IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
14 aprile 2013
di mons. Alberto Ablondi
La Pasqua è Gesù che ci salva con il suo amore. proprio per questo il suo messaggio non può essere offerto solo ai credenti! Credenti e non credenti, infatti, sempre, ma soprattutto oggi, hanno tanto bisogno di amore e tanto bisogno di salvezza. Ma, credenti e non, corrono un grave rischio: quello di cercare da una parte l’amore e dall’altra la salvezza e finiscono spesso per trovare solo dell’apparente amore che proprio non salva; e delle provvisorie salvezze, perché non vengono dall’amore. [...] Il Gesù della Pasqua unisce questi due grandi bisogni dell’uomo: il desiderio di amore e di salvezza. Ci salva dalla morte offrendo a tutti la sua resurrezione, ci salva dalla disperazione rivelando la presenza del Padre, ci salva dall’isolamento rendendoci tutti fratelli, ci salva dalla colpa dando il perdono e indicando la vera via della pace che inizia dalla coscienza di ognuno. Pasqua 1980
LA VISITA AD LIMINA
Un riassunto per Papa Francesco: la Livorno cattolica del 2013 Tra Madonna di Montenero e «lobby» per i poveri el corso della Visita ad Limina Petri dei Vescovi della Toscana, N che si svolge in questa settimana, monsignor Simone Giusti avrà un incontro diretto con Papa Francesco per esporre la situazione della
Felici e bellissime «coincidenze» 2000 anni dalla sua morte Maria continua ad essere viva e a elargire aiuto alle persone che la invocano con fede e purezza di cuore. La testimonianza più vicina e viva è il Santuario di Montenero, dove la sacra icona della Vergine concede ogni giorno centinaia di Grazie. Non ultima la guarigione di un bambino affetto da un male gravissimo, ma da quando sono a Livorno sono venuto a conoscenza perlomeno di sei casi di persone che hanno ricevuto Grazie dalla Madonna di Montenero». Le parole del Vescovo, espresse durante l’omelia di Pasqua, hanno ricordato a tutti la realtà vera e attualissima dei miracoli, portando alla luce anche un fatto concreto avvenuto recentemente al Santuario. Il caso del piccolo, raccontato dal Vescovo è stato confermato dal parroco di Montenero don Luca Giustarini, testimone oculare della vicenda. “Il padre del bambino è arrivato da me una sera – ha raccontato il sacerdote disperato, dopo la diagnosi della malattia del figlio piccolissimo ricoverato al Meyer di Firenze: un tumore al cervelletto. Aiutami ti prego, mi ha detto: il bambino è stato battezzato qui a Montenero, la Madonna mi deve aiutare! Ci siamo inginocchiati insieme e abbiamo invocato Santa Gemma perché chiedesse per noi la Grazia alla Madonna. E così è stato: oggi il bimbo è sano e la malattia non ha lasciato conseguenze. Questo è il secondo caso – ha rivelato don Luca – di un bambino con questa stessa patologia, guarito grazie all’intercessione di Maria di Montenero, pregata proprio in questo luogo di devozione.
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La storia di un bambino guarito e molte altre storie di invocazioni di Grazie alla Madonna di Montenero: il vescovo Simone si esprime sulle vicende emerse negli ultimi mesi Sulla vicenda il vescovo non è l’unico caso… Simone è intervenuto un altro bambino, diverse volte, incalzato dai qualche tempo fa… la giornalisti: “Per adesso non stessa situazione… e possiamo parlare di poi ancora tanti altri, miracolo – ha affermato che invocando la monsignor Giusti – ma Vergine hanno indubbiamente si tratta di ricevuto aiuto, sostegno, è stato quasi addormentato Grazie. Pensate ad una consolazione… parliamo e adesso sembra ricevere famiglia disperata perché il allora di “tante felici nuove scosse: si sono proprio piccolo sta male e coincidenze”!! moltiplicati infatti e con dopo pochi giorni tutto si “Certo è che negli ultimi una intensità davvero risolve nel migliore dei casi tempi – ha continuato il grande, i casi di persone che e senza lasciare strascichi… Vescovo –ho notato una invocano con fede la bravissimi i dottori, certo, le “ripresa di attività” al Madonna e ne ricevono percentuali di “riuscita” Santuario di Montenero, aiuto… arriveranno anche i dell’intervento erano alte, l’ho paragonato ad un miracoli? Può darsi! certo anche questo, ma può vulcano che per molti anni Quando i segni saranno darsi anche che inequivocabili, allora qualcuno da lassù abbia aprirò la commissione “guidato” l’intervento, scientifica e medica per Anche al Papa il Vescovo abbia sostenuto i verificarli, ma nel racconterà delle Grazie medici, abbia protetto il frattempo spero che della Madonna bambino e donato livornesi, e non, speranza ai genitori! continuino a ricorrere di Montenero e di come Parliamo pure di “felice all’aiuto di Maria e a il Santuario sia luogo coincidenza”… pregarla con fede!” di invocazioni e preghiere c.d. ricordiamoci però che
Livorno e la Madonna di Montenero i racconta che l’immagine di Maria di Montenero venne rinvenuta in circostanze “miracolose” intorno Squadro alla metà del 1300 e che un pastore storpio ricevette l’ordine di trasportarla sul monte, laddove il stesso “gli facesse segno col rendersi grave e pesante”. Altri attribuiscono la tavola al pittore pisano Jacopo di Michele, detto Gera, e probabilmente questo fu uno dei quadri “sopravvissuti” alla distruzione di molte icone mariane, decisa in quel tempo. Da Livorno, meta di naviganti di ogni paese, il culto di Maria di Montenero, la cui custodia venne nel frattempo affidata ai monaci Vallombrosani, si diffuse velocemente, al punto che ne ritroviamo tracce non solo in Italia, ma anche in Svizzera, in Grecia, in Africa. Il popolo labronico nelle vicende dei secoli è sempre ricorso a questa immagine invocandola soprattutto nei momenti di difficoltà. I più eclatanti furono il disastroso terremoto del 27 gennaio del 1742: la Madonna operò il miracolo ed il sisma non provocò alcuna vittima; da allora i livornesi fecero voto che avrebbero iniziato il carnevale solo dopo quella data. Ed i bombardamenti del 1943, a cui seguì la “peregrinatio Mariae” in tutte le parrocchie della diocesi. Livorno, inoltre, ospitò il primo congresso mariano della storia nell’agosto del 1895, e per molti anni a seguire il nome della città fu associato a quello di Maria. Il Santuario di Montenero è tuttora meta continua di pellegrinaggi da tutta Italia e anche dall’estero. c.d.
