La Settimana n. 13 del 1 aprile 2012

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IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

1 aprile 2012

Quei sepolcri... vuoti!

di monsignor Ezio Morosi

amore prodotto dall’uomo è simile a una tenda: ci vuol L’ poco a montarla, meno ancora a…smontarla. L’amore divino è simile ad un edificio costruito sulla roccia. Richiede lavoro, fatica, sorge lentamente, ma resiste molto di più all’inclemenza del tempo. Se non cerchiamo l’amore alla sua sorgente, se non ci mettiamo in attento ascolto della lezione di Dio, se non chiediamo umilmente aiuto a Lui per imparare ad amare, resteremo delusi. Il vero amore non vacilla nelle difficoltà. Ma per essere portatori di un amore vero occorre avere un cuore simile a quello di Cristo.

Verso la PASQUA

Il «sepolcro» o meglio «l’altare della reposizione», che dovrebbe essere diverso da quello sul quale si celebra l’Eucarestia, è il luogo dove il Giovedì santo viene allestita in maniera solenne l’esposizione del Santissimo Sacramento.

DI

FLAVIA MARCO

a Settimana Santa è alle porte e forse classiche tradizioni che la caratterizzano hanno perduto le origini ed i loro significati primari nella notte dei tempi. Proviamo a riscoprirle per vivere appieno la festa più importante dell’anno liturgico. Il Giovedì santo è il primo giorno del Triduo pasquale ed in esso troviamo la classica tradizione dei cosiddetti «sepolcri» ed il famoso «giro delle sette chiese». Dobbiamo ricordarci che tutto prende le mosse dalla Celebrazione eucaristica del Giovedì santo nella quale la Chiesa celebra l’istituzione del sacerdozio, della Eucarestia e la consegna del comandamento dell’amore che Gesù compie durante l’ultima cena. Al termine della Celebrazione eucaristica il Santissimo Sacramento viene esposto solennemente sull’altare della reposizione, nome questo molto più adatto per indicare il «sepolcro». L’altare della reposizione, che dovrebbe essere diverso da quello sul quale si celebra l’Eucarestia, è il luogo dove il Giovedì santo viene allestita in maniera solenne l’esposizione del Santissimo Sacramento. Di solito l’altare viene abbellito con fiori e con simboli che ricordino l’ultima cena in maniera tale da favorire la preghiera. La funzione più importante dell’altare delle reposizione è quella di conservare l’Eucarestia fino al giorno successivo, il Venerdì santo, giorno in cui verrà celebrata l’Azione liturgica della Passione del Signore e nel quale, quindi, non avverrà alcuna consacrazione. L’utilizzazione del termine

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Sono tanti i riti ed i simboli che caratterizzano i giorni della Settimana Santa.Tra questi il giovedì santo raccoglie le tradizioni più popolari, ancora vive in molte comunità «sepolcro» però, sebbene sia ormai entrata a far parte della tradizione, in realtà non esprime esattamente la realtà che rappresenta: l’Eucarestia è il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto e dunque l’altare della reposizione non è un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l’Eucaristia. La sera, solitamente dopo cena, del Giovedì santo è tradizione per i fedeli compiere il cosiddetto «giro

delle sette chiese» ma qual è la sua origine ed il suo significato? Per «giro delle sette chiese» intendiamo una sorta di piccolissimo pellegrinaggio scandito da sette stazioni individuate in sette chiese nelle quali centro spirituale è, ovviamente, l’altare della reposizione. Questa usanza potrebbe prendere le mosse dal cammino penitenziale svolto nel medioevo dai pellegrini giunti a Roma che dovevano recarsi nelle sette chiese più importanti. Il

numero sette, invece, probabilmente voleva indicare il carattere cattolico, universale dell’istituzione eucaristica. Tale usanza tanto antica sarebbe stata poi riportata in auge da san Filippo Neri che avrebbe stabilito anche il «canone» delle sette chiese romane. Oggi il percorso svolto dai cristiani la sera del Giovedì santo è molto ridotto, ma conserva ancora l’idea fondamentale del cammino, del movimento necessario per incontrare Cristo. Che davvero quest’anno possiamo giungere alla Pasqua mettendoci in cammino, un cammino materiale e spirituale che conduca la nostra vita fino all’adorazione non di un sepolcro, ma di Cristo risorto e vivo oggi in mezzo a noi.

IL MESSAGGIO DEL VESCOVO ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI LIVORNO

CARI FRATELLI EBREI n seguito agli eventi tragici hanno visto nuovamente Ilache popolazione ebraica al centro di violenze e discriminazioni monsignor Giusti ha inviato questo messaggio alla comunità ebraica livornese. Cari fratelli ebrei, ciò che accade in questi giorni è veramente vergognoso e deplorevole. Quella sofferenza del popolo ebraico, che Giovanni Paolo II definì “a dir poco eroica”, sembra non aver fine. A nome di tutta la comunità cristiana, che vive accanto a voi, a Livorno nella pace e nel rispetto reciproco da tanto tempo, voglio comunicarvi tutta la mia solidarietà ed il mio sostegno. Mi unisco a voi nella preghiera all’unico

Padre, perché non si ripetano più fatti del genere e le nuove generazioni rifuggano la mentalità brutale delle ideologie naziste. Il mio saluto e la mia stima vi giungano dal cuore + Simone Giusti, vescovo di Livorno Livorno, 23 marzo 2012

SABATO 31 IN VESCOVADO

Il coraggio di andare oltre in politica Il Vescovo convoca i politici cattolici a un ritiro pre-pasquale DI

NICOLA SANGIACOMO

ome accade da alcuni anni nei tempi forti dell’anno liturgico, monsignor Giusti chiama i politici “cattolici” a partecipare a un ritiro spirituale dedicato proprio a loro. Il tema di quello che si svolge sabato 31 presso il Vescovado sarà “Dalla Resurrezione una nuova speranza. Il coraggio di andare oltre in politica”. Dopo la Messa delle 9.00 presieduta da monsignor Giusti, la meditazione di partenza sarà proposta dal filosofo Henning Ottman che affronterà il tema della storia alla luce della resurrezione di Cristo; “la storia - sostiene il filosofo tedesco - ha un inizio con la creazione, ha un suo centro nell’Incarnazione di Dio e ha una fine con il ritorno del Signore. La concezione cristiana distingue tra ciò che è ultimo e ciò che lo precede. La politica intesa in senso cristiano - per Ottmann - può’ essere sempre e soltanto l’arte della regolazione delle cose penultime, mentre alla religione spetta ciò che è ultimo”. Ci sarà quindi spazio per la riflessione in comune dove confrontare le risonanze personali con quanto proposto dalla meditazione. L’incontro si concluderà con uno spazio dedicato al confronto di idee su come rafforzare l’agire politico dei cattolici nella lobby dei poveri lanciata dal Vescovo prima di Natale. In questi mesi la lobby ha già fatto dei passi significativi per migliorare le risposte della città alle povertà crescenti, ma tanto rimane ancora da fare. Proprio in vista di questi ulteriori passi il vescovo Simone chiederà ai politici cattolici di proporre nuove prospettive di impegno in questa lobby, dove non possono rimanere ai margini. Fu proprio in uno di questi ritiri spirituali destinati ai politici, nel dicembre del 2010, che il Vescovo raccolse le proposte dei presenti e abbozzò per la prima volta l’idea di una lobby per i poveri. Su questo versante tutti i cattolici, di qualsiasi schieramento partitico, possono ritrovarsi uniti nel difendere i più deboli della nostra società e tradurre in concreto il loro agire politico nella più alta forma di carità, come richiamato spesso dalla dottrina sociale della Chiesa. In un periodo come questo in cui i partiti politici anche a Livorno sembrano cercare una bussola per orientarsi nel cammino futuro, la Chiesa livornese, attraverso il Progetto Culturale, continua ad offrire occasioni di riflessione e proposte concrete per favorire un nuovo protagonismo dei cattolici impegnati in politica.

