IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo
di mons. Alberto Ablondi
na comunità è veramente un “noi”: perché nel “noi” c’è posto per U gli “io”, anche se tanto diversi; diversi persino nel pluralismo della vita umana e divina che va dell’ “io” dell’uomo all’ “io” di Dio. La comunità infatti è un “noi” in cui c’è Dio, ma di cui fa parte ed è valorizzato nello stesso tempo anche ogni uomo, con le sue caratteristiche così personali. Mi piace molto il “noi” perché è tanto diverso dal “nostro”, che in fondo è un possessivo che segna dei confini; mentre il “noi” non ha mai confini. E mi piace il “noi” perché non pone limiti alla sua ampiezza e neppure condizioni esteriori alla persona; il “noi” dice tutta l’intimità di un incontro vicendevole nell’amore e dice tutta la solidarietà di una missione comune.
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
(Lettera Pastorale "Siamo Comunità?" 1977)
6 aprile 2014
Buoni cristiani e onesti cittadini
Dal Consiglio Pastorale Diocesano
Il documento preparato dal Consiglio Pastorale Diocesano che sarà inviato alle parrocchie per far riflettere e rendere i fedeli consapevoli protagonisti delle prossime elezioni amministrative
i chiama «Le Beatitudini del cittadino elettore» il documento, elaborato dal Consiglio Pastorale Diocesano (CPD), che sarà inviato alle parrocchie della Diocesi per rendere i fedeli consapevoli protagonisti delle prossime elezioni amministrative. L’idea che sta alla base della redazione di un documento diocesano rivolto ai cittadini elettori è emersa durante la seduta del CPD del 24 Settembre, in cui, a seguito di una proposta di riflessione lanciata dal Vescovo sul tema delle prossime elezioni amministrative, è emerso da più voci di consiglieri l’esigenza di far sentire ai cittadini la responsabilità che si ha in occasione di tali eventi; pertanto come Chiesa locale, intesa come il popolo di Dio che vive nel territorio della Diocesi, non possiamo non essere consapevoli delle conseguenze che possono scaturire dal nostro personale voto. A seguito di ciò il Vescovo diede mandato alla giunta del CPD di pensare a delle proposte concrete inerenti al tema delle elezioni amministrative, quindi la giunta, riunitasi più volte durante l’inverno, ha inizialmente ritenuto necessario redigere un documento diocesano a riguardo, cercando di prendere come modelli documenti analoghi elaborati da altre diocesi; successivamente, osservando che tali documenti sono spesso lunghi e dai contenuti con scarsi risvolti pratici, e che documenti lunghi
S
più di venti righe sono di scarsa leggibilità dalla maggior parte della gente, la giunta ha optato per la redazione di un documento conciso, dal risvolto pratico e dallo spirito cristiano; da ciò è nata una prima bozza del documento, che successivamente è stato discusso, corretto ed infine approvato dal CPD lo scorso 30 Gennaio. Le «Beatitudini del cittadino elettore» vogliono essere una indicazione per tutti gli elettori, e anche per i candidati, su quanto è cristianamente e civicamente auspicabile tenere in considerazione quando ci si presenta alle
urne, sia per esprimere che per ricevere un voto. Queste beatitudini ricalcano strutturalmente quelle pronunciate da Gesù nel discorso della montagna, non a caso sono otto e cominciano tutte con l’esclamazione «Beato». Si è puntato fortemente sul termine «beatitudini» sia per sottolineare l’impronta cristiana del documento, sia per esortare positivamente la cittadinanza ad esercitare con coscienza questo diritto-dovere costituzionale, che ci consente di essere fautori del nostro futuro; togliendo il termine «beatitudini» avremmo un mero elenco di
norme di buona condotta da adottare in queste occasioni. A breve le «Beatitudini del cittadino elettore» saranno inviate alle parrocchie affinché possano essere oggetto di larga diffusione e seria e profonda riflessione tra la gente nella nostra Diocesi, ricordando che, oltre che a Livorno, si vota anche nei comuni di Rosignano e Collesalvetti. In conclusione, si può dire che, similmente a quanto diceva don Bosco, questo documento vuole esortarci ad essere «buoni cristiani ed onesti cittadini». Giovanni Pirollo
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
I ciechi vedranno ai politici «siate più vicini al popolo». Una classe dirigente che si Icheèl Papa allontanata dal popolo. Chi poteva vedere e doveva vedere tutto ciò veniva fatto nell’ interesse del proprio gruppo o partito e non a favore del popolo, non ha visto. É rimasto cieco e mai ha gridato le ingiustizie del gozzovigliare, lo spreco dei beni e lo sperpero del denaro. Mai si è dissociato da comportamenti finalizzati a soddisfare gli interessi particolari e non quelli generali del popolo sempre più immerso in una crisi che lo vede privo di casa, di lavoro, di solidarietà. Verranno giorni in cui i ciechi vedranno. Le vie tortuose saranno raddrizzate. La giustizia inonderà la terra. Il popolo sarà ascoltato da chi sarà capace di vedere e vedendo sarà festoso di aprire la porta al Signore, la vera porta della salvezza.
LA CHIESA AL BORGO DI MAGRIGNANO
LE BEATITUDINI DEL CITTADINO ELETTORE Beato chi si impegna nel sociale e nel politico tutto l’anno e si informa ogni giorno sull’amministrazione del suo Comune.
Beata Madre Teresa di Calcutta
Beato chi esercita il diritto di voto come il dovere del voto, in coscienza e nella responsabilità. Beato chi può scegliere i propri amministratori tra cittadini capaci, intellettualmente onesti, professionalmente preparati, moralmente retti, rivolti con interesse solo al bene-essere e al bene-stare di tutti i propri concittadini. Beato chi può leggere proposte fattibili e concrete, che non guardano solo al presente e ai voti, ma al futuro e alle prospettive di vita buona e sostenibile per tutti. Beato chi si mette a servizio della propria Comunità civile, ricercando e facendo tutto il possibile per sostenere la vita, ogni vita, tutta la vita, la vita debole e precaria affinché sia umana e dignitosa. Beato chi sarà chiaro, comprensibile e puntuale, trasparente, libero e coerente, nel pensare, proporre e sviluppare la realizzazione del proprio programma a servizio della Comunità. Beato chi, guardando a Gesù Cristo, riconosce e desidera proporre quanto in Lui ha trovato di valori umani capaci di sostenere il proprio impegno civico e per la costruzione della Comunità civile. Beato chi vive e amministra a contatto con la sua gente, è lo stesso il giorno dopo la vittoria o la sconfitta, è trasparente nella vita privata e nella pubblica.
È stata posata la prima pietra della chiesa dedicata a madre Teresa di Calcutta nel Borgo di Magrignano. La chiesa, disegnata dal vescovo monsignor Simone Giusti, sarà un edificio con 300 posti a sedere, avrà colori chiari e rifiniture in legno per un ambiente accogliente e vetrate colorate perché la luce filtrata renda l’atmosfera
adatta alla preghiera. La chiesa farà parte di un vero e proprio complesso parrocchiale, accanto ad essa infatti saranno costruiti locali parrocchiali, una mensa per i poveri, una piccola cappella per l’adorazione perpetua e dietro la chiesa un impianto sportivo polivalente. La struttura sarà completata nell’arco di un paio d’anni.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
6 aprile 2014
GIOVEDÌ 10 APRILE IN CATTEDRALE
Una Messa per le vittime del Moby Prince Giovedì 10 Aprile, anniversario della tragedia del Moby Prince, il vicario generale don Ivano Costa celebrerà una Messa in ricordo delle vittime alle 12 in Cattedrale.
