IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
17 marzo 2013
di mons. Alberto Ablondi
Noi non possiamo annunziare la fede se, contemporaneamente alla fede che annunziamo, non facciamo sorgere la pienezza dell’umanità. Prima della evangelizzazione c’è l’umanizzazione. Se io non porto quest’uomo ad essere equilibrato non potrà mai diventare un cristiano; se non lo porto ad avere il senso della gioia non potrò mai annunziarli la Buona Novella: non sarà in grado di riceverla. La Buona Novella non è una notizia qualunque, significa gaudio. Dovrò metterlo in condizione di avere il senso della gioia. Se quest’uomo non è giunto alla possibilità della distensione morale, di poter dire "grazie", ma vive in una continua irritazione o odio inculcato o di ingiustizia vissuta, quest’uomo non potrà mai celebrare l’Eucarestia: sarà sempre uno spettatore dell’Eucarestia; l’Eucarestia non gli dirà mai niente, perché l’Eucarestia è il grande "grazie" del Figlio al Padre attraverso il Figlio della Trinità. “L’uomo di oggi e la fede, 1971 - Una missione d’accoglienza”
“Un’impresa intellettuale meno difficile che spedire un uomo sulla luna”
Il convegno organizzato dall’Associazione Italiana Persone Down, per trovare speranze di una nuova terapia per le persone affette dalla Trisomia 21
L’INTERVISTA AL prof. Strippoli
Essere «medici nell’animo» DI
MARTINA BONGINI
no sguardo diverso, uno sguardo attento e vivo, che non ha niente da invidiare alle cosiddette persone "normali". Chi sono le persone down? Esattamente persone che semplicemente possiedono una quantità di materiale genetico maggiore rispetto a quelle considerate "sane". A questa spiegazione scientifica però ci si è arrivati passando per innumerevoli pregiudizi e ignoranza, che troppo spesso prendono il posto della ragione e del buon senso. Fino alla metà del ventesimo secolo, infatti, si riteneva che le persone affette dalla sindrome di down, fossero il frutto di malattie come la sifilide, o di persone che facevano abuso di alcool ovvero concepiti da uomini e donne dal comportamento morale inadeguato. Nel 1958 però il prof. Jerome Lejeune, uno dei più grandi scienziati al mondo di cui però non si sente parlare spesso, fornisce una causa organica a questa sindrome, già scoperta a fine diciannovesimo secolo da John Langdon Down, ovvero la presenza di un cromosoma in più nel corredo genetico. Questa spiegazione così rivoluzionaria però non ha avuto troppa risposta nella ricerca; nonostante la sindrome della trisomia 21 sia quella più diffusa nel mondo è stata ed è la meno studiata. In questi ultimi anni, grazie anche allo studio e alla dedizione del prof. Pierluigi Strippoli (responsabile del Laboratorio di Genomica del Dipartimanto di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna) è in atto una ricerca per una terapia che possa migliorare le condizioni di vita delle persone down e piccole scoperte si stanno facendo largo nel mondo
U
scientifico. L’incontro organizzato al Parco del Mulino, dall’Associazione Italiana Persone Down (AIPD), al quale hanno partecipato oltre al prof. Strippoli anche il prof.Francesco Donato Busnelli (Professore emerito di Diritto Civile nella Scuola di studi universitari e di perfezionamento S. Anna di Pisa), il Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi e il Vescovo monsignor Giusti, aveva come intento quello di dare una nuova speranza alle persone down.
L’obiettivo però non è tanto quello di “prevenire” la sindrome attraverso test prenatali col fine ultimo di eliminarla, quanto quello di migliorare lo stile di vita di chi è affetto da questa malattia, raggiungendo già quegli obiettivi che l’AIPD si prefigge con l’autonomia, l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegno scolastico e tanti altri L’obiettivo però non è tanto quello di “prevenire” la sindrome attraverso test prenatali col fine ultimo di eliminarla, come
spiega il dott. Daniele Tornar, presidente e anima dell’Associazione, quanto quello di migliorare lo stile di vita di chi è affetto da questa malattia, raggiungendo già quegli obiettivi che l’AIPD si prefigge con l’autonomia, l’inserimento nel mondo del lavoro, il sostegno scolastico e tanti altri. Purtroppo tutelare la vita dei più deboli però non è sempre facile: se da una parte la ricerca tenta di fare passi in avanti, spesso la realtà della "giustizia" ci pone davanti a decisioni sconcertanti e particolarmente disarmanti che di certo molte volte lasciano con grandi dubbi e dilemmi. Chi è l’uomo? Forse è la domanda alla quale dovremmo iniziare a rispondere, una domanda fondamentale che troppo spesso non ci facciamo e che porta ad un duro scontro con la civiltà di oggi, come sottolinea monsignor Giusti, dove i valori si stanno smarrendo sempre di più a si sta perdendo di vista l’uomo, l’individuo. La speranza come diceva Jerome Lejeune, è quella di riuscire a trovare una terapia perché “Se trovo come guarire la trisomia 21, allora si aprirà la strada verso la guarigione di tutte le altre malattie di origine genetica”.
Trovare una terapia per la sindrome di Down "E’ una impresa intellettuale meno difficile che spedire un uomo sulla luna:" quando pensa che si arriverà a questo risultato? «È difficile fare una previsione. La storia della scienza ci insegna che si arriva ad un rimedio nel momento più impensabile. Negli ultimi anni, c’è stata una ripresa della ricerca sulla sindrome di Down e questo ha portato a grandi contributi; il clima culturale e scientifico ha rivalorizzato questa materia e se il problema può essere risolto si può lavorare per cercare un esito positivo ma i tempi rimangono un mistero». Cosa spinge un ricercatore ad occuparsi di una materia così trascurata? «Sicuramente gli incontri. A partire dal mio incontro con la famiglia di Lejeune, sua moglie i suoi figli, fino al mio ritorno in clinica per conoscere i pazienti. Mi sono accorto che il ricercatore ha bisogno di conoscere le persone da curare, il lato umano è fondamentale. Se prima pensavo di trovare semplicemente una terapia, adesso penso a trovare qualcosa che aiuti Andrea, Anna Chiara a stare meglio». Cosa ha imparato dallo studio della figura del professor Lejeune? «Lui era un esempio in tutti gli aspetti della medicina. La disponibilità e l’attenzione che rivolgeva ai suoi piccoli pazienti e alle loro famiglie, un ricercatore completamente coinvolto. Come mi disse una volta sua figlia Clara "mio padre era medico fino in fondo all’anima" e credo che noi medici dovremmo seguire il suo esempio, accompagnando il malato e non semplicemente abbandonarlo da solo con la sua terapia». m.b.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 marzo 2013
“Il Kerigma”, l’ultimo libro di Kiko Arguello
NELLE BARACCHE CON I POVERI
Le nuove POVERTÀ
Ci sentivamo come due sconosciuti