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LA SETTIMANA DI LIVORNO

1 aprile 2012

Una nostra lettrice, volontaria Caritas ci scrive

DUCCIO ZEME, UN GIOVANE MISSIONARIO

Pastorale DELLA CARITÀ

La povertà dove non ti aspetti «La sorgente del villaggio»: un’associazione laica sul territorio, che si occupa quotidianamente dei più poveri attraverso la mensa e altri servizi, ormai a disposizione di tutti da più di 15 anni DI

MARTINA BONGINI

pesso si è portati a pensare che la povertà sia una prerogativa di alcune zone di una città e che non esista nei paesi specialmente quelli di mare con un turismo di prestigio. In realtà questo pensiero è sbagliato e per smontarlo basta passare dalla mensa dei poveri dell’Associazione Sorgente del Villaggio di Castiglioncello per potersene accorgere; una mensa che ogni giorno accoglie per il pranzo circa venti persone e che raddoppiano quasi nel periodo estivo. Per saperne di più abbiamo incontrato Rossella Conforti, membro della struttura ormai dal 1994, che ci ha guidato in questo “mondo parallelo”.

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olti anni fa quando iniziai il mio M volontariato presso il guardaroba della Caritas Diocesana di Livorno, dopo la distribuzione giornaliera di indumenti, preparavamo alcuni sacchetti di capi che non erano stati scelti o che erano fuori stagione, per un certo "missionario" che operava in Brasile. Con il passare degli anni l’afflusso degli indumenti è molto aumentato ed anche il contenitore del missionario è cresciuto fino a diventare un vero e proprio container. Padre Duccio Zeme, così si chiama questo giovane Un giovane sacerdote, fa parte Comunità intelligente, della Missionaria di Villa con una Regia e da oltre 20 anni opera in una grande missione in Brasile serenità a Belo Orizonte. Quello che ci interiore riempie di orgoglio e tanta è che padre Duccio, voglia un livornese di è un di lavorare, Montenero bellissimo esempio costruire di generosità, ed insegnare umanità e grande religiosità. là dove Non lo la povertà conoscevamo e il degrado personalmente, ma un giorno in sono occasione di un suo raro viaggio in tangibili Italia per ritrovare la sua famiglia, passò dalla Caritas per salutarci e ringraziare per quello che veniva fatto per la sua missione. Abbiamo così visto in lui un giovane intelligente, con una grande serenità interiore e tanta voglia di lavorare, costruire ed insegnare là dove la povertà e il degrado sono tangibili e le persone vivono profondi disagi. Nella sua missione dove si vive di alimenti scaduti e abiti usati, si istruiscono anche tanti bambini e famiglie affinché il loro tenore di vita possa migliorare; molti sono stati accolti e accompagnati in lunghi percorsi per recuperare una vita normale. Ci ha mostrato anche alcune foto dell’arrivo del container con gli indumenti e abbiamo visto i sorrisi sui volti dei bambini che ricevono questi abiti, così anche noi volontarie del guardaroba abbiamo ricevuto una goccia di questa gioia che ci ha incoraggiato a proseguire questo nostro lavoro. Se qui questi indumenti sono solo "cenci" magari là servono a dare un po’ di dignità ad una grande miseria. Ringraziamo Padre Duccio e vorremmo che tutti lo conoscessero di più e sapessero del suo bellissimo operato; contemporaneamente ringraziamo la Caritas Diocesana che ci mette in grado di fare questo bel lavoro. Lucia Morando Murino

Rossella, come hai iniziato questa avventura? «Grazie a mio marito che, a differenza di me, frequentava attivamente la parrocchia, ebbi voglia di sperimentare l’amore delle famiglie che incontravo e colsi l’occasione rispondendo all’appello di don Andrea Brutto, allora nostro parroco. Così dal 1994 ho iniziato ad occuparmi della mensa Caritas, della distribuzione dei pacchi e di tutto quello che riguarda la gestione della struttura». Come è nata l’Associazione Sorgente del Villaggio? «Nel 1997, grazie alla volontà di monsignor Savio, monsignor Ablondi e di alcuni parroci del vicariato, nasce un’associazione volutamente laica , gestita inizialmente da persone che frequentavano abitualmente le parrocchie, ma che voleva espressamente aprire le porte del volontariato a chiunque lo desiderasse». Quali sono i servizi offerti? «La nostra mensa è aperta 365 giorni all’anno per il pranzo; inizialmente c’è da dire che era aperta anche per la cena ma a seguito di una petizione cittadina, siamo stati costretti a dimezzare il servizio per incompatibilità con l’ambiente

esterno. Ogni quindici giorni poi consegnamo tra il martedì e il sabato circa 160 pacchi, purtroppo negli ultimi anni siamo stati costretti a ridurre le distribuzioni a due volte al mese invece che quattro. Nelle settimane dove non avviene la distribuzione, un pulmino dell’Auser ci aiuta a portare i pacchi agli ammalati e alle persone che non ci possono raggiungere di persona.» Come si svolge una giornata alla mensa? «Abbiamo la fortuna di avere circa 27 volontari che ruotano intorno alla mensa; c’è chi si occupa della spesa, chi della cucina, chi delle pulizie; ogni tanto, come in questo periodo abbiamo la fortuna di avere con noi una ragazza del servizio civile. Ci sono due turni di servizio: il primo dalle 9 alle 11 che prevede la pulizia dei locali, il secondo dalle 11 alle 13 che si occupa dell’accoglienza degli ospiti, del servizio e della cucina. La domenica e i giorni di festa come il Natale e la Pasqua il servizio mensa invece è svolto a turno da alcuni volontari delle parrocchie del quinto vicariato» In quasi venti anni di “servizio” ha notato dei cambiamenti? «Senza ombra di dubbio i poveri sono aumentati: se all’inizio in un anno si

facevano 20 pacchi viveri ad oggi nel 2011 ne abbiamo registrati 2550 (consegnati ogni quindici giorni e non più settimanalmente). Alla mensa vi accedono molte persone tra i quaranta e i cinquanta anni ma ultimamente anche molti giovani. Abbiamo riscontrato, tramite una sorta di registro quotidiano di accesso al servizio che circa il 68% dei nostri ospiti è italiano al quale poi si aggiunge una buona percentuale di badanti. Al servizio di distribuzione ricorrono sempre più coppie giovani con figli piccoli, senza lavoro che hanno problemi a mantenere in piedi una famiglia. Molti di loro cerchiamo di seguirli, segnalandoli anche ai Servizi Sociali, per poter dar loro la possibilità di accedere ad alcuni servizi a loro disposizione, anche se sempre troppo pochi. Ciò che cerchiamo di fare è di instaurare una sorta di rapporto familiare, per fare in

