IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
1 aprile 2012
Quei sepolcri... vuoti!
di monsignor Ezio Morosi
amore prodotto dall’uomo è simile a una tenda: ci vuol L’ poco a montarla, meno ancora a…smontarla. L’amore divino è simile ad un edificio costruito sulla roccia. Richiede lavoro, fatica, sorge lentamente, ma resiste molto di più all’inclemenza del tempo. Se non cerchiamo l’amore alla sua sorgente, se non ci mettiamo in attento ascolto della lezione di Dio, se non chiediamo umilmente aiuto a Lui per imparare ad amare, resteremo delusi. Il vero amore non vacilla nelle difficoltà. Ma per essere portatori di un amore vero occorre avere un cuore simile a quello di Cristo.
Verso la PASQUA
Il «sepolcro» o meglio «l’altare della reposizione», che dovrebbe essere diverso da quello sul quale si celebra l’Eucarestia, è il luogo dove il Giovedì santo viene allestita in maniera solenne l’esposizione del Santissimo Sacramento.
DI
FLAVIA MARCO
a Settimana Santa è alle porte e forse classiche tradizioni che la caratterizzano hanno perduto le origini ed i loro significati primari nella notte dei tempi. Proviamo a riscoprirle per vivere appieno la festa più importante dell’anno liturgico. Il Giovedì santo è il primo giorno del Triduo pasquale ed in esso troviamo la classica tradizione dei cosiddetti «sepolcri» ed il famoso «giro delle sette chiese». Dobbiamo ricordarci che tutto prende le mosse dalla Celebrazione eucaristica del Giovedì santo nella quale la Chiesa celebra l’istituzione del sacerdozio, della Eucarestia e la consegna del comandamento dell’amore che Gesù compie durante l’ultima cena. Al termine della Celebrazione eucaristica il Santissimo Sacramento viene esposto solennemente sull’altare della reposizione, nome questo molto più adatto per indicare il «sepolcro». L’altare della reposizione, che dovrebbe essere diverso da quello sul quale si celebra l’Eucarestia, è il luogo dove il Giovedì santo viene allestita in maniera solenne l’esposizione del Santissimo Sacramento. Di solito l’altare viene abbellito con fiori e con simboli che ricordino l’ultima cena in maniera tale da favorire la preghiera. La funzione più importante dell’altare delle reposizione è quella di conservare l’Eucarestia fino al giorno successivo, il Venerdì santo, giorno in cui verrà celebrata l’Azione liturgica della Passione del Signore e nel quale, quindi, non avverrà alcuna consacrazione. L’utilizzazione del termine
L
Sono tanti i riti ed i simboli che caratterizzano i giorni della Settimana Santa.Tra questi il giovedì santo raccoglie le tradizioni più popolari, ancora vive in molte comunità «sepolcro» però, sebbene sia ormai entrata a far parte della tradizione, in realtà non esprime esattamente la realtà che rappresenta: l’Eucarestia è il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto e dunque l’altare della reposizione non è un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l’Eucaristia. La sera, solitamente dopo cena, del Giovedì santo è tradizione per i fedeli compiere il cosiddetto «giro
delle sette chiese» ma qual è la sua origine ed il suo significato? Per «giro delle sette chiese» intendiamo una sorta di piccolissimo pellegrinaggio scandito da sette stazioni individuate in sette chiese nelle quali centro spirituale è, ovviamente, l’altare della reposizione. Questa usanza potrebbe prendere le mosse dal cammino penitenziale svolto nel medioevo dai pellegrini giunti a Roma che dovevano recarsi nelle sette chiese più importanti. Il
numero sette, invece, probabilmente voleva indicare il carattere cattolico, universale dell’istituzione eucaristica. Tale usanza tanto antica sarebbe stata poi riportata in auge da san Filippo Neri che avrebbe stabilito anche il «canone» delle sette chiese romane. Oggi il percorso svolto dai cristiani la sera del Giovedì santo è molto ridotto, ma conserva ancora l’idea fondamentale del cammino, del movimento necessario per incontrare Cristo. Che davvero quest’anno possiamo giungere alla Pasqua mettendoci in cammino, un cammino materiale e spirituale che conduca la nostra vita fino all’adorazione non di un sepolcro, ma di Cristo risorto e vivo oggi in mezzo a noi.
