La Settimana n. 12 del 25 marzo 2012

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IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di monsignor Ezio Morosi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

Insieme si raddoppiano le energie, si dimezzano i pesi.

lasettimana.livorno@tiscali.it

a vita che Dio ci ha donato è comunione. Ce lo dice chi ci ha creato L con lo stupendo mistero della Trinità. Ce lo dice la nostra stessa natura, l’uomo infatti da solo non si realizza, è fatto per vivere in relazione.

Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli

Nella relazione trova l’occasione per ricevere, per completarsi, per crescere, per esercitare le virtù che danno valore alla sua vita: la bontà, la pazienza, il perdono, la comprensione, la diversità… La relazione non è solo quella della famiglia, ma anche l’amicizia e la comunità sono realtà fondamentali per il cristiano, realtà che vanno curate e fatte crescere in ogni età della vita.

Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

25 marzo 2012

Un incontro che ha lasciato il segno

XXX anniversario della visita di Giovanni Paolo II Nella festa di San Giuseppe il ricordo della visita di Giovanni Paolo II a Rosignano. La Messa nel teatro e l’omaggio floreale davanti alla targa che ricorda l’evento all’interno dello Stabilimento Solvay

Oggi come allora le parole del Pontefice risuonano vive dalle testimonianze di chi partecipò allo storico incontro. L’invocazione al beato Giovanni Paolo II perché protegga le famiglie del territorio e porti lavoro, diritto fondamentale di ogni uomo trent’anni trascorsi dalla visita di Giovanni Paolo II a Rosignano e Livorno non hanno offuscato la memoria di chi quell’evento lo visse da vicino. Nella festa di S. Giuseppe, il teatro Solvay si è riempito di persone, nonostante fosse un lunedì mattina lavorativo e con una semplice celebrazione si è ricordato quello storico viaggio del Pontefice alla Solvay e alla città labronica. Alcune voci hanno dato testimonianza di un incontro che non fu solo quello tra un Papa ed i fedeli cristiani di un territorio, ma quello di un uomo, che, attraverso la visita alla fabbrica ricordava il suo passato e incontrava altri uomini come lui, lavoratori. «Sono uno di voi» disse in quell’occasione, mostrando a tutti quelle sue straordinarie doti di umanità che ne hanno caratterizzato l’intero pontificato. Anche la direttrice attuale della Solvay Michelle Huart che non era presente all’epoca, ha sottolineato questo ricordo di umanità, tramandatole dagli altri dirigenti e operai, e, rivolgendosi a tutti i

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lavoratori e alle loro famiglie, ha invitato ad avere uno sguardo di fiducia nel futuro dell’azienda, così come aveva fatto il Papa. «Ero la più giovane dipendente dello Stabilimento – ha raccontato Laura Cervelli – il Papa mangiò accanto a me in mensa, insieme con tutti gli altri operai. All’inizio ero emozionata e in soggezione, ma Giovanni Paolo II seppe mettermi a mio agio e fu come pranzare accanto ad un amico». «I ricordi di quella giornata – ha sottolineato l’ingegnere Sergio Sardano, all’epoca dirigente Solvay – sono ancora talmente vivi, che non mi sembra possibile siano passati tanti anni. Fu una giornata memorabile, tanto attesa da noi della fabbrica, ma che fu all’altezza delle aspettative». Anche Valter Poli, allora e ancora oggi progettista tecnico per la Solvay, ha ricordato quella storica visita, ringraziando il Signore per il dono di un uomo come il beato Giovanni Paolo II. Mentre monsignor Paolo Razzauti, che fu nell’équipe organizzatrice dell’evento, ha rammentato come il Papa fosse interessato a tutto e chiedesse spiegazioni su ogni cosa che gli mostravano, al punto da far ritardare e slittare tutto il

programma della giornata, che si concluse in piazza della Repubblica con oltre due ore di ritardo. Nell’omelia monsignor Giusti, che insieme ai dirigenti dello Stabilimento di Rosignano si è fatto promotore della celebrazione del XXX dalla Visita, ha parlato del momento difficile che vive il Paese ed in particolare la provincia livornese ricordando come la crisi sia figlia di una crisi molto più ampia, morale, di valori, dell’etica. Riprendendo le parole pronunciate dal Pontefice

trent’anni fa, il Vescovo ha ricordato come il lavoro sia uno dei diritti fondamentali dell’uomo: «oggi la Chiesa venera Giuseppe di Nazareth come “artigiano”, come uomo del lavoro. Proprio lui, Giuseppe, ha fatto imparare a Gesù il lavoro della sua professione, lo ha incamminato in essa, gli ha insegnato a superare le difficoltà e la resistenza dell’elemento “materiale” e a trarre dalla materia informe le opere dell’artigianato umano. È

lui, Giuseppe di Nazareth, che ha legato una volta per sempre il Figlio di Dio al lavoro umano. Grazie a lui, lo stesso Cristo appartiene anche al mondo del lavoro e rende testimonianza della sua altissima dignità dinanzi agli occhi di Dio». Monsignor Giusti ha richiamato il ruolo della politica al servizio del bene comune, mettendo al centro l’uomo e le sue necessità primarie. Ha fatto appello perché la vita sia sempre difesa ed ha invocato il beato Giovanni Paolo II perché interceda per il territorio livornese, perché ci siano nuove opportunità di lavoro e serenità per le famiglie. Ed infine, così come aveva fatto il Pontefice, ha invitato a non aver paura di prendere Gesù sotto il proprio tetto, seguendo l’esempio di Giuseppe: «”Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria... perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20). Popolo di Dio! Chiesa livornese! Non temere di prendere, insieme con Giuseppe di Nazareth, Maria. Non temere di prendere Gesù Cristo, il suo Figlio, in tutta la tua vita. Non temere di prenderlo in una fede simile alla fede di Giuseppe. Non temere di prenderlo sotto i tetti delle tue case – così come Giuseppe ha accolto Gesù sotto il tetto della casa nazaretana. Non temere di prendere Cristo nel tuo lavoro quotidiano. Non temere di prenderlo nel tuo “mondo”. Allora questo “mondo” sarà veramente “umano”. Diventerà sempre più umano. Infatti, soltanto il Dio-Uomo può fare il nostro “mondo umano” pienamente “umano”». c.d.

LA PARTECIPAZIONE dei livornesi

Verso un’agenda di speranza Nel maggio del 2013 la prima settimana sociale toscana i è aperto solennemente nella splendida basilica di San Lorenzo a SprimaFirenze il percorso che condurrà nel maggio del 2013 a celebrare la Settimana Sociale dei cattolici toscani. Erano presenti quasi tutti i vescovi della Toscana all’incontro nel quale si sono dati appuntamento centinaia di cattolici, impegnati in ambito socio politico, provenienti da tutte le diocesi toscane. Un incontro che ha sfruttato la scia del percorso virtuoso che ha portato all’appuntamento nazionale di Reggio Calabria per riproporre, su scala regionale, il progetto di costruire un’agenda di speranza per la Toscana. In questa occasione sono state annunciate le date della prima Settimana Sociale toscana che si svolgerà dal 1 al 5 maggio 2013 e precederà di pochi mesi la prossima Settimana Sociale nazionale che è stata programmata per l’autunno del 2013, come ha annunciato monsignor Miglio nella sua relazione introduttiva. Padre Airò, responsabile della pastorale sociale e del lavoro della Toscana, ha presentato questo percorso inedito al termine di una mattinata di preghiera e riflessione in cui hanno portato il loro originale contributo, oltre a monsignor Miglio, presidente del comitato organizzatore nazionale delle Settimane Sociali, anche il Vescovo delegato della CET per la pastorale specifica, monsignor Giovanni Santucci e il professor Giuseppe Savagnone, noto intellettuale cattolico. L’incontro si è concluso con l’Eucarestia, presieduta dal cardinale Giuseppe Betori e concelebrata dai Vescovi della Toscana. Nella sua omelia l’arcivescovo di Firenze ha invitato i presenti ad un “impegno costruttivo per un volto nuovo della società, più ancorato agli irrinunciabili principi del rispetto della persona umana e della ricerca anzitutto del bene comune” Anche la diocesi di Livorno ha partecipato con una delegazione, guidata dal Vescovo Giusti, e composta da una decina di componenti in rappresentanza degli uffici diocesani interessati e di alcuni esponenti delle aggregazioni laicali. In questo anno che precederà la celebrazione della settimana sociale regionale, anche a Livorno si svolgeranno iniziative di sensibilizzazione finalizzate a portare un contributo originale e caratteristico della diocesi livornese all’agenda di speranza toscana. Le iniziative già in programma all’interno del percorso del Progetto Culturale diocesano sembrano del resto già in sintonia con quanto sollecitato dai Vescovi della Toscana. Anche a Livorno sembra ormai urgente un rinnovato protagonismo dei cattolici impegnati in politica. n.s. SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3 DEL FASCICOLO REGIONALE


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

APOSTOLATO del mare di O.Z.