l 4° libro più letto fra quelli della Ipuò saggistica in questa settimana, come si leggere su "La lettura", l’inserto culturale domenicale del "Corriere della sera", è "Il kerigma", scritto da Kiko Arguello, il fondatore e iniziatore del Cammino Neocatecumenale. Il Cardinale Antonio Canizares, nella prefazione, definisce il libro come un "vero regalo di Dio, che ci anima e rinfranca nella fede, dissipa timori e paure e ci riempie di coraggio per seguire il suo annuncio -kerigma- per andare là dove si trovano gli uomini, per essere, davanti a loro, testimoni valorosi e annunciatori convinti del Vangelo (pag.12)" perché "il mondo ha bisogno del Vangelo. Ha bisogno di Gesù Cristo" e allora "Bisogna di nuovo iniziare. Bisogna tornare ad evangelizzare (pag.14)". Kiko Arguello narra la sua storia, pittore dotato e premiato, frequentava gli ambienti atei dove dominava la filosofia di Sartre e il suo "non c’è nulla", ma questa è una condizione che non lo soddisfa e va alla ricerca di un modo diverso di esistenza. Si avvicina al pensiero di Bergson, ammira Charles de Foucauld, e arriva a dire: "sentii dentro di me la certezza che Dio c’era (pag.26)". Partecipa ai Cursillos de Cristiandad e si spinge oltre, vuole evangelizzare partendo dai reietti, dai senza casa, dagli assassini, dagli zingari. Alla periferia della città di Madrid, dove vive, ci sono le baracche di Palomeras Altas con tutto il loro orrore, inferno delle catacombe sociali, ed è lì che dice: "Ho capito che c’è una presenza di Cristo in coloro che soffrono, soprattutto nella sofferenza degli innocenti (pag.35)". E’ in questo luogo che incomincia la sua evangelizzazione che troverà anche l’appoggio dell’Arcivescovo di Madrid monsignor Casimiro Morcillo al quale chiede l’aiuto affinché la polizia non proceda nella distruzione delle baracche. Kiko incontrerà i poveri nel nome di Cristo anche in altre città e verrà anche in Italia, a Roma al Borghetto Latino, poi a Firenze, quindi a Lisbona e in tante città europee. Il volume riporta anche una testimonianza del Cardinale Christoph Schonborn che presenta la catechesi che Kiko ha dato in un incontro a Sora (Frosinone) in cui afferma "senza la mia personale conversione non posso evangelizzare". Kiko spiega il cammino di evangelizzazione per i nostri giorni come Itinerario di iniziazione cristiana e di Educazione permanente alla fede che si sviluppa come annuncio kerigma appunto- della morte e resurrezione di Cristo per la nostra salvezza. Un itinerario che si basa nell’amare il proprio nemico e nella perfetta unità relazionale tra i cristiani che dimostrano di amarsi vicendevolmente con l’aiuto dello Spirito Santo. La vita è amore! Ripete continuamente l’autore e "colui che non può amare soffre terribilmente (pag.122)". L’idea dell’autore è quella che per una vera "missio ad gentes" si debba passare da una pastorale di sacramentalizzazione a un pastorale di evangelizzazione, è però opportuno dire che questa è una tesi che in ambito ecclesiale trova sostenitori ma anche degli oppositori. Kiko Arguello - Il kerigma - Nelle baracche con i poveri - Ed. San Paolo pag. 144 - Euro 9.90 Gi.Gi. NELLE FOTO: KIKO ARGUELLO E LA COPERTINA DEL LIBRO
DI FABIO
FIGARA
o chiameremo Andrea (per tutelare la sua privacy), ha 35 anni e un passato difficile alle spalle. Da piccolo viene rifiutato dal padre, e cresce con la madre e con il convivente di lei, con il quale non riesce ad avere un buon rapporto. Gran lavoratore sin da ragazzino, finiti gli studi incontra persone sbagliate che lo portano nel baratro della tossicodipendenza, dal quale riesce ad uscire e a rifarsi una vita, cadendo ma rialzandosi con impegno e forza d’animo. Poi arriva un periodo di serenità: Andrea ritrova una sua compagna d’infanzia, conosciuta nelle giornate trascorse nell’oratorio della chiesa vicina; i due si innamorano, e decidono di comprare un appartamento, iniziando così a convivere. La tappa successiva che hanno in mente è il matrimonio, e nel frattempo nasce una bambina. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma qualcosa arriva a turbare la serenità familiare. "Purtroppo dopo poco tempo dalla nascita della bambina - racconta iniziammo a discutere. Sorsero dei problemi che non ci aspettavamo. O forse noi stavamo cambiando, senza accorgercene, e avevamo fatto un passo troppo lungo rispetto a ciò che realmente potevamo chiedere a noi stessi." Ciò che manca è anzitutto il dialogo tra i due, la capacità di ascoltare l’altro e la forza di condividere i problemi. Ma questa situazione, per Andrea, porta anche altre difficoltà. "Mi sembrava di avere tutto il mondo contro, non sapevo cosa fare e come comportarmi. La sua presenza mi irritava ogni giorno, era un incubo. Ognuno di noi restava fermo sulle proprie posizioni. Abitavo ormai insieme ad una persona sconosciuta. E io ero divenuto altrettanto per lei. Lo ammetto, sono stato debole di fronte ad una situazione che richiedeva notevoli energie per essere affrontata, soprattutto perché la piccola ne avrebbe sofferto. Purtroppo rischiai di cadere
Il racconto di un padre, ospite della struttura Caritas
L
La crisi delle famiglie è sempre più preoccupante. A causarla mille difficoltà e problemi di varia natura, primo fra tutti la mancanza di ascolto reciproco nuovamente in un brutto giro, e quello fu il punto di rottura definitivo. Decisi così di andarmene spontaneamente. Poco dopo vendemmo l’appartamento, che avevamo acquistato insieme con grandi sacrifici: decisi di regalare alla mia ormai ex compagna tutta la quota che mi spettava, perché la utilizzasse per provvedere alla bambina". Andrea inizia così a vivere da solo. Riesce a pagarsi un affitto e a contribuire, saltuariamente, alle loro spese. "Purtroppo il lavoro diminuì, e mi ritrovai disoccupato. Iniziai così a svolgere qualche attività, spesso di breve durata e al nero, e non potendo chiedere aiuto ai parenti, iniziai a frequentare la mensa della Caritas e i dormitori pubblici: oggi, quando non c’è posto, dormo per strada." Nel frattempo, la madre della bambina lo cita in Tribunale perché pretende che l’ex convivente passi gli alimenti costantemente per il sostentamento della figlia, con la minaccia di non farlo più avvicinare alla piccola: ma Andrea vince la causa perché versa già in condizioni di difficoltà; inoltre, in quanto conviventi e
non coniugi, la legge non regola specificatamente tale problematica, pur riconoscendo la potestà di entrambi i genitori. "Dopo questa serie di incomprensioni e di "lotte" - continua - oggi riusciamo ad ascoltarci e a comprendere le rispettive esigenze, contrariamente a quanto accadeva prima, e siamo giunti ad un punto di accordo: posso sentire mia figlia tutti i giorni e stare con lei ogni fine settimana, mentre gli altri giorni vive con la madre, con la zia e con i nonni materni. Credo, e spero, che in questo modo la bambina non senta il distacco e non soffra di questa situazione. Mi riconosce come suo padre, ma voglio che mi consideri anche come un grande amico, a differenza di ciò che ho vissuto io. Quando sarà un po’ più grande le spiegherò tutto quello che è accaduto, e spero che possa capire. Nella situazione in cui mi trovo ora, è l’unica luce che mi permette di andare avanti: vivo per vedere un suo sorriso, per sentire la sua piccola mano che stringe affettuosamente la mia".