Chiesa livornese e del territorio in cui svolge la sua attività pastorale. Un momento eccezionale in cui il Pastore della Chiesa Livornese parlerà di Livorno e dei livornesi con il nuovo Papa. Un incontro a cui monsignor Giusti si è preparato da tempo, con la collaborazione di quanti lo affiancano nell’esercizio del suo ministero episcopale. Da questa preparazione è scaturito un interessante quadro sintetico della diocesi che il Vescovo presenta al Papa. In questa pagina monsignor Giusti anticipa ai lettori della Settimana le linee di fondo su cui si articolerà la sua relazione al Papa. DI MONSIGNOR SIMONE
GIUSTI
Quando venerdì mattina avrò modo di essere davanti a Papa Francesco cosa gli dirò? Per prima cosa gli offrirò un breve quadro sintetico sull’evoluzione della Diocesi di Livorno in questi ultimi sei anni trascorsi dall’ultima Visita ad Limina Petri, avvenuta nell’aprile 2007. Gli parlerò innanzittutto di Livorno e del suo storico legame con il Santuario di Montenero. Dirò a Papa Francesco che il culto mariano verso la Madonna delle Grazie di Montenero, Patrona della Toscana, contrassegna tuttora la religiosità livornese. Il Santuario di Montenero è il vero centro spirituale di tutta la diocesi, i maggiori eventi della Diocesi o si svolgono al Santuario o hanno per oggetto proprio la Santa Vergine. Ogni mese si svolge un pellegrinaggio a piedi guidato dal Vescovo, al santuario di Montenero al quale vi è da sempre una buona partecipazione. Al Papa descriverò anche un altro appuntamento di rilievo della vita religiosa della Diocesi, la festa di S. Giulia, patrona della città. Una circostanza che unisce oltre alla realtà ecclesiale anche l’intera comunità civile, non solo per le celebrazioni liturgiche ma, in questi ultimi anni, anche in proposte collaterali, culturali, sportive, ludiche, per fare della Festa della Patrona un momento d’incontro e di identificazione religiosa dell’intera popolazione cittadina. Per quanto riguarda la religiosità della diocesi dirò che nella popolazione vi sono ancora tanti segni di appartenenza alla Comunità Cristiana (la stragrande maggioranza delle famiglie sceglie l’ora di religione per i propri figli alla scuola pubblica e le firme per l’8xmille alla Chiesa Cattolica sono nella media nazionale) ma vi sono anche segni contrari come il calo del numero dei bambini battezzati e di quello dei matrimoni e dei funerali religiosi. Della pratica religiosa dirò che il Popolo Cristiano ha nell’Eucarestia domenicale il suo fulcro, anche se la messa domenicale è su livelli nettamente inferiori alla media nazionale e da rilevamenti recenti indipendenti (facoltà di Scienze Politiche di Pisa) si attesta attorno a circa il 12%. Sul piano pastorale riferirò che in Diocesi sono presenti comunità significative e incisive sul territorio ma chiamate ad un maggiore impegno educativo verso tutti i fedeli, in primis i genitori, i giovani, i ragazzi, gli anziani. Ancora tanti sono i passi che molte comunità parrocchiali devono fare sul terreno educativo al fine di giungere a generare cristiani e a riannodare “la traditio fidei”fra le generazioni. Si sta promuovendo il rinnovamento educativo con riforme strutturali della pastorale parrocchiale dando a tutti indicazioni precise, uniformi e inderogabili per tutta la diocesi. Le Comunità sono chiamate a crescere spiritualmente e nella testimonianza missionaria nonché nel senso e nella vita della Chiesa Locale, superando il parrocchialismo. Le Comunità Parrocchiali sono attente nell’aiuto materiale al povero, iniziano ad evangelizzare i poveri e ad assumere atteggiamenti lontani dal proselitismo e portatori di un primo annuncio evangelico, ma anche su questo il cammino da fare è ancora lungo. Il Progetto Culturale Diocesano in questo senso sta dando speranza facendo crescere laici consapevoli della ricchezza del pensiero della Dottrina Sociale Cattolica e pronti a dialogare e a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà per il bene comune del territorio, ma senza cedimenti sui valori irrinunciabili, nella piena fedeltà al Magistero. Buona è la presenza del laicato cattolico organizzato nelle Aggregazioni Laicali, vera ricchezza della Chiesa Locale; si dovrà operare per una sua crescita perché, sovente, solo nelle Aggregazioni Laicali si riesce a formare giovani e adulti cristiani vista la debolezza educativa di ancora molte parrocchie, positiva è la presenza di Associazioni storiche quali l’Azione Cattolica Italiana e l’AGESCI. Sufficiente è il numero del clero che permette di avere un parroco per ogni comunità parrocchiale anche per le più disperse, le più piccole con 200 o 300 abitanti. Un parroco, anche se anziano o malato, è quanto mai prezioso per mantenere e coltivare una vita spirituale cattolica in una comunità. Il numero delle parrocchie in diocesi è, invece, insufficiente viste le nuove realtà urbanistiche sorte soprattutto nella periferia di Livorno e pertanto sono state aperte in questo ultimo periodo due nuove parrocchie e altre dovranno essere promosse per una più attenta cura pastorale dei fedeli. Vicini alla diocesi sono molto imprenditori e diversi dirigenti di realtà produttive, molti di essi sono entrati a far parte della denominata “Lobby per i poveri”la quale ha come fine influenzare le politiche locali a favore dei poveri e reperire finanziamenti per i progetti promossi a loro favore dalla Fondazione Caritas della Diocesi. Sulla questione della scelta preferenziale per i poveri riferirò nel dettaglio delle tante realtà diocesane a servizio degli ultimi e dei progetti in cantiere per potenziare ancora questa presenza della Chiesa nel territorio diocesano.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
La celebrazione di Pasqua al carcere
Come strumenti di salvezza La Cresima a Ivan Giordano
uest’anno la celebrazione della Q Pasqua nel carcere delle Sughere a Livorno ha visto il conferimento del sacramento della Cresima ad Ivan Giordano, un detenuto. Pur nelle difficoltà dovute ai lavori di ristrutturazione con la conseguente riduzione della presenza dei carcerati, ma non dei disagi dovuti alla mancanza di spazi e di servizi per coloro che scontano la pena e per tutti gli operatori all’interno della struttura, il cappellano, il padre trinitario Michele Sigillino, unitamente ai volontari e alla Caritas con una quotidiana e premurosa presenza, assiste anche spiritualmente i detenuti. Il conferimento della Cresima è infatti il segno di questo accompagnamento spirituale che porta ad una crescita interiore e ad una maturazione della fede che sfocia poi nella richiesta da parte dei detenuti di ricevere i Sacramenti. Monsignor Giusti ha sottolineato come pur “stando dentro” se ci lasciamo trasformare e guidare dalla Croce di Cristo, segno dell’amore incondinzionato di Dio, ciascuno può diventare una Accogliere rondine e volare oltre la l’amore prigionia dei di Cristo che propri limiti, errori, salva ci fa diventare buoni, peccati. Accogliere ci rende liberi l’amore di Cristo che e come le larve ci fa ci trasformiamo salva diventare buoni, ci in farfalle; rende liberi e i santi ci sono come le larve di aiuto, ci trasformiamo di guida in farfalle; i e ci sorreggono santi ci sono di aiuto, di guida e ci sorreggono. Lo Spirito fa sì che oltre ad essere parole di salvezza per coloro che ci stanno vicino, diventiamo anche strumenti di salvezza e nonostante questa residenza, “un albergo dalle tante finestre, ma dalle poche porte”, l’amore fa operare a Dio quella salvezza come nella notte della Crocifissione nella quale, prima di scendere agli Inferi Cristo offrì la salvezza al ladrone Disma, che fu il primo condannato ad andare con Lui in Paradiso. Mo.C.
La parola alla CARITAS DIOCESANA
Un uovo di cioccolato per fare festa insieme! nche quest’anno si è voluto trovare un momento per pregare e fare festa insieme: gli amici che vengono alla nostra mensa, i volontari con il loro prezioso servizio e i collaboratori, sempre disponibili a organizzare qualcosa che unisce, che riunisce. Così è stato per il pranzo di Giovedì Santo, preceduto da una riflessione e da una preghiera, presentata attraverso un video, sul significato della eucaristia unita alla lavanda dei piedi. L’attenzione di tutti è stata massima: Gesù che si offre in dono e ci insegna a servire tutti suscita sempre commozione che alcuni dei presenti hanno condiviso con la preghiera personale. Poi il pranzo condiviso ha reso evidente la gioia della Pasqua, la gioia che nasce dal cambiamento di vita da tutti atteso. Tantissimi i presenti, in un clima di amicizia generale che si respira sempre in queste occasioni. A tutti è stato offerto il tradizionale uovo di cioccolato segno e augurio di una vita nuova. E.S.