SOS -See Over the Sea Continua il corso per i volontari

rosegue il Corso di formazione al volontariato “SOS - See Over the PSea”, organizzato dall’Associazione Stella Maris di Livorno insieme con la Stella Maris di Piombino, al Comitato locale per il Welfare della Gente di Mare di Livorno e alla Federazione Nazionale Stella Maris, con il contributo del Centro Servizi Volontariato della Toscana. Si tratta di un corso di formazione al volontariato nel settore dell’accoglienza ai marittimi in transito nei due porti di Livorno e Piombino. Negli incontri svolti finora, sono state affrontate varie tematiche: dopo un’introduzione generale sulle motivazioni al volontariato, ossia i valori che soggiacciono alla scelta del volontariato, la dicotomia tra cooperare e competere, la relazione d’aiuto e di fiducia tra il volontario e l’Altro, si è passati ad approfondire, insieme con Ivan Bruno, Ufficiale della Capitaneria di Porto di Livorno, la gestione degli aspetti di safety e security dentro il sistema portuale. Successivamente sono state affrontate numerose questioni che, a vario titolo, influenzano l’accoglienza dei marittimi, con specifico riguardo alle visite a bordo: dalla normativa contenuta nella Maritime Labour Convention 2006, alle bandiere di convenienza, dall’ISPS Code alle navi abbandonate. Sono stati poi illustrati i servizi che vengono offerti ai marittimi nei Centri Stella Maris, in Italia e nel mondo, che rendono riconoscibile quella che viene definita “La casa lontano da casa”, e che corrispondono ai principali bisogni espressi dai naviganti. Proseguono anche le lezioni di lingua inglese, declinate come “inglese marittimo”, funzionali cioè alle necessità del volontario Stella Maris, che apprende come comunicare correttamente a bordo delle navi e con i marittimi. Uno degli elementi più significativi emersi dalle prime lezioni del corso (che proseguirà nei prossimi mesi, per concludersi con un evento finale previsto a Livorno per il 7 settembre 2012) è stato il progressivo rinsaldarsi del gruppo dei partecipanti: si tratta di un insieme di persone con background molto variegati, ma la curiosità verso l’ambiente porto, l’apertura all’Altro, il desiderio di esprimere solidarietà nei confronti degli invisibili del mare hanno costituito un collante capace di creare un bel clima di affiatamento e condivisione. Per informazioni ASSOCIAZIONE STELLA MARIS Seafarer’s Centre Via Michelangelo 6 (Calata Pisa) 57123 LIVORNO tel +39 0586 072379 www.stellamaris.tv/livorno

La parola alla... CARITAS

Un fondo di solidarietà per le famiglie biettivo: raccogliere 100.000 euro (ma se fosse possibile anche molti di più) per aiutare le famiglie in difficoltà, in particolare quelle famiglie dove entrambi i coniugi hanno perso il lavoro, dove magari ci sono anche figli ed un affitto da pagare. È questo lo scopo del Fondo di solidarietà famiglie e lavoro costituito dalla Fondazione Caritas diocesana insieme alla Fondazione Cassa di risparmi di Livorno. 60.000 euro sono già a disposizione del progetto, donati dalla Fondazione bancaria, mentre il resto del fondo sarà incrementato con le raccolte della Quaresima di Carità, nelle parrocchie della Diocesi e con altre donazioni da parte di chiunque vorrà partecipare alla raccolta e per questo è stato creato un conto corrente apposito (in pagina è visibile l’iban ndr). Il Fondo sarà gestito da un’équipe di persone (della Fondazione Caritas e della Fondazione Cassa di Risparmi) che valuterà i casi e assegnerà i contributi in forma di microcrediti, di borse lavoro, prestiti d’onore o anche semplicemente di pagamenti di utenze e aiuti in liquidità. Ogni situazione sarà seguita da un tutor che verificherà l’urgenza, la gestione e l’impiego del contributo, per fa sì che ci sia un vero e proprio accompagnamento degli assistiti, che permetta l’uscita da una situazione di povertà e non sia solo un far fronte all’emergenza del momento. Il progetto, che è stato presentato dal vescovo Giusti, insieme con il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmi Luciano Barsotti e la dottoressa Luisa

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Ecco l’iban per contribuire al Fondo: IT08H0622013900000000002551 intestato a «Fondo solidarietà famiglie e lavoro» Cassa di Risparmi Lucca Pisa Livorno Terzi e con la Presidente della Fondazione Caritas Livorno Suor Raffaella Spiezio, prevede un coinvolgimento anche delle parrocchie: Le situazioni di bisogno infatti saranno segnalate direttamente dai parroci, a cui le persone in difficoltà si rivolgeranno. Negli ultimi tempi diverse parrocchie si sono già attivate singolarmente per aiutare molte famiglie nel bisogno,

in particolare nel sostegno al pagamento delle utenze, di affitti e altri necessità urgenti. Con il Fondo adesso sarà dunque possibile andare incontro anche alle parrocchie stesse, già impegnate in prima linea in questa forma di aiuto. Il progetto – ha spiegato suor Raffaella – non si basa sul semplice assistenzialismo, ma propone interventi di promozione ed educazione e

percorsi condivisi di impegno e responsabilizzazione, perché esso rappresenti una possibilità di uscita dalla condizione di povertà, doni fiducia alle persone e faccia tornare la speranza. Ci auguriamo inoltre che iniziative come questa possano far crescere un’idea forte di solidarietà, perché in città chi ha di più possa donare a chi non ha niente». c.d.

L’AIUTO AI MARITTIMI NEL TEMPO DELLA QUARESIMA

In rotta verso la PASQUA

esù si ferma spesso davanti all’infinita distesa di acque. Si attarda sulle rive passeggiando, sosta sulla spiaggia per mangiare, o raccogliere la folla per parlare da una barca, osserva i pescatori al lavoro e sceglie alcuni di loro come Apostoli. Gran parte della vita di Gesù si svolge sullo sfondo del Mare di Tiberiade. È il lago più grande della Galilea, un lago pescoso e navigabile che Gesù attraversa più volte. Il mare è un luogo simbolico, è ostacolo, impedimento, barriera. La storia umana è come intersecata, sbarrata e recintata da questo mare. Nel vangelo si racconta la spinta inarrestabile, appassionata di Gesù che vuole attraversare questo mare. Il viaggio di Gesù esige però l’attraversamento del cuore umano. L’attraversamento del mare, come del cuore dell’uomo è affrontare un vento in tempesta. Il mare e il cuore non si lasciano attraversare facilmente, ma il salmo - 107 e 89 - dice che Dio domina il mare e le tempeste. Gesù calma la tempesta perché l’amore di Dio è più forte del mare e del cuore degli uomini. Non c’è nessun uomo al mondo che possa sentirsi escluso

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dall’amore di Dio. Gesù cammina sulle acque, mentre i discepoli sulla barca lottavano contro il mare, si fa loro incontro e li tranquillizza: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Gesù cammina sul mare, e mette sotto i suoi piedi le avversità, gli ostacoli, i problemi e tutto quello che ci impedisce ad andare avanti. Gesù apre il suo ed il nostro cuore. Chi vive sul mare, la scansione del tempo è data dal lavoro. I giorni scorrono pressoché tutti uguali, immersi nei turni e nei servizi alla nave ed alla navigazione; la domenica passa quasi inosservata e uguale agli altri giorni. L’approdo ad un porto segna una diversità nello scorrere del tempo: il lavoro cambia perché c’è da seguire lo scarico e il carico, ma è anche l’occasione di mettere i piedi in terra, telefonare a casa, vedere qualche faccia nuova. Così il porto, proprio per la caratteristica della sosta, può segnare anche il tempo della Quaresima ed il cammino (la rotta) verso la Pasqua.