IL 45° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ’ DI SANT’EGIDIO
Uno dei frutti più belli del Concilio ella chiesa di San Giovanni, in fase di N ristrutturazione, al clima di gioia per le celebrazioni del 45° anniversario della fondazione della Comunità di Sant’Egidio si univa l’attesa di tutta la Chiesa per il conclave ormai imminente. Molti rappresentanti delle aggregazioni laicali erano presenti alla concelebrazione presieduta da monsignor Simone Giusti per ringraziare il Signore per questa preziosa presenza nella città oltre che per la Diocesi. Monsignor Giusti a tal proposito ha esclamato “Grazie per esserci e perché nel costante impegno per i poveri e gli ultimi siete espressione di una Chiesa che cresce! S. Egidio è uno dei frutti più belli del Concilio Vaticano II perché attua il Vangelo nel farsi dono per gli altri”. Nell’omelia, commentando la Parabola del Padre Misericordioso, il Vescovo ha sottolineato il paradosso di un Dio che invece di allontanare i peccatori, i poveri e gli ultimi, si fa prossimo a loro. Il Dio della Bibbia infatti non è il nostro Dio. L’uomo cade spesso nella tentazione di ergersi come dio e quando lo fa non ha attenzione per l’altro. Ad oggi, pur dopo la caduta delle ideologie nazista e comunista, si fa avanti quella del genere, ed in ambito finanziario, la bolla speculativa sta minacciando il mercato del lavoro con il rischio dell’autodistruzione. E’ quanto mai
Nelle foto: il vescovo Giusti insiem e a monsignor Ianari assistente della Comunità di S. Egidio; un momento della celebrazione nella chiesa di S. Giovanni
necessari fare “ritorno al Padre” che aspetta e che vuole che nessuno si perda. Il suo è un amore senza fine e non prova i sentimenti di orgoglio come gli dei pagani, gli basta soltanto che ci incamminiamo verso di lui anche se con una conversione imperfetta. Alla conclusione della celebrazione, è stato invocato la Spirito Santo perché illumini i Cardinali nel conclave e li assista in questo momento delicato e importante per la Chiesa. Monica Cuzzocrea
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 marzo 2013
III
Per gli incontri del «Portico di Salomone»
L’INTERVISTA A LIBERA
IL LIBRO DI POLITO: COME GLI ITALIANI HANNO ROVINATO I LORO FIGLI rganizzato dal Centro Culturale Il Portico O di Salomone presso l’auditorium della Fondazione San Carlo Borromeo si è tenuto
Nessun territorio è immune alla mafia Combattere la mafia è un problema di tutto il Paese: abbiamo parlato con un’aderente dell’associazione Libera di Livorno DI
MAURO DONATEO
el bene o nel male, è “cosa nostra”, l’abbiamo esportata noi nel mondo, ed è per questo, che oltre a sole, pizza, spaghetti e arte siamo conosciuti all’estero: la mafia. Nonostante tutto, però, non vogliamo ammettere che è un problema del Paese, ma solo di una sua parte. Così la mafia ha potuto espandersi e infiltrarsi anche dove meno ci si aspettava. L’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, ha come obiettivo proprio questo: formare le coscienze, renderle consapevoli che le mafie non sono una cosa esclusiva del Sud, ma di tutto il territorio italiano. Abbiamo chiesto a Carlotta, una delle rappresentanti di Libera a Livorno, di raccontarci dell’esperienza dell’associazione nella nostra città.
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Carlotta, come e quando nasce Libera a Livorno? «Nasce nel 2002, poi nel 2003 venne inaugurata ufficialmente da don Ciotti. La nostra sede attualmente è presso il CEIS, in via Lampredi. Siamo circa una trentina di aderenti, ma intorno a noi ruotano tante persone, dagli studenti delle scuole, alle altre associazioni che collaborano con Libera, come ad esempio l’Agesci, da cui anche io provengo. Referente provinciale del coordinamento Libera Livorno è Dania Bruno». Quali sono le vostre attività principali? «Facciamo diversi progetti con le scuole, dalle elementari alle superiori. Poi organizziamo incontri con testimoni davvero importanti, come quello con Nando Dalla Chiesa, attuale presidente onorario dell’associazione e che è venuto a parlare nella nostra città all’ITI il 5 marzo scorso. Inoltre partecipiamo ai campi lavoro, esperienze davvero indimenticabili, come quello di Maiano di Sessa Aurunca (provincia di Caserta), in cui si alternano momenti di lavoro nei campi il mattino, nelle terre confiscate alle mafie, a momenti di formazione alla legalità nel pomeriggio, con testimoni che hanno vissuto la questione mafiosa sulla propria pelle. Ai campi partecipano persone di varie età, si parte dai ragazzi di 17 anni, ai più adulti. Qualcuno che aderisce alla nostra
associazione spesso per motivi di studio ci lascia, però continua a coltivare lo spirito di Libera, dove si trasferisce. In che rapporti siete con la città di Livorno e la realtà ecclesiale labronica? «Dal punto di vista istituzionale cittadino diciamo che c’è un sostegno morale, però ancora il problema mafia non è avvertito nella nostra città, il nostro lavoro è visto come positivo, ma ad esempio, alla giornata della memoria dell’anno scorso, il 21 marzo, in cui sono state ricordate tutte le vittime della mafia, a livello comunale non ha partecipato nessuno, mentre c’è stata una forte adesione di alcune scuole elementari. A livello ecclesiale, occorre dire che quando viene don Ciotti la risposta è davvero ampia, ma non solo di fedeli, anche di persone che non appartengono alla Chiesa». Con le altre realtà toscane di Libera siete in contatto? E con quella nazionale? «Abbiamo davvero un buon rapporto con le altre realtà della nostra regione, ma anche con quello nazionale. D’altronde, uno dei principi di Libera è quello di considerare tutte le realtà sullo stesso piano e cercare di far uscire il problema mafia dal Sud e renderne partecipe l’intero Paese. Inoltre, adesso esiste anche Libera Flare, ovvero l’associazione a livello internazionale che cerca di sensibilizzare le nazioni con il problema mafioso (russo, italiano, albanese, ecc…)». Carlotta, che cosa ti ha spinto a diventare un’aderente di Libera? «Come ho già detto, la mia formazione è Agesci, quindi sono stata educata da sempre
Nelle foto: immagini di una manifestazione di Libera; il manifesto che ricorda Falcone e Borsellino ed una foto dei ragazzi impegnati a lavorare nei campi sottratti alla Mafia
a rispetto e coscienza della legge. La conosco, la rispetto, ma se non va bene, cerco di cambiarla. Per me è stato importante conoscere don Ciotti nel momento in cui ho lasciato gli scout, è stato un passaggio fondamentale per la mia vita, in cui la mente si è aperta, ho moltiplicato e messo in pratica le conoscenze scout. A volte le associazioni rischiano di chiudersi in se stesse, Libera mi ha aiutato a uscire dal “mio orticello”. Con questa esperienza, ho conosciuto tantissime persone e paesi dell’Italia che prima ignoravo, come S. Piero Vernotico (provincia di Brindisi), paese in cui la mafia era padrona, poi grazie all’azione congiunta di Questura e Libera, è stato liberato. Di solito quando arriviamo in questi paesi con le nostre magliette targate Libera, all’inizio riscontriamo paura e diffidenza, poi invece, ci accolgono con grande festa, specie i giovani. Di solito chi si avvicina a noi è incuriosito, e tutti successivamente rimangono attratti». Nella nostra realtà livornese