UN DIZIONARIO ragionato
IL PENSIERO DI BONHOEFFER DALL’A ALLA Z a casa editrice Queriniana ha recentemente pubblicato il volume L“Dall’A alla Z” che racchiude, in forma di dizionario, come viene specificato nel sotto titolo, “I pensieri e i discorsi, le prediche e le preghiere esposti in parole-chiave” del grande pensatore e teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer. La cura del volume è dovuta allo studioso Manfred Weber che, come editore, è stato l’artefice dell’edizione critica dell’intera opera del Bonhoffer. Nella prefazione Weber precisa che la selezione dei testi è stata compiuta seguendo i sentimenti e le motivazioni che lo stesso Bonhoeffer aveva esposto in una lettera inviata al fratello nel gennaio 1935, quando la dittatura nazista era ormai consolidata, nella quale così scriveva: “ci sono pure in questo momento cose per cui val la pena impegnarsi senza compromessi. E mi sembra che la pace e la giustizia sociale, e propriamente Cristo, siano uno di questi”. Questo dizionario ragionato inizia con la parola Abbigliamento e termina con la voce Zelo, tutti i termini provengono dai brani più conosciuti scritti dal Bonhoeffer tratti, nella maggior parte dei casi, dai volumi sull’Etica e su “Resistenza e resa”, senz’altro il libro più significativo di questo pastore protestante deportato a Buchenwald e in seguito condannato a morte nel campo di sterminio di Flossemburg. Talune voci del volume hanno un valore icastico impressionante, si veda ad esempio: “Stupidità”, la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità … contro la stupidità non abbiamo difese. Riguardo al termine “Sapienza” dice: la sapienza è qualcosa di diverso dalla conoscenza e dall’intelligenza, è esperienza di vita. Questo non vale solo per gli anziani, ma anche per i giovani. La conoscenza è umana, la sapienza divina. La sapienza è il dono di riconoscere la volontà di Dio nei compiti concreti della vita. Molto chiaro è anche il concetto di “Chiesa” che Bonhoeffer esprime così: con una designazione profonda e chiara di questa realtà il Nuovo Testamento chiama la chiesa il corpo di Cristo. Il corpo è la forma. Perciò la chiesa non è una associazione religiosa di adoratori di Cristo, bensì il Cristo che ha preso forma tra gli uomini. Anche sul significato di “Tempo” non si può non concordare: essendo il tempo il bene più prezioso di cui disponiamo, perché il meno recuperabile, l’idea del tempo eventualmente perduto, provoca in noi una costante inquietudine ogni volta che guardiamo indietro … Ma se da una parte la possibilità di dimenticare è senza dubbio una grazia, dall’altra la memoria e la riconsiderazione della lezione appresa fanno parte di una vita responsabile. Il teologo impegnato si fa sentire nel chiarire i termini di “Ringraziamento” e “Preghiera”, per il primo scrive: solo chi ringrazia per il poco, riceve anche grandi doni. Impediamo a Dio di farci i grandi doni spirituali che ci ha preparato, perché non siamo grati dei doni di ogni giorno. E a proposito della preghiera: La forza dell’uomo è la preghiera. La preghiera è soffio di Dio, pregare significa fidarsi di Dio. La preghiera corretta non è un opera, un esercizio, un comportamento devoto, ma è la richiesta del bambino al cuore del padre. Sono ancora tanti i termini che meriterebbero di essere segnalati, invitiamo perciò i lettori a scoprire ciò che Bonhoeffer scrive su: “Formazione”, “Libertà”, “Pace”, “Volontà di Dio”. Gianni Giovangiacomo
Il convegno diocesano CATECHESI E CARITÀ «Carità “à la carte”? No! Dimensione dell’azione ecclesiale» era questo il titolo del convegno diocesano tenuto alle Sorgenti di Carità Ufficio Catechistico Diocesano e la Caritas Diocesana hanno organizzato un Convegno diocesano Catechesi – Carità, aperto a tutti gli operatori pastorali Caritas e a tutti i catechisti e animatori della diocesi di Livorno, presso le “Sorgenti di Carità” in via Donnini, per comunicare quanto sia fondamentale nel percorso educativo di un individuo la testimonianza del servizio verso il prossimo. Il vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti, ha aperto il dibattito esprimendo l’importanza, in una comunità educante, di una pastorale organica a più dimensioni. C’è la necessita di un rinnovamento pastorale nelle parrocchie in cui degli adulti responsabili devono attuare delle scelte importanti per formare cristiani.
Educare i ragazzi ad essere protagonisti
Formazione e servizio
L’
COME PROGRAMMARE LA PASTORALE PARROCCHIALE Queste le scelte del Progetto educativo: la dimensione kerigmatica della catechesi e non solo sacramentale; dalla Parola di Dio alla liturgia, alla carità dove la fede si fa vita; centralità eucarestia domenicale con le famiglie; catechesi familiare; formazione e servizio, educare i ragazzi ad essere protagonisti. L’Iniziazione cristiana è
l’apprendistato della vita cristiana, azione della Chiesa e della comunità parrocchiale, quindi, sia fondata su catechesi, liturgia, carità e proponga percorsi prima di tutto ai genitori, quali primi educatori cristiani dei loro figli. La formazione sia globale e che segua la logica della TraditioRedditio, che sia esplicitazione sempre più ampia e viva; è necessaria l’educazione alla testimonianza vissuta di carità: evangelizzare è fare incontrare gli uomini con l’amore di Dio e di Cristo che li cerca. L’Iniziazione Cristiana sia all’interno di un progetto globale e unitario fondato sul Documento Base del Rinnovamento della Catechesi, i ragazzi sia-
no educati ad un linguaggio liturgico, ci siano itinerari differenziati con attenzioni diverse per ogni età e persona. Altre priorità: camminare per soglie, indicare mete da raggiungere, reinventare un cammino missionario. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO EDUCATIVO Queste le caratteristiche del progetto diocesano: percorso educativo 0-18 che porta alla Solenne Professione di Fede; cura del singolo e del gruppo; promozione dell’oratorio con attrezzature sportive e aule per la comunicazione multimediale; valorizzazione della famiglia e catechesi familiare; itinerari per tutto l’anno con grest e
campi scuola; educazione alla liturgia; itinerari e metodologie diverse; formazione dei formatori e avere lo stile dell’animazione. Mons. Giusti, ha concluso che è importante l’annuncio della vita bella e buona che i cristiani possono vivere incontrando Gesù e ciò è possibile solo se si testimonia, perché la fede si rafforza donandola. LE PAROLE DI DON SALVATORE SORECA Dopo l’introduzione del Vescovo è intervenuto don Salvatore Soreca, giovane catecheta e assistente di studio dell’Ufficio Catechistico Nazionale, che nella prima parte ha fatto eseguire ai partecipanti un esercizio di condivisione sulla definizione e parola chiave di “Catechesi”, “Liturgia” e “Carità”; nella seconda parte ha illustrato un power point su “Le quattro vie della maturità cristiana”, in cui si
aggiunge a catechesi, carità e liturgia, la comunione, perchè senza l’essere in comunione l’uno con l’altro non si può avere un completamento dell’agire educativo. L’intervento è terminato con un laboratorio di riespressione a gruppi dove alla luce di ciò che era emerso, gli operatori pastorali dovevano indicare delle linee attive e delle iniziative concrete nell’orizzonte dell’integrazione catechesi-carità. Il Convegno si è concluso con una condivisione degli elaborati e con un’apericena. I presenti sono stati tutti entusiasti del lavoro eseguito insieme e, sentendo le dichiarazioni di alcuni, hanno ritenuto importanti iniziative formative del genere per crescere come cristiani in cammino, occasioni di condivisione e accrescimento culturale da ripetere. Monica Calvaruso Si ringrazia Elisa Verrastro per le foto