maniera che si sentano sempre accolti e per poterli aiutare nel modo più giusto possibile» Quali sono gli aiuti che ricevete? «Purtroppo gli aiuti che riceviamo non sono mai sufficienti a coprire le necessità che ci sono, tant’è vero che ultimamente anche i nostri pacchi hanno subito una riduzione del contenuto: se prima l’olio c’era sempre, adesso lo possiamo dare soltanto una volta al mese così come altre cose. Il bello di questa avventura è che non ci perdiamo mai d’animo, oltre agli aiuti provenienti dal banco alimentare, dalla CEE, e dalle parrocchie, ci adopriamo per raccogliere fondi con cene di beneficenza, con la lotteria, con una raccolta alimentare nel mese di Agosto. Ultimamente abbiamo poi stipulato un accordo con la Coop che ogni mattina, grazie ad un volontario che si reca nei vari punti vendita, ci fornisce i generi alimentari non più vendibili e non ancora scaduti; così come alcuni ristoranti e pizzerie del territorio. Sempre più spesso poi riceviamo delle donazioni in occasione dei funerali, di anniversari di matrimonio, insomma piano piano si sta creando una rete di aiuti per noi fondamentale. La disponibilità delle persone non manca mai e questo è la risposta più bella nel momento in cui cediamo allo sconforto. Infine ci stiamo poi adoperando, chiedendo una mano alle parrocchie incontrando i consigli pastorali, alle segreterie dei partiti, alla commissione per il sociale affinchè ci sia sempre più una maggiore sinergia e cooperazione tra questi mondi perché alla fine dei conti di queste persone siamo tutti responsabili. Quello che abbiamo rilevato infatti spesso, è che nessuno, tranne poche eccezioni, ha veramente la percezione della povertà sul territorio; spesso a domande precise ci sono state risposte evasive».


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

1 aprile 2012

LA VIA CRUCIS CON CL Al Santuario di Montenero

L’INTERVISTA A Bruno Bartolini

Lunedì 2 aprile si svolgerà a Montenero la «Via Crucis» guidata dalla Fraternità di Comunione e Liberazione. Il ritrovo è alle 18.45 nel Santuario. La celebrazione è aperta a tutti.

Un cavaliere in aiuto dei più poveri

La Messa per gli insegnanti, i genitori e i ragazzi delle scuole

Camminare insieme

Un imprenditore, una ditta storica di Livorno ed una richiesta di aiuto per contribuire all’emergenza alimentare in città. Bruno Bartolini si racconta runo Bartolini tra pochi giorni compirà 76 anni, ma il suo spirito è quello di un giovane che ancora ha tanto da fare e soprattutto da dare. Titolare della storica ditta livornese di spedizioni Bartolini, adesso inglobata nella Savino Del Bene, marito, padre di tre figli e nonno di altrettanti nipoti, Bruno è stato l’artefice della imponente donazione di alimentari arrivata alla Caritas diocesana proprio in queste settimane. «Quando sentii le parole accorate del Vescovo, che chiedeva aiuto per i poveri di Livorno – racconta Bruno con commozione - rimasi veramente colpito. Così ho contattato alcuni imprenditori che conosco da tanti anni e che attraverso la mia ditta trasportano derrate alimentari, ed ho chiesto loro un contributo per questa causa. Inaspettatamente sono arrivati ben 950 kg di cibarie e presto ne arriveranno altri». «In quella riunione in cui monsignor Giusti presentò il progetto della Lobby per i Poveri – continua Bartolini fece appello a tutti perché ognuno nel suo piccolo potesse muoversi a favore della causa. E così ho fatto. Gli imprenditori che hanno risposto alla mia richiesta, lo hanno fatto indubbiamente per l’amicizia che li lega a me e alla mia ditta, ma sono fiducioso che anche altri, sull’esempio di questi, possano aderire in futuro a simili raccolte di solidarietà». Bruno Bartolini è commendatore dell’ O.S.M.T.H. (Ordo Supremus Militaris Templi Hierosolymitani) ovvero l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, un’associazione di civili i cui compiti principali sono diffondere la cultura, promuovere la formazione, sostenere opere di solidarietà. L’Associazione che è stata presente a Livorno negli anni, ma senza continuità, dal 2011 ha ripreso la sua attività, guidata proprio dal signor Bartolini. Ne fanno parte attualmente 8 cavalieri, ma ben presto entreranno a farne parte altre 6 persone, con una cerimonia nella chiesa della Valle Benedetta. «È anche per l’appartenenza all’Ordine che mi sono mosso – prosegue il signor Bruno – ho conosciuto questa Associazione dopo un’operazione importante che ho subìto qualche anno fa ed ho sposato in pieno la causa e le finalità dell’Ordine, tra cui quella di sostenere opere di solidarietà: la Caritas è vicina alla nostra sede, addirittura nella stessa strada, in via delle Cateratte e vediamo quanto fanno ogni giorno per i poveri;

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le derrate donate le hanno portate qui al nostro magazzino e quindi è stato anche facile fargliele avere. Negli ultimi tempi abbiamo sostenuto anche un caso particolare: Mauro Cascinelli, rimasto senza lavoro, ma con la passione per la storia e per la scrittura, ha pubblicato un romanzo intitolato “L’ultimo uomo di Dio”: una storia appassionante legata proprio

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all’Ordine dei Templari e come commenda livornese stiamo promuovendo il suo lavoro». «Nei nostri incontri – racconta ancora – raccogliamo offerte generose che solo in parte restano all’Ordine, mentre per il resto vengono donate alla chiesa che ci ospita e ad altre cause come questa». Tra i progetti dell’ O.S.M.T.H. livornese c’è anche quello di farsi conoscere in città, alle

autorità e alle comunità parrocchiali diocesane. «Vorremmo in futuro – conclude Bartolini – poter organizzare anche degli incontri culturali, magari per promuovere una conoscenza più approfondita della storia e di tutte quelle religioni che nella nostra città hanno lasciato il segno». c.d.

UN’ASSOCIAZIONE DI CIVILI RICONOSCIUTA DALLE NAZIONI UNITE ’Ordo Supremus Militaris Templi Lun’organizzazione Hierosolymitani – OSMTH è internazionale che raggruppa un certo numero di associazioni nazionali templari (i G. Priorati), che si riconoscono nello Statuto dell’OSMTH e ne condividono le finalità. L’OSMTH è attualmente presente in circa 45 Paesi. L’OSMTH è stato recentemente riconosciuto dalle Nazioni Unite come ONG internazionale ed è l’unica organizzazione cavalleresca templare (dopo quella dei Cavalieri di Malta) che ha avuto tale riconoscimento. Il G. Priorato d’Italia è membro fondatore dell’OSMTH. Il G. Priorato d’Italia è l’associazione dei Cavalieri templari italiani e stranieri che aderiscono al suo Statuto. Il G. Priorato è

guidato da un G. Priore, eletto ogni cinque anni, da un Magistero, che è il Governo del G. Priorato, e da un Consiglio del G. Priorato. Il G. Priorato si articola, sul piano territoriale, in Commende, Balivati (a livello regionale) e tre Gran Balivati (per l’Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale). CHE SIGNIFICA OGGI ESSERE «TEMPLARE»? «Fondamentalmente, significa essere portatori di valori spirituali che, spesso, sono dimenticati o sottovalutati nella società di oggi, sostanzialmente volta al consumismo, all’individualismo, allo sviluppo dei propri ristretti interessi personali. I Templari ritengono che sia importante riscoprire e rivalutare le nostre radici culturali, cristiane, storiche, che provengono tutte dal Medioevo. Ne fa fede la riscoperta dei temi medievali e templari di cui si occupano sempre di più i media, risvegliando un interesse ed un’attenzione che, a nostro avviso, sono molto importanti. In una società nella quale i valori della cultura e dello spirito sembrano essere meno presenti, il Templare di oggi si pone come elemento di riferimento, come stimolo e come rivalutazione di quel mondo occidentale che, nel bene o nel male, ha improntato di sé la storia del mondo». (Da un’intervista al Prof. Stelio Venceslai gran Priore d’Italia)