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GIUNTI A DESTINAZIONE GLI AIUTI SPEDITI DA LIVORNO
A Dodoma è arrivato il container! ello scorso Ottobre Missionario il vescovo Simone lanciò l’idea di raccogliere materiali sanitari, strumentazioni, suppellettili e medicine per l’Ospedale Missionario “S. Gemma Galgani” nella Diocesi di Dodoma in Tanzania. Grazie all’impegno delle parrocchie della Diocesi di Livorno, di molti volontari e del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, è stato possibile riempire un grosso container. Tramite le generose offerte di comunità e di singoli il container è stato spedito in Tanzania nel gennaio scorso ed ora è fi-
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nalmente arrivato a destinazione. La dottoressa suor Gemma Mkondoo, direttrice dell’ospedale, si trova in Italia e ha avuto modo di incontrare il nostro Vescovo e di ringraziare per il suo tramite tutta la Comunità Diocesana. L’arrivo del container è stata una festa ed ha riempito di gioia il personale dell’ospedale che può ora migliorare il servizio ai malati ed in particolare a quelli più poveri. L’amicizia è fatta anche di gesti concreti e quindi si può dire che Livorno e Dodoma ora sono un po’ più vicine.” Paolo Siani
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
Un giovane ragazzo che con la sua vita è stato un esempio per gli altri fino all’ultimo giorno. Attraverso le parole di Irene e dei ragazzi del gruppo parrocchiale proviamo a farvi conoscere Simone
RICORDANDO Simone Casapieri
“Non arrendersi mai!” imo, è difficile scrivere in questo momento… Vorrei poter pensare che non ci sei perché sei in campeggio parrocchiale, oberato da tante di quelle “faccende da campeggio” che noi animatori conosciamo bene, che non ti lasciano il tempo nemmeno per mandare un messaggio ai tuoi amici. Poi, una volta tornato dal campeggio, ci troveremmo insieme, una sera, e mi racconteresti di tutti i bimbi che hai preso “a sberle” o comandato a bacchetta durante i giochi, dei momenti di preghiera venuti più o meno bene, commentati con tutta la tua estrema autocriticità, degli imprevisti trovati sulla via che a posteriori vengono ricordati come buffi aneddoti indelebili su cui farsi grasse risate; dei momenti di riflessione e condivisione comunitaria o personale avuti con i “tuoi bimbi”. I “tuoi bimbi”, quanto ci tieni a quei ragazzi… Non ci voleva molto a capirlo dal tuo comportamento ma forse solo chi ti era più vicino è arrivato a capirlo profondamente! Per tutto quel periodo in cui ti sono venuta a trovare, in cui non avevi modo di vederli mi hai sempre chiesto di loro, anche domandando di ciascuno personalmente: come stava, cosa faceva, quanto veniva in parrocchia e quando sapevi di alcuni dei loro problemi mi proponevi varie soluzioni per provare a risolverli! Per non parlare poi dei problemi della parrocchia! Li volevi risolvere tutti tu! E tanti ne hai risolti! Hai fatto una quantità immensa di cose, mi vengono in mente centinaia di momenti! Quanto ti abbiamo preso in giro, ad esempio, quando ti sei presentato ad una delle piccole riunione tra noi animatori munito di una presentazione PowerPoint riguardo i problemi dei vari gruppi giovanili della parrocchia e sulle possibili soluzioni da attuare per risolverli… Perché questo sei tu: organizzato fino all’inverosimile, ci ha sempre messo tutti in riga e a lavorare! Con quel tuo quadernino su cui ti scrivevi tutto, pieno di schemi a punti sulle cose da fare e di idee genieali per nuovi incontri e nuovi giochi, il tutto scritto con la tua calligrafia minuscola e indecifrabile. Tutti quei giochi da pazzoidi che organizzavamo per i ragazzi, quante risate ci siamo fatti prima, durante e dopo! Anche se nella mia mente i ricordi migliori riguardano quei momenti da soli, a parlare in tutta sincerità, con il cuore aperto per confidarsi e consigliarsi a vicenda!
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il discorso con “s’affronterà anche questa!” e lo facevi! Perchè non parlavi mai tanto per parlare, eri così in tutto: eri deciso, se prendevi una decisione ci mettevi anima e corpo per rispettarla! E in questo caso non sei stato da meno, non ti sei mai tirati indietro!
Hai lasciato un segno inelebile nelle vite dei “tuoi bimbi” ma lo hai lasciato anche nel cuore degli animatori con cui hai condiviso queste miriadi di esperienze bellissime, a tratti molto faticose, ma che affrontate insieme ci hanno arricchito in un modo che non riesco a spiegare, ci hanno fatto crescere nella fatica con il sorriso sempre, o quasi, sulle labbra! Non posso parlare di tutte le esperienze e le avventure passate insieme ai tuoi amici più intimi e più pazzi, sarebbero davvero troppe! Ma, chissà perchè, molte di queste mi riportano con la mente a Montenero... Per non parlare delle vacanze tutti insieme quando eravamo piccoli, con le nostre famiglie, di tutti i pomeriggi, sere, mattine, passate a giocare con vari giochi da tavolo e poi, quando i genitori ci venivano a chiamare si partiva per le camminate! Io che arrancavo io fondo e tu come uno stambecco che facevi su e giù per andare a parlare un po’ con tutti! Ci hai lasciato davvero tanto e io non sono la persona migliore per parlare di tutto questo, non penso di rendere giustizia a tutto quello che hai fatto per le persone che più ti sono state vicine: la tua famiglia, a cui hai sempre voluto un bene dell’anima, avevi sempre un pensiero per i tuoi genitori anche quando non lo davi a vedere! I tuoi miglioti amici che ti hanno accompagnato tanto nelle
gioie quanto nei dolori, come tu hai fatto con loro durante tutta la tua vita! E poi la tua “persona speciale”, che ti ha dato veramente tanto, lo sai meglio di me, non si può quantificare! Come non si può negare il tuo sguardo sempre attento nei suoi confronti, anche quando stavi male. E’ difficile adesso pensare a tutte queste cose e a momenti, non lo nego, sembra difficile andare avanti… Ma la verità è che la cosa più grande che ci hai lasciato è proprio questo tuo esempio di immensa forza, quel senso del “non arrendersi mai”, di lottare sempre e comunque! Questo esempio di forza seminato in ciascuno di noi negli anni in cui ti abbiamo conosciuto, porta già adesso i suoi frutti: ci dai la forza di andare avanti! Ogni volta che mi dovevi dire qualche brutta notizia sulla tua salute concludevi sempre
Quello che mi viene da pensare adesso è che la sofferenza è parte delle nostre vite e la nostra lotta quotidiana, la nostra vittoria sta nel non farsi sopraffare da tale sofferenza; è proprio ciò che hai fatto tu: anche quando la sofferenza c’era, ed era tanta, trovavi sempre le forze per regalarci un sorriso, per rispondere “sto bene” appena potevi per non farci preoccupare! A questo punto non mi resta che ringraziarti per tutto questo, per la vita passata insieme, per quanto mi hai fatto crescere, per la crescita di chi ti è stato vicino e che ha condiviso una parte più o meno lunga del proprio cammino con te, per tutti i ragazzi che hai formato ed infine per il tuo esempio, immenso, indelebile, di forza e di speranza! La tua vita è la testimonianza più bella che ci lasci! Grazie Simo, ti vogliamo bene Irene Lepori