I volontari della Stella Maris di Livorno cercheranno, in questo tem-po, di farsi vicino alle navi accostate per portare un segno di questo percorso quaresimale: un volantino redatto in inglese, con una riflessione su Gesù e il mare, una preghiera ed un percorso quaresimale fatto di immagini, qualche frase dei vangeli domenicali con un breve pensiero. Alla Comunità della Diocesi chiederei di accompagnare questo farsi prossimo ed i tanti marittimi che toccano il nostro porto, perché non rimangano invisibili e dimenticati. Diremo che la Chiesa di Livorno è loro vicina e che li accompagna con la preghiera. Don Luciano Cantini, cappellano Opera dell’Apostolato del mare


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

L'ASSOCIAZIONE RANDI compie venti anni di attività/1

I pensieri di chi frequenta la RANDI

CI SENTIAMO A CASA

L’associazione Randi compie 20 anni: Alessandra Fierli e don Francesco Fiordaliso ci raccontano la loro esperienza, cercando di farci capire l’importanza del loro operato, la forza che li spinge «anche contro corrente» ad impegnarsi per chi, in un paese straniero, si trova solo e molte volte finisce per essere sfruttato

DI

L’

ELENA CERINI

III

Nadia Dahani (13 anni, del Marocco): È da quando sono piccola che vengo alla Randi mi piace tanto venire perché sto insieme a tante persone simpatiche, faccio nuove conoscenze. Mi piace molto anche giocare con i bambini piccoli.

Non per risolvere i problemi, ma per accogliere le persone

associazione Randi compie 20 anni. È un’associazione conosciuta sul territorio livornese, quale è il suo scopo e quali sono gli ambiti di intervento? ALESSANDRA: «Era il 1992, abusi di vario tipo, necessitano Rebecca, ragazza dominicana, di una rete di interventi che era in stato interessante. Sola, in contemplano la presa in carico, una terra straniera di cui stava il sostegno psicologico, la tutela conoscendo solo il peggio, legale, l’avvio al mercato del incontra Resi Vitali, ostetrica, lavoro. che poi sarà la fondatrice Tutto nasce comunque dell’Associazione. Finalmente dall’esperienza semplice capisce che c’è qualcuno dell’amicizia tra persone che disposto ad ascoltarla senza hanno scoperto il piacere di chiedere niente in cambio. stare insieme: questo permette, Dopo qualche mese Rebecca in maniera naturale, lo scambio partorisce un bellissimo dei valori, delle proprie culture, bambino a cui dà il nome di stimola l’approfondimento Randi. delle proprie radici e aiuta a È questo incontro occasionale il recuperare la propria identità seme della nostra Associazione, reciprocamente comunicata e a cui appunto abbiamo voluto accolta». dare il nome di quel bambino che, provvidenzialmente, ha DON FRANCESCO FIORDALISO, messo Resi prima, e poi tutti UNO DEI SOCI FONDATORI: «Nel noi, su un percorso che mai 1996 nasce l’esigenza di avremmo immaginato o potuto costituirci in Associazione per prevedere. poterci relazionare in modo più Rebecca fece conoscere a Resi le strutturato con le istituzioni e ragazze che lavoravano nei bar con tutte quelle realtà con cui presso il porto di Livorno. Erano necessariamente entravamo in tutte clandestine, senza alcun contatto. tipo di tutela. Era necessario In quegli anni, stava emergendo trovare una stanza che in maniera preoccupante il rappresentasse un luogo sicuro fenomeno della tratta per scopi dove poter parlare e affrontare le sessuali. Le nostre strade si diverse problematiche che si stavano riempiendo di ragazze ponevano con frequenza straniere schiavizzate e costrette sempre maggiore. a prostituirsi. I nostri volontari Monsignor Ablondi, allora cominciavano a entrare in vescovo di Livorno, ci aprì le contatto con alcune di queste porte dell’Istituto ragazze e il vescovo Ablondi S.M.Maddalena, che tutt’oggi ci intuì che era necessario ospita. I primi tempi ci veniva affrontare questa nuova realtà. messa a disposizione una Venimmo a sapere che Livorno stanzetta con un tavolo e era diventata, proprio in quegli qualche sedia, poi piano piano, anni, un punto di smistamento man mano che le esigenze delle donne provenienti dall’Est aumentavano, una stanza per Europeo e un punto di attività varie, il giardino dove i appoggio per quelle provenienti bambini possono giocare dall’Africa. Il Vescovo Alberto ancora oggi, un coinvolse ampio salone che l’Associazione Randi, di Tutto nasce ha assunto nel cui aveva una gran dall’esperienza stima. Coinvolse anche tempo le caratteristiche di me, perché il territorio semplice un luogo mia parrocchia dell’amicizia tra della apparentemente era particolarmente informale che interessato dalla persone che potremmo prostituzione su strada. hanno scoperto chiamare Così mi scaraventò il piacere benissimo "il letteralmente sulla giovedì della di stare insieme strada e Randi". In questo nell’Associazione spazio del giovedì, Randi. L’esperienza oltre al sostegno concreto, chi dell’unità di strada e i contatti viene può godere di qualche ora dell’Associazione Randi di tranquillità e ha la possibilità spinsero la Chiesa locale, di intessere rapporti umani mediante l’impegno sia del importanti. vescovo Alberto e poi del Lo "spazio aperto" consente successore Diego, ad offrire la anche di dare risposte alle disponibilità di una struttura, necessità di chi arriva dall’estero cioè della nostra prima casa cercando di risolvere le d’accoglienza, che fu quella in emergenze basilari: la mancanza Torretta. E lì è iniziata del lavoro, l’assenza di una casa, l’esperienza della casa di l’urgenza di reperire generi accoglienza per donne vittime primari, la scarsa conoscenza di violenza. della lingua italiana: chiunque Dopo la casa di Torretta, il va in un paese straniero spera vescovo Diego volle fortemente sempre di trovare qualcuno che un’altra casa per l’Associazione lo sostenga. Randi, anche contro il parere di Uno spazio particolare è tanti che lo sconsigliavano di dedicato alle donne che, vittime impegnarsi in una cosa del di violenza, maltrattamenti o genere. Questa scelta lo avrebbe

concretamente messo di fronte al mondo delle clandestine, lo avrebbe portato ad avere a che fare con situazioni ai margini della legalità. Nel corso degli anni si è anche resa necessaria una sempre maggiore acquisizione di competenza sia per permetterci di affrontare le problematiche in modo più adeguato, sia per offrire al Territorio e alle Istituzioni una collaborazione e una lettura competente delle problematiche. Da qui nasce l’iscrizione al Registro prima provinciale e poi regionale delle Associazioni e l’iscrizione al Registro Nazionale delle Associazioni abilitate ad affrontare il fenomeno dell’immigrazione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Da diversi anni portiamo avanti progetti finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri con e per conto della Provincia di Livorno, con i Comuni di Collesalvetti, di Livorno, Cecina e Bibbona, con la Questura di Livorno, l’Azienda USL 6 e la Diocesi. Collaboriamo a progetti regionali che mettono in rete le diverse Associazioni che si occupano di immigrazione e di violenza. Alcuni volontari hanno partecipato a Master Universitari sull’immigrazione, l’integrazione e l’intercultura; da qualche anno organizziamo corsi per operatori sociali e delle forze dell’ordine proprio su questi temi. Quell’incontro occasionale di 20 anni fa, però, continua a essere un punto fermo del nostro metodo, una modalità di approccio che parte sempre dall’ascolto e dalla consapevolezza che prima di tutto, chi entra in relazione con noi è una persona e non un problema". L’Associazione rivolge particolare attenzione alle donne immigrate vittime di violenza familiare: come agisce per aiutarle? «L’Associazione - dice don Francesco - si rivolge a donne immigrate, non abbiamo mai voluto "specializzarci" in un settore in quanto riteniamo indispensabile prima di tutto l’attenzione alla persona. Da noi, il Giovedì, stanno nella stessa stanza donne provenienti dal Nord Africa e dall’Est Europa, dall’America Latina e dall’Africa sub sahariana; da noi si incontrano donne che hanno marito e figli in Italia e donne che dormono in una stanza insieme ad altre immigrate vittime dello sfruttamento del mercato nero degli appartamenti. Puoi trovare allo