Nella festa di San Disma IL BUON LADRONE
«Ero carcerato e siete venuti a trovarmi» el Santuario di Montenero, Mons. Giusti ha presieduto la S. Messa in onore di S. Disma, protettore dei detenuti. Presenti alla funzione Autorità dello Stato e delle Forze dell’Ordine, insieme a varie associazioni di volontariato. Si inizia con la "preghiera del Carcerato", per poi ascoltare le testimonianze di chi ha trascorso anni in cella o di chi ancora vive questa realtà complessa e critica, che oggi rischia di creare situazioni di marginalità piuttosto che di recupero e formazione vòlte al reinserimento sociale. E così parla "Cesco", uscito da poco, che spiega quali siano le difficoltà nel rapportarsi con la libertà, di rimettersi in gioco dopo anni in una società in cui trova pregiudizi e crisi economica; e Giovanni, che ricorda con affetto moglie, figli e nipoti che ora lo attendono, 20 anni di difficoltà in cui ha saputo recuperare non solo la coscienza civile ma anche la propria Fede in Dio; e Nicola, giovanissimo, che una volta attraversata la soglia del carcere ha deciso di dedicarsi all’apicoltura. Queste e molte altre storie sono state esposte dai numerosi ospiti provenienti dalle carceri di Livorno, Pisa, Volterra e Lucca prima dell’inizio della Santa Messa presieduta dal Vescovo, dal Parroco di Montenero Luca Giustarini e dal Cappellano dell’Istituto "Le Sughere" di Livorno. "Nel Padre Nostro chiediamo al Signore di "rimettere a noi i nostri debiti", ma come ci comportiamo con i nostri fratelli che hanno sbagliato?" Spiega Mons. Giusti nell’omelia. "Il Cristiano è colui che dovrebbe ringraziare il Signore per le offese ricevute, non per "masochismo", ma perché ha la possibilità di perdonare, così come ha fatto Gesù per il suo grande Amore!" E questi fratelli che hanno sbagliato, e che stanno o hanno pagato per i loro errori, sono da apprezzare perché hanno riconosciuto queste loro mancanze, e si sono impegnati in un percorso di rinascita. "San Disma, il "buon ladrone" - continua il Vescovo - è un criminale, un personaggio condannato alla pena peggiore: la crocifissione. Eppure proprio in quei momenti di sofferenza infiniti, lui dimostra la propria fede, grande e pura, chiedendo a Gesù di poter essere con lui nel Suo Regno." Disma segue tutto il tormentato percorso della Via Crucis di Cristo: di fronte ai suoi occhi non appare
N
un Dio vittorioso, ma un uomo sconfitto e morente. Una persona che, al contrario di lui, ha compiuto solo opere buone, guarendo malati, sanando lebbrosi, ridando la vista ai ciechi ma che, invece, si trova a dover subire una condanna ingiusta per questioni dottrinali che si introducevano in un quadro politico critico del tempo. "Purtroppo, allora come oggi, esisteva proprio una "cattiva politica", piegata agli interessi di parte. Tuttavia, in questo frangente di atrocità, Disma riconosce nelle piaghe dell’Uomo che gli sta’ accanto la grandezza di Dio. E Gesù, anche in quell’occasione estrema, offre un’importante lezione a tutti: non si lamenta, non impreca, non grida contro i suoi nemici, anzi perdona loro, dimostrando l’immenso Amore di Dio. E da lì il grande mistero della Pasqua di Resurrezione, quando finisce l’inverno e comincia la primavera. Al tramonto della vita ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire, come San Disma, "oggi, sarai con me in Paradiso"." Dopo la funzione religiosa la presentazione della pubblicazione "L’altra libertà", che racchiude le opere dei detenuti che hanno partecipato alla 12° edizione del Premio letterario nazionale "Emanuele Casalini", e la mostra di quadri donate alle carceri da parte di autori toscani. Fabio Figara
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
6 aprile 2014
Molte persone al Santuario per confessarsi
PIETRO GRASSO a Livorno
24 ore con il Signore
Fare politica significa pensare al bene dei cittadini
L’iniziativa lanciata da Papa Francesco e che ha visto lui per primo inginocchiarsi al confessionale è stata un’occasione per riconciliarsi con Dio
AlTeatro "Goldoni" di Livorno, si è tenuta la prima rappresentazione dello spettacolo "Dopo il silenzio", tratto dal libro di Pietro Grasso "LiberiTutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia". Per l’occasione il Presidente del Senato ha incontrato il pubblico livornese a "La Goldonetta" a iniziato la mattina, incontrando 500 studenti delle scuole medie e superiori di Rosignano e di Cecina, parlando loro di quanto sia fondamentale la cultura della legalità per creare una società migliore, in cui i giovani rappresentino il fulcro vitale con i loro desideri, i loro sogni, le loro idee. Successivamente, nel pomeriggio, è giunto a Livorno per presentare lo spettacolo tratto dal suo libro «Liberi tutti»: l’opera narra la vicenda professionale ed umana del Presidente alla luce del suo doppio ruolo di magistrato e di formatore, un uomo che ha saputo mantenere fede ai propri impegni e rispettare i suoi ideali nonostante le difficoltà affrontate nel suo lavoro per lo Stato e la legalità. A coordinare l’incontro, di fronte a una platea di circa 200 persone, il giornalista Andrea Lazzeri, caporedattore de "Il
H
Tirreno". Tra gli ospiti Alessandro Cosimi, Sindaco di Livorno e Presidente Fondazione Teatro Goldoni, Sebastiano Lo Monaco, attore (nella parte proprio di Pietro Grasso), Alessio Pizzech, il regista dello spettacolo, e Mariangela D’Abbraccio, attrice (nella parte di Maria, moglie di Pietro Grasso). Dopo il saluto del Sindaco, che ha sottolineato come «coloro che si occupano di politica e gli uomini delle istituzioni abbiano il compito delicato e importantissimo di trasmettere quotidianamente il senso di legalità alla popolazione», Pietro Grasso è intervenuto parlando della sua funzione attuale e della situazione dei giovani. «Gli stessi obiettivi che avevo da magistrato - ha spiegato cerco di riportarli in politica, non venendo meno l’ideale di agire per la comunità e di trasmettere tale principio ai ragazzi di oggi. Il nostro
futuro non possiamo che affidarlo a loro». Oggi non c’è spazio nel mondo del lavoro, esistono evidenti difficoltà nel crearsi una famiglia, è presente una carenza importante di valori etici, di sogni e di speranze. «Le classi dirigenti hanno mancato, senza ombra di dubbio: la politica è pensare al bene dei cittadini, se viene meno questo principio, è finita». Impossibile non parlare del suo precedente incarico di Capo della Direzione Generale Antimafia, e degli aspetti attuali della criminalità organizzata. «Oggi la mafia è più pericolosa che mai - ha commentato - perché è meno visibile: non ci sono più le stragi che risaltano agli occhi della popolazione, ma essa si insinua negli affari, nella finanza, riciclando denaro, investendo. Oggi si possono trovare mafiosi con il colletto bianco che hanno studiato nelle più grandi
ontemporaneamente alla C Celebrazione penitenziale presieduta da papa Francesco in S.
