IL VESCOVO SIMONE GUIDA LA 3^ TAPPA DEL PERCORSO SPIRITUALE PER OPERATORI PASTORALI
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Direttore responsabile Andrea Fagioli
Gli atteggiamenti dell’educatore : l’affidarsi domenica 25 aprile 2010 – Santa Lucia – Antignano - ore 15.30 Programma del pomeriggio: 15.30 Celebrazione dell’ora media e meditazione del Vescovo 16.30 Adorazione eucaristica, spazio per la riflessione personale, tempo per le confessioni, 17.15 Collatio per piccoli gruppi 18.00 Celebrazione del Vespro e conclusione
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
18 aprile 2010
Ma se gli stessi apostoli ebbero sulle prime difficoltà a credere, come possiamo farlo noi? «La Fede degli apostoli» ha affermato monsignor Giusti «fu senza dubbio rafforzata dai segni e dalle apparizioni che Gesù fece loro dopo la Sua morte e Resurrezione, mentre a noi, al contrario, non sembra di vedere segni della presenza dei nostri cari nella vita quotidiana»
In comunione con chi non c’è più
A 19 anni dalla tragedia del Moby Prince DI
GIAMPAOLO DONATI
a Chiesa livornese non lascia soli i familiari delle vittime della Moby Prince. Nel giorno del 19° anniversario della tragedia, parenti delle vittime e molti semplici cittadini si sono ritrovati in Cattedrale per una messa in ricordo di coloro che sulla Moby, in quella ormai lontana notte del 10 aprile 1991, perdettero in modo drammatico la propria vita. La messa è stata celebrata dal vescovo di Livorno monsignor Simone Giusti, alla presenza dei gonfaloni della Provincia e del Comune di Livorno, oltre a quelli di altri comuni italiani che hanno contato vittime fra i propri concittadini. Nessun accenno, ovviamente, alla tormentata conduzione di un’inchiesta giudiziaria che ancora oggi sembra non avere ancora una fine: solo la volontà di non dimenticare chi, quella notte, ha perduto drammaticamente
L
la propria vita in modo improvviso e traumatico. «Per noi» ha ricordato monsignor Giusti nell’omelia «appare difficile credere che chi, come i vostri cari, ha perduto la propria vita in un modo così violento, possa ancora essere vivo in Cristo. Gli stessi apostoli, dopo la morte di Gesù, fecero non poca fatica a credere che Egli fosse resuscitato: e anche in quel caso si trattava di un evento traumatico, un evento che, come la tragedia del Moby, aveva fatto notizia e di cui esistevano molti testimoni oculari.». Ma se gli stessi apostoli ebbero sulle prime difficoltà a credere, come possiamo farlo noi? «La Fede degli apostoli» ha affermato monsignor Giusti «fu senza dubbio rafforzata dai segni e dalle apparizioni che Gesù fece loro dopo la Sua morte e Resurrezione, mentre a noi, al contrario, non sembra di vedere segni della presenza dei nostri cari nella vita
La due giorni diocesana di Musica Sacra
CANTARE LA LITURGIA antare la Liturgia», sotto questo titolo sono state raggruppate due giornate di formazione sul tema della musica sacra promosse dall’Ufficio Liturgico diocesano. Mercoledì 21 alle 18.30 è in programma, presso la chiesa di San Luca a Stagno, il II convegno diocesano per animatori musicali della liturgia, mentre Giovedì 22 alle 18.30, presso la Chiesa di Santa Giulia si svolgerà un incontro di formazione per organisti, strumentisti e direttori di coro. La due giorni musicale si chiuderà giovedì 22 alle 21.15 con un concerto d’organo del maestro Gianluca Libertucci, organista della basilica di san Pietro. Da mercoledì 21 a domenica 25 aprile sarà possibile visitare, presso l’oratorio di San Ranieri, la mostra «La luce penetra le tenebre», una rassegna di arte sacra di Marcello Ciampolini. Nel corso del convegno del 21 il maestro Simone Barbieri, incaricato diocesano per la musica sacra, presenterà il nuovo repertorio nazionale di canti per la liturgia.
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quotidiana». Ma non è vero che questi segni non ci possano essere: «La Chiesa stessa riconosce che, con la Comunione dei vivi e dei morti in Cristo, i defunti possono comunicare con noi e rimanerci vicini; essi infatti sono in Paradiso, che non deve essere immaginato come un luogo separato da tutto il resto, il Paradiso è dove c’è Dio, e Dio, come ci insegnavano a catechismo, è ovunque, in cielo e terra. Quindi, se sono vicini a Dio, i nostri morti sono anch’essi in cielo e soprattutto in terra, qui vicini a noi, pronti ad ascoltarci, a consigliarci e a volerci bene». «Per questo», ha concluso il vescovo «è necessario che chi è stato colpito da un lutto sviluppi una profonda spiritualità, in modo da entrare in comunicazione in Cristo con i propri cari scomparsi: solo così essi non saranno più solo un ricordo, ma un amore attuale, grande e vivo.»
IL RICORDO DI ELENA FALLENI VEDOVA DI LIDO ROSSI
QUANDO LA GIOIA DI DARE È TANTO GRANDE i chiude un altro capitolo del Libro della nostra Diocesi. Quel Libro fatto non da parole scritte su carta ma da vite vissute e donate. Elena Falleni, che tornata alla casa del Padre in questi giorni, mi fu presentata diversi anni or sono, da Monsignor Tintori come la vedova del dott. Lido Rossi che egli ammirava. E così è sempre apparsa ai miei occhi. Credo che in quest’ottica si sia svolta tutta la sua vita. Fedele non solo ad un ricordo ma ad un ideale che l’aveva indotta ad abbracciare con docilità ed entusiasmo la scelta di vita missionaria del marito. Come tutta la sua
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famiglia di origine, il padre, la sorella Zita, ha vissuto con semplicità facendo del bene. Aveva un’aria docile e serena ma sentivi in Lei una forza non comune. E’ stata per noi esempio di coerenza, di fermezza e di coraggio per aver saputo condividere fin dall’inizio con il suo sposo una scelta difficile ed eroica. Ho trovato questo pensiero di Lido Rossi formulato dopo la laurea «La mia professione mi darà presto molto lavoro e denaro, avrò la mia famiglia e una bella casa, ma tutto ciò non mi basta, mi fa anzi in un certo senso paura, temo di imborghesire…come tanti…per questo
vorrei andare in missione». Elena ha saputo abbracciare questa scelta. Sulla nave che li portava verso l’Africa nel Natale 1956 Lido Rossi scriveva «anche se questa nave non avesse l’elica..sarebbe sicuro il nostro andare perché , o Signore, tua è la strada di questo piccolo mondo». E così descrive la loro vita in Africa “vita semplice da dottori dimenticati, ma tanto cara al mio animo e in cui la gioia di dare è tanto grande che non conta neppure sacrificio”. Elena ha sempre fatto suoi questi sentimenti e per questo suo coraggio è sempre apparsa tanto grande ai miei occhi. Maria Luisa Fogolari