stesso tavolino, a parlare, una ragazza che è fuggita dal Night dove lavorava come ballerina e una donna che lavora come badante presso degli anziani. In quella stanza ci sono centinaia di storie, ma per noi ci sono solo persone e tutti sanno dell’altra solo quello che l’altra ha voglia di raccontare. In questi 20 anni abbiamo incontrato migliaia di storie, alcune meravigliose, altre tragiche, alcune davvero buffe, altre da far accapponare la pelle. Noi continuiamo a non voler avere un metodo e delle soluzioni, noi crediamo nella relazione, nel farci accanto, nell’ascoltare, non nel giudicare, ma nel far sentire amata l’altra. Rispettiamo le loro tradizioni e culture. Per questo, ogni tanto, organizziamo feste e cene multietniche, proprio per far capire a queste donne che le loro radici sono importanti e non solo noi le rispettiamo, ma le vogliamo valorizzare. È evidente che dall’ascolto nasce l’intervento, ma spesso l’intervento nasce e si sviluppa in maniera quasi naturale, spesso inaspettata: una donna dice che ha una stanza libera in appartamento per una ragazza che qualche minuto prima stava piangendo perché buttata in strada dai datori di lavoro; una ragazza si offre di tenere i bambini di una donna disperata che ha trovato lavoro ma non può portarli con sé; qualcuno ha sentito di un lavoro, qualcun altro di una casa, e poi la distribuzione dei vestiti, dei giocattoli. Poi c’è la rete che in questi anni siamo riusciti ad organizzare per lavoro, alfabetizzazione, messa in regola dei documenti, contatti con i paesi di origine, sostegno legale e psicologico. Più articolato e delicato è poi il sostegno alle vittime della violenza, di ogni tipo di violenza, ma comunque il modo di affrontare la questione è sempre quello di 20 anni fa: "tu sei importante per me!". Riguardo alla violenza ne abbiamo viste davvero di tutti i colori e proprio quando pensi di averle viste tutte si aprono situazioni nuove, il nostro segreto è non abituarci, meravigliandoci, indignandoci e sentendoci coinvolti sempre ogni volta che una donna subisce violenza». (...continua)

Sumia (mamma di Nadia, del Marocco): Quando vivevo a Firenze ed ero incinta di Asia venivo alla Randi in occasione di cene o feste; poi ci siamo trasferiti a Livorno e la Randi è diventato un luogo quotidiano. Il giovedì vengo qui per incontrare i connazionali e stare insieme. Inoltre io ho un legame di sangue con la Randi perché Resi mi ha fatto partorire Raian. Leila: Quando finisco il lavoro, vengo qui a passare del tempo e a divertirmi. E poi qui sono tutti molto gentili...io per esempio ho già cenato e quando torno a casa sono pronta. Olli (Romania): Sono venuta alla Randi la prima volta un anno fa tramite un’amica che conosceva Suor Monica. Ho visto che qui la gente era buona e si divertiva e questo era importante; soprattutto i bambini si divertivano e c’erano dolci. Ero spaventata e preoccupata, in un paese diverso...fra tanta gente diversa ti senti come se tutti ti stessero guardando o che stai sbagliando qualcosa. Ho frequentato delle lezioni di lingua italiana che sono state utili per il lavoro. Ma soprattutto ho ricevuto molto aiuto per Andrea [suo figlio] e per i suoi problemi; Resi mi ha aiutato molto con gli ospedali e soprattutto mi diceva sempre che ero una mamma troppo apprensiva. Valbona (Albanese) Queste sono parole di ringraziamento, di lacrime, di gioia da dedicare a queste donne che danno anima e sacrificio. Sono passati tre anni da quando mi sono salvata dalla malavita. Ho cominciato ad amare la vita e non più la morte, ho cominciato a vivere con dignità, accanto a loro ho trovato la forza, il sorriso, la voglia di vivere, la voglia di pensare ad un domani, ad un futuro. Grazie per aver rischiato tante volte la vostra vita per noi, grazie per il tempo che ci dedicate, per il vostro affetto, per le vostre attenzioni, grazie per tutte le volte che lasciate le vostre famiglie per correre da noi pure di notte, ogni momento, grazie per le vostre preoccupazioni, grazie perché in questo Paese piccolo ci sono persone con il cuore grande, che lavorano in silenzio, grazie perché ci fate sentire a casa, già! Questa è la nostra casa e lo sarà per sempre, grazie Randi. Linda (volontaria) Questo è il materiale raccolto in uno dei nostri Giovedì alla Maddalena. Purtroppo non è molto ma è comunque utile. È che non è facile approcciare le persone quando in qualche modo si sfiora il loro intimo... Comunque per me rileggere queste righe è stato piacevole e mi sono trovata a pensare alle mie sensazioni quando ho iniziato a frequentare il centro e poi la casa... La spontaneità e l’ironia nell’affrontare la complessità del vissuto e dei vissuti sono di sicuro le cose che ho apprezzato subito e di più, e un’altra cosa che mi piace è la concreta capacità di agire dal punto di vista pratico. Fondamentalmente e molto semplicemente quando cammino per strada, di ritorno dalla Maddelena verso casa, mi sento serena e cosciente. E.C.


IV

TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

Agenda del VESCOVO VENERDÌ 23 MARZO 18.15 in seminario, Lectio Divina per i seminaristi e i giovani della diocesi 21.00 il Vescovo presiede la Via crucis per i martiri missionari nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo SABATO 24 MARZO 9.30 inaugurazione della sede del corpo di soccorso dell’ordine di Malta in via Fagiuoli 11.00 S.Messa per San Disma al Santuario di Montenero DOMENICA 25 MARZO 11.00 in occasione della visita pastorale al I vicariato, S. Messa alla chiesa di San Benedetto 16.00 a Pontedera, incontro con i genitori sull’ “emergenza educativa” LUNEDÌ 26 MARZO 12.00 in prefettura, saluto al prefetto Domenico Mannino 18.00 ai Salesiani, S. Messa per gli insegnanti ed i dirigenti scolastici (vedi locandina in pagina)

Diocesi informa

AMICHIAMOCI 2012

MARTEDÌ 27 MARZO Nella mattina, udienze de i sacerdoti in vescovado 17.00 nell’ambito della visita pastorale al I vicariato, incontro con le comunità religiose della parrocchia di Santa Caterina 18.00 nell’ambito della visita pastorale al I vicariato, S. Messa alla chiesa di Santa Caterina

ome ogni anno, iniziano i preparativi per C Amichiamoci 2012, la manifestazione che per 3 settimane anima il mese di settembre di ragazzi e giovani di diverse parrocchie e realtà della nostra diocesi. A quelle della scorsa edizione, si è già aggiunta la parrocchia di San Luca e il gruppo del Cantiere Giovani. Ma lo staff vuole lanciare l’invito a tutte le realtà e parrocchie che volessero condividere un momento di gioco e preghiera comunitaria. I requisiti?solo uno: due persone con la voglia di mettersi al servizio della loro comunità e che entrino a far parte dello staff in modo attivo. Per qualunque informazione potete scrivere una email a info@amichiamoci.it o contattare uno dei referenti parrocchiali che trovate sul sito http://www.amichiamoci.it/. Ci sono un sacco di cose da fare e il tempo è poco e...è più bello insieme! Lo staff di Amichiamoci