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Le parole dei ragazzi del gruppo parrocchiale
Cammineremo insieme gni curva del sentiero può «O nascondere un’incognita. Questo può spaventare, ma è anche il bello del viaggio. Cammineremo insieme.. E vedremo dove ci condurrà il destino” Quante volte abbiamo letto queste parole alla fine di ogni tua interminabile mail! Mai come adesso questa frase per noi ha assunto un significato tanto profondo, dove ti ha condotto il destino? Forse in un posto migliore, forse accanto a noi. “Cammineremo insieme” perché, nonostante tutto, ci accompagni nel nostro viaggio quotidiano. Sono passati tanti anni, tanti campeggi, tante risate. Nel cuore di ognuno di noi una manciata di ricordi: c’è chi racconta delle tue gavettonate dai terrazzi, delle tue sfuriate e dei tuoi sbalzi di umore, chi rievoca i tuoi tormentoni e chi ancora ride ripensando a quando, giocando a pallavolo, sei andato a sbattere contro il muro della palestra. Tu e la tua voglia di vincere! Sai Simo, stasera che siamo qui tutti insieme non è facile scriverti…ognuno di noi ha troppe cose da dirti, le voci si sovrastano, ci sembra strano parlarti così. E’ vero che 26 anni sono pochi, ma ti sono stati sufficienti per lasciarci la tua forza e la tua energia, il saper cogliere l’attimo, la tua capacità di farci sorridere nei momenti difficili, la voglia di dare agli altri tutto quello che hai dato a noi. Scusaci se alla fine siamo riusciti a scrivere solo poche righe, senza riuscire ad esprimere appieno ciò che hai significato per noi. Ci manca il calore dei tuoi abbracci improvvisi, la tua risata contagiosa, i calzini sotto i sandali, i tuoi consigli, le tue urla, la tua "Pace" data con tanto vigore, il tuo sorriso….ma soprattutto te! E come dimenticare i tuoi "agguati", dal niente arrivavi alle nostre spalle e in un attimo ci ritrovavamo per aria stretti nel tuo abbraccio, ma del resto, come ci hai sempre detto "anche questo é il bello di essere animatore!" Ciao Simo, non vogliamo dirti addio perché sappiamo che prima o poi ci ritroveremo, chissà, magari ci stai già preparando un nuovo mega giocone. Ti vogliamo bene, i tuoi ragazzi
LETTERA A SIMONE hi Simo, come stai ? Be’ sicuramente non mi E risponderai, ma io mi sento protetto, non da una persona a caso, ma da una persona che mi ha dato, insegnato e consigliato .. Mi ha dato gli attrezzi, le giuste risposte per andare avanti nella mia quotidianità.. Mi ha insegnato moltissime cose a tutti i livelli, sia dal punto di vista religioso cristiano che quotidiano, mi ha insegnato ad affrontare le giornate con quella forza che tu stesso hai messo fino all’ultima ora di quel fatidico 2 aprile.. Mi hai consigliato altrettanto: le prime volte che frequentavo il gruppo parlavamo, e sicuramente non lo ricordi, ma io invece mi ricordo molto bene le tue parole.. Mi dicesti che ero una persona capace di dare molto e con bellissime qualità, e che se mi fossi aperto di più con il gruppo avrei donato sempre di più.. Beh ho seguito le tue parole, i tuoi esempi e guarda oggi cosa siamo riusciti a fare tutti insieme..Un gruppo unico, unito fino all’ultimo momento. Un lavoro duro ma che forse te stesso adesso che sei laggiù , tra gli angeli più belli di tutti , puoi osservare e esserne grato. Che persona che eri Simo ! Quanta forza avevi .. Che felicita’ davi in ogni tuo singolo gesto .. Attendevo sempre durante la messa il momento del padre nostro per darti la mano e a fine preghiera sentirmela stringere forte forte .. Forte come i tuoi abbracci durante il momento della pace .. Abbracci che significavano molto per me .. È’ proprio vero che contano i piccoli gesti... Non hai mai fatto niente di grande ma attraverso i tuoi piccoli gesti, piano piano , hai reso la mia adolescenza meno tragica del previsto.. Ho avuto la fortuna di crescere, maturare accanto a te .. Con te Simo ho passato quattro campeggi .. Posso dire pochi ma mi sono bastati per capire la persona che eri e che oggi non c’è più ma che mi accompagna , mi ha accompagnato e mi accompagnerà per il resto della mia vita ... Non credo di riuscire a passare facilmente questo periodo ma seguendo il tuo atteggiamento , la tua forza , il tuo carisma, la tua tenacia credo di riuscirci... Ciao simo, ciao grande uomo, ti voglio bene, un bene sincero ! Tommaso Nencini
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
Agenda del VESCOVO
Diocesi informa Pastorale VOCAZIONALE DALL’8 AL 12 APRILE IL VESCOVO È A ROMA PER LA VISITA AD LIMINA. SABATO 13 APRILE - Ore 18.30 alla casa S. Giuseppe di Quercianella, incontro con un gruppo di genitori DOMENICA 14 APRILE - Ore 9.00 S. Messa in cattedrale in ricordo del calciatore Piermario Morosini - Ore 16.30 parrocchia S. Agostino ammissione agli ordini sacri del seminarista Pedro Puntriano - Ore 17.00 per la visita pastorale al III Vicariato incontro con l’Assemblea Parrocchiale - Ore 20.00 in vescovado incontro con un gruppo di famiglie LUNEDÌ 15 APRILE - Ore 10.00 udienze clero MARTEDÌ 16 APRILE - Ore 9.30 Aggiornamento del clero in vescovado - Ore 21.00 per la visita pastorale al III Vicariato alla parrocchia di S.M. del Soccorso incontro con consiglio parrocchiale affari economici MERCOLEDÌ 17 APRILE - Ore 9.30 Aggiornamento del clero in vescovado GIOVEDÌ 18 APRILE - Ore 11.00 a Montenero meditazione per il movimento sacerdotale mariano regionale - Ore 16.00 S. Messa a Montenero - Ore 18.00 in vescovado incontro dei coordinatori del Progetto Culturale VENERDÌ 19 APRILE - Ore 9.00 consiglio Fondazione Caritas in vescovado - Ore 10.00 in vescovado riunione dell’Ufficio catechistico regionale - Ore 19.00 in vescovado incontro con i Giuristi cattolici - Ore 21.00 per la visita pastorale al III Vicariato alla parrocchia di S. Agostino incontro con le coppie di sposi SABATO 20 APRILE - Ore 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero, ore 9.00 S. Messa - Ore 11.00 S. Messa alla chiesa della Madonna al termine dei lavori di restauro DOMENICA 21 APRILE - Ore 10.30 parrocchia S. Giovanni Bosco S. Messa e Cresime
LUTTO ei giorni scorsi è venuta a mancare la mamma di Luca Lischi, Capo di GabiN netto del presidente della Provincia di Livorno, tra i coordinatori del Progetto culturale diocesano, nonché collaboratore della nostra redazione. A Luca e ai suoi familiari le condoglianze de La Settimana, anche a nome dei nostri lettori
Domenica 21 aprile, la Giornata Mondiale per la preghiera per le vocazioni
Progetta con Dio...abita il futuro a Commissione per la Pastorale Vocazionale Linvita tutti i Parroci a coinvolgere le proprie Comunità Parrocchiali alla partecipazione viva e profonda alla Settimana e alla Giornata mondiale della preghiera per le vocazioni e ai successivi appuntamenti indicati. In particolare, propone alle singole Comunità o, ancor meglio, ai rispettivi Vicariati di appartenenza, di organizzare una Veglia di Preghiera per la quale sarà possibile seguire la bozza inviata a ciascuna Parrocchia via e-mail o che potrà essere richiesta direttamente ai responsabili della Commissione. Ugualmente, secondo le indicazioni del Vescovo, sottolinea l’importanza di dedicare un’attenzione particolare alle Celebrazioni Eucaristiche di Domenica 21 Aprile p.v. in occasione della “Giornata Mondiale per la preghiera per le Vocazioni”, seguendo, liberamente,