Volontari per l’incontro mondiale della famiglie a Milano l 2 marzo le iscrizioni avevano superato i 4000 volontari. Ma ne servono ancora per raggiungere l’obiettivo di 5 mila Igiovani e adulti da destinare ai vari punti dell’evento e nei diversi compiti necessari per l’organizzazione e accoglienza dei partecipanti all’incontro. I requisiti per fare domanda sono pochi: avere un’età compresa tra i 18 e i 70 anni e rendersi disponibili per periodi di diversa durata. E’ possibile infatti partecipare solo ai giorni dell’evento dal 30 maggio al 4 giugno, o arrivare a Milano nei giorni precedenti perchè tutto sia pronto in tempo. Tutte le informazioni e i moduli di iscrizione sono disponibili sul sito http://www.family2012.com.Chi lo preferisse, può offrirsi volontario anche telefonando al numero 02.87213180.Affrettatevi!

olti insegnanti, genitori, bambini delle scuole cattoliche e statali M erano presenti alla Messa per la Pasqua, animata dal gruppo dei Rockettari di Cristo, nati dall’ultima GMG di Madrid. La celebrazione ha coinciso con la festa dell’Annunciazione che da inizio al ciclo naturale dell’anno. Monsignor Giusti, presiedendo la liturgia ha sottolineato come le letture del giorno mettono in parallelo le parole e il pensiero di Maria e di Gesù: l’una al momento dell’Incarnazione che con il suo Fiat rende se stessa disponibile alla volontà del Padre che la renderà Madre del suo unico Figlio; Gesù parimenti, pur sudando sangue nel Getsemani, accetta la volontà del Padre che con la sua adesione totale lo vuole quale unico ed eterno sacrificio, per la salvezza dell’umanità. E’ questo come quello di Maria il vero ed incondizionato amore al quale dobbiamo anche noi confor-

marci se vogliamo rispondere al nuovo comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Monsignor Giusti ha quindi posto l’attenzione sulla grave crisi che sta attraversando la nostra società perchè a fronte della vocazione più comune che consiste nel voler camminare insieme, assistiamo invece alla caduta di tutte le centine che sostenevano il matrimonio: tutte le istituzioni cercano di disgregarlo. Perchè invece le coppie continuino il loro cammino, è indispensabile che imparino a saper amare. A scuola non basta l’educazione sessuale come attualmente viene attuata, la quale insegna solo norme igieniche, ma non ha un progetto educativo dove si insegni che cos’è l’amore, cosa sia il bene e il male. Purtroppo la generazione di oggi è stata “fregata” da una cultura relativista e pagana che costruisce la civiltà del fare come ti pare. La Chiesa per parte sua cerca di fare di più per i giovani; ad esempio in preparazione del matrimonio non ci sono più corsi, ma “percorsi”formativi e sta per dar luogo ad un consultorio dove si educa all’affettività e alla relazione: “Sii amabile per essere amato” dice Ovidio perchè solo l’amore salva e solo la Chiesa, maestra d’amore salva. Mo.C.


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

1 aprile 2012

Agenda del VESCOVO VENERDÌ 30 MARZO Nella mattina, udienze laici in vescovado 12.00 Benedizione pasquale in Questura e S. Messa precetto pasquale della Polizia alla chiesa della Purificazione 21.15 via crucis per il I, II, III e IV vicariato nel quartiere di Venezia guidata dal Vescovo con partenza dalla chiesa della Purificazione (via della Madonna) SABATO 31 MARZO 9.00 in vescovado, ritiro dei cattolici impegnati in politica 16.00 S. Messa dalle suore in via dell’Ambrogiana DOMENICA 1 APRILE 10.30 S. Messa delle palme in cattedrale 15.00 Giornata diocesana della gioventù e ammissione agli ordini sacri del seminarista Simone Barbieri alla chiesa di San Matteo (vedi locandina in pagina) LUNEDÌ 2 APRILE 11.00 il Vescovo è in visita dall’artista Paolo Grigò, nel suo studio per verificare lo stato dei lavori della Madonna dei popoli 18.00 benedizione pasquale alla casa famiglia Scotto a Stagno MARTEDÌ 3 APRILE 9.00 benedizione pasquale alla Fondazione CRL 11.00 incontro con i cappellani dei cimiteri di Livorno 12.00 scambio degli auguri pasquali con i responsabili delle comunità cristiane e non di Livorno 16.00 S. Messa alla Casa della Provvidenza in via Baciocchi 17.00 S. Messa precetto pasquale dell’ allievo in Accademia Navale MERCOLEDÌ 4 APRILE 10.00 Giornata sacerdotale guidata dal Vescovo a Montenero 17.30 S. Messa del Crisma in cattedrale GIOVEDÌ 5 APRILE 12.00 incontro con i seminaristi in seminario 21.30 S. Messa in coena domini presieduta dal Vescovo in cattedrale VENERDÌ 6 APRILE 9.00 ufficio delle letture in cattedrale 13.00 diretta su Granducato TV «Il Vescovo risponde sui misteri della Pasqua» 15.00 liturgia della Passione in cattedrale 21.00 con partenza dal piazzale Giovanni XXIII a Montenero processione di Gesù morto, fino al Santuario guidata dal Vescovo SABATO 7 APRILE 9.00 in cattedrale Ufficio delle Letture 22.00 inizio Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo e a seguire S.Messa della notte di Pasqua DOMENICA 8 APRILE 8.45 il Vescovo celebra la Messa di Pasqua al carcere Le Sughere 10.30 in cattedrale S. Messa del giorno di Pasqua presieduta dal Vescovo e al termine benedizione dei bambini

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Forte B. - Perché il Vangelo può salvare l’ItaliaEd. Rizzoli, pp.137, euro 15,00 Perché siamo infelici? Perché siamo insoddisfatti, frustrati, ansiosi? La crisi, le difficoltà quotidiane e le sicurezze riguardo al futuro; attribuire a quanto detto è un comodo luogo comune che serve per evitare di chiederci che cosa abbiamo realmente perduto in questi anni, in che cosa abbiamo smesso di credere e in che cosa consista la nostra decadenza. La peggiore crisi che stiamo attraversando è quella morale e spirituale, la menzogna dietro la speculazione finanziaria i cui effetti stanno distruggendo le vite dei più deboli, la falsità dietro al bonario ottimismo con cui i politici hanno illuso per decenni i cittadini per assicurarsi rielezioni e prebende. La vanità ha trionfato sulla verità e di questo inganno siamo tutti vittime e responsabili. Oggi è quanto mai indispensabile per superare il crollo di tante illusioni, volgere lo sguardo ai valori dell’onestà dell’impegno e della solidarietà. Possono fare da guida delle persone che hanno avuto il coraggio di credere e che hanno scritto la propria storia con la carne e il sangue: da san Francesco a John henry Newman fino ad Alcide de Gasperi. Guardando a loro possiamo trarre la forza per uscire dalla decadenza in cui siamo scivolati.