possiamo stare tranquilli, o ci sono presenze mafiose anche qui? «Nessun territorio è immune alla mafia. La mafia sa dove e come colpire. È intelligente. La coscienza della città, se è sana, impedisce a questo fenomeno di radicarsi. Per quanto riguarda la realtà specifica di Livorno, bisognerebbe domandare al procuratore, troppo azzardato dare un giudizio senza una sentenza giuridica. Probabilmente la mafia è arrivata anche qui in altre forme, come il riciclo di capitali, approfittando delle tante attività in crisi. Anche in Versilia ci sono voci sempre più insistenti di presenze mafiose. In ogni caso, dove c’è corruzione ed evasione, la mafia cresce». Come si combatte la mafia? «Con educazione e responsabilità, coscienza e conoscenza delle leggi. A volte occorre avere il coraggio di opporsi, di cambiare alcune leggi. Il fenomeno mafioso è una “cosa nostra”, ma nonostante tutto non lo conosciamo bene, lo consideriamo piuttosto un fenomeno folcloristico di una parte del Paese» Cosa ti senti di aggiungere a questa intervista? «Quando è venuto Nando Dalla Chiesa, ha voluto insistere su un concetto fondamentale: "La forza della mafia, è fuori dalla mafia", ed è proprio vero! Una società sana fa in modo che questo fenomeno non si radichi, quando diciamo, “non è un nostro problema”, facciamo il gioco della mafia. E ne è un esempio lo spostamento mafioso verso il Nord». UN AMPIO SERVIZIO SU QUESTO TEMA NEL FASCICOLO REGIONALE ALLE PAGINE 2 E 3
l’incontro di presentazione, in video conferenza, del Libro di Antonio Polito, editorialista de Il Corriere della Sera, dal titolo Contro i papà. L’incontro, coordinato da Letizia Bardazzi, Presidente dell’Associazione Italiana Centri Culturali, ha visto la partecipazione, oltre che dell’autore, anche di Ferruccio De Bortoli, direttore deIl Corriere della Sera e Julián Carrón, Presidente della Fraternita di Comunione e Liberazione. Il titolo si presenta assai provocatorio e, apparentemente, sembra evocare uno dei tanti temi di sessantottina memoria. In realtà non è così e leggendolo si capisce anche il perché. L’esatto contrario della celebre lezione di Steve Jobs. Il geniale fondatore di Apple stimolava i giovani a restare «affamati e folli», i padri di oggi li educano invece a sentirsi sazi e a essere conformisti. È la tesi di «Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli», il libro di Antonio Polito edito da Rizzoli. Il brano che segue è tratto dall’introduzione. Questo è un libro contro i padri. Non contro i padri che abbiamo avuto, ma contro i papà (e i papi e i papini e i paponi) che siamo stati e siamo. I padri che abbiamo avuto, come il mio, hanno fatto il loro. Non che ci fossero molto, né che noi gli abbiamo permesso di esserci tanto, nelle nostre vite: non disponevano di tutto il tempo libero di cui disponiamo noi, all’epoca loro il pane era nero e la fatica era tanta. Non dico dunque che ci aiutarono con il loro esempio, con i loro consigli, con la loro guida, tranne rari ed encomiabili casi. Ma si prestarono a fare ciò che da mondo è mondo un padre deve fare: opporsi al figlio. Diventarne la controparte. Incarnare uno stile di vita diverso. Impersonare il passato. Consentire che il figlio gli si rivolti contro, e così facendo conquisti la sua emancipazione. Perché se non hai un padre da cui allontanarti, non c’è modo di avvicinarti all’età adulta e al futuro. Io me ne sono accorto perfino fisicamente quando mio padre se n’è andato: era stato proprio sfidando la sua autorità morale, ribellandomi a quel costante richiamo al senso del dovere ora scomparso insieme con lui, che ho costruito l’individuo che sono. Per questo è così doloroso perdere i padri, per questo dopo ci sentiamo così soli. Noi papà di oggi invece vogliamo fare i fratelli, non i padri.Vogliamo aderire al progetto di vita dei nostri figli, invece di lasciare che si modelli per opposizione al nostro.Vogliamo aiutarli a realizzarsi senza comprendere che l’unica forma di realizzazione è l’autorealizzazione. Diventiamo un muro di gomma contro il quale non c’è nessun gusto a sbattere, irritante e indisponente proprio perché non si può abbattere. Contro i mattoni dei solidi muri edificati dai nostri padri ci siamo fatti male, a furia di dare capocciate; ma che soddisfazione quando abbiamo aperto una breccia e abbiamo visto, dall’altra parte, la nostra vita così come ce l’eravamo conquistata. In un celebre discorso ai laureandi dell’Università di Stanford nel 2005, Steve Jobs, un uomo che era stato rifiutato dal padre naturale alla nascita, indicò loro quella che riteneva essere la ricetta per avere successo e per fare il successo della società in cui avrebbero vissuto: «Stay hungry, stay foolish». Che si può tradurre così: «Restate affamati, restate folli». Necessità e genialità. Bisogno e talento. Gli ingredienti del progresso. Ecco, noi papà di oggi stiamo lanciando ai nostri figli il messaggio opposto: «Restate sazi, restate conformisti». Affamati non vogliamo che stiano nemmeno un istante. Abbiamo anzi costruito le nostre vite e la nostra società in funzione del loro nutrimento: non solo finché restano nel nido, come fanno i genitori del regno animale, ma tenendoli nel nido il più a lungo possibile, e comprandogliene uno nei pressi di casa per il dopo.
Andrea Capaccioli Presidente del Centro Culturale «Il Portico di Salomone»
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 marzo 2013
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 15 MARZO Nella mattina udienze laici in vescovado 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 15.30 inaugurazione della nuova sede della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno 18.30 S. Messa in occasione dell’anniversario della morte di Chiara Lubich, alla chiesa Beata Madre Teresa di Calcutta 21.00 Via Crucis per il V vicariato al Gabbro
Diocesi informa BREVI DALLA DIOCESI
Parrocchia dei Cappuccini
SABATO 16 MARZO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano a Montenero, a seguire S. Messa al Santuario 10.30 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con il Consiglio Pastorale Affari Economici alla parrocchia di S. Agostino 18.00 S. Messa per la pastorale scolastica alla chiesa di S. Lucia
VENERDÌ 15 MARZO ALLE 17.45. Via Crucis alla Parrocchia dei Cappuccini (chiesa Ss.ma Trinità)
Pellegrinaggio diocesano a Montenero SABATO 16 MARZO ALLE 8.00 Ritrovo in piazza delle Carrozze per il pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero, a seguire S. Messa presieduta da mons. Simone Giusti
DOMENICA 17 MARZO 10.00 S. Messa e visita alla comunità eucaristica alla chiesa dei Sette Santi 11.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con le famiglie alla parrocchia dei Sette Santi 16.00 all’Istituto Immacolata, ritiro di Quaresima delle religiose
Incontro Diaconi DOMENICA 17 MARZO ALLE 15.00 Presso il Monastero delle Suore Trappiste di Valserena a Guardistallo, ritiro di Quaresima per i diaconi; la riflessione sarà offerta da mons. Paolo Razzauti
LUNEDÌ 18 MARZO 9.30 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con la Caritas e i ministri Straordinari alla Chiesa della Santissima Trinità (Cappuccini) 12.00 posa della prima pietra per il Centro Sociale Piccioni in via Donnini MARTEDÌ 19 MARZO Nella mattina, udienze clero in vescovado 12.00 S.Messa allo Studio Teologico Interdiocesano a Camaiore 16.00 S. Messa per l’Associazione Cattolica Operatori Sociosanitari (ACOS) alla cappella dell’ospedale 17.30 incontro di Quaresima con gli operatori Caritas su "Credere nella carità suscita nella carità" a Torretta MERCOLEDÌ 20 MARZO 8.30 S. Messa allo stabilimento Eni a Stagno Nella mattina udienze clero in vescovado 19.30 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con la Gioventù Francescana alla Chiesa della Santissima Trinità (Cappuccini) GIOVEDÌ 21MARZO Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.30 S. Messa per la Pasqua dello sportivo in cattedrale 18.30 tavolo dell’oggettività con i primari dell’ospedale, in ospedale 21.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con il consiglio pastorale parrocchiale alla Chiesa di Sant’Agostino VENERDÌ 22 MARZO 10.00 S. Messa precetto pasquale all’Istituto MaestrePie Venerini, in via Lopez 18.30 incontro con i cresimandi, i genitori, i catechisti e i parroci in vescovado 21.00 Via Crucis Cittadina (Vedi Locandina Pag VIII) SABATO 23 MARZO 9.00 S. Messa e ritiro dei politici in vescovado 18.00 S. Messa in occasione dell’ingresso del nuovo parroco don Jacek Macki alla Chiesa di Ss. Cosma e Damiano (Nugola) DOMENICA 24 MARZO 10.30 S.Messa per le Palme in cattedrale