l’ulteriore bozza messa a disposizione. La Commissione per la Pastorale Vocazionale invita, inoltre, tutte le Comunità Parrocchiali a vivere con gioia e comunione i seguenti appuntamenti: 14 aprile: Ammissione all’Ordine sacerdotale di PEDRO PUNTRIANO c/o la Parrocchia di S. Agostino, ore 16,30; 20 aprile: Lettorato di RAMON GUIDETTI c/o Parrocchia di S. Annunziata dei Greci, alla Leccia, ore 18,30; 2 maggio: Lettorato di SIMONE BARBIERI c/o Parrocchia S. Giovanni Bosco, in Coteto, ore 21,15; 4 maggio: Pellegrinaggio dei bambini e dei ragazzi al Santuario della Madonna di Montenero, con partenza alle ore 15,30 da Piazzale Papa Giovanni XXIII; 15 giugno: Giornata dei Ministranti In fraterna unità e aspettandovi numerosi L’ufficio di PASTORALE DIOCESANA per le VOCAZIONI
BREVI DALLA DIOCESI
Cooperatori Paolini SABATO 13 APRILE ALLE 15.45 In via Corcos, incontro dei Cooperatori paolini con don Bruno Simonetto
Don Lelio Bausani SABATO 13 APRILE 2013 ALLE 18, Presso la Libreria Erasmo – Gaia Scienza, in Viale degli Avvalorati 62 a Livorno, verrà presentato il sito Internet dedicato alla vita ed alle opere di Don Lelio Bausani
USMI DOMENICA 14 APRILE ALLE 16.00 All’Istituto Sacro Cuore, incontro con don Roberto Filippini dal titolo "Dal Vangelo di Luca l’incontro con Zaccheo"
Il Portico di Salomone LUNEDÌ 15 APRILE ALLE 21.15 Presso l’Auditorium della Fondazione San Carlo Borromeo (Via Lopez 44), proiezione del film "Il Cantico di Maddalena" per la regia di M. Campiotti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
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Parla come ad amici otata verso la fine del Concilio, la costituzione "Dei Verbum" (DV), seguendo le orme dei Concili Tridentino (1543-1565) e Vaticano I (1869-1870), intende proporre la genuina dottrina sulla Divina Rivelazione e la sua Tradizione, affinché l’annuncio della salvezza, fatto a tutti gli uomini, li muova alla fede, alla speranza e alla carità. Afferma che la Rivelazione non è un catalogo, una raccolta di verità, ma una buona notizia: la novità è che Dio c’invita a prendere parte alla sua stessa vita. È, dunque, necessario che i cristiani si approprino delle Scritture. Fin dalle sue prime parole, la costituzione spiega e mostra la dinamica della Divina Rivelazione: "Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cfr Ef 1,9), mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura" (DV 2). Seguendo il pensiero paolino, il Concilio pone come fontale il progetto di Dio, nascosto nei secoli e ora rivelato e realizzato attraverso il suo Figlio. Tutti gli uomini, per mezzo di Cristo e nello Spirito Santo, sono resi partecipi della stessa vita di Dio: vivono grazie a Lui e per Lui. Se questo è il contenuto della Divina Rivelazione, il progetto più intimo di Dio, la stessa rivelazione si è concretizzata attraverso il dialogo con cui Dio "nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr Es 33; Gv 15,14-15) e s’intrattiene con essi (cfr Bar 3,38) per invitarli e ammetterli alla comunione con sé". La vita cristiana si alimenta mediante questo dialogo che ha origine in Dio, mediante questa parola che chiama l’uomo alla comunione divina e attraverso questa confidenza di Dio nei confronti degli uomini. La comunicazione del Dio trinitario raggiunge il suo vertice insuperabile in Cristo, che è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione. Egli, "Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini, parla le parole di Dio (Gv 3,34) e porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre (cfr Gv 5,36;17,4)" (DV 4). Egli è la Rivelazione in persona del Padre e insieme il compimento di ogni rivelazione di Dio, attraverso la Creazione e nella storia del popolo eletto; nel mistero pasquale, che comprende anche l’invio dello Spirito Santo, egli offre la testimonianza che "Dio è con
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Nell’Anno della Fede, presentiamo nuovamente i documenti del Concilio riprendendo alcuni approfondimenti offerti dal Servizio d’informazione religiosa
noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e resuscitarci per la vita eterna". La definitività e la singolarità della rivelazione di Cristo sono i motivi per cui il cristiano non ha bisogno di altra manifestazione pubblica di Dio, ma attende con speranza la manifestazione di Cristo Signore al suo ritorno glorioso. Il dialogo prosegue con la risposta dell’uomo nella fede: "A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (cfr Rm 16,26; rif. Rm 1,5; 2Cor 10,5-6) con la quale l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui" (DV 5). La vita cristiana è caratterizzata fin da subito dalla fede, intesa come pieno abbandono in Dio che fa conoscere se stesso. Naturalmente, non si tratta di un mero sforzo umano perché continua il Concilio - è necessaria la grazia di Dio, la quale previene e accompagna l’abbandono in Dio, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale dona a tutti la dolcezza nel fidarsi di Dio. Ma la fede non è soltanto abbandono, fiducia: essa è anche conoscenza amorosa della verità rivelata; per questo è necessario lo Spirito Santo il quale, guidando alla verità tutta intera (cfr Gv 16,13), apre la conoscenza ai misteri sempre più profondi di Dio. La conoscenza di Dio avviene contemporaneamente sotto la luce della Divina Rivelazione e
sotto la luce della ragione umana. Il mistero di Dio può essere avvicinato dalla ragione umana che si trova naturalmente aperta verso la trascendenza; la conoscenza che viene dalla fede necessita dell’uso della ragione per giungere a una maggiore certezza. In definitiva: con la Divina Rivelazione il Padre non
semplicemente ha fatto conoscere qualcosa di Sé, ma ha comunicato Se stesso e la sua decisione di raggiungere gli uomini, coinvolgendoli nell’intensa vita trinitaria. Il Vaticano II, riprendendo il Vaticano I, ribadisce che la decisione eterna di Dio è quella di partecipare agli uomini gli stessi beni divini (cfr DV 6). Così alla Rivelazione appartengono insieme le parole, ma anche i doni di grazia. Allo stesso modo in cui Cristo ha rivelato i misteri di Dio con la predicazione e con le opere salvifiche. Uno dei punti più caratteristici della Dei Verbum è l’avere stabilito come la Divina Rivelazione venga trasmessa in modo diverso e complementare dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione vivente della Chiesa. "La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla divina sorgente. Esse formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine" (DV 9). La Sacra Scrittura è Parola di Dio, in quanto scritta per ispirazione di Dio; la Sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio affidata da Cristo Signore alla Chiesa e, nello Spirito Santo, l’approfondisce. La Chiesa è la custode della Divina Rivelazione, scritta o trasmessa, è soggetto della corretta interpretazione e accresce il deposito rivelato. Marco Doldi
VATICANO II
I DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II: LA COSTITUZIONE "DEI VERBUM".........