Università europee e americane; e in un momento di crisi come quello attuale, chi ha più soldi, compra, e continua a investire, e ha sempre più potere. La mafia cerca il consenso del popolo, e con le stragi rischiava di perderlo: adesso è nascosta, tutti i clan mafiosi si trovano concordi in questa politica, e la mancanza di crescita economica ed etica del Paese non fa che agevolarla». Tali aspetti della società vanno raccontati, bisogna conservarne la memoria, e trasmettere i grandi valori ai giovani con l’arte: e così, come la tragedia greca raccontava la società del tempo, oggi il teatro moderno può avere ancora un ruolo d’importanza fondamentale. Da qui la critica a un sistema che non ha mai agevolato varie forme d’arte, vanto eterno per tutta l’Italia. A seguire interventi degli attori protagonisti e del regista dello spettacolo. Fabio Figara
LA CELEBRAZIONE NELLA FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE
Maria: conforto per tutti gli uomini
i saluto o piena di grazia, il Signore è con te», «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto», la solennità dell’Annunciazione del Signore è uno dei momenti più significativi per la Chiesa e la Diocesi di Livorno l’ha voluta ricordare con una concelebrazione eucaristica nella chiesa della Santissima Annunziata dei Greci nel quartiere della Leccia. Il Vicario generale, don Ivano Costa, ha presieduto la celebrazione e all’inizio della Messa ha ricordato che
«T
l’avvenimento si teneva in una "chiesa giubilare mariana" e che quindi, nella ricorrenza del 450° anniversario della proclamazione della Madonna di Montenero a patrona della città, si poteva "lucrare l’indulgenza plenaria" seguendo alcune prescrizioni tra le quali quella di effettuare un pellegrinaggio a Montenero. Don Costa ha concluso dicendo che dobbiamo sempre nutrire "un sentimento di fiducia nell’amore del Signore, un amore che non viene mai meno, perché l’amore del
III
Signore sconfigge sempre ogni male". Don Costa ha concelebrato insieme a don Raffaello Schiavone, parroco dell’Unità Pastorale dei "Tre Arcangeli" che sta svolgendo un proprio sinodo particolare, e a don Luigi Falanga. Nell’omelia don Ivano ha sottolineato che quella che si stava celebrando era una "festa consolatoria e confortante" per noi tutti perché il Signore con la sua venuta si rivolge a delle persone deboli e a una donna semplice. Lo sguardo di Dio non viene puntato verso una grande metropoli, ma verso un paese abitato da
persone semplici, povere, e nello stresso modo il Signore guarda anche noi che sentiamo il bisogno dell’aiuto di Dio. "Il suo è uno sguardo amorevole, misericordioso, che si rivolge a tutte le persone che hanno bisogno di essere consolate". Non è un Dio che vuole dominare, ma è un Dio che "discende", è infatti un Dio che si fa lui stesso debole e povero e che nella sua vita terrena ricercherà sempre situazioni di semplicità. Si fa bambino proprio perché i piccoli non dovranno aver paura di questo Dio, che non vuole nascere in una città grande per dare uno spettacolo di splendore e di potenza, ma in un insignificante e piccolo paese della Galilea. Dio si è fatto piccolo, sconosciuto, quasi invisibile.Tutto questo ci riempie di grande speranza perché anche noi siamo degli sconosciuti, infatti diciamo molto spesso di essere dei semplici "numeri" in mezzo alla folla. Ma agli occhi di Dio ciascuna persona diventa importante, perché gli occhi di Lui sono fissi sulle persone più bisognose che "patiscono la pesantezza del vivere". Il saluto dell’Angelo a Maria è la gioia di Dio che vuole sia la gioia per tutti gli uomini. Il
Signore -ha continuato don Costa- sa leggere nella profondità dei cuori, sa vedere la singola persona che riceve la sua luce. Maria ci è di conforto e d’esempio, attraverso di lei il Signore sa valorizzare le nostre pochezze, con la sua testimonianza di piccola ed umile donna inizia il cammino della salvezza e della redenzione. Maria è dunque il piccolo seme che offre un dio povero che viene a dimorare in mezzo a noi. Dalla sua semplicità sorge una nuova fecondità, il semplice "si" di Maria è l’esempio del servire, ci fa comprendere che il Signore richiede di incontrare delle persone "che si lascino plasmare". Anche noi quindi possiamo dire un "si" al Signore, essere dei servitori, seguendolo e facendo quello che lui desidera che facciamo. Il Signore -ha terminato il Vicario generaleci vuole dare aiuto e ristoro, ma ci chiede la nostra collaborazione e ci spinge alla solidarietà e come a Maria ci aiuta a dilatare i nostri occhi affinché possiamo vedere in tutto quello che facciamo l’amore di Dio. Gianni Giovangiacomo
Pietro, molte parrocchie livornesi hanno organizzato momenti di Adorazione e di Confessioni continue nell’arco di una giornata intera, dalle 17 di venerdì 28 fino alle ore 16 del giorno seguente. Moltissimi livornesi hanno aderito all’iniziativa promossa dal Pontefice, 24 ore per ritrovare sé stessi e il rapporto con Dio, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, e giungere così alla Santa Pasqua. Uno dei luoghi di preghiera maggiormente frequentati è stato il Santuario di S. Maria delle Grazie a Montenero. «È stata un’esperienza affascinante, un percorso importante per il periodo di Quaresima – commenta Simone Valenti, coordinatore della Gioventù Benedettina e dell’iniziativa svoltasi al Santuario – all’invito hanno risposto vari gruppi di catechismo provenienti da alcune parrocchie cittadine. Alle 21.30, alla S. Messa celebrata dal parroco don Luca, con omelia sul tema della Penitenza, in Chiesa si potevano contare almeno 200 persone.» Le confessioni sono durate tutta la notte, e l’Adorazione Eucaristica si è conclusa la mattina alle 6. «Per l’occasione abbiamo distribuito un piccolo libro sull’Esame di Coscienza. La maggior parte delle persone intervenute hanno deciso di confessarsi. È stato un momento di fraternità nella penitenza: ciò è senza dubbio merito di questo Papa, che con la sua simpatia e semplicità ha saputo coinvolgere anche coloro che da anni non frequentavano più la Chiesa!» Fabio Figara
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
6 aprile 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 4 APRILE 10.00 S. Messa precetto pasquale della Folgore e conferimento delle cresime al Santuario di Montenero 19.00 via crucis del VI vicariato alla chiesa di SS.Cosma e Damiano a Nugola SABATO 5 APRILE 9.00 incontro con i partecipanti al Rypen (Rotary club) a Castiglioncello 11.00 incontro con gli studenti della diocesi di Reggio Emilia in vescovado 18.00 S. Messa di Pasqua per tutti gli operatori della scuola alla chiesa di N.S. di Lourdes a Collinaia
Diocesi informa
DOMENICA 6 APRILE 10.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, S. Messa e assemblea parrocchiale alla parrocchia di SS. Cosma e Damiano a Nugola 16.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con i ragazzi della parrocchia di S. Martino a Parrana
IL FUTURO della scuola L’incontro del Vescovo con i Dirigenti
Lunedì 7 e martedì 8 aprile il Vescovo è a Firenze all’assemblea CET
n sede locale, l’Ufficio Scuola ha organizzato l’incontro IScuole con monsignor Giusti e i Dirigenti Scolastici delle Statali. Questo appuntamento annuale è
MARTEDÌ 8 APRILE 17.30 presso la Sala Consiliare della Provincia, il Progetto Culturale propone un dibattito sulla salute (vedi locandina pag. 8)
significativo per continuare il confronto avviato sulla realtà scolastica ed educativa della diocesi e sulle problematiche emergenti. In particolare da anni a livello diocesano è stata fatta la scelta di ottimizzare un patto di corresponsabilità educativa territoriale fra varie agenzie informative e formative che insistono nel medesimo territorio: scuola, parrocchia, circoscrizione, circoli sportivi e ricreativi. L’incontro con i Dirigenti Scolastici ha messo in campo ulteriori forme di collaborazione sinergica che possano far fronte alle sfide educative emergenti: i progetti con la Caritas con il coinvolgimento degli alunni delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, l’organizzazione di attività estive a favore dei ragazzi disabili e progetti educativi territoriali a sfondo artistico, musicale e teatrale che facciano perno alternativamente su gli spazi delle istituzioni scolastiche o delle parrocchie. E’ auspicabile, per il futuro, un protocollo di intesa tra la comunità ecclesiale, l’Ufficio Scolastico Provinciale e le Istituzioni Scolastiche in modo da favorire la socializzazione fra pari, l’incontro gratuito con esperti , la possibilità di impiegare il tempo libero e ricreativo con attività sane e promozionali una crescita integrale. Questa dimensione educativa diffusa, coordinata da figure di settore tra cui gli insegnanti di religione, è un altro tassello per la costruzione di una Parrocchia Studentesca come avanposto sulle problematiche educative e scolastiche ed input significativo per la pastorale della e nella scuola. E. Talà dir ufficio scuola
MERCOLEDÌ 9 APRILE 9.30 consiglio presbiterale in vescovado 16.00 S. Messa all’istituto "La Provvidenza" in via Baciocchi 21.15 incontro con i genitori della chiesa del Palazzaccio a Cecina GIOVEDÌ 10 APRILE 10.30 S. Messa di Pasqua dell’allievo e precetto pasquale dei militari in Cattedrale 17.00 celebrazione in occasione della Pasqua dello sportivo alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo VENERDÌ 11 APRILE Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.30 S. Messa con i volontari Caritas alla chiesa di Torretta 21.00 Via Crucis cittadina dalla chiesa della Madonna alla chiesa di S. M. del Soccorso SABATO 12 APRILE 8.10 pellegrinaggio mensile al Santuario di Montenero e a seguire S. Messa (locandina in pag.) 10.00 ritiro di quaresima dei cattolici impegnati in politica al Santuario di Montenero 16.00 S. Messa all’Istituto "Ferrari" in via dell’Ambrogiana DOMENICA 13 APRILE 10.30 Domenica delle Palme: S. Messa in cattedrale
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Davide M. - Saliamo a Gerusalemme. Itinerario quaresimale quotidiano- Ed. Paoline, pp.79, euro 6,50 Il tempo di Quaresima fin dall’antichità è particolarmente propizio e adatto alla crescita nella vita di fede. Due sono i punti di riferimento fondamentali in questo tempo particolarmente sacri: il mistero di Cristo e il mistero dell’uomo.Tutto lo sforzo e l’impegno sta proprio nel rendere possibile una reale compenetrazione tra questi due misteri in vista di una profonda trasformazione della nostra vita, chiamata a purificarsi ed entrare così in relazione con Dio. Fratel Michael Davide, ci aiuta con questo sussidio, guidati e formati alla scuola del Vangelo, giorno dopo giorno, a pregare e sperare, lasciando che il seme della Parola non venga soffocato dalle nostre preoccupazioni inutili, ma riceva l’acqua dell’attenzione e il concime della lotta quotidiana, perché dia frutto abbondante. Acquistiamo coscienza così che la via della salvezza non significa esenzione dalla fatica, ma certezza della vittoria. Mentre molti si rifugiano in elisir di vario tipo e in tecniche che assicurano la negazione del dolore e della fatica, i credenti in Cristo, morto e risorto, sono chiamati a condividere lo stesso cammino del Maestro per imparare a donare la vita con consapevolezza e gioia.
