La Settimana n. 10 del 10 marzo 2013

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IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

10 marzo 2013

di mons. Alberto Ablondi

d io vorrei dirvi che la Chiesa non è fatta per risolvere i “come” E della vita. Forse vi sono stati momenti nei quali, come supplenza, è stata costretta ad entrare nel mondo e ad aiutare l’uomo a risolvere i “come”. Non facciamo questa indagine storica che abbiamo tutti presente: forse oggi può essere che in particolari situazioni un sacerdote o la Chiesa debba aiutare un uomo a risolvere il “come” per portarlo alla consapevolezza del “perché”; ma guai se la Chiesa si fermasse al “come”: entrerebbe in concorrenza con tutte le altre società e snaturerebbe se stessa e creerebbe un mondo monotono in cui l’uomo si consumerebbe nei “come” senza trovare la soluzione del problema che condiziona i “come”, cioè il problema dei “perché”. “Sacerdoti e Laici nella Chiesa 1969 - Una missione d’accoglienza”

Tempo di Conclave

L’elezione del pontefice sulle pagine dei «nostri giornali»

Il soffio dello Spirito: ieri, oggi, sempre DI

GIULIA SARTI

colloquio con Don Ezio Morosi, ordinato sacerdote nel 1957, uno degli "storici" della nostra Diocesi. Con lui abbiamo parlato del papa, del passato e del futuro della chiesa.

A

Quale è il primo papa che ricorda? «Quando venne nominato papa Pio XII ero un bambino. Ricordo le emozioni degli adulti e le loro aspettative per il peso che avrebbe potuto avere nel mondo. Emozioni che sentivo e che mi contagiavano. Poi col tempo ho iniziato a farmi una mia opinione su di lui.» Come sacerdote e come cristiano quanto ha influito questa figura su di lei? La sente una presenza vicina o lontana? «Dal punto di vista religioso il Santo padre è il vertice, e in me ha sempre lasciato un interesse particolare. Lo sento e sentito vicino perchè papa della mia chiesa, quella di cui faccio parte. Questo crea un legame che ci unisce, ma certo, non in modo fisicamente diretto. Per chi poi va verso il sacerdozio, il papa rappresenta un punto di riferimento, un capo-barca nella guida, dalla cui saggezza dipende molto». Lo ha mai incontrato personalmente? «Da Pio XII in poi ho avuto modo di incontrarli tutti, ma mai in modo privato, sempre insieme ad altre persone». Nel corso della sua vita si sono succeduti diversi papi. Come potrebbe caratterizzare ognuno di loro in base al tipo di missione che ha portato avanti? «Di Pio XII ammiro il coraggio. Ha vissuto momenti difficili per la storia del mondo e della chiesa e li ha saputi affrontare. Il suo successore Giovanni XXIII ha brillato per la bontà e santità, di cui emblema è il "Discorso alla luna". Se penso a Paolo VI invece penso alle lacrime, al dolore che ha sofferto, alle difficoltà: Giovanni XXIII aveva fatto decollare

In questo tempo di attesa per il nuovo Papa, abbiamo ripercorso con monsignor Ezio Morosi i successori di Pietro da Pio XII a Benedetto XVI l’aereo del Concilio, tutto lo spazio del cielo era lì per lui che iniziava il viaggio, ma poi c’era da farlo atterrare quell’aereo e quella era la parte forse più impegnativa e pericolosa di cui Paolo VI ha sentito la fatica. Giovanni Paolo I poi...lo spazio di un sorriso... Per Giovanni Paolo II userei l’espressione "papa d’acciaio". Ha saputo pendere le redini in un momento storico particolare e ha guidato il suo popolo. Per Benedetto XVI provo molto affetto. Ha accettato una missione non facile a cui ha dato un enorme contributo con la sua vita e le sue opere». Secondo lei c’è una cosa in particolare in cui Benedetto XVI lascia il segno? «Dovrei pensarci molto. Rischierei di indicarne una e rendermi conto dopo poco che ce n’è una più grande». Cosa pensa della sua "rinuncia"? «E’ molto difficile entrare nella mente di una persona, soprattutto se di rilievo. Questo gesto suscita approvazioni e no, ma non c’è da giudicare se abbia fatto bene o male, ma rispettare la scelta di una persona che non è certo sprovveduta e che quindi è arrivata a una decisione pensata e pesata. Non è come decidere quale tra due pietanze mangiare, ma una cosa che porta conseguenze nel mondo». Lei ha quasi la sua stessa età. Questo le ha in qualche modo fatto capire meglio la decisione rispetto ai sacerdoti più giovani? «Forse. Il pensiero potrebbe essere "Se Dio mi chiama, mi darà la forza", ma poi ci sono da fare i conti con il