IL MESSAGGIO DEL VESCOVO ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI LIVORNO
CARI FRATELLI EBREI n seguito agli eventi tragici hanno visto nuovamente Ilache popolazione ebraica al centro di violenze e discriminazioni monsignor Giusti ha inviato questo messaggio alla comunità ebraica livornese. Cari fratelli ebrei, ciò che accade in questi giorni è veramente vergognoso e deplorevole. Quella sofferenza del popolo ebraico, che Giovanni Paolo II definì “a dir poco eroica”, sembra non aver fine. A nome di tutta la comunità cristiana, che vive accanto a voi, a Livorno nella pace e nel rispetto reciproco da tanto tempo, voglio comunicarvi tutta la mia solidarietà ed il mio sostegno. Mi unisco a voi nella preghiera all’unico
Padre, perché non si ripetano più fatti del genere e le nuove generazioni rifuggano la mentalità brutale delle ideologie naziste. Il mio saluto e la mia stima vi giungano dal cuore + Simone Giusti, vescovo di Livorno Livorno, 23 marzo 2012
SABATO 31 IN VESCOVADO
Il coraggio di andare oltre in politica Il Vescovo convoca i politici cattolici a un ritiro pre-pasquale DI
NICOLA SANGIACOMO
ome accade da alcuni anni nei tempi forti dell’anno liturgico, monsignor Giusti chiama i politici “cattolici” a partecipare a un ritiro spirituale dedicato proprio a loro. Il tema di quello che si svolge sabato 31 presso il Vescovado sarà “Dalla Resurrezione una nuova speranza. Il coraggio di andare oltre in politica”. Dopo la Messa delle 9.00 presieduta da monsignor Giusti, la meditazione di partenza sarà proposta dal filosofo Henning Ottman che affronterà il tema della storia alla luce della resurrezione di Cristo; “la storia - sostiene il filosofo tedesco - ha un inizio con la creazione, ha un suo centro nell’Incarnazione di Dio e ha una fine con il ritorno del Signore. La concezione cristiana distingue tra ciò che è ultimo e ciò che lo precede. La politica intesa in senso cristiano - per Ottmann - può’ essere sempre e soltanto l’arte della regolazione delle cose penultime, mentre alla religione spetta ciò che è ultimo”. Ci sarà quindi spazio per la riflessione in comune dove confrontare le risonanze personali con quanto proposto dalla meditazione. L’incontro si concluderà con uno spazio dedicato al confronto di idee su come rafforzare l’agire politico dei cattolici nella lobby dei poveri lanciata dal Vescovo prima di Natale. In questi mesi la lobby ha già fatto dei passi significativi per migliorare le risposte della città alle povertà crescenti, ma tanto rimane ancora da fare. Proprio in vista di questi ulteriori passi il vescovo Simone chiederà ai politici cattolici di proporre nuove prospettive di impegno in questa lobby, dove non possono rimanere ai margini. Fu proprio in uno di questi ritiri spirituali destinati ai politici, nel dicembre del 2010, che il Vescovo raccolse le proposte dei presenti e abbozzò per la prima volta l’idea di una lobby per i poveri. Su questo versante tutti i cattolici, di qualsiasi schieramento partitico, possono ritrovarsi uniti nel difendere i più deboli della nostra società e tradurre in concreto il loro agire politico nella più alta forma di carità, come richiamato spesso dalla dottrina sociale della Chiesa. In un periodo come questo in cui i partiti politici anche a Livorno sembrano cercare una bussola per orientarsi nel cammino futuro, la Chiesa livornese, attraverso il Progetto Culturale, continua ad offrire occasioni di riflessione e proposte concrete per favorire un nuovo protagonismo dei cattolici impegnati in politica.
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