BREVI DALLA DIOCESI
Parrocchia S. Andrea Castiglioncello GIOVEDÌ 3 APRILE ALLE 17.30 E ALLE 21.15 Per continuare la riflessione sull’Eucaristia,dopo l’incontro con la teologa Marinella Perroni, la comunità incontra il liturgista Andrea Grillo.
Cooperatori Paolini SABATO 5 APRILE ALLE 15.45 Presso le suore paoline di Via Corcos 63, incontro dei Cooperatori Paolini con don Vincenzo Vitale di Roma; a seguire S. Messa
Amicizia Ebraico Cristiana DOMENICA 6 APRILE ALLE 16.00 Incontro promosso dall’Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno per una riflessione a due voci sul significato della Pasqua per Ebrei e Cristiani. Presso la Sala dei Granai di Villa Mimbelli, in Via San Jacopo in Acquaviva; la riflessione sarà condotta dal Rabbino Capo Rav Yair Didi e da Don Piergiorgio Paolini,
Consulta Femminile LUNEDÌ 7 APRILE ALLE 16.00 Presso l’Auditorium del Museo di Storia Naturale, incontro sul tema "Il ruolo della nutrizione nell’evoluzione umana e nella promozione della salute". Intervegnono il prof. Luca Benzi, la dott.ssa Silvia Pala e Viviana Accarino.
Percorsi di luce LUNEDÌ 7 APRILE ALLE 21.00 Presso la cripta della chiesa del Sacro Cuore (Salesiani) incontro spirituale per le persone separate, divorziate e risposate.
Amici del Quilici MERCOLEDÌ 9 ALLE 21.00 Gli Amici del Quilici e la compagnia Sotto il Melo presso la parrocchia di SS. Pietro e Paolo rappresentano: "Don Tonino Bello: il sogno della pace"
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO SPUNTI DI RIFLESSIONE: QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA.........
«Venite,figli,ascoltatemi, vi insegnerò il timore del Signore» XII. IL VERO TIMORE DEL SIGNORE (Dai "Trattati sui salmi" di sant’Ilario, vescovo Sal 127, 1-3; CSEL 22, 628-630) 1. CHIEDERE DI COMPRENDERE. "Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie" (Sal 127,1). Ogni volta che nella Scrittura si parla del timore del Signore, bisogna tener presente che non si trova mai da solo, ma gli vengono aggiunti o anteposti molti altri valori. Da questi si comprende l’essenza e la perfezione del timor di Dio come sappiamo da quanto è detto nei Proverbi di Salomone: "Poiché se invocherai l’intelligenza e chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l’argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore" (Pro 2, 3. 4). 2. SAPIENZA E INTELLETTO Vediamo da ciò per quanti gradi si arriva al timore di Dio. Anzitutto, chiesto il dono della sapienza si deve affidare tutto il compito dell’approfondimento al dono dell’intelletto, con il quale ricercare e investigare la sapienza. Solo allora si potrà comprendere il timore del Signore. Certamente il modo comune di ragionare degli uomini non procede così circa il timore. 3. IL TIMORE DI DIO SI IMPARA Infatti il timore è considerato come la paura che ha l’umana debolezza quando teme di soffrire ciò che non vorrebbe gli accadesse. Tale genere di timore si desta in noi con il rimorso della colpa, di fronte al diritto del più potente, o all’attacco del più forte, a causa di una malattia o, infine, per la sofferenza di qualsiasi male. Non è questo il timore che qui si insegna, perché esso deriva dalla debolezza naturale. In questa linea di timore, infatti, ciò che si deve temere non è per nulla oggetto e materia di apprendimento. Del timore del Signore, invece così sta scritto: "Venite, figli, ascoltatemi, vi insegnerò il timore del Signore" (Sal 33, 12). Dunque si impara il timore del Signore, perché viene insegnato. Questo genere di timore non sta nello spavento naturale e spontaneo, ma in una realtà che viene comunicata come una dottrina. Non promana dalla trepidazione della natura, ma lo si comincia ad apprendere con l’osservanza dei comandamenti, con le opere di una vita innocente, e con la conoscenza della verità. 4. IL TIMORE È TUTTO NELL’AMORE Per conto nostro il timore di Dio è tutto nell’amore, e l’amore perfetto perfeziona questo timore. Il compito proprio del nostro amore verso Dio è di ascoltarne gli ammonimenti, obbedire ai suoi comandamenti, fidarsi delle sue promesse. Ascoltiamo dunque la Scrittura che dice: "Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, perché ne venga bene a te?" (Dt 10, 12). Molte poi sono le vie del Signore, benché egli stesso sia la
via. Ma quando parla di se stesso si chiama via, dando anche la ragione per cui si chiami così: "perché nessuno può venire al Padre se non per me" (Gv 14, 6). Bisogna dunque porsi il problema delle molte vie possibili e ponderare molti elementi perché, edotti da molte ragioni, possiamo trovare quell’unica via della vita eterna che fa per noi. Vi sono infatti vie nella legge, vie nei profeti, vie nei vangeli, vie negli apostoli, vie anche nelle diverse opere dei maestri. Beati coloro che camminano in esse col timore di Dio.