50°
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
Il Serra Club incontra Confindustria
Speciale CELEBRAZIONI DI PASQUA
IL CATTOLICO NEL MONDO DEL LAVORO el proseguo dell’Anno della Fede, N il Serra Club di Livorno, ha invitato un esponente del mondo del lavoro per approfondire, alla luce del Magistero della Chiesa, quale sia il ruolo del cattolico nel mondo del lavoro. Il dottor Emanuele Tattanelli, presidente del Serra ha invitato l’ingegnere dell’Eni, Agip Petroli, Luigi Giuliano che dal 2007 è Vicedirettore della Confindustria di Livorno, sposato con la nipote di don Betti, con cinque figli di cui una russa adottata e un’altra aspirante salesiana. L’ingegner Giuliano ha esordito facendo notare come sia molto difficile, soprattutto in questi ultimi tempi di crisi profonda associare l’aggettivo “cattolico” al lavoro. Il lavoro infatti è un valore universale, che già nella Bibbia troviamo citato ben 185 volte tra Antico e Nuovo Testamento (la parola amore invece 184 volte), e questo sta ad indicare la sua valenza. Se poi lo mettiamo in relazione ad altri aspetti come il giusto salario, il mercato del lavoro e ai profondi cambiamenti verificatisi con la globalizzazione, diventa veramente arduo rispondere alle numerose domande e interrogativi. Giuliano ha preso come punto fermo la Creazione dal Genesi dove vediamo che l’opera creatrice di Dio è ben cadenzata e generatrice di ricchezza, ma col peccato la parola lavoro verrà associata alla sofferenza e fatica. Tutto l’Antico Testamento farà riferimento a questo aspetto; la venuta di Gesù invece cambierà prospettiva ed esso verrà collocato nella collaborazione alla costruzione del Regno dove hanno tutti il diritto e dovere di partecipare; anche gli ultimi. Il lavoro pertanto è un valore universale, è una proposta per tutta l’umanità, in quanto generatore di ricchezza per il bene comune, non quello proprio, personale. La Repubblica fondata sul lavoro ne fa solo un diritto, ma esso è il fondamento per costruire la casa comune; non è la repubblica che crea il lavoro, ma è il lavoro che sostiene lo Stato. Il lavoro, al quale Cristo ha dato dignità in quanto libera volontà di partecipare all’ opera creatrice di Dio è il luogo dove ciascuno opera secondo i propri talenti, come ricchezza anche dell’impresa. Concetto questo in piena antitesi con la “fabbrica matrigna” che faceva dire a Marx che l’uomo si aliena nel lavoro, purtroppo l’uomo ora si aliena perché non c’è lavoro! Affrontando poi l’aspetto del “giusto salario” c’è da domandarsi se esso debba offrire il necessario per vivere o debba essere il risultato del “merito” e “sotto quest’aspetto si rischia di scivolare in concetti molto distanti dalla Parola di Dio”. C’è bisogno di una rivoluzione delle coscienze, non chiassosa ma interpella coloro che aspirano ad esser classe dirigente che in questo momento deve dare esempio di attitudine ad operare con un’etica di comportamenti che deve rifarsi a dei punti fermi dove se da una parte compito dell’impresa è generare ricchezza, quello della politica è come distribuirla. Questo argomento avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti, una conferenza non è sufficiente. Don Gabriele Bezzi ha ricordato che il cristiano è colui che annuncia la Verità e pratica la giustizia e nella società deve considerare anche coloro che non potranno mai produrre come i vecchi, i malati, gli handicappati. A conclusione un pensiero affettuoso ed un ringraziamento per Monsignor Ezio Morosi che per motivi di salute non può più essere cappellano del Serra, ma rimane nel cuore per i numerosi doni che ha elargito. Mo.C.
In visita agli «Altari della Reposizione» l «giro delle sette Ianimano chiese», tra i riti che i giorni della Settimana Santa, è forse quello vissuto con maggior interesse e partecipazione, soprattutto da parte dei giovani. Anche quest’anno si è ripetuta l’antica tradizione del Giovedì Santo: chi per fede, chi per consuetudine, chi per curiosità, in tanti hanno popolato le strade della città per far visita agli Altari della Reposizione, comunemente, anche se impropriamente, chiamati Sepolcri. L’altare della Reposizione è il luogo in cui è riposta e conservata l’Eucaristia al termine della messa vespertina del Giovedì Santo. È tradizione che nelle Chiese l’altare della Reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali e con simboli che richiamano il mistero Eucaristico. L’altare della reposizione non è il sepolcro simbolo della morte di Gesù, come tanti credono, ma luogo in cui adorare l’Eucaristia. Qui famiglie e gruppi parrocchiali si
soffermano per riflettere, pregare, cantare e soprattutto ritrovare un momento d’intima comunione con il Signor Gesù. L’antica tradizione del giro sette chiese risale al XVI secolo, quando i pellegrini, in occasione della Pasqua, erano soliti recarsi a Roma per visitare le sette basiliche principali (da quella di San Pietro in Vaticano a quella di San Sebastiano). Si dice che tale pratica penitenziale, che prevedeva di compiere un percorso ad anello di circa venti chilometri, sia stata formalizzata da San Filippo Neri nel giorno di giovedì grasso del 1552 in opposizione ai festeggiamenti del Carnevale. In quanto al numero di tappe, la tradizione tramanda che siano sette, come i principali viaggi dolorosi di Gesù nella Passione e i sette dolori della Madonna. Vogliamo segnalare alcuni dei più suggestivi allestimenti dei sepolcri presenti nella nostra città e riportati nelle immagini a lato. Chiesa di San Pietro e Paolo. Il Santo Sepolcro
è stato decorato con fiori bianchi e gialli, dove il colore giallo simboleggia la luce, il bianco la purezza. Il tabernacolo è rimasto illuminato per tutta la sera e la Chiesa animata da canti e preghiere dei fedeli in visita. Chiesa di San Sebastiano. Posizionato in corrispondenza della cappellina con il crocifisso ligneo, alla base del piccolo altare troneggiava uno scrigno decorato con tessuto rosso, dove ciclicamente veniva proiettata l’immagine del Cristo. Ai lati, due a sinistra, due a destra, le torri a sostegno di quattro immagini retroilluminate: tre spighe di grano, un grappolo d’uva, un crocifisso da cui emanano raggi di luce, un tozzo di pane: la perfetta sintesi del triduo pasquale. Sull’altare due candelieri e due lumini rossi posti simmetricamente rispetto al tabernacolo e gigli bianchi proprio alla base del crocifisso completavano la bella scenografia curata da Padre Ezio Bertini. Caterina Lo Russo e Francesca Cecconi
In cattedrale la Messa Crismale e la Messa in Coena Domini
La Croce segno dell’amore a Messa Cresimale, con la benedizione degli olii sacri e la confermazione e poi a distanza di ventiquattro ore nella sera del giovedì Santo, la Messa in LCoena Domini, a ricordo dell’Ultima Cena che il Signore passò con i suoi discepoli ed ai quali, prima della sua passione, lavò i piedi. In cattedrale il vescovo Giusti ha eseguito questo rito, ricordando come Gesù con quel gesto, dimostrò l’amore che aveva verso i suoi discepoli, ma quell’atto d’amore non fu capito ad esempio da Pietro che, quasi irritato, disse: tu non laverai mai i piedi a me! "Per capire l’amore - ha detto il Vescovo - occorre altrettanto amore e Dio è amore! Il Signore per donarci la vita eterna, ha sconfitto la morte immolandosi per tutti noi, perché amare vuol dire donarsi. Più uno si dona e più è felice". Fermo e schietto il raffronto con la società contemporanea dove in molti casi al posto dell’amore e dell’altruismo, prevale l’egoismo: "l’uomo d’oggi, chiuso nel proprio egoismo - ha continuato monsignor Giusti - pensa di poter fare a meno di Dio ma, allontanandosi da lui, si allontana anche dall’amore che da esso deriva e senza amore non c’è salvezza, ma solo morte". L’esaltazione dell’amore è il filo conduttore dell’apostolato del vescovo Simone e questo amore è senz’altro ben interpretato e rappresentato dalla semplicità ed umiltà di Papa Francesco, che nel corso della via Crucis a Roma ha ricordato proprio come la Croce offra la risposta di Dio al male del mondo, ma come sia anche un segno d’amore, misericordia e perdono. "Ci sono uomini - ha detto il Papa - che credono di poter determinare da soli il bene e il male escludendo Dio in nome della ragione, del potere o del denaro, ma i cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di loro la croce". Roberto Olivato