Diocesi informa Venerdì 6 APRILE

La lettera di monsignor Giusti al clero livornese

La colletta per laTerra Santa arissimi, la Congregazione per le Chiese Orientali ci ricorda, l’importanza e l’efficacia della solidarietà a favore dei Cristiani di Terra Santa, attraverso iniziative di preghiera e carità. La Quaresima è tempo favorevole per tutto questo. In particolare il Venerdì Santo sembra interpretare ancor più le necessità di questi popoli che possono essere racchiuse nelle sofferenze di tutto il Medio Oriente, in particolare la Siria e la Terra Santa. La fatica dei cristiani di Terra Santa prepara un domani di bene, ma chiede oggi un sostegno e solidarietà per donare loro speranza nel futuro. Le collette degli scorsi anni hanno contribuito allo sviluppo di progetti specifici per i Luoghi Santi, per le Comunità locali, in particolare opere per i giovani, attività per famiglie, con attenzione alle più povere ed alle

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giovani coppie, sostegno a scuole e Comunità parrocchiali, contributo alla Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia di Gerusalemme. Oltre a tali opere sono stati eseguiti anche interventi in Siria e Libano. La Chiesa di Livorno lo scorso anno ha contribuito con € 4.582,04 Rinnovo la richiesta che Venerdì Santo, nelle vostre Comunità Parrocchiali siano sensibilizzate alle necessità e problemi della Terra Santa e le raccolte in denaro siano a favore di questa Terra. Grazie per quanto farete ! + Simone, Vescovo Le raccolte si prega di consegnarle all’Ufficio Amministrativo della Diocesi Via del Seminario, 61 - tel. 0586 210810 - fax 0586 276232 - 57122 Livorno segreve@livorno.chiesacattolica.it

Le iniziative della Consulta Femminile

Il ruolo della donna nella storia e nella cultura livornese MERCOLEDÌ 11APRILE 2012 ORE 16,00 “Auditorium Cesare Chiti” Istituto Superiore di Studi Musicale (Mascagni) via Galilei n° 40 Livorno Conferenza concerto sul tema:

“La musica dell’Unità: contributi femminili alla storia di Italia” Relatrice: Albarosa Lenzi Barontini Con la partecipazione di: Ilaria Barontini flauto Caterina Barontini ,pianoforte Musiche di: J. S. Bach e Giuseppe Verdi LUNEDÌ 23 APRILE 2012 ORE 16,00 Auditorium Museo Storia Naturale via Roma n° 234 Livorno Incontro sul tema:

“La presenza delle donne a Livorno nel corso dei secoli e le problematiche femminili attuali” Relatrici: Rita Biancheri, Docente di sociologia familiare e dell’Educazione dell’Università di Pisa. Olimpia Vaccari ,Storica dell’Università di Pisa. Nell’intervallo lettura di alcune poesie di Giorgio Caproni a cura di Umberto Pera e Riccardo Ricci.

Sabato 31 MARZO

Concerto del Coro di CL l Coro del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione ISABATO terrà, come consuetudine, il concerto di Pasqua il giorno 31 MARZO PRESSO LA CHIESA DI SANTA GIULIA ALLE ORE 21.15. Verranno eseguiti brani che abbracciano vari secoli della storia della musica liturgica: dal canto gregoriano al laudario medievale; agli anonimi del XVI secolo alla grande musica di Luis de Victoria, fino a Mozart e alla musica contemporanea di Maurice Cocagnac. Canto che da sempre accompagna i momenti decisivi della liturgia della Settimana Santa ed è parte integrante della vita e della preghiera della Chiesa e, quando è vissuto e partecipato con fede autentica, esso è testimonianza per chi lo pratica e per chi lo ascolta. L’ingresso è libero e all’uscita verranno raccolte offerte per la Fondazione AVSI (Associazione per il servizio internazionale).


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

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Tempo di Pasqua: 50 giorni di pienezza I tempo pasquale, con i suoi 50 giorni, segno della pienezza, e l’espressione di una gioia incontenibile che la Chiesa vuole prolungare nel tempo. E la domenica di Pasqua che diventa la "grande domenica" e che offre alla contemplazione dei fedeli sia la vittoria del Risorto (Pasqua) che il dono del suo Spirito agli Apostoli raccolti nel cenacolo (Pentecoste). II tempo pasquale si rivela come la sintesi di due tradizioni che, se pur distinte, si completano a vicenda. Si tratta della tradizione giovannea che pone il dono dello Spirito nel giorno stesso di Pasqua, e di quella lucana che parla del dono dello Spirito a cinquanta giorni dalla Pasqua. Allo stesso tempo, la cinquantina pasquale presenta, raccontandola nel corso delle domeniche, il mistero della Chiesa che si rivela come tale quando si raccoglie intorno al suo Signore. Essa è presentata come la realizzazione della promessa di Dio di radunare il suo popolo che, da un confine all’altro della terra, offra al suo nome il sacrificio perfetto. Così i fedeli, riconciliati con Dio nella Pasqua del Figlio, sono inevitabilmente riconciliati tra loro.

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La cinquantina pasquale presenta, raccontandola nel corso delle domeniche, il mistero della Chiesa che si rivela come tale quando si raccoglie intorno al suo Signore

OBIETTIVI DELLA CATECHESI CON I RAGAZZI Il ragazzo: – coglie l’importanza e la centralità del tempo pasquale nell’anno liturgico; – scopre i sacramenti e le feste liturgiche come celebrazione del Mistero pasquale, soprattutto in questo tempo in cui è abbastanza frequente la celebrazione di prime comunioni, cresime, matrimoni, e di alcune feste locali; – riscopre I’appartenenza alla Chiesa, che comprende come realtà più grande del gruppo o della parrocchia;

– orienta l’attenzione sulla dimensione missionaria che caratterizza la Chiesa e in cui ciascun cristiano è coinvolto. – lega l’annunzio pasquale a situazioni particolari di disagio o comunque di sofferenza. ESEMPI DI ATTIVITÀ – Proporre ai ragazzi attività missionaria. Per esempio, a partire dalla 2^ domenica di Pasqua, ogni settimana l’attenzione dei ragazzi si può fermare su un continente, con delle ricerche e delle riflessioni sulla Chiesa di quei luoghi. Affrontati i cinque continenti, il lavoro realizzato dai ragazzi è presentato all’assemblea nella domenica di Pentecoste. – Invitare un missionario per un incontro con i ragazzi, per la celebrazione liturgica – I gruppi dei ragazzi si impegnano, nelle domeniche del tempo di Pasqua, a rendere più gioioso per tutta la comunità il tempo in cui essa si ritrova nel giorno del Signore. A questo proposito, i ragazzi possono trovare modalità adatte a sottolineare l’accoglienza di chi viene a Messa, provvedere alla distribuzione di foglietti e/o libretti, rendere piacevole e festoso il momento conclusivo che immediatamente segue la benedizione finale. – Aiutare i ragazzi ad analizzare alcune situazioni particolari di sofferenza o di disagio (case di recupero, ospizi, nomadi, ecc.), per leggerle alla luce dell’annuncio pasquale. L’iniziativa svolta durante tutto il tempo pasquale può concludersi con l’allestimento di una mostra da presentare agli altri nel giorno della Pentecoste. In questo senso si rivela interessante qualche esperienza diretta. – Invitare i ragazzi a una visita domenicale presso situazioni particolari di disagio (anziani, ammalati, ecc.).