MERCOLEDÌ 28 MARZO 8.30 S. Messa allo stabilimento ENI a Stagno 10.00 alla parrocchia di San Luca a Stagno, incontro con il sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci 11.00 in vescovado, incontro con l’équipe del seminario GIOVEDÌ 29 MARZO 10.00 visita e benedizione pasquale all’ATL 11.00 S. Messa precetto pasquale della Guardia di Finanza in cattedrale VENERDÌ 30 MARZO Nella mattina, udienze laici in vescovado 12.00 Benedizione pasquale in Questura e S. Messa precetto pasquale della Polizia alla chiesa della Purificazione 21.15 via crucis per il I, II, III e IV vicariato nel quartiere di Venezia guidata dal Vescovo con partenza dalla chiesa della Purificazione SABATO 31 MARZO 10.00 in vescovado, ritiro dei cattolici impegnati in politica DOMENICA 1 APRILE 10.30 S. Messa delle palme in cattedrale 15.00 Giornata diocesana dei giovani e ammissione agli ordini sacri di Simone Barbieri alla chiesa di San Matteo (vedi pagg.6 e 8)

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Benedetto XVI - Testimoni del messaggio cristiano - Ed. Mondadori, pp.156, euro 16,00 Uomini "in cammino" sono quelli che il Pontefice presenta in questi interventi: sono personaggi che hanno trasmesso e affermato con forza il messaggio cristiano attraverso gli scritti e la testimonianza della loro vita. Sono trenta ritratti di autori la cui profondità di pensiero e la grandezza del loro credo risuonano ancora ai nostri giorni. "Maestri della fede" che con le loro parole hanno segnato l’evoluzione della teologia cristiana, e seguendo le loro riflessioni, siamo condotti al cuore delle Scritture. Benedetto XVI si sofferma tra le altre, sulla figura di Agostino d’Ippona, che come spesso dice, è la continua fonte d’ispirazione per il suo pensiero: la tormentata vicenda interiore del santo è paragonabile al travaglio dell’uomo contemporaneo, che fatica a credere, sperare, amare. Con Giovanni Climaco, suggerisce invece il cammino lungo la Scala del Paradiso, un itinerario per avvicinarsi a Dio: trenta gradini, una salita certo difficile, ma alla portata dei fedeli. Con Cirillo e Metodio ci invita a riscoprire il coraggio dell’annuncio evangelici che ha caratterizzato la loro vita. Modelli ai quali possiamo ispirarci e che rischiarano il cammino spirituale .

BREVI DALLA DIOCESI

San Disma

I viaggi di PHARUS

Cortona e Castiglione del lago re 06,00 partenza dai punti stabiliti per Cortona. All’arrivo, tempo libero a disposizione per la visita a piedi dell’antico borgo di Cortona. La cittadina ha conservato meravigliosamente l’aspetto e la struttura della città medievale assieme a pregevoli architetture rinascimentali. Il centro cittadino nella suggestiva Piazza della Repubblica, è fiancheggiato dal duecentesco Palazzo Comunale e a pochi passi dal Museo dell’Accademia Etrusca si trova il Duomo, eretto sui resti dell’antica Pieve Romanica di Santa Maria. Visita del Santuario di Santa Margherita. Il Santuario sorge nella parte alta della collina di Cortona, in una incantevole posizione, ed è dedicato alla figura di S. Margherita, patrona della cittadina. Santa Messa. Pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per il lago Trasimeno e visita del centro storico di Castiglione del Lago, piccolo borgo di origine etrusca. Qui normalmente, nel giorno di Pasquetta, viene organizzata una fiera del fiore con esposizioni di diverse specie. Tempo a disposizione e al termine partenza per il rientro a Livorno con arrivo previsto in serata.

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QUOTA EURO 60,00 - min. 35 partecipanti La quota comprende: bus - pranzo con bevande - accompagnatore e assicurazione La quota non comprende: mance - extra in genere ISCRIZIONI E SALDO ENTRO IL 25 MARZO Per informazioni e prenotazioni : 336 535354

SABATO 24 MARZO Al Santuario di Montenero, Festa di San Disma, protettore dei carcerati dei prigionieri e dei condannati a morte. Alle 11.00 presso il Santuario si celebrerà una funzione religiosa per ricordare il santo protettore. Saranno presenti le autorità civili e religiose e una rappresentanza di carcerati. La cerimonia sarà trasmessa in diretta da Telegranducato

Ritiro Diaconi SABATO 24 MARZO ALLE 15.00 Presso la cappella del seminario, ritiro dei diaconi della diocesi per una mezza giornata di preghiera intensa e silenziosa

OAS 25 MARZO 2012 ALLE 15.45 Alla chiesa della Ss.ma Annunziata dei Greci alla Leccia-Scopaia incontro sulla Corresponsabilità tra maschile e femminile organizzato dall’OAS.

Apostolato della preghiera LUNEDÌ 26 MARZO ALLE 9.00 Ritiro di Quaresima alla parrocchia di S.E. Seton secondo il seguente programma: Lodi, Meditazione, S. Messa, pausa pranzo, Via Crucis con meditazione spontanea dei partecipanti

Giornata Mondiale della Gioventù DOMENICA 1 APRILE ALLE 15.00 Alla chiesa di San Matteo, giornata mondiale della gioventù ed ammissione agli ordini sacri di Simone Barbieri (vedi pag.6)

Gli orari di Chiesa informa gni quindici giorni, in onda su O Telegranducato il contenitore con le notizie della Diocesi di Livorno: Sabato alle 14.15 e alle 21.05 Domenica alle 10.15 e alle 00.20 Lunedì alle 20.15 Martedì alle 17.20


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

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Dall’Eucarestia alla missione Eucaristia è l’azione missionaria per eccellenza, perché contiene ed esprime in se stessa la missione totale di Cristo e della Chiesa. La sua radice missionaria è contenuta nel comando del Signore: Fate questo in memoria di me (Lc 22, 19), e nella destinazione universale del suo sangue sparso per tutti in remissione dei peccati (cfr. Mt 26, 28). Il popolo di Dio, con la celebrazione dell’Eucaristia, entra in comunione con il suo Signore ed è coinvolto con lui nell’impegno della salvezza universale. La celebrazione eucaristica deve accogliere e riflettere questa carica missionaria con un rinnovamento autentico non solo dei riti, ma dell’amore che in Cristo è celebrato» .

«L’

Si ricordi sempre bene che prima di essere un rito, l’Eucaristia è un’esperienza che coinvolge tutta la vita del credente e della comunità cristiana. Compito di ogni comunità cristiana è garantire, per quanto possibile, questa esperienza per tutti e permettere a ciascuno di trovare in essa il cibo necessario per quel giorno e per quella settimana. L’orizzonte di fondo che l’Eucaristia vissuta ci consegna è quello missionario. L’Eucaristia ci inserisce nella carità di Cristo che si è offerto al Padre per la remissione dei peccati e per liberare il mondo dal male dell’egoismo e dell’emarginazione. Dall’eucarestia quindi la missione per dare un volto nuovo della parrocchia. È a partire quindi da questo orizzonte di fondo che vanno rivisitati i tre ambiti pastorali "classici" della catechesi, liturgia e carità per un reale rinnovamento della pastorale. L’ANNUNCIO DELLA BUONA NOVELLA DI CRISTO RADUNA I FEDELI Promuovere l’Iniziazione Cristiana dei molti adulti giovani non battezzati e dei bambini battezzati ma i quali devono completare il cammino iniziatico. La trasmissione della fede è un avvenimento ecclesiale, della famiglia in primo luogo quale chiesa domestica, della comunità parrocchiale quale popolo radunato dal Signore. Pertanto si dovrà promuovere la: • Formazione globale in un gruppo catecumenale o di tipo catecumenale (se trattasi di bambini già battezzati), incentrata sulla logica iniziatica della TraditioRedditio. Per cui si riceve dalla Chiesa (Traditio) attraverso i genitori, la Comunità parrocchiale, il gruppo, si ridona al mondo e alla Chiesa