XIII. LA PREGHIERA PURA (Dal trattato "Sull’Orazione" di Tertulliano, sacerdote. Cap. 28-29; CCL 1, 273-274) 1. ADORARE IN SPIRITO E VERITÀ L’orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. "Che", dice, "dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Chi richiede da voi queste cose?" (cfr. Is 1, 11). Quello che richiede il Signore, l’insegna il vangelo: "Verrà l’ora ", dice, "in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio infatti è Spirito" (Gv 4, 23) e perciò tali adoratori egli cerca. Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide. 2. LA PREGHIERA PURA Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all’altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio. Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l’ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo! L’antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo. Quanto è più ampio il campo d’azione dell’orazione cristiana! La preghiera cristiana non chiamerà magari l’angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell’anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio. 3. EFFETTI BENEFICI DELLA PREGHIERA Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene. Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare
gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. 4. PREGHIERA COSMICA Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l’aria di grida nel mondo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera. Ma c’è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell’orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato. A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen
XIV. SERVIAMO CRISTO NEI POVERI (Dai " Discorsi" di san Gregorio Nazianzeno, vescovo Disc. 14 sull’amore ai poveri, 38, 40; PG 35, 907. 910). 1. BEATO COLUI CHE È PIETOSO Afferma la Scrittura: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5, 7). La mise-ricordia non ha l’ultimo posto nelle beatitudini. Osserva ancora: "Beato l’uomo che ha cura del misero e del povero" (Sal 40, 2) e parimenti: "Buono è colui che è pietoso e dà a prestito" (Sal 111, 5). In un altro luogo si legge ancora: "Tutto il giorno il giusto ha compassione e dà a prestito" (Sal 36, 26). Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. Neppure la notte sospenda i tuoi doveri di misericordia. 2. CON SOLLECITUDINE Non dire: "Ritornerò indietro e domani ti darò aiuto ". Nessun intervallo si interponga fra il tuo proposito e l’opera di beneficenza. La beneficenza, infatti, non consente indugi.
Spezza il tuo pane all’affamato e introduci i poveri e i senza tetto in casa tua (cfr. Is 58, 7) e questo fallo con animo lieto e premuroso. "Infatti chi fa opera di misericordia", dice, l’Apostolo, " la compia con gioia" (Rm12, 8) e la grazia del beneficio che rechi ti sarà allora duplicata dalla sollecitudine e tempestività. Infatti ciò che si dona con animo triste e per costrizione non riesce gradito e non ha nulla di simpatico. Quando, pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere: "Se allonta-nerai da te la meschinità e le preferenze ", cioè la grettezza e la discriminazione come pure le esitazioni e le critiche, la tua ricompensa sarà grande. "Allora la tua luce, sorgerà come l’aurora e la tua ferita si rimarginerà presto" (Is 58, 8). E chi è che non desideri la luce e la sanità? 3. SERVIRE CRISTO NEL PROSSIMO Perciò, o servi di Cristo, suoi fratelli e coeredi, se ritenete che la mia parola meriti qualche attenzione, ascoltatemi: finché ci è dato di farlo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, alimentiamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo non solo con la nostra tavola, come alcuni hanno fatto, né solo con gli unguenti, come Maria Maddalena, né soltanto con il sepolcro, come Giuseppe d’Arimatea, né con le cose che servono alla sepoltura, come Nicodemo, che amava Cristo solo per metà, e neppure infine con l’oro, l’incenso e la mirra, come fecero, già prima di questi nominati, i Magi. Ma, poiché il Signore di tutti vuole la misericordia e non il sacrificio, e poiché la misericordia vale più di migliaia di grassi agnelli, offriamogli appunto questa nei poveri e in coloro che oggi sono avviliti fino a terra. Così quando ce ne andremo di qui, verremo accolti negli eterni tabernacoli, nella comunione con Cristo Signore, al quale sia gloria nei secoli. Amen. Dal terzo fascicolo dei Quaderni di Santa Giulia, a cura di mons. Mauro Peccioli. Adattamento dalla seconda lettura dell’Ufficio delle Letture della Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano, Tempo di QUARESIMA
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Speciale QUARESIMA
6 aprile 2014
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
6 aprile 2014
L’intervento del prof Salvatore Abbruzzese
Don Giussani: un innamorato di Cristo uando si entra in merito ad un Q fondatore di un movimento Religioso - apre il suo intervento il professor Abbruzzese, Professore di Sociologia Università di Trento - la sua persona ha un peso tutto particolare, non bastano le qualità personali, la sua sensibilità le sue esperienze a definire. Questo testo non è soltanto il racconto di una personalità eccezionale, c’è altro. Don Giussani dichiara di essere investito da un impeto di vita che giustamente chiama carisma. E lui è come stupito di quello che si trova a vivere: afferrato da questo impeto di cui è il primo a stupirsi. Un impegno radicale alla luce di una relazione significativa, all’interno del rapporto con Cristo. E’ come se uno si innamorasse di qualcuno e vive sempre questa dimensione affettiva in tutto quello che fa. Il libro non è altro che il racconto di quello che fa fare a don Giussani questa relazione. Egli non è un prodotto culturale, un rappresentante di una scuola di pensiero, ma il testimone entusiasta di una relazione dentro un funzione - sacerdote - radicata in un’appartenenza la chiesa - che sfocia in un’opera CL che costantemente alimentata dalla sua testimonianza entusiasta che non fa altro che contagiare con il suo entusiasmo. Un testimone non fa analisi, non un passo se prima non ha sentito l’eco del proprio animo. Questo libro va letto in modo del tutto particolare e ci sono tre motivi importanti. Il primo è che la vita non è insulsa ma legata a un destino: la vita quotidiana non è mai banale e soprattutto gli altri, cose e persone, anche quando sono alla fine dell’esistenza: quel professore in pensione a Varigotti che lo bloccava, ore e ore e lui ascoltava e di questo dice che anche lui gli ha insegnato qualcosa. Per noi sembra che la realtà, alla fin fine sia senza senso , don Giussani dice no! tutto ha un senso. Il secondo motivo è che don Giussani vuol mostrare che la fede ha a che fare con la realtà: una fede che fosse lontana dalla realtà sarebbe irrazionale. Non serve una fede solo emotiva ma deve essere ragionevole cioè deve passare attraverso il tribunale dell’esperienza, deve avere un nesso con la pratica quotidiana della vita. E’ per questo che lui era attento anche a quello che si metteva in tavola. La fede come pratica in atto: essa non entra solo nelle questioni teologiche, ma anche nelle analisi della società, nella politica. Si tratta semplicemente di una fede all’opera. Quanti ancora voglio cercare di capire don Giussani a partire da una strategia. Si tratta di capire che la fede che ci anima ci occupa e ci preoccupa. Il terzo motivo con cui leggere questo libro è dato dal tesoro l’esperienza di una chiesa rinnovata dal rapporto con quella relazione significativa - così conclude Abbruzzese - e questa sta nella pluralità dei movimenti, lo spirito è costantemente in azione, lo spirito produce delle nuove realtà e don Giussani ha prodotto una di queste realtà.
Speciale COMUNIONE E LIBERAZIONE
L’evento
Vita di don Giussani: un uomo che vale la pena di raccontare uando sul maxischermo della sala del "meeting del centro Pancaldi" di Italia Eventi a Livorno cominciano a scorrere le immagini del video su don Giussani, le circa 200 persone presenti rimangono immediatamente colpite e di colpo un silenzio, più eloquente di qualunque parola, si fa largo tra volti attenti e stupiti. Forse molte di queste persone non hanno mai visto in faccia don Giussani. Ora è lì davanti a loro un uomo "preso", al massimo della maturità e, infine, indomito anche durante gli anni della malattia che ne ha piegato il fisico ma non l’ardore. E poi quel "Ciao" che non ti aspetti come ad invitarti ad andare avanti e andare insieme. Cosi inizia l’incontro sul litorale livornese a fianco della terrazza Mascagni in un tramonto rosso sul mare che fa da cornice all’evento più importante della vita di CL di questa città e non solo. Accanto a Lucchesi (responsabile della fraternità locale) ci sono il prof. Abbruzzese, sociologo, Savorana portavoce di CL e, da ultimo, Mons. Giusti vescovo di Livorno. Il giornalista e amico Mascambruno un impedimento familiare lo ha bloccato ne era profondamente dispiaciuto. Il breve saluto dell’assessore Nebbiai porta l’abbraccio del Sindaco e di tutta la città, riconoscendo in don Giussani una "persona di grandissimo spessore che ha proposto un cristianesimo autentico, che si può vivere in modo sincero, sereno e generoso tanto da proporlo nei propri ambienti". Introducendo l’incontro Lucchesi ha ricordato: "quando a 18 anni incontrai don Giussani, capì subito che valeva la pena seguirlo perché era uno innamorato di Cristo - questa cosa tornerà spesso negli intereventi dei relatori - ci ha aperto il Mistero scommettendo tutto sulla libertà. Leggendo il libro non si rimane come prima è come rincontrare di nuovo don Giussani".