A SAN FERDINANDO
La celebrazione con padre Lorenzo Fra tre mesi padre Moretti lascerà la parrocchia di Crocetta per prestare la sua opera in un’altra comunità a Roma
na veglia di Pasqua molto particolare, U quella celebrata alla chiesa di San Ferdinando da padre Lorenzo Moretti. In una chiesa gremita di fedeli della Venezia, si è svolta la celebrazione eucaristica, nel corso della quale è stata benedetta l’acqua battesimale ."Fratelli carissimi, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro Battesimo". Con questa frase padre Lorenzo ha rinnovato l’acqua benedetta alla fonte battesimale. Un gesto il suo che sicuramente, da quest’anno, sarà l’ultimo che compirà all’interno della parrocchia, della quale è stato la guida spirituale per oltre trent’anni, precisamente trentadue, avendo ricevuto la nomina quale parroco di San Ferdinando, nel giugno del 1982. La comunicazione del trasferimento a Trastevere, presso la basilica di San Crisigomo che gli era stata anticipata nei mesi scorsi in maniera ufficiosa, lasciava sperare a ripensamenti da parte dei superiori Trinitari, ma la lettera ufficiale, giunta la settimana scorsa nelle mani di padre Lorenzo, non lascia più spazio a dubbi od interpretazioni. Il parroco della Venezia, amato da tutti gli abitanti del quartiere che da generazioni hanno potuto apprezzare le sue doti umane e che ormai lo considerano più che un amico, un loro genitore, lascerà Livorno fra circa tre mesi. I parrocchiani, colti di sorpresa dalla notizia si uniranno nella preghiera per padre Lorenzo, affidandosi alla Madonna del Buon Rimedio ed alla SS. Trinità a cui i Trinitari, con San Giovanni De Matha, si votarono. Roberto Olivato
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
14 aprile 2013
LA NOMINA
Il teatro dei SALESIANI
Un cinema, ma non solo un cinema I
l Cinema Teatro Salesiani di Viale Risorgimento non è solo un punto di riferimento importante della comunità ecclesiale del Sacro Cuore ma è anche un richiamo culturale e sociale per l’intera città. La struttura è nata negli anni ’60 come cinema per i ragazzi e le loro famiglie e le proiezioni venivano programmate come cinema all’aperto anche nei mesi estivi. Dopo il Concilio il teatro è divenuto una vera e propria “sala della comunità”, un luogo di incontri culturali, conferenze e dibattiti pubblici. Un centro culturale dunque tale da costituire “un ponte” per una parrocchia che si è sempre proposta di dialogare con il territorio che la circonda e con l’intera città. Il Cineforum è arrivato quest’anno alla sua ventesima edizione e gli iscritti tesserati sono 180 che partecipano ogni settimana attivamente alla presentazione del film e al successivo dibattito. Film sempre di qualità che vertono su tematiche scottanti, accenniamo solo che tra le prossime pellicole in visione, giovedì 11 aprile ci sarà il film “Tutti i santi giorni” del regista livornese Paolo Virzì, il ciclo si concluderà il 9 maggio con “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore.«Il teatro -ci dice il
parroco don Gino Berto- è utilizzato anche per le feste della parrocchia, per la festa di don Bosco, delle salesiane e per le varie rappresentazioni. Come diceva don Bosco -prosegue don Gino- non basta fare ai ragazzi la sola proposta religiosa, ma bisogna usare i mezzi adeguati per incontrare le loro aspettative e i loro interessi. Don Bosco, con la sua saggezza contadina, era solito dire: “Fate le cose che piacciono ai ragazzi, perché essi facciano le cose che piacciono a noi”». Bisogna allora entrare nel cuore dei ragazzi, fare le cose con amorevolezza, capire i loro desideri, partecipare alla loro crescita, per questo ci vuole il gioco, il
cinema, il teatro, la musica e anche la danza, la comunità si spende per queste attività e l’adesione dei giovani è molto buona. Non dobbiamo nasconderci che oggi siamo costretti ad affrontare dei grossi problemi e per questo abbiamo lanciato la campagna “salviamo il cinema dei ragazzi e della famiglia” con una pubblica sottoscrizione. Perché? Perché -ci spiega don Gino- dal 1° gennaio 2014 il nostro proiettore deve essere cambiato, è necessario passare dalla proiezione analogica a quella digitale, infatti ora quasi tutti i film sono realizzati con il procedimento digitale, perciò è necessario cambiare la macchina da proiezione. Il costo
è di 70 mila euro al quale bisogna aggiungere l’IVA, si arriva così ad un prezzo totale di 84 mila euro, la Regione Toscana ha assicurato ( e si è penato non poco per averlo!) il finanziamento del 50%, reso possibile con i fondi stanziati dalla Comunità Europea. Il fatto negativo -precisa don Gino- è che la nostra comunità si deve addossare immediatamente l’intero costo, perché solo dopo la presentazione della fattura d’acquisto la Regione provvederà al rimborso del 50%. Grazie all’aiuto di alcune persone generose, alle entrate dalle rappresentazioni, alle sottoscrizioni e al recupero dell’Iva
versata, si cercherà di far fronte a questa spesa. Per questo motivo -aggiunge don Gino- abbiamo coinvolto l’intera città, in quanto la stessa città è consapevole che il nostro è un luogo vitale per tutti i ragazzi e che quindi costituisce una opportunità che non si deve perdere anche perché rappresenta un pezzo della propria storia. Ci sono ben 20 volontari che dedicano alacremente tutto il loro tempo disponibile alle attività cinematografiche e teatrali, dallo strappare i biglietti d’ingresso fino alla pulizia dei locali. L’attività che viene svolta nel nostro teatro -conclude don Gino- è veramente sentita da tutti, pochi giorni fa una bambina mi ha portato il suo salvadanaio affinché il “suo” cinema fosse salvato. Il nostro è un cinema di relazione, vissuto come un prolungamento famigliare della propria casa, il luogo dove vivere le amicizie e stare insieme, e poi … i prezzi sono ridotti! Per finire vogliamo ricordare ai nostri lettori che il 19 e 20 aprile alle ore 21, la Compagnia Teatrale Zeffiri e Zimbelli metterà in scena la commedia di Oscar Wilde “Il fantasma di Canterville”, il cui ricavato sarà devoluto all’acquisto del proiettore. Gianni Giovangiacomo
UN LIBRO CHE RIPERCORRE TUTTI I PASSI DELL’ASSOCIAZIONE DALLA NASCITA FINO AD OGGI