Continua la presentazione del progetto educativo diocesano con la lettura delle linee orientative del secondo ambito d’intervento (Redditio) con la testimonianza personale e di gruppo. • Educazione graduale a una partecipazione all’Eucaristia domenicale, appuntamento fondamentale della vita della comunità. Sostenere e promuovere la catechesi degli adulti, coinvolgendo soprattutto le famiglie nelle catechesi familiari, per riattivare il circolo virtuoso dell’educazione alla fede. Curare la formazione dei catechisti, il cui ministero ha la sua fonte e il suo modello nell’Eucaristia e la sua centralità nella Parola di Dio conosciuta, amata, meditata quotidianamente. Pertanto: • Si propone che il catechista mediti quotidianamente le Scritture aiutato eventualmente da qualche sussidio. • Si invitano i catechisti alla partecipazione quotidiana dell’Eucaristia LA PAROLA È LA SORGENTE NATIVA DELLA PARROCCHIA, L’EUCARESTIA NE È IL CENTRO E CULMINE Educazione alla preghiera Perché il celebrare sia autentica esperienza di preghiera, occorre mettere maggiore attenzione alla educazione alla preghiera come prologo necessario perché anche la catechesi liturgica possa respirare pienamente l’azione sempre presente dello Spirito Santo che opera nei segni liturgici, così come è Egli stesso anima della preghiera. Andrà posta particolare attenzione alla catechesi liturgica: è almeno dai tempi della riforma liturgica che una vera e propria catechesi sulla liturgia, ampia e organica, non è più esperienza diffusa nelle nostre comunità. E non si tratta soltanto di insegnare come si fa la liturgia, ma che cosa è e quale è il suo più vero e autentico significato. Pertanto: • A questo proposito occorrerà promuovere itinerari di formazione per la costituzione in tutte le parrocchie del Gruppo Liturgico, con il compito prioritario di far "funzionare" al meglio le assemblee celebranti, per non rischiare di ridurre la liturgia a ritualismo senza anima e per evitare di dare consistenza al ritualismo attraverso una "girandola di invenzioni" che ben poco hanno a che fare con

la liturgia della Chiesa. • Sarebbe utile ripercorrere a grandi linee lo snodarsi della celebrazione eucaristica e cogliere come nello stesso svolgimento del rito si esplicitano le diverse ministerialità presenti nella Chiesa: il ministero ordinato, il ministero istituito e il ministero di fatto Promuovere l’educazione liturgica dei fanciulli e dei ragazzi L’anno liturgico è il primo itinerario da valorizzare, perché quello comune a tutto il popolo di Dio, scandito dalla domenica, giorno del Signore. Pertanto: • Educazione al linguaggio liturgico attraverso la valorizzazione dei segni, specie nelle assemblee liturgiche dove la loro presenza è prevalente. • Insieme al messale e al lezionario per le celebrazioni con i fanciulli e i ragazzi, si faccia uso del direttorio. La celebrazione eucaristica domenicale e feriale e il "servizio" all’Eucaristia È stata più volte sottolineata dai Vescovi l’importanza di non moltiplicare oltre il giusto il numero delle Messe domenicali sia per evitare un eccessivo frazionamento della comunità, sia per non assorbire tutto il tempo e le energie dei sacerdoti. • Si tratta allora di ispirarsi a queste motivazioni per rivedere il numero delle nostre celebrazioni. • Sottolineare poi la cura da riservare alle messe dei giorni feriali, attraverso una breve omelia, almeno tempi forti, e la preghiera dei fedeli • Si potrebbe favorire la partecipazione dei giovani almeno ad una messa feriale riservando particolare attenzione alla loro sensibilità e sollecitando il loro coinvolgimento nella preparazione e nell’animazione della celebrazione. Nel contesto di questa proposta sarebbe importante dare rilievo alla dimensione vocazionale. LA CARITÀ EFFUSA NEI NOSTRI CUORI DALLO SPIRITO SANTO, FA LA PARROCCHIA-COMUNITÀ La celebrazione eucaristica è per la vita del mondo. Il Pane condiviso nella celebrazione eucaristica deve tradursi nel pane condiviso con i poveri del mondo, qualunque sia la natura della loro povertà. La scelta di ripartire dagli ultimi

vuole essere sempre presente nelle nostre scelte pastorali. La celebrazione dell’eucaristia manifesterà tutta la sua ricchezza quando si attiverà una circolarità virtuosa tra rito e vita. La vita, la nostra in comunione con quella del Signore Gesù, è lo spazio dal quale emerge e nel quale si radica l’azione liturgica ed il contenuto della celebrazione. Il rito orienta ed indirizza la vita verso quell’oltre che il Signore mostra come possibile qui ed ora, per ciascuno di noi. Occorre valorizzare i tempi forti, quali l’Avvento e la Quaresima, anche grazie alle preziose indicazioni offerte dalla Caritas Diocesana su percorsi di condivisione e di solidarietà. Le microrealizzazioni, proposte dalla Caritas Diocesana, oltre al valore di iniziative che raccontano l’unico volto della nostra chiesa impegnata in progetti condivisi, sono segni significativi per la loro natura di proposte verificabili e concrete. Accanto al livello diocesano, si propone sempre l’individuazione di microprogetti legati al territorio sui quali fare la colletta e coinvolgere, in modi e forme diverse tutte le componenti del popolo di Dio. Tutti i momenti della celebrazione eucaristica sono permeabili dalla carità: • l’atto penitenziale è il luogo nel quale chiedere perdono per i mali del nostro mondo, dei nostri territori e della nostra vita. • le intenzioni di preghiera sono il momento nel quale amplificare al Signore i gridi spesso soffocati dei poveri. • la presentazione dei doni è lo spazio nel quale far emergere la vita della comunità che celebra. Occorre impegnarci per valorizzare il segno della colletta durante la Messa. Potremmo coinvolgere l’assemblea con delle raccolte mirate (una situazione di bisogno, generi alimentari per le mense una volta al mese…) sempre invitando i credenti a non dimenticarsi dei poveri nella loro vita quotidiana. • il momento del congedo è il momento nel quale la comunità si assume gli impegni missionari di testimonianza del Vangelo della Carità. La comunità parrocchiale potrebbe individuare un’attenzione annuale di carità con la quale abitare la celebrazione dell’eucaristia (nuovi stili di vita, mondialità, educazione al servizio, educazione alla pace, anziani, giovani, diversamente abili…), e con la quale intrecciare il cammino di tutto l’anno pastorale.

Sfida EDUCATIVA

IL SECONDO AMBITO DEL PROGETTO EDUCATIVO DIOCESANO/2.........


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TOSCANA OGGI

Un volume sulla Santa Seton

Grazia e coraggio

hi era Elisabeth Ann Seton? Chi non conoscesse ancora la storia di questa Santa, di questa Santa Madre, a cui è dedicata la Chiesa di Piazza Lavagna, può avere una risposta leggendo il volume che, grazie all’attenzione e alla solerzia del parroco, don Gino Franchi, è stato recentemente tradotto e pubblicato. Si tratta di “Grazia e coraggio”, scritto da Anne T.Flood, laureata in lettere, dell’ordine, fondato dalla Seton, delle Suore della Carità, di Mount Saint Vincent a Reverdale - New York. Il volume reca anche un significativo sottotitolo: “La vena poetica degli scritti di Elisabeth Seton”, sì perché lo scopo di questo agile libretto è quello di rivelare la sua inclinazione poetica, una costante della sua vita, che parte dai diari dell’infanzia fino alla maturità e alle sue ultime lettere inviate prima della prematura scomparsa avvenuta a soli 47 anni. L’autrice è riuscita a mettere in forma poetica gli scritti della Santa riuscendo a creare dei canti di una dirompente forza spirituale che partono dalle emozioni scaturite dal cuore inquieto e tumultuoso della Santa. Il volume si avvale della scrupolosa e precisa traduzione di Lara Bellagotti e le illustrazioni riproducono le opere pittoriche di Paolo Maiani che abbelliscono le pareti della chiesa. C’è ancora naturalmente “la grande vela”, ma c’è un nuovo dipinto in cui si nota la struggente armonia che l’artista ha cercato di far rifulgere nella scena della scuola-famiglia, centrata sulla figura della Seton: Maestra e Madre. Un altro dipinto ci mostra il coinvolgimento estatico di Antonio Filicchi e di Elisabeth Seton, davanti al tabernacolo, la cui luminosità dimostra la presenza di Dio Vero. Infatti è stato proprio il dogma di fede cattolica della presenza reale di Cristo nell’eucarestia a farla abbandonare la Chiesa episcopale in cui era cresciuta per convertirsi a quella cattolica. Ma come potremmo comprendere oggi la “grazia e il coraggio” della sua vita? E’ la stessa autrice a darcene la risposta, sia nelle prime pagine del libro sia nella post-fazione, questa grazia e coraggio -ci dice- deriva da una coscienza mistica, una forza mistica, perché la coscienza di Dio e della santità sono state un elemento ricorrente che hanno illuminato e guidato la Santa durante tutta la sua vita, sia nel conforto che nella desolazione. Sono tanti i brani poetici che colpiscono il lettore per il loro acume, a 16 anni scriveva: “Non riesco neanche a capire / come un individuo possa essere nemico di un altro”, durante la malattia del suo adorato marito William diceva “E’ mio fermo principio / sia come cristiana / che come creatura pensante / non indugiare mai / su pensieri di eventi futuri / che non dipendono da me … Perciò, anima mia, / sono divenuta una che rivolge lo sguardo al cielo / che certamente è / l’unico rimedio / per la mia definizione / di tristezza”. Nel viaggio “della speranza” verso l’Italia scriveva: “Non mi guardo mai indietro / né davanti / solo verso l’alto / là è il mio riposo / e non desidero altro”. Chi è che per la morte di una persona cara e amata non ha avuto un momento di smarrimento? Penso perciò che tutti ci possiamo sentire vicini alla Seton quando scrive queste parole per la morte della cognata Rebecca: “colui che indaga il cuore / e conosce la fonte / di ogni recondito affetto / solo Lui sa / cosa pensi in quel momento”. Gianni Giovangiacomo