Q
LA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO GIUSTI Era l’aprile dell’88 - con una nota autobiografica comincia il suo intervento mons. Giusti eravamo in un appartamento della fraternità di CL in Santa Maria Maggiore a Roma, accompagnavo l’assiste generale dell’AC, mons. Bianchin, erano
Nella sala conferenze dei Pancaldi la presentazione del libro sul fondatore di Comunione e Liberazione gli anni di scontro, il Sabato, Lazzati … e allora c’era un incontro con don Giussani, c’era don Scola e vidi che tra don Giussani e mons. Bianchin in 10 minuti l’accordo fu fatto. Dopo pranzo vidi Giussani sereno rilassato. Cos’è che mi colpì? Le questioni erano grosse ma da quel momento sulla stampa mai più un segno di attrito, la parola data contava più di mille testi scritti. Quello che mi colpì è che
diceva "io non ho mai voluto programmare qualcosa". Credo che questo sia il segreto della vita di quest’uomo proprio qui nel suo rapporto vivo con Cristo, non era un leader, ma una persona che si lasciava guidare dal buon Dio.
si vedeva che era un uomo di Dio, che aveva incontrato il Signore perché poteva rifarsi alla sua esperienza personale. Quando ci incontriamo con persone che hanno fatto esperienza diretta del Signore, ci trasmettono - ecco dov’è il carisma - un avvenimento che segna profondamente e questo vale più di tutti gli studi di teologia. Don Giussani era un uomo cui lo Spirito Santo gli spalancava le porte facendogli capire dove doveva andare: ecco allora da GS a CL, perché voleva veramente che dalla Comunione nascesse la liberazione. Erano momenti difficili, quei giovani andati in Brasile che rischiavano di mettere Cristo tra parentesi. Non si può mettere Cristo tra parentesi. Lui è il liberatore dell’uomo intero. Giovanni Paolo II diceva che il peccato è qualcosa che struttura la società e invece di combattere questo si è cercato di salvare l’uomo partendo dalla teologia della liberazione, oggi, invece, si rischia di credere di poter salvare l’uomo abbandonandolo al suo istinto e allora accade che trionfa l’ideologia sull’uomo: "è bene ciò che mi fa piacere è male ciò che mi dà dolore" e quindi fonte del diritto è il desiderio. Capite bene che siamo di fronte a un processo culturale che vuole la liberazione dell’uomo cercando di cambiare le sovrastrutture e non fa i conti con l’io, il tuo io. Ecco Giussani era un uomo che aveva una profonda coscienza che la comunione con Cristo dona la liberazione per sé, per gli altri, nella società. Questa liberazione doveva farsi quotidianità, farsi storia come per Gesù. Il cristianesimo non è un fatto personale solo suo, è diventato un popolo, un popolo libero. Liberi, la Chiesa nell’antichità non ha mai lottato per la liberazione dalla schiavitù, ma ha creato molte persone libere, ha creato i presupposti per questo. Don Giussani vivendo la comunione con Cristo - ha concluso il suo intervento - ha creato tutto una serie di opere che portavano dentro la società una novità di vita. Don Giussani
nello scrivere della vita di don Giussani. Io ho condiviso 20 anni di attività professionale dal 1985 fino alla sua morte ed ho curato quasi tutte le sue attività pubbliche e questo lo ha fatto diventare per me un padre perché tutto si è legato a lui , il mio lavoro la mia famiglia i miei figli. Dopo la sua morte avevo detto che non avrei parlato di questo mio rapporto con lui, quando Carron una sera a cena mi chiese se volevo pensare ad una possibile prima biografia. Potete immaginare i sentimenti che in quel momento passavano dentro di me, da una parte il disagio per la sproporzione per l’impresa che mi veniva chiesta, dall’altro entusiasmo perché ho visto per me qualcosa di misterioso: l’ultima cosa che avrei voluto fare in vita mia, il capo di CL me la chiedeva. L’ho fatto perché don Carron mi ha dato il "là",non sapevo nemmeno da dove cominciare. E quando gli ho chiesto questo Carron mi ha raccontato di come lui, insieme ad altri giovani sacerdoti e seminaristi di Madrid, avevano cominciato a studiare la storicità dei vangeli ed erano contenti tanto che cresceva ed aumentava la curiosità su come fosse possibile che "uno" vissuto e morto 2000 anni prima, fosse in grado di galvanizzare, la curiosità, l’interesse la vita di un gruppo di giovani spagnoli degli anni ’80. Così hanno cominciato ha studiare l’aramaico, il greco antico, sono andati in giro per il mondo per formarsi, per spiegare di più chi era quell’uomo da cui era cominciato tutto. "Tu è tanti anni che vivi un’esperienza di fede positiva - mi ha detto Carron - quante volte ti sarà venuto in mente di spiegarti di più come in lui (Giussani) è cominciato tutto, e tu comincia ad immergerti nei dati della tua vita, lasciati colpire e vedrai che la strada verrà da sé". Ed io in 2 anni di questo lavoro non ho fatto altro che raccogliere testimonianze di don Giussani e più leggevo e più questa parola, come ha sottolineato sua Eccellenza, emergeva: l’esperienza. Dirà un giorno "per me la storia è tutto, io ho
LE PAROLE DELL’AUTORE Il tema dell’esperienza esordisce Savorana - è stata la costante del lavoro che io ha fatto
imparato tutto dalla storia e la storia vuol dire il concatenarsi quotidiano di circostanze". Come quando si sentì dire dalla madre: "Come è bello il mondo e come è grande Dio", bambino di 10 anni questo momento è uno di quei momenti che contengono la chiave di volta di tutta la vita. Come è bello il mondo non è inutile vivere, soffrire, c’è un destino. Come è grande Dio tutto fluisce in quel Destino. Stesso periodo il padre socialista lo invitava a chiedersi"la ragione di tutto".Forse c’era la segreta speranza che il suo bambino tornasse sui suoi passi lasciando il seminario. Siamo nel 1935 scrive una cartolina al papà al quale vuol fare capire che la strada che aveva intrapreso è bella gli racconta l’esperienza di vedere un prete novello e lui che scoppia a piangere di fronte a tanta bellezza. Saranno episodi di questo tipo - aggiunge Savorana che invece di mandare in crisi Giussani manderanno in crisi il padre che di lì a poco si avvicinerà alla chiesa. Tutta la vita di don Giussani ruota intorno alla parola esperienza personale. Dirà a riguardo del seminario che se non avesse incontrato Cristo nei volti di alcuni dei suoi professori , Cristo sarebbe rimasto solo l’oggetto di una devozione. C’è un momento della vita di Giussani che Cristo non è più una parola ma un fatto reale. A 13 anni il seminarista Giussani entra in crisi perché sembra che non ci sia niente che soddisfi le sue attese e in questa sua crisi non trova un compagno più adeguato di Leopardi di cui legge tutte le poesia nella biblioteca del seminario. Qui trova il canto "alla sua donna" un inno alla bellezza infinita e dopo un anno e mezzo di questo travaglio accade il bel giorno, ascoltando il suo professore che, in classe, legge le prime righe del prologo del Vangelo di S. Giovanni: "il Verbo si è fatto carne", ossia la bellezza , la giustizia il bene è diventato uno di noi - commenta - . Leopardi è stato 1800 anni dopo profeta di Cristo, perché Cristo è la risposta hai desideri infiniti di Leopardi, è la risposta al bisogno umano di vita. Dirà "la mia vita è stata letteralmente investita da questo: l’istante da allora non fu più banalità per me". Gli episodi si moltiplicherebbero,ma il tempo, si sa, è tiranno e l’ora è tarda e per concludere Savorana ci lascia un’ultima questione aperta: "Quello che più mi stupisce è che 9 anni dalla morte don Giussani suscita ancora un grande interesse, da cui si capisce che c’è qualcosa d’altro che non si esaurisce dietro la sua grandezza umana. Tutto per me si è svolto nell’assoluto normalità, l’ultimo pensiero è che la settimana successiva ci fossimo ancora tanto la nostra vita era nelle mani di un Altro. Non era un Dio astratto - ha chiuso l’autore - ma un Dio che tesseva il filo della storia tanto da arrivare fino a don Giussani, fino alla sua mamma che lo aveva detto a lui e lui a chi incontrava. Questo è il filo di una vita così eccezionale perché dentro la normalità. E questo mi tranquillizza molto perché vuol dire che è anche alla mia portata". E noi possiamo dire che è anche alla nostra. a cura di Andrea Capaccioli
LA SETTIMANA DI LIVORNO
TOSCANA OGGI 6 aprile 2014
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Giustarini osbv, parroco di Montenero
Come narra la leggenda...