UNO STRUMENTO PREZIOSO PER GLI OPERATORI PASTORALI

Catechesi e disabilità G

iovanni Paolo II – nel messaggio inviato in occasione del giubileo della comunità con le persone disabili – prospetta a tutta la Chiesa una nuova "esigenza missionaria", oggi ritenuta improrogabile: è ormai maturo il tempo in cui tutte le nostre comunità parrocchiali assumano il coraggio di vincere la paura delle varie diversità, accogliendo nel proprio grembo di “madre” che nutre con la fede tutti i suoi figli, ogni persona con difficoltà esistenziale, e tra queste in modo privilegiato i fratelli disabili. In continuità con le precedenti indicazioni offerte dalla Conferenza Episcopale Italiana circa le persone disabili, l´Ufficio Catechistico

Nazionale, con il suo Settore della catechesi dei disabili, ha promosso nelle diocesi varie iniziative di formazione catechistica e pastorale per l´animazione della comunità cristiana anche nei confronti di questi fratelli e sorelle, secondo l’insegnamento dei Vescovi che ricordano come "il cristiano apprezza e ama la propria vita e quella degli altri, anche quando è sfigurata dalla sofferenza e appare assurda. Anzi, nella povertà e nella debolezza, riconosce una speciale presenza di Cristo e una possibilità preziosa di crescita e di fecondità spirituale" (CEI, "La verità vi farà liberi", 1024).

Per scaricare il documento della CEI su questo tema http://www.chiesacattolica.it/ucn/siti_ di_uffici_e_servizi/ufficio_catechistico _nazionale/00009581_Anno_2004Orie ntamenti_dell_Ufficio_Catechistico_N azionale.html

CATECHESI

OBIETTIVI E ATTIVITÀ PER LA CATECHESI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA.........

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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

1 aprile 2012

L’incontro promosso dall’associazione IdeAli

Il convegno SUI PROBLEMI DEL CARCERE

Tra sovraffollamento e incapacità di rieducare chi ha sbagliato, un excursus sulla detenzione

IL MONDO DEL LAVORO STA CAMBIANDO rediamo che non esista una sana democra«ogniCgoverno zia senza cittadini attivi e informati, e che sia migliore se accompagnato da una cultura collettiva dell’impegno e della partecipazione alla vita pubblica». Con queste premesse era nata qualche mese fa la scuola di formazione ideata dall’Associazione ideaLi, una scuola rivolta in particolare ai giovani che, tramite una serie di incontri con persone testimoni della vita culturale del nostro Paese, possano diventare parte di una cittadinanza attiva consapevole. Dopo l’inaugurazione del primo semestre con Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia, e la presenza di personalità di alto spessore culturale (per ricordarne due Stefano Zamagni, tra l’altro, Membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e della New York Academy of Sciences, e Paolo Dario Prof. Robotica Biomedica, Sant’Anna di Pisa e Direttore Polo Tec. Pontedera), ad inaugurare il secondo semestre in Camera di Commercio, Tiziano Treu, Professore di diritto del lavoro all’Università Cattolica di Milano, già Ministro del lavoro e della Previdenza sociale, vice presidente della Commissione Lavoro Presidenza sociale del Senato. Con lui si è parlato del primo dei temi in programma: «Far crescere l’occupazione e riformare il modello sociale europeo». L’OCCUPAZIONE La precarietà del lavoro, spiega Treu, dipende dalla precarietà di un’economia che dovrebbe invece essere più dinamica, stabile e sostenibile e che purtroppo non è favorita dall’Europa in questo tsunami finanziario che stiamo vivendo. «La nostra è un’ economia Low cost e non è un problema di flessibilità o non flessibilità, ma semmai di mercati incartati e troppo protetti. Basti vedere la rivolta dei tassisti per capire come sia difficile in Italia aprirsi e aumentare la concorrenza interna». L’IMPORTANZA DELL’ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE Se è indiscutibile che il mondo del lavoro è

cambiato, in Italia, continua il professore, ancora non si accetta il fatto che il futuro è nel settore terziario con servizi alle aziende e alla persona dove la tecnologia può essere il nuovo investimento. Questo però richiede molta più conoscenza e istruzione che non è solo una formazione di tipo universitario, ma anche professionale e tecnica. «In Italia ci sono 8 milioni di professionisti di tutti i tipi e questa è una cosa fantastica. Bisogna però capire che per mantenerli attivi c’è bisogno di una formazione per tutta la vita». Treu è convinto che non basti una "rinfrescata" dopo qualche anno, ma che arrivati a un certo punto sia necessario un vero e proprio nuovo ciclo «Una seconda carriera» afferma. «Purtroppo invece in Italia abbiamo sempre investito poco in formazione e scuola, anche come governo Prodi». Maggiore investimento in formazione, però, prosegue, deve trovare riscontro in un sistema che valorizzi il merito e premi i migliori. L’ARTICOLO 18 Impossibile non finire a parlare anche dell’ Articolo 18: «Senza dubbio è un articolo importante, ma non penso che se si cambiasse una virgola potremmo essere definiti "barbari", né che l’Italia diventerebbe un Paese felice con la sua abrogazione. Come PD la proposta sarebbe quella di articolarlo maggiormente restando certamente con l’idea che il licenziamento deve essere giustificato. Tutti i casi di illegittimità devono essere puniti, ma con differenze tra caso e caso». Allora, secondo Treu, è necessario che il giudice abbia più possibilità di scelta nella condanna che non solo il reintegro o meno. «Ma con l’Articolo 18 si deve parlare anche di tutela della crescita, di crescita attiva senza fossilizzarsi su quello come panacea di tutta la crisi nel lavoro». Giulia Sarti

Troppe domande a n c o ra s e n z a r i s p o s t a ei locali del vescovado si è recentemente tenuto il Convegno: “Il carcere luogo di punizione o di recupero: dialogo tra passato, presente e futuro”, indetto dal Centro Italiano Femminile (CIF) con il patrocinio del Centro Servizi Volontariato Toscano (CESVOT), in collaborazione con i Cooperatori Paolini e l’Associazione Maestri Cattolici.