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LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

La domenica delle PALME

La giornata mondiale della gioventù e l’ammissione agli ordini sacri di Simone

Il cammino percorso iamo ormai alle porte della Settimana Santa e come ogni anno, la domenica delle Palme è dedicata alla giornata mondiale della gioventù: momento di incontro per tutti i giovani della Diocesi. Alla luce anche delle giornate condivise la scorsa estate durante la GMG di Madrid, la pastorale giovanile ha pensato di continuare l’esperienza vissuta proprio con una giornata dal titolo "Il cammino percorso" e per capire meglio in che cosa consiste ci siamo fatti aiutare da don Fabio Menicagli.

S

mescolarsi e lavorare insieme creando dei gemellaggi ed attivando dei laboratori per capire ed approfondire il cammino e la relazione di ciascun uomo in primis verso l’altro e poi con Dio».

COME NASCE L’IDEA DEL “CAMMINO PERCORSO”? «All’inizio della Quaresima, abbiamo invitato tutti i ragazzi e giovani della nostra Diocesi appartenenti ai gruppi giovanili parrocchiali e alle associazioni, a partecipare ad un incontro. Durante questo momento abbiamo loro proposto di

COME SI SVOLGERÀ LA GIORNATA? «A differenza degli anni scorsi, non ci sposteremo per le vie della città ma resteremo in un unico e significativo luogo. Il ritrovo è alle 15.00 alla parrocchia di San Matteo

dove ci sarà la "messa in comune" dei laboratori dei sei gemellaggi che si sono creati tra i gruppi parrocchiali ed Agesci a cui seguiranno momenti di gioco e di svago. Nella seconda parte del pomeriggio, è previsto

CONOSCIAMO MEGLIO Simone Barbieri imone Barbieri è nato a Livorno il 31 marzo SValerio, 1984, secondo di due fratelli (il primo, don presbitero della nostra diocesi si trova a Gerusalemme per lo studio della Sacra Scrittura). Il padre, Stefano, e la madre, Bruna, sono entrambi livornesi. Simone si è diplomato in flauto traverso nel 2004 presso l’Istituto Musicale "P. Mascagni" e, sempre nel medesimo istituto, ha conseguito la laurea in discipline musicali nel 2007 e successivamente lavorato per tre anni in qualità di assistente all’attività di produzione. La prima parte della sua vita nella Chiesa livornese l’ha vissuta nella Parrocchia di San Matteo, nella quale domanderà domenica 1° aprile al Vescovo l’ammissione agli ordini sacri. La sua passione per la musica sacra lo ha poi condotto per numerosi anni fino ad oggi a servire per mezzo della musica la Cattedrale e la Diocesi. Attualmente frequenta il III anno di Teologia presso l’Istituto "E. Bartoletti" di Camaiore e svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia di San Sebastiano

una sorta di "talk show" con Simone Barbieri, il seminarista che riceverà l’ammissione agli ordini sacri la sera stessa. L’idea scaturisce dalla volontà di trasmettere attraverso questa testimonianza, il cammino e l’ incontro che Simone ha fatto con Dio; una vocazione nata proprio nella parrocchia di S.Matteo, dove è cresciuto insieme con la sua famiglia e ha iniziato la sua avventura». CHE COSA VUOI DIRE AI GIOVANI CHE CI LEGGONO? «Questo è un appuntamento molto bello, non solo per accompagnare, un amico, un giovane come noi nel suo cammino verso Dio; è un momento di condivisione, di confronto che vuole condurre tutti noi ad esser parte di una sola cosa, la Diocesi». Martina Bongini

L’incontro con don Gianfranco Calabrese per cercare di trovare una soluzione ai dubbi dei nostri catechisti

Non tutti i dubbi vengono per nuocere lzi la mano chi ogni A giorno non è afflitto dai dubbi! I dubbi, ci accompagnano, sono di ogni genere e tipo e alle volte lasciano delle domande in sospeso; domande che si sono posti i catechisti della nostra diocesi nei mesi scorsi durante gli incontri vicariali e che hanno esposto al convegno catechistico dei giorni scorsi a don Gianfranco Calabrese. Nella conclusione della seconda tappa del cammino che l’ufficio catechistico diocesano ha proposto, alla quale un buon numero di persone ha risposto, don Calabrese ha cercato di tematizzare il "dubbio" affrontandolo sia dal punto di vista biblico, sia dal punto di vista della vita concreta. Non è stata fornita una ricetta speciale o una

soluzione al problema ma è stato più volte sottolineato che il dubbio è necessario per stimolare la ricerca, per cercare di capire e non deve

rimanere una cosa a sé stante. Soltanto attuando questo piccolo passaggio è possibile ottenere delle piccole risposte e degli spunti che possano far

riflettere sull’essere catechisti e fare catechismo. La presenza di don Calabrese ha permesso anche di aprire una piccola parentesi al momento di riflessione, con un momento "dolce" durante il quale è stato festeggiato con una torta a forma di punto interrogativo, il suo compleanno. Non tutti i dubbi dunque vengono per nuocere! Il cammino dell’ufficio però non si esaurisce, questo è solo il termine di una tappa: è prevista infatti una gita a Monte Oliveto Maggiore il 25 aprile, un’occasione ancora per stare insieme e condividere il percorso con tutti i catechisti. (Per informazioni rivolgersi a Pharus Viaggi o scrivere a menicaglidonfabio@yahoo.it). m.b.


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

25 marzo 2012

La falegnameria Vernaccini

Agenda della Speranza per Livorno DI FABIO

FIGARA

esistono e addirittura cercano di vivere in un’ottica di costante miglioramento, come nel caso dell’officina meccanica autorizzata Iveco “Fratelli Santucci” di Stagno. Il suo fondatore, Giuliano Santucci, inizia a lavorare come aiutante e poi come apprendista in un’Officina dell’Alfa Romeo sita in zona S. Marco sin dall’età di dieci anni. Si specializza negli anni su vari tipi di veicoli, in prevalenza ALFA, LANCIA, BREDA, ISOTTA FRASCHINI, BIANCHI, OM e FIAT. Dopo la leva militare si trasferisce con la famiglia a Stagno, vicino alla località “Biscottino” dove, dentro un fondo di circa 20 metri quadrati, inizia l’attività in proprio di meccanico per le varie tipologie di automezzi su cui aveva avuto modo di imparare negli anni precedenti. Presto coinvolge il fratello Alfredo, già esperto nella riparazione delle macchine agricole e nella lavorazione della carpenteria in ferro. Il lavoro aumenta e costruiscono un primo capannone. Finalmente, nel 1976 riescono ad ottenere il cartello FIAT VEICOLI INDUSTRIALI, per poi divenire officina autorizzata IVECO (Industrial VEhicles COrporation) una volta avvenuta la fusione di cinque storiche aziende europee sorte alla fine del XIX secolo: la stessa Fiat Veicoli Industriali di Torino, l’O.M. di Brescia, la Lancia Veicoli Speciali di Bolzano, la francese U.N.I.C. e la tedesca MagirusDeutz. Ed oggi, in qualità rispettivamente di presidente e di vice-presidente della Società “Fratelli Santucci”, Giuliano e Alfredo aiutano i figli nel proseguire l’opera da loro tracciata in anni di sacrifici, raggiungendo altri traguardi, primo fra tutti la costruzione di un nuovo capannone inaugurato la scorsa estate. Ma con la crisi attuale, come continuano ad affrontare un periodo così difficile? Con quali aspettative e con quali alternative? «Negli ultimi dieci anni – spiega Carlo Santucci, amministratore delegato e uno dei figli di Giuliano abbiamo vissuto un repentino cambiamento nella modalità di comunicazione e della domanda di informazione e formazione. Normative sempre più stringenti, strumentazioni di bordo tecnologiche ed articolate, strumenti di controllo complessi come il Tachigrafo Digitale o il Sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri). Oltre a questi cambiamenti, è andata delineandosi una richiesta da parte dei clienti di maggiore attenzione e professionalità, e un servizio maggiormente dedicato alle proprie esigenze: questa attenzione ci ha costretti a fare politiche di investimento importanti, oltre a portarci a creare un gruppo di persone motivate e professionalmente