limite umano, con l’età che avanza e i problemi personali che si porta dietro. Lui ha capito di non avere più le energie per guidarci nel modo migliore e lo ha accettato». Il papa che verrà, che chiesa troverà e a cosa dovrà essere preparato? «Dovrà salire sulla barca equipaggiato per il buono e il cattivo tempo, con l’immagine eloquente di Gesù che cammina sulle acque, tende la mano e porta serenità, con la fiducia in un Dio che non ci abbandona. A noi spetterà stare attenti alla sua voce, a quello che propone, pregando per lui». Azzarda un nome? «Non saprei indicarne uno, ma quel che conta di più è che avrà bisogno della nostra preghiera per capire il disegno che Dio ha su di lui e insieme collaboriamo per realizzarlo. Ogni cardinale in coscienza darà il suo voto, guidato dallo Spirito che ha dimostrato di rendere possibili cose che sembravano impossibili. Chiunque sia, dovrà capire il peso che porterà nel cammino della chiesa, creare una chiesa viva, senza pensare di poterlo fare da solo, ma chiedendo aiuto quando sarà necessario». Come vede il futuro della chiesa? «Come una barca che naviga in mare. A volte è calmo, altre in burrasca. L’importante è capire che a guidarla è lo Spirito Santo che non permetterà mai che cada in mani che vogliano rovinarla, e che anzi aiuterà chi sarà ad accompagnarla ad avere responsabilità della sua missione, senza sentirsi solo anche grazie alla nostra preghiera».

l clima di attesa di questi giorni, che si respira su stampa Inostra e televisione, ha suscitato la curiosità di vedere come la stampa diocesana ha vissuto i tempi dei Conclavi che hanno portato all’elezione degli ultimi 5 pontefici. Niente di nuovo sotto il sole! Sono passanti 55 anni dal Conclave che è seguito alla morte di Pio XII il 9 ottobre 1958. Lo troviamo descritto in Fides. Le domande e le curiosità non differiscono dalle attuali: Chi sarà l’eletto? Sarà italiano? Ma don Angeli, nel suo commento, precisa:«Vi è un solo obiettivo da tener presente da parte degli elettori: quello di fare la volontà di Dio. Così appaiono ridicole le previsioni che vengono formulate. Certo, la curiosità è legittima. Sarà italiano?Ci si chiede. Bisogna però riflettere che un Papa non sarà mai “ straniero” perché la S.Sede è il centro ed il cuore di tutte le nazioni cattoliche della terra.» Il Conclave che portò alla elezione di Papa Giovanni XXIII, terminò il 28 ottobre 1958. Vi avevano partecipato 51 Cardinali ed era durato 4 giorni con 14 scrutini. Come spesso accade l’uscita del suo nome rappresentò una sorpresa. Nel 1963 muore Giovanni XXIIII. Il giornale diocesano dell’epoca era La Vita. Fausto Vallainc in risposta ai soliti interrogativi ed al “toto Papa” ricorda: «Il vero protagonista del Conclave è lo Spirito Santo». Il nuovo Papa, Paolo VI, venne eletto da 80 Cardinali il 21 giugno 1963 al termine di un Conclave durato 3 giorni. Morì il 6 agosto 1978. L’elezione di Giovanni Paolo I arrivò dopo 2 giorni di votazioni dei 111 Cardinali elettori. Era il 26 agosto 1978. La Settimana, giornale diocesano dell’epoca, riporta una bella riflessione di Mons. Ablondi. «Quale il nome del nuovo Papa? Giovanni Paolo I; lo chiameremo così. Ma sempre, questo nome sarà preceduto da un altro che gli dà valore, significato, missione: sì prima di tutto dunque anche per questo Papa il vero nome è Pietro. Da dove viene? E’ domanda con due risposte: quella della sua anagrafe e quella più importante della sua missione. Per quest’ultima, come tutti i Papi è un blocco di roccia che viene dalla stessa roccia da cui Gesù estrasse la colonna Pietro. La sua età. Come Papa la sua età non è fatta solo dalla somma dei suoi anni. Perché tutti i Papi sono nati nello stesso giorno in cui Gesù disse a Pietro “Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa”. Cosa farà il Nuovo Papa?Questo masso di roccia si affiancherà, nel Tempio della Chiesa, alle colonne dei Papi che lo hanno preceduto. Ora appena eletto è già blocco di roccia capace di reggere la Chiesa insieme al Collegio dei Vescovi ed al Popolo di Dio; poi con il passare degli anni, sotto l’azione dello Spirito, della storia, della collaborazione di tutti, della faticosa croce di tutti i Papi, il blocco diventerà la colonna Giovanni Paolo I». Dopo soli 33 giorni la morte lo rapì. Il nuovo Conclave, andato avanti per 3 giorni, portò alla nomina, da parte di 111 Cardinali, di Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1978 dopo 8 scrutini. La sua nomina sbaragliò le previsioni della vigilia dei soliti bene informati che indicavano sul soglio pontificio il Cardinale Siri, il Cardinale Benelli o il Cardinale Ratzinger. La nomina di Benedetto XVI, è stata voluta da 115 Cardinali che al quinto scrutinio, il 19 aprile 2005 lo hanno eletto Papa. Ora sta per aprirsi un nuovo Conclave. I Cardinali elettori saranno 117: 60 sono gli europei, 28 gli italiani. I latino americani saranno invece 19, mentre i nordamericani 14. Dall’Africa ne giungeranno 12 e dall’Asia 11. Uno solo è il cardinale proveniente dall’Oceania. Ancora echeggia la stessa domanda: Chi sarà il nuovo Papa? Sarà Italiano?Quanto durerà il Conclave? Ancora una volta la stessa risposta: sarà Colui che lo Spirito sceglierà per guidare con mano ferma la Barca di Pietro. a cura di Maria Luisa Fogolari direttrice dell’Archivio storico diocesano


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