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LE PAROLE DI MONSIGNOR GIUSTI E DI ANGELO MONTONATI Nel suo intervento il vescovo Simone, ha subito messo in evidenza che la Festa annuale della Toscana è stata indetta per ricordare che la Toscana è stato il primo stato ad abolire la pena di morte che ha messo fine alla legge del taglione e ha dato al colpevole la possibilità di redimersi. Cosa c’è di peggio -ha continuato il Vescovo- che togliere ad una persona la libertà personale? Il carcere è il fallimento di una volontà educativa che non tiene conto della persona. Oggi al centro di tutto c’è l’economia e non la felicità delle persone. Si cerca la ricchezza a qualsiasi costo, per questo si delinque, ma non si conosce l’uomo nella sua vera natura, quella che esprime se stesso nell’amare e nell’essere amato. Dobbiamo anche chiederci -ha aggiunto monsignor Giusti- se questo modello di carcere va bene. Dà la possibilità ad una persona di rigenerarsi? Quello che vedo e sento è che il carcere è devastante! Il sistema carcerario va ripensato in chiave educativa. Il carcerato deve essere aiutato a fare un percorso formativo, insegnargli cos’è il bene secondo un’etica condivisa. Ci vogliono insegnanti più che Polizia penitenziaria, riconoscendo che anche quest’ultima è costretta a fare dei sacrifici enormi, ed è in questa dimensione che il volontariato acquista un valore preminente. Angelo Montonati, vaticanista e autore di pregevoli biografie sulla vita dei Santi, parlando delle carceri dell’800, ha messo in luce la figura

Se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano; se vuoi dieci anni di prosperità fai crescere gli alberi; se vuoi cento anni di prosperità fai crescere l’uomo; l’uomo deve stare al centro dell’attenzione, anche se vive l’ingrata condizione del carcerato della marchesa Cordero di Barolo, della quale ha scritto una biografia. Si può affermare che la marchesa di Barolo è stata una antesignana del volontariato cattolico nelle carceri. Ella riesce ad entrare nelle carceri piemontesi femminili dei primi anni dell’800 e rompendo con ogni perbenismo e ceto sociale riesce a colloquiare con le detenute e ad ottenere la loro fiducia. Le carceri di Torino di quel periodo, secondo uno studioso inglese, il Cunningham, venivano ritenute le peggiori d’Europa. Ebbene la marchesa, grazie anche alle sue amicizie a livello politico, riesce a migliorare le condizioni igieniche delle recluse, ad evitare il sovraffollamento, a dare abiti dignitose alle detenute che vestivano di stracci, a migliorare i criteri di gestione, a dar loro una assistenza religiosa. Il carcere viene visto da lei non più come prigione ma come “ospedale di anime”. Si rende conto che bisogna “prevenire”, e in seguito don Bosco sarà un assertore di questa idea, a tal fine la marchesa creerà una dimora a Valdocco, per le donne a rischio e sarà anche una sede riabilitativa per le donne uscite dal carcere. GLI INTERVENTI DEI PARTECIPANTI Gli interventi del convegno sono stati numerosissimi. Fra questi Maria Letizia Gaudenzi, Presidente del CIF regionale e volontaria nel carcere di Pisa dal 2005, che ha messo in risalto l’importanza dei vari corsi che vengono svolti all’interno delle strutture e che consentono alle detenute di esprimere le loro capacità creative. Francesco Michelangeli, dell’Associazione pisana Prometeo, si è detto pienamente d’accordo con le valutazioni del Vescovo e si è chiesto: Il

detenuto che esce dal carcere quanto è diverso rispetto a quando vi è entrato? Bisogna puntare sulle misure alternative perché all’interno del carcere è “terribilmente difficile cambiare qualcosa”. Liberata Di Lorenzo, responsabile dell’Area Pedagogica del carcere di Pisa, ha spiegato come l’educatore debba conoscere sia la persona che il reato al fine di misurarne i possibili interventi positivi. Ed ha fatto presente le difficoltà degli educatori a causa del problema del sovraffollamento: in Toscana esistono 4242 detenuti, mentre le strutture ne prevedono 3186, tra questi gli stranieri sono il 50% e a Pisa il 70%. Fiore Flebea, Ispettrice della Polizia Penitenziaria al carcere livornese delle “Sughere”, ha detto che bisogna insegnare ai carcerati a fare il bene, le donne della Polizia Penitenziaria sono un valore aggiunto perché si avvicinano ai detenuti in maniera molto delicata tenendo conto della loro dignità. La riprova è che al termine della pena molti detenuti hanno mandato lettere di ringraziamento alle donne e agli altri operatori, a dimostrazione di aver ben agito riguardo al loro trattamento. Ben vengano i corsi di formazione -ha aggiuntoma c’è il limite frustante delle risorse, non solo finanziarie ma anche umane, per cui non si può garantire un corso se non c’è un personale adeguato. È un mondo che è difficile cambiare “ma dobbiamo metterci in gioco ed abbiamo il dovere di farlo”. Guido Isetta, della Cooperativa Dolmen, ha sottolineato che per superare le logiche della frammentarietà degli interventi è fondamentale un lavoro di rete tra gli operatori

sociali e quelli istituzionali al fine di costruire dei veri percorsi professionalizzanti. Un’altra operatrice della Dolmen ha messo in evidenza come i progetti per i detenuti riescano ad “alleggerire” la pena e possano dare qualche insegnamento per un possibile lavoro al termine della detenzione. Purtroppo per gli ex detenuti è difficile trovare lavoro, per questo si sentono penalizzati ed insicuri, ma se si riesce a motivarli, a superare le barriere, a far scattare in loro la molla dell’orgoglio, nonostante tutto, riescono a compiere cose notevoli. LA CARITAS E I CAPPELLANI Enrico Sassano, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale della carità, ha ricordato che la Caritas, già da molti anni, ha costituito una commissione per il carcere formata da volontari, tra costoro è emersa la figura di Wally Seller Sgherri, recentemente scomparsa, una donna eccezionale che è riuscita ad abbinare due caratteristiche importanti: la conoscenza delle materie giuridiche e la passione per i poveri. Ha poi sottolineato l’esperienza positiva della casa-incontro condotta dalle suore Figlie del Crocefisso dell’Istituto La Maddalena che ospitano i familiari dei detenuti che usufruiscono di permessi speciali. La presenza dei volontari ha continuato Sassano- si concretizza nell’ascolto per capire i reali bisogni, nelle attività dei servizi resi ai detenuti, nei colloqui di sostegno, nell’assistenza materiale anche nelle piccole cose come può essere un detersivo o un dentifricio, negli aiuti economici nello svolgimento delle pratiche burocratiche. Vengono poi svolte attività formative, si passa da interventi di piccola manualità, alle attività culturali vere e proprie con corsi di lettura e di scrittura creativa, di musica, teatro, di bioetica. I volontari svolgono anche attività di accoglienza e di accompagnamento all’esterno del carcere per i detenuti che sono in permesso, una

esperienza significativa è quella del progetto “sperimentando”: una casa dove gli ex detenuti vivono insieme con l’accompagnamento di un educatore e intraprendono dei percorsi individuali di fine pena. Importanti sono anche gli incontri tradizionali che vengono fatti in occasione di festività particolari come il Natale, la Pasqua, la festa del papà. Padre Michele Siggillino, Trinitario, cappellano al carcere delle Sughere, ha ricordato come il suo ordine sia stato anticamente creato proprio per la liberazione degli schiavi, da qui il motivo della particolare attenzione attuale verso i carcerati. Non è facile -ha dettofare il Cappellano, perché bisogna essere capaci di accettare i rischi. Bisogna sempre agire con saggezza e prudenza, cose che vengono anche dall’esperienza; il Cappellano all’interno del carcere è una figura rispettata e un punto di riferimento, è il tramite tra il detenuto e la Caritas. Padre Joly Theckinen Pappachan, anche lui Trinitario, indiano del Kerala, cappellano alla Gorgona, ha raccontato di aver avuto all’inizio difficoltà con la lingua, ma ora riesce a farsi capire, la realtà di Gorgona è diversa perché i detenuti possono muoversi con una certa libertà sull’isola. Celebra la Messa e insiste nel farlo tutti i giorni ed in questi ultimi tempi è più contento perché qualcuno ha incominciato ad incontrarlo, però c’è ancora … tanto da fare! Il Convegno è terminato con le domande e il dibattito condotto dal giornalista Antonello Riccelli che ha fatto una panoramica delle sue esperienze vissute al carcere di Livorno e in quello di Volterra. La domanda principale a cui nessuno ha saputo però dare una risposta esauriente è stata relativa al futuro dei detenuti: cosa succede all’ex detenuto? Come può reinserirsi nella società quando nessuno gli da un lavoro? Gianni Giovangiacomo


