messo insieme ho potuto concelebrare nella il convegno di studi con i ricordi del estinta? Livorno, visto il Cripta della chiesa di S. «A questo proposito vorrei suo soggiorno in a Livorno, a cui Beato Federico Giuseppe des Carmes dove c’è ricordare Giovanni Bosi, che è città poco prima parteciperanno Ozanam e mi ha la Tomba di Federico stato l’ultimo presidente della della sua morte. regalato i volumi Ozanam». esponenti Società e che è morto proprio Fu allora che mi dei documenti Il libro accompagna anche un in questi giorni. Secondo me venne voglia di della S. Vincenzo sulla sua grande evento… è stato a causa di un conoscere meglio Beatificazione e i provenienti «Si, in occasione quest’anno equivoco, forse si è visto questa figura. volumi delle sue dall’Italia del bicentenario della sua nell’avvento delle Caritas Purtroppo la lettere: una nascita, il 21 Settembre si parrocchiali una naturale Società di San grande fatica poi e dall’Europa svolgerà proprio a Livorno sostituzione dei gruppi di Vincenzo de per portarli, ma nella chiesa di Madre Seton, volontariato caritativo che già Paoli, che a che ho fatto con il un convegno nazionale di esistevano, mentre la Caritas Livorno aveva radici antiche grande piacere di avere questo studi su Ozanam. Ma già a dovrebbe avere più un ruolo (fin dal 1851), seconda in bel patrimonio culturale e di Maggio, nell’ambito delle pastorale, di educazione alla Italia dopo Genova, da alcuni ricerca. A Parigi poi sono stato iniziative per la festa di S. carità che non solo un anni non esiste più, per sulla Tomba di S. Vincenzo de Giulia, ricorderemo il beato impegno concreto con i questo ho dovuto ricercare in Paoli a Rue de Sèvres e ho Federico con una giornata di poveri; poi negli anni sono diverse biblioteche italiane. avuto la possibilità di commemorazione e il nate realtà nuove come la Poi l’amicizia con la famiglia concelebrare con la Comunità Sant’Egidio ed altre, forse più Quaratesi di Pisa mi ha adatte ai tempi moderni». portato a conoscere un’altra famiglia: quella dei PER APPROFONDIRE Qual è la missione della San Palazzuoli Bevilacqua, che uscito per le edizioni Lindau il libro di Giorgio Bernardelli intitolato Vincenzo, diciamo, il cuore di accolsero Ozanam a Livorno e “Federico Ozanam, l’uomo che non aveva paura della crisi”. Eccone questa realtà? si presero cura di lui e della una breve recensione che può sicuramente arricchire la conoscenza di questa «Dimostrare la fede attraverso sua famiglia durante il figura così attuale. Una fase storica segnata da profonde trasformazioni, con le opere e anche Benedetto soggiorno labronico. Dopo equilibri che si credevano eterni andati improvvisamente in frantumi. Un’epoca XVI negli ultimi anni del suo vari contatti sono riuscito ad in cui gli “indignati”scendevano in piazza, infiammati dalla questione sociale. pontificato ha richiamato incontrare gli eredi a Ma anche un tempo in cui nella Chiesa c’erano idee diverse sul rapporto con la costantemente a questo Montopoli e da loro ho avuto modernità e in cui si facevano i conti con un laicismo sempre più padrone della aspetto. Opere di carità intese un grande dono: otto volumi società. Non sembra la fotografia degli anni che stiamo vivendo? E invece è lo nel senso più ampio però, delle opere di Federico spaccato della Parigi in cui si dipana l’avventura umana di Frédéric Ozanam, come le intendeva Federico Ozanam, cinque dei quali con laico cristiano, intellettuale, giornalista, ma soprattutto grande testimone di Ozanam, politica compresa, dedica personale e poi una carità inseparabile dalla giustizia. Aveva appena vent’anni quando – perché fare carità è lavorare successivamente cinque insieme a un gruppo di amici universitari – fondò la Società di San Vincenzo per il bene comune. Perché la quaderni di lettere originali de’ Paoli, fatta di giovani cattolici che volevano operare tra i poveri della Carità non è una semplice del Beato, che adesso capitale francese, non per un’opera di mera filantropia, ma come primo passo elemosina ma una vera e conserviamo qui a Livorno di una rifondazione dell’intera società a partire dal Vangelo. propria ansia di giustizia». come vere e proprie reliquie.