La storia del Centro mondialità e.. di don Carlo Leoni resso l’Auditorium Pamela PCircoscrizione Ognissanti della 1 è stato presentato il volume della ricercatrice storica e collaboratrice dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea, Chiara Fantozzi, che ha come titolo: “Stiamo nel mondo - Il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco nella storia”. L’agile volumetto di 40 pagine è dunque la storia del Centro Mondialità, della Chiesa livornese, della città, ed è anche la storia vincente di don Carlo Leoni che del Centro è stato il creatore, il fondatore, l’animatore. Nell’introduzione don Carlo così si esprime: «Auguro a chi legge di poter cogliere fra le righe, “l’amore per gli ultimi e per i più poveri” che è sempre stato la guida della mia vita e di quella del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco». Don Carlo non è stato presente all’iniziativa sia perché ostacolato dalla malattia che gli impedisce la deambulazione, sia perché non ama e non ha mai amato mettersi in mostra o essere al centro dell’attenzione. Ma la sua figura ha aleggiato su tutta la serata: un prete “fuori dal coro” lo ha definito l’attuale Vicepresidente, Fabio Canaccini, mentre Giampaolo Berti, Presidente della Società per la Cremazione, ha ricordato come don Carlo, che aveva avuto come insegnante al Vespucci e del quale aveva potuto conoscere le aperture mentali, si sia battuto a favore della Socrem, dietro espressa indicazione del Vescovo Ablondi che fu un sostenitore
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della pratica della cremazione. Don Carlo ne era diventato consigliere e in quella veste aveva voluto la creazione di una “sala del commiato” con la quale parenti e amici potevano rendere l’estremo omaggio alle salme. Don Carlo è stato ricordato anche al termine della presentazione da alcuni conoscenti come Nino che, tanti anni fa, giovane sardo proveniente da un piccolo paese della provincia di Oristano, era venuto a Livorno in cerca di lavoro e aveva vissuto per ben 8 anni nella sua casa che ospitava tanti ragazzi disagiati. Don Carlo fece addirittura due campeggi in questa parte sperduta della Sardegna facendo conoscere ai suoi ragazzi i problemi del sottosviluppo italiano. Paolo Siani, uno dei primi volontari in Tanzania, dove ha passato molti anni della sua vita, ha messo in evidenza come don Carlo, tra lo stupore di tutti, avesse raccomandato ai suoi ragazzi di chiamarlo semplicemente e con amicizia “Carlo” senza l’appellativo di “don”. Ha aggiunto che aveva sempre voluto che la dicitura Centro Mondialità fosse sempre accompagnata dalle parole Sviluppo Reciproco perché in questo modo voleva rimarcare gli aspetti positivi che ci provengono dalle culture del Terzo Mondo. Infine Laura Bandini, figura di spicco nel panorama politico livornese e attuale Presidente dell’Istituto Storico, ha sottolineato come don Carlo abbia sempre rifiutato il potere e come si sia speso per il dialogo nel rispetto
delle diversità politiche e culturali. Cosa dire del libro? Catia Sonetti, direttrice dell’Istituto Storico, ha evidenziato come sia importante avvicinarsi alla storia dei nostri tempi che è uno degli scopi che l’Istituto si propone di sviluppare. Redigere la storia del Centro Mondialità è stata dunque una esperienza interessante, frutto di un lavoro di ricerca ben fatto, arricchito da numerose fotografie che danno un’idea dell’atmosfera che si viveva in quegli anni che mostrano giovani allegri e gioiosi. Reciproco -ha aggiuntoè una parola di cui essere orgogliosi perché lo scambio, in questo caso culturale, non può che essere reciproco. Infatti non c’è da imporre una civiltà ma affermare pratiche di condivisione. L’autrice, Chiara Fantozzi, ha esordito dicendo che il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco (Cmsr) è frutto di una sensibilità nata nel contesto dei profondi mutamenti sociali, culturali e politici che si avviarono alla fine degli anni sessanta (il 68!) e che segnarono profondamente il decennio successivo. Avvenimenti che portarono all’apertura di uno sguardo collettivo verso la condizione dei paesi in via di sviluppo. Anche la Chiesa cattolica partecipò a questo clima di fermento che trasse alimento dalla modernizzazione impressa dal Concilio Vaticano II°. Si voleva un ritorno al cristianesimo delle origini, libero dalle sovrastrutture ideologiche di potere e modellato
essenzialmente sull’impegno a favore dei poveri. “L’aggiornamento” della Chiesa era volto a privilegiare l’impegno sociale in un ottica di servizio all’uomo moderno. In questa dimensione Livorno si distinse per il succedersi di due episcopati riformatori, quello dei Vescovi Guano e Ablondi che abbracciano in pieno l’aggiornamento conciliare. Don Carlo Leoni, recependo la lezione di don Lorenzo Milani, ebbe modo di fondare la comunità “Impegno” che fu la matrice del Centro Mondialità che venne inaugurato il 27 ottobre 1979. Significativo fu il tema di quella giornata: “Dai popoli "poveri" una speranza per il mondo occidentale” sviluppato da Padre Alex Zanotelli. In seguito, un secondo motto (se così si può dire) del Centro Mondialità fu quello di “Agire localmente, pensare globalmente”. Poi a partire dagli anni ’90, il commercio “equo e solidale”, il consumo critico, la finanza etica e il turismo responsabile sono entrati a pieno titolo nelle scelte strategiche del Centro. Ancora oggi -ha concluso Chiara Fantozzi- il Cmsr dà prova della validità di un lavoro portato avanti con costanza e concretezza per più di trent’anni, la “lettura dei segni dei tempi” ha spinto anche ad un ammodernamento della struttura che ha consentito di dare maggiore visibilità alle iniziative e di aumentare i contatti con i paesi che ospitano progetti di cooperazione. Gi Gi
MONS. BASCI VICE PRESIDENTE FACI ella riunione del 18 Marzo la presiN denza della Conferenza Episcopale Italiana ha nominato mons. Pietro Basci vice presidente del Consiglio Direttivo della Faci (Federazione tra le Associazioni del Clero Italiano); presidente è stato invece nominato mons. Giustino D’Addezio.
8 e 9 giugno, due giorni di festa
È tempo di famiglia resto sarà «tempo di famiglia»: un Pta evento si affaccerà per la prima volnella città, frutto del lavoro di un gruppo di concittadini e della Diocesi. “La Famiglia può davvero essere il futuro della Chiesa e della società” questo, che apparentemente può sembrare solo uno slogan, sintetizza in realtà l’esperienza vissuta, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie svoltosi a Milano nella giornata del 2 giugno dello scorso anno, da diverse famiglie livornesi che assieme ad altre migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo, condivisero in comunione di preghiera, esperienze ed emozioni. Ognuno in quella giornata portò le proprie conoscenze nell’accoglienza, nella missione, nell’ospitalità, nella vita di coppia, nei rapporti con i figli. Un avvenimento così importante e profondo, tanto da spingere i livornesi presenti a quell’incontro, presieduto dall’allora Papa Benedetto XVI, a ricreare quell’atmosfera anche nella nostra Diocesi. Pertanto il comitato promotore, composto da alcuni dei partecipanti a quella giornata, in collaborazione con gli Uffici per la Pastorale Familiare della Diocesi, la pastorale giovanile e l’ufficio catechistico, hanno fissato nei giorni 8 e 9 giugno, presso la chiesa della SS. Annunziata dei Greci a La Leccia la “Festa della Famiglia”, con un programma che avrà momenti di preghiera, alternerà spazi culturali e ricreativi. Questa prima esperienza livornese, inserita nell’anno della Fede ed a pochi mesi dal pontificato di Papa Francesco, rappresenta un momento importante per l’inizio di un nuovo percorso di comunione fra le famiglie livornesi: tutti assieme per pregare, per riflettere e perché no, fare anche un po’ di festa. R.O. Mentre in questi giorni sono state spedite alle parrocchie le schede per iscriversi al concorso artistico e ai diversi momenti della due giorni è stata realizzata anche una pagina facebook a cui è possibile iscriversi per seguire l’evento e l’organizzazione.
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