USMI DOMENICA 17 MARZO ALLE 16.00 All’Istituto Immacolata, ritiro di Quaresima guidato da mons. Simone Giusti su: "La fede nel mistero pasquale"
Il Portico di Salomone LUNEDÌ 18 MARZO ALLE 21.15 In occasione dell’Anno della Fede, il Portico di Salomone invita, presso l’Auditorium della Fondazione San Carlo Borromeo (via Lopez 44) alla proiezione del film "La Passione" regia di C. Mazzacurati
I viaggi di PHARUS A Roma MERCOLEDÌ 10 APRILE In pellegrinaggio in occasione della Visita Ad Limina, nell’Anno della fede, accompagnati da mons. Simone Giusti Quota di partecipazione: Euro 40,00 *possibilità di itinerario di due giorni (9-10 aprile)
Medjugorie DAL 24 AL 29 APRILE In bus e traghetto da Livorno Quota di partecipazione: Euro 380,00 in poltrona (Con visite di Loreto e Santa Maria degli Angeli ad Assisi) Per informazioni rivolgersi a: PHARUS VIAGGI Via Sant’Andrea 69 tel. 0586/211294 email:pharusviaggi@livorno.chiesacattolica.it
Tutti gli appuntamnti diocesani, gli orari delle messe e molto altro lo potete trovare sul sito della diocesi:
WWW.DIOCESILIVORNO.IT
Un venerdì speciale per le Figlie della Carità arissimi, questa settimana ci regala un venerdì davvero speciale, il C 15 marzo infatti ricorre la solennità di S. Luisa de Marillac, cofondatrice con S. Vincenzo delle Figlie della Carità e patrona delle opere sociali. Per quest’occasione un pò speciale, modificheremo il programma consueto della preghiera giovane in questo modo: - 18.30 Celebrazione Eucaristica nella solennità di S. Luisa de Marillac; - 19.30 Rinfresco per tutti; - 20.45 Preghiera giovane "ho combattuto la buona battaglia". L’incontro si svolgerà all’Istituto San Giuseppe a Quercianella Per chi venisse da lontano e intendesse rimanere a dormire, comunicatecelo quanto prima per favore. Nella speranza di poter vivere insieme con voi questo giorno speciale, Vi aspettiamo con gioia, sr Raffaella e p Francesco
Chiesa Livorno informa questa settimana andrà in onda in questi orari: Venerdì 15 marzo ore 19.50 Sabato 16 marzo ore 14.15 e 21.05 Domenica 17 marzo ore 10.15, 21.20 e 00.20
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 marzo 2013
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«Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più» LE SCRITTURE In questa quinta Domenica di Quaresima la liturgia ci avvolge nella novità della salvezza operata dal Padre per mezzo del Figlio e ci fa gustare la sublimità della conoscenza di Cristo Gesù (cfr. Fil 3,8) che non è venuto per condannare ma per salvare (cfr. Gv 8,11). Oggi, nella celebrazione liturgica, noi miseri stiamo dinanzi alla Misericordia del Padre: Cristo Signore. Lui non ci condanna ma ci salva e rinnova con il suo perdono. La profezia propria ora germoglia e noi, popolo che il Signore ha plasmato nel deserto e continua a plasmare con il suo amore, proclamiamo le sue lodi (cfr. Is 43,21), «perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità che spinse suo Figlio a dare la vita per noi» (cfr. Orazione colletta). LA MEDITAZIONE La Chiesa è una comunità che è certa della sua speranza: la nuova giustizia di Cristo è nel suo messaggio di salvezza universale. Il peccato di adulterio era per gli ebrei uno dei più gravi, non solo perché violava uno dei comandamenti della Torah, minando la cellula base della società, la famiglia, ma perché era equiparato all’idolatria: infatti il rapporto fra JHWH e il suo popolo era sponsale (si pensi al Cantico dei cantici). Una colpa da condannare senza alcuna remora. La donna qui viene scoperta con il suo amante: un’occasione per i farisei e gli scribi per mettere alla prova il rabbi di Nazareth, specialmente se sta parlano con la gente, nel cortile del Tempio. Avanzano così il loro quesito: è giusto lapidarla, come Mosè ha ordinato? Gesù è seduto, come era usuale per i rabbini, e scrive per terra. All’insistenza degli interlocutori, alza il capo e risponde che solo chi è senza peccato può scagliare la pietra; poi abbassa lo sguardo e si rimette a scrivere. Tutti lasciano cadere le pietre e se ne vanno. La risposta di Gesù è molto chiara: «Chi di voi è sempre
stato fedele a Dio? Chi di voi ha sempre messo al centro della propria vita Dio e ciò che vuole? In definitiva, chi ha amato Dio con un amore puro?». Rimasti soli, Gesù rialza il capo e dice alla donna che lui non la condanna e le chiede di non peccare più. Gesù non ci aspetta per rinfacciarci le nostre infedeltà, ma ci aspetta per perdonarci e darci una nuova occasione. È seduto a terra, perché solo stando chinato può guardare negli occhi chi è abbattuto dal peccato, dalla sofferenza, dal dolore; solo se si chinati è possibile prendere il braccio dell’altro e rimetterlo in piedi. Con la risposta alla donna, Gesù le ridona la dignità che lei e gli altri avevano stracciato. IN FAMIGLIA Perché le grandi acque non possono spegnere l’amore,
come recita il Cantico dei Cantici? Perché il Signore ci ha insegnato il segreto della gioia del cuore: il perdono.Il perdono prosciuga le grandi acque del rancore e del risentimento che ci tolgono la gioia, la pace e ci rendono prigionieri dei nostri persecutori. La sapienza del perdono ci libera, ci permette di guardare oltre, di non vivere prigionieri del passato che ritorna, ma di vivere nel presente con fiducia, ridando anche all’altro nuove possibilità di redenzione. È un’altra vita. È un’altra coppia! UNA BUONA PRATICA Proviamo a raccontare esperienze di perdono all’interno della nostra famiglia. Preghiamo: “Signore, guarisci il nostro cuore dai rancori e donaci uno Spirito di perdono”
La parole della FEDE FU CROCIFISSO PER NOI SOTTO PONZIO PILATO, MORI’ E FU SEPOLTO La riflessione sul Credo, continua attraverso la spiegazione di don Federico Locatelli l credo di Nicea-Costantinopoli afferma che Gesù Cristo, Figlio di IEgliDio incarnato, è realmente morto, come reale è la sua natura umana. è stato condannato a morte mediante la crocifissione, pena normalmente destinata ai delinquenti. La Chiesa sottolinea con queste parole come Gesù abbia scelto veramente e liberamente di consegnarsi alla morte. Viene ribadito, con l’espressione “per noi”, ciò che era stato già detto nelle parole riguardanti l’incarnazione: “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Si afferma così che la morte di Gesù è opera di salvezza. Il padre della Chiesa sant’Agostino sintetizza brevemente il reciproco scambio con cui il genere umano è stato salvato: “Egli fece sua la nostra morte e nostra la sua vita”. Di fondamentale importanza è il riferimento storico “sotto Ponzio Pilato”: esso indica che non solo la morte ma tutta l’Incarnazione avviene non in un generico momento storico, ma in una precisa epoca, datata secondo l’uso romano in base agli imperatori o ai governatori locali. “Morì e fu sepolto” - Il credo niceno-costantinopolitano affermando la morte e la sepoltura di Gesù sottintende quello che è detto in modo esplicito nel simbolo degli Apostoli: “discese agli inferi”. Con questa espressione si afferma che anche coloro che erano morti prima di Cristo sono veri destinatari della salvezza. La Chiesa afferma che Gesù è morto e al tempo stesso professa la fede nella risurrezione: la morte non lo ha imprigionato nel suo dominio.