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portano tra noi per ritrovare la salute definitivamente compromessa da una pleurite che si trasforma in tubercolosi e nefrite. Oltre tutto quell’anno il tempo non lo aiutò, visto che da quando arrivò a Livorno la pioggia continua lo accompagnò fino alla tarda primavera. Nonostante la malattia e il clima, seguendo gli ordini di Amelia, “l’angelo dolcissimo ma anche tanto severo” che gli faceva rispettare le prescrizioni del medico, Federico si alzava ogni mattina, faceva colazione accanto al fuoco, e, tempo permettendo, usciva. A Pisa le chiese, il Campo Santo, la ricchissima biblioteca dell’Università sono le sue mete. “Maria, la figlioletta, ci rallegra con mille smorfiette e nello stesso tempo vedo con interesse i suoi progressi nella lingua italiana.” E la tenerezza di Amelia “mi circonda ogni momento e previene i miei desideri”. Il 23 aprile, suo quarantesimo compleanno, scrive il suo meraviglioso testamento spirituale. Federico sarebbe voluto tornare a Parigi, la salute non lo permette ancora e i medici consigliano di passare l’estete al mare. “come uno stormo di gabbiani siamo venuti a posarci sulle rocce di San Jacopo” alla periferia di Livorno. I membri della San Vincenzo, che gli avevano trovato la casa, subito, il 1° di maggio, lo invitano alla loro assemblea: già da due anni a Livorno era nata la prima Conferenza in Toscana. Ed i confratelli per quattro mesi gli saranno vicini con assiduità ed amore, soprattutto il Presidente che sarà anche il suo medico, i fratelli Giovanni e Francesco Bevilacqua, il Padre Massucco, vincenziano, che aveva fondato la Conferenza. Il 18 agosto 1853, aggravandosi la sua malattia, dopo aver ricevuto, il 15, la sua ultima Comunione nella chiesa di Antignano, volle riaprire il suo testamento per aggiungervi: “Io aggiungo qui i più teneri ringraziamenti per i fratelli Bevilacqua, il Dr. Prato e il Rev. Massucco che mi hanno manifestato la loro amicizia: Dio solo può ricompensarli degnamente”. La preoccupazione costante, nonostante la malattia, va comunque alle Conferenze di San Vincenzo, a quelle di Livorno, Pisa, Pontedera, Firenze, a quella di Prato, nata solo da pochi mesi. Le visita personalmente e nel mese di luglio fa un dettagliato rapporto al Consiglio Generale. Dopo la visita a Siena, assistendo anche allo spettacolo del Palio, la meravigliosa lettera al Padre Pendola, direttore del Collegio Tolomei, dove lo invita a fondare anche lì una conferenza: “Voi ospitate giovani ricchi. Oh Padre mio, quale utile ammaestramento per fortificare quei cuori deboli potrebbe essere il commovente spettacolo di mostrare loro dei poveri! Di mostrare loro Nostro Signore Gesù Cristo, non solo nelle immagini dipinte dai più grandi maestri, splendenti d’oro e di luci sugli altari, ma di mostrare loro Gesù Cristo e le sue piaghe nella persona dei poveri”. Può ancora godere della nomina a membro dell’Accademia della Crusca, può godere di cogliere un ramoscello di mirto fiorito per offrirlo ad Amalia, può godere dello spettacolo del mare a S. Jacopo con il mare popolato di barche e di isole, può godere di farsi pellegrino al Santuario della Madonna di Montenero, può ancora sognare di scrivere e, mentre nutre la propria anima con la Parola della Scrittura, può pensare di essere utile agli altri anche sul piano spirituale: “Questa cara Amelia, che s’ingegna sempre per farmi occupare dolcemente lo spirito, mi ha fatto iniziare il piano di un Libro dei malati dove verranno riuniti i passi più toccanti della Bibbia, dei Padri e dei santi sulle malattie, le sofferenze, i sentimenti che esse devono ispirare, l’uso che bisogna farne”. La situazione della sua salute precipita, dalla Francia vengono i fratelli Alfonso e Carlo, il 31 di agosto la famiglia Ozanam parte dal porto di Livorno: i fratelli Bevilacqua corrono a casa a prendere una poltrona per farlo adagiare durante la traversata. Un ultimo gesto di amicizia fraterna che, con la famiglia, sarà ancora viva dopo più di cinquant’anni. Don Gino Franchi


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TOSCANA OGGI 10 marzo 2013

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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