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Un esempio di lotta alla crisi La crisi economica che sta colpendo l’Occidente industrializzato non dà tregua, e ci sta costando innumerevoli sacrifici. Ma, nonostante questo sfondo negativo generalizzato, alcune realtà, quali negozi, piccole e medie imprese, resistono e cercano di far la loro parte nel trainare il Paese fuori da questo baratro; tra queste, l’officina dei fratelli Santucci

competenti.»«Negli ultimi dieci anni – spiega Carlo Santucci, amministratore delegato e uno dei figli di Giuliano - abbiamo vissuto un repentino cambiamento nella modalità di comunicazione e della domanda di informazione e formazione. Normative sempre più stringenti, strumentazioni di bordo tecnologiche ed articolate, strumenti di controllo complessi come il Tachigrafo Digitale o il Sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri). Oltre a questi cambiamenti, è andata delineandosi una richiesta da parte dei clienti di maggiore attenzione e professionalità, e un servizio maggiormente dedicato alle proprie esigenze: questa attenzione ci ha costretti a fare politiche di investimento importanti, oltre a portarci a creare un gruppo di persone motivate e professionalmente competenti.» L’approccio da tenere – e mantenere - è quindi su due fronti: esterno, nei confronti di una clientela molto esigente e ormai multi-etnica,

UN MESTIERE D’ALTRI TEMPI n antico mestiere all’insegna U della manualità sempre meno praticato dai giovani, ma che dà

ed interno, nei confronti del proprio personale. «I nostri clienti si aspettano di essere serviti bene e velocemente, ma l’accoglienza rimane comunque fondamentale: anzitutto un ambiente confortevole in cui poter parlare con noi oppure attendere le riparazioni dei propri automezzi, una sala d’attesa dotata di servizi di ristoro, riviste, televisione ed internet point gratuito. Molti sono padroncini, cioè proprietari di singoli automezzi che trainano per conto di terzi e provengono da varie parti d’Italia, costretti magari a fermarsi per riparazioni d’emergenza: per loro abbiamo allestito volutamente anche un bagno con doccia per rinfrescarsi dopo ore di guida. Per i clienti “storici”, con cui abbiamo anche instaurato un rapporto di collaborazione e spesso di amicizia, abbiamo predisposto anche un’auto “di cortesia” per tornare a casa in vista di lunghe e complicate riparazioni dei mezzi, ed un cellulare dedicato per un servizio di soccorso ventiquattr’ore; per tutti gli interessati inviamo anche una newsletter mensile con tutte le novità. Ma anche il personale deve essere giustamente soddisfatto e motivato, vista la particolarità del lavoro che svolge: al nostro gruppo sono dedicati spazi importanti di aggregazione, come grandi spogliatoi, una mensa aziendale e una sala multimediale per la formazione ed i corsi di aggiornamento. Tutte piccole attenzioni che però, negli anni, insieme alla qualità del servizio reso, ci hanno permesso di “fare la differenza”.» Tuttavia, l’innovazione deve continuare ad andare di pari

passo con la tradizione, soprattutto se ben affermata e radicata sul territorio. ««Da quando siamo nati – continua Santucci - una politica di “nazionalità” del prodotto ci ha sempre accompagnati nelle nostre scelte, prima con il marchio FIAT e poi con quello IVECO. Ma negli anni, con l’evolversi del mercato e con le richieste sempre più pressanti della clientela, non ci siamo limitati a lavorare sui camion, ma abbiamo allargato il nostro “campo d’azione” anche su altri tipi di attività, ad esempio sulle lavorazioni di rimorchi e di semirimorchi. Abbiamo così potuto iniziare e rafforzare negli anni rapporti di stretta collaborazione con importanti case costruttrici e con le principali fornitrici di allestimenti per questi veicoli che, come per i motori, attraversano un momento di forte evoluzione, soprattutto tecnologica. I nostri tecnici, ormai da anni, operano su altre e varie marche, e possiedono le autorizzazioni da parte delle primarie case costruttrici di impianti per veicoli industriali quali WABCO, HALDEX, KNORR, VDO (per i cronotachigrafi digitali) e molte altre. Recentemente, sempre in quest’ottica di costante miglioramento che cerchiamo di portare avanti, siamo entrati a far parte del circuito internazionale TOP TRUCK, una rete di officine multimarca già attiva in altre 14 nazioni europee: speriamo così di poter affrontare le nuove sfide imposte da un mercato che ci impone una visione “globalizzata” dell’economia anche nel nostro settore, e di poter accrescere le nostre esperienze e conoscenze e coprire quei servizi che vanno oltre la nostra rete abituale.» La Fratelli Santucci è una delle tante aziende che, sul nostro territorio, silenziosamente affrontano la crisi giorno per giorno, cercando di cogliere i mutamenti della realtà circostante: bagliori di positività in un periodo di scelte e di difficoltà estreme.

grandi soddisfazioni e fa nascere una vera e propria passione. Questo è il lavoro del falegname, un’attività redditizia anche in momenti difficili per l’economia, che si basa sulla qualità e non sulla fabbricazione in serie, realizzando così prodotti di maggior pregio e garanzia . Ne è un esempio la falegnameria «Si tratta Vernaccini di Marinai Michele di una Balzini Luca. delle poche eUn’azienda che aziende risale ai primi dell’ottocento e che negli da sempre ha ultimi dieci che posto la sua anni attenzione sulla cura e la ha sempre manualità, assunto realizzando così infissi, porte e e mai con il licenziato» armadi tocco dell’artigiano, seguendo il cliente dall’inizio della progettazione fino al montaggio definitivo. «Si tratta di una delle poche aziende che negli ultimi dieci anni ha sempre assunto e mai licenziato -ci racconta Micheleabbiamo ricevuto la certificazione CE e cerchiamo di procurarci il più possibile macchinari innovativi, come le macchine a controllo numerico, per garantire ancor più una maggior precisione. Lavoriamo quasi esclusivamente per privati,

serviamo solo due imprese edili. Abbiamo realizzato anche alcuni arredi al Vescovado, in particolare al museo». L’azienda è composta da due titolari e tre dipendenti. Tra questi troviamo un giovane apprendista, Emilio Barberio, ha ventidue anni e vive al Gabbro, dove si trova la falegnameria. Gli chiediamo se è stato difficile imparare il mestiere e quali sono gli aspetti positivi. «Ci vuole tempo per imparare – dice- ci sono cose che ancora non riesco a far bene anche se è da un anno che lavoro. Da subito però ho apprezzato il fatto che non ci si annoia mai, è interessante il confronto che ogni volta instauriamo con il cliente, e a differenza di un lavoro in fabbrica dove si è costretti a stare al chiuso per otto ore al giorno, ogni volta lavoriamo in posti nuovi, i rapporti umani sono maggiori, ci sono sempre difficoltà da affrontare ma questo lo rende un lavoro vario e affascinante». Alice Carpentiere


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TOSCANA OGGI 25 marzo 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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