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

1 aprile 2012

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L’iniziativa del Portico di Salomone

L’oratorio di SAN JACOPO

È tempo di crescere insieme

A l l ’ o ra t o r i o c o m e i n f a m i g l i a n pizzico di fantasia, una manciata d’allegria e una spolverata d’amore: questa è la ricetta perfetta per far nascere un buon oratorio, ovvero l’oratorio della parrocchia di San Jacopo. E’ sabato pomeriggio e mentre il lungomare livornese si riempie di persone alla ricerca del primo sole, a pochi passi dalla baracchina bianca, passando da una piccola porticina quasi segreta, come nelle favole, ci ritroviamo in un mondo nuovo. Appena ci si affaccia sul giardino si viene travolti dalla vivacità dei bambini e dei ragazzi che schiamazzano, ridono e corrono da tutte le parti ma che ad un certo punto vengono richiamati in cerchio da don Federico per la preghiera di inizio attività. Sono circa le 15.30 quando il cerchio si rompe e tutti si precipitano nelle diverse stanze per partecipare ai laboratori proposti dagli animatori: arte, chitarra e giocoleria. Oltre a questi laboratori, c’è un piccolo gruppetto di bambini dai 3 ai 5 anni, i“cuccioli” di Azione Cattolica, che in contemporanea all’oratorio iniziano a conoscere Gesù attraverso i disegni, le storie e il gioco grazie alla pazienza di “nonna” Angela e Paola, la mamma di Gabriele. Sono le mascotte dell’oratorio, non c’è ragazzo o giovane che non passi e non si fermi a giocare e scherzare con Gabriele, Sofia, Marco, Silvia, e Marta.

U

Un pomeriggio di giochi, divertimento, incontri e laboratori: questo è l’oratorio della parrocchia di San Jacopo Attirare la loro attenzione non è semplice ma le guide sanno il fatto loro e riescono a convincerli in qualche modo ad ascoltarle; l’esperienza di Angela, animatrice AC da tantissimi anni e la dolcezza di Paola sono un incantesimo al quale non è possibile resistere. Il loro segreto, ci svelano, è non crescere mai! Accanto al regno dei cuccioli c’è quello dell’arte; sul lungo tavolo si sono radunati i ragazzi che stanno realizzando con le loro mani dei portachiavi di pannolenci. Papere, coccinelle e tanti altri oggetti stanno prendendo forma mentre le chiacchere fanno da compagnia; ci sono Ilaria e Gaia che vengono in oratorio per divertirsi e stare insieme agli altri e chi invece come Eleonora, più schietta, per la

Alla parrocchia del Sacro cuore (Salesiani)

In alto: i ragazzi con don Federico Locatelli Qui sopra: i "cuccioli" di AC A fianco: il laboratorio di arte In basso: il laboratorio di chitarra

merenda! Della stessa opinione sono i loro compagni del laboratorio di chitarra; appena si entra nella stanza i suoni delle corde arrivano alle orecchie, tentativi di accordi e qualche accenno di canzone iniziano a

prendere forma. E’ il gruppo più numeroso, guidato da Alessio e Claudia, accompagnati da altri ragazzi a turno, cercano di trasmettere i primi rudimenti dello strumento, con pazienza e gioia; c’è chi si scoraggia, chi inizia un duetto, chi come i più piccoli sprovvisti di una chitarra propria, attende il proprio turno per suonare. Alice, Daniele, Sara partecipano alle attività per divertirsi ed imparare qualcosa di nuovo stando insieme agli amici, Leonardo perché vuole diventare un animatore da grande e Nicolas per mangiare le caramelle di don Alberto! Fuori nel giardino, sono rimasti i giocolieri che però vengono interrotti dalla preparazione della merenda, un momento molto atteso da tutti: grandi e piccini si

mettono in fila, aspettano il proprio turno e poi finalmente si gustano il dolce del giorno. Gli ideatori dell’oratorio sono stati proprio i ragazzi, dal 2008 infatti, sotto la guida del parroco don Alberto, un gruppo di ragazzi inizia a sperimentare e a pensare a come fare oratorio fino ad arrivare ad oggi. Più o meno ogni sabato gravitano in parrocchia circa quaranta ragazzi, sempre una piccola parte rispetto ai duecento iscritti circa al catechismo; «la proposta dell’oratorio è integrativa a quella della catechesi» ci dice don Federico «l’intento è quello di far vivere la parrocchia ai ragazzi come una casa» continua, «per alcuni è un semplice passatempo mentre per altri è l’inizio di un cammino che probabilmente, ci auguriamo, porterà a formare le guide del futuro». Il progetto dell’oratorio di San Jacopo quindi è quello di lasciare lo spazio piano piano a tutti i ragazzi, facendoli crescere e rendendoli sempre più responsabili nella costruzione della loro “famiglia”. Martina Bongini

Il centro di aiuto alla vita Ogni venerdì mattina dalle 9.30 alle 11 6 maggio dello scorso anno fu Iperlinaugurato il Centro di ascolto la vita, che ha sede nella Casa Marfori, costruzione adiacente la chiesa dei Salesiani. L’importanza di questo centro si evince dal nome stesso. Troppo spesso, la vita non ancora nata non è considerata tale. È difficile, in questi tempi di crisi, far passare l’idea che “un figlio non deve far paura perché non viene a “rubare”tempo, energie e denaro” (Giovanni Paolo II). Il Centro si ripropone quindi di aiutare tutte le madri che si trovano a dover fare i conti con una gravidanza che purtroppo appare come un peso insostenibile. Ogni venerdì, dalle 9.30 alle 11, le volontarie del centro sono a disposizione per chiunque voglia cercare un appiglio, perché l’aborto non può e non deve essere considerato una soluzione. Attualmente sono quattro i casi già seguiti. Inoltre ogni terzo venerdì del mese, in collaborazione con l’Associazione Marcello Gallo, viene effettuata la raccolta e la distribuzione di vestiario per bambini. Chiunque voglia dare una mano affacciandosi a questa forma di carità cristiana, può rivolgersi al Centro,tutti i venerdì dalle 9.30 in poi. Ogni aiuto sarà ben accetto, perché è bene non scordare mai che in ogni bambino c’è tutta la bellezza dell’umana esistenza. B.A.


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TOSCANA OGGI 1 aprile 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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