SUGGERIMENTI PER LA CELEBRAZIONE In questa Domenica durante la processione introitale oltre la Croce astile si porti anche l’Evangeliario per sottolineare come la parola della croce sia una parola di salvezza di misericordia e non di condanna. . Per l’Atto penitenziale si utilizzi la 3aformula introdotta dalle parole «Il Signore ha detto: chi di voi è senza peccato…» prevista dal Messale Romano (pag. 296) con le seguenti invocazioni: -Signore, nostro Salvatore, che ci conquisti con la tua misericordia, abbi pietà di noi: Kyrie eleison. -Cristo, nostra Giustizia, che ci rinnovi con la forza del tuo Spirito, abbi pietà di noi: Christe eleison. - Signore, nostra Pace, che ci giudichi con giustizia e misericordia, abbi pietà di noi: Kyrie eleison. Per la Professione di fede si suggerisce di utilizzare il Simbolo degli Apostoli (Messale Romano, pag. 306; Cfr. pag. XLIX ). Laddove è possibile si preferisca la forma in canto, purché la melodia prescelta rispetti il testo e la sua struttura. A tal proposito si suggerisce di eseguire “Io Credo in Dio – Simbolo apostolico” (RN 18), oppure – per favorire la partecipazione di tutti, anche di assemblee meno abituate al canto – la composizione in forma responsoriale “Simbolo degli Apostoli” (P. Impagliatelli). Per la Benedizione finale si può utilizzare la Preghiera di benedizione sul popolo, 20 (Messale Romano,pag. 449). Con questa invocazione si chiede al Signore che i suoi figli siano custoditi santi al suo cospetto con la forza della verità, la luce della salvezza e la gioia dell’amore fraterno. Dal sussidio di Pasqua e Quaresima della CEI
Speciale QUARESIMA
SUSSIDIO PER LA QUARESIMA: QUINTA DOMENICA.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 marzo 2013
Nella festa dell’8 Marzo ai Trinitari L’8 Marzo del 1199 Innocenzo III, consegnò al fondatore dei padriTrinitari Giovanni de Matha la prima lettera di presentazione dell’Ordine
Laici cristiani nel mondo, MA NON DEL MONDO
Aumenta la nostra fede e noi aumenteremo le nostre opere! Nella parrocchia di S.Agostino il secondo incontro delle “Settimane”di AC Proseguono gli incontri organizzati dall’Azione Cattolica, l’ultimo sul tema della testimonianza nella società econdo appuntamento con le "Settimane" dell’Azione Cattolica 2012-2013, l’iniziativa itinerante che in quest’ Anno della Fede coinvolge alcune comunità della nostra diocesi, chiamate a vivere momenti di riflessione e preghiera su tematiche riguardanti la fede e il quotidiano. Dopo il primo incontro tenutosi nel mese di gennaio a S.Benedetto, è la volta della parrocchia di S.Agostino. Il tema è "Laici cristiani nel mondo, ma non del mondo", sulla testimonianza cristiana nella società. Le panche sono fredde ma i partecipanti, una metà-chiesa abbondante di adulti, giovani e ragazzi, sembrano scaldarsi un po’ all’ascolto del brano che introduce l’incontro, tratto dal documento Porta fidei di Benedetto XVI. Paragrafo 15: Nessuno diventi pigro nella fede. La fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo. Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore,
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a data dell’8 marzo, usualmente identificata nel mondo laico con la festa della Ldonna, per i padri Trinitari rappresenta un giorno significativo ed importante nel contatto tra la cristianità e il mondo dell’Islam, come ci ricorda padre Lorenzo Moretti parroco trinitario della chiesa di San Ferdinando: “dopo la data del 17 dicembre 1198 in cui Papa Innocenzo III approvò, con Bolla Pontifica Operante divine disposizionis , la Regola dei Frati dell’Ordine della Santa Trinità, per noi Trinitari l’otto marzo ci riporta al 1199 quando, sempre Innocenzo III, consegnò al fondatore Giovanni de Matha una lettera di presentazione, da consegnare a Miramamolino re del Marocco, in cui il Papa spiegava la presentazione del nuovo Ordine dei Trinitari: ‘’ alcuni uomini, tra i quali i latori di questa lettera, divinamente ispirati, hanno fondato poco tempo fa una Regola ed un Ordine che per statuto devono utilizzare, per la redenzione degli schiavi, la terza parte di tutti i loro beni. Visto che l’opera che abbiamo esposto, conviene sia ai cristiani che ai pagani, abbiamo ritenuto comunicarvi questo, tramite lettera apostolica ’’. L’importanza di questa lettera di presentazione fu un fatto rilevante per l’epoca, perché tramite l’Ordine Trinitario la cristianità instaurò per la prima volta un contatto umanitario con il mondo dell’Islam, che sino a prima era ritenuto inavvicinabile, pena la scomunica. Anche Giovanni Paolo II in occasione dell’VIII centenario dell’approvazione della Regola dell’Ordine della Santissima Trinità inviò, nel giugno del 1998 al Ministro Generale Padre Josè Hernandez Sanchez, un messaggio in cui fra l’altro si parlava di quella prima lettera dell’8 marzo 1199: " il vostro Ordine ha fatto della liberazione degli oppressi e dell’amore per i poveri, un tratto qualificante della propria missione nella Chiesa e nel mondo, seguendo fedelmente il santo Fondatore che, obbedendo ad un’interiore chiamata, si sentì spinto ad operare per la salvezza degli schiavi cristiani. Lo stesso Innocenzo III presentò l’opera redentiva e liberatrice del vostro Istituto ai capi del mondo musulmano, inaugurando così un dialogo che aveva come oggetto la pratica delle opere di misericordia". Attualmente le Province Trinitarie nel mondo sono 7: Italia, Spagna, Francia, Austria, Polonia, Stati Uniti, Canada, Messico, Guatemala, Puerto Rico, Colombia, Brasile, Perù, Bolivia, Cile, Argentina, India, Corea del Sud, Madagascar, Gabon e Congo. L’Italia, con otto case, rientra nella Provincia Religiosa di San Giovanni De Matha assieme alle quattro case del Messico. Per celebrare degnamente la ricorrenza dell’8 marzo, la parrocchia di San Ferdinando nel corso della Santa Messa di domenica 10, concelebrata da padre Lorenzo Moretti e padre Michele Sigillino ha rivolto preghiere, sia per lo storico evento dell’Ordine Trinitario, che per Benedetto XVI ed il Conclave. Roberto Olivato IL MOSAICO DI SAN TOMMASO IN FORMIS Nella foto che riproduce il mosaico si vede, centralmente, la figura di Cristo, solennemente seduto in Trono, avvolto da un’aureola di luce, splendente nell’oro del mosaico, che prende per mano due uomini, uno bianco e l’altro nero, avvinti in ceppi, quindi schiavi, sono macilenti, deboli, ambedue bisognosi d’essere liberati.
sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine. Il tema della testimonianza cristiana si affaccia pian piano nella mente di tutti e viene fissato da un salmo (Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce), scolpito da un passaggio del Catechismo (La solidarietà si esprime innanzitutto nella ripartizione dei beni e nella remunerazione del lavoro) e infine rifinito da un brano del Vangelo (Aumenta la nostra fede!). Ce n’è abbastanza per riflettere e allora l’assemblea come previsto si divide: gli adulti da una parte ad ascoltare la riflessione del parroco don Matteo, dall’altra i giovani e i ragazzi con gli animatori. Breve ma efficace l’intervento di don Matteo, tutto giocato sulla consequenzialità fedeopere, con una terribile domanda finale lasciata volutamente sospesa: come cristiani, viviamo in una prospettiva di
vita eterna, di fede e di opere, oppure siamo condizionati dal mondo e dai suoi poteri? Il successivo confronto di gruppo è, come al solito, molto ricco di interventi. Prendo appunti, ma sicuramente perdo qualcosa per strada. Riporto un po’ alla rinfusa: L’attuale crisi economica fa emergere gravi difficoltà per molte persone, per cui oggi risulta molto difficile parlare loro di fede e di speranza cristiana. Tra queste difficoltà, il fatto che molti giovani non trovano lavoro o non riescono nemmeno a finire gli studi perché le famiglie non hanno le risorse necessarie, per cui il loro futuro risulta compromesso. Oggi stiamo soprattutto vivendo una crisi di valori, di relazioni, di dialogo, non riuscendo più a cogliere l’importanza di alcuni beni essenziali come la libertà, la comunità, la solidarietà. Non possiamo rassegnarci alla delega, ciascuno secondo le proprie possibilità deve
impegnarsi per migliorare il luogo in cui vive e la vita degli altri. La fede non può essere né scontata né ridotta a determinati luoghi o momenti, deve piuttosto caratterizzare e dare senso agli impegni quotidiani: nella scuola, nel lavoro, in famiglia, nel tempo libero. Quel che spesso manca sono i "sicomori", figure di pastori e di laici che ci possano aiutare a veder passare il Signore e a seguirlo. Noi cristiani abbiamo un messaggio rivoluzionario per la società e spesso non lo conosciamo né riusciamo a diffonderlo per mancanza di formazione. I laici devono curare la loro spiritualità, con momenti di preghiera adatti alla loro vocazione, per vivere in maniera consapevole e bella la sfida nella loro missione nel mondo. Al termine, dopo la meditazione in gruppo, tutti di nuovo in chiesa, adesso un po’ meno fredda di prima, per il momento conclusivo: la sintesi a più voci (una alla volta) delle riflessioni scaturite nei
diversi gruppi. Poi la preghiera finale, di S.Vincenzo de’ Paoli. Per la sua bellezza sarebbe da trascrivere tutta, ma mi rimane in testa soprattutto il finale, forse anche per la rima: Signore, liberami dall’egoismo, perché Ti possa servire, perché Ti possa amare, perché ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare. Una domanda dal mio vicino di panca: mi sai dire i prossimi incontri delle Settimane? Non so chi sia, ma sono preparato: il primo è in trasferta, domenica 17 marzo, a Loppiano (Firenze), in occasione della festività di S.Giuseppe, per la giornata organizzata dal Movimento lavoratori di AC in collaborazione con il Movimento dei Focolari dal titolo "L’Italia dei capoLavori", in cui si rifletterà su lavoro ed economia. Il secondo di nuovo a Livorno, il 1° maggio, nella parrocchia dei Salesiani, per l’oramai tradizionale veglia di preghiera sul lavoro. Ci rivediamo lì? Gabriele Maremmani
LE PROPOSTE DELLE ACLI PER LA NUOVA CLASSE DIRIGENTE n relazione alle recenti elezioni politiche le Iemergere Acli livornesi si augurano che possa presto una nuova classe dirigente che si prefigga di far propri i valori del rispetto della legalità, del rigore etico e dell’attenzione al bene comune, quel bene comune a cui fa spesso riferimento la Dottrina sociale della Chiesa. Le Acli avanzano poi alcune proposte sulle quali richiamano l’attenzione sia della cittadinanza che delle forze politiche. Quali sono dunque questi progetti scaturiti dall’incontro della Presidenza aclista insieme ai responsabili dei Circoli? Si suggerisce innanzi tutto un piano di sviluppo economico rilanciando il lavoro e l’occupazione nei settori strategici delle infrastrutture, dei lavori pubblici, della ricerca e sviluppo, del turismo, della cultura e della green economy. Si propone quindi un programma di contrasto della povertà (il numero dei poveri, anche a livello locale, a causa della crisi economica è in aumento vertiginoso) che non si accontenti della social card, ma che miri ad adottare misure di sostegno volte alla tutela e allo sviluppo della famiglia, soprattutto per quelle
famiglie che hanno più figli. E’ necessario inoltre concedere aiuti concreti per favorire quelle famiglie che hanno al loro interno disabili o anziani bisognosi di cure. Viene segnalata l’urgenza di un nuovo sistema fiscale che riduca la tassazione sul lavoro e sulle pensioni e che, anche in questo caso, tenga conto del fattore famiglia, con la finalità che si possano incrementare i consumi per una ripresa economica che scongiuri la chiusura di altre fabbriche e il conseguente licenziamento di altri lavoratori. E’ opportuno che la riforma fiscale conduca con determinazione e rigore la lotta all’evasione e che, nello stesso tempo, riequilibri il carico fiscale tassando i patrimoni dei veri ricchi e non tassando i poveri attraverso l’IMU. E’ auspicabile anche un provvedimento legislativo che garantisca il diritto di cittadinanza ai figli degli stranieri che sono nati e nascono in Italia, al fine che si possa compiere una vera integrazione sociale. Si chiede inoltre che si approvi in tempi brevi una nuova legge elettorale che
consenta di governare il paese e di ridare ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti per non assistere al triste spettacolo fatto di un parlamento composto non da eletti ma da nominati delle segreterie dei partiti. Le Acli chiedono che i nuovi rappresentanti politici sostengano, con mezzi economici adeguati, una politica che ponga la difesa della vita e i valori ad essa attinenti a base di una legislazione che contrasti l’aborto e nello stesso tempo aiuti le donne in gravidanza in un contesto di forte solidarietà e accoglienza. E’ chiaro che molti dei suggerimenti che sono stati presentati oltre ad essere validi in ambito nazionale possono essere efficaci, per quanto riguarda gli aspetti socio-economici, anche per le amministrazioni locali. Gianni Giovangiacomo
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17 marzo 2013
Speciale CONVEGNO CATECHISTI
La Chiesa: un luogo accogliente per i giovani ensiamo sia esperienza comune di ogni operatore pastorale la constatazione della forza attrattiva che ha nella cultura attuale, sui preadolescenti e non solo su di essi, il richiamo a scelte minimalistiche e privatistiche dove l’importante è stare bene ora. Molti di essi quando si affacciano alle prime esperienze di autonomia e di distacco dagli ambienti della fanciullezza (famiglia , scuola ,Chiesa, paese o quartiere), sembrano come irresistibilmente attratti quasi solo dalle sirene della sensitività, dell’istintualità, del provare ogni esperienza anche se trasgressiva: sono come naviganti giunti criticamente i messaggi Non dobbiamo trattare fidanzati, finalmente a conviventi,sposati che ricevono e scegliere i giovani con troppa mettere la loro civilmente con figli avendo però avuto la barca in mare e ecc..ecc..) e di poter di possibilità di fare circospezione e paura: desiderosi di nuovo far loro un esperienza del Signore e ci è lecito lanciare loro andare ovunque, annuncio di fede e della sua Chiesa. delle sfide, perché ignorando o cercare di ricostruire un sottovalutando legame che rasserena L’OBIETTIVO DEL i giovani vogliono pericoli e sovente i giovani verso la PROGETTO DIOCESANO essere messi alla prova difficoltà. Tutto e Chiesa, li riapre alla Obiettivo è proporre al il contrario di volontà di continuare a giovane una esperienza tutto è possibile. Per paese dei balocchi mantenere vive le di incontro personale molti ogni esperienza virtuale. tradizioni e la fede dei con Cristo e la sua Chiesa possibile va provata. Non Dinanzi a questo potente padri e sempre meno ovvero esso vuole essere esiste bene o male ma messaggio culturale, occasionalmente, a far un contributo al solo ciò che da piacere o molti vacillano, resistono nascere belle famiglie rinnovamento della da dolore: il primo va solo coloro che hanno cristiane e sempre più pastorale dell’Iniziazione ricercato sempre e già radicato in essi alti numerosi gruppi di Cristiana affinché ogni comunque, il secondo valori morali, molti altri giovani coppie. Ciò è giovane possa incontrare evitato. potrebbero esserne molto bello ma non è Cristo ed essere fissato e In tutte le culture sono capaci se aiutati ad avere sufficiente. amato da Lui, potrà presenti dei riti di tipo un ambiente ove Occorre dare la anche aver paura di iniziatico e la maggior decodificare i messaggi possibilità a tutti i seguirlo ma non potrà parte dei popoli li ha ricevuti, valutarli e giovani di poter mai dimenticare quello situati all’inizio dell’età liberamente in base alla conoscere Cristo e sguardo e quel volto. adulta. L’iniziazione che propria intelligenza e decidersi per Lui. Questa prospettiva di ha luogo all’epoca della non solo in base al Ma come può avvenire riforma dell’Iniziazione pubertà comprende una proprio istinto e poter questo nel turbine della Cristiana delle nuove serie di prove decidere con la propria preadolescenza? Ma generazioni e quindi drammatiche alle quali i coscienza. Occorre dare come può avvenire della pastorale giovanile giovani si devono la possibilità a tutti gli questo in ogni in chiave esperienziale, fa sottoporre. Questi riti, adolescenti così ricchi di parrocchia? parte di un ben più socialmente riconosciuti generosità , di speranza , Certo avessimo in ogni ampio rinnovamento il da tutti, segnano la morte di voglia di vivere , di Comunità Parrocchiale quale sta coinvolgendo all’infanzia e l’ingresso entusiasmo e di idealità , animatori della pastorale tutte le Chiese che sono nella vita degli adulti. di avere un tempo giovanile numerosi e in Italia. Nella nostra realtà abbastanza ampio e un preparati questo sarebbe Ripensare il processo di occidentale, però, la luogo non massificante, possibile ma sovente essi Iniziazione cristiana è mancanza di tali riti dove decidere sono pochi e il loro un’impresa complessa, costringe il singolo liberamente il senso della servizio è al massimo per che sarà frutto di un giovane a ricercarsi propria vita : questo pochi anni perché poi il lungo cammino. Per ora personalmente delle tempo deve essere anche lavoro, la famiglia, i si deve incoraggiare in prove forti che quello dell’Iniziazione propri figli li assorbano ogni parrocchia un dimostrino a se stesso di Cristiana, questo luogo totalmente e quindi rinnovamento non essere più un deve essere anche la occorre ripartire da capo. dell’Iniziazione cristiana bambino, sperando Chiesa . La meta di avere una ed anche iniziative affannosamente che bella e forte pastorale sperimentali in tale anche i compagni e gli Alla ricerca di “luoghi giovanile va perseguita campo. Per avviare questi adulti si accorgano di ciò. pastorali" accoglienti senza mai abbassare il tentativi di rinnovamento Questo spiega l’accesso per i giovani livello della qualità della dell’Iniziazione cristiana da parte del giovane ad La riforma della si danno le seguenti esperienze catechesi parrocchiale indicazioni operative La catechesi per oggettivamente in Italia è in essere da che tengono conto discutibili (piacere molti anni e ha già degli orientamenti i fanciulli può risultare sfrenato, uso di vari tipi dato notevoli frutti , precedenti. Non si preziosa per i loro di sostanze, interesse si pensi alla tratta di un elenco di genitori, che si ritrovano obblighi da verso pratiche occulte, possibilità che ha esibizionismo in auto e oggi la Chiesa di a riscoprire un messaggio adempiere e moto…), ma che devono evangelizzare e soprattutto non si significativo anche per essere comunque colte catechizzare i ragazzi vogliono aggiungere come una richiesta di non più per pochi altri pesi a quelli che la loro vita quotidiana considerazione e di mesi come era negli già gravano le spalle ascolto da parte degli anni sessanta dei presbiteri e dei adulti e della Chiesa. (preparazione alla proposta e della catechisti. Si tratta di Cresima e alla prima formazione dei formatori orientamenti da prendere Cercare il piacere Comunione e poi il togliendo all’educazione in considerazione in sede allontanando il dolore vuoto) ma per degli anni. cristiana dei giovani il di Consiglio Pastorale è un messaggio che Ciò ha evitato una totale carattere della insieme a tutti gli raggiunge le nuove scristianizzazione delle occasionalità (se c’è quel educatori della generazioni nuove generazioni ma prete che ci sa fare con i parrocchia per decidere È questo un messaggio, non è sufficiente. La sola giovani , se c’è quel insieme quali passi non l’unico certamente, socializzazione religiosa giovane animatore, concreti si possono ma raggiunge le nuove non è sufficiente oggi più se......) per dare vita in muovere nella direzione generazioni attraverso che mai. ogni parrocchia a dei di un rinnovamento molti media e l’emblema Nuove vie si sono aperte; luoghi ove con sacerdoti dell’Iniziazione Cristiana è la rete Internet dove si pensi ai cammini di normali, con catechisti dei fanciulli , dei ragazzi convivono milioni di preparazione al animatori normali e dei giovani. proposte, tutte sullo sacramento del (tantissimi impegni, 1) Innanzitutto si devono stesso livello ma quelle matrimonio i quali tanta buon volontà, tener presenti i che richiamano e invitato danno la possibilità ad preparazione appena documenti sulla catechesi prepotentemente gli ogni Comunità di sufficiente, carismi che la CEI ha promulgato adolescenti, sono quelle rincontrare , dopo molto ordinari, poco tempo a dopo il Concilio . Perciò suadenti della sensitività tempo, moltissimi disposizione) sia proponiamo di rileggere e dell’istintualità le quali giovani (i quali stanno possibile attivare dei con pazienza e docilità i lo sollecitano ad entrare vivendo le situazioni luoghi ove i giovani documenti catechistici come in una sorta di affettive più diverse, possano valutare della CEI e dell’Ufficio
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Occorre ripensare il modello di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi nell’orizzonte della prima evangelizzazione. La relazione delVescovo
catechistico nazionale. 2) Tra i vari suggerimenti dei documenti catechistici degli ultimi anni uno in particolare ritorna con frequenza: "l’Iniziazione cristiania dei fanciulli e dei ragazzi deve realizzarsi secondo un’ispirazione catecumenale" Perciò proponiamo di approfondire questi documenti e sussidi sul catecumenato per scoprire quali elementi possono essere valorizzati o adattati nell’Iniziazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani. 3) Proponiamo che le persone coinvolte come educatori e testimoni " nell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi siano proposte dalla parrocchia anche come padrini e madrine per la Confermazione per introdurre le nuove generazioni all’esperienza della vita cristiana. 4) Proponiamo alle parrocchie - facendone parola con l’Ufficio liturgico diocesano - di celebrare i sacramenti e alcune Messe festive e feriali con modalità linguaggio, gesti e segni adatte e coinvolgenti per i fanciulli, i ragazzi e i giovani. 5) Gli adulti della comunità coinvolti nell’Iniziazione cristiana delle nuove generazioni sono innanzi tutto i genitori dei fanciulli e dei ragazzi. Perciò proponiamo alle parrocchie di curare sempre i contatti con i genitori fin da quando i loro bambini sono ancora molto piccoli, per proporre a questi adulti un cammino di fede che accompagnerà l’Iniziazione cristiana dei loro figli fino alla maturità. 6) Proponiamo ai parroci e ai catechisti di aver cura che ogni genitore dei fanciulli e dei ragazzi dell’Iniziazione cristiana abbia avuto la possibilità di leggere personalmente e in gruppo un Vangelo,, di chiedere e ottenere spiegazioni, di esprimere le proprie reazioni e di pregare la Parola ascoltata. 7) L’Iniziazione cristiana porta frutto in una fede che sia viva nella carità, nell’accoglienza dei bisognosi e nella vicinanza ai sofferenti. Perciò proponiamo che nel corso dei cammino di fede dei ragazzi e delle loro famiglie siano inserite iniziative di solidarietà e di impegno sociale. 8) La Cresima viene avvertita da molti come la conclusione dell’Iniziazione cristiana. È necessario invece che gli adolescenti possano proseguire il cammino di fede che li rende consapevoli della loro identità cristiana (mistagogia) anche dopo la Confermazione durante gli anni dell’adolescenza spesso decisivi per l’elaborazione delle scelte fondamentali e del progetto di vita. Proponiamo che verso i 18-20 anni la conclusione dell’Iniziazione cristiana dei giovani sia solennemente celebrata.
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Alcuni flash dal convegno diocesano
Un’occasione di confronto onostante il malessere accusato N dal nostro don Fabio, direttore dell’Ufficio diocesano catechistico – che ha movimentato la serata ma si è fortunatamente risolto – è positivo il bilancio del Convegno Diocesano svoltosi nei locali messi a disposizione dall’Unità pastorale dei Tre Arcangeli e che ha registrato la presenza di oltre cento catechisti del nostro territorio. Nessuna relazione altisonante e nessun inviato speciale, ma un proficuo pomeriggio di confronto aperto sul significativo intervento del Vescovo Simone che – oltre a ringraziare i partecipanti intervenuti nonostante i loro impegni familiari, parrocchiali e lavorativi – ha chiarito alla platea i punti fondamentali del progetto educativo della nostra Diocesi ed ha focalizzato le questioni nodali dell’Iniziazione Cristiana orientata a generare cristiani consapevoli e non individui sacramentalizzati. I catechisti, divisi in gruppi a seconda delle fasce di età dei catecumeni loro affidati (0/6 anni; fino a 10 anni; 11/13, giovanissimi, giovani, adulti, famiglie), hanno preso in esame i temi di riflessione suggeriti dal Vescovo assieme alle indicazioni già presenti nella lettera pastorale per il progetto catechistico diocesano. Dopo la cena condivisa, i suggerimenti, le proposte concrete, le perplessità, le questioni ancora da sciogliere sono state presentate da ogni gruppo sul tavolo del Vescovo, che, concludendo i lavori, ha preso nota delle relazioni e nuovamente ringraziato i presenti per il lavoro svolto. Valeria Cresti
I prossimi appuntamenti diocesani per i catechisti * 25 APRILE GITA CATECHISTICA A CORTONA (NELLA FOTO) * 4 MAGGIO 10° PELLEGRINAGGIO DIOCESANO DEI BAMBINI A MONTENERO * 16 E 17 MAGGIO FORMAZIONE CATECHISTI OVER 30 ANNI.
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