a leggendaria tradizione narra che l’Immagine della Madonna di Montenero , proveniente dall’isola greca di Eubea, fu trasferita miracolosamente in un campo adiacente al torrente Ardenza nella domenica di Pentecoste dell’anno 1345. Quel terreno apparteneva ai monaci Vallombrosani dell’Abbazia di San Paolo a Ripa d’Arno in Pisa! Il luogo divenne subito oggetto di venerazione. Sicuramente vi costruirono un edicola per ricordare l’evento. Difatti nel 1603 vi troviamo una cappella già fatiscente per vetustà che verrà rifatta in quell’anno con la seguente iscrizione: “D.O.M.Questa cappella ha fatto fare fra Bonifazio Ferrucci,priore di Montenero,ai prieghi e devozione di Nicolò Prunai,macellaro,il quale diede per elemosina scudi 14.Pregate Dio per
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noi.L’anno 1603”. Questa cappella non ebbe lunga vita; dacchè 120 anni più tardi gliene fu sostituita altra ben più spaziosa e che resistette fino al secondo bombardamento degli alleati sulla città di Livorno, il 28 giugno 1943. Difatti la cappella bombardata venne fatta edificare dal negoziante livornese,di origine francese,Giuseppe Gerbaut. Era costituita da un ampia sala rettangolare dalla quale si accedeva al piccolo presbiterio separato da balaustra;probabilmen te il presbiterio non era che la vetusta cappellina,a cui fu aggiunto nel 1723 il corpo della chiesa e le due stanzette laterali. Sull’altare c’era la tela che raffigurava il ritrovamento della sacra Icona da parte del pastore. L’attuale Chiesa venne inaugurata da Mons.Andrea Pangrazio il 7 settembre 1957.
DAI GIORNALI DELL’EPOCA a chiesa dell’Apparizione è stata inaugurata la vigilia della massima Lmonsignor festa popolare montenerese la mattina del 7 Settembre 1957. S. E. Pangrazio, amministratore apostolico compieva il rito della benedizione liturgica solenne e della consacrazione dell’altare e quindi celebrava la S. Messa e distribuiva la Comunione a buon numero di partecipanti che gremivano il santo tempio. Al Vangelo rivolgeva la sua parola di Pastore, rilevando il significato della benedizione della chiesa e consacrazione dell’altare e trasportandone il mistico significato alla vita ed opere del cristiano. Da ultimo elevava un inno alla Patrona della Toscana, la cui figura sul mosaico è un monito ed un invito: non solo per i cristiani vicini e per i livornesi, ma per tutti i cristiani che transitano numerosi e veloci sull’Aurelia. Erano presenti alla cerimonia l’On. Prof. Primo Lucchesi (S.E. il Ministro Togni aveva inviato al p. Abate il seguente telegramma: "Sopravvenuti improrogabili impegni impediscomi presenziare sabato 7 come era mio vivo desiderio inaugurazione chiesa Apparizione - stop- Devoti cordiali saluti - Togni ministro lavori pubblici", l’abate generale dei Vallombrosani, l’Avv. Alberto Berti, l’abate di Montenero, il governatore di S. Giulia comm. Vittorio Santi, l’ingegnere capo del Genio Civile, l’ing. Gaudio, il rag. Cioni, il comm. Pilade Filidei, il sig. Pipeschi per la Confraternita della Purificazione, la Comunità monastica di Montenero, le Orfanelle della Madonna di Montenero, istituti, suore di varie congregazioni, il parroco dell’Ardenza, il Priore dell’Abbazia di VAllombrosa d. Zambernardi e molti devoti della Madonna. Con la celebrazione della prima Messa domenicale il giorno seguente 8 Settembre, il p. Abate iniziava il servizio religioso all’Apparizione da parte dei Monaci del Santuario, che Dio voglia si possa sempre più intensificare e rendere spiritualmente fecondo. Nella foto mons. Pangrazio che benedice l’altare della chiesa
Jacopo di Michele è l’autore della Sacra Icona della Madonna vvolta da uno sciame di stelle su uno sfondo dorato, il manto azzurro come il cielo, la tunica rossa come il Sangue del Suo amatissimo Figlio, l’attenzione rivolta al Bambino che ne afferra l´orlo del collo alla ricerca del seno materno: una simbologia fortissima in cui la "Madonna Odighitria" di Montenero (oppureOdigitria, dal greco od géin, “condurre, guidare”, molto cara alla tradizione orientale) rappresenta la Chiesa che si rivolge a Dio per indirizzare l’Umanità verso la Salvezza. L’attribuzione dell’opera è stata a lungo dibattuta finché lo storico dell’arte Mario Salmi non vi scorse la mano del pittore pisano Jacopo di Michele. Il XIV secolo è una vera e propria “età dell’oro” per la pittura pisana, in cui maestranze toscane (e non solo) si trasferiscono nella città d’Arno ottenendo commissioni importanti, e stimolando idee e fermenti
A
culturali che influenzano notevolmente gli autori locali: e così troviamo artisti come Giotto (pala con “San Francesco riceve le stimmate” per la chiesa dedicata al Santo di Assisi) e Cimabue (decorazione dell’abside del Duomo), Simone Martini (Polittico di S. Caterina) e i suoi collaboratori, Bonamico Buffalmacco, che lavora in Camposanto per il noto ciclo di affreschi del “Trionfo della Morte”, e Taddeo Gaddi con le sue “Storie di Giobbe”. E ancora, almeno dalla metà del secolo, Agnolo Gaddi, Spinello Aretino, Taddeo di Bartolo e Francesco di Neri da Volterra: a lui fa capo un gruppo di artisti, tra cui, probabilmente, anche il nostro Jacopo di Michele detto Gera, attivo tra il 1361 ed il 1395, e abitante in Pisa nella parrocchia di S. Nicola. Gera è menzionato nel 1368 come membro di un collegio peritale per la stima dei dipinti proprio di Francesco di Neri
presenti in S. Pietro in Vinculis a Pisa; nel 1388 dipinge una tavola per l’ospedale di Ponsacco; oltre a queste e a molte altre opere, si ricorda la colorazione del Crocifisso in marmo sulla porta orientale del Camposanto, portata poi in S. Michele in Borgo; muore sicuramente nel 1402. Nell’opera di Montenero, forse creata inizialmente per altra destinazione, si scorge quindi una chiara influenza di scuola senese dalla piccola tunica indossata dal Bambino e dal cuscino sul quale è seduta la Vergine; troviamo inoltre legato ad una corda non eccessivamente stretta, e tenuta da Gesù nella mano sinistra, un cardellino, forse un’ipotetica rappresentazione dell’Uomo che, avendo il libero arbitrio, può decidere se rimanervi legato o fuggire: secondo Giorgio Mandalis, invece, “il cardellino (carduelis), derivando il proprio nome dalla predilezione a nutrirsi di semi di cardo (cardus) è pure simbolo della Passione” .Attorno all’aureola si può leggere AVE M(ARIA) MATER CHRISTI. Oggi questa meravigliosa icona dell’arte medievale è incastonata nella Gloria modellata dal carrarese Giovanni Baratta e dal nipote di questi Giovanni Cybei, nell’Altare Maggiore del Santuario.
Nell’anno di MARIA
La Chiesa dell’Apparizione
VIII
TOSCANA OGGI 